CD di Proteine CD di Proteine La struttura secondaria di una proteina può esere determinata mediante spettroscopia CD nella regione dell’UV-lontano (190-250 nm). L’attività ottica di una proteina è principalmente dovuta alla sua struttura macromolecolare. Spettro CD della poli-lisina CD di Proteine Lo spettro CD di una proteina nel lontano UV può essere sensibile a certi aspetti della struttura terziaria A queste lunghezze d’onda i cromofori sono gli amino acidi aromatici e i legami disolfuro. I segnali CD nel lontano UV sono circa nulli, se una proteina conserva la sua struttura secondaria ma non mantiene una struttura terziaria ben definita. Se invece compaiono dei segnali in questa regione spettrale vi è chiara indicazione che la proteina possiede una struttura tridimensionale definita. Lo spettro CD nel lontano UV è anche sensibile a piccole modificazioni della struttura terziaria dovute ed interazioni proteina-proteina. Emoglobina L’emoglobina è una proteina globulare presente nei globuli rossi ed ha la funzione di trasportare l’ossigeno nel sangue. L’emoglobina è una proteina tetramerica costituita da quattro catene polipetidiche (subunità). Nella molecola di emoglobina ciascuna subunità lega un gruppo eme, di conseguenza l’emoglobina può legare quattro molecole di ossigeno. Il gruppo eme dell’emoglobina è uguale a quello presente nella mioglobina. Eme: gr. cromoforo Gruppo Eme Gruppo Eme Gruppo Eme Gruppo Eme Perché Perché???? Emoglobina Gli orbitali esterni conivolti nei legami dei metalli di transizione sono quelli d Nel compesso ottaedrico del Fe (II) nella emoglobina i 5 orbitali d si scompongono in due set: •2 obitali dx2-y2 and dz2 puntano lungo gli assi verso i leganti •gli altri 3 3 dxy, dxz, dxz puntano tra gli assi x,y,z e non sono influenzati dalla repulsione con i leganti Emoglobina Differenza di energia che corrisponde ad un assorbimento di luce Emoglobina Deossiemoglobina (alto spin) spin) Ossiemoglobina (basso spin) spin) Emoglobina Deossiemoglobina (alto spin) spin) Ossiemoglobina (basso spin) spin) CD di Proteine: Studio della denaturazione Le proteine possono essere denaturate in vari modi: 1.variando la temperatura, 2.variando il pH fino a condizioni estreme, 3.utilizzando denaturanti chimici. Gli organismi termofili sono caratterizzati da una temperatura di crescita ottimale compresa tra 50 e 80°C Per gli organismi ipertermofili tale temperatura è compresa tra 80 e 120°C. L’identificazione dei principi di adattamento delle proteine alle alte temperature è indispensabile per chiarire il meccanismo del folding e le funzione--struttura. relazioni funzione CD di Proteine: Studio della denaturazione Lo spettro della proteina nativa a 20°C mostra una banda negativa con un minimo profondo tra i 210 e 220 nm e un’intensa banda positiva tra i 190 e i 195 nm. Queste caratteristiche sono tipiche di proteine contenenti molti elementi di struttura secondaria quali α-eliche e foglietti β. Lo spettro CD dell’enzima a 108°C mostra un minimo meno profondo tra i 210 e220 nm, tuttavia, la struttura della proteina è ancora parzialmente conservata. Questo mostra che la SsoPox è una proteina estremamente resisitente alla tempratura, tempratura, come è lecito aspettarsi essendo una proteina proveniente da un batterio ipertermofilo. ipertermofilo. Quadruple eliche di DNA Nelle regioni terminali dei cromosomi, dette regioni telomeriche, il DNA diventa da doppio, singolo filamento. Questa regione è ricca di Guanine e priva di geni (cioè non codifica amminoacidi per le proteine ) ed ha la capacità di ripiegarsi su se stessa formando un’insieme di interessantissime strutture a quadrupla elica. Quadruple eliche di DNA Durante la fase della divisione cellulare, nel corso della quale i cromosomi vengono duplicati, il telomero subisce un accorciamento. Ma tale accorciamento viene integrato e protetto, nelle sue porzioni consumate, dall’enzima telomerasi . Questo enzima è attivo solo nelle cellule germinali e quindi durante lo sviluppo embrionale, garantendo così la completezza dei telomeri alla nascita. Nel corso della vita però la telomerasi tende a scomparire determinando un progressivo accorciamento del DNA telomerico. Quindi la regressione telomerica viene a coincidere con l’invecchiamento cellulare. Quadruple eliche di DNA Purtroppo nelle cellule tumorali la telomerasi torna ad essere attiva e ciò comporta l’integrità dei telomeri e quindi la replicazione senza limiti di queste tipi di cellule che diventano, per tale motivo, immortali . La natura però ha trovato una soluzione per opporsi alla scomoda attività della telomerasi nelle cellule tumorali: ha arricchito il DNA telomerico di guanine. Questo a sua volta potrà formare una struttura a quadrupla elica che rende difficile la fase di riconoscimento del DNA telomerico all’enzima telomerasi. Quadruple eliche di DNA La quadrupla elica è costituita da una serie di unità fondamentali, le G-tetradi, che consistono in un arrangiamento planare di quattro guanine, associate a formare un ciclo grazie allo scambio di legami a idrogeno (legami Hoogsteen), nello specifico ogni guanina riceve e dona due legami ad idrogeno. Una quadrupla elica presenta una cavità al suo interno in cui si affacciano gli atomi di ossigeno del gruppo carbonilico delle guanine, ciò crea un sito di legame specifico per gli ioni metallici, la cui presenza stabilizza fortemente la struttura. In particolare la molecola si stabilizza con ioni metallici come il potassio, il sodio o lo stronzio. Quadruple eliche di DNA 14 12 CD ( 263 nm ) 10 8 6 4 2 0 -2 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 temp. (°C) Dallo studio termodinamico della denaturazione termica di una quadrupla elica di DNA è possibile determinare le seguenti grandezze termodinamiche: •Tm •∆H°; •∆S°; •∆G298K Riassumendo Da un’analisi CD possiamo ottenere informazioni sulla struttura tridimensionale di macromolecole otticamente attive come DNA e proteine. Per farlo si utilizza lo spettropolarimetro, uno strumento in grado di misurare l'ellitticità generata da un campione al variare della lunghezza d'onda del raggio incidente (siamo nel campo degli UV), ottenendo così lo spettro di quel campione. Ogni struttura secondaria delle proteine ha un suo spettro caratteristico dovuto alla disposizione spaziale dei legami peptidici. Confrontando questi spettri con quello di una proteina qualsiasi è possibile ricavare il tipo di strutture secondarie di quella proteina e in che misura sono presenti. Con la spettroscopia di dicroismo circolare non possiamo sapere quali sono, ad esempio, gli aminoacidi coinvolti in tali strutture (per queste informazioni bisogna ricorrere alla più complessa spettroscopia NMR (o EPR) e alla cristallografia con i raggi X) però permette in modo rapido di ottenere informazioni come la stabilità della struttura di una proteina al variare della temperatura o dell'intorno chimico in cui si trova.