Provincia di Massa-Carrara La provincia di Massa‐Carrara nella attuale crisi economica 2011: primi segnali di una ripresa o timori per una eventuale ricaduta? Massa‐Carrara, Marzo 2012 AVVERTENZA Il rapporto contiene una stima provvisoria dei dati di contabilità relativi all’anno in corso e all’anno precedente (2011 e 2012) ed una revisione della stima dei dati precedenti. Può quindi accadere che le stime sul 2010 e 2011 differiscano da quelle riportate nel rapporto precedente; ciò è dovuto al fatto che tra la data di redazione dei due rapporti dati aggiuntivi hanno consentito il miglioramento delle stime via via effettuate. RICONOSCIMENTI La redazione del rapporto è stata curata sotto la responsabilità di Simone Bertini (che ha anche curato i Capitoli 3 e 4) con il contributo di David Burgalassi (Capitoli 1 e 2) e Stefano Rosignoli (stima delle grandezze di contabilità). Elena Zangheri ha curato l’allestimento editoriale. 2 Indice 1. LO SCENARIO INTERNAZIONALE, NAZIONALE E REGIONALE 1.1 La crisi globale e la situazione italiana 1.2 La Toscana 5 5 7 2. IL SISTEMA ECONOMICO DI MASSA-CARRARA: CARATTERI STRUTTURALI 2.1 La struttura demografica 2.2 La struttura produttiva 11 11 13 3. L’EVOLUZIONE RECENTE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL SISTEMA ECONOMICO 3.1 L’economia provinciale nel 2010: la ripresa tarda a arrivare e l’economia rallenta nuovamente 3.2 L’economia provinciale nel 2011: un timido segnale di ripresa 21 21 23 4. LE PREVISIONI PER GLI ANNI 2012, 2013 E 2014 4.1 Il quadro regionale di riferimento 4.2 Le previsioni per la provincia di Massa-Carrara 29 29 30 3 4 1. IL CONTESTO INTERNAZIONALE, NAZIONALE E REGIONALE 1.1 La crisi globale e la situazione italiana L’attuale contesto economico vede la peggiore crisi per l’economia globale dopo quella del 1929. Il biennio 2008-2009 ha costituito la fase più acuta della crisi, con la caduta delle principali grandezze economiche. Dopodichè, il 2010 ha presentato alcuni segnali di ripresa, con il prodotto e il commercio mondiali che sono tornati a crescere; nel primo semestre del 2011 i segnali di ripresa registrati nel 2010 sembravano trovare conferma. Considerare soltanto gli elementi congiunturali sarebbe tuttavia fuorviante. La crisi ha infatti avuto forti ripercussioni anche sugli aspetti strutturali delle economie mondiali, creando un break nei sentieri di sviluppo, con ricadute che investiranno il lungo periodo. L’aspetto forse più significativo in un’ottica globale – ma che dispiega necessariamente i suoi effetti anche a livello locale – risiede nel fatto che la ripresa rilevata a partire dal 2010 sta avvenendo in misura differenziata tra aree “avanzate” (economie occidentali) ed aree “emergenti” (in particolare il gruppo dei BRICs, eccetto la Russia), con le prime che mostrano tassi di crescita sensibilmente inferiori ai livelli pre-crisi, recuperando dunque solo in parte quanto perso nel biennio 20082009. Nel 2009, infatti, l’area Euro faceva registrare una riduzione del PIL di oltre il 4%, e nello stesso periodo Cina e India crescevano rispettivamente del 9,2% e del 6,8%, attestandosi al 10% nel 2010, mentre l’area Euro è tornata a crescere dell’1,7% (Graf. 1.1). Grafico 1.1 TASSO DI CRESCITA ANNUO DEL PRODOTTO INTERNO LORDO. 1980-2016 Valori % 10 8 6 4 2 0 -2 -4 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 -6 Economie sviluppate Economie emergenti e in via di sviluppo Fonte: elaborazioni su dati Fondo Monetario Internazionale 5 Unione Europea Italia Al rallentamento relativo delle econome avanzate rispetto alle aree emergenti si aggiungono i sacrifici dovuti alle manovre di risanamento poste in atto da parte dei paesi che più hanno avvertito la crisi, tra cui l’Italia, sia sul fronte dell’immissione di liquidità che su quello dei bilanci pubblici. Tali manovre, seppur necessarie per riequilibrare i bilanci pubblici, rischiano di produrre effetti di ulteriore contrazione della domanda. Infine, l’incertezza sui mercati finanziari che continua a farsi sentire, soprattutto in quest’ultimo periodo, non agevolerà la ripresa delle economie, in particolare di quelle occidentali. Tutto ciò rende molto difficile, anche per l’Italia, il ritorno sul sentiero di crescita di lungo periodo imboccato prima della attuale crisi. La crisi ha avuto quindi un impatto particolarmente rilevante per l’Italia, andando a colpire un contesto che già da almeno un ventennio presentava segni di perdita di competitività nei confronti delle altre principali economie avanzate, sia nei tassi di crescita del PIL procapite che nei livelli di produttività. Dai primi anni novanta, infatti, il tasso medio annuo di crescita del PIL italiano è stato dell’1,3%, mentre la media dei paesi avanzati aderenti all’OCSE era del 2,5%. La crisi attuale, annullando la crescita dell’ultimo decennio e riportando il PIL ai livelli del 2000, rischia dunque di amplificare la debolezza relativa dell’Italia, sia nei confronti delle altre economie avanzate che di quelle emergenti. Ad aggravare le prospettive sulla crescita va considerato il fatto che l’Italia meno di altri sembra poter ricorrere a politiche fiscali e di spesa pubblica espansive che possano compensare la diminuzione dei consumi interni. La recessione ha infatti esasperato il peso del debito pubblico sul PIL, con valori che sono tornati vicini al 120%. Ciò ha reso necessario orientare i più recenti interventi di finanza pubblica – tra cui le due manovre finanziarie del Governo precedente e l’ultima manovra recentemente approvata in Parlamento – verso forti tagli di spesa ed inasprimenti fiscali (con un impatto stimato di 80 miliardi di euro derivanti sia da maggiori entrate fiscali che da riduzioni di spesa pubblica). Tali misure si ripercuoteranno inevitabilmente sulla capacità di spesa privata, quella delle famiglie, sia sulla capacità di spesa pubblica, quella delle regioni e degli enti locali. Le famiglie, dal canto loro, avranno da un lato il timore che la necessità di riequilibrio dei conti pubblici comporti per loro maggiori uscite in termini di tassazioni o di maggior costo dei servizi, dall’altro il timore che le difficoltà economiche delle imprese si traducano in condizioni di lavoro più instabili e quindi potenzialmente in entrate più incerte o minori. Le amministrazioni pubbliche centrali e locali si troveranno di fronte a vincoli sempre più stringenti in termini di bilancio e quindi ridurranno da un lato i costi per beni e servizi ma anche per prestazioni lavorative, dall’altro cercheranno una maggiore partecipazione alla fornitura dei servizi da parte degli utenti. Inoltre, le misure di politica economica vanno ad inserirsi in un contesto in cui i mercati valutari e finanziari continuano ad essere caratterizzati da forte incertezza e scossi da turbolenze. Un tale clima di volatilità finanziaria non contribuisce certamente a creare condizioni tali da favorire la ripresa degli investimenti, e quindi non risulta particolarmente adatto alla ripresa economica. Nella prima parte del 2011 alcuni segnali sembravano lasciare intendere che si fosse avviata la ripresa; il secondo semestre dell’anno non ha offerto riscontri a questi segnali, alimentando piuttosto l’idea che la fase recessiva iniziata nel 2008 non sia ancora terminata e la ripresa rilevata a partire dal 2010 sia da considerare solamente un effetto “rimbalzo” successivo alla caduta del 2008-2009, in un contesto recessivo che continuerà a perdurare anche nel futuro immediato. 6 1.2 La Toscana Nell’attuale quadro, caratterizzato sul piano internazionale da alcuni paesi che continuano a marciare su ritmi di crescita più alti di quelli dell’Italia e dell’area dell’Euro e sul piano nazionale da una contrazione di consumi privati e spesa pubblica, una possibile via d’uscita risiede nel tornare a cogliere la domanda internazionale, soprattutto quella delle economie emergenti. Le esportazioni costituiscono uno storico canale di sviluppo regionale, ed hanno guidato la crescita negli anni immediatamente precedenti alla crisi (Graf. 1.2) Grafico 1.2 PRODUZIONE, ESPORTAZIONI ESTERE E UNITÀ DI LAVORO IN TOSCANA. 2000-2011 Numeri indice 2000=100 130 120 110 Produzione Esportazioni estere 100 ULA 90 80 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: elaborazioni IRPET Il posizionamento sui mercati emergenti è una via che appare dunque particolarmente importante per la Toscana, il cui prodotto interno lordo è costituito per circa un quarto dalle esportazioni. È proprio attraverso il canale delle esportazioni che la crisi si è propagata in maniera rapida anche in Toscana. La caduta della domanda estera che ha innescato la crisi ha mostrato dunque le sue ripercussioni più gravi soprattutto sul settore industriale, che in Toscana è tradizionalmente orientato verso i mercati esterni (Graf. 1.3). 7 Grafico 1.3 UNITÀ DI LAVORO IN TOSCANA PER MACROSETTORI E TOTALE, 2008-2011 Variazioni % annuali 4% 0% 2009-2008 -4% 2010-2009 2011-2010 -8% -12% Agricoltura Industria Costruzioni Servizi Totale Fonte: elaborazioni IRPET Alla componente industriale si è aggiunta la crisi nel settore delle costruzioni , mentre i servizi hanno tenuto nel 2009, per poi portarsi al segno negativo nell’anno successivo. La rilevanza delle esportazioni sulle prestazioni economiche regionali è sottolineata dal conto risorse-impieghi, che mostra l’andamento delle transazioni economiche effettuate nel sistema economico regionale e tra regione e l’esterno (resto d’Italia e estero). In particolare, se si escludono gli investimenti, le esportazioni all’estero costituiscono la componente che ha segnato il crollo maggiore, seguita dalla domanda proveniente dal resto del Paese (Tab. 1.4). Tabella 1.4 CONTO RISORSE IMPIEGHI TOSCANA. 2008-2011 Valori % annuali RISORSE Pil Importazioni dalle altre regioni Importazioni dall’estero IMPIEGHI Consumi delle famiglie Consumi PA* e ISP** Investimenti lordi e variazione scorte Esportazioni verso le altre regioni Esportazioni all’estero *PA= Pubblica amministrazione. **ISP= Istituzioni sociali private senza scopo di lucro al servizio delle famiglie Fonte: stime IRPET 2009/2008 2010/2009 2011/2010 -4,5 -5,5 -13,0 1,1 3,0 5,3 0,6 1,5 2,2 -3,0 -0,8 -9.2 -7,6 -9,1 0,8 -0,6 2,1 2,1 8,8 0,7 -0,1 1,2 1,5 3,5 Come per l’Italia nel suo complesso, anche in Toscana il 2010 ha mostrato dei segnali positivi e di possibile uscita dalla fase più buia della crisi. Il PIL è infatti tornato a crescere. Nel 2010 le esportazioni sono tornate a crescere e a trainare l’economia, che ha continuato a trovare un freno nella dinamica sostanzialmente piatta della domanda interna, in particolare quella dei consumi delle famiglie e della spesa pubblica. Oltre agli aspetti congiunturali che si sono appena richiamati, la crisi ha concorso al mutamento delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo regionale, che già subiva processi di cambiamento nei decenni passati, tra i quali una progressiva terziarizzazione dell’economia a cui è corrisposta la riduzione relativa del ruolo delle attività manifatturiere 8 sull’economia regionale. Per di più, la ripresa che c’è stata a partire dal 2010 sul lato del valore aggiunto non è stata seguita da una ripresa del mercato del lavoro, che ha invece registrato nel complesso del triennio 2009-2011 un periodo di forte criticità. Il decennio precedente alla crisi aveva visto una bassa crescita della produttività accompagnata da una buona crescita dell’occupazione. Con la crisi il tentativo di recuperare produttività da parte delle imprese è stato perseguito soprattutto cercando di ridurre il peso del fattore lavoro. Pare dunque lecito aspettarsi che anche nello scenario più ottimistico, una volta superata la crisi, il ritorno ai livelli occupazionali precedenti al 2008 non potrà avvenire velocemente, ma necessiterà di qualche anno. Le fasi di crisi e lieve ripresa del 2010 hanno dato alcune indicazioni importanti sulla capacità di tenuta e di ripresa del sistema produttivo toscano. La crisi infatti non si è abbattuta in modo omogeneo sul tessuto economico e le imprese hanno reagito in maniera differenziata. Le differenti capacità di risposta delle imprese sono dovute principalmente i) al mercato di riferimento, ii) alla dimensione, iii) al contenuto tecnologico, iv) alla specializzazione produttiva. Innanzitutto, le risposte delle aziende sono state asimmetriche per destinazione di mercato dei prodotti, con le imprese orientate all’export che, dopo essere state colpite dalla crisi in misura più grave rispetto a quelle rivolte al mercato interno, hanno beneficiato maggiormente della ripresa della domanda mondiale. Vi è stata poi una differenziazione dimensionale: le grandi imprese hanno risposto generalmente meglio, recuperando parte della contrazione subita nel biennio precedente, mentre le piccole e le micro imprese hanno risentito maggiormente della flessione. Tra queste ultime, le imprese artigiane in particolare non hanno saputo invertire l’andamento negativo del fatturato. Infine, le imprese a più alto contenuto tecnologico – indipendentemente dalla dimensione – sono state intaccate solo parzialmente dalla crisi, ed hanno reagito meglio (Graf. 1.5). Grafico 1.5 PRODUZIONE INDUSTRIALE PER LIVELLO DI CONTENUTO TECNOLOGICO IN TOSCANA. 2008-2011 Variazioni % tendenziali 24 16 8 Bassa tecnologia Medio-bassa tecnologia 0 Medio-alta tecnologia -8 Alta tecnologia -16 -24 2007 2008 2009 Fonte: Elaborazioni Irpet 9 2010 Questo aspetto si lega con la propensione all’export, in quanto le imprese a più alta tecnologia presentano generalmente una maggiore quota di fatturato esportato rispetto a quelle a più basso contenuto tecnologico (circa il 45% per la prime, meno del 30% per le seconde). Ovviamente, gli aspetti della propensione all’export, della grandezza dimensionale e del contenuto tecnologico sono legati fortemente alle specializzazioni produttive, le quali sono a loro volta in relazione con le specificità dei sistemi locali toscani. I settori più orientati all’export sono quelli manifatturieri, che hanno dunque beneficiato della domanda estera. Il fattore dimensionale interviene invece trasversalmente nei settori: le imprese piccole e artigiane, infatti, quale che sia il settore di appartenenza, mostrano generalmente prestazioni inferiori in termini di fatturato rispetto alle imprese più grandi. A sopperire ai deficit dimensionali, specie in settori a medio e basso contenuto tecnologico, sono le agglomerazioni di imprese in alcune realtà distrettuali, quali ad esempio nei settori della concia e della pelletteria o in quello della moda, dove accanto a imprese altamente riconosciute in Italia e all’estero si affiancano sistemi di piccole e medie imprese, spesso artigiane. Da tutto ciò emerge ancora una volta l’importanza della proiezione sui mercati internazionali. Ciò significa innanzitutto cercare di guadagnare posizioni su quelli che si sono dimostrati essere i mercati più dinamici, ossia i Paesi emergenti e in via di sviluppo, in primis i BRICs, che, come visto, sono stati intaccati solo marginalmente dalla crisi. Ciò tuttavia non basta. Occorrerà più che mai, riprendere o mantenere competitività all’interno dei mercati di riferimento per la regione e in particolare in Europa. Sebbene per i paesi europei le previsioni di ripresa dalla crisi siano decisamente inferiori ai ritmi di crescita stimati per i paesi emergenti, essi costituiscono più del 40% del valore delle esportazioni toscane (da sole, Germania e Francia compongono il 20%). Occorrerà dunque andare a individuare e presidiare le componenti della domanda più dinamiche all’interno di tali mercati, pur se statici nel loro insieme. Ciò porta inevitabilmente a basare la competitività sulla capacità di offrire adeguate combinazioni prezzoqualità nelle produzioni, il che non si riduce soltanto alla ricerca di una maggiore efficienza, ma deve basarsi su innovazione e creatività. 10 2. IL SISTEMA ECONOMICO DI MASSA-CARRARA: CARATTERI STRUTTURALI Gli effetti della crisi globale si sono manifestati sui territori della Toscana in misura diversificata, così come le reazioni alla crisi sono state diverse in base alle caratteristiche strutturali delle aree. A tal fine riteniamo opportuno fornire un quadro sintetico dei principali caratteri socio economici della provincia di Massa-Carrara e dei due sistemi economici locali, ossia territori i cui comuni sono caratterizzati da caratteristiche simili e connessioni di natura sistemica, soprattutto riguardo al mercato del lavoro: L’area di Massa e Carrara, che comprende i comuni di Carrara, Massa e Montignoso, e la Lunigiana, comprendente i restanti 14 comuni della provincia. Il quadro che ne emerge è quello di un’area con caratteristiche tali da differenziarsi rispetto al resto della regione, sia per quanto riguarda le dinamiche demografiche che nell’evoluzione economica, e con al suo interno un forte dualismo tra i due territori che la compongono. 2.1 La struttura demografica Come il resto della regione, la struttura demografica della provincia di Massa-Carrara è caratterizzata dal fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. Negli ultimi quaranta anni, infatti, è aumentato notevolmente il peso delle classi di età più anziane, a discapito di quelle più giovani (Graf 2.1). Se all’inizio degli anni settanta vi erano 65 ultra 65enni ogni 100 giovani sotto i 14 anni, questo valore, che definisce l’indice di vecchiaia della popolazione, è quest’oggi salito a 209. Grafico 2.1 COMPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE NELLA PROVINCIA DI MASSA-CARRARA PER CLASSI DI ETÀ. 1971 E 2010 90+ 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-4 Femmine 1971 Maschi 1971 Femmine 2010 Maschi 2010 10% 8% 6% 4% 2% 0% 2% Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 11 4% 6% 8% 10% L’invecchiamento è un fenomeno che caratterizza tutta la regione e più in generale la maggior parte delle aree italiane. Tuttavia è più evidente a Massa-Carrara che nel resto della Toscana. Il numero degli anziani ogni 100 giovani per la Toscana è infatti 183. Ne deriva una maggiore dipendenza delle classi anziane dalla popolazione in età lavorativa nella provincia che nel resto della regione (Tab. 2.2). Tabella 2.2 INDICATORI STRUTTURALI DELLA POPOLAZIONE. 2010 Indice di vecchiaia Indice di dipendenza degli anziani Indice di dipendenza strutturale Provincia SEL Massa e Carrara SEL Lunigiana Toscana 209 38 56 188 34 52 267 47 64 183 36 56 Indice di vecchiaia: rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato per 100 Indice dipendenza degli anziani: rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100 Indice di dipendenza strutturale: rapporto tra popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Se si vanno a confrontare invece i valori dell’indice di dipendenza strutturale, che indica quanto le classi inattive (giovani e anziani) “pesano” sulla popolazione attiva, essi sono uguali per provincia e regione: questo perché la Toscana presenta tassi di natalità più alti rispetto alla provincia, e dunque una maggiore frequenza delle classi di età più giovani. Al suo interno, la provincia è molto differenziata tra i due sistemi economici locali (SEL) che la compongono: l’Area di Massa e Carrara e la Lunigiana. La Lunigiana è infatti maggiormente soggetta a invecchiamento e bassa natalità rispetto al SEL di Massa e Carrara, con un valore dell’indice di vecchiaia che supera quasi del 50% quello regionale (Graf. 2.3). Grafico 2.3 POPOLAZIONE NEI SEL LUNIGIANA E MASSA E CARRARA. 1953-2010 160.000 140.000 120.000 100.000 SEL Lunigiana Lunigiana 80.000 Massa-Carrara SEL Massa e Carrara 60.000 40.000 20.000 1953 1955 1957 1959 1961 1963 1965 1967 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 0 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT 12 L’invecchiamento demografico è il risultato della dinamica che ha caratterizzato la provincia negli ultimi sessant’anni. Se la popolazione totale provinciale resta pressoché invariata, restando sempre intorno alle 200mila unità, la dinamica di lungo periodo mostra un forte dualismo tra area di Massa e Carrara da un lato e Lunigiana dall’altro. All’inizio degli anni cinquanta risiedevano in Lunigiana oltre il 40% degli abitanti della provincia, la popolazione nel SEL si è ridotta continuativamente fino alla fine del secolo. Si tratta, in termini assoluti, di una perdita di circa 30.000 abitanti. Il periodo in cui la dinamica di decrescita è più intensa è rappresentato dagli anni cinquanta alla fine degli anni settanta, in cui alle perdite di popolazione subite dalla Lunigiana si affianca la crescita del SEL di Massa e Carrara, che aumenta di oltre 20.000 unità, ad un tasso maggiore della media regionale. Tale processo è guidato, per Massa e Carrara, soprattutto dall’elevata natalità, mentre il declino della Lunigiana è dovuto soprattutto al forte movimento migratorio di uscita, che però si rivolge più all’esterno della regione rispetto a Massa e Carrara. A partire dagli anni ottanta la popolazione nel SEL Massa e Carrara smette di crescere: è in particolare il comune di Carrara ad intraprendere una fase di declino demografico che si trascinerà fino all’inizio degli anni duemila. Il declino demografico è dovuto ai saldi naturali che divengono negativi e che non vengono compensati da entrate migratorie. 2.2 La struttura produttiva Come segnalato già nel precedente rapporto, l’economia della provincia presenta elementi di debolezza, sia per quanto riguarda la struttura economica nel suo complesso, sia per il dualismo che contraddistingue i due SEL della provincia. La dinamica di lungo periodo (1951-2008) mostra come almeno parte della debolezza relativa di Massa-Carrara sia un’eredità del sentiero di sviluppo provinciale nel lungo periodo. Come la Toscana, la provincia appare interessata da un processo di cambiamento strutturale della propria struttura economica, che si è orientata sempre più verso i servizi. Ciò che differenzia la provincia di Massa-Carrara dal resto della regione è che, mentre in Toscana il processo di de-industrializzazione si è reso evidente a cavallo degli anni settanta e ottanta, nella provincia inizia con venti anni di anticipo. Dopo la fase di decollo degli anni cinquanta, infatti, in cui Massa-Carrara era caratterizzata da una forte presenza industriale (era la terza provincia dopo Prato e Lucca per incidenza degli addetti all’industria sugli addetti privati totali, esclusa l’agricoltura), con gli addetti in crescita nonostante la popolazione fosse sostanzialmente stabile, già a partire dagli anni sessanta il ruolo dell’industria inizia a ridursi (Graf. 2.4). 13 Grafico 2.4 ADDETTI ALL’INDUSTRIA E AI SERVIZI PRIVATI. PROVINCIA DI MASSA-CARRARA E TOSCANA. 1951-2008 Numeri indice 1951=100 350 300 industria Toscana 250 servizi privati Toscana 200 industria Massa-Carrara 150 servizi privati Massa-Carrara 100 50 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2008 Fonte: elaborazioni su dati Censimenti Industria e Servizi e Archivio Statistico Imprese Attive ISTAT Il processo di contrazione dell’industria si arresta nell’ultimo decennio, in cui la provincia è in controtendenza con la dinamica regionale: quest’ultima continua infatti a mostrare una ulteriore riduzione del settore. La contrazione dell’industria avuta negli anni sessanta ha interessato anche i servizi, che sono tornati a svilupparsi nel decennio successivo. La dinamica degli ultimi sessant’anni, con un decollo industriale che non ha trovato gli sviluppi che invece si sono avuti nel resto della Toscana, ha dunque determinato alcuni degli elementi di difficoltà del territorio provinciale, che si presentano in misura maggiore rispetto al resto della regione. Se infatti consideriamo la grandezza economica più significativa per descrivere un sistema economico, ossia il reddito pro capite, Massa-Carrara presenta il livello più basso tra le province toscane, che equivale a poco più di tre quarti del PIL pro capite medio toscano. Nell’ultimo decennio la provincia ha recuperato parte del gap che la separa dal resto della regione, che resta tuttavia forte. Il dato del PIL è particolarmente eclatante se analizzato nei due sistemi economici locali della provincia. Infatti il SEL Lunigiana presenta il reddito pro capite più basso della Toscana, poco più di 17.500 euro nel 2010. Il SEL Massa e Carrara, pur con un livello decisamente più elevato (circa 25.000 euro), è ancora al di sotto della media regionale (Graf. 2.5). 14 Grafico 2.5 PIL PRO CAPITE NEI SISTEMI ECONOMICI LOCALI TOSCANI. 2010 Valori in Euro 50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 Toscana SEL Massa e Carrara SEL Lunigiana Fonte: elaborazioni IRPET Vi è dunque un sostanziale dualismo tra le aree della provincia, che va ad aggiungersi alla debolezza relativa della provincia in termini di reddito. Inoltre gli accenni di recupero in termini di reddito rispetto alla Toscana che si erano avuti nel decennio passato sembrano essersi ridimensionati con la crisi (Graf. 2.6). Grafico 2.6 PIL PRO CAPITE, SEL AREA DI MASSA E CARRARA E SEL LUNIGIANA.1996-2010. % rispetto a PIL pro capite Toscana. Valori a prezzi concatenati anno 2000 100% 80% SEL Lunigiana SEL Lunigiana su su Toscana Toscana 60% SEL Massa e SEL Massa-Carrara su Carrara su Toscana Toscana 40% 20% 0% 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: elaborazioni IRPET La debolezza del sistema produttivo provinciale rispetto al resto della regione in termini di reddito si manifesta anche dal punto di vista occupazionale. La provincia mostra infatti livelli di partecipazione al mercato del lavoro più bassi rispetto alla Toscana nel suo complesso e all’Italia, così come di occupazione, mentre i tassi di disoccupazione sono superiori. Si tratta di una situazione che si ripete sia prima che durante il periodo di crisi (Tab. 2.7). 15 Tabella 2.7 INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO NEL PERIODO PRE-CRISI E DURANTE LA CRISI. PROVINCIA DI MASSA-CARRARA, TOSCANA E ITALIA Valori % Media 2004-2007 Massa-Carrara Toscana Tasso di attività 63,5 68,7 Tasso di disoccupazione 8,2 4,9 Tasso di occupazione 58,2 65,3 Il tasso di occupazione si riferisce alla popolazione dai 15 ai 64 anni Fonte: elaborazioni su dati ISTAT Media 2008-2010 Italia Massa-Carrara Toscana Italia 63,8 7,2 45,6 63,8 7,6 45,1 66,6 10,5 59,5 69,4 5,6 65,4 Il risultato della traiettoria di lungo periodo è una struttura oggi caratterizzata da un forte peso del terziario, in particolare del commercio e pubblici esercizi e dei servizi pubblici, settori in cui l’area è maggiormente specializzata rispetto al resto della regione. Rispetto al resto della regione, i settori manifatturieri sono invece ridimensionati: essi concorrono infatti a meno del 15% del valore aggiunto provinciale, mentre la media regionale arriva quasi al 22%. Con l’eccezione della pubblica amministrazione, i settori del terziario hanno tutti visto uno sviluppo delle unità di lavoro impiegate nell’ultimo quindicennio, in particolare quello di alberghi e ristoranti (Tab. 2.8). Tabella 2.8 UNITÀ DI LAVORO: PESO SULL’ECONOMIA PROVINCIALE, QUOZIENTI DI SPECIALIZZAZIONE E TASSI DI VARIAZIONE 1995-2010 Settore Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazioni Altri servizi pubblici, sociali e personali Costruzioni Alberghi e ristoranti Sanità e altri servizi sociali Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria Istruzione Informatica, ricerca, altre attività Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi Agricoltura, caccia e silvicoltura Mezzi di trasporto Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo Intermediazione monetaria e finanziaria Macchine ed apparecchi meccanici Estrazione di minerali non energetici Alimentari,bevande e tabacco Tessili ed abbigliamento Servizi immobiliari e noleggio Legno e dei prodotti in legno Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas e acqua calda Macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche Altre industrie manifatturiere Prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali Carta, stampa ed editoria Articoli in gomma e materie plastiche Coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari Pesca, piscicoltura e servizi connessi Concia, prodotti in cuoio, pelle e calzature Sono evidenziati i settori di forte specializzazione della provincia Fonte: elaborazioni IRPET 16 % su totale ULA provinciali Quozienti di Specializzazione (media regionale = 100) Variazione % 1995-2010 17,7 7,7 7,3 7,2 7,2 7,1 6,8 6,5 5,7 5,2 3,4 2,9 2,7 2,2 2,0 1,9 1,6 0,9 0,8 0,7 0,7 0,6 0,4 0,4 0,3 0,1 0,1 0,1 0,0 112 103 120 111 119 118 122 100 93 339 82 205 122 80 124 728 106 14 77 89 92 64 18 43 26 24 179 60 1 8 16 35 30 11 -11 -1 45 19 -28 -23 -15 15 -1 16 -21 -1 -33 15 -28 -24 88 10 5 8 -12 106 -31 0 Un ulteriore settore di rilevanza per l’economia dell’area è quello delle costruzioni, in cui Massa-Carrara è specializzata, che contribuisce per circa il 7,5% del valore aggiunto provinciale (contro una media regionale del 6%). I “tradizionali” settori di specializzazione della provincia, ossia l’attività estrattiva e quello della lavorazione dei minerali, pur rappresentando oggi una quota rilevante di unità di lavoro e valore aggiunto (rispettivamente il 7,1% e il 3,7% delle unità di lavoro e valore aggiunto provinciale) mostrano tassi di variazione negativi nell’ultimo quindicennio. L’altro settore industriale in cui la provincia è specializzata è quello dei mezzi di trasporto – che nell’area coincide sostanzialmente con la cantieristica – con una presenza più che doppia rispetto al resto della Toscana, che vede però anch’esso una riduzione nell’ultimo decennio. Come si è notato, l’industria ha ridimensionato fortemente il proprio ruolo per l’economia della provincia. Ciò è particolarmente evidente per le attività che maggiormente caratterizzano il paesaggio economico dell’area, ossia l’estrazione e la lavorazione di minerali, che mostrano una diminuzione di addetti dagli anni settanta ad oggi (Graf. 2.9). Ciò vale particolarmente per l’industria dei prodotti della lavorazione dei minerali, i cui addetti si sono quasi dimezzati negli ultimi quaranta anni. L’industria metalmeccanica mostra una ripresa di addetti nell’ultimo decennio, mentre le costruzioni, che come visto caratterizzano l’economia dell’area rispetto al resto della regione, hanno avuto un forte sviluppo nel lungo periodo. Grafico 2.9 ADDETTI IN SETTORI INDUSTRIALI DI SPECIALIZZAZIONE DELLA PROVINCIA. 1971-2008 8.000 7.000 6.000 1971 5.000 1981 4.000 1991 3.000 2001 2.000 2008 1.000 0 Attività estrattive Prodotti lavorazione minerali Metalmeccanica Fonte: elaborazioni su dati Censimenti Industria e Servizi e Archivio Statistico Imprese Attive ISTAT Costruzioni Il cambiamento della struttura produttiva che ha visto l’affermarsi delle attività terziarie è andato a riflettersi anche nella classe dimensionale delle imprese. Negli ultimi quaranta anni, infatti, è andato a ridursi il peso della grande impresa, a favore delle piccole e soprattutto delle micro imprese (imprese con meno di 10 addetti): in queste ultime è oggi occupato più del 60% degli addetti provinciali (Graf. 2.10). 17 Grafico 2.10 ADDETTI PER CLASSE DIMENSIONALE DELLE UNITÀ LOCALI. 1971-2008 Valori % 100% 80% 200 e più 60% da 50 a 199 da 10 a 49 40% meno di 10 20% 0% 1971 1981 1991 2001 2008 Fonte: elaborazioni su dati Censimenti Industria e Servizi e Archivio Statistico Imprese Attive ISTAT La struttura economica provinciale, in sintesi, è dunque oggi caratterizzata da specializzazioni in alcuni settori (terziario, attività estrattive, mezzi di trasporto), mentre altri settori manifatturieri che invece caratterizzano il resto della regione hanno un ruolo del tutto marginale a Massa-Carrara. Ne deriva un grado di diversificazione dell’economia provinciale tra i più bassi della Toscana; solo Arezzo e Prato mostrano infatti livelli di diversificazione inferiori (Graf. 2.11). Grafico 2.11 COEFFICIENTE DI DIVERSIFICAZIONE ECONOMICA DELLE PROVINCE TOSCANE Inverso dell’indice di Herfindahl–Hirschman corretto su base regionale. Media regionale=100 200 150 100 50 0 MS LU PT FI LI PI AR SI GR PO Fonte: elaborazioni IRPET Se questo dato può indicare la presenza di settori forti che rappresentano i “motori” dello sviluppo locale, ciò potrebbe anche delinearsi in un elemento di debolezza, dal momento che – eccetto per pochi settori – la provincia potrebbe non beneficiare della recente ripresa della 18 domanda estera di prodotti manifatturieri, che come già visto nel capitolo precedente costituisce una componente essenziale per le capacità di ripresa del sistema produttivo toscano. Inoltre, al basso livello di diversificazione della struttura economica si affianca, come visto, una propensione al terziario più marcata rispetto al resto della regione. Tale aspetto si lega indubbiamente al limitato peso demografico di Massa-Carrara, che è la più piccola provincia toscana per popolazione e addetti, e potrebbe essere sintomatico di una offerta ancora non del tutto adeguata di servizi di livello avanzato, che invece si trovano in aree di maggiore dimensione, quali le grandi aree urbane come la Toscana centrale (Firenze), oppure in aree che, pure di dimensioni demografiche relativamente limitate, presentano un mix settoriale più bilanciato tra industria e servizi di vario tipo (pubblici, alle imprese, finanziari, turistici), quali ad esempio Lucca e Siena. 19 20 3. L’EVOLUZIONE RECENTE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL SISTEMA ECONOMICO 3.1 L’economia provinciale nel 2010: la ripresa tarda a arrivare e l’economia rallenta nuovamente Nei precedenti rapporti è stato individuato nell’anno 2008 l’inizio della fase di criticità attraversata anche dalla provincia di Massa-Carrara, così come è accaduto per la Toscana e per l’intero territorio nazionale. Le maggiori difficoltà sono state tuttavia registrate l’anno successivo, con una caduta del prodotto interno lordo provinciale intorno ai 5 punti percentuali. Le attese per il 2010 avevano lasciato presagire una inversione della tendenza negativa e un ritorno in campo positivo degli indici di variazione delle più rilevanti dimensioni economiche. Come descritto all’inizio di questo lavoro, l’economia internazionale continua ad attraversare un periodo caratterizzato da turbolenze sui mercati finanziari, con evidenti riflessi sia sugli aspetti più legati alle prospettive dei mercati valutari, sia più direttamente sull’operato delle imprese e dei consumatori finali. Diventa quindi molto più complesso del solito formulare ipotesi di comportamento dei singoli attori economici, anche perché non è detto che tali comportamenti rispondano alle stesse logiche osservate nel corso di altri periodi. Anche l’andamento degli anni più recenti, che non è possibile registrare chiaramente a partire da rilevazioni o dati direttamente osservati, è il risultato di stime. Gli ultimi dati diffusi dalla statistica ufficiale sulla situazione economica a livello regionale sono relativi al periodo pre crisi e non sono ancora considerati definitivi. Vista la situazione attuale, il livello territoriale della analisi su un’area, come quella della provincia di Massa e Carrara, circoscritta a pochi comuni, le stime sugli anni più recenti vanno prese sempre come il valore più probabile all’interno di un intervallo di confidenza che non può, necessariamente, essere strettissimo. Per convincersi di questo basta guardare come si sono evolute nel corso del tempo le stime che i vari organismi internazionali hanno prodotto sull’andamento economico a scala di macro regioni economiche o a scala nazionale: le stime del Fondo Monetario Internazionale o quelle dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico sull’andamento dell’economia italiana sono cambiate molto nelle ultime edizioni, anche quando queste venivano realizzate senza tenere conto delle operazioni di politica economica annunciate o addirittura emanate. Pur con tutte le difficoltà del momento, tuttavia, sulla base di una serie di ipotesi sull’andamento di alcune variabili esogene al sistema locale, sul funzionamento del sistema economico e sulle sue interazioni con l’esterno, è possibile stimare la recente dinamica dell’economia locale. Le stime più recenti a livello provinciale incorporano le informazioni disponibili fino all’inizio del mese di dicembre; a quel momento il Fondo Monetario Internazionale stimava una crescita del prodotto interno lordo italiano per l’anno 2011 di circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente, mentre per il 2012 le previsioni erano orientate a una ulteriore crescita. I più recenti outlook dello stesso Fondo Monetario e della Banca Mondiale riportano revisioni al ribasso del tasso di crescita del prodotto interno lordo nazionale, sia per il 2011 che per gli anni successivi: la previsione per il 2012 risulta negativa di oltre 2 punti percentuali e negativa è anche la previsione della dinamica relativa all’anno successivo. In questo lavoro non sono stati incorporati gli effetti di queste ultime previsioni a scala nazionale; le considerazioni che saranno svolte di seguito sono relative allo scenario più probabile ipotizzato intorno alla fine del 2011 e quindi per interpretare correttamente la 21 dinamica del 2011, del 2012 e degli anni dell’immediato futuro occorre immaginare che le analisi che saranno presentate vadano corrette al ribasso. Non dovrebbero comunque cambiare le considerazioni circa i fattori determinanti dell’andamento economico. Le stime realizzate con i dati disponibili a fine 2011 mettono in evidenza che effettivamente nel corso del 2010 l’inversione di tendenza dell’andamento della maggior parte delle variabili economiche più rilevanti non c’è stato, almeno a livello aggregato: il valore del prodotto interno lordo realizzato all’interno della provincia si è nuovamente ridotto, dopo la brusca frenata del 2009 (Tab. 3.1). Tabella 3.1 IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI Peso e variazioni % PROVINCIA DI MASSA-CARRARA TOSCANA Peso 2010 Pil Importazioni dal resto di Italia Importazioni dal resto del mondo RISORSE Consumi delle famiglie Consumi PA e ISP Investimenti lordi e variazione scorte Esportazioni al resto d'Italia Esportazioni al resto del mondo IMPIEGHI Fonte: stime IRPET 49,0 34,6 16,4 2010/2009 Peso 2010 1,1% 3,0% 5,3% 51,7 31,8 16,5 100,0 30,7 9,6 9,2 34,6 15,9 40,1 13,5 8,2 19,7 18,5 100,0 100,0 SEL AREA DI MASSA E CARRARA 2010/2009 Peso 2010 2010/2009 Peso 2010 2010/2009 -1,4% -0,8% 1,2% 100,0 0,8% -0,6% 2,1% 2,1% 8,8% SEL LUNIGIANA 46,1 40,4 13,5 -1,7% 0,0% 1,9% 100,0 -0,2% -1,2% -2,6% -2,4% 0,6% 44,4 15,7 8,8 24,4 6,7 100,0 53,5 29,0 17,5 -1,4% -1,2% 1,0% 100,0 0,7% -0,9% -5,6% -2,8% 5,4% 38,7 12,8 8,0 18,2 22,2 -0,6% -1,3% -1,7% -2,2% 0,2% 100,0 Quindi nel 2010 l’inversione di tendenza non c’è stata e anzi c’è stato un ulteriore rallentamento dell’economia che si è manifestato in tutte le sue componenti: si è ridotto il volume complessivo dell’economia provinciale con una contrazione della domanda interna, ma anche di quella proveniente dall’esterno della provincia, per il particolare momento di criticità della domanda nazionale. Nel loro complesso si sono ridotte anche le importazioni del sistema economico provinciale, nonostante l’incremento delle importazioni dall’estero. Dopo la riduzione registrata nel 2008 e soprattutto nel 2009, anche il 2010 non riesce a invertire la tendenza e anzi aggrava una situazione di per sé già difficoltosa, tanto più se considerata anche in termini relativi rispetto al resto della regione, che invece nel 2010 ha fatto segnare maggiori elementi di vitalità, soprattutto con riferimento alla ripresa degli investimenti delle imprese e alla domanda proveniente da fuori regione e con riferimento alla tenuta e leggera ripresa dei consumi delle famiglie. Anche per la regione, tuttavia, pur in un contesto di inversione della dinamica dei tassi di variazione del prodotto interno lordo, continuano anche nel 2010 a manifestarsi alcuni degli effetti di una crisi economica che mostra di essere tutt’altro che superata: ripresa delle esportazioni estere, peggioramento del saldo primario verso il resto d’Italia, dovuto a un incremento delle importazioni maggiore di quello delle esportazioni, rimbalzo positivo degli investimenti, riduzione della spesa pubblica, consumi delle famiglie che, seppur tornati a crescere, lo hanno fatto in misura minore rispetto alle altre componenti (spesa pubblica esclusa). Mentre nel 2009 la spesa dell’amministrazione pubblica era aumentata svolgendo in parte una funzione anticiclica, nel 2010 è andata a ridursi, anche per effetto della necessità di 22 rispettare un vincolo di bilancio reso via via più stringente dalla forte criticità registrata nella situazione finanziaria internazionale. La spesa per consumi da parte delle famiglie si è mantenuta invece molto vicina al livello registrato dopo il calo del 2009, facendo segnare un incremento molto modesto, inferiore a quello che era stato stimato un anno fa. Dopo un anno in cui erano calati in molti comparti (fra cui quello alimentare), i consumi non mostrano un rimbalzo evidente, ma si appiattiscono sui livelli di fine 2009. La piccola ripresa registrata a livello regionale nel 2010, insieme alle manovre di contenimento della spesa e di incremento delle entrate da parte dell’amministrazione pubblica da un lato e alla crescita non altrettanto rilevante dei redditi disponibili delle famiglie dall’altro, non è stata quindi tale da far percepire alle famiglie l’uscita dalla situazione di generale difficoltà che aveva progressivamente dispiegato i suoi effetti nel corso del biennio precedente. L’andamento del 2010 viene quindi percepito come una sorta di rimbalzo naturale, fisiologico, non dovuto a mutate condizioni strutturali che possano permettere al sistema economico locale, regionale e nazionale di recuperare produttività e competitività e di tornare a crescere su ritmi economicamente e finanziariamente sostenibili. D’altronde le aspettative delle famiglie non sono molto diverse da quelle delle imprese. Queste ultime, pur avendo recuperato nel corso del 2010 una parte degli investimenti persi nell’anno precedente, facendo anche meglio di quanto era stato stimato intorno alla metà dello scorso anno, non è affatto detto che siano riuscite a realizzare una riqualificazione del modo di produrre e di proporsi che abbia consentito loro il salto di qualità necessario per conquistare nuovi spazi di mercato. Sono stati recuperati margini di producibilità degli impianti di produzione che erano stati compressi in precedenza: il grado di sfruttamento degli impianti produttivi era infatti stato ridotto in maniera abbastanza rilevante nel periodo culminante della crisi economica. E se a livello regionale anche la lieve ripresa del 2010 può essere interpretata come un primo debole segnale, che deve fornire più ampie rassicurazioni per poter essere interpretato come un primo passo verso l’uscita definitiva dal recente periodo di crisi, a livello provinciale la situazione è senz’altro più critica: come detto sopra, non solo tutte le dimensioni dell’economia provinciale appaiono in difficoltà, ma queste difficoltà non sembrano nemmeno concentrate nel territorio, ma diffuse sia nel sistema economico della Lunigiana che in quello dell’area di Massa e Carrara. 3.2 L’economia provinciale nel 2011: un timido segnale di ripresa Il 2010 si era presentato per l’economia regionale come l’anno dell’inversione di tendenza. Le attuali stime relative al 2011 sembrano avere in parte ridimensionato il tentativo di mettersi alle spalle il periodo difficile della fine della prima decade degli anni duemila. Se le stime relative all’andamento del sistema economico nazionale e regionale redatte nel corso del 2010 traevano spunto da interpretazioni progressivamente più ottimiste sull’economia, così non è stato nel 2011: con il passare del tempo le stime che si sono succedute sono state orientate sempre alla maggiore cautela sull’andamento della crescita economica rispetto all’anno precedente, forse anche a causa delle stime relative all’andamento dei singoli trimestri, che risultavano in peggioramento (il CER Centro Europa Ricerche, l’Istat e altri istituti di ricerca e centri studi nazionali hanno stimato variazioni del prodotto interno lordo nazionale positive per i primi due trimestri dell’anno e progressivamente negative per il terzo e quarto trimestre). Per la provincia di Massa-Carrara il 2011 ha rappresentato invece il primo anno in cui si sono registrati i primi segnali di una inversione di tendenza rispetto a un periodo di vera 23 difficoltà. L’incremento del prodotto interno lordo provinciale è stato di 0,7 punti percentuali rispetto al 2010, in linea e addirittura meglio del risultato complessivo regionale (Tab. 3.2). Il fattore determinante della crescita del 2011 è costituito dagli scambi commerciali con l’esterno: la domanda di beni e servizi proveniente dall’esterno dell’area, che costituisce poco meno del 40% del totale di beni e servizi domandati, è cresciuta di più di 3 punti percentuali, meglio di quanto accaduto a livello regionale. In linea con quanto avvenuto a livello regionale sono stati gli apporti positivi degli investimenti, cresciuti nell’ultimo anno di 1,5 punti percentuali, e dei consumi delle famiglie, che nell’ultimo anno hanno fatto registrare un +0,7%. Tabella 3.2 IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI. Variazioni % PROVINCIA DI SEL AREA DI MASSA SEL LUNIGIANA MASSA-CARRARA E CARRARA 2011/ 2010 2011/ 2007 2011/ 2010 2011/ 2007 2011/ 2010 2011/ 2007 2011/ 2010 2011/ 2007 TOSCANA Pil Importazioni dal resto di Italia Importazioni dal resto del mondo 0,6 1,5 2,2 -3,4 -4,5 -1,8 0,7 1,7 2,5 -5,3 -7,3 -2,1 0,6 1,3 2,1 -4,9 -5,7 -1,1 0,8 1,8 2,6 -5,5 -8,1 -2,3 Consumi delle famiglie Consumi PA e ISP Investimenti lordi e variazione scorte Esportazioni al resto d'Italia Esportazioni al resto del mondo Fonte: stime IRPET 0,7 -0,1 1,2 1,5 3,5 -1,6 2,3 -14,3 -5,6 -2,6 0,7 -0,2 1,5 2,6 4,1 -3,2 1,2 -18,3 -12,5 -2,5 0,6 -0,2 1,3 2,3 5,3 -2,2 1,1 -17,7 -9,7 2,5 0,7 -0,3 1,6 2,8 3,9 -3,5 1,3 -18,5 -13,8 -3,0 La spesa dell’amministrazione pubblica ha segnato una diminuzione, che rappresenta un’ulteriore riduzione rispetto a quanto avvenuto nel 2010 (cfr. Tab 3.1) e che ha contribuito in maniera negativa alla dinamica del prodotto interno lordo provinciale. L’incertezza delle aspettative legate al ciclo economico generale, alle difficoltà nel mercato del lavoro, al rischio di erosione dei risparmi accumulati per far fronte a maggiori spese dovute anche alla necessità da parte dell’amministrazione statale di far fronte a una situazione critica pure per le casse dello Stato, hanno alimentato la percezione del 2011 non come l’anno della svolta, ma come un anno di attesa di possibili nuove ricadute all’interno della crisi economica in atto dal 2008. Come detto, questa percezione si basa anche sulle difficoltà incontrate a livello nazionale non solo sul terreno dell’economia reale, ma anche nel campo finanziario: la necessità di far ridurre il rapporto del debito sul prodotto interno lordo, in presenza di una turbolenza sui mercati che provoca forti pressioni sui tassi di interesse, alimenta i ricorsi a manovre di controllo e riduzione della spesa pubblica. La spesa dell’amministrazione pubblica, sia quella degli organi centrali, sia quella degli organi decentrati, si è ridotta nel corso del 2011. Questo effetto pare destinato a durare anche per gli anni prossimi, in quanto le due manovre del 2010 messe in campo dal precedente governo nazionale e la manovra approvata in Parlamento lo scorso dicembre dispiegheranno i loro effetti più rilevanti dopo il 2011; la stima è che dal 2014 l’ammontare complessivo dell’impatto delle manovre sull’indebitamento dello Stato sarà di circa 80 miliardi, derivanti da maggiori entrate e minori uscite. In questo clima di attesa, di aspettative incerte e di domanda interna stagnante, le imprese non hanno tuttavia disinvestito: gli investimenti, come detto sopra, sono aumentati di più di un punto percentuale, segnale che le imprese si preparano per tentare di agganciare l’aumento della domanda estera, che è tornata a salire. 24 A livello provinciale, nel 2011 il contributo del comparto industriale, e di quello manifatturiero in particolare, risulta determinante nel raggiungimento della crescita complessiva di un punto percentuale rispetto al 2010 (Tab. 3.3). Tabella 3.3 VALORE AGGIUNTO PER MACROSETTORI Peso e variazioni % MASSA-CARRARA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE SEL LUNIGIANA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE Fonte: stime IRPET Peso 2011 2011/2010 2011/2007 1,1 1,5 15,4 5,8 26,8 30,5 18,9 100,0 1,3% 1,5% 1,8% 0,1% 1,3% 0,9% -0,3% 0,9% -5,2% 7,2% -15,7% -20,4% -3,9% -0,4% 0,9% -5,1% Peso 2011 2011/2010 2011/2007 3,7 0,4 10,0 7,1 25,2 30,1 23,4 100,0 1,6% 0,3% 1,4% 0,2% 1,5% 1,0% -0,2% 0,8% -5,3% 0,7% -16,0% -20,2% -3,1% 0,3% 0,0% -4,4% TOSCANA Peso 2011 2011/2010 2011/2007 Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE SEL AREA DI MASSA E CARRARA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE 2,3 0,3 20,1 4,5 25,9 31,9 14,9 100,0 1,1% -0,1% 1,0% -0,4% 1,0% 1,0% -0,2% 0,7% -3,6% 4,2% -10,5% -17,6% -2,3% 1,3% 2,1% -3,2% Peso 2011 2011/2010 2011/2007 0,4 1,8 16,8 5,4 27,3 30,7 17,7 100,0 0,5% 1,6% 1,8% 0,0% 1,2% 0,9% -0,3% 0,9% -5,0% 7,7% -15,7% -20,4% -4,1% -0,6% 1,2% -5,3% Il manifatturiero, i servizi privati, compresi turismo, commercio e trasporto, insieme all’agricoltura sono i settori che hanno manifestato segnali di nuova vivacità nel corso del 2011 in entrambi i sistemi economici locali della provincia di Massa-Carrara. Se tuttavia allarghiamo lo sguardo a quello che è accaduto nel corso dell’ultimo periodo dal 2007 in avanti notiamo come alcuni settori abbiano lasciato sul campo molta parte del loro valore aggiunto. Nel complesso, la crisi ha colpito più la provincia di Massa-Carrara che la regione Toscana nel suo insieme in tutti i comparti produttivi; con riferimento alla dinamica del valore aggiunto per il periodo dal 2007 al 2011 solo nel settore dell’estrattiva si registra un contributo alla crescita positivo per la provincia di Massa-Carrara, mentre tale contributo risulta nullo con riferimento al territorio regionale (Tab. 3.4). Tabella 3.4 CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE DEL VALORE AGGIUNTO NEL PERIODO 2007 / 2011 Valori percentuali Macrosettori PROVINCIA DI MASSA-CARRARA Regione Toscana Differenze Agricoltura e pesca -0,1 -0,1 Estrattiva 0,1 0,0 Manifatturiero -2,7 -2,3 Costruzioni -1,4 -0,9 Alberghi, Commercio, Trasporto -1,0 -0,6 Servizi privati -0,1 0,4 Servizi pubblici 0,2 0,3 TOTALE -5,1 -3,2 I contributi alla variazione sono dati dal prodotto tra tasso di variazione del valore aggiunto nel periodo di riferimento e peso del settore nel sistema economico all’inizio del periodo. Fonte: stime IRPET 25 0,0 0,1 -0,4 -0,5 -0,4 -0,5 -0,1 -1,9 Per quanto riguarda gli altri settori, i segnali più gravi della crisi si riscontrano nelle costruzioni e nel manifatturiero, che perdono in quattro anni rispettivamente il 20% e il 16% del valore aggiunto registrato nel 2007. Nello stesso periodo l’agricoltura ha perso il 4% del proprio valore aggiunto, mentre i settori afferenti al turismo, trasporto e commercio perdono il 5%. In tutti i settori, fatta eccezione per l’industria estrattiva, la contrazione registrata nella provincia di Massa-Carrara è risultata maggiore di quella mostrata dall’intero territorio regionale. In particolare, un apporto forte alla riduzione del valore aggiunto è stato dato dal comparto manifatturiero, che da solo ha contribuito a quasi la metà della contrazione del valore aggiunto provinciale: -2,4% del manifatturiero rispetto al -5,1% del totale provinciale. Le difficoltà del manifatturiero provinciale appaiono ancora più forti di quelle registrate a livello regionale; ciò è vero anche con riferimento a tutti i servizi privati e alle costruzioni, in cui la differenza tra il contributo alla variazione del valore aggiunto provinciale e il corrispondente valore regionale risulta ancora più ampia. Le difficoltà registrate nella variazione del valore aggiunto si ritrovano anche nell’analisi della dinamica delle unità di lavoro impiegate nel sistema produttivo, che si sono ridotte del 2,7% dal 2007 al 2011 (Tab. 3.5). Tabella 3.5 UNITÀ DI LAVORO PER MACROSETTORI Peso e variazioni % MASSA-CARRARA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE SEL LUNIGIANA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE Fonte: stime IRPET Peso 2011 2011/2010 2011/2007 2,4 1,4 15,6 8,8 32,9 19,5 19,5 100,0 -2,2% 3,4% 1,3% -2,5% 1,0% 2,0% -0,4% 0,6% -5,3% 0,0% -9,5% -13,1% 1,0% 0,7% -1,1% -2,7% Peso 2011 2011/2010 2011/2007 8,4 0,4 9,7 10,7 33,0 15,2 22,6 100,0 -2,0% 2,2% 0,8% -2,4% 1,2% 2,1% -0,5% 0,3% -5,3% -5,6% -9,4% -12,6% 2,1% 1,5% -1,7% -2,4% TOSCANA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE SEL AREA DI MASSA E CARRARA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE Peso 2011 2011/2010 2011/2007 3,7 0,2 20,9 7,5 30,4 21,5 15,8 100,0 -2,6% 2,2% 0,5% -2,9% 0,8% 2,3% -0,3% 0,5% -3,6% -1,8% -3,2% -10,1% 2,5% 2,6% 0,1% -0,3% Peso 2011 2011/2010 2011/2007 0,7 1,7 17,2 8,2 32,8 20,7 18,6 100,0 -2,9% 3,5% 1,3% -2,6% 1,0% 2,0% -0,4% 0,7% -5,5% 0,4% -9,5% -13,2% 0,7% 0,5% -0,9% -2,8% Il segnale di difficoltà del territorio provinciale rispetto al sistema economico regionale nel suo complesso appare ancora più forte con riferimento alle unità di lavoro impiegate rispetto al valore aggiunto prodotto: rispetto al -2,7% provinciale, infatti, in regione c’è stata una sostanziale tenuta dell’impiego di unità di lavoro (-0,3%). Il timido segnale positivo del 2011 arriva in un periodo di difficoltà del mercato del lavoro provinciale, in cui è andato perduto il 3% delle unità di lavoro; la lieve ripresa registrata nel corso del 2011 non è quindi tale da consentire il recupero delle perdite precedenti, né tantomeno un recupero rispetto alla diffusione media del lavoro sul territorio regionale. Le dinamiche settoriali appaiono in linea con quanto commentato a proposito dell’andamento del valore aggiunto: in tutti i settori, con la sola eccezione dell’industria 26 estrattiva, l’andamento delle unità di lavoro a livello provinciale risulta peggiore di quanto registrato a livello regionale. In particolare, il comparto manifatturiero contribuisce per oltre la metà della perdita di unità di lavoro: -1,5% rispetto al -2,7% del sistema economico provinciale (Tab. 3.6). Tabella 3.6 CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE DELLE UNITA’ DI LAVORO NEL PERIODO 2007 / 2011 Valori percentuali Macrosettori PROVINCIA DI MASSA-CARRARA Regione Toscana Differenze -0,1 0,0 -1,5 -1,1 0,3 0,1 -0,2 -2,7 -0,1 0,0 -0,7 -0,8 0,8 0,6 0,0 -0,3 0,0 0,0 -0,8 -0,4 -0,4 -0,4 -0,2 -2,4 Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE Fonte: stime IRPET La situazione del comparto manifatturiero merita di essere sottolineata e necessita senz’altro di ulteriori elementi di verifica che saranno possibili con l’aggiornamento delle stime anche a carattere locale una volta che saranno resi disponibili ulteriori informazioni circa alcune variabili fondamentali come per esempio le esportazioni, o i dati sul mercato del lavoro a livello locale. Per le stime oggi disponibili, il comparto risulta in forte difficoltà sia con riferimento al contributo alla dinamica del sistema economico provinciale, sia nel confronto con quanto si registra a livello regionale, sia per quanto riguarda la generazione di valore aggiunto, sia per quanto riguarda le unità di lavoro impiegate nella produzione. Un altro segnale relativo al mercato del lavoro è quello che deriva dai dati amministrativi, per quanto riguarda le assunzioni: a metà anno 2011 gli avviamenti al lavoro in provincia di Massa-Carrara erano superiori a quelli del primo semestre dell’anno precedente, ricollocandosi sugli stessi livelli registrati nei primi sei mesi del 2009, mentre in Toscana lo stesso indicatore faceva registrare miglioramenti progressivi dal 2009 in poi (Graf. 3.7). Grafico 3.7 AVVIAMENTI AL LAVORO IN PROVINCIA DI MASSA-CARRARA E IN TOSCANA Numeri indice. Primo semestre 2009 = 100 120 110 100 MASSA CARRARA 90 TOSCANA 80 70 60 I sem 09 II sem 09 I sem 10 II sem 10 Fonte: elaborazioni su dati SIL - Regione Toscana 27 I sem 11 Va inoltre ricordato che il dato sugli avviamenti non considera la durata dei contratti, che invece è andata a ridursi. Inoltre, gli avviamenti hanno riguardato in larga parte tipologie contrattuali “precarie”, che segnalano il clima di incertezza che continua a coinvolgere la ripresa. 28 4. LE PREVISIONI PER GLI ANNI 2012, 2013 E 2014 4.1 Il quadro regionale di riferimento Nei precedenti rapporti era stato più volte richiamato il fatto che l’attuale crisi, dal 2008 in poi, aveva solo accentuato, forse catalizzandoli e facendoli emergere più repentinamente, i problemi preesistenti dell’economia locale, regionale e nazionale. La perdita di competitività del sistema economico si era manifestata da anni attraverso una sostanziale stabilità della produttività del lavoro e delle vendite all’estero e quindi attraverso una minore crescita del prodotto interno lordo rispetto alla maggior parte dei paesi sviluppati. Mentre nel contesto nazionale questo scenario era accompagnato da una crescita dell’occupazione, che portava alla realizzazione di un modello estensivo di crescita, basato su bassa produttività del lavoro e alta partecipazione, a livello regionale anche l’aspetto del mercato del lavoro faceva segnare aspetti di criticità: le unità di lavoro nel 2009 si erano riportate su livelli molto prossimi a quelli registrati nel 1995, dopo un andamento che nel quindicennio precedente era stato quasi sempre inferiore a quello medio regionale, con un divario che si ampliava dopo i primi anni duemila. La inversione di tendenza registrata nel 2010 a livello regionale e nel 2011 a livello provinciale non è avvenuta grazie alla risoluzione di problemi preesistenti, ma per cause esogene: la crescita di alcune economie a livello internazionale, la loro accresciuta domanda e la debolezza dell’euro hanno permesso anche alle economie locali di aumentare le vendite all’estero e attraverso questa via di far crescere il valore aggiunto. Sul fronte interno permangono le situazioni di criticità sia con riferimento alla spesa per consumi da parte delle famiglie, sia con riferimento alla spesa da parte dell’amministrazione pubblica. Per l’amministrazione pubblica, l’abbattimento del peso del debito sul prodotto interno lordo dovrà necessariamente passare anche attraverso il contenimento della spesa. Per le famiglie, alle incertezze legate alle prospettive sul mercato del lavoro si sommano anche le incertezze legate alla ridotta capacità di risparmio, nell’eventualità che possa essere in parte eroso anche il risparmio accumulato nel passato. Dal canto loro, le imprese che hanno superato la recente fase acuta della crisi se vogliono continuare a investire, per innovare e competere al fine di aggiudicarsi parte della domanda mondiale in aumento, avrebbero bisogno di finanziamenti non facili da reperire nella attuale situazione in cui si trova il sistema dell’accesso al credito. La mancanza di credito rappresenta appunto uno dei fattori di criticità per la ripresa delle imprese di fonte alla crisi. In questo contesto formulare previsioni sugli anni prossimi risulta certamente complesso, sicuramente più difficile rispetto ad altri periodi analizzati in passato. A questo va aggiunto che sono in atto tensioni anche dal punto di vista di governance internazionale in tema economico e finanziario che interagiscono direttamente con il sistema economico reale. Occorre quindi fare alcune ipotesi di fondo e stimare che cosa potrebbe verificarsi se le ipotesi di fondo fossero rispettate. Le ipotesi riguardano la permanenza dell’Italia nell’area dell’euro con un euro che si stabilizza nel rapporto con le altre valute internazionali, la crescita dell’economia mondiale al ritmo previsto nelle ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’efficacia delle recenti manovre finanziarie in termini di riequilibrio dei conti pubblici e di introduzione di 29 misure di aiuto alla crescita. Date queste ipotesi e considerando che imprese e famiglie possano reagire positivamente recuperando grado di fiducia e aspettative, nel medio periodo il sistema locale, così come quello regionale e nazionale, potrebbero riprendere a crescere; non subito, però. 4.2 Le previsioni per la provincia di Massa-Carrara Nelle previsioni per il 2012 realizzate con i dati disponibili fino a metà dicembre 2011 si stima una lieve flessione del prodotto interno lordo a livello regionale. Nel sistema economico provinciale di Massa-Carrara la flessione dovrebbe essere più attenuata (Tab. 4.1). Tabella 4.1 IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI Variazioni % rispetto all’anno precedente 2011 MASSA-CARRARA 2012 2013 2014 2011 TOSCANA 2012 2013 2014 Pil Importazioni dal resto di Italia Importazioni dal resto del mondo 0,7 0,0 1,2 -0,4 0,8 2,5 0,7 1,3 2,5 1,1 1,9 4,5 0,6 1,5 2,2 -0,6 0,7 2,0 0,5 1,2 2,2 0,9 1,8 4,2 Consumi delle famiglie Consumi PA e ISP Investimenti lordi e variazione scorte Esportazioni al resto d'Italia Esportazioni al resto del mondo Fonte: stime IRPET 0,0 0,7 -0,2 0,0 0,0 0,1 -1,3 -0,2 2,1 2,1 0,2 -1,3 1,5 2,1 5,4 0,5 -0,1 2,7 2,6 4,4 0,7 -0,1 1,2 1,5 3,5 0,2 -1,2 -0,8 0,8 1,6 0,3 -1,2 0,8 1,1 4,7 0,6 0,0 1,9 1,7 3,8 La ragione del migliore andamento previsto per il sistema economico provinciale rispetto al territorio regionale preso nel suo insieme risiede ancora una volta nella domanda proveniente dall’esterno, stimata in crescita per la provincia di Massa-Carrara più di quanto non avvenga per la regione Toscana. Le altre componenti della domanda finale mostrano invece dinamiche negative o piatte: sostanzialmente stabili i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese, in riduzione i consumi dell’amministrazione pubblica. Appare quindi confermata una analisi più volte svolta per l’economia regionale e locale, ma valida anche a livello nazionale: le uniche possibilità di espansione possono derivare da un miglioramento del saldo con l’esterno, quindi da un incremento delle esportazioni o da una riduzione delle importazioni. In realtà le importazioni sono stimate in crescita sia per il territorio regionale che per quello provinciale e se questo può apparire anche naturale per un sistema economico locale piccolo e quindi molto aperto agli scambi con l’esterno in un momento di crescita di alcune economie a livello internazionale, tuttavia può prestarsi anche a una lettura meno positiva. L’incremento delle importazioni, in uno scenario di bassa crescita e di riduzione della domanda interna, può derivare anche dalla incapacità da parte delle imprese del sistema economico provinciale di soddisfare una domanda che rimane stabile in termini di valore, ma che può cambiare nella sua tipologia. È come se fosse una incapacità da parte del sistema a cogliere i mutamenti della domanda e seguirli. Si tratterebbe infatti di una domanda accresciuta e soddisfatta dalla produzione delle imprese residenti fuori dal sistema locale, in quanto la spesa per consumi da parte delle famiglie dovrebbe rimanere stabile, così come la spesa per investimenti da parte delle imprese, segnale, quest’ultimo che le imprese percepiscono che la 30 crisi non è alle spalle; forse lo è la sua fase più acuta, ma gli effetti della crisi continueranno a dispiegarsi e la situazione economica attuale è tutt’altro che risolta. Anche con riferimento agli anni successivi, per i quali l’intervallo di confidenza dei valori stimati per le principali variabili economiche non può che allargarsi, gli input alla crescita derivano soprattutto dalla domanda proveniente dall’esterno della provincia, soprattutto dall’estero. Le caratteristiche della lieve crescita stimata anche per il 2013 e per il 2014 rimangono quindi le stesse: spesa dell’amministrazione pubblica in costante riduzione e stabilità dei consumi delle famiglie. Il contesto di difficoltà visto per gli anni che stiamo attraversando, quello stimato per il 2012 e quello degli anni successivi non sembra quindi mutare: la debolezza della domanda interna continua ad essere presente e non dà segni di sostanziale ripresa e miglioramento. I vincoli alla spesa pubblica derivanti dal peso del debito sul prodotto interno lordo a livello nazionale, che gravano a cascata su tutti i livelli istituzionali sono uno dei principali motivi del contenimento e della riduzione della spesa pubblica. Le difficoltà a affermarsi sui mercati da parte delle imprese le portano alla ricerca di una maggiore competitività perseguita attraverso la riduzione dei costi per il fattore lavoro. I due elementi insieme, aspettative di difficoltà da affrontare sul mercato del lavoro da un lato e timori di maggiori uscite per imposte e per tariffe sui servizi fanno propendere le famiglie per una posticipazione delle spese per consumi, che quindi non contribuiscono in maniera significativa alla crescita dell’ammontare complessivo della domanda interna. Nel 2012 la riduzione del valore aggiunto dovrebbe investire trasversalmente tutti i settori economici di attività (Tab. 4.2). Tabella 4.2 VALORE AGGIUNTO PER MACROSETTORI. 2012-2014 Variazioni % MASSA-CARRARA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE Fonte: stime IRPET 2012 2013 2014 -0,1 -1,0 -0,2 -1,1 0,0 -0,2 -1,5 -0,4 0,4 2,6 1,7 0,8 1,4 0,7 -1,0 0,8 0,9 1,5 1,8 1,9 1,3 0,8 -0,1 1,0 Le difficoltà appaiono quindi sistemiche e legate appunto alla stagnazione della domanda interna, evidente anche nell’andamento di alcuni settori specifici come quello delle costruzioni e quello dei servizi pubblici. Pur con una dimensione diversa, quindi, anche il 2012 si caratterizza come un anno che riporta l’analisi e le riflessioni sulle stesse chiavi di lettura espresse nella valutazione della situazione economica del 2009: ci troviamo di fronte a un sistema che ha bisogno di cambiare, velocemente e in modo sostanziale. Per anni il sistema economico è cresciuto e si è sviluppato al di sopra delle proprie capacità, sfruttando elementi contingenti, senza affrontare il nodo centrale della spesa per investimenti orientati alla ristrutturazione e all’innovazione. Questi meccanismi non sono più attuabili, perché una svalutazione della moneta non è possibile e perché politiche di incentivazione e di iniezione di capitali pubblici non è consentita dalle attuali condizioni delle casse dello Stato e degli Enti in generale. L’andamento leggermente migliore previsto per gli anni successivi poggia essenzialmente sul fatto che si verifichino le ipotesi annunciate all’inizio di questo paragrafo, con particolare 31 riferimento a quella ipotesi sul successo delle manovre di riequilibrio dei conti pubblici e sulla introduzione di nuove condizioni di funzionamento dei mercati in grado di generare un nuovo clima di fiducia da parte degli operatori. Questo rinnovato clima di fiducia dovrebbe essere colto sia dalle imprese che dalle famiglie, tuttavia le prime potrebbero essere più veloci nell’interpretare i segnali dei mercati e potrebbero quindi ridare il via agli investimenti – purché vi sia il supporto del sistema del credito – mentre per le famiglie occorrerà aspettare una continuità di segnali positivi maggiore perché riprendano con costanza le loro abitudini di spesa. L’andamento previsto in riduzione per le unità di lavoro impiegate nella produzione del sistema economico provinciale potrebbe quindi aggravare il clima di fiducia percepito da parte delle famiglie (Tab. 4.3). Tabella 4.3 UNITÀ DI LAVORO PER MACROSETTORI. 2012-2014 Variazioni % MASSA-CARRARA Agricoltura e pesca Estrattiva Manifatturiero Costruzioni Alberghi, Commercio, Trasporto Servizi privati Servizi pubblici TOTALE Fonte: stime IRPET 2012 2013 2014 -3,4 2,3 0,4 -4,0 0,0 1,5 -2,1 -0,4 -2,9 3,4 1,0 -2,2 0,9 2,0 -1,3 0,4 -2,6 3,2 1,1 -0,8 1,1 2,3 -0,2 0,9 Per quanto riguarda i comparti produttivi, anche nel medio periodo il recupero di produttività sembra una traiettoria ormai intrapresa da parte delle imprese di alcuni settori del sistema. In particolare, per le imprese dell’agricoltura e pesca e per le imprese delle costruzioni si prevede una riduzione delle unità di lavoro utilizzate anche a fronte di contrazioni di valore aggiunto ben inferiori. Le stime per gli anni successivi sembrano orientate a un miglioramento progressivo della situazione economica del sistema provinciale, tuttavia occorre ricordare il contesto all’interno del quale tali stime sono state effettuate, ovvero il quadro delle previsioni dell’andamento economico nazionale orientato a una lieve flessione per il 2012 e a una ripresa per il 2013. Le previsioni uscite negli ultimi giorni hanno rivisto al ribasso il loro orientamento per il breve periodo: flessione più marcata per il prodotto interno lordo nel 2012 e ulteriore riduzione per l’anno successivo. 32