Corso di Economia Politica prof. S. Papa Lezione 18: Monopolio, concorrenza monopolistica e oligopolio Facoltà di Economia Università di Roma La Sapienza Monopolio e concorrenza Vediamo alcune differenze, per quanto riguarda i risultati, tra monopolio e concorrenza perfetta. (1) In concorrenza il prezzo è uguale al costo marginale ; in monopolio è maggiore: si ha infatti p > Rm = Cm. Lo scarto tra prezzo e costo marginale viene usato come misura del grado di monopolio. Usiamo per quest’ultimo il simbolo µ; abbiamo allora µ = (p − Cm)/p Cm) p (una percentuale). (2) In concorrenza gli extraprofitti sono destinati ad annullarsi nel lungo periodo (a seguito dell’ingresso nel mercato di altre imprese); nel monopolio no (perché le barriere impediscono l’ingresso delle altre imprese). Una espressione alternativa per definire gli extraprofitti in concorrenza è “quasi-rendite” (temporanee); in monopolio si può parlare, invece, di “rendite” (permanenti). Un confronto tra monopolio e concorrenza È meglio il monopolio o la concorrenza perfetta? Si può provare a rispondere seguendo due strade. La prima è quella di immaginare che, da un giorno all’altro, qualcuno compri tutte le imprese di un mercato concorrenziale. Cosa cambierebbe? Innanzitutto cambierebbero i “nomi” delle curve. Poi le scelte. Nel breve periodo il monopolista farebbe produrre meno alle imprese date (in modo da andare nel punto B). Nel lungo periodo chiuderebbe alcune imprese e sceglierebbe il punto L. p p S pc C SL pl pb L Cm B Cu = CmL D 0 yc Rm y 0 yl yb Ru y Monopolio e Pareto-ottimalità La seconda strada per confrontare monopolio e concorrenza è quella di valutare il monopolio col criterio di Pareto. Supponiamo, per semplicità, che non ci siano costi fissi (k = 0) e che il costo marginale sia costante (Cm = c). Si vede subito che l’allocazione non è ottimale, perché nel punto scelto dal monopolista (M) si ha Bms > Cms. Il punto ottimale è C (quello che si avrebbe in concorrenza); p ma è un punto che il monopolista non sceglierebbe mai a spontaneamente, perché non farebbe profitti. pm M Sono confrontabili il punto C e il punto M? Sembra di no (in C il C pc Cm = Cms monopolista sta peggio); ma il confronto è possibile (gli D = Bms Rm acquirenti potrebbero 0 y ym yc indennizzare l’impresa). Fallimento del mercato e mancato indennizzo L’allocazione del monopolio (il punto M) è un tipico esempio di fallimento del mercato (non dal punto di vista dell’impresa, che ottiene il massimo profitto, ma da quello della “società”). Misuriamo il benessere sociale come la somma del surplus dei consumatori (l’area del triangolo aMpm) e del profitto dell’impresa (il rettangolo MYpc pm). Rispetto all’allocazione C (quella Pareto ottimale) si registra p una perdita sociale, misurata dal triangolo CMY. a L’impresa potrebbe accettare di produrre yc in pm M cambio di un indennizzo versato dai consumatori pari al mancato profitto. C Y pc Cm = Cms I consumatori ci guadagnerebbero (una cifra pari alla perdita sociale), D = Bms Rm ma un accordo del genere è vanifi0 y ym yc cato dal fenomeno del free-riding. Due rimedi (e i loro inconvenienti) Per contrastare il fallimento del mercato (ovvero per ottenere l’allocazione C), ci sono due soluzioni principali: (1) Monopolio pubblico, cui viene imposto l’obiettivo di massimizzare il benessere sociale (e quindi il surplus dei consumatori) invece di massimizzare il profitto. (2) Regolamentazione. Per esempio, in cambio della licenza a produrre il bene si impone all’impresa il prezzo pc (prezzo amministrato). Entrambe le soluzioni presentano numerosi inconvenienti. Ne segnaliamo due: (i) se vi sono costi medi decrescenti sia il monopolio pubblico che l’impresa regolamentata lavorerebbero in perdita e andrebbero sussidiate ; (ii) nelle imprese sussidiate (pubbliche o private) si indeboliscono fortemente gli incentivi a tenere comportamenti efficienti. Concorrenza monopolistica Concorrenza monopolistica è come la concorrenza perfetta, ma prodotto non omogeneo (differenziato). (1) Impresa se aumentasse prezzo può perdere i clienti, ma non tutti come nella concorrenza. Le Ru, Rm sono come quelle del monopolio, mentre Cm e Cu sono come quelle della concorrenza. (2) Le imprese fanno extraprofitti attraggono altre imprese. (3) Se non ci sono barriere all’entrata, si riducono gli extraprofitti fino a che, nel lungo periodo, questi si annullano. Concorrenza monopolistica (breve periodo) Forme di mercato (concorrenza monopolistica) 208 DEFINIZIONE: tutte le caratteristiche in comune con la concorrenza perfetta tranne una : il prodotto non è omogeneo ma differenziato. Ne consegue che l’impresa fronteggia una “sua” curva di domanda inclinata e perciò può scegliere una combinazione di prezzo e quantità prodotta (appunto come nel monopolio). pi pbi Nel breve periodo (numero delle imprese dato) la sua scelta è determinata in modo identico a quella di un’impresa in condizioni di monopolio. Cm i B Cui Rm i 0 ybi Rui yi Il grafico è indistinguibile, tranne per il fatto che (come in concorrenza perfetta) la curva del costo marginale deve essere crescente. Corso di economia politica - lezioni del prof. Giorgio Rodano Forme di mercato (concorrenza monopolistica) Concorrenza monopolistica (lungo periodo) 209 Nel lungo periodo, come avviene anche in concorrenza perfetta, entrano nuove imprese nel settore attirate dalla presenza di extraprofitti. Il loro ingresso fa ruotare verso il basso la curva di domanda della singola impresa (Rui) rendendola via via più ripida Ne consegue che ruota anche la curva del ricavo marginale (Rmi). Cambia perciò la scelta dell’impresa (che produce meno). pi Il processo va avanti finché dura Cm i l’ingresso di nuove imprese, L Cui l pi ossia fino a quando gli extraprofitti non si annullano. Rm i Rui Siamo arrivati nel punto L, dove appunto si ha p = Cui. 0 yl yi i Corso di economia politica - lezioni del prof. Giorgio Rodano Perché nel lungo periodo la curva di domanda ruota in concorrenza monopolistica? Per rispondere scriviamo la curva di domanda del mercato e vediamo che relazione ha con quella dell’impresa. Per fare la formula più semplice possibile, supponiamo che essa sia p = a - y. Abbiamo inoltre y = nyi. La quantità complessivamente venduta è la somma delle quantità vendute dalle imprese (supposte identiche). Sostituendo si ottiene p = a - nyi che è appunto la curva di domanda della singola impresa. Si vede subito che, al crescere di n (del numero delle imprese), la curva di domanda ruota facendo perno sull’intercetta (il punto a), con un coefficiente angolare che diventa sempre più grande al crescere di n. Forme di mercato (oligopolio) Oligopolio 211 forma di mercato in cui le imprese presenti sono poche e grandi. Il prodotto può essere sia omogeneo che differenziato. Le barriere all’entrata possono esserci o non esserci. Cosa vuol dire “poche” e “grandi”? Che la scelta della singola impresa è rilevante per il risultato complessivo del mercato. Di conseguenza, quando un’impresa definisce la propria scelta deve mettere nel conto le possibili scelte delle altre (perché quel che fanno le altre influenza il proprio profitto). DEFINIZIONE: PER ESEMPIO: Due sole imprese (Duopolio) e prodotto omogeneo. La relazione tra prezzo e quantità prodotta (curva di domanda) è p = a − y = a − (y1 + y2) Il profitto della prima impresa è π1 = py1 − C(y1) ossia π1 = [a − (y1 + y2)]y1 − C(y1) e dipende sia dalla propria scelta (y1) che dalla scelta dell’altra (y2) Corso di economia politica Forme di mercato (oligopolio) Interazione strategica 212 L’impresa oligopolistica sa che i risultati della sua scelta dipendono dalle scelte delle altre imprese e che le altre imprese si trovano nella stessa situazione. Questo fenomeno viene chiamato “interazione strategica” ed è ciò che distingue l’oligopolio da tutte le altre forme di mercato (sia in monopolio che in concorrenza il profitto dell’impresa dipende solo dalla sua scelta). L’interazione strategica rende il processo decisionale dell’impresa molto più complicato. Sono possibili tre strategie generali: (1) Cercare di mettersi d’accordo con le altre imprese; (2) Rinunciare all’accordo e cercare di prevedere le mosse delle altre imprese; (3) Rinunciare all’accordo e cercare di escludere le altre dal mercato (o di non farcele entrare). Corso di economia politica Oligopolio • E’ una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di poche imprese di dimensioni intermedie o grandi; • Il prodotto può essere omogeneo (puro) o differenziato; • Ci sono ostacoli all’entrata di imprese, ma non del tutto. La singola impresa prende le decisioni tenendo conto di quello che faranno le altre in condizioni di interazione strategica in quanto il profitto dipende dalle decisioni sul prezzo o sulle quantità. (1) Comportamento collusivo delle imprese che adottano la strategia comune di massimizzare il profitto totale. Formazione di un cartello. Tuttavia, i meccanismi di Free riding portano a comportamenti non cooperativi. Oligopolio (2) Comportamento non cooperativo in cui le decisioni su prezzi o quantità sono prese con l’obiettivo di massimizzazione del profitto, supponendo quale sia la migliore strategia da parte dell’impresa rivale e data questa si attua la migliore risposta possibile. La quantità da produrre (Cournot) o il prezzo di vendita (Bertrand) dipende dalla funzione della quantità o di prezzo dell’altra impresa. Nell’equilibrio, il prezzo è inferiore e la quantità è superiore rispetto a quelli del monopolio. (3) Comportamento predatorio ha come obiettivo nel breve periodo quello di utilizzare una politica tale da scacciare le imprese rivali attraverso un prezzo inferiore al costo medio e annullare i profitti, andare in perdita o usare le rendite accumulate fino ad eliminare le imprese rivali (come nel monopolio). Forme di mercato (oligopolio) Duopolio 215 L’accordo tra le imprese oligopolistiche ha l’obiettivo di ottenere il massimo profitto per il gruppo, da distribuire poi tra le singole imprese partecipanti all’accordo stesso. ESEMPIO. Consideriamo il duopolio. La curva di domanda è p = a − y; le due imprese hanno identici costi totali Ct1 = c⋅⋅y1 Ct2 = c⋅⋅y2 (Cm costanti e niente costi fissi). Se ci fosse una sola impresa (monopolio), sceglierebbe la quantità che dà il massimo profitto uguagliando Rm = a − 2y al Cm = c, da cui si ricava ym = (a − c)/2; sostituendo nella curva di domanda si ottiene pm = (a + c)/2 (fare il calcolo); sostituendo nella definizione di profitto si ottiene πm = (a − c)2/4 (controllare). Perciò l’accordo tra le due imprese deve prevedere che ciascuna produca ym/2 = (a − c)/4 in modo che il prezzo sia pm. Ciascuna delle due imprese tocchi un profitto pari a πm/2= (a − c)2/8 Le due imprese, accordandosi, danno vita a un monopolio di fatto. Corso di economia politica Forme di mercato (oligopolio) Tipi di accordo 216 In che modo può essere realizzato l’accordo tra le imprese? Esistono diverse possibilità: (1) Fusione. Le due imprese si uniscono dando vita a un’unica società. L’impresa risultante (con due stabilimenti) ha il monopolio nel mercato; (2) Intesa. Le due imprese sottoscrivono un contratto vincolante per entrambe che le impegna a rispettare l’accordo. Queste due soluzioni spesso non sono praticabili perché proibite dalla legislazione e sanzionate dall’Antitrust. Esiste però una terza soluzione. (3) Collusione. Le due imprese si coordinano con un accordo non formalizzato e non vincolante. Mancando un contratto vincolante, la collusione si regge sull’interesse delle imprese a rispettare l’accordo. Corso di economia politica Forme di mercato (oligopolio) Un’alternativa all’accordo 217 La principale alternativa alla collusione è, per la singola impresa (del duopolio), quella di fare da sola, cercando di prevedere al meglio le mosse dell’altra impresa (strategia 2). Supponiamo che ciascuna impresa debba decidere la propria quantità prodotta senza accordarsi con l’altra. Come sceglierà? La solita risposta - la quantità che rende massimo il suo profitto è incompleta perché il suo profitto dipende, come sappiamo, anche dalla quantità prodotta dall’altra impresa (slide 211). Per ogni dato livello della quantità prodotta dall’altra, l’impresa può calcolare quale sia la quantità da produrre che rende massimo il suo profitto. Otteniamo, per ciascuna impresa, una funzione che lega la sua quantità prodotta a quella dell’altra (e viceversa): y1 = R1(y2) y2 = R2(y1) Corso di economia politica Le curve di reazione (a livello formale) y1 = R1(y2) y2 = R2(y1) • La formula della curva di reazione della prima impresa è: y1 = (a - c)/2 - y2/2 • Per quella della seconda impresa basta scambiare y1 con y2 ossia: y2 = (a - c)/2 – y1/2. • Controllare (i) che, quando si ha y2 = 0, segue y1 = (a - c)/2 (quantità del monopolio); ponendo y1 = 0 si ottiene y2 = (a - c)/2 (quantità del monopolio) • e (ii) che, sostituendo nella curva di domanda p = a - (y1 + y2), y1 e y2 si ottiene appunto p = c (prezzo uguale a costo marginale). Sostituisco a p= a – y e ottengo y = a – c (quantità della concorrenza). Forme di mercato (oligopolio) Le curve di reazione 219 Le due formule scritte alla fine del LUCIDO precedente danno, per ciascuna impresa, la quantità che deve produrre se vuole ottenere il massimo profitto, in funzione della quantità prodotta dall’altra. Vengono chiamate “funzioni di risposta ottima” oppure curve di reazione. In questo caso si può mostrare che le curve di reazione sono rette decrescenti : Se l’altra impresa1 non produce nulla y2 a− c R1(y2) conviene produrre la quantità del monopolio: y2 = ym quando y1 = 0; Se l’altra impresa1 produce da sola la quantità della concorrenza non R2(y1) conviene produrre nulla: y2 = 0 m y quando y1 = a − c (ossia y1 è tale che y1 0 p = Cm = c). Corso di economia politica