Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — ALLEGATO B 9383 AI RESOCONTI inoltre, non vanno dimenticate le drammatiche condizioni dei profughi saharawi costretti a vivere da decenni in campi profughi; nel 2005 l’Unione europea e il Marocco hanno siglato un accordo che permetterà alle navi europee di pescare lungo le coste marocchine. Il contratto resterà valido per 4 anni, ogni anno l’Unione europea pagherà al Marocco 36 milioni di euro di risarcimento per lo sfruttamento delle risorse ittiche da parte dei pescherecci europei, in gran parte spagnoli; con questo accordo si estende de facto l’autorità del Marocco anche sulle acque territoriali di pertinenza del Sahara occidentale, con ciò negando al popolo saharawi un’effettiva utilizzazione delle risorse ittiche; a parere degli interroganti si ritiene altamente contraddittorio questo accordo commerciale dell’Unione europea, in quanto teso a riconoscere una situazione di fatto, il controllo delle acque territoriali del Sahara Occidentale, che in termini di diritto internazionale le Nazioni Unite non riconoscono, stante il processo di autodeterminazione dei popolo sarahawi –: quale sia la posizione del Governo italiano sull’accordo commerciale di sfruttamento delle risorse ittiche concluso nel 2005 tra l’Unione europea e il Marocco; Camera dei Deputati — — SEDUTA DEL 24 NOVEMBRE 2009 intende mettere in campo, affinché siano pienamente rispettati i diritti umani delle popolazioni profughe. (4-05127) * * * AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE Interrogazioni a risposta scritta: ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che: a quanto consta agli interroganti tra l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata (ARPAB) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) sarebbe stato stipulato un « Protocollo operativo » che impegna l’Arpab ad effettuare controlli all’interno del centro Enea di Rotondella; nonostante il suddetto protocollo operativo, Arpab non effettuerebbe i controlli all’interno dell’Itrec di Rotondella, ma si limiterebbe a convalidare i controlli effettuati dalla Sogin; se non ritenga tale accordo ampiamente in contraddizione con quanto lo stesso Parlamento europeo ha dichiarato nella relazione di Richard Howitt su « Diritti umani nel mondo 2005 e politica dell’Ue in materia » all’interno del quale è stato inserito un emendamento, il 12o, nel quale si « sollecita la tutela delle popolazioni saharawi e il rispetto dei suoi diritti fondamentali » e si « reitera la richiesta di una soluzione equa e duratura del conflitto del Sahara occidentale basata sul diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi »; tale situazione si tradurrebbe di fatto in una mancanza di controlli all’interno del centro Enea di Rotondella tanto da parte dell’Ispra quanto da parte dell’Arpab, con la Sogin che assumerebbe il duplice ruolo di controllore e controllato –: quale sia la posizione del Governo italiano rispetto all’attuale situazione del popolo sarahawi e che tipo di azioni quale ente o struttura stia effettuando i suddetti controlli e nel caso di inadempienza, quali iniziative intendano se corrisponda al vero quanto sopra riferito; se risulta ai Ministri interrogati l’esistenza di un protocollo operativo che impegna l’Arpab ad effettuare controlli all’interno del centro Enea di Rotondella; Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — ALLEGATO B 9384 AI RESOCONTI adottare per assicurare che nel centro Enea di Rotondella siano realizzati controlli secondo criteri di imparzialità. (4-05106) JANNONE. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: il metano è formato da un atomo di carbonio e da quattro atomi di idrogeno, per questo è il combustibile fossile con la maggiore percentuale di idrogeno e la minore percentuale di carbonio. Inoltre, contiene poche impurità, cosicché, quando brucia, le emissioni di biossido di zolfo, polveri e altri composti nocivi risultano contenute, ed anche quelle di ossido di azoto sono molto inferiori rispetto a quanto prodotto dagli altri combustibili fossili. Similmente, anche la quantità di anidride carbonica emessa dal metano è inferiore rispetto a quella degli altri idrocarburi; il metano è il componente principale del gas naturale. Il gas è un combustibile noto per le sue doti non inquinanti, non contenendo composti solforosi, la sua combustione è facile come quella di tutti i combustibili gassosi perché migliore è la miscelazione con l’aria comburente. Da ciò deriva non solo la facilità di combustione, ma anche un più elevato rendimento. A carico delle emissioni di metano incombusto rimane solo il suo impatto sull’effetto serra, che è però ampiamente compensato dall’effetto benefico della riduzione di emissioni di anidride carbonica; il gas naturale è un combustibile fossile che deriva dalla decomposizione degli organismi vegetali e animali. La formazione degli idrocarburi naturali, ed in particolare del gas naturale, sono dovute alle grandi masse di microflora e microfauna marina che si sono accumulate nel corso delle ere. Il processo di formazione del gas naturale, generato dalla decomposizione anaerobica di materiale organico, ha quindi una durata di milioni di anni. In questo lasso di tempo Camera dei Deputati — — SEDUTA DEL 24 NOVEMBRE 2009 resta accumulato in giacimenti sotterranei a centinaia di atmosfere di pressione e può sprigionarsi naturalmente oppure a seguito di trivellazione del terreno, cioè con le stesse tecniche utilizzate per l’estrazione petrolifera; le riserve mondiali accertate di gas naturale sono equivalenti in termini energetici alle riserve mondiali accertate di petrolio, esse sono però ripartite in miglior modo tra le diverse aree geopolitiche del mondo rispetto alle riserve di petrolio. In particolare, il continente europeo può contare almeno sul 40 per cento delle riserve mondiali di gas naturale. Le riserve mondiali attualmente conosciute costituiscono un patrimonio energetico che si calcola dovrebbe durare per altri 63 anni. Esistono però probabilmente ulteriori giacimenti di metano ancora sconosciuti, oppure non sfruttati perché il costo di estrazione è troppo elevato. Nei Paesi mediorientali sono localizzate circa il 39 per cento delle riserve mondiali di gas naturale, mentre la produzione annua ammonta al 9 per cento del gas consumato globalmente. Il tasso di sfruttamento delle risorse disponibili risulta essere, quindi, molto basso rispetto alle possibilità; il metano presenta molti vantaggi rispetto agli altri carburanti per autotrazione: brucia in modo pulito, costa meno ed è una fonte di energia abbondante e sicura. L’Italia è poi dotata della rete di rifornimento di metano per autotrazione più vasta di tutta l’Unione Europea, con eccezione della Germania. Il metano per autotrazione nell’impiego motoristico presenta interessanti caratteristiche fisiche e termodinamiche, per qualità e pulizia della combustione e per sicurezza d’uso; nel metano sono assenti impurità, come i composti di zolfo, nonché composti velenosi, quali il piombo e gli idrocarburi policlinici aromatici; il favorevole rapporto idrogeno/carbonio del metano determina una produzione di anidride carbonica sensibilmente inferiore rispetto agli altri combustibili. Tale approccio non richiede una « rivolu- Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — ALLEGATO B 9385 AI RESOCONTI zione » nel sistema motore, ma solo una evoluzione, che si basa su tecnologie per il metano già esistenti. L’utilizzo della miscela idrogeno/metano per l’alimentazione di motori a combustione interna rappresenta un primo concreto passo verso l’utilizzo di idrogeno nel settore della mobilità. L’incremento del contenuto di idrogeno nel combustibile riduce ulteriormente le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, dal momento che rende la combustione più completa ed efficiente. Grazie alla relativa semplicità tecnologica e a costi contenuti derivanti dalle modifiche all’impianto di alimentazione, tale soluzione si presta come utile « palestra » per l’utilizzo dell’idrogeno e come « acceleratore » della sua diffusione nel settore dei trasporti. Perciò promuovere il metano a livello governativo significa promuovere una soluzione del presente e del medio termine, che può costituire anche un ponte di collegamento con una soluzione a medio-lungo termine verso tecnologie ancora più pulite, quali il biogas e l’idrogeno, che sono parte della strategia europea per l’energia e la mobilità sostenibile –: se siano al vaglio del Ministro misure relative alla promozione dell’uso del metano per gli autoveicoli di nuova fabbricazione in Italia; quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di un maggiore utilizzo del metano come combustibile sia nel settore degli autoveicoli che degli autotrasporti. (4-05120) JANNONE. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che: il Journal National Cancer Institute di Oxford, una delle più importanti riviste internazionali di oncologia, ha pubblicato una ricerca realizzata dagli istituti di endocrinologia siciliani in collaborazione con l’osservatorio epidemiologico e l’Agenzia per l’ambiente della regione Sicilia, in cui Camera dei Deputati — — SEDUTA DEL 24 NOVEMBRE 2009 si afferma che nel territorio catanese l’insorgenza di tumori alla ghiandola tiroidea ha registrato un sensibile aumento, rispetto alla media nazionale italiana. Una delle cause ipotizzate, potrebbe essere l’acqua potabile che sgorga dal vulcano Etna, ricca di metalli pesanti potenzialmente pericolosi. Dalle analisi effettuate su alcuni campioni è stata evidenziata la presenza degli elementi ferro, boro, manganese e vanadio, oltre che di radon, attestata a livelli al di sopra della massima concentrazione ammissibile; nel 2002-2004 i ricercatori hanno accertato che l’incidenza di tumori alla tiroide in provincia di Catania è stata di 31,7 casi ogni 100 abitanti, per quanto attiene a persone di sesso femminile, e di 6,4 per i cittadini di sesso maschile, contro una media della metà nel resto dell’isola, simile a quella italiana: 14,1 nel primo caso e 3 nel secondo. Altre ricerche avevano evidenziato che il territorio catanese e le Hawaii sono accomunate dall’alto numero di tumori della tiroide, pertanto era stato immediato il collegamento con il vulcano, unico elemento in comune; oltre all’importanza data nel corso degli anni alle emissioni di vapore vulcanico i ricercatori si sono soffermati anche sulla qualità dell’acqua che sgorga dall’Etna. Il direttore dell’istituto di endocrinologia di Catania, dottor Riccardo Vigneri, spiega che « l’incidenza di tumori alla tiroide in provincia di Catania è alta anche nei comuni che sono lontani dal vulcano. Mentre non è così in aree della provincia di Messina che sono più vicine all’Etna. Da qui gli accertamenti sull’acqua che è l’unico elemento che accomuna i residenti della provincia ». Le analisi delle acque hanno accertato livelli di metalli pesanti e radon troppo spesso al di sopra del cosiddetto MAC (massima concentrazione consentita). « Nell’acqua ci sono metalli pesanti potenzialmente pericolosi – spiega Gabriella Pellegriti, responsabile esecutivo della ricerca – ma non abbiamo la dimostrazione scientifica di un rapporto causa-effetto tra queste sostanze e l’insorgenza di tumori ». Lo studio ha accertato Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — ALLEGATO B 9386 AI RESOCONTI l’aumento di un particolare tipo di tumore alla tiroide cosiddetto « papillifero »; la ricerca sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica soprattutto in altre aree del mondo in cui ci sono vulcani attivi. Il dottor Vigneri auspica interventi volti al miglioramento della qualità dell’acqua di Catania. « Si potrebbe per esempio pensare di filtrarla anche se forse si tratta di un intervento molto oneroso. In alternativa si potrebbe tenere conto di studi fatti sempre in ambito universitario che hanno immaginato di miscelare l’acqua dell’Etna con quella proveniente da altri bacini idrici in modo da abbassare drasticamente il livello di metalli pesanti ». In tal modo bisognerebbe procedere con studi incrociati, bisogna lavorare tutti insieme. Servono studi multidisciplinari e mirati, in quanto è di vitale importanza anche il fattore antropico dell’inquinamento; se l’ipotesi dei ricercatori dovesse essere verificata, sarebbe di vitale importanza per tutti i cittadini italiani, far sì che il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare dia inizio alla registrazione dei livelli di elementi pesanti su tutto il territorio nazionale, in quanto la maggior parte del sottosuolo italiano è di origine vulcanica. Infatti, tutta la parte che va dall’alto Lazio fino alla Sicilia è interessata, o lo è stata in passato, da fenomeni vulcanici, la cui attività, in linea con l’ipotesi svolta, avrebbe sedimentato nel terreno e di conseguenza nelle falde acquifere, ingenti quantità di metalli pesanti –: se i Ministri intendano attuare un piano di tutela ambientale, simile a quello realizzato dalla regione Siciliana, per evitare l’aggravarsi della salubrità dell’ambiente dovuta all’incidenza di inquinamento ambientale e sostanze vulcaniche; quali iniziative i Ministri intendano adottare per realizzare un registro nel quale attestare la salubrità dei territori vulcanici del nostro Paese, al fine di evitare una sempre maggiore incidenza del tumore alla ghiandola tiroidea. (4-05121) Camera dei Deputati — — SEDUTA DEL 24 NOVEMBRE 2009 MARIANI. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: la Sicilia ha approvato il piano straordinario per l’assetto idrogeologico con decreto del 4 luglio 2000 e adottato il piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico nel 2004 coerentemente a quanto statuito dall’articolo 17, comma 6-ter, della legge n. 183 del 1989 e dall’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 180 del 1998; le vittime nel messinese, dimostrano che la emergenza primaria del Paese è rappresentata dal dissesto idrogeologico che interessa il 9,8 per cento del territorio nazionale; il 6,8 per cento di area nazionale coinvolge direttamente zone con beni esposti come centri urbani, infrastrutture, aree produttive; il progetto IFFI (Inventario dei fenomeni franosi in Italia) realizzato da Apat (oggi Ispra) ha censito 482.272 frane che interessano un’area di 20.573 Kmq; negli ultimi anni la « politica » si è reiteratamente espressa definendo la difesa del suolo « l’infrastruttura pubblica prioritaria per lo sviluppo del Paese », ma non facendo seguire una adeguata politica di prevenzione, dal momento che ogni anno i fondi destinati alle opere in messa in sicurezza del territorio subiscono decisi tagli; nel secolo scorso le frane e le alluvioni hanno causato 10.000 vittime, feriti e dispersi e 350.000 senza tetto; nel periodo 1968-1992 sono stati stimati circa 75 miliardi di euro di danni, con un valore medio di 3 miliardi euro/ anno; limitatamente ai fenomeni alluvionali, l’annuario dati ambientali APAT (oggi Ispra) riporta un totale di 16 miliardi di euro nel periodo 1951-2005; la legge n. 183 del 1989 è stata abrogata dal decreto legislativo n. 152 del 2006 recante norme in materia ambientale il quale attraverso l’accorpamento dei bacini Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — ALLEGATO B 9387 AI RESOCONTI istituiti ai sensi della legge 183 del 1989 ha ripartito il territorio nazionale in 8 distretti idrografici; dei distretti idrografici individuati dal decreto-legge n. 152 del 2006 doveva essere successivamente istituita l’Autorità di bacino distrettuale; tali distretti non sono stati istituiti e non sono operativi; il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare negli ultimi 10 anni attraverso la struttura tecnica, che ha gestito sempre l’emergenza, ha realizzato quasi 3000 interventi preventivi e 3250 interventi di messa in sicurezza spendendo complessivamente 1,28 miliardi di euro; con il decreto del Presidente della Repubblica n. 140 dell’agosto 2009, la struttura tecnica che svolge le istruttorie per gli interventi tecnici nei comuni dissestati è stata soppressa; il riscontro di marginalizzazione del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è dimostrato dalla grave assenza del ministero medesimo al tavolo nazionale sul negoziato con la Commissione europea per il reperimento dei fondi per il disastro del primo ottobre; all’incontro erano presenti il sottosegretario Letta, il vice presidente della Commissione europea, il ministro per le politiche europee, il capo della protezione civile e il capo del dipartimento per lo sviluppo economico, mancando, incomprensibilmente, proprio il ministero dell’ambiente; l’abolizione della segreteria tecnica della direzione difesa del suolo e l’esclusione del ministero dal tavolo nazionale rappresentano, ad avviso dell’interrogante, atti coerenti con il disegno di depotenziamento del ministero e preludio a passaggio della competenza tecnica e di spesa ad altre istituzioni o società pubbliche o private –: quali azioni il Governo intenda intraprendere al fine di attivare quanto previsto dal Testo Unico ambientale sulle autorità di distretto; Camera dei Deputati — — SEDUTA DEL 24 NOVEMBRE 2009 come si possa giustificare l’assenza del ministero competente al tavolo nazionale che discute dell’intervento da realizzare in Sicilia nelle zone dissestate dagli eventi luttuosi; se corrisponda al vero l’ipotesi che al ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare verrà tagliato il 40 per cento delle risorse. (4-05144) * * * DIFESA Interrogazione a risposta immediata: COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D’AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che: i lavori della commissione di alta consulenza costituita presso il ministero della difesa per mettere a punto il nuovo modello di difesa sarebbero giunti a delle conclusioni, delle quali le Camere non sono ancora state portate a conoscenza; trasformazioni importanti sarebbero in itinere anche nel delicato settore della contrattualistica e della gestione del patrimonio immobiliare delle Forze armate, in collegamento con l’annunciata istituzione della società Difesa servizi spa –: quali siano in sintesi le conclusioni della commissione e se e quando intenda riferire dettagliatamente alle Camere, con