3 giugno 2010 Il Sudafrica, i Mondiali di calcio e la strada verso lo sviluppo Elio Menzione(*) Il 2010 è per il Sud Africa un anno speciale. E non soltanto per la ragione più evidente: la circostanza che il paese ospiti quest’anno i campionati mondiali di calcio, evento che comporta per esso un’esposizione mediatica senza precedenti. Il 2010 segna anche il centenario dell’unificazione politica dello spazio sudafricano: una ricorrenza da pochi ricordata e da nessuno festeggiata, dato che l’Unione Sudafricana – nata dalla confluenza di due colonie britanniche, Provincia del Capo e Natal, e di due ex-Repubbliche boere, Transvaal e Stato Libero dell’Oranje – nacque all’insegna della riconciliazione tra le due componenti bianche della popolazione, otto anni dopo il termine della guerra anglo-boera; ma anche della segregazione a danno della maggioranza nera. Una segregazione che 38 anni dopo sarebbe stata codificata ed esasperata nell’inumano sistema dell’apartheid. Ma soprattutto è nel 2010 che cade il ventesimo anniversario del famoso discorso pronunciato dal presidente de Klerk il 2 febbraio 1990, la successiva liberazione di Nelson Mandela e l’avvio di negoziati che avrebbero condotto alla nascita di un nuovo Sud Africa democratico, che riconosce pari dignità a tutte le sue componenti etniche e culturali. Da allora, e principalmente dal 1994 – anno delle prime elezioni democratiche della storia del paese, che portarono Mandela alla presidenza – il Sud Africa ha percorso molto strada. Si è affermato, anzitutto, come un modello di stabilità politica e istituzionale per il continente africano, caratterizzato da una democrazia multipartitica, una chiara distinzione tra i poteri, una stampa libera e spregiudicata, una società civile articolata e vibrante. Dopo alcuni anni di andamento alterno l’economia ha conosciuto, a partire dal 2004, una crescita continua e sostenuta (con tassi di incremento del Pil intorno al 5%), interrotta soltanto nel 2009 da una lieve recessione indotta dalla crisi internazionale, alla quale il paese ha peraltro saputo reagire con una prontezza superiore a quella di molti stati occidentali. Eppure, questa crescita non è stata pari a quella dei principali paesi emergenti (Cina, India, diversi stati del Sud-Est asiatico, Brasile), né all’altezza di un potenziale di sviluppo che ha pochi confronti in Africa, grazie alla ricchezza mineraria del paese e alla sua robusta struttura industriale e finanziaria. Le ragioni sono da cercare in una serie di debolezze strutturali: un alto tasso di disoccupazione (del 25% circa, che si avvicina addirittura alla soglia del 40% se si tiene conto dei potenziali lavoratori “scoraggiati” dalla ricerca di un impiego); insufficienza del risparmio, degli investimenti interni e di quelli esteri; profonde differenze economiche e sociali nella popolazione; rigidità del mercato del lavoro, e misure – sia pure comprensibili – di “affirmative action” a favore della maggioranza svantaggiata della popolazione, che non incoraggiano l’afflusso di capitali dall’estero; eccessiva dipendenza dalle esportazioni di materie prime, anche se negli ultimi anni il settore manifatturiero ha conosciuto un vigoroso sviluppo; diffusione della piaga dell’Aids, con ripercussioni inevitabili sull’economia; una criminalità che ha raggiunto livelli allarmanti. In particolare, l’economia sudafricana rimane a tutt’oggi un sistema bipolare, dualistico, caratterizzato dalla convivenza tra un settore finanziario e produttivo moderno (e in certi casi di avanguardia) e vaste sacche di povertà tipicamente africane. Il superamento di questo dualismo strutturale non sarà semplice, né rapido. Ma non mancano le ragioni per essere ottimisti: oltre alla già citata stabilità politica e istituzionale, ricordo la rapidità con (*) Elio Menzione è Ambasciatore d’Italia in Sudafrica. 2 ISPI - Commentary cui il governo ha saputo affrontare la crisi del 2009, con una manovra anticiclica di ragguardevoli dimensioni (investimenti nelle infrastrutture, appoggio alle piccole e medie imprese e allo sviluppo rurale, aumenti delle spese per istruzione, salute e assistenza sociale). Una politica fiscale espansiva facilitata dalla gestione virtuosa dell’economia negli anni precedenti, in cui il debito pubblico era stato ridotto dal 48 al 23%. Per imboccare con decisione la strada di uno sviluppo sostenuto e sostenibile, superiore a quello degli anni passati e capace di assorbire gradualmente la disoccupazione oggi esistente, il Sud Africa ha bisogno di un salto di qualità. A tale fine, i campionati mondiali di calcio di quest’anno potranno dare un contributo importante: se avranno – come tutti auspichiamo – pieno successo, essi accrediteranno agli occhi del mondo l’immagine di un paese affidabile, dotato di capacità organizzative superiori alle aspettative, e meritevole pertanto di attirare un maggiore volume di investimenti esteri. Inoltre, essi rappresenteranno per il paese una forte scossa psicologica, atta ad accrescere la fiducia nei suoi mezzi e nelle sue capacità. Per il nuovo Sud Africa, che a 20 anni sta entrando nell’età adulta, si tratta insomma di un importante esame di maturità, di una sfida gigantesca affrontata con orgoglio e determinazione, i cui esiti saranno importanti non soltanto per il paese ma per l’intero continente africano. Non va dimenticato che il Sud Africa ha oggi un Pil pari ai tre quarti di quello dell’Africa australe e a un terzo circa di quello dell’intera Africa subsahariana. La ricerca ISPI analizza le dinamiche politiche, strategiche ed economiche del sistema internazionale con il duplice obiettivo di informare e di orientare le scelte di policy. I risultati della ricerca vengono divulgati attraverso pubblicazioni ed eventi, focalizzati su tematiche di particolare interesse per l’Italia e le sue relazioni internazionali. ISPI In questa sfida il Sud Africa potrà contare sull’appoggio dell’Unione Palazzo Clerici Europea, cui è legato da un rapporto di partenariato strategico e che Via Clerici, 5 rappresenta per esso il primo partner commerciale e la principale fonte I - 20121 Milano di investimenti e di aiuti allo sviluppo. E tra i paesi europei anche l’Italia www.ispionline.it è pronta a fare la sua parte. I nostri scambi con il Sud Africa si aggirano da tempo sui 4 miliardi di euro l’anno, ma esistono margini notevoli per una crescita negli anni futuri, in settori tradizionali (meccanico- © ISPI 2010 elettronico, agro-industriale, chimico-farmaceutico, turistico) ma anche in settori innovativi, quali le tecnologie avanzate e le energie alternative. Il nostro paese è oggi impegnato in misura notevole nella lotta contro il flagello dell’Aids, con un ambizioso progetto di cooperazione allo sviluppo. La domanda di cultura e di lingua italiana in Sud Africa è in crescita continua, e tale da meritare investimenti lungimiranti. Ma è soprattutto il tessuto connettivo della nostra economia, il settore delle piccole e medie imprese, che potrebbe imprimere un salto qualitativo ai rapporti economici bilaterali. A tal fine, la Coppa del Mondo di calcio – che porterà il Sud Africa nelle case di milioni di italiani – rappresenterà un’occasione preziosa e forse irripetibile, aiutando a vincere ritrosie e diffidenze e stimolando l’attenzione dei nostri piccoli e medi imprenditori per un mercato in rapida espansione e per un paese meritevole di attirare i loro investimenti. In questo, essi potranno contare sul sostegno attivo delle strutture italiane operanti in questo paese, dall’Ambasciata ai Consolati e all’Ufficio Ice di Johannesburg.