Didasfera - Ambiente didattico digitale Dall’evidenza all’esperienza: aristotelismo e Rivoluzione scientifica Mappa dell'Unità Di gradino in gradino, pensiero filosofico e pensiero scientifico propriamente detto continuano dunque il loro assalto all’infinito. Metabolizzato dalla geometria, poi nobilitato dalla filosofia, il concetto si afferma con Giordano Bruno sia sul versante etico-metafisico che su quello fisico, poiché proprio Bruno è il primo ad attribuire all’universo naturale il carattere dell’infinità. Certo, l’opera del Nolano non può essere considerata né divulgativa né portavoce del sapere ufficiale del suo tempo. La condanna a morte del filosofo coinvolge anche la sua opera, che tuttavia continua clandestinamente a circolare nei circuiti scientifici alimentando il dibattito sull’infinito. Le nuove teorie scientifiche nel XVII secolo dovevano ancora scontrarsi con l’accanita resistenza degli aristotelici ad oltranza, ed erano comunque riservate alla conoscenza di una casta di pionieri stravaganti ed elitari, i cui punti di vista non erano quasi mai concordi. In Francia Cartesio e in Inghilterra Hobbes, per non citare che i più celebri, tendevano a una revisione dell’epistemologia scientifica, ma il primo a partire dalla metafisica, il secondo con l’intento di distruggerla. Il fatto è che, come ci insegnano gli storici della filosofia, erano quelli gli anni della grande rivoluzione scientifica; e come in ogni rivoluzione che si rispetti, i fautori del nuovo concordano solo in un punto: la distruzione del vecchio. Ma su come debba essere il “nuovo mondo”, l’accordo è ben più difficile a trovarsi. Detto in parole semplici, il vecchio era rappresentato dall’epistemologia aristotelica, dal principio cioè che la verità è fondata su ciò che si vede, sulla percezione sensibile, a cui deve corrispondere un ordine discorsivo-dimostrativo rigorosamente costruito; quello che, in termini scolastici, veniva detto adaequatio rei et intellectus, la concordanza tra i fatti e il modo di parlarne. Nel corso del Rinascimento, invece, aveva preso piede l’uso della geometria come metodo di riferimento per l’enunciazione della verità: l’ordine matematico si propose come unica garanzia di verità, contrapposto alla mutevolezza delle esperienze sensibili, a tal punto che esso venne imposto alla natura, vista da allora in poi come un insieme di elementi materiali meramente quantitativi e misurabili. Alla “verità nei fatti” si contrappose la “verità malgrado i fatti”. Con un corollario di non poca importanza: lo spostamento del principio di evidenza dal piano dei sensi a quello intellettuale. I principi della geometria sono infatti del tutto astratti e concettuali, e tuttavia dotati di un’evidenza in qualche modo più forte di quella delle cose visibili, un’evidenza interiore e nello stesso tempo universale, capace di resistere al mutare di qualsiasi condizione esterna; mentre l’esperienza a cui si rifanno è quella del calcolo e dell’astrazione simbolica. Voi capite che, in un quadro di questo genere, l’accettazione del concetto di un universo infinito non doveva più faticare molto ad imporsi. Se infatti l’universo infinito è concepibile, anzi, se la sua concezione risolve alcuni problemi fondamentali di carattere geometrico e matematico, allora è vero. Una lezione di Enrico Bellone sulla nascita del metodo scientifico Piccolo popolo: Aspetta…. Non mi risulta che la matematica l’abbiano inventata nel 1600! - Inventata! Che modo di esprimersi… - Insomma… voglio dire: la matematicaaveva duemila anni di storia alle spalle. Che cosa significa questa “scoperta”, che non fu affatto una scoperta? Ermetis: È il paradosso della Rivoluzione scientifica. Anche l’idea di “rivoluzione” è frutto di quei tempi. Il primo a usare questo termine per indicare un movimento di ribellione e di sovvertimento politico fu un predicatore tedesco, quel Thomas Müntzer che nel 1525 guidò la rivolta dei contadini tedeschi contro la chiesa e i cavalieri. Egli parlò di rivoluzione per indicare un ritorno alle origini del cristianesimo, all’idea evangelica di carità e fratellanza che accomunò le prime comunità apostoliche. Piccolo popolo: Ma perché “rivoluzione”? Ermetis: Perché il termine, usato in astronomia, indicava e indica la rotazione dei pianeti attorno al sole (anche se allora si credeva che i pianeti, e il sole stesso, ruotassero intorno alla Terra). Una rivoluzione è il moto ellittico con il quale un pianeta, dopo aver ruotato attorno al sole, torna alla sua posizione di partenza. Pagina 1/3 Didasfera - Ambiente didattico digitale Piccolo popolo: Un ritorno alle origini, insomma… - Müntzer pensava di tornare al passato? Ermetis: Certamente! Alle origini del messaggio evangelico, allo spirito di carità cristiana, in cui i ricchi dividevano i propri averi con i fratelli più poveri. Piccolo popolo: E per far questo ha massacrato preti a cavalieri… Ermetis: Questo è un altro discorso. Torniamo alla Rivoluzione scientifica. Anche se gli storici hanno attribuito questa etichetta agli eventi scientifici che sconvolsero l’Europa nel XVII secolo con l’intenzione di esaltarne i caratteri di progresso, in realtà, senza volerlo, hanno perfettamente colto lo spirito autentico del concetto. Perché la vera novità di quel sommovimento culturale iniziato da Copernico e Galilei fu il ritorno a un lontano passato: il ritorno alla matematica platonica ed euclidea, all’idea tutta platonica che l’ordine dell’universo fosse determinato da principi matematici, e che la vera scienza fosse quella dei numeri e delle figure geometriche, con le quali si può rappresentare l’ordine razionale del Cosmo. Piccolo popolo: Niente di nuovo sotto il sole… - Un bel passo indietro, effettivamente. - Ma come si fa ad andare avanti, tornando indietro? Ermetis: Questo è il fascino misterioso del pensiero umano. Piccolo popolo: Sarà anche un fascino, come dici tu, ma continuo a non capire come tutto ciò ha potuto risolversi in un progresso. Ermetis: Vedete, il principio dominante della scienza aristotelica era quello secondo cui la verità è così come appare, è quella che si manifesta ai nostri sensi e ai nostri occhi. Ma Copernico aveva dimostrato che ciò che vediamo, per esempio la rotazione dei pianeti attorno alla Terra, è un’illusione ottica, un errore. E aveva usato la matematica per dimostrarlo, scoprendo simultaneamente una nuova verità, e cioè che il centro dell’universo è il sole…. Per lo meno dell’universo come allora lo si pensava. Ermetis: Però c’è un però… Galilei non aveva usato il cannocchiale per dimostrare che attorno a Giove ruotano dei satelliti, e che quindi il sistema tolemaico era errato? - Forse perché non… credeva ai suoi occhi! Ermetis: Ma il cannocchiale è uno strumento molto sofisticato, e comunque quella scoperta confermava il sistema copernicano, e quindi, implicitamente, il valore della matematica come più autentico strumento di verifica. Piccolo popolo: Ma che progresso c’è, nella matematica? Ermetis: È molto semplice: la matematica ci permette di “concepire” quello che i nostri sensi non possono vedere o raggiungere. In un certo senso potenzia le nostre facoltà. Ed è straordinario il fatto che mano a mano, dal Seicento in poi, tutto quello che la matematica ha scoperto, è stato successivamente dimostrato dai fatti grazie all’ausilio di nuovi strumenti tecnologici. Piccolo popolo: Vuol dire che le invenzioni scientifiche non servono a fare nuove scoperte, ma a dimostrare il valore di quanto già si sa? Ermetis: Almeno in astronomia, sicuramente è così. discutetene Vai agli esercizi (Moodle) Esercizi - Versione stampabile (vedi allegato) E' "utile" la matematica? Che senso diamo al concetto di Utilità? Per esempio: la matematica e la medicina sono "utili" nello stesso modo? E la poesia, è "utile"? Perché molti pensano che sia inutile? I filosofi inglesi ritenevano, nel Settecento, che fosse "utile" tutto ciò che garantiva la felicità all'essere umano... ma quale "felicità"? Esiste una felicità uguale per tutti? Coraggio: l'autentica filosofia pone domande, non dà risposte. Per accedere agli esercizi, crea il tuo account su Didaspace, fai il login e seleziona, in ordine: piano scuola digitale Storia delle idee Conversazione sull'Infinito. Settima giornata Pagina 2/3 Didasfera - Ambiente didattico digitale In questa unità Testo: Storia delle idee Autore: Maurizio Châtel Curatore: Maurizio Châtel Metaredazione: Donatella Piacentino Ricerca iconografica: P4F studio Risorse scaricabili: Maurizio Châtel Editore: BBN Pagina 3/3