Scarpa Maurizio - Musicoterapia in pratica.

FONDAZIONE “OPERA SAN CAMILLO”
PRESIDIO SANITARIO SAN CAMILLO
OSPEDALE SPECIALIZZATO IN RECUPERO E RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
La musicoterapia in
pratica
Prof. Maurizio Scarpa
Musicoterapeuta e Suonoterapeuta
Specializzato nel Modello Benenzon
Torino 8 Aprile 2017
Premesse
• Le funzionalità del cervello sono scandite da
ritmi biologici.
• L’esperienza
musicale
possiede
come
principale elemento il ritmo.
• Movimento ritmico: doppiamente sincrono
poiché non solo possiede lo stesso periodo
dello stimolo, ma stimolo e risposta si
producono nello stesso momento.
• Nella malattia di PRK il sintomo predominante è
la perdita di controllo qualitativo
del movimento e del suo ritmo.
(Hackney et al., 2010)
Letteratura scientifica di riferimento
•
Recenti studi di neuroimaging mostrano che la percezione del ritmo
attiva strutture all’interno dei principali centri motori. Queste aree
nella malattia di Parkinson risultano essere compromesse in misura
diversa. Sembra quindi probabile che l’impegno delle aree motorie
durante la percezione del ritmo possa essere l’anello di congiunzione
tra la musicoterapia e il miglioramento motorio nel paziente affetto
da tale malattia (Hayden et al., 2009).
• Attraverso un’analisi neuroanatomica si è constato che i suoni
possono esercitare un’influenza sulla via motoria tramite le
connessioni reticolo-spinali andando così a modificare la tempistica
delle attività dei motoneuroni spinali (Nombela et al., 2013).
• Nell’uomo le aree del cervello coinvolte nell’elaborazione del ritmo
sono strettamente correlate a quelle del movimento, come ad
esempio la corteccia pre-motoria, l’area motoria supplementare
(SMA), il cervelletto e i gangli della base. Questi ultimi, in particolare il
putamen, sono coinvolti nella regolazione della sequenza degli
eventi ritmici innestati dall'impulso sonoro. Le efferenze sono dirette
attraverso il talamo a diverse aree della corteccia cerebrale (prefrontale, pre-motoria, SMA, motoria primaria). Il cervelletto è anche
coinvolto in associazioni senso-motorie, in quanto può controllare la
sincronizzazione ritmica uditivo-motoria attraverso il monitoraggio
degli schemi ritmici e regolando il movimento alle mutazioni dei
tempi (Raglio, 2015).
• Nella metanalisi “Dance for People With Parkinson Disease:
What Is the Evidence Telling Us?” di Shanahan J et al.
pubblicata nel 2015 si conferma l’importanza del
movimento ritmico come terapia nella malattia di
Parkinson. L’evidenza suggerisce che due sedute di un’ora
ciascuna a cadenza settimanale possano avere effetti
positivi sulla resistenza, sui disturbi del movimento e
sull’equilibrio
(Shanahan J et al., 2015).
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