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inoltre, non vanno dimenticate le
drammatiche condizioni dei profughi
saharawi costretti a vivere da decenni in
campi profughi;
nel 2005 l’Unione europea e il Marocco hanno siglato un accordo che permetterà alle navi europee di pescare lungo
le coste marocchine. Il contratto resterà
valido per 4 anni, ogni anno l’Unione
europea pagherà al Marocco 36 milioni di
euro di risarcimento per lo sfruttamento
delle risorse ittiche da parte dei pescherecci europei, in gran parte spagnoli;
con questo accordo si estende de
facto l’autorità del Marocco anche sulle
acque territoriali di pertinenza del Sahara
occidentale, con ciò negando al popolo
saharawi un’effettiva utilizzazione delle risorse ittiche;
a parere degli interroganti si ritiene
altamente contraddittorio questo accordo
commerciale dell’Unione europea, in
quanto teso a riconoscere una situazione
di fatto, il controllo delle acque territoriali
del Sahara Occidentale, che in termini di
diritto internazionale le Nazioni Unite non
riconoscono, stante il processo di autodeterminazione dei popolo sarahawi –:
quale sia la posizione del Governo
italiano sull’accordo commerciale di sfruttamento delle risorse ittiche concluso nel
2005 tra l’Unione europea e il Marocco;
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intende mettere in campo, affinché siano
pienamente rispettati i diritti umani delle
popolazioni profughe.
(4-05127)
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AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI
e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare, al Ministro del lavoro, della salute e
delle politiche sociali, al Ministro dello
sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
a quanto consta agli interroganti tra
l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata (ARPAB) e
l’Istituto superiore per la protezione e la
ricerca ambientale (ISPRA) sarebbe stato
stipulato un « Protocollo operativo » che
impegna l’Arpab ad effettuare controlli
all’interno del centro Enea di Rotondella;
nonostante il suddetto protocollo
operativo, Arpab non effettuerebbe i controlli all’interno dell’Itrec di Rotondella,
ma si limiterebbe a convalidare i controlli
effettuati dalla Sogin;
se non ritenga tale accordo ampiamente in contraddizione con quanto lo
stesso Parlamento europeo ha dichiarato
nella relazione di Richard Howitt su « Diritti umani nel mondo 2005 e politica
dell’Ue in materia » all’interno del quale è
stato inserito un emendamento, il 12o, nel
quale si « sollecita la tutela delle popolazioni saharawi e il rispetto dei suoi diritti
fondamentali » e si « reitera la richiesta di
una soluzione equa e duratura del conflitto del Sahara occidentale basata sul
diritto all’autodeterminazione del popolo
saharawi »;
tale situazione si tradurrebbe di fatto
in una mancanza di controlli all’interno
del centro Enea di Rotondella tanto da
parte dell’Ispra quanto da parte dell’Arpab, con la Sogin che assumerebbe il
duplice ruolo di controllore e controllato –:
quale sia la posizione del Governo
italiano rispetto all’attuale situazione del
popolo sarahawi e che tipo di azioni
quale ente o struttura stia effettuando i suddetti controlli e nel caso di
inadempienza, quali iniziative intendano
se corrisponda al vero quanto sopra
riferito;
se risulta ai Ministri interrogati l’esistenza di un protocollo operativo che impegna l’Arpab ad effettuare controlli all’interno del centro Enea di Rotondella;
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adottare per assicurare che nel centro
Enea di Rotondella siano realizzati controlli secondo criteri di imparzialità.
(4-05106)
JANNONE. — Al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare. —
Per sapere – premesso che:
il metano è formato da un atomo di
carbonio e da quattro atomi di idrogeno,
per questo è il combustibile fossile con la
maggiore percentuale di idrogeno e la
minore percentuale di carbonio. Inoltre,
contiene poche impurità, cosicché, quando
brucia, le emissioni di biossido di zolfo,
polveri e altri composti nocivi risultano
contenute, ed anche quelle di ossido di
azoto sono molto inferiori rispetto a
quanto prodotto dagli altri combustibili
fossili. Similmente, anche la quantità di
anidride carbonica emessa dal metano è
inferiore rispetto a quella degli altri idrocarburi;
il metano è il componente principale
del gas naturale. Il gas è un combustibile
noto per le sue doti non inquinanti, non
contenendo composti solforosi, la sua
combustione è facile come quella di tutti
i combustibili gassosi perché migliore è la
miscelazione con l’aria comburente. Da ciò
deriva non solo la facilità di combustione,
ma anche un più elevato rendimento. A
carico delle emissioni di metano incombusto rimane solo il suo impatto sull’effetto serra, che è però ampiamente compensato dall’effetto benefico della riduzione di emissioni di anidride carbonica;
il gas naturale è un combustibile
fossile che deriva dalla decomposizione
degli organismi vegetali e animali. La
formazione degli idrocarburi naturali, ed
in particolare del gas naturale, sono dovute alle grandi masse di microflora e
microfauna marina che si sono accumulate nel corso delle ere. Il processo di
formazione del gas naturale, generato
dalla decomposizione anaerobica di materiale organico, ha quindi una durata di
milioni di anni. In questo lasso di tempo
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resta accumulato in giacimenti sotterranei a centinaia di atmosfere di pressione
e può sprigionarsi naturalmente oppure a
seguito di trivellazione del terreno, cioè
con le stesse tecniche utilizzate per
l’estrazione petrolifera;
le riserve mondiali accertate di gas
naturale sono equivalenti in termini energetici alle riserve mondiali accertate di
petrolio, esse sono però ripartite in miglior
modo tra le diverse aree geopolitiche del
mondo rispetto alle riserve di petrolio. In
particolare, il continente europeo può contare almeno sul 40 per cento delle riserve
mondiali di gas naturale. Le riserve mondiali attualmente conosciute costituiscono
un patrimonio energetico che si calcola
dovrebbe durare per altri 63 anni. Esistono però probabilmente ulteriori giacimenti di metano ancora sconosciuti, oppure non sfruttati perché il costo di estrazione è troppo elevato. Nei Paesi mediorientali sono localizzate circa il 39 per
cento delle riserve mondiali di gas naturale, mentre la produzione annua ammonta al 9 per cento del gas consumato
globalmente. Il tasso di sfruttamento delle
risorse disponibili risulta essere, quindi,
molto basso rispetto alle possibilità;
il metano presenta molti vantaggi
rispetto agli altri carburanti per autotrazione: brucia in modo pulito, costa meno
ed è una fonte di energia abbondante e
sicura. L’Italia è poi dotata della rete di
rifornimento di metano per autotrazione
più vasta di tutta l’Unione Europea, con
eccezione della Germania. Il metano per
autotrazione nell’impiego motoristico presenta interessanti caratteristiche fisiche e
termodinamiche, per qualità e pulizia
della combustione e per sicurezza d’uso;
nel metano sono assenti impurità, come i
composti di zolfo, nonché composti velenosi, quali il piombo e gli idrocarburi
policlinici aromatici;
il favorevole rapporto idrogeno/carbonio del metano determina una produzione di anidride carbonica sensibilmente
inferiore rispetto agli altri combustibili.
Tale approccio non richiede una « rivolu-
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zione » nel sistema motore, ma solo una
evoluzione, che si basa su tecnologie per il
metano già esistenti. L’utilizzo della miscela idrogeno/metano per l’alimentazione
di motori a combustione interna rappresenta un primo concreto passo verso l’utilizzo di idrogeno nel settore della mobilità.
L’incremento del contenuto di idrogeno
nel combustibile riduce ulteriormente le
emissioni di anidride carbonica in atmosfera, dal momento che rende la combustione più completa ed efficiente. Grazie
alla relativa semplicità tecnologica e a
costi contenuti derivanti dalle modifiche
all’impianto di alimentazione, tale soluzione si presta come utile « palestra » per
l’utilizzo dell’idrogeno e come « acceleratore » della sua diffusione nel settore dei
trasporti. Perciò promuovere il metano a
livello governativo significa promuovere
una soluzione del presente e del medio
termine, che può costituire anche un ponte
di collegamento con una soluzione a medio-lungo termine verso tecnologie ancora
più pulite, quali il biogas e l’idrogeno, che
sono parte della strategia europea per
l’energia e la mobilità sostenibile –:
se siano al vaglio del Ministro misure
relative alla promozione dell’uso del metano per gli autoveicoli di nuova fabbricazione in Italia;
quali iniziative il Ministro intenda
adottare al fine di un maggiore utilizzo del
metano come combustibile sia nel settore
degli autoveicoli che degli autotrasporti.
(4-05120)
JANNONE. — Al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare, al
Ministro del lavoro, della salute e delle
politiche sociali. — Per sapere – premesso
che:
il Journal National Cancer Institute di
Oxford, una delle più importanti riviste
internazionali di oncologia, ha pubblicato
una ricerca realizzata dagli istituti di endocrinologia siciliani in collaborazione con
l’osservatorio epidemiologico e l’Agenzia
per l’ambiente della regione Sicilia, in cui
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si afferma che nel territorio catanese l’insorgenza di tumori alla ghiandola tiroidea
ha registrato un sensibile aumento, rispetto alla media nazionale italiana. Una
delle cause ipotizzate, potrebbe essere l’acqua potabile che sgorga dal vulcano Etna,
ricca di metalli pesanti potenzialmente
pericolosi. Dalle analisi effettuate su alcuni
campioni è stata evidenziata la presenza
degli elementi ferro, boro, manganese e
vanadio, oltre che di radon, attestata a
livelli al di sopra della massima concentrazione ammissibile;
nel 2002-2004 i ricercatori hanno
accertato che l’incidenza di tumori alla
tiroide in provincia di Catania è stata di
31,7 casi ogni 100 abitanti, per quanto
attiene a persone di sesso femminile, e di
6,4 per i cittadini di sesso maschile, contro
una media della metà nel resto dell’isola,
simile a quella italiana: 14,1 nel primo
caso e 3 nel secondo. Altre ricerche avevano evidenziato che il territorio catanese
e le Hawaii sono accomunate dall’alto
numero di tumori della tiroide, pertanto
era stato immediato il collegamento con il
vulcano, unico elemento in comune;
oltre all’importanza data nel corso
degli anni alle emissioni di vapore vulcanico i ricercatori si sono soffermati anche
sulla qualità dell’acqua che sgorga dall’Etna. Il direttore dell’istituto di endocrinologia di Catania, dottor Riccardo Vigneri, spiega che « l’incidenza di tumori
alla tiroide in provincia di Catania è alta
anche nei comuni che sono lontani dal
vulcano. Mentre non è così in aree della
provincia di Messina che sono più vicine
all’Etna. Da qui gli accertamenti sull’acqua
che è l’unico elemento che accomuna i
residenti della provincia ». Le analisi delle
acque hanno accertato livelli di metalli
pesanti e radon troppo spesso al di sopra
del cosiddetto MAC (massima concentrazione consentita). « Nell’acqua ci sono metalli pesanti potenzialmente pericolosi –
spiega Gabriella Pellegriti, responsabile
esecutivo della ricerca – ma non abbiamo
la dimostrazione scientifica di un rapporto
causa-effetto tra queste sostanze e l’insorgenza di tumori ». Lo studio ha accertato
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l’aumento di un particolare tipo di tumore
alla tiroide cosiddetto « papillifero »;
la ricerca sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica soprattutto in altre aree del mondo in cui ci sono
vulcani attivi. Il dottor Vigneri auspica
interventi volti al miglioramento della
qualità dell’acqua di Catania. « Si potrebbe
per esempio pensare di filtrarla anche se
forse si tratta di un intervento molto
oneroso. In alternativa si potrebbe tenere
conto di studi fatti sempre in ambito
universitario che hanno immaginato di
miscelare l’acqua dell’Etna con quella proveniente da altri bacini idrici in modo da
abbassare drasticamente il livello di metalli pesanti ». In tal modo bisognerebbe
procedere con studi incrociati, bisogna
lavorare tutti insieme. Servono studi multidisciplinari e mirati, in quanto è di vitale
importanza anche il fattore antropico dell’inquinamento;
se l’ipotesi dei ricercatori dovesse
essere verificata, sarebbe di vitale importanza per tutti i cittadini italiani, far sì che
il Ministero dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare dia inizio alla registrazione dei livelli di elementi pesanti su
tutto il territorio nazionale, in quanto la
maggior parte del sottosuolo italiano è di
origine vulcanica. Infatti, tutta la parte che
va dall’alto Lazio fino alla Sicilia è interessata, o lo è stata in passato, da fenomeni vulcanici, la cui attività, in linea con
l’ipotesi svolta, avrebbe sedimentato nel
terreno e di conseguenza nelle falde acquifere, ingenti quantità di metalli pesanti –:
se i Ministri intendano attuare un
piano di tutela ambientale, simile a quello
realizzato dalla regione Siciliana, per evitare l’aggravarsi della salubrità dell’ambiente dovuta all’incidenza di inquinamento ambientale e sostanze vulcaniche;
quali iniziative i Ministri intendano
adottare per realizzare un registro nel
quale attestare la salubrità dei territori
vulcanici del nostro Paese, al fine di evitare una sempre maggiore incidenza del
tumore alla ghiandola tiroidea. (4-05121)
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MARIANI. — Al Ministro dell’ambiente e
della tutela del territorio e del mare. — Per
sapere – premesso che:
la Sicilia ha approvato il piano
straordinario per l’assetto idrogeologico
con decreto del 4 luglio 2000 e adottato il
piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico nel 2004 coerentemente a
quanto statuito dall’articolo 17, comma
6-ter, della legge n. 183 del 1989 e dall’articolo 1, comma 1, del decreto-legge
180 del 1998;
le vittime nel messinese, dimostrano
che la emergenza primaria del Paese è
rappresentata dal dissesto idrogeologico
che interessa il 9,8 per cento del territorio
nazionale; il 6,8 per cento di area nazionale coinvolge direttamente zone con beni
esposti come centri urbani, infrastrutture,
aree produttive;
il progetto IFFI (Inventario dei fenomeni franosi in Italia) realizzato da Apat
(oggi Ispra) ha censito 482.272 frane che
interessano un’area di 20.573 Kmq;
negli ultimi anni la « politica » si è
reiteratamente espressa definendo la difesa del suolo « l’infrastruttura pubblica
prioritaria per lo sviluppo del Paese », ma
non facendo seguire una adeguata politica
di prevenzione, dal momento che ogni
anno i fondi destinati alle opere in messa
in sicurezza del territorio subiscono decisi
tagli;
nel secolo scorso le frane e le alluvioni hanno causato 10.000 vittime, feriti e
dispersi e 350.000 senza tetto;
nel periodo 1968-1992 sono stati stimati circa 75 miliardi di euro di danni,
con un valore medio di 3 miliardi euro/
anno;
limitatamente ai fenomeni alluvionali, l’annuario dati ambientali APAT (oggi
Ispra) riporta un totale di 16 miliardi di
euro nel periodo 1951-2005;
la legge n. 183 del 1989 è stata abrogata dal decreto legislativo n. 152 del 2006
recante norme in materia ambientale il
quale attraverso l’accorpamento dei bacini
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istituiti ai sensi della legge 183 del 1989 ha
ripartito il territorio nazionale in 8 distretti idrografici;
dei distretti idrografici individuati dal
decreto-legge n. 152 del 2006 doveva essere successivamente istituita l’Autorità di
bacino distrettuale; tali distretti non sono
stati istituiti e non sono operativi;
il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare negli ultimi
10 anni attraverso la struttura tecnica, che
ha gestito sempre l’emergenza, ha realizzato quasi 3000 interventi preventivi e
3250 interventi di messa in sicurezza spendendo complessivamente 1,28 miliardi di
euro;
con il decreto del Presidente della
Repubblica n. 140 dell’agosto 2009, la
struttura tecnica che svolge le istruttorie
per gli interventi tecnici nei comuni dissestati è stata soppressa;
il riscontro di marginalizzazione del
ministero dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare è dimostrato dalla
grave assenza del ministero medesimo al
tavolo nazionale sul negoziato con la Commissione europea per il reperimento dei
fondi per il disastro del primo ottobre;
all’incontro erano presenti il sottosegretario Letta, il vice presidente della Commissione europea, il ministro per le politiche
europee, il capo della protezione civile e il
capo del dipartimento per lo sviluppo
economico, mancando, incomprensibilmente, proprio il ministero dell’ambiente;
l’abolizione della segreteria tecnica
della direzione difesa del suolo e l’esclusione del ministero dal tavolo nazionale
rappresentano, ad avviso dell’interrogante,
atti coerenti con il disegno di depotenziamento del ministero e preludio a passaggio
della competenza tecnica e di spesa ad
altre istituzioni o società pubbliche o private –:
quali azioni il Governo intenda intraprendere al fine di attivare quanto
previsto dal Testo Unico ambientale sulle
autorità di distretto;
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come si possa giustificare l’assenza
del ministero competente al tavolo nazionale che discute dell’intervento da realizzare in Sicilia nelle zone dissestate dagli
eventi luttuosi;
se corrisponda al vero l’ipotesi che al
ministero dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare verrà tagliato il 40
per cento delle risorse.
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DIFESA
Interrogazione a risposta immediata:
COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO,
REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA,
BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D’AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA,
FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI,
GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA,
RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e
VOLPI. — Al Ministro della difesa. — Per
sapere – premesso che:
i lavori della commissione di alta
consulenza costituita presso il ministero
della difesa per mettere a punto il nuovo
modello di difesa sarebbero giunti a delle
conclusioni, delle quali le Camere non
sono ancora state portate a conoscenza;
trasformazioni importanti sarebbero
in itinere anche nel delicato settore della
contrattualistica e della gestione del patrimonio immobiliare delle Forze armate,
in collegamento con l’annunciata istituzione della società Difesa servizi spa –:
quali siano in sintesi le conclusioni
della commissione e se e quando intenda
riferire dettagliatamente alle Camere, con