Presentazione di PowerPoint - Geotermia - IGG

Introduzione all’Atlante Geotermico del
Mezzogiorno d’Italia e Valutazione
A. Manzella,
G. Bertini, A. Donato, M. Doveri, A. Ellero, G.
Gianelli, G. Gola, A. Minissale, D. Montanari, A.
Santilano, E. Trumpy
CNR-IGG
Obiettivi Realizzativi
•
•
•
•
Definire il contributo della geotermia nei Piani Energetici Regionali
Identificare aree del Mezzogiorno d’Italia di potenziale utilizzo.
Organizzare dati geotermici oggi frammentari.
Realizzare sportelli informativi a supporto della politica energetica
regionale
• Approfondire la conoscenza dei principali rischi ambientali connessi
con la realizzazione di impianti geotermici contribuendo alla
definizione di linee guida e regolamenti
• Informazione, promozione e formazione professionale in ambito
geotermico
Struttura del Progetto
OR1:
Atlante delle risorse geotermiche
convenzionali e non convenzionali
OR2:
Organizzazione dei dati, progettazione e
realizzazione di Data Center Operativi
 le rocce calde secche (HDR), le
rocce calde fratturate (HFR), i
sistemi geotermici stimolati
(EGS) o a circuito chiuso
(EGSA);
 i sistemi geopressurizzati;
 i sistemi magmatici;
 i sistemi a fluidi supercritici;
 i sistemi a salamoia calda;
 I sistemi coprodotti.
OR3:
Valutazione dei possibili impatti ambientali
legati all'utilizzo delle risorse geotermiche
OR4:
Informazione, promozione e formazione professionale
Attività Previste
• Valutazione delle risorse geotermiche utilizzabile a fini di produzione di
energia elettrica con tecnologie sia già mature che in via di sviluppo,
comprensiva di valutazione ambientale che permetta una corretta
gestione delle risorse.
• Sintesi della valutazione e predisposizione dell’Atlante Geotermico.
• Predisposizione di banche dati consultabili via web utili agli amministratori
locali, imprese, cittadini e comunità scientifica.
• Implementazione e integrazione dei sistemi osservativi terrestri per la
gestione sostenibile della geotermia.
• Supporto tecnico-scientifico finalizzato alla redazione di linee guida per la
minimizzazione di eventuali impatti ambientali della geotermia.
• Attività informative e di formazione, organizzazione della conoscenza
ambientale e della sua diffusione e sviluppo di sistemi terminologici per la
geotermia e l'ambiente nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia.
Risultati Attesi
•
•
•
•
Stesura di un Atlante Geotermico per il Mezzogiorno di risorse geotermiche
convenzionali e non convenzionali che richiedano tecnologie specifiche per il loro
utilizzo e permettano di produrre energia geotermica utile alla conversione in
energia elettrica e coproduzione di calore.
Banca dati aggiornata e sportello informativo geotermico delle regioni del
Mezzogiorno
Analisi di dettaglio dei parametri ambientali e definizione di criteri di gestione e
manutenzione sostenibili.
Materiale informativo, corsi professionali, tesauro.
Indicatori di risultato
•
•
•
•
Contributo della geotermia in Programmi Energetici Regionali e Nazionale
Numero di persone formate in ambito geotermico
Aumento di richieste di permessi di ricerca geotermici
Progetti di ricerca per utilizzo risorse geotermiche non convenzionali
Di cosa parleremo
•
•
•
Descrizione delle Risorse convenzionali e non convenzionali
Parametri utili alla valutazione
Come definire le aree “favorevoli all’esplorazione dei sistemi geotermici
convenzionali e non convenzionali” e farne un Atlante
Le risorse convenzionali
Un sistema idrotermale è un sistema geotermico dominato dal moto convettivo
dell’acqua, la quale infiltrandosi nel sottosuolo attraverso le aree di ricarica,
raggiunge le rocce calde permeabili presenti in profondità, assorbe il calore in
esse contenute e risale in superficie o a profondità economicamente
raggiungibili.
Sistema idrotermale
Perché un sistema possa essere definito “idrotermale” deve essere caratterizzato da
quattro elementi fondamentali:
La sorgente di calore, che può essere
un’intrusione magmatica o il calore
radiogenico derivante dal decadimento
radioattivo di elementi presenti nella crosta
terrestre, quali uranio, torio e potassio;
Il serbatoio geotermico, ovvero un
complesso di rocce calde permeabili;
Il fluido, acqua o vapore, che è il mezzo
attraverso il quale il calore viene sottratto alle
rocce calde;
La copertura sedimentaria, ovvero un
insieme di rocce impermeabili che sovrasta il
serbatoio geotermico e che mantiene il fluido
ad elevate temperature e pressioni.
Classificazione
Sulla base del tipo di fluido che caratterizza il serbatoio geotermico i sistemi idrotermali
vengono classificati in:
- Sistemi a vapore secco o a vapore dominante, costituiti da vapore secco a
temperature e pressioni molto elevate. Esempi di questo tipo di sistemi sono
Larderello, The Geyser, New Messico.
- Sistemi a vapore umido o ad acqua dominante costituiti da una miscela di acqua
calda e vapore a temperature superiori al punto di ebollizione e ad alta pressione.
Sono i sistemi più diffusi al mondo: Mt Amiata
Temperatura della risorsa
Sulla base della temperatura che il fluido
geotermico presenta il fluido vengono distinti:
-
Sistemi ad alta entalpia (T > 150°C)
Sistemi a media entalpia (90°C<T<150°C)
Sistemi a bassa entalpia (T<90°C)
A seconda della temperatura la risorsa sarà
destinata alla produzione di energia elettrica o
ad altre forme d’uso che prevedono più basse
temperature.
In Atlante ci occuperemo di sistemi di media e
alta entalpia per la produzione di energie
elettrica e cogenerazione (elettriità, calore,
idrocarburi)
Sistemi “ingegnerizzati”
EGS= Enhanced/Engineered Geothermal Systems
In questi sistemi il serbatoio viene creato in tutto o in parte artificialmente con
operazioni di idrofratturazione e/o con mezzi chimici. Il calore contenuto nelle
rocce e nei fluidi che permeano i pori e le fratture (naturali o neo-formate) delle
rocce del serbatoio viene parzialmente asportato e trasferito in superficie
mediante circolazione di acqua a circuito chiuso, introdotta dall’esterno con pozzi
di iniezione ed estratta con pozzi di produzione.
Come funziona
Tramite
il pozzo
dial’idrofratturazione
produzione
che
Si prosegue
inietta
acqua
con
P sufficiente
a fratturare
per le
o
Pozzo
di
iniezione
in roccia
aintercetta
bassa
fratture
viene esistenti
fatta
e scaldare
ampliarel’acqua
estendere
lelefratture
fratture
permeabilità
e T°circolare
sufficiente
Produzione mediante nuovi pozzi e estesa
fratturazione/circolazione
EGS, HDR, HWR, HFR
Molti acronimi sono stati coniati nel tempo
HDR Hot Dry Rocks (i primi concetti ed esperimenti in USA, UK, Giappone e Francia)
HWR Hot Wet Rocks
HFR Hot Fractured Rocks
Oggi la sperimentazione ha dimostrato la difficoltà di fratturare la roccia “secca”, e
l’efficiacia di operare in rocce già fratturate, per stimolare la fratturazione naturale
magari ridotta da self-sealing o altri processi (da studiare)
I progetti attuali, in Francia, Australia e USA sono dedicati a EGS, termine ancora in
discussione ma che essenzialmente indica l’aumento artificale di permeabilità in rocce
serbatoio. Vantaggi degli EGS:
• possono essere calibrati in modo da assicurare un utilizzo sostenibile della risorsa,
utilizzando sistemi di produzione capaci di sostenere i livelli di produzione per
lunghi periodi di tempo.
• La longevità della produzione può essere assicurata utilizzando livelli di produzione
moderati, che tengano in considerazione le caratteristiche locali della risorsa.
Metodologie di studio
•
1) Analisi e/o raccolta bibliografica dei dati geostrutturali;
•
2) costruzione di un modello concettuale geometrico, con definizione di diversi
domini con caratteristiche geostrutturali omogenee;
•
3) Modello matematico eseguito con programmi di calcolo ad hoc per definire
la densità e l’orientamento delle fratture in profondità.
Risorse magmatiche
Sistemi spesso connessi ad apparati vulcanici attivi con camera magmatica a piccola
profondità (< 5-6 km), nei quali la temperatura del fluido utilizzato per l’estrazione del
calore dipende da quella al tetto del corpo igneo. Sono state ideate a questo scopo,
ma non ancora sperimentate, diverse modalità di captazione del calore.
La possibilità di estrarre energia dal magma è stata presa in considerazione fin
dall’inizio della produzione di energia geotermica (es. Carson, 1985). Il concetto è
semplice: i magmi hanno un contenuto energetico enormemente più elevato di
qualsiasi fluido e sono fonti calore inesauribili alla scala di tempi storici. In prossimità
di vulcani o dentro caldere è possibile, con perforazioni, avvicinarsi alla camera
magmatica a profondità accessibili, di pochi km.
Sistemi Geotermici Magmatici
Sembrano l’ultima frontiera, ma in realtà:
Le rocce in prossimità del magma dovrebbero avere temperature di 400-500°C.
I magmi riolitici possono avere temperature di 800-900°C. Iniettando acqua il più
possibile vicino al magma, con opportuni sistemi ingegnerizzati dovrebbe essere
possibile estrarre un fluido di altissima entalpia per un periodo di tempo molto
lungo.
Le principali tecnologie considerate sono: i) far circolare acqua a circolazione inversa
in pozzi di grande diametro con scarpa di fondo a poche diecine di metri dal tetto
della camera magmatica, attrezzati con tubing di risalita all’interno di un casing di
iniezione; ed ii) fratturare la cap rock vetrificata al tetto della camera magmatica
perforando coppie di pozzi di iniezione e di produzione, per far circolare a loop
chiuso acqua di superficie nel serbatoio artificiale creato nella cap rock stessa.
Cosa succede se si perfora il magma?
Hawaii, pozzo KS-13, Puna Geothermal Venture, 2488 m di profondità:
Riempimento del pozzo con frammenti di vetro vulcanico. Pozzo completato.
Pozzo NJ-11 a Nesjavellir, Islanda, durante la perforazione (1985) del volcano
Hengill.
Pozzo danneggiato e non ultimato.
Pozzo IDDP-1, Krafla, Islanda.
Rinvenimento di magma riolitico.
ll pozzo, dopo opportune modifiche e accorgimenti per prevenire corrosioni da gas, è
rimasto aperto e dopo un periodo di raffreddamento con iniezione di acqua è stato
completato.
Misure termiche indicano una temperatura di circa 500°C a fondopozzo.
Vulcani attivi, camere magmatiche accertate
nelle Regioni Atlante
Nel 1980-81 Agip perforò il Pozzo Trecase-1 con l’obiettivo di raggiungere rocce
vicine a una presunta camera magmatica superficiale, serbatoio di magma molto
recenti (eruzione del 1944) del vulcano Vesuvio. Il pozzo raggiunse delle rocce
dolomitiche (189 m fino al fondopozzo, circa 2 km) e rilevò una temperatura di circa
50°C. Questo fiasco geologico fu dovuto a un errato modello concettuale e dal non
aver previsto l’azione della circolazione idrotermale in rocce molto porose e
fratturate costituenti l’edificio vesuviano. La profondità della camera magmatica
resta incerta, ma verosimilmente magmi esistono sotto il Vesuvio a 7-8 (?) km di
profondità.
Anche per Ischia e per i Campi Flegrei c’è molta incertezza sulla profondità della
camera magmatica, che dovrebbe però essere superficiale (2-4 km). Il criterio 1. Di
Carson (“Forte evidenza”) viene in tutti i casi a mancare, e il “peso” eventualmente
attribuito al parametro “camera magmatica” (profondità e volume) non può che
essere basso o basso-medio.
Pertanto…
L’esperienza islandese è fondamentale perché in sostanza indica che l’estrazione
di energia dal magma è fattibile mediante l’implementazione di un EGS, sia pure
con caratteristiche di temperatura decisamente più elevate.
Un’altra peculiarità di questi «EGS magmatici» sarà la presenza di gas e fluidi con
caratteristiche aggressive e corrosive, che richiederanno accorgimenti tecnici
costosi.
Criteri per la favorevolezza.
1) Forte evidenza. Ci deve essere la conferma da più studi e più gruppi di ricerca
delle prove dell’esistenza di un magma a ragionevole profondità, in genere
meno di 5 km;
2) Locazione precisa del magma, che deve comprendere non solo il sito, ma
anche le dimensioni areali e il suo volume, allo scopo di garantire, da un lato,
la certezza di raggiungerlo entro un’area non estesa, e dall’altro, di assicurare
un contenuto energetico elevato. Il corpo magmatico deve inoltre essere
“superficiale”. La profondità di 5 km è suggerita dalle esperienze islandesi.
Regioni Atlante Indiziate
Campi Flegrei, Zona Vesuviana, Eolie, Zone Sottomarine dell’Arco Eolico.
Vulcani
subaerei e
sottomarini
dell’Arco
Eolico
Sistemi Geotermici Supercritici
In zone della crosta
terrestre ad alto gradiente
termico è possibile
perforare fino a a
raggiungere fluidi
supercritici. La condizione
ottimale è quella a destra
del diagramma (es. punto
F), dove si vede che il
fluido di serbatoio a circa
3400 m si depressurizza
come vapore surriscaldato
Pozzi
geotermici
convenzionali
Pozzi
supercritici
Temperatura
235 °C
430-550 °C
Pressione
30 bar
230-260 bar
Flusso
volumetrico
0.67 m3/s
0.67 m3/s
Potenza
elettrica
Circa 5 MWe
Circa 50 MWe
(Iceland Deep Drilling Project).
Per tutte le risorse supercritiche
E’ importante:
1) Predire la durata della risorsa geotermica e le dimensioni del serbatoio.
2) Caratterizzare le unità geologiche profonde e capire se il fluido esiste in rocce in
uno stato semi-plastico, e se può essere estratto.
3) Esperimenti di laboratorio (Hashida et al., 2001; Tsuchiya et al., 2001) dimostrano
che, a circa 25-50 MPa e 400-600 °C, una roccia granitica può ancora permettere la
circolazione di fluidi, attraverso fratture non saldate.
Sistemi a salamoia calda
Sono particolari tipi di sistema idrotermale, nei quali, a causa di peculiari
caratteristiche genetiche delle acque originalmente presenti nel sistema,
sigillamento laterale del serbatoio per intervenute diverse condizioni
idrogeologiche e/o a causa di incrostazioni idrotermali, scarso ravvenamento
con acque meteoriche “fresche”, e soprattutto a causa di una prolungata
circolazione convettiva azionata da forti valori del gradiente geotermico in
ambiente chiuso ad alta temperatura, le acque originali hanno subìto un lungo
processo di concentrazione salina raggiungendo i tenori di una vera e propria
salamoia (TDS totale >> 10 mg/l).
Si tratta di sistemi i cui fluidi, se da una parte per essere utilizzati a fini
geotermoelettrici richiedono elaborati e costosi trattamenti chimici e particolari
impianti di generazione, hanno dall’altra il vantaggio di poter produrre
composti minerali pregiati.
Sistemi a salamoia calda
Sono particolari tipi di sistema idrotermale, nei quali, a causa di peculiari
caratteristiche genetiche delle acque originalmente presenti nel sistema,
sigillamento laterale del serbatoio per intervenute diverse condizioni
idrogeologiche e/o a causa di incrostazioni idrotermali, scarso apporto di acque
meteoriche “fresche”, e soprattutto a causa di una prolungata circolazione
convettiva azionata da forti valori del gradiente geotermico in ambiente chiuso
ad alta temperatura, le acque originali hanno subito un lungo processo di
concentrazione salina raggiungendo i tenori di una vera e propria salamoia
(TDS totale >> 10 mg/l).
CESANO
Si tratta di sistemi i cui fluidi, se da una parte per essere
utilizzati a fini
geotermoelettrici richiedono elaborati e costosi trattamenti chimici e particolari
impianti di generazione, hanno dall’altra il vantaggio di poter produrre
composti minerali pregiati.
CESANO
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Dipartimento Terra e Ambiente
Sistemi Geotermici con Salamoie
I sistemi geotermici con salamoie non sono comuni. L’esempio più noto è quello
di Salton Sea, nell’Imperial Valley della California. In Italia c’è il sistema
geotermico di Cesano nei monti Sabatini.
I sistemi geotermici a salamoia sono eccezionali e la loro scoperta occasionale.
Le salamoie sono direttamente o indirettamente collegate ad attività
magmatica. Se l’attività e recente le salamoie possono essere a temperature e
pressioni di serbatoio economiche, fatti salvi i problemi ambientali. Il
contenuto di metalli e/o elementi strategici può rendere più interessante la
captazione delle salamoie, abbinando la produzione di energia elettrica con il
recupero di elementi strategici.
Sistemi Geopressurizzati
“Pleasant
Bayou”
Geopressured
Demonstration
Plant
Caratteristiche
Un sistema geotermico-geopressurizzato è
caratterizzato da:
• Pressione di strato superiore a quella
idrostatica
• Temperature dei fluidi elevate
• Contenuto di idrocarburi gassosi in
soluzione
tale
da
aumentare
considerevolmente la quantità di
energia producibile.
Da Papadopulos, 1975
Trigenerazione di energia
Energia
termica
(Fluido
geotermico)
Sistema
geotermico
geopressurizzato
Energia
chimica
(Gas
Naturale)
Energia cinetica
(P.idraulica)
Processo produttivo
Da Campbell
Il metodo per poter
produrre energia da
questa risorsa è stata
brevettata nel 1966,
(Hottman),
considerando i ben
conosciuti sistemi
geopressurizzati del
Golfo del Messico in
Texas e Louisiana.
Studi pregressi
Gli USA hanno importanti reservoir geotermici-geopressurizzati.
Il governo (DOE) ha creduto in questa tipologia di risorsa stanziando circa 200 M$,
tra gli anni ’70-’90, per due importanti programmi di ricerca “Wells of Opportunity”
e “Design Well”.
Il pozzo più importante è il “Pleasant Bayou”, grazie al quale è stata dimostrata con
successo la produzione di energia elettrica da questa risorsa (impianto ibrido a ciclo
binario da 1MW in produzione dal 1988 al 1990).
La Louisiana Geothermal LLC sta attualmente sviluppando un progetto geotermico
geopressurizzato con trigenerazione di energia rendendo il progetto fattibile da un
punto di vista commerciale ed economico.
Studi pregressi
Potenziali serbatoi
individuati nelle
due
principali
formazioni
sabbiose
geopressurizzate
(Frio e Wilcox) del
Texas (da Esposito
et alii, 2011)
Caratteristiche geologiche
• La genesi dei sistemi GT-GP è molto spesso connessa ad ambienti deposizionali
clastici bacinali;
• La sovrapressione è dovuta principalmente alla mancata espulsione dei fluidi
durante processi di subsidenza-seppellimento-compattazione (direttamente
proporzionale al tasso di seppellimento e inversamente proporzionale alla
permeabilità delle
rocce circostanti);
• Questi ambienti
deposizionali favoriscono
la formazione di
idrocarburi gassosi
(presenti in soluzione
nelle brine o anche “free”
per sovrasaturazione).
Da John et alii, 1998
Parametri di valutazione
•Gradiente di Temperatura
•Gradiente di Pressione
•Rapporto gas/acqua, Contenuto di metano in soluzione e condizioni di saturazione
•Ambiente deposizionale (Silicoclastico, Carbonatico)
•Litologia
•Tasso di sedimentazione
•Spessore dei sedimenti
• Parametri fluido in formazione (Salinità-Pressione-Temperatura)
Case Study
Falda di gela ed avanfossa
Case Study
Case Study
Dati pressione pozzi petroliferi
Case Study
Pozzi con manifestazioni di metano (anche solo tracce)
Case Study
Gradiente di temperatura &
Profondità top carbonatico
Case Study
Valutazione preliminare
Sistemi geotermici coprodotti
Rocky
Mountain
Oilfield
Testing
Center,
Unità
“ORMAT”
250 KW
Coproduzione
Energia
termica
(Fluido
geotermico)
Sistema
geotermico
coprodotto
Energia
chimica
(Gas
Naturale)
Caratteristiche
•
•
Storicamente l’acqua prodotta in campi ad idrocarburi è stata considerata un
inconveniente (con cospicui costi di smaltimento).
Può essere considerata una risorsa per la produzione di energia elettrica,
aumentando il ciclo di vita economico dei campi a gas e olio, potendo inoltre
sfruttare le infrastrutture abbandonate dei campi considerati esausti (es. pozzi
“watered out”).
Studi pregressi
Il GTP (Geothermal
Technologies Program), il
Rocky Mountain Oilfield
Testing Center (RMOTC) in
Wyoming , il National
Renewable Energy Lab
(NREL) e la ORMAT NEVADA
stanno attualmente
portando avanti la
coproduzione di energia
elettrica.
Reinhardt et al_2011
Sistemi EGS
Sistemi non convenzionali
ATLANTE
Possiamo e dobbiamo fare molto di più. Come?
•
•
Calcolando e verificando i gradienti superficiali, i modelli termici
Calcolando valori che indicano quanto ciascuna area sia favorevole ad ospitare i
diversi tipi di risorsa, indicando le aree più idonee all’esplorazione di dettaglio
Banca Dati
DEVIAZIONE POZZO
STRATIGRAFIA
MINERALIZZAZIONE
FRATTURAZIONE
POROSITA’
Inclinazione
Età
Intervallo
Assorbimenti
Azimut
Formazione
Tipo fluido
Perdite di circolazione
Litologia
PROVE DI STRATO
ANALISI FLUIDO
TEMPERATURA
Intervallo
Analisi chimiche
BHT
Fluido
Analisi fisiche
Temperature DST
Portata
Log termici
Pressioni di strato
Gradienti geotermici
UNITA’ LITOTERMICHE
Conducibilità termica
della matrice
Classi di conducibilità
termica
Revisione litostratigrafia
Profilo finale
Documento riassuntivo delle attività di esplorazione
È possibile estrarre e/o derivare numerose
informazioni per caratterizzare la risorsa geotermica.
SCALA 1:1000
Masterlog
Dati di Temperatura
Temperature di fondo pozzo (BHT):
• non stabilizzate
• sottostimano la reale temperatura di formazione (RFT)
• necessitano di una correzione per estrapolare la RFT
Mappe Geotermiche
• Temperature a differenti profondità
• Gradiente geotermico
• Si basano su osservazioni dirette
• Non necessitano correzioni
Hanno l’obiettivo di presentare le reali condizioni
del campo di temperatura in profondità.
HANNO UN LIMITE IN PROFONDITA’
Diversi fattori di disturbo possono influenzare il campo di temperatura nei livelli
da cui provengono le misure dirette.
L’estrapolazione di TEMPERATURE a PROFONDITA’ tra i 5-10 km si devono
basare su dati di FLUSSO DI CALORE o GRADIENTE GEOTERMICO corretti per gli
effetti di superficie.
Modello Termico (0 – 5 Km)
TOPOGRAFIA
GEOMETRIA
SERBATOIO
CAMPO DI
TEMPERATURA
(0 – 5 Km)
TEMPERATURA
SUPERFICIALE
GRADIENTI
GEOTERMICI
Modellare il trasferimento di calore
Conduzione in mezzi
porosi
Q = sorgente radiogenica di calore
k = conducibilità termica del
sistema roccia-fluido
Conduzione + Convezione
u = campo di velocità del fluido
Condizioni al contorno
1) T(z=0) temperatura superficiale
2) HF(z=L) flusso di calore alla base del modello
oppure
T(z=L) temperatura alla base del modello
Unità litotermiche
Roccia = sistema BIFASE (SOLIDO + FLUIDO)
Classificazione basata sulle proprietà termiche della
matrice della roccia (k - conducibilità termica, ρc capacità termica, A- sorgente calore radiogenico)
Sono definite almeno 9 CLASSI riconducibili alle
litologie attraversate dai pozzo esplorativi profondi.
Non necessariamente tali unità litotermiche
coincidono con le stratigrafia, formazioni ed età
descritte nei profili finali di pozzo.
Modello Termico (0 – 10 Km)
TOPOGRAFIA
GEOMETRIA
UNITA’
LITOTERMICHE
CAMPO DI
TEMPERATURA
(0 – 10 Km)
TEMPERATURA
SUPERFICIALE
HF o TEMP
ALLA BASE DEL
MODELLO
Input necessari
• Superfici 3D che descrivono l’andamento in profondità delle UNITA’
LITOTERMICHE
• Dettaglio decrescente con la profondità anche in funzione dei dati disponibili in
letteratura
1. COPERTURA → differenziare livelli correlabili tra pozzi
2. SERBATOIO → riferendoci alle formazioni Mesozoiche, differenziare i
calcari e le dolomie
3. BASAMENTO
• A livello regionale, informazioni sull’evoluzione geodinamica (età, durata e limiti
spaziali dell’ultimo evento TETTONOTERMICO)