Parrocchia di san Romolo a Bivigliano
Giornata delle famiglie
PRESENTAZIONE DELL’ENCICLICA LAUDATO SI’ DI PAPA FRANCESCO
Quarto incontro: Domenica, 17 gennaio 2016Il IV capitolo: Un’ecologia integrale
Al cuore di questo capitolo: in nome dell’idea cara a Francesco che “il tutto è
superiore alla parte” il papa difende un concetto “largo” di ecologia; non limitata
all’ambiente, ma da estendersi a una vera e propria integrale, che non esclude una
“ecologia sociale”. Tutto è connesso, come in una rete (n° 138; cf. anche i riferimenti
all’ecosistema, al n° 140) e le conoscenze frammentarie sono in realtà motivo di
ignoranza. C’è un’unica crisi: ambientale e sociale insieme (n° 139). Perciò è
necessario volgere lo sguardo anche a una ecologia “umana” e non solo “ambientale”.
I nn. 143-146 sono dedicati alla “ecologia culturale”. Il mondo odierno tende
ad appiattire tutte le culture su un’unica cultura dominante; in particolare sono
penalizzate le culture popolari e quelle aborigene. Ecologia culturale è rifiutare
l’omogenizzazione, valorizzare le culture locali – che, se scompaiono, producono danni
analoghi a quelli della sparizione di una specie vivente.
I nn. 147-155 sono dedicati alla ecologia della vita quotidiana. Là dove la vita
è più degradata (cf. il n° 148) è significativo vedere una maggiore attenzione ai rapporti
sociali e alla vita di comunità; ciò dimostra che “l’amore è più forte” (n° 149; qui si
nota il radicamento sudamericano del papa). I nn. 151-152 sono interessanti: costruire
nuovi spazi in città, urbanizzare luoghi meno abitati, lavorare al volto delle nostre città
significa costruire spazi dove ci si possa “sentire a casa”, che favoriscano “il
riconoscimento dell’altro” [questo vale anche per i piccoli paesi come il nostro; ndr]; il
n° 153, un breve testo dedicato al problema dei trasporti, rientra in quest’ottica e ci
tocca da vicino. Il n° 155 è solo un brevissimo accenno al “corpo”, occasione per
sottolineare, di passaggio, la femminilità e la mascolinità.
I nn. 156-158 sono dedicati al principio del bene comune. Il n. 157 fa anche
riferimento al “principio di sussidiarietà”
Ricordiamo, per capire meglio il testo, che per “bene comune” si intende il
principio cardine della morale sociale cattolica. Esso è definito nel “compendio della
dottrina sociale cattolica” (nn. 164-165) come «l'insieme di quelle condizioni della vita
sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la
propria perfezione più pienamente e più celermente. Il bene comune non consiste nella
semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di
tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è
possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro».1
Quanto al “principio di sussidiarietà”, esso è un ulteriore cardine della dottrina
sociale cattolica. Cf. il “compendio” al n. 185: «La sussidiarietà è tra le più costanti e
caratteristiche direttive della dottrina sociale della Chiesa, presente fin dalla prima
grande enciclica sociale. È impossibile promuovere la dignità della persona se non
prendendosi cura della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, delle realtà territoriali
locali, in breve, di quelle espressioni aggregative di tipo economico, sociale, culturale,
sportivo, ricreativo, professionale, politico, alle quali le persone danno spontaneamente
vita e che rendono loro possibile una effettiva crescita sociale. È questo l'ambito della
società civile, intesa come l'insieme dei rapporti tra individui e tra società intermedie,
che si realizzano in forma originaria e grazie alla « soggettività creativa del cittadino ».
La rete di questi rapporti innerva il tessuto sociale e costituisce la base di una vera
comunità di persone, rendendo possibile il riconoscimento di forme più elevate di
socialità». Si tratta di un principio importante: nella società, i corpi intermedi – la
famiglia, le associazioni… - vengono prima dei grandi corpi politici.
Concretamente, per papa Francesco, l’appello alla ricerca del bene comune si
trasforma nell’attenzione ai poveri e quello al principio di sussidiarietà nell’attenzione
alla famiglia.
I nn. 159-162 si occupano di quella che potremmo chiamare “ecologia
generazionale”. Non possiamo più pensare al solo profitto, ma alla terra che lasceremo
alle generazioni dopo di noi. Si leggano gli interrogativi del n° 160, davvero molto
incisivi. I nn. 161-162, molto realisti, se non addirittura pessimisti, sono da leggersi
integralmente.
1
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_jus
tpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it