UNIVERSITA` DEGLI STUDI DI URBINO “CARLO BO”

La democrazia deliberativa come pratica di governante:
riflessioni sulla costruzione di un setting deliberativo
di Federico Savini
Università degli studi “Carlo Bo” di urbino
Tesi di laurea in: Sociologia a.a. 2006-2006
Relatore: Prof. Francesco Ramella
Riassunto sintetico:
A fronte di un nuovo scenario politico, sociale ed economico si stanno promuovendo sempre
di più pratiche di governo innovative, finalizzate all’adattamento del decision making tradizionale.
Nuovi scenari produttivi e diversi rapporti tra le istituzioni, sia a livello orizzontale che verticale
rendono inadeguate la modalità di governo classiche basate sul paradigma del government, al quale
si sostituisce quello della governance, spostando l’attenzione dalla strutture ai processi. Lo
“scambio politico” tradizionale, basato su una negoziazione tra attori istituzionalizzati e altamente
rappresentativi, appare sempre meno adeguato alla produzione e all’implementazione di decisioni
efficaci. L’esigenza di produrre politiche migliori, più adatte alla complessità della società civile ed
economica, porta all’adozione di nuove pratiche di governo che si distinguono per essere
democratiche, in quanto basate su una partecipazione diretta dei cittadini e degli stakeholders al
decision making, ma anche deliberative, poiché distinte da una fase di discussione paritaria tra gli
attori ed esplicitamente votata all’individuazione di visioni condivise. La costruzione, soprattutto
(ma non solo) a livello locale, di arene di discussione può favorire una riduzione dell’incertezza che
vincola l’azione delle amministrazioni, ma anche la valorizzazione e la promozione delle
conoscenze specifiche, non esclusivamente tecniche, degli attori esterni all’arena politica. Il
confronto, inoltre, favorisce l’individuazione di una linea di azione coordinata e la creazione di quei
rapporti di fiducia che facilitano la competitività e lo sviluppo economico complessivo di un
territorio.
Nel presente lavoro sarà descritta una possibile e auspicabile pratica di governance che si
basa su un decision making più democratico, in quanto caratterizzato da una inclusione maggiore e
più attiva dei soggetti destinatari della decisione, e deliberativo, in quanto caratterizzato da una
parentesi dialogica fondata su uno scambio paritario di argomentazioni.
Nel primo capitolo descriverò in modo sintetico i nuovi scenari economici, sociali e politici
del decision making, sottolineando il loro carattere di disarticolazione e frammentazione e la
conseguente necessità di adottare nuove pratiche di interazione politica ed economica. Particolare
attenzione è dedicata al modello produttivo post-Fordista ed al bisogno che i contesti produttivi
locali hanno di valorizzare le proprie economie esterne, determinanti per la loro competitività in un
contesto di concorrenza globale. La produzione di beni collettivi locali e di relazioni fiduciarie che
possano ridurre i rischi e i costi di transazione può essere favorita da un tipo di azione
maggiormente cooperativa in linea con delle prospettive di sviluppo condivise. Nel secondo
capitolo introdurrò il concetto di democrazia deliberativa, analizzato nei suoi principali riferimenti
teorici. Si sottolineeranno le differenze maggiori nel tipo di strutture e principi che la teoria presenta
rispetto ai tradizionali approcci democratici che si sono susseguiti nel tempo, con attenzione
particolare al modello della democrazia ateniese del IV a.C. e alla rispettiva concezione del singolo
cittadino rispetto ai professionisti della politica. In seguito verranno elencate le tre caratteristiche di
pubblicità, informalità e dinamicità di un approccio deliberativo, al fine di rendere visibili le forme
principali che contraddistinguono una pratica che si riferisce al paradigma della governance rispetto
a quelle che si rifanno all’idea di government. Nel terzo e quarto capitolo si prenderanno in
considerazione le due anime costitutive della democrazia deliberativa: il nuovo tipo di
partecipazione politica, e la deliberazione in quanto discussione in senso stretto. In particolare,
l’analisi della partecipazione si basa su una distinzione tra l’aspetto quantitativo, legato alla
selezione dei partecipanti, alla loro fisionomia e ai motivi per cui è possibile una parziale
“esclusione” dal decision making, e l’aspetto qualitativo, inerente i tipi di partecipazione e la loro
differente funzionalità nel processo. La deliberazione come atto comunicativo verrà comparata con
vari tipi di interazione e decisione politica (voto, negoziazione, comando), che individuano diverse
procedure di definizione del “bene collettivo”, e successivamente nel suo aspetto maggiormente
strumentale. In merito a questo punto, la deliberazione viene inserita in un approccio di tipo
costruttivista, entro il quale saranno enunciati i meccanismi cognitivi di sensemaking collettivo e i
processi di riduzione dell’incertezza che vincola sempre più l’agire politico. In seguito, si
elencheranno i meccanismi psico-sociali, derivati da un confronto face-to-face, che inibiscono un
agire strategico delle parti e il ruolo che gioca il setting di regole, tecnici, e professionisti
nell’indurre questo particolare tipo di comportamento e nel garantire l’equità e l’efficacia concreta
dell’intero dialogo. Il quinto capitolo cercherà in primo luogo di sottolineare il valore aggiunto che
una pratica di governance deliberativa può portare per la costruzione di un capitale sociale utile allo
sviluppo locale. In particolare, si descriveranno le dimensioni del riconoscimento e della fiducia che
vengono maggiormente promosse, accostate al carattere pubblico del capitale sociale prodotto e al
ruolo che questo gioca nella ricostruzione dei rapporti tra le istituzioni. In conclusione verranno
sollevati alcuni dubbi sulla democrazia deliberativa, in merito al tipo di utilizzo e alle finalità
sottese, e riguardo i principali trade-off ai quali bisogna far fronte nella costruzione di un setting
deliberativo.
L’ultimo capitolo fornisce un esempio empirico di decision making problematico e con
esigenze di rinnovamento, al fine di illustrare un possibile percorso potenzia ledi democrazia
deliberativa ed inclusiva. In particolare gli obbiettivi saranno quelli di descrivere un contesto (ed i
sui problemi e potenzialità) entro il quale sia possibile deliberare, di elencare i motivi per cui
bisognerebbe intraprendere un percorso inclusivo ed infine di riflettere sulle cause che possono
portare ad un fallimento dell’intero percorso. Il fine ultimo è quello di sottolineare come
deliberazione ed inclusione risultino dimensioni tutt’altro che scontate ed immediate, non facili da
realizzare senza la presenza di alcune condizioni contestuali fondamentali. L’analisi del
funzionamento degli organi di rappresentanza studentesca dell’ateneo di Urbino “Carlo BO” offre
un tipico caso studio in cui i meccanismi democratico deliberativi possono essere colti in modo
chiaro. I dati utilizzati sono stati raccolti dall’autore tramite osservazione diretta alle attività
politico-sociali dell’ateneo durante tutto l’anno accademico 2005-2006. I dati sono stati collezionati
tramite la lettura attenta dei verbali e partecipazione alle discussioni politiche interne all’istituzione,
nonché tramite interviste con i partecipanti alle attività, comitati studenteschi e gli organi
istituzionali e consiliari. Maggior parte della ricerca è stata condotta sulle attività presso la facoltà di
Sociologia.
Principali conclusioni:
L’analisi teorica e pratica della democrazia deliberativa rende visibili molti punti di forza e di
successo ma anche diversi punti di incertezza e opacità. In primo luogo, la costruzione di un
processo deliberativo, basato su una discussione che aspiri ad essere spontanea, deve presupporre
un setting ben definito e strutturato di regole e metodi, ma anche un forte supporto da parte di tutti i
livelli di governo. In secondo luogo, diviene centrale il ruolo di promozione e gestione delle arene e
la presenza di soggetti istituzionali che possano indirizzare la deliberazione alla produzione di un
effettivo “bene collettivo”, in modo sia da evitare effetti perversi di cooptazione formale e di
opportunismo, sia di rendere utile ed efficace l’intero decision making.
La democrazia come pratica di governance:
riflessioni sulla costruzione di un setting
deliberativo
di Federico Savini
Tesi di Laurea triennale
Università degli studi “Carlo Bo” di Urbnio
INDICE
INTRODUZIONE
1. DAL GOVERNMENT ALLA GOVERNANCE
1.1 I NUOVI SCENARI DEL DECISION MAKING
1.2 GOVERNANCE E SVILUPPO LOCALE
2. UNA PRATICA DI GOVERNANCE
2.1 LA DEMOCRAZIA DELIBERATIVA
2.2 QUALE DEMOCRAZIA?
2.2.1 LA DEMOCRAZIA ATENIESE
2.3 LE CARATTERISTICHE DELLA DELIBERAZIONE
2.3.1 PUBBLICITA’
2.3.2 INFORMALITA’
2.3.3 DINAMICITA’ E CONTINUITA’
3. LA PARTECIPAZIONE
3.1 CHI PARTECIPA
3.1.1 GLI STAKEHOLDER
3.1.2 IL SORTEGGIO
3.2 QUALE PARTECIPAZIONE
4. LA DELIBERAZIONE
pag. 5
pag. 9
pag. 10
pag. 12
pag. 15
pag. 17
pag. 19
pag. 21
pag. 23
pag. 24
pag. 25
pag. 28
pag. 31
pag. 32
pag. 35
pag. 38
pag. 40
pag. 44
4.1 COMANDO, NEGOZIAZIONE, DELIBERAZIONE
4.2 COGNIZIONE
4.2.1 MACCANISMI
4.3 SETTINGS
4.3.1 QUALI RUOLI?
4.3.2 QUALI TECNICHE?
5. VIRTU’ E RISCHI DELLA DELIBERAZIONE
5.1 CAPITALE SOCIALE
5.1.1 RICONOSCIMENTO
5.1.2 FIDUCIA
5.1.3 BENE PUBBLICO
5.1.4 ISTITUTION BUILDING
5.2 RISCHI
5.2.1 TRADE OFF
6. UN POSSIBILE SETTING
6.1 LA REALTA’ STUDENTESCA
6.1.1 I CONFLITTI
6.2 PROGETTAZIONE PARTECIPATA
6.2.1 DELIBERARE SUI CRITERI
6.3 PERCHE’ DELIBERARE ?
6.4 PERCHE’ NON SI DELIBERA ?
6.4.1 LEADERSHIP
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
pag. 46
pag. 49
pag. 54
pag. 57
pag. 58
pag. 60
pag. 64
pag. 65
pag. 67
pag. 67
pag. 68
pag. 71
pag. 72
pag. 76
pag. 78
pag. 82
pag. 84
pag. 88
pag. 90
pag. 94
pag. 96
pag. 99
pag. 102
pag.105