La provincia di Massa-Carrara nella attuale crisi economica

Provincia di
Massa-Carrara
La provincia di Massa‐Carrara nella attuale crisi economica 2011: primi segnali di una ripresa o timori per una eventuale ricaduta? Massa‐Carrara, Marzo 2012 AVVERTENZA
Il rapporto contiene una stima provvisoria dei dati di contabilità relativi all’anno in corso e all’anno precedente (2011 e
2012) ed una revisione della stima dei dati precedenti. Può quindi accadere che le stime sul 2010 e 2011 differiscano
da quelle riportate nel rapporto precedente; ciò è dovuto al fatto che tra la data di redazione dei due rapporti dati
aggiuntivi hanno consentito il miglioramento delle stime via via effettuate.
RICONOSCIMENTI
La redazione del rapporto è stata curata sotto la responsabilità di Simone Bertini (che ha anche curato i Capitoli 3 e
4) con il contributo di David Burgalassi (Capitoli 1 e 2) e Stefano Rosignoli (stima delle grandezze di contabilità).
Elena Zangheri ha curato l’allestimento editoriale.
2
Indice
1.
LO SCENARIO INTERNAZIONALE, NAZIONALE E REGIONALE
1.1 La crisi globale e la situazione italiana
1.2 La Toscana
5
5
7
2.
IL SISTEMA ECONOMICO DI MASSA-CARRARA: CARATTERI STRUTTURALI
2.1 La struttura demografica
2.2 La struttura produttiva
11
11
13
3.
L’EVOLUZIONE RECENTE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL SISTEMA ECONOMICO
3.1 L’economia provinciale nel 2010: la ripresa tarda a arrivare e l’economia rallenta nuovamente
3.2 L’economia provinciale nel 2011: un timido segnale di ripresa
21
21
23
4.
LE PREVISIONI PER GLI ANNI 2012, 2013 E 2014
4.1 Il quadro regionale di riferimento
4.2 Le previsioni per la provincia di Massa-Carrara
29
29
30
3
4
1.
IL CONTESTO INTERNAZIONALE, NAZIONALE E REGIONALE
1.1
La crisi globale e la situazione italiana
L’attuale contesto economico vede la peggiore crisi per l’economia globale dopo quella del
1929. Il biennio 2008-2009 ha costituito la fase più acuta della crisi, con la caduta delle
principali grandezze economiche. Dopodichè, il 2010 ha presentato alcuni segnali di ripresa,
con il prodotto e il commercio mondiali che sono tornati a crescere; nel primo semestre del
2011 i segnali di ripresa registrati nel 2010 sembravano trovare conferma.
Considerare soltanto gli elementi congiunturali sarebbe tuttavia fuorviante. La crisi ha infatti
avuto forti ripercussioni anche sugli aspetti strutturali delle economie mondiali, creando un
break nei sentieri di sviluppo, con ricadute che investiranno il lungo periodo. L’aspetto forse più
significativo in un’ottica globale – ma che dispiega necessariamente i suoi effetti anche a livello
locale – risiede nel fatto che la ripresa rilevata a partire dal 2010 sta avvenendo in misura
differenziata tra aree “avanzate” (economie occidentali) ed aree “emergenti” (in particolare il
gruppo dei BRICs, eccetto la Russia), con le prime che mostrano tassi di crescita sensibilmente
inferiori ai livelli pre-crisi, recuperando dunque solo in parte quanto perso nel biennio 20082009. Nel 2009, infatti, l’area Euro faceva registrare una riduzione del PIL di oltre il 4%, e nello
stesso periodo Cina e India crescevano rispettivamente del 9,2% e del 6,8%, attestandosi al 10%
nel 2010, mentre l’area Euro è tornata a crescere dell’1,7% (Graf. 1.1).
Grafico 1.1
TASSO DI CRESCITA ANNUO DEL PRODOTTO INTERNO LORDO. 1980-2016
Valori %
10
8
6
4
2
0
-2
-4
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
-6
Economie sviluppate
Economie emergenti e in via di sviluppo
Fonte: elaborazioni su dati Fondo Monetario Internazionale
5
Unione Europea
Italia
Al rallentamento relativo delle econome avanzate rispetto alle aree emergenti si aggiungono
i sacrifici dovuti alle manovre di risanamento poste in atto da parte dei paesi che più hanno
avvertito la crisi, tra cui l’Italia, sia sul fronte dell’immissione di liquidità che su quello dei
bilanci pubblici. Tali manovre, seppur necessarie per riequilibrare i bilanci pubblici, rischiano di
produrre effetti di ulteriore contrazione della domanda. Infine, l’incertezza sui mercati finanziari
che continua a farsi sentire, soprattutto in quest’ultimo periodo, non agevolerà la ripresa delle
economie, in particolare di quelle occidentali. Tutto ciò rende molto difficile, anche per l’Italia,
il ritorno sul sentiero di crescita di lungo periodo imboccato prima della attuale crisi.
La crisi ha avuto quindi un impatto particolarmente rilevante per l’Italia, andando a colpire
un contesto che già da almeno un ventennio presentava segni di perdita di competitività nei
confronti delle altre principali economie avanzate, sia nei tassi di crescita del PIL procapite che
nei livelli di produttività. Dai primi anni novanta, infatti, il tasso medio annuo di crescita del
PIL italiano è stato dell’1,3%, mentre la media dei paesi avanzati aderenti all’OCSE era del
2,5%. La crisi attuale, annullando la crescita dell’ultimo decennio e riportando il PIL ai livelli
del 2000, rischia dunque di amplificare la debolezza relativa dell’Italia, sia nei confronti delle
altre economie avanzate che di quelle emergenti. Ad aggravare le prospettive sulla crescita va
considerato il fatto che l’Italia meno di altri sembra poter ricorrere a politiche fiscali e di spesa
pubblica espansive che possano compensare la diminuzione dei consumi interni. La recessione
ha infatti esasperato il peso del debito pubblico sul PIL, con valori che sono tornati vicini al
120%. Ciò ha reso necessario orientare i più recenti interventi di finanza pubblica – tra cui le
due manovre finanziarie del Governo precedente e l’ultima manovra recentemente approvata in
Parlamento – verso forti tagli di spesa ed inasprimenti fiscali (con un impatto stimato di 80
miliardi di euro derivanti sia da maggiori entrate fiscali che da riduzioni di spesa pubblica). Tali
misure si ripercuoteranno inevitabilmente sulla capacità di spesa privata, quella delle famiglie,
sia sulla capacità di spesa pubblica, quella delle regioni e degli enti locali. Le famiglie, dal canto
loro, avranno da un lato il timore che la necessità di riequilibrio dei conti pubblici comporti per
loro maggiori uscite in termini di tassazioni o di maggior costo dei servizi, dall’altro il timore
che le difficoltà economiche delle imprese si traducano in condizioni di lavoro più instabili e
quindi potenzialmente in entrate più incerte o minori. Le amministrazioni pubbliche centrali e
locali si troveranno di fronte a vincoli sempre più stringenti in termini di bilancio e quindi
ridurranno da un lato i costi per beni e servizi ma anche per prestazioni lavorative, dall’altro
cercheranno una maggiore partecipazione alla fornitura dei servizi da parte degli utenti.
Inoltre, le misure di politica economica vanno ad inserirsi in un contesto in cui i mercati
valutari e finanziari continuano ad essere caratterizzati da forte incertezza e scossi da
turbolenze. Un tale clima di volatilità finanziaria non contribuisce certamente a creare
condizioni tali da favorire la ripresa degli investimenti, e quindi non risulta particolarmente
adatto alla ripresa economica.
Nella prima parte del 2011 alcuni segnali sembravano lasciare intendere che si fosse avviata
la ripresa; il secondo semestre dell’anno non ha offerto riscontri a questi segnali, alimentando
piuttosto l’idea che la fase recessiva iniziata nel 2008 non sia ancora terminata e la ripresa
rilevata a partire dal 2010 sia da considerare solamente un effetto “rimbalzo” successivo alla
caduta del 2008-2009, in un contesto recessivo che continuerà a perdurare anche nel futuro
immediato.
6
1.2
La Toscana Nell’attuale quadro, caratterizzato sul piano internazionale da alcuni paesi che continuano a
marciare su ritmi di crescita più alti di quelli dell’Italia e dell’area dell’Euro e sul piano
nazionale da una contrazione di consumi privati e spesa pubblica, una possibile via d’uscita
risiede nel tornare a cogliere la domanda internazionale, soprattutto quella delle economie
emergenti. Le esportazioni costituiscono uno storico canale di sviluppo regionale, ed hanno
guidato la crescita negli anni immediatamente precedenti alla crisi (Graf. 1.2)
Grafico 1.2
PRODUZIONE, ESPORTAZIONI ESTERE E UNITÀ DI LAVORO IN TOSCANA. 2000-2011
Numeri indice 2000=100
130
120
110
Produzione
Esportazioni estere
100
ULA
90
80
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Fonte: elaborazioni IRPET
Il posizionamento sui mercati emergenti è una via che appare dunque particolarmente
importante per la Toscana, il cui prodotto interno lordo è costituito per circa un quarto dalle
esportazioni. È proprio attraverso il canale delle esportazioni che la crisi si è propagata in
maniera rapida anche in Toscana. La caduta della domanda estera che ha innescato la crisi ha
mostrato dunque le sue ripercussioni più gravi soprattutto sul settore industriale, che in Toscana
è tradizionalmente orientato verso i mercati esterni (Graf. 1.3).
7
Grafico 1.3
UNITÀ DI LAVORO IN TOSCANA PER MACROSETTORI E TOTALE, 2008-2011
Variazioni % annuali
4%
0%
2009-2008
-4%
2010-2009
2011-2010
-8%
-12%
Agricoltura
Industria
Costruzioni
Servizi
Totale
Fonte: elaborazioni IRPET
Alla componente industriale si è aggiunta la crisi nel settore delle costruzioni , mentre i
servizi hanno tenuto nel 2009, per poi portarsi al segno negativo nell’anno successivo.
La rilevanza delle esportazioni sulle prestazioni economiche regionali è sottolineata dal
conto risorse-impieghi, che mostra l’andamento delle transazioni economiche effettuate nel
sistema economico regionale e tra regione e l’esterno (resto d’Italia e estero). In particolare, se
si escludono gli investimenti, le esportazioni all’estero costituiscono la componente che ha
segnato il crollo maggiore, seguita dalla domanda proveniente dal resto del Paese (Tab. 1.4).
Tabella 1.4
CONTO RISORSE IMPIEGHI TOSCANA. 2008-2011
Valori % annuali
RISORSE
Pil
Importazioni dalle altre regioni
Importazioni dall’estero
IMPIEGHI
Consumi delle famiglie
Consumi PA* e ISP**
Investimenti lordi e variazione scorte
Esportazioni verso le altre regioni
Esportazioni all’estero
*PA= Pubblica amministrazione.
**ISP= Istituzioni sociali private senza scopo di lucro al servizio delle famiglie
Fonte: stime IRPET
2009/2008
2010/2009
2011/2010
-4,5
-5,5
-13,0
1,1
3,0
5,3
0,6
1,5
2,2
-3,0
-0,8
-9.2
-7,6
-9,1
0,8
-0,6
2,1
2,1
8,8
0,7
-0,1
1,2
1,5
3,5
Come per l’Italia nel suo complesso, anche in Toscana il 2010 ha mostrato dei segnali
positivi e di possibile uscita dalla fase più buia della crisi. Il PIL è infatti tornato a crescere. Nel
2010 le esportazioni sono tornate a crescere e a trainare l’economia, che ha continuato a trovare
un freno nella dinamica sostanzialmente piatta della domanda interna, in particolare quella dei
consumi delle famiglie e della spesa pubblica.
Oltre agli aspetti congiunturali che si sono appena richiamati, la crisi ha concorso al
mutamento delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo regionale, che già subiva
processi di cambiamento nei decenni passati, tra i quali una progressiva terziarizzazione
dell’economia a cui è corrisposta la riduzione relativa del ruolo delle attività manifatturiere
8
sull’economia regionale. Per di più, la ripresa che c’è stata a partire dal 2010 sul lato del valore
aggiunto non è stata seguita da una ripresa del mercato del lavoro, che ha invece registrato nel
complesso del triennio 2009-2011 un periodo di forte criticità. Il decennio precedente alla crisi
aveva visto una bassa crescita della produttività accompagnata da una buona crescita
dell’occupazione. Con la crisi il tentativo di recuperare produttività da parte delle imprese è
stato perseguito soprattutto cercando di ridurre il peso del fattore lavoro. Pare dunque lecito
aspettarsi che anche nello scenario più ottimistico, una volta superata la crisi, il ritorno ai livelli
occupazionali precedenti al 2008 non potrà avvenire velocemente, ma necessiterà di qualche
anno.
Le fasi di crisi e lieve ripresa del 2010 hanno dato alcune indicazioni importanti sulla
capacità di tenuta e di ripresa del sistema produttivo toscano. La crisi infatti non si è abbattuta in
modo omogeneo sul tessuto economico e le imprese hanno reagito in maniera differenziata. Le
differenti capacità di risposta delle imprese sono dovute principalmente i) al mercato di
riferimento, ii) alla dimensione, iii) al contenuto tecnologico, iv) alla specializzazione
produttiva. Innanzitutto, le risposte delle aziende sono state asimmetriche per destinazione di
mercato dei prodotti, con le imprese orientate all’export che, dopo essere state colpite dalla crisi
in misura più grave rispetto a quelle rivolte al mercato interno, hanno beneficiato maggiormente
della ripresa della domanda mondiale. Vi è stata poi una differenziazione dimensionale: le
grandi imprese hanno risposto generalmente meglio, recuperando parte della contrazione subita
nel biennio precedente, mentre le piccole e le micro imprese hanno risentito maggiormente della
flessione. Tra queste ultime, le imprese artigiane in particolare non hanno saputo invertire
l’andamento negativo del fatturato. Infine, le imprese a più alto contenuto tecnologico
– indipendentemente dalla dimensione – sono state intaccate solo parzialmente dalla crisi, ed
hanno reagito meglio (Graf. 1.5).
Grafico 1.5
PRODUZIONE INDUSTRIALE PER LIVELLO DI CONTENUTO TECNOLOGICO IN TOSCANA. 2008-2011
Variazioni % tendenziali
24
16
8
Bassa tecnologia
Medio-bassa tecnologia
0
Medio-alta tecnologia
-8
Alta tecnologia
-16
-24
2007
2008
2009
Fonte: Elaborazioni Irpet
9
2010
Questo aspetto si lega con la propensione all’export, in quanto le imprese a più alta
tecnologia presentano generalmente una maggiore quota di fatturato esportato rispetto a quelle a
più basso contenuto tecnologico (circa il 45% per la prime, meno del 30% per le seconde).
Ovviamente, gli aspetti della propensione all’export, della grandezza dimensionale e del
contenuto tecnologico sono legati fortemente alle specializzazioni produttive, le quali sono a
loro volta in relazione con le specificità dei sistemi locali toscani. I settori più orientati
all’export sono quelli manifatturieri, che hanno dunque beneficiato della domanda estera. Il
fattore dimensionale interviene invece trasversalmente nei settori: le imprese piccole e artigiane,
infatti, quale che sia il settore di appartenenza, mostrano generalmente prestazioni inferiori in
termini di fatturato rispetto alle imprese più grandi. A sopperire ai deficit dimensionali, specie
in settori a medio e basso contenuto tecnologico, sono le agglomerazioni di imprese in alcune
realtà distrettuali, quali ad esempio nei settori della concia e della pelletteria o in quello della
moda, dove accanto a imprese altamente riconosciute in Italia e all’estero si affiancano sistemi
di piccole e medie imprese, spesso artigiane.
Da tutto ciò emerge ancora una volta l’importanza della proiezione sui mercati
internazionali. Ciò significa innanzitutto cercare di guadagnare posizioni su quelli che si sono
dimostrati essere i mercati più dinamici, ossia i Paesi emergenti e in via di sviluppo, in primis i
BRICs, che, come visto, sono stati intaccati solo marginalmente dalla crisi. Ciò tuttavia non
basta. Occorrerà più che mai, riprendere o mantenere competitività all’interno dei mercati di
riferimento per la regione e in particolare in Europa. Sebbene per i paesi europei le previsioni di
ripresa dalla crisi siano decisamente inferiori ai ritmi di crescita stimati per i paesi emergenti,
essi costituiscono più del 40% del valore delle esportazioni toscane (da sole, Germania e
Francia compongono il 20%). Occorrerà dunque andare a individuare e presidiare le componenti
della domanda più dinamiche all’interno di tali mercati, pur se statici nel loro insieme. Ciò porta
inevitabilmente a basare la competitività sulla capacità di offrire adeguate combinazioni prezzoqualità nelle produzioni, il che non si riduce soltanto alla ricerca di una maggiore efficienza, ma
deve basarsi su innovazione e creatività.
10
2.
IL SISTEMA ECONOMICO DI MASSA-CARRARA: CARATTERI STRUTTURALI
Gli effetti della crisi globale si sono manifestati sui territori della Toscana in misura
diversificata, così come le reazioni alla crisi sono state diverse in base alle caratteristiche
strutturali delle aree. A tal fine riteniamo opportuno fornire un quadro sintetico dei principali
caratteri socio economici della provincia di Massa-Carrara e dei due sistemi economici locali,
ossia territori i cui comuni sono caratterizzati da caratteristiche simili e connessioni di natura
sistemica, soprattutto riguardo al mercato del lavoro: L’area di Massa e Carrara, che comprende
i comuni di Carrara, Massa e Montignoso, e la Lunigiana, comprendente i restanti 14 comuni
della provincia. Il quadro che ne emerge è quello di un’area con caratteristiche tali da
differenziarsi rispetto al resto della regione, sia per quanto riguarda le dinamiche demografiche
che nell’evoluzione economica, e con al suo interno un forte dualismo tra i due territori che la
compongono.
2.1
La struttura demografica
Come il resto della regione, la struttura demografica della provincia di Massa-Carrara è
caratterizzata dal fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. Negli ultimi quaranta anni,
infatti, è aumentato notevolmente il peso delle classi di età più anziane, a discapito di quelle più
giovani (Graf 2.1). Se all’inizio degli anni settanta vi erano 65 ultra 65enni ogni 100 giovani
sotto i 14 anni, questo valore, che definisce l’indice di vecchiaia della popolazione, è quest’oggi
salito a 209.
Grafico 2.1
COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE NELLA PROVINCIA DI MASSA-CARRARA PER CLASSI DI ETÀ. 1971 E 2010
90+
85-89
80-84
75-79
70-74
65-69
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
35-39
30-34
25-29
20-24
15-19
10-14
5-9
0-4
Femmine 1971
Maschi 1971
Femmine 2010
Maschi 2010
10%
8%
6%
4%
2%
0%
2%
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
11
4%
6%
8%
10%
L’invecchiamento è un fenomeno che caratterizza tutta la regione e più in generale la
maggior parte delle aree italiane. Tuttavia è più evidente a Massa-Carrara che nel resto della
Toscana. Il numero degli anziani ogni 100 giovani per la Toscana è infatti 183. Ne deriva una
maggiore dipendenza delle classi anziane dalla popolazione in età lavorativa nella provincia che
nel resto della regione (Tab. 2.2).
Tabella 2.2
INDICATORI STRUTTURALI DELLA POPOLAZIONE. 2010
Indice di vecchiaia
Indice di dipendenza degli anziani
Indice di dipendenza strutturale
Provincia
SEL Massa e Carrara
SEL Lunigiana
Toscana
209
38
56
188
34
52
267
47
64
183
36
56
Indice di vecchiaia: rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato per 100
Indice dipendenza degli anziani: rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100
Indice di dipendenza strutturale: rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni),
moltiplicato per 100
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Se si vanno a confrontare invece i valori dell’indice di dipendenza strutturale, che indica
quanto le classi inattive (giovani e anziani) “pesano” sulla popolazione attiva, essi sono uguali
per provincia e regione: questo perché la Toscana presenta tassi di natalità più alti rispetto alla
provincia, e dunque una maggiore frequenza delle classi di età più giovani.
Al suo interno, la provincia è molto differenziata tra i due sistemi economici locali (SEL)
che la compongono: l’Area di Massa e Carrara e la Lunigiana. La Lunigiana è infatti
maggiormente soggetta a invecchiamento e bassa natalità rispetto al SEL di Massa e Carrara,
con un valore dell’indice di vecchiaia che supera quasi del 50% quello regionale (Graf. 2.3).
Grafico 2.3
POPOLAZIONE NEI SEL LUNIGIANA E MASSA E CARRARA. 1953-2010
160.000
140.000
120.000
100.000
SEL Lunigiana
Lunigiana
80.000
Massa-Carrara
SEL Massa e
Carrara
60.000
40.000
20.000
1953
1955
1957
1959
1961
1963
1965
1967
1969
1971
1973
1975
1977
1979
1981
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
2009
2011
0
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
12
L’invecchiamento demografico è il risultato della dinamica che ha caratterizzato la provincia
negli ultimi sessant’anni. Se la popolazione totale provinciale resta pressoché invariata, restando
sempre intorno alle 200mila unità, la dinamica di lungo periodo mostra un forte dualismo tra
area di Massa e Carrara da un lato e Lunigiana dall’altro. All’inizio degli anni cinquanta
risiedevano in Lunigiana oltre il 40% degli abitanti della provincia, la popolazione nel SEL si è
ridotta continuativamente fino alla fine del secolo. Si tratta, in termini assoluti, di una perdita di
circa 30.000 abitanti. Il periodo in cui la dinamica di decrescita è più intensa è rappresentato
dagli anni cinquanta alla fine degli anni settanta, in cui alle perdite di popolazione subite dalla
Lunigiana si affianca la crescita del SEL di Massa e Carrara, che aumenta di oltre 20.000 unità,
ad un tasso maggiore della media regionale. Tale processo è guidato, per Massa e Carrara,
soprattutto dall’elevata natalità, mentre il declino della Lunigiana è dovuto soprattutto al forte
movimento migratorio di uscita, che però si rivolge più all’esterno della regione rispetto a
Massa e Carrara.
A partire dagli anni ottanta la popolazione nel SEL Massa e Carrara smette di crescere: è in
particolare il comune di Carrara ad intraprendere una fase di declino demografico che si
trascinerà fino all’inizio degli anni duemila. Il declino demografico è dovuto ai saldi naturali
che divengono negativi e che non vengono compensati da entrate migratorie.
2.2
La struttura produttiva
Come segnalato già nel precedente rapporto, l’economia della provincia presenta elementi di
debolezza, sia per quanto riguarda la struttura economica nel suo complesso, sia per il dualismo
che contraddistingue i due SEL della provincia. La dinamica di lungo periodo (1951-2008)
mostra come almeno parte della debolezza relativa di Massa-Carrara sia un’eredità del sentiero
di sviluppo provinciale nel lungo periodo. Come la Toscana, la provincia appare interessata da
un processo di cambiamento strutturale della propria struttura economica, che si è orientata
sempre più verso i servizi. Ciò che differenzia la provincia di Massa-Carrara dal resto della
regione è che, mentre in Toscana il processo di de-industrializzazione si è reso evidente a
cavallo degli anni settanta e ottanta, nella provincia inizia con venti anni di anticipo. Dopo la
fase di decollo degli anni cinquanta, infatti, in cui Massa-Carrara era caratterizzata da una forte
presenza industriale (era la terza provincia dopo Prato e Lucca per incidenza degli addetti
all’industria sugli addetti privati totali, esclusa l’agricoltura), con gli addetti in crescita
nonostante la popolazione fosse sostanzialmente stabile, già a partire dagli anni sessanta il ruolo
dell’industria inizia a ridursi (Graf. 2.4).
13
Grafico 2.4
ADDETTI ALL’INDUSTRIA E AI SERVIZI PRIVATI. PROVINCIA DI MASSA-CARRARA E TOSCANA. 1951-2008
Numeri indice 1951=100
350
300
industria Toscana
250
servizi privati Toscana
200
industria Massa-Carrara
150
servizi privati Massa-Carrara
100
50
1951
1961
1971
1981
1991
2001
2008
Fonte: elaborazioni su dati Censimenti Industria e Servizi e Archivio Statistico Imprese Attive ISTAT
Il processo di contrazione dell’industria si arresta nell’ultimo decennio, in cui la provincia è
in controtendenza con la dinamica regionale: quest’ultima continua infatti a mostrare una
ulteriore riduzione del settore. La contrazione dell’industria avuta negli anni sessanta ha
interessato anche i servizi, che sono tornati a svilupparsi nel decennio successivo.
La dinamica degli ultimi sessant’anni, con un decollo industriale che non ha trovato gli
sviluppi che invece si sono avuti nel resto della Toscana, ha dunque determinato alcuni degli
elementi di difficoltà del territorio provinciale, che si presentano in misura maggiore rispetto al
resto della regione. Se infatti consideriamo la grandezza economica più significativa per
descrivere un sistema economico, ossia il reddito pro capite, Massa-Carrara presenta il livello
più basso tra le province toscane, che equivale a poco più di tre quarti del PIL pro capite medio
toscano. Nell’ultimo decennio la provincia ha recuperato parte del gap che la separa dal resto
della regione, che resta tuttavia forte. Il dato del PIL è particolarmente eclatante se analizzato
nei due sistemi economici locali della provincia. Infatti il SEL Lunigiana presenta il reddito pro
capite più basso della Toscana, poco più di 17.500 euro nel 2010. Il SEL Massa e Carrara, pur
con un livello decisamente più elevato (circa 25.000 euro), è ancora al di sotto della media
regionale (Graf. 2.5).
14
Grafico 2.5
PIL PRO CAPITE NEI SISTEMI ECONOMICI LOCALI TOSCANI. 2010
Valori in Euro
50.000
45.000
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
Toscana
SEL Massa e Carrara
SEL Lunigiana
Fonte: elaborazioni IRPET
Vi è dunque un sostanziale dualismo tra le aree della provincia, che va ad aggiungersi alla
debolezza relativa della provincia in termini di reddito. Inoltre gli accenni di recupero in termini
di reddito rispetto alla Toscana che si erano avuti nel decennio passato sembrano essersi
ridimensionati con la crisi (Graf. 2.6).
Grafico 2.6
PIL PRO CAPITE, SEL AREA DI MASSA E CARRARA E SEL LUNIGIANA.1996-2010.
% rispetto a PIL pro capite Toscana. Valori a prezzi concatenati anno 2000
100%
80%
SEL
Lunigiana
SEL
Lunigiana
su su
Toscana
Toscana
60%
SEL
Massa e
SEL
Massa-Carrara
su
Carrara su Toscana
Toscana
40%
20%
0%
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Fonte: elaborazioni IRPET
La debolezza del sistema produttivo provinciale rispetto al resto della regione in termini di
reddito si manifesta anche dal punto di vista occupazionale. La provincia mostra infatti livelli di
partecipazione al mercato del lavoro più bassi rispetto alla Toscana nel suo complesso e
all’Italia, così come di occupazione, mentre i tassi di disoccupazione sono superiori. Si tratta di
una situazione che si ripete sia prima che durante il periodo di crisi (Tab. 2.7).
15
Tabella 2.7
INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO NEL PERIODO PRE-CRISI E DURANTE LA CRISI. PROVINCIA DI MASSA-CARRARA,
TOSCANA E ITALIA
Valori %
Media 2004-2007
Massa-Carrara
Toscana
Tasso di attività
63,5
68,7
Tasso di disoccupazione
8,2
4,9
Tasso di occupazione
58,2
65,3
Il tasso di occupazione si riferisce alla popolazione dai 15 ai 64 anni
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Media 2008-2010
Italia Massa-Carrara
Toscana
Italia
63,8
7,2
45,6
63,8
7,6
45,1
66,6
10,5
59,5
69,4
5,6
65,4
Il risultato della traiettoria di lungo periodo è una struttura oggi caratterizzata da un forte
peso del terziario, in particolare del commercio e pubblici esercizi e dei servizi pubblici, settori
in cui l’area è maggiormente specializzata rispetto al resto della regione. Rispetto al resto della
regione, i settori manifatturieri sono invece ridimensionati: essi concorrono infatti a meno del
15% del valore aggiunto provinciale, mentre la media regionale arriva quasi al 22%.
Con l’eccezione della pubblica amministrazione, i settori del terziario hanno tutti visto uno
sviluppo delle unità di lavoro impiegate nell’ultimo quindicennio, in particolare quello di
alberghi e ristoranti (Tab. 2.8).
Tabella 2.8
UNITÀ DI LAVORO: PESO SULL’ECONOMIA PROVINCIALE, QUOZIENTI DI SPECIALIZZAZIONE E TASSI DI VARIAZIONE 1995-2010
Settore
Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazioni
Altri servizi pubblici, sociali e personali
Costruzioni
Alberghi e ristoranti
Sanità e altri servizi sociali
Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria
Istruzione
Informatica, ricerca, altre attività
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni
Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
Agricoltura, caccia e silvicoltura
Mezzi di trasporto
Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo
Intermediazione monetaria e finanziaria
Macchine ed apparecchi meccanici
Estrazione di minerali non energetici
Alimentari,bevande e tabacco
Tessili ed abbigliamento
Servizi immobiliari e noleggio
Legno e dei prodotti in legno
Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas e acqua calda
Macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche
Altre industrie manifatturiere
Prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
Carta, stampa ed editoria
Articoli in gomma e materie plastiche
Coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari
Pesca, piscicoltura e servizi connessi
Concia, prodotti in cuoio, pelle e calzature
Sono evidenziati i settori di forte specializzazione della provincia
Fonte: elaborazioni IRPET
16
% su totale
ULA provinciali
Quozienti di Specializzazione
(media regionale = 100)
Variazione %
1995-2010
17,7
7,7
7,3
7,2
7,2
7,1
6,8
6,5
5,7
5,2
3,4
2,9
2,7
2,2
2,0
1,9
1,6
0,9
0,8
0,7
0,7
0,6
0,4
0,4
0,3
0,1
0,1
0,1
0,0
112
103
120
111
119
118
122
100
93
339
82
205
122
80
124
728
106
14
77
89
92
64
18
43
26
24
179
60
1
8
16
35
30
11
-11
-1
45
19
-28
-23
-15
15
-1
16
-21
-1
-33
15
-28
-24
88
10
5
8
-12
106
-31
0
Un ulteriore settore di rilevanza per l’economia dell’area è quello delle costruzioni, in cui
Massa-Carrara è specializzata, che contribuisce per circa il 7,5% del valore aggiunto provinciale
(contro una media regionale del 6%). I “tradizionali” settori di specializzazione della provincia,
ossia l’attività estrattiva e quello della lavorazione dei minerali, pur rappresentando oggi una
quota rilevante di unità di lavoro e valore aggiunto (rispettivamente il 7,1% e il 3,7% delle unità
di lavoro e valore aggiunto provinciale) mostrano tassi di variazione negativi nell’ultimo
quindicennio. L’altro settore industriale in cui la provincia è specializzata è quello dei mezzi di
trasporto – che nell’area coincide sostanzialmente con la cantieristica – con una presenza più
che doppia rispetto al resto della Toscana, che vede però anch’esso una riduzione nell’ultimo
decennio.
Come si è notato, l’industria ha ridimensionato fortemente il proprio ruolo per l’economia
della provincia. Ciò è particolarmente evidente per le attività che maggiormente caratterizzano il
paesaggio economico dell’area, ossia l’estrazione e la lavorazione di minerali, che mostrano una
diminuzione di addetti dagli anni settanta ad oggi (Graf. 2.9). Ciò vale particolarmente per
l’industria dei prodotti della lavorazione dei minerali, i cui addetti si sono quasi dimezzati negli
ultimi quaranta anni. L’industria metalmeccanica mostra una ripresa di addetti nell’ultimo
decennio, mentre le costruzioni, che come visto caratterizzano l’economia dell’area rispetto al
resto della regione, hanno avuto un forte sviluppo nel lungo periodo.
Grafico 2.9
ADDETTI IN SETTORI INDUSTRIALI DI SPECIALIZZAZIONE DELLA PROVINCIA. 1971-2008
8.000
7.000
6.000
1971
5.000
1981
4.000
1991
3.000
2001
2.000
2008
1.000
0
Attività estrattive
Prodotti lavorazione minerali
Metalmeccanica
Fonte: elaborazioni su dati Censimenti Industria e Servizi e Archivio Statistico Imprese Attive ISTAT
Costruzioni
Il cambiamento della struttura produttiva che ha visto l’affermarsi delle attività terziarie è
andato a riflettersi anche nella classe dimensionale delle imprese. Negli ultimi quaranta anni,
infatti, è andato a ridursi il peso della grande impresa, a favore delle piccole e soprattutto delle
micro imprese (imprese con meno di 10 addetti): in queste ultime è oggi occupato più del 60%
degli addetti provinciali (Graf. 2.10).
17
Grafico 2.10
ADDETTI PER CLASSE DIMENSIONALE DELLE UNITÀ LOCALI. 1971-2008
Valori %
100%
80%
200 e più
60%
da 50 a 199
da 10 a 49
40%
meno di 10
20%
0%
1971
1981
1991
2001
2008
Fonte: elaborazioni su dati Censimenti Industria e Servizi e Archivio Statistico Imprese Attive ISTAT
La struttura economica provinciale, in sintesi, è dunque oggi caratterizzata da
specializzazioni in alcuni settori (terziario, attività estrattive, mezzi di trasporto), mentre altri
settori manifatturieri che invece caratterizzano il resto della regione hanno un ruolo del tutto
marginale a Massa-Carrara. Ne deriva un grado di diversificazione dell’economia provinciale
tra i più bassi della Toscana; solo Arezzo e Prato mostrano infatti livelli di diversificazione
inferiori (Graf. 2.11).
Grafico 2.11
COEFFICIENTE DI DIVERSIFICAZIONE ECONOMICA DELLE PROVINCE TOSCANE
Inverso dell’indice di Herfindahl–Hirschman corretto su base regionale. Media regionale=100
200
150
100
50
0
MS
LU
PT
FI
LI
PI
AR
SI
GR
PO
Fonte: elaborazioni IRPET
Se questo dato può indicare la presenza di settori forti che rappresentano i “motori” dello
sviluppo locale, ciò potrebbe anche delinearsi in un elemento di debolezza, dal momento che
– eccetto per pochi settori – la provincia potrebbe non beneficiare della recente ripresa della
18
domanda estera di prodotti manifatturieri, che come già visto nel capitolo precedente costituisce
una componente essenziale per le capacità di ripresa del sistema produttivo toscano.
Inoltre, al basso livello di diversificazione della struttura economica si affianca, come visto,
una propensione al terziario più marcata rispetto al resto della regione. Tale aspetto si lega
indubbiamente al limitato peso demografico di Massa-Carrara, che è la più piccola provincia
toscana per popolazione e addetti, e potrebbe essere sintomatico di una offerta ancora non del
tutto adeguata di servizi di livello avanzato, che invece si trovano in aree di maggiore
dimensione, quali le grandi aree urbane come la Toscana centrale (Firenze), oppure in aree che,
pure di dimensioni demografiche relativamente limitate, presentano un mix settoriale più
bilanciato tra industria e servizi di vario tipo (pubblici, alle imprese, finanziari, turistici), quali
ad esempio Lucca e Siena.
19
20
3.
L’EVOLUZIONE RECENTE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL SISTEMA ECONOMICO
3.1
L’economia provinciale nel 2010: la ripresa tarda a arrivare e l’economia rallenta nuovamente
Nei precedenti rapporti è stato individuato nell’anno 2008 l’inizio della fase di criticità
attraversata anche dalla provincia di Massa-Carrara, così come è accaduto per la Toscana e per
l’intero territorio nazionale. Le maggiori difficoltà sono state tuttavia registrate l’anno
successivo, con una caduta del prodotto interno lordo provinciale intorno ai 5 punti percentuali.
Le attese per il 2010 avevano lasciato presagire una inversione della tendenza negativa e un
ritorno in campo positivo degli indici di variazione delle più rilevanti dimensioni economiche.
Come descritto all’inizio di questo lavoro, l’economia internazionale continua ad attraversare
un periodo caratterizzato da turbolenze sui mercati finanziari, con evidenti riflessi sia sugli
aspetti più legati alle prospettive dei mercati valutari, sia più direttamente sull’operato delle
imprese e dei consumatori finali. Diventa quindi molto più complesso del solito formulare
ipotesi di comportamento dei singoli attori economici, anche perché non è detto che tali
comportamenti rispondano alle stesse logiche osservate nel corso di altri periodi.
Anche l’andamento degli anni più recenti, che non è possibile registrare chiaramente a
partire da rilevazioni o dati direttamente osservati, è il risultato di stime. Gli ultimi dati diffusi
dalla statistica ufficiale sulla situazione economica a livello regionale sono relativi al periodo
pre crisi e non sono ancora considerati definitivi. Vista la situazione attuale, il livello territoriale
della analisi su un’area, come quella della provincia di Massa e Carrara, circoscritta a pochi
comuni, le stime sugli anni più recenti vanno prese sempre come il valore più probabile
all’interno di un intervallo di confidenza che non può, necessariamente, essere strettissimo.
Per convincersi di questo basta guardare come si sono evolute nel corso del tempo le stime
che i vari organismi internazionali hanno prodotto sull’andamento economico a scala di macro
regioni economiche o a scala nazionale: le stime del Fondo Monetario Internazionale o quelle
dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sull’andamento
dell’economia italiana sono cambiate molto nelle ultime edizioni, anche quando queste
venivano realizzate senza tenere conto delle operazioni di politica economica annunciate o
addirittura emanate.
Pur con tutte le difficoltà del momento, tuttavia, sulla base di una serie di ipotesi
sull’andamento di alcune variabili esogene al sistema locale, sul funzionamento del sistema
economico e sulle sue interazioni con l’esterno, è possibile stimare la recente dinamica
dell’economia locale. Le stime più recenti a livello provinciale incorporano le informazioni
disponibili fino all’inizio del mese di dicembre; a quel momento il Fondo Monetario
Internazionale stimava una crescita del prodotto interno lordo italiano per l’anno 2011 di circa
un punto percentuale rispetto all’anno precedente, mentre per il 2012 le previsioni erano
orientate a una ulteriore crescita. I più recenti outlook dello stesso Fondo Monetario e della
Banca Mondiale riportano revisioni al ribasso del tasso di crescita del prodotto interno lordo
nazionale, sia per il 2011 che per gli anni successivi: la previsione per il 2012 risulta negativa di
oltre 2 punti percentuali e negativa è anche la previsione della dinamica relativa all’anno
successivo. In questo lavoro non sono stati incorporati gli effetti di queste ultime previsioni a
scala nazionale; le considerazioni che saranno svolte di seguito sono relative allo scenario più
probabile ipotizzato intorno alla fine del 2011 e quindi per interpretare correttamente la
21
dinamica del 2011, del 2012 e degli anni dell’immediato futuro occorre immaginare che le
analisi che saranno presentate vadano corrette al ribasso. Non dovrebbero comunque cambiare
le considerazioni circa i fattori determinanti dell’andamento economico.
Le stime realizzate con i dati disponibili a fine 2011 mettono in evidenza che effettivamente
nel corso del 2010 l’inversione di tendenza dell’andamento della maggior parte delle variabili
economiche più rilevanti non c’è stato, almeno a livello aggregato: il valore del prodotto interno
lordo realizzato all’interno della provincia si è nuovamente ridotto, dopo la brusca frenata del
2009 (Tab. 3.1).
Tabella 3.1
IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI
Peso e variazioni %
PROVINCIA DI
MASSA-CARRARA
TOSCANA Peso 2010
Pil
Importazioni dal resto di Italia
Importazioni dal resto del mondo
RISORSE
Consumi delle famiglie
Consumi PA e ISP
Investimenti lordi e variazione scorte
Esportazioni al resto d'Italia
Esportazioni al resto del mondo
IMPIEGHI
Fonte: stime IRPET
49,0
34,6
16,4
2010/2009 Peso 2010
1,1%
3,0%
5,3%
51,7
31,8
16,5
100,0
30,7
9,6
9,2
34,6
15,9
40,1
13,5
8,2
19,7
18,5
100,0
100,0
SEL AREA DI MASSA E
CARRARA
2010/2009 Peso 2010 2010/2009 Peso 2010 2010/2009
-1,4%
-0,8%
1,2%
100,0
0,8%
-0,6%
2,1%
2,1%
8,8%
SEL LUNIGIANA
46,1
40,4
13,5
-1,7%
0,0%
1,9%
100,0
-0,2%
-1,2%
-2,6%
-2,4%
0,6%
44,4
15,7
8,8
24,4
6,7
100,0
53,5
29,0
17,5
-1,4%
-1,2%
1,0%
100,0
0,7%
-0,9%
-5,6%
-2,8%
5,4%
38,7
12,8
8,0
18,2
22,2
-0,6%
-1,3%
-1,7%
-2,2%
0,2%
100,0
Quindi nel 2010 l’inversione di tendenza non c’è stata e anzi c’è stato un ulteriore
rallentamento dell’economia che si è manifestato in tutte le sue componenti: si è ridotto il
volume complessivo dell’economia provinciale con una contrazione della domanda interna, ma
anche di quella proveniente dall’esterno della provincia, per il particolare momento di criticità
della domanda nazionale. Nel loro complesso si sono ridotte anche le importazioni del sistema
economico provinciale, nonostante l’incremento delle importazioni dall’estero.
Dopo la riduzione registrata nel 2008 e soprattutto nel 2009, anche il 2010 non riesce a
invertire la tendenza e anzi aggrava una situazione di per sé già difficoltosa, tanto più se
considerata anche in termini relativi rispetto al resto della regione, che invece nel 2010 ha fatto
segnare maggiori elementi di vitalità, soprattutto con riferimento alla ripresa degli investimenti
delle imprese e alla domanda proveniente da fuori regione e con riferimento alla tenuta e
leggera ripresa dei consumi delle famiglie. Anche per la regione, tuttavia, pur in un contesto di
inversione della dinamica dei tassi di variazione del prodotto interno lordo, continuano anche
nel 2010 a manifestarsi alcuni degli effetti di una crisi economica che mostra di essere tutt’altro
che superata: ripresa delle esportazioni estere, peggioramento del saldo primario verso il resto
d’Italia, dovuto a un incremento delle importazioni maggiore di quello delle esportazioni,
rimbalzo positivo degli investimenti, riduzione della spesa pubblica, consumi delle famiglie che,
seppur tornati a crescere, lo hanno fatto in misura minore rispetto alle altre componenti (spesa
pubblica esclusa).
Mentre nel 2009 la spesa dell’amministrazione pubblica era aumentata svolgendo in parte
una funzione anticiclica, nel 2010 è andata a ridursi, anche per effetto della necessità di
22
rispettare un vincolo di bilancio reso via via più stringente dalla forte criticità registrata nella
situazione finanziaria internazionale.
La spesa per consumi da parte delle famiglie si è mantenuta invece molto vicina al livello
registrato dopo il calo del 2009, facendo segnare un incremento molto modesto, inferiore a
quello che era stato stimato un anno fa. Dopo un anno in cui erano calati in molti comparti (fra
cui quello alimentare), i consumi non mostrano un rimbalzo evidente, ma si appiattiscono sui
livelli di fine 2009. La piccola ripresa registrata a livello regionale nel 2010, insieme alle
manovre di contenimento della spesa e di incremento delle entrate da parte dell’amministrazione
pubblica da un lato e alla crescita non altrettanto rilevante dei redditi disponibili delle famiglie
dall’altro, non è stata quindi tale da far percepire alle famiglie l’uscita dalla situazione di
generale difficoltà che aveva progressivamente dispiegato i suoi effetti nel corso del biennio
precedente. L’andamento del 2010 viene quindi percepito come una sorta di rimbalzo naturale,
fisiologico, non dovuto a mutate condizioni strutturali che possano permettere al sistema
economico locale, regionale e nazionale di recuperare produttività e competitività e di tornare a
crescere su ritmi economicamente e finanziariamente sostenibili. D’altronde le aspettative delle
famiglie non sono molto diverse da quelle delle imprese. Queste ultime, pur avendo recuperato
nel corso del 2010 una parte degli investimenti persi nell’anno precedente, facendo anche
meglio di quanto era stato stimato intorno alla metà dello scorso anno, non è affatto detto che
siano riuscite a realizzare una riqualificazione del modo di produrre e di proporsi che abbia
consentito loro il salto di qualità necessario per conquistare nuovi spazi di mercato. Sono stati
recuperati margini di producibilità degli impianti di produzione che erano stati compressi in
precedenza: il grado di sfruttamento degli impianti produttivi era infatti stato ridotto in maniera
abbastanza rilevante nel periodo culminante della crisi economica.
E se a livello regionale anche la lieve ripresa del 2010 può essere interpretata come un primo
debole segnale, che deve fornire più ampie rassicurazioni per poter essere interpretato come un
primo passo verso l’uscita definitiva dal recente periodo di crisi, a livello provinciale la
situazione è senz’altro più critica: come detto sopra, non solo tutte le dimensioni dell’economia
provinciale appaiono in difficoltà, ma queste difficoltà non sembrano nemmeno concentrate nel
territorio, ma diffuse sia nel sistema economico della Lunigiana che in quello dell’area di Massa
e Carrara.
3.2
L’economia provinciale nel 2011: un timido segnale di ripresa
Il 2010 si era presentato per l’economia regionale come l’anno dell’inversione di tendenza. Le
attuali stime relative al 2011 sembrano avere in parte ridimensionato il tentativo di mettersi alle
spalle il periodo difficile della fine della prima decade degli anni duemila. Se le stime relative
all’andamento del sistema economico nazionale e regionale redatte nel corso del 2010 traevano
spunto da interpretazioni progressivamente più ottimiste sull’economia, così non è stato nel
2011: con il passare del tempo le stime che si sono succedute sono state orientate sempre alla
maggiore cautela sull’andamento della crescita economica rispetto all’anno precedente, forse
anche a causa delle stime relative all’andamento dei singoli trimestri, che risultavano in
peggioramento (il CER Centro Europa Ricerche, l’Istat e altri istituti di ricerca e centri studi
nazionali hanno stimato variazioni del prodotto interno lordo nazionale positive per i primi due
trimestri dell’anno e progressivamente negative per il terzo e quarto trimestre).
Per la provincia di Massa-Carrara il 2011 ha rappresentato invece il primo anno in cui si
sono registrati i primi segnali di una inversione di tendenza rispetto a un periodo di vera
23
difficoltà. L’incremento del prodotto interno lordo provinciale è stato di 0,7 punti percentuali
rispetto al 2010, in linea e addirittura meglio del risultato complessivo regionale (Tab. 3.2). Il
fattore determinante della crescita del 2011 è costituito dagli scambi commerciali con l’esterno:
la domanda di beni e servizi proveniente dall’esterno dell’area, che costituisce poco meno del
40% del totale di beni e servizi domandati, è cresciuta di più di 3 punti percentuali, meglio di
quanto accaduto a livello regionale. In linea con quanto avvenuto a livello regionale sono stati
gli apporti positivi degli investimenti, cresciuti nell’ultimo anno di 1,5 punti percentuali, e dei
consumi delle famiglie, che nell’ultimo anno hanno fatto registrare un +0,7%.
Tabella 3.2
IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI.
Variazioni %
PROVINCIA DI
SEL AREA DI MASSA
SEL LUNIGIANA
MASSA-CARRARA
E CARRARA
2011/ 2010 2011/ 2007 2011/ 2010 2011/ 2007 2011/ 2010 2011/ 2007 2011/ 2010 2011/ 2007
TOSCANA Pil
Importazioni dal resto di Italia
Importazioni dal resto del mondo
0,6
1,5
2,2
-3,4
-4,5
-1,8
0,7
1,7
2,5
-5,3
-7,3
-2,1
0,6
1,3
2,1
-4,9
-5,7
-1,1
0,8
1,8
2,6
-5,5
-8,1
-2,3
Consumi delle famiglie
Consumi PA e ISP
Investimenti lordi e variazione scorte
Esportazioni al resto d'Italia
Esportazioni al resto del mondo
Fonte: stime IRPET
0,7
-0,1
1,2
1,5
3,5
-1,6
2,3
-14,3
-5,6
-2,6
0,7
-0,2
1,5
2,6
4,1
-3,2
1,2
-18,3
-12,5
-2,5
0,6
-0,2
1,3
2,3
5,3
-2,2
1,1
-17,7
-9,7
2,5
0,7
-0,3
1,6
2,8
3,9
-3,5
1,3
-18,5
-13,8
-3,0
La spesa dell’amministrazione pubblica ha segnato una diminuzione, che rappresenta
un’ulteriore riduzione rispetto a quanto avvenuto nel 2010 (cfr. Tab 3.1) e che ha contribuito in
maniera negativa alla dinamica del prodotto interno lordo provinciale.
L’incertezza delle aspettative legate al ciclo economico generale, alle difficoltà nel mercato
del lavoro, al rischio di erosione dei risparmi accumulati per far fronte a maggiori spese dovute
anche alla necessità da parte dell’amministrazione statale di far fronte a una situazione critica
pure per le casse dello Stato, hanno alimentato la percezione del 2011 non come l’anno della
svolta, ma come un anno di attesa di possibili nuove ricadute all’interno della crisi economica in
atto dal 2008.
Come detto, questa percezione si basa anche sulle difficoltà incontrate a livello nazionale
non solo sul terreno dell’economia reale, ma anche nel campo finanziario: la necessità di far
ridurre il rapporto del debito sul prodotto interno lordo, in presenza di una turbolenza sui
mercati che provoca forti pressioni sui tassi di interesse, alimenta i ricorsi a manovre di
controllo e riduzione della spesa pubblica. La spesa dell’amministrazione pubblica, sia quella
degli organi centrali, sia quella degli organi decentrati, si è ridotta nel corso del 2011. Questo
effetto pare destinato a durare anche per gli anni prossimi, in quanto le due manovre del 2010
messe in campo dal precedente governo nazionale e la manovra approvata in Parlamento lo
scorso dicembre dispiegheranno i loro effetti più rilevanti dopo il 2011; la stima è che dal 2014
l’ammontare complessivo dell’impatto delle manovre sull’indebitamento dello Stato sarà di
circa 80 miliardi, derivanti da maggiori entrate e minori uscite.
In questo clima di attesa, di aspettative incerte e di domanda interna stagnante, le imprese
non hanno tuttavia disinvestito: gli investimenti, come detto sopra, sono aumentati di più di un
punto percentuale, segnale che le imprese si preparano per tentare di agganciare l’aumento della
domanda estera, che è tornata a salire.
24
A livello provinciale, nel 2011 il contributo del comparto industriale, e di quello
manifatturiero in particolare, risulta determinante nel raggiungimento della crescita complessiva
di un punto percentuale rispetto al 2010 (Tab. 3.3).
Tabella 3.3
VALORE AGGIUNTO PER MACROSETTORI
Peso e variazioni %
MASSA-CARRARA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
SEL LUNIGIANA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
Fonte: stime IRPET
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
1,1
1,5
15,4
5,8
26,8
30,5
18,9
100,0
1,3%
1,5%
1,8%
0,1%
1,3%
0,9%
-0,3%
0,9%
-5,2%
7,2%
-15,7%
-20,4%
-3,9%
-0,4%
0,9%
-5,1%
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
3,7
0,4
10,0
7,1
25,2
30,1
23,4
100,0
1,6%
0,3%
1,4%
0,2%
1,5%
1,0%
-0,2%
0,8%
-5,3%
0,7%
-16,0%
-20,2%
-3,1%
0,3%
0,0%
-4,4%
TOSCANA
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
SEL AREA DI MASSA E
CARRARA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
2,3
0,3
20,1
4,5
25,9
31,9
14,9
100,0
1,1%
-0,1%
1,0%
-0,4%
1,0%
1,0%
-0,2%
0,7%
-3,6%
4,2%
-10,5%
-17,6%
-2,3%
1,3%
2,1%
-3,2%
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
0,4
1,8
16,8
5,4
27,3
30,7
17,7
100,0
0,5%
1,6%
1,8%
0,0%
1,2%
0,9%
-0,3%
0,9%
-5,0%
7,7%
-15,7%
-20,4%
-4,1%
-0,6%
1,2%
-5,3%
Il manifatturiero, i servizi privati, compresi turismo, commercio e trasporto, insieme
all’agricoltura sono i settori che hanno manifestato segnali di nuova vivacità nel corso del 2011
in entrambi i sistemi economici locali della provincia di Massa-Carrara.
Se tuttavia allarghiamo lo sguardo a quello che è accaduto nel corso dell’ultimo periodo dal
2007 in avanti notiamo come alcuni settori abbiano lasciato sul campo molta parte del loro
valore aggiunto. Nel complesso, la crisi ha colpito più la provincia di Massa-Carrara che la
regione Toscana nel suo insieme in tutti i comparti produttivi; con riferimento alla dinamica del
valore aggiunto per il periodo dal 2007 al 2011 solo nel settore dell’estrattiva si registra un
contributo alla crescita positivo per la provincia di Massa-Carrara, mentre tale contributo risulta
nullo con riferimento al territorio regionale (Tab. 3.4).
Tabella 3.4
CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE DEL VALORE AGGIUNTO NEL PERIODO 2007 / 2011
Valori percentuali
Macrosettori
PROVINCIA DI
MASSA-CARRARA
Regione
Toscana
Differenze
Agricoltura e pesca
-0,1
-0,1
Estrattiva
0,1
0,0
Manifatturiero
-2,7
-2,3
Costruzioni
-1,4
-0,9
Alberghi, Commercio, Trasporto
-1,0
-0,6
Servizi privati
-0,1
0,4
Servizi pubblici
0,2
0,3
TOTALE
-5,1
-3,2
I contributi alla variazione sono dati dal prodotto tra tasso di variazione del valore aggiunto nel
periodo di riferimento e peso del settore nel sistema economico all’inizio del periodo.
Fonte: stime IRPET
25
0,0
0,1
-0,4
-0,5
-0,4
-0,5
-0,1
-1,9
Per quanto riguarda gli altri settori, i segnali più gravi della crisi si riscontrano nelle
costruzioni e nel manifatturiero, che perdono in quattro anni rispettivamente il 20% e il 16% del
valore aggiunto registrato nel 2007. Nello stesso periodo l’agricoltura ha perso il 4% del proprio
valore aggiunto, mentre i settori afferenti al turismo, trasporto e commercio perdono il 5%.
In tutti i settori, fatta eccezione per l’industria estrattiva, la contrazione registrata nella
provincia di Massa-Carrara è risultata maggiore di quella mostrata dall’intero territorio
regionale. In particolare, un apporto forte alla riduzione del valore aggiunto è stato dato dal
comparto manifatturiero, che da solo ha contribuito a quasi la metà della contrazione del valore
aggiunto provinciale: -2,4% del manifatturiero rispetto al -5,1% del totale provinciale. Le
difficoltà del manifatturiero provinciale appaiono ancora più forti di quelle registrate a livello
regionale; ciò è vero anche con riferimento a tutti i servizi privati e alle costruzioni, in cui la
differenza tra il contributo alla variazione del valore aggiunto provinciale e il corrispondente
valore regionale risulta ancora più ampia.
Le difficoltà registrate nella variazione del valore aggiunto si ritrovano anche nell’analisi
della dinamica delle unità di lavoro impiegate nel sistema produttivo, che si sono ridotte del
2,7% dal 2007 al 2011 (Tab. 3.5).
Tabella 3.5
UNITÀ DI LAVORO PER MACROSETTORI
Peso e variazioni %
MASSA-CARRARA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
SEL LUNIGIANA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
Fonte: stime IRPET
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
2,4
1,4
15,6
8,8
32,9
19,5
19,5
100,0
-2,2%
3,4%
1,3%
-2,5%
1,0%
2,0%
-0,4%
0,6%
-5,3%
0,0%
-9,5%
-13,1%
1,0%
0,7%
-1,1%
-2,7%
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
8,4
0,4
9,7
10,7
33,0
15,2
22,6
100,0
-2,0%
2,2%
0,8%
-2,4%
1,2%
2,1%
-0,5%
0,3%
-5,3%
-5,6%
-9,4%
-12,6%
2,1%
1,5%
-1,7%
-2,4%
TOSCANA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
SEL AREA DI MASSA E
CARRARA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
3,7
0,2
20,9
7,5
30,4
21,5
15,8
100,0
-2,6%
2,2%
0,5%
-2,9%
0,8%
2,3%
-0,3%
0,5%
-3,6%
-1,8%
-3,2%
-10,1%
2,5%
2,6%
0,1%
-0,3%
Peso 2011 2011/2010 2011/2007
0,7
1,7
17,2
8,2
32,8
20,7
18,6
100,0
-2,9%
3,5%
1,3%
-2,6%
1,0%
2,0%
-0,4%
0,7%
-5,5%
0,4%
-9,5%
-13,2%
0,7%
0,5%
-0,9%
-2,8%
Il segnale di difficoltà del territorio provinciale rispetto al sistema economico regionale nel
suo complesso appare ancora più forte con riferimento alle unità di lavoro impiegate rispetto al
valore aggiunto prodotto: rispetto al -2,7% provinciale, infatti, in regione c’è stata una
sostanziale tenuta dell’impiego di unità di lavoro (-0,3%).
Il timido segnale positivo del 2011 arriva in un periodo di difficoltà del mercato del lavoro
provinciale, in cui è andato perduto il 3% delle unità di lavoro; la lieve ripresa registrata nel
corso del 2011 non è quindi tale da consentire il recupero delle perdite precedenti, né tantomeno
un recupero rispetto alla diffusione media del lavoro sul territorio regionale.
Le dinamiche settoriali appaiono in linea con quanto commentato a proposito
dell’andamento del valore aggiunto: in tutti i settori, con la sola eccezione dell’industria
26
estrattiva, l’andamento delle unità di lavoro a livello provinciale risulta peggiore di quanto
registrato a livello regionale. In particolare, il comparto manifatturiero contribuisce per oltre la
metà della perdita di unità di lavoro: -1,5% rispetto al -2,7% del sistema economico provinciale
(Tab. 3.6).
Tabella 3.6
CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE DELLE UNITA’ DI LAVORO NEL PERIODO 2007 / 2011
Valori percentuali
Macrosettori
PROVINCIA DI
MASSA-CARRARA
Regione
Toscana
Differenze
-0,1
0,0
-1,5
-1,1
0,3
0,1
-0,2
-2,7
-0,1
0,0
-0,7
-0,8
0,8
0,6
0,0
-0,3
0,0
0,0
-0,8
-0,4
-0,4
-0,4
-0,2
-2,4
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
Fonte: stime IRPET
La situazione del comparto manifatturiero merita di essere sottolineata e necessita senz’altro
di ulteriori elementi di verifica che saranno possibili con l’aggiornamento delle stime anche a
carattere locale una volta che saranno resi disponibili ulteriori informazioni circa alcune
variabili fondamentali come per esempio le esportazioni, o i dati sul mercato del lavoro a livello
locale. Per le stime oggi disponibili, il comparto risulta in forte difficoltà sia con riferimento al
contributo alla dinamica del sistema economico provinciale, sia nel confronto con quanto si
registra a livello regionale, sia per quanto riguarda la generazione di valore aggiunto, sia per
quanto riguarda le unità di lavoro impiegate nella produzione.
Un altro segnale relativo al mercato del lavoro è quello che deriva dai dati amministrativi,
per quanto riguarda le assunzioni: a metà anno 2011 gli avviamenti al lavoro in provincia di
Massa-Carrara erano superiori a quelli del primo semestre dell’anno precedente, ricollocandosi
sugli stessi livelli registrati nei primi sei mesi del 2009, mentre in Toscana lo stesso indicatore
faceva registrare miglioramenti progressivi dal 2009 in poi (Graf. 3.7).
Grafico 3.7
AVVIAMENTI AL LAVORO IN PROVINCIA DI MASSA-CARRARA E IN TOSCANA
Numeri indice. Primo semestre 2009 = 100
120
110
100
MASSA CARRARA
90
TOSCANA
80
70
60
I sem 09
II sem 09
I sem 10
II sem 10
Fonte: elaborazioni su dati SIL - Regione Toscana
27
I sem 11
Va inoltre ricordato che il dato sugli avviamenti non considera la durata dei contratti, che
invece è andata a ridursi. Inoltre, gli avviamenti hanno riguardato in larga parte tipologie
contrattuali “precarie”, che segnalano il clima di incertezza che continua a coinvolgere la
ripresa.
28
4.
LE PREVISIONI PER GLI ANNI 2012, 2013 E 2014
4.1
Il quadro regionale di riferimento
Nei precedenti rapporti era stato più volte richiamato il fatto che l’attuale crisi, dal 2008 in poi,
aveva solo accentuato, forse catalizzandoli e facendoli emergere più repentinamente, i problemi
preesistenti dell’economia locale, regionale e nazionale. La perdita di competitività del sistema
economico si era manifestata da anni attraverso una sostanziale stabilità della produttività del
lavoro e delle vendite all’estero e quindi attraverso una minore crescita del prodotto interno
lordo rispetto alla maggior parte dei paesi sviluppati. Mentre nel contesto nazionale questo
scenario era accompagnato da una crescita dell’occupazione, che portava alla realizzazione di
un modello estensivo di crescita, basato su bassa produttività del lavoro e alta partecipazione, a
livello regionale anche l’aspetto del mercato del lavoro faceva segnare aspetti di criticità: le
unità di lavoro nel 2009 si erano riportate su livelli molto prossimi a quelli registrati nel 1995,
dopo un andamento che nel quindicennio precedente era stato quasi sempre inferiore a quello
medio regionale, con un divario che si ampliava dopo i primi anni duemila.
La inversione di tendenza registrata nel 2010 a livello regionale e nel 2011 a livello
provinciale non è avvenuta grazie alla risoluzione di problemi preesistenti, ma per cause
esogene: la crescita di alcune economie a livello internazionale, la loro accresciuta domanda e la
debolezza dell’euro hanno permesso anche alle economie locali di aumentare le vendite
all’estero e attraverso questa via di far crescere il valore aggiunto.
Sul fronte interno permangono le situazioni di criticità sia con riferimento alla spesa per
consumi da parte delle famiglie, sia con riferimento alla spesa da parte dell’amministrazione
pubblica. Per l’amministrazione pubblica, l’abbattimento del peso del debito sul prodotto
interno lordo dovrà necessariamente passare anche attraverso il contenimento della spesa. Per le
famiglie, alle incertezze legate alle prospettive sul mercato del lavoro si sommano anche le
incertezze legate alla ridotta capacità di risparmio, nell’eventualità che possa essere in parte
eroso anche il risparmio accumulato nel passato. Dal canto loro, le imprese che hanno superato
la recente fase acuta della crisi se vogliono continuare a investire, per innovare e competere al
fine di aggiudicarsi parte della domanda mondiale in aumento, avrebbero bisogno di
finanziamenti non facili da reperire nella attuale situazione in cui si trova il sistema dell’accesso
al credito. La mancanza di credito rappresenta appunto uno dei fattori di criticità per la ripresa
delle imprese di fonte alla crisi.
In questo contesto formulare previsioni sugli anni prossimi risulta certamente complesso,
sicuramente più difficile rispetto ad altri periodi analizzati in passato. A questo va aggiunto che
sono in atto tensioni anche dal punto di vista di governance internazionale in tema economico e
finanziario che interagiscono direttamente con il sistema economico reale.
Occorre quindi fare alcune ipotesi di fondo e stimare che cosa potrebbe verificarsi se le
ipotesi di fondo fossero rispettate. Le ipotesi riguardano la permanenza dell’Italia nell’area
dell’euro con un euro che si stabilizza nel rapporto con le altre valute internazionali, la crescita
dell’economia mondiale al ritmo previsto nelle ultime previsioni del Fondo Monetario
Internazionale e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’efficacia
delle recenti manovre finanziarie in termini di riequilibrio dei conti pubblici e di introduzione di
29
misure di aiuto alla crescita. Date queste ipotesi e considerando che imprese e famiglie possano
reagire positivamente recuperando grado di fiducia e aspettative, nel medio periodo il sistema
locale, così come quello regionale e nazionale, potrebbero riprendere a crescere; non subito,
però.
4.2
Le previsioni per la provincia di Massa-Carrara
Nelle previsioni per il 2012 realizzate con i dati disponibili fino a metà dicembre 2011 si stima
una lieve flessione del prodotto interno lordo a livello regionale. Nel sistema economico
provinciale di Massa-Carrara la flessione dovrebbe essere più attenuata (Tab. 4.1).
Tabella 4.1
IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI
Variazioni % rispetto all’anno precedente
2011
MASSA-CARRARA
2012
2013
2014
2011
TOSCANA
2012
2013
2014
Pil
Importazioni dal resto di Italia
Importazioni dal resto del mondo
0,7
0,0
1,2
-0,4
0,8
2,5
0,7
1,3
2,5
1,1
1,9
4,5
0,6
1,5
2,2
-0,6
0,7
2,0
0,5
1,2
2,2
0,9
1,8
4,2
Consumi delle famiglie
Consumi PA e ISP
Investimenti lordi e variazione scorte
Esportazioni al resto d'Italia
Esportazioni al resto del mondo
Fonte: stime IRPET
0,0
0,7
-0,2
0,0
0,0
0,1
-1,3
-0,2
2,1
2,1
0,2
-1,3
1,5
2,1
5,4
0,5
-0,1
2,7
2,6
4,4
0,7
-0,1
1,2
1,5
3,5
0,2
-1,2
-0,8
0,8
1,6
0,3
-1,2
0,8
1,1
4,7
0,6
0,0
1,9
1,7
3,8
La ragione del migliore andamento previsto per il sistema economico provinciale rispetto al
territorio regionale preso nel suo insieme risiede ancora una volta nella domanda proveniente
dall’esterno, stimata in crescita per la provincia di Massa-Carrara più di quanto non avvenga per
la regione Toscana. Le altre componenti della domanda finale mostrano invece dinamiche
negative o piatte: sostanzialmente stabili i consumi delle famiglie e gli investimenti delle
imprese, in riduzione i consumi dell’amministrazione pubblica.
Appare quindi confermata una analisi più volte svolta per l’economia regionale e locale, ma
valida anche a livello nazionale: le uniche possibilità di espansione possono derivare da un
miglioramento del saldo con l’esterno, quindi da un incremento delle esportazioni o da una
riduzione delle importazioni. In realtà le importazioni sono stimate in crescita sia per il territorio
regionale che per quello provinciale e se questo può apparire anche naturale per un sistema
economico locale piccolo e quindi molto aperto agli scambi con l’esterno in un momento di
crescita di alcune economie a livello internazionale, tuttavia può prestarsi anche a una lettura
meno positiva. L’incremento delle importazioni, in uno scenario di bassa crescita e di riduzione
della domanda interna, può derivare anche dalla incapacità da parte delle imprese del sistema
economico provinciale di soddisfare una domanda che rimane stabile in termini di valore, ma
che può cambiare nella sua tipologia. È come se fosse una incapacità da parte del sistema a
cogliere i mutamenti della domanda e seguirli. Si tratterebbe infatti di una domanda accresciuta
e soddisfatta dalla produzione delle imprese residenti fuori dal sistema locale, in quanto la spesa
per consumi da parte delle famiglie dovrebbe rimanere stabile, così come la spesa per
investimenti da parte delle imprese, segnale, quest’ultimo che le imprese percepiscono che la
30
crisi non è alle spalle; forse lo è la sua fase più acuta, ma gli effetti della crisi continueranno a
dispiegarsi e la situazione economica attuale è tutt’altro che risolta.
Anche con riferimento agli anni successivi, per i quali l’intervallo di confidenza dei valori
stimati per le principali variabili economiche non può che allargarsi, gli input alla crescita
derivano soprattutto dalla domanda proveniente dall’esterno della provincia, soprattutto
dall’estero. Le caratteristiche della lieve crescita stimata anche per il 2013 e per il 2014
rimangono quindi le stesse: spesa dell’amministrazione pubblica in costante riduzione e stabilità
dei consumi delle famiglie.
Il contesto di difficoltà visto per gli anni che stiamo attraversando, quello stimato per il 2012
e quello degli anni successivi non sembra quindi mutare: la debolezza della domanda interna
continua ad essere presente e non dà segni di sostanziale ripresa e miglioramento. I vincoli alla
spesa pubblica derivanti dal peso del debito sul prodotto interno lordo a livello nazionale, che
gravano a cascata su tutti i livelli istituzionali sono uno dei principali motivi del contenimento e
della riduzione della spesa pubblica. Le difficoltà a affermarsi sui mercati da parte delle imprese
le portano alla ricerca di una maggiore competitività perseguita attraverso la riduzione dei costi
per il fattore lavoro. I due elementi insieme, aspettative di difficoltà da affrontare sul mercato
del lavoro da un lato e timori di maggiori uscite per imposte e per tariffe sui servizi fanno
propendere le famiglie per una posticipazione delle spese per consumi, che quindi non
contribuiscono in maniera significativa alla crescita dell’ammontare complessivo della domanda
interna.
Nel 2012 la riduzione del valore aggiunto dovrebbe investire trasversalmente tutti i settori
economici di attività (Tab. 4.2).
Tabella 4.2
VALORE AGGIUNTO PER MACROSETTORI. 2012-2014
Variazioni %
MASSA-CARRARA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
Fonte: stime IRPET
2012
2013
2014
-0,1
-1,0
-0,2
-1,1
0,0
-0,2
-1,5
-0,4
0,4
2,6
1,7
0,8
1,4
0,7
-1,0
0,8
0,9
1,5
1,8
1,9
1,3
0,8
-0,1
1,0
Le difficoltà appaiono quindi sistemiche e legate appunto alla stagnazione della domanda
interna, evidente anche nell’andamento di alcuni settori specifici come quello delle costruzioni e
quello dei servizi pubblici. Pur con una dimensione diversa, quindi, anche il 2012 si caratterizza
come un anno che riporta l’analisi e le riflessioni sulle stesse chiavi di lettura espresse nella
valutazione della situazione economica del 2009: ci troviamo di fronte a un sistema che ha
bisogno di cambiare, velocemente e in modo sostanziale. Per anni il sistema economico è
cresciuto e si è sviluppato al di sopra delle proprie capacità, sfruttando elementi contingenti,
senza affrontare il nodo centrale della spesa per investimenti orientati alla ristrutturazione e
all’innovazione. Questi meccanismi non sono più attuabili, perché una svalutazione della
moneta non è possibile e perché politiche di incentivazione e di iniezione di capitali pubblici
non è consentita dalle attuali condizioni delle casse dello Stato e degli Enti in generale.
L’andamento leggermente migliore previsto per gli anni successivi poggia essenzialmente
sul fatto che si verifichino le ipotesi annunciate all’inizio di questo paragrafo, con particolare
31
riferimento a quella ipotesi sul successo delle manovre di riequilibrio dei conti pubblici e sulla
introduzione di nuove condizioni di funzionamento dei mercati in grado di generare un nuovo
clima di fiducia da parte degli operatori.
Questo rinnovato clima di fiducia dovrebbe essere colto sia dalle imprese che dalle famiglie,
tuttavia le prime potrebbero essere più veloci nell’interpretare i segnali dei mercati e potrebbero
quindi ridare il via agli investimenti – purché vi sia il supporto del sistema del credito – mentre
per le famiglie occorrerà aspettare una continuità di segnali positivi maggiore perché riprendano
con costanza le loro abitudini di spesa.
L’andamento previsto in riduzione per le unità di lavoro impiegate nella produzione del
sistema economico provinciale potrebbe quindi aggravare il clima di fiducia percepito da parte
delle famiglie (Tab. 4.3).
Tabella 4.3
UNITÀ DI LAVORO PER MACROSETTORI. 2012-2014
Variazioni %
MASSA-CARRARA
Agricoltura e pesca
Estrattiva
Manifatturiero
Costruzioni
Alberghi, Commercio, Trasporto
Servizi privati
Servizi pubblici
TOTALE
Fonte: stime IRPET
2012
2013
2014
-3,4
2,3
0,4
-4,0
0,0
1,5
-2,1
-0,4
-2,9
3,4
1,0
-2,2
0,9
2,0
-1,3
0,4
-2,6
3,2
1,1
-0,8
1,1
2,3
-0,2
0,9
Per quanto riguarda i comparti produttivi, anche nel medio periodo il recupero di produttività
sembra una traiettoria ormai intrapresa da parte delle imprese di alcuni settori del sistema. In
particolare, per le imprese dell’agricoltura e pesca e per le imprese delle costruzioni si prevede
una riduzione delle unità di lavoro utilizzate anche a fronte di contrazioni di valore aggiunto ben
inferiori.
Le stime per gli anni successivi sembrano orientate a un miglioramento progressivo della
situazione economica del sistema provinciale, tuttavia occorre ricordare il contesto all’interno
del quale tali stime sono state effettuate, ovvero il quadro delle previsioni dell’andamento
economico nazionale orientato a una lieve flessione per il 2012 e a una ripresa per il 2013. Le
previsioni uscite negli ultimi giorni hanno rivisto al ribasso il loro orientamento per il breve
periodo: flessione più marcata per il prodotto interno lordo nel 2012 e ulteriore riduzione per
l’anno successivo.
32