think natural
La Svizzera di fronte ad un difficilie obiettivo
di Matteo Buzzi
Termini come sostenibilità o sviluppo sostenibile sono ormai giustamente sulla bocca di tutti, politici e
non, a tutti i livelli istituzionali. Gli indicatori di sostenibilità parlano infatti molto chiaramente: la società
occidentale attuale è molto lontana dalla sostenibilità. Dobbiamo ridurre il nostro impatto sulla natura e
i nostri consumi di almeno quattro volte. Stiamo insomma vivendo ampiamente sulle spalle delle future
generazioni. Al di là dei proclami e delle buone intenzioni, e vista l’enorme distanza che ci separa da questo
necessario obiettivo a medio e lungo termine, viene però da chiedersi per quali ragioni di interesse collettivo
vengono ancora prese decisioni politiche che non fanno altro che aggravare il nostro impatto sul pianeta,
rischiando di precludere irrimediabilmente alle future generazioni il raggiungimento della sostenibilità.
Dallo sviluppo sostenibile alla decrescita:
storia e definizioni
La definizione di sostenibilità ha origine nell’ecologia ed è
sostanzialmente la caratteristica di un processo, di uno stato
o di un sistema che può essere mantenuto senza fine ad un
certo livello senza grossi effetti collaterali e dannosi per lo
stesso, direttamente o indirettamente. Le prime importanti
riflessioni sulla sostenibilità nella nostra società occidentale
presero avvio già agli inizi degli anni settanta, grazie alla famosa
pubblicazione nel 1972 presso il Club di Roma da parte di Dennis
Meadow, ricercatore del prestigioso Massachusetts Institute of
Technology (MIT), del “Rapporto sui limiti dello sviluppo”. Pur
non introducendo ancora il concetto di sostenibilità, ha messo in
evidenza in tempi non ancora troppo sospetti i limiti sistemici della
crescita nell’utilizzo delle risorse ambientali da parte dell’umanità.
La pubblicazione nacque nello stesso humus scientifico e di
pensiero che contribuì a far nascere in seguito il movimento
ambientalista sia a livello politico che di organizzazioni
non governative. Essa presenta sostanzialmente due tesi
fondamentali. Nella prima si constatava che con il tasso di crescita
della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento,
della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse, i
limiti dello sviluppo su questo pianeta sarebbero inevitabilmente
raggiunti. Il risultato più probabile, in seguito, sarebbe stato un
declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della
capacità industriale. Nella seconda tesi tramite un approccio
più ottimista e lungimirante si evidenzia il fatto che è possibile
modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di
stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano
futuro. Lo stato di equilibrio globale così definito da Meadows
dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna
persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali
opportunità di realizzare il proprio potenziale umano. Una
recente analisi a posteriori accompagnata dall’aggiornamento
delle tesi presentate nel 1972 da parte della stessa autrice giunge
alla conclusione che quanto schizzato allora è in grossa parte
anche successo e una crisi del sistema è ora più che mai possibile.
Il concetto di sostenibilità è stato applicato alle società umane a
partire dalla fine degli anni ottanta dopo la pubblicazione del
Rapporto Brundtland “Our Common Future“ nel 1987, che ha
riassunto i risultati del lavoro svolto dalla Commissione Mondiale
sull’ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite (WECD). Questo
termine indica un “equilibrio fra il soddisfacimento delle
esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future
generazioni di soddisfare le proprie”. Nel rapporto si introduce
però la sostenibilità piuttosto in termini di sviluppo sostenibile.
Tutti i progetti internazionali e nazionali come l’AGENDA
21 locale, proposta dopo il vertice delle Nazioni Unite a Rio
sull’Ambiente nel 1992 hanno avuto come fulcro questo principio
fondamentale basato sulla confluenza di tre preoccupazioni:
quella ambientale, quella economica e quella sociale. Solo una
Il concetto di decrescita e di sobrietà è fondamentale nell’ottica
della sostenibilità. L’analisi di alcuni importanti indicatori
mostra infatti l’enorme distanza che separa la nostra società
occidentale da un’ipotetica società sostenibile. Una società
semplicemente più efficiente nell’utilizzo dell’energia o una
semplice sostituzione delle attuali fonti energetiche fossili con
fonti rinnovabili, come spesso viene erroneamente sostenuto a
livello politico, è un passo fondamentale e necessario ma non
sarà sufficiente per raggiungere l’obbiettivo della sostenibilità.
1600
1600
1200
1000
800
600
400
200
0
Gli indicatori di sostenibilità
Per poter quantificare il nostro attuale impatto sul Pianeta e
per poter di conseguenza pianificare le fasi e i passi intermedi
di transizione verso una società globale all’insegna della
sostenibilità sono necessari degli indicatori. Generalmente
si distinguono tre tipi di indicatori: quelli basati sul consumo
energetico, quelli basati sulle emissioni di anidride carbonica
legate all’uso dei combustibili fossili ed infine quelli globali che
sintetizzano tutti gli impatti umani sotto forma di impronta
ecologica della società indicata con una superficie o con il
numero di pianeti necessari per soddisfare tutti i bisogni.
Il consumo energetico: la società a 2’000 Watt
Mediamente a livello globale ogni essere umano consuma per
soddisfare tutti i suoi bisogni 17’500 chilowattora all’anno.
Questo corrisponde in termini di consumi ad una potenza
continua media di circa 2’000 Watt (ovvero 20 lampadine da
100 Watt continuamente accese). In Svizzera la potenza media
di consumo di ogni abitante è però di circa 5’000-6’000 Watt.
In alcuni Paesi asiatici e africani la potenza di consumo di ogni
singolo abitante è di almeno 100 volte più piccola, mentre negli
Stati Uniti essa è almeno il doppio più grande. Una distribuzione
più equa dei consumi a livello mondiale richiederebbe quindi ai
paesi industrializzati come la Svizzera almeno il minimo obiettivo
dei 2’000 Watt, auspicando comunque che i paesi in via di sviluppo
non incrementino massicciamente il loro consumo energetico,
vanificando complessivamente gli sforzi intrapresi. La soglia più
alta per un consumo energetico ancora sostenibile può quindi
essere ragionevolmente fissata sul valore di 2’000 Watt. Per quanto
riguarda il consumo energetico la Svizzera si trova quindi con dei
valori di almeno 3 volte più grandi di questo massimo che può
essere definito ancora sostenibile. 2’000 Watt sembrano a prima
vista veramente pochi in confronto agli attuali valori. Va però
ricordato che la Svizzera nel 1960 era già una società a 2’000 Watt.
Potenza
di
consumo
attuale
e
la
società
a
2000
W
Potenza di consumo attuale e la società a 2’000 Watt
Potenza
di
consumo
attuale
e
la
società
a
2000
W
1400
1400
Potenza
di
consumo
in
Watt
Il miraggio della sostenibilità
considerazione equa di queste tre importanti componenti può
portare ad uno sviluppo sostenibile. Il termine sviluppo in questa
lettura non esclude quindi a priori la crescita economica ad ogni
costo, elemento cardine dell’economia di mercato attuale, basata
nell’utilizzo sempre maggiore di risorse naturali a scapito della
conservazione a lungo termine del Pianeta. Proprio per questo
motivo il concetto di sviluppo sostenibile è stato aspramente
criticato e recentemente si sono fatti avanti altri concetti di
sostenibilità legati piuttosto alla decrescita. Essi teorizzano
una riduzione sostanziale dell’uso di risorse naturali da parte
dell’umanità, focalizzando contemporaneamente l’attenzione
su altre importanti componenti della vita umana come la felicità
o la qualità globale di vita. Il movimento della decrescita felice
parte dal presupposto che la correlazione tra crescita economica
e benessere non sia necessariamente positiva, ma che esistano
situazioni frequenti in cui ad un aumento del Prodotto Interno
Lordo (PIL) (crescita economica) si riscontra una diminuzione della
qualità della vita e una diminuzione della qualità ambientale
complessiva del Pianeta. Questo movimento come pure altri filoni
simili nati parallelamente, come quello delle città di transizione,
si fondano su un principio di sobrietà verso una società dai
consumi sia energetici che di risorse materiali significativamente
inferiore e basata maggiormente sull’autosufficienza e
l’autoproduzione a livello energetico, materiale ed alimentare.
Potenza
di
consumo
in
Watt
12
1200
1000
Attuale
5000
W
Attuale
5000
W
2000
W
2000
W
800
600
400
200
0
Abitare
Abitare
Lavorare
Lavorare
Infrastruttura
Corrente
elettrica
Mobilità
(auto)
Mobilità
(aereo)
Mobilità
(mezzi
Infrastruttura
Corrente
elettrica
Mobilità
(auto)
Mobilità
(aereo)
Mobilità
(mezzi
pubblici)
pubblici)
Fonte: Novatlantis (2005), Leichter Leben
14
SINTESI
La Svizzera per quanto riguarda le emissioni
clima-alteranti si trova quindi di un fattore da
6 a 18 distanze dalla sostenibilità.
L’idea della società a 2’000 Watt è stata lanciata e approfondita
da un programma di ricerca del Politecnico Federale di
Zurigo che ne ha evidenziato la fattibilità sul medio e lungo
termine se da subito, a livello di pianificazione e tecnologico
vengono applicati severi criteri conformi a questo obiettivo
finale. Ogni campo della nostra vita quotidiana deve dare il
suo contributo verso l’obiettivo dei 2’000 Watt. Nel grafico
presentato qui a fianco si può notare nei vari settori la
grossa differenza tra la situazione attuale paragonata alla
società a 2’000 Watt proposta dal politecnico di Zurigo.
Anche ammettendo di essere riusciti a raggiungere una potenza
di consumo di 2’000 Watt un altro fattore aggiuntivo deve
essere comunque considerato: solo una minima parte di questi
2’000 Watt (non più di un quarto) dovrebbe essere ancora di
origine fossile. I rimanenti 1’500 Watt devono provenire da fonti
rinnovabili (sole, acqua, vento, geotermico).
Le emissioni di anidride carbonica dovute all’uso dei
combustibili fossili: una tonnellata
SINTESI
L’impronta
ecologica della Svizzera
SINTESI
SINTESI
Le emissioni di anidride carbonica dovute in particolare
S-G 1
Impronta ecologica e biocapacità pro capite nel 2002
all’utilizzo dei combustibili fossili sono l’esempio più evidenteSINTESI
S-G 1
Impronta ecologica e biocapacità pro capite nel 2002
SINTESI
Ettari globali pro capite
dell’insostenibilità della nostra società. La comunità scientifica
S-G 1
Impronta
ecologica e biocapacità pro capite nel 2002
5,0
internazionale sembra essere concorde sul fatto che bisogna
Ettari globali pro capite
S-G 1
Impronta ecologica5,0
e biocapacità pro capite nel 2002
4,5
fare tutto il possibile per limitare il surriscaldamento
Ettari globali pro capite
4,5
4,0
climatico globale di origine antropica ad un massimo 2 gradi, Ettari globali pro capite5,0
S-G 1
Impronta ecologica e biocapacità pro capite nel 2002
Deficit
5,0
4,0
3,5
S-G 1
onde evitare catastrofiche conseguenze in Impronta
parte ancora
ecologica
e biocapacità4,5
pro capite nel 2002
Deficit
4,5
3,5
imprevedibili a causa della complessità del sistema climatico.
3,0
4,0
Ettari globali pro capite
Ettari globali pro5,0
capite
Deficit
Come recentemente presentato in una pubblicazione
della
4,0
3,0
2,5
3,5
5,0
4,7
Deficit
4,5
rivista scientifica Nature, una riduzione mondiale delle
3,5
2,5
2,0
3,0
4,5
4,7
emissioni del 50% entro il 2050 implicherebbe ancora una
3,04,0
2,0
1,5
2,5
4,0
Deficit
4,7
probabilità di almeno il 30% di superare il livello critico dei
Deficit
2,53,5
1,5
1,0
3,5
1,8
4,7 2,0
1,6
due gradi. Per ragionevolmente ridurre questo rischio
entro il3,0
2,0
1,0
0,5
1,5
1,8
3,0 superare le
1,6
2050 le emissioni mondiali di CO2 non dovrebbero
1,52,5
0,5
4,7
0,0
1,0
2,5
1,8
10 miliardi di tonnellate annue, ovvero una riduzione
globale2,0
1,6 svizzera
4,7
Impronta svizzera
Biocapacità
Biocapacità (media mondiale)
1,0
0,0
0,5
1,8
2,0
compresa tra il 60 e l’80%. Con una popolazione
mondiale
1,6
Impronta
svizzera
Biocapacità
svizzera
Biocapacità
(media
mondiale)
Raffronto fra l’impronta svizzera pro capite e la biocapacità disponibile.
1,5
0,0
che sarà di 9.2 miliardi di persone ciò significherebbe
che0,5il
1,5
Raffronto
fra
l’impronta
svizzera
pro
capite
e
la
biocapacità
disponibile.
Fonte: Global Footprint
Network
© Ufficio (media
federale mondiale)
di statistica (UST)
Impronta
svizzera
Biocapacità svizzera 1,8
Biocapacità
0,01,0
quantitativo massimo sostenibile annuo per persona
dovrebbe
1,6
1,0
1,8 Biocapacità
Impronta svizzera
Biocapacità
svizzera
(media mondiale) © Ufficio federale di statistica (UST)
Fonte:Raffronto
Global Footprint
Network
1,6l’impronta
fra
svizzera pro
capite e la biocapacità
disponibile.
0,5
essere al di sotto di una tonnellata di CO2.
0,5
svizzera
pro capite
e la biocapacità disponibile.
0,0Raffronto fra l’impronta
Fonte:
Global Footprint
Network
© Ufficio federale di statistica
(UST)
S-G
2
Evoluzione
dell’impronta
ecologica e della biocapacità
0,0
Impronta svizzera
Biocapacità svizzera
Biocapacità (media mondiale)
Fonte: Global Footprint Network
© Ufficio federale di statistica (UST)
S-G 2
Evoluzione
dell’impronta
ecologica
e della
Impronta svizzera
Biocapacità
svizzera
Biocapacità
(media biocapacità
mondiale)
Ma quanto emette uno svizzero medio? Il valore complessivo dipende in modo significativo dalla considerazione o meno delle emissioni generate per la produzione dei beni
importati. Senza considerare le importazioni
di beni uno svizzero medio emette circa 5.8
tonnellate all’anno, cifra relativamente modesta in confronto alle 8.24 tonnellate di un
cittadino medio della Comunità Europea. Il
quadro appare però decisamente diverso se
si considerano anche le emissioni prodotte
all’estero per la produzione dei beni importati ed utilizzati in Svizzera: uno svizzero emette complessivamente annualmente in media
da 12 a 18 tonnellate di CO2, un quantitativo
tra i più alti a livello internazionale. La Svizzera si trova infatti ben al 4° posto della classifica dietro a Stati Uniti, Australia e Canada.
La Svizzera per quanto riguarda le emissioni
clima-alteranti si trova quindi di un fattore da
6 a 18 distante dalla sostenibilità.
L’impronta ecologica: 1.3 ettari
L’impronta ecologica è un indice statico utilizzato Impronta
per misurare
svizzera la richiesta umana nei confronti
pro capite
della
natura.
Impronta
svizzeraEssa mette in relazione il consumo
pro capite
Biocapacità
umano
di svizzera
risorse naturali con la capacità della
Impronta
pro
capitesvizzera
Biocapacità
svizzera
Terra
di
rigenerarle.
Il metodo dell’impronta
pro
capite
S-G 2
Evoluzione dell’impronta ecologica e della biocapacità
Impronta svizzera
pro capite
4
pro capite
ecologica
è
stato
elaborato
nella prima metà
5
Biocapacità svizzera
Ettari globali pro capite
4
Ettari globali pro
pro capite
6
5 capite
degli
anni 90 dall’ecologo William Rees della
Biocapacità
svizzera
Impronta
svizzera
6
3
capite
Impronta svizzera propro
capite
British Columbia University e poi approfondito,
4
pro capite
3
4 5
Biocapacità svizzera applicato e largamente diffuso a livello interna5
Biocapacità svizzera pro capite
2
zionale da un suo allievo, Mathis Wackernagel,
3
pro capite
2
3 4
oggi direttore dell’Ecological Footprint Networt.
4
1
A partire dal 1999 il WWF aggiorna periodica2
1
2 3
mente il calcolo dell’impronta ecologica nel suo
3
0
Living Planet Report. L’impronta ecologica della
1
1960
1963 1966 1969 1972 1975 1978 1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2002
0
1 2
Svizzera è quasi quattro volte più grande della
2
Impronta
biocapacità
capite della
Svizzera
1961 e1987
il 2002.1990 1993 1996 1999 2002
1960
1963ecologica
1966 e 1969
1972pro 1975
1978
1981fra il1984
sua biocapacità. Essa misura attualmente 5,0
0
Impronta
ecologica
e 1969
biocapacità
capite della
Svizzera
1961 e1987
il 2002.1990 ©1993
Fonte:
Global
Footprint
Ufficio federale
statistica2002
(UST)
1960
1963
1966Network
1972pro 1975
1978
1981fra il1984
1996 di1999
0 1
ettari globali per persona, mentre la biocapa1
1960 1963 1966 1969
1972 Footprint
1975 Network
1978
1981 pro1984
1990 fra1993
1999 2002
Fonte:
Global
© Ufficio federale di statistica (UST)
Impronta
ecologica
e biocapacità
capite 1987
della Svizzera
il 19611996
e il 2002.
cità del nostro Paese ammonta solo a 1,3 ettari
S-G
3
pro
capite Network
della Svizzera fra il 1961
e il 2002.
Composizione
dell’impronta
ecologica
nel 2002
0Impronta ecologica e biocapacità
Fonte:
Global
Footprint
globali per persona. In altre parole ci vorrebbe© Ufficio federale di statistica
(UST)
0
1960
1966
1969 1972 1975
1978 1981 ecologica
1984 1987nel1990
1993federale
1996
1999 (UST)
2002
S-G 3
Composizione
dell’impronta
2002
Fonte:
Global1963
Footprint
Network
© Ufficio
di statistica
ro quasi 4 pianeti per garantire a lungo termi1960 1963 1966 1969 1972 1975 1978 1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2002
Impronta ecologica e biocapacità pro capite della Svizzera fra il 1961 e il 2002.
ne il nostro stile di vita a tutta la popolazione
S-G 3
Composizione
Impronta ecologica e biocapacità pro capite
della Svizzera fra ildell’impronta
1961 e il 2002. ecologica nel 2002
Superfici arabili
Fonte: Global Footprint
Network
© Ufficio federale di statistica
S-G (UST)
3
mondiale attuale. Ne è infatti responsabile per
Composizione
dell’impronta
ecologica nel 2002 11%
Pascoli
Fonte:
©
15%
Fonte: Global
Global Footprint
Footprint Network
Network
© Ufficio
Ufficio federale
federale di
di statistica
statistica (UST)
(UST)
Superfici arabili
tre quarti e supera di gran lunga tutti gli altri
Foreste
11%
Pascoli
15%
Superfici
6%
S-G
3 arabili
Composizione dell’impronta ecologica nel 2002
fattori. L’impronta energetica è anche quella che
Pesca
Foreste
S-G 3
Composizione dell’impronta ecologica nel 2002
11%
Pascoli
Superfici
arabili
15%
6%
Superfici
d’insediamento
ha registrato il maggiore incremento negli ultimi
Pesca
11%
Foreste
Pascoli
15%
Energia fossile
decenni. Un altro elemento importante è costiSuperfici
d’insediamento
6% 9% Foreste
Pesca
17%
Energia
Superfici arabili
Energia nucleare
fossile
tuito dal nostro fabbisogno di terreno agricolo,
6%
Superficigrigia
d’insediamento
Superfici arabili
9% Pesca
11%
17%
Energia
Pascoli
15%
Energia nucleare
foreste e superfici verdi, che rappresenta 22%
11%
3% Superfici d’insediamento Energia fossile
Pascoli
15%
Foreste
9%
Energia grigia
17%
Energia nucleare
Foreste 4%
6%
3% Energia
dell’impronta totale.
Pescafossile
Raffronto fra l’impronta
svizzera
Ettari
globalipro
procapite
capitee la biocapacità disponibile.
Raffronto fra l’impronta svizzera pro capite
disponibile. ecologica e della biocapacità
Evoluzione
dell’impronta
6 e la biocapacità
Ettari globali pro capite
Fonte: Global Footprint Network
© Ufficio federale di statistica (UST)
S-G 2
Evoluzione
dell’impronta
ecologica
e della biocapacità
6
Fonte:
Global
Footprint
Network
©
Fonte: Global Footprint Network
© Ufficio
Ufficio federale
federale di
di statistica
statistica (UST)
(UST)
Ettari globali pro capite
5
Ettari globali pro capite 6
S-G 2
Evoluzione
dell’impronta
ecologica e della biocapacità
5
6
17%
Links
Il movimento della decrescita felice
www.decrescitafelice.it
Città di transizione
www.transitiontown.org
Politecnico Federale di Zurigo
www.novatlantis.ch
Emissioni pro capite per nazione
www.carbonfootprintofnations.com
Rete della decrescita
www.decrescita.it
9%
6%
17%
17%
9%
3%
9%
4%
35%
3%35%
S-G 2
Energia grigia
Pesca
Energia
nucleare
Superfici
d’insediamento
4%
3%
Superfici d’insediamento
Energia
grigia
Energia
fossile
4%
Energia fossile
Energia nucleare
Energia nucleare
Energia grigia
Energia grigia
3%
4%
Composizione
della Svizzera nel 2002.
35%
4%dell’impronta ecologica
35%dell’impronta ecologica della Svizzera nel 2002.
Composizione
Fonte: Global Footprint Network
© Ufficio federale di statistica (UST)
Composizione
dell’impronta
Fonte:
Global Footprint
Network ecologica della Svizzera nel 2002.
© Ufficio federale di statistica (UST)
35%
Composizione dell’impronta
ecologica della Svizzera nel 2002.
35% Fonte:
Global Footprint Network
Fonte: Global Footprint Network
2006ecologica
UST L’IMPRONTA
DELLA SVIZZERA
Composizione dell’impronta
della Svizzera ECOLOGICA
nel 2002.
Composizione dell’impronta ecologica della Svizzera nel 2002.
2006 UST L’IMPRONTA ECOLOGICA DELLA SVIZZERA
Fonte: Global Footprint Network
Fonte:
Fonte: Global
Global Footprint
Footprint Network
Network
2006
UST
© Ufficio federale di statistica (UST)
La società sostenibile nel concreto:
la transizione
Le prossime puntate di Think Natural presenteranno per alcuni settori della nostra società alcuni dettagli riguardo a quanto è già possibile
fare ora e cosa dovremmo fare per incamminarci
concretamente e sostanzialmente verso la transizione alla sostenibilità.
© Ufficio federale di statistica (UST)
7
7
© Ufficio federale di statistica (UST)
©
federale
© Ufficio
UfficioSVIZZERA
federale di
di statistica
statistica (UST)
(UST)
L’IMPRONTA ECOLOGICA DELLA
2006 UST L’IMPRONTA ECOLOGICA DELLA SVIZZERA
7
7