“LA SCOSSA” RISPONDE
L’AMICIZIA
Come riconoscere gli amici veri
La gentile Signora Giovanna Caterina Turati di Milano, della quale pubblichiamo alla pagina precedente
una lettera sulle “badanti”, ci fa un’ulteriore richiesta: “Mi piacerebbe approfondire questo argomento:
come si distinguono gli amici veri da quelli falsi? E la
falsità rende astuti? Furbi? E perché?”. In attesa di
contributi dei lettori cominciamo a risponderle noi.
Bisognerebbe, prima di tutto, decidere cosa sia l’amicizia, quella vera. Spesso siamo propensi a considerare
“amiche” persone che ci hanno dimostrato, o verso le
quali abbiamo provato, della semplice simpatia. Persone
con le quali abbiamo avuto occasione di condividere una
giornata gioiosa o di conversare piacevolmente per qualche ora. Ma l’amicizia non è un colpo di fulmine.
L’amicizia ha bisogno di tempi lunghi, di esser messa alla prova e di forgiarsi attraverso la condivisione di faticose esperienze di vita. E’ un sentimento che sta a mezza
strada fra la semplice conoscenza e l’amore. Ci si può, in
taluni casi, innamorare a prima vista, ma non è normalmente concepibile che si possa diventare amico di qualcuno senza conoscerlo abbastanza a fondo. Se non abbiamo le idee ben chiare in proposito, spesso scambiamo per
amore quello che è solo amicizia; e viceversa.
Inoltre: “Cos’è l’amicizia?” Lisciarsi il pelo o aiutarsi a
migliorare? Chi è l’amico? Quello che ci è gradito o quello che sa esserci sgradito pur di farci ammettere -o, quantomeno, osservare- quella verità che conosciamo bene ma
che vorremmo nessuno ci confermasse?
Spartire le medesime illusioni è già un legame solido che
può unire due esseri incamminati sulla stessa strada; ma
questo è solo l’inizio. Sarà la capacità di proseguire insieme, nonostante tutto, aiutandoci reciprocamente lungo il
cammino, a dirci se siamo “amici” o solo “compagni di
viaggio”. E’ abbastanza facile distinguere gli uni dagli altri. L’amico vero è quello che “dà”, contento di farlo e
non chiedendo niente in cambio. E’ quello che non sempre ci approva, non sempre ci loda, non sempre ci accontenta, ma che, dopo, rimane comunque sempre al nostro
fianco. E’ quello che non ci lusinga mai, ma neppure ci
tradisce. E’ quello che spesso sa gioire con noi ma, soprattutto, sempre sa soffrire con noi.
Noi, per natura, siamo propensi a pensare che l’amicizia,
come l’amore, ci spetti: quasi fosse un diritto. Ma, nella
vita, quasi nulla ci viene dato per diritto. Dobbiamo guadagnarci tutto, anche l’amicizia, con fatica, perseveranza,
pazienza; giorno dopo giorno. Rendendoci conto che prima di avere il diritto di riceverla, abbiamo il dovere di
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darla. Gesù, l’amico da imitare, ha detto che il massimo
“è dare la vita per gli amici”, perché, in effetti, Lui nemici non ne aveva; o meglio: tali, Lui non li considerava.
Amava tutti gli uomini -anche quelli che redarguiva aspramente-, e tutti in egual misura, privilegiando i poveri.
Quindi è morto per tutti: gli amici veri, i falsi amici e i
nemici.
E’ indubbio che i falsi amici sono “astuti”! Non potrebbero essere altrimenti. In fondo, tutto il loro potere nei nostri confronti si regge sull’abilità che sfoggiano nel farci
credere che ci amano, mentre in realtà ci stanno solo utilizzando per i loro fini. E non è la falsità a renderli astuti.
Loro sono astuti per natura ed, in quanto tali, non possono che agire ingannando, per ragioni solo utili ad avvantaggiare il loro inesauribile egoismo. I falsi amici, in realtà, sono persino peggio dei nemici. I nemici, quantomeno, non foss’altro per il loro rigore nei nostri confronti, ci
sono molto più utili degli amici falsi. Ci stimolano a renderci conto di quello che siamo veramente, non illudendoci o lusingandoci. Il nostro avversario, proprio nel momento in cui fossimo capaci di farlo diventare così come
noi vorremmo che fosse -ossia: simile a noi- non ci potrebbe insegnare più niente. Il nemico più ostile che abbiamo, almeno ci insegna un po’ di umiltà. Il che è sempre utile.
Alberto Ripamonti
TROPPA RELIGIONE?
O TROPPO POCA?
Religioni e culture alla ricerca
di una convivenza pacifica
L’umanità soffre per guerra, terrorismo, sfruttamento,
ingiustizia, schiavitù, degrado sociale ed ambientale…
Nel nostro tempo, ma anche nei secoli passati, c’è chi
individua nella religione la causa di questi problemi.
Altri ritengono sia vero il contrario: è proprio l’assenza,
o l’insufficiente comprensione della religione, ad impedire che la pace si instauri definitivamente nel mondo.
Esperti e testimoni della propria religione si confronteranno con queste tesi e col pubblico in una serie di incontri che si terranno presso la sala consiliare del Comune,
con inizio alle 20.45, secondo il seguente calendario:
27 febbraio - Buddhismo
13 marzo - Induismo
27 marzo - Islam
3 aprile - Ebraismo
2 maggio - Protestantesimo e Chiese ortodosse
15 maggio - Cattolicesimo
n. 1 - gennaio 2006