Fabietti Riassunti di “Storia dell`Antropologia Culturale”

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Fabietti
Riassunti di “Storia
dell’Antropologia
Culturale”
Alessandro
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L'ANTROPOLOGIA AMERICANA
L'AMERICA E IL PROBLEMA INDIANO
Per gli europei il primitivo era un fatto letterario, o magari
l'oggetto di uno sfruttamento coloniale, per gli americani invece
il primitivo, l'Indiano, era innanzi tutto un'esperienza recente,
o addirittura contemporanea. La terra americana era stata
conquistata agli indiani con la forza, strappandogliela palmo a
palmo. Ma contemporaneamente alla conquista l'uomo americano si
era scontrato anche con l'ambiente ostile che trovava al suo
arrivo, il che fu un grande fattore di coesione tra gli americani,
e mise in secondo piano il genocidio degli indiani, che erano
quasi elementi connessi all'ambiente da combattere. Sugli indiani
c'erano due immagini che imperavano, una positiva e una negativa.
Quella positiva era l'immagine di un uomo primitivo e puro che
giudica dall'esterno la società americana, e che grazie alla sua
purezza costituisce la garanzia che la terra americana è pura.
L'immagine negativa è quella di un uomo rozzo, incivile, che
sfrutta irrazionalmente con la caccia dei territori che l'uomo
bianco saprebbe far rendere molto di più con l'agricoltura e
l'allevamento. Specialmente nelle faccende interne l'Indiano è il
nemico. Per gli ideologi americani restava per irrisolto il
problema della nazionalità: era una nazione un popolo che
possedesse dei territori; quindi gli indiani erano a tutti gli
effetti una nazione che i bianchi stavano invadendo, e soprattutto
erano una nazione che aveva il diritto di non essere invasa e di
non voler convivere coi bianchi, seppure portatori di una cultura
superiore. Si risolse dicendo che se gli indiani si fossero arresi
ad utilizzare i territori per l'agricoltura avrebbero potuto
mantenerli, altrimenti gli sarebbero stati tolti a buon diritto.
Gli americani insomma, separandosi dagli europei corrotti,
andavano a vivere accanto ad una popolazione pura, che avrebbe
depurato quel po' di europeità che c'era nei coloni. Quando tutti
i territori dell’America furono strappati agli indiani, nacque il
problema di che farsene, e si ricorse alle riserve, ma ciò diede
origine al "problema indiano".
MORGAN DIFENSORE DEGLI INDIANI
Morgan per prima cosa ha scritto La lega degli Irochesi. E' la
prima descrizione scientifica di una tribù comparsa al mondo. Gli
Irochesi avevano tutt'altro sistema di parentela rispetto agli
europei, cioè non distinguevano tra padre e zio e tra fratello e
cugino. Il discorso era che le tribù erano divise per gentes,
chiamate con il nome di un animale, e gli appartenenti a gentes
con lo stesso nome, ma di tribù diverse si consideravano parenti.
Il quadro che Morgan traccia sulle tribù degli Irochesi è quello
di una civiltà totalmente democratica, un po' come quella
ateniese. A questo punto, se la democrazia americana avesse voluto
essere una vera e pura democrazia avrebbe dovuto risolvere il
"problema indiano". Senza risolvere il "problema indiano" gli
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americani non erano un popolo superiore come civilizzazione agli
indiani.
MORGAN STUDIOSO DELLA PARENTELA
Quando Morgan scoprì che molte altre tribù indiane avevano lo
stesso sistema di parentela degli Irochesi, decise di darsi alla
risoluzione del problema sulla derivazione europea o autoctona
degli indiani. Secondo Morgan il fattore principale su cui basarsi
era la parentela e non il linguaggio, perché il linguaggio cambia
molto più velocemente delle basi tradizionali della parentela.
Scoprì che anche in Asia c'erano sistemi simili di parentela,
quindi affermò che gli indiani erano popolazioni asiatiche. In
Sistemi di consanguineità e parentela nella famiglia umana,
raccolse e ordinò sistematicamente i dati raccolti. Definì
classificatori i sistemi di parentela tipo quelli degli Irochesi e
descrittivi quelli tipo quelli europei. I rapporti classificatori
erano fondati per una società fondata sulla parentela, mentre
invece quelli descrittivi erano adatti per una civiltà "politica"
come quella europea. La società fondata sulla parentela era
caratteristica dei periodi della barbarie. Infatti all'inizio,
nella promiscuità dell'era primitiva dell'uomo, non era possibile
distinguere i parenti consanguinei da quelli collaterali. La
nascita della civiltà, con i termini descrittivi, era sicuramente
dovuta all'introduzione del concetto di proprietà.
MORGAN TEORICO DEL PROGRESSO
In Ancient Society prosegue il suo lavoro sulla parentela
descrittiva e sulla nascita della proprietà. E' ideologicamente
diversa dalla prima, e si schiera contro l'evoluzionismo. Ogni
società umana si è evoluta seguendo linee parallele di progresso.
Il
progresso
si
misura
sull'efficacia
delle
tecniche
di
sussistenza. La successione dei gradi era sempre quella primitivo
barbaro
civilizzato, ma con l'aggiunta di tre sottocategorie,
inferiore
intermedio
superiore. In pratica le tecniche di
sussistenza si fanno sempre più progredite e più complesse. Le
scoperte scientifiche erano insomma l'indice del progresso di ogni
stato. Quindi gli indiani erano i barbari, e gli americani erano i
progrediti.
DOPO MORGAN
La tendenza era a considerare l'indiano come oggetto di scienza
invece che come oggetto di sterminio, inoltre la società indiana
era semplicemente un modello di civiltà arcaica conservatosi
ancora oggi. Lo studio della società indiana proseguì poi con
tecniche di indagine fuorvianti, come interrogare solo gli
anziani, conferire un'oggettività assoluta alle informazioni
raccolte o come enfatizzare eccessivamente tutti gli aspetti
cerimoniali o religiosi. Ma lo stesso la civiltà americana si
arricchì in questo periodo di pregevoli opere di carattere
etnografico.
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LO SVILUPPO DELL'ANTROPOLOGIA AMERICANA:
BOAS E LA SUA SCUOLA
EMPIRISMO ED EVOLUZIONISMO
Dopo Morgan l'antropologia
evoluzionismo.
americana
continuò
tra
empirismo
ed
IL "PARTICOLARISMO STORICO" DI FRANZ BOAS
Franz Boas ha avuto il merito essenziale di aver rifondato su
premesse teoriche più rigorose l'antropologia. Secondo Boas gli
uomini
non
potevano
aver
seguito
una
storia
comune,
o
paragonabile, ognuno ha avuto una sua storia particolare.
L'argomento dell'antropologia doveva essere la conoscenza delle
cause storiche che avevano determinato certi tratti culturali di
un popolo. Questo è il metodo storico o "particolarismo storico".
Però l'errore di Boas fu quello di non riuscire a vedere gli
indiani Kwakiutl, che aveva studiato, come un popolo in grado di
avere un'economia, senza considerare gli americani come gli unici
a intrattenere relazioni di carattere economico. Tutto era
semplicemente comportamento. Il suo interesse era quello di
studiare qual era la reazione dell'individuo alla cultura. La
realtà sociale quindi andava colta in base all'immagine che ne
facevano i suoi componenti.
SUPERORGANICO E CONFIGURAZIONI CULTURALI: ALFRED KROEBER
Secondo Kroeber, che fu sempre allievo di Boas, l'arte e i miti di
un popolo non potevano essere compresi osservando singolarmente le
loro componenti. L'obiettivo dell'antropologia doveva essere
quello di studiare e capire la cultura di un popolo intesa come
l'insieme delle pratiche che svolgono gli individui in quanto
appartenenti ad un gruppo sociale. La cultura, rispetto ai fatti
biologici, è qualcosa di "superorganico", qualcosa che non è
dotato
di
un'esistenza
autonoma.
Questa
affermazione
va
esattamente contro il darwinismo sociale, in quanto traccia un
netto distacco tra cultura ed evoluzione biologica. La cultura non
è qualcosa dell'individuo e non è neppure data dall'operare
storico dell'individuo. La cultura è solo espressione di una serie
di scambi culturali tra popoli e individui. Queste affermazioni
sono state un momento importante per l'antropologia americana
perché per la prima volta aveva dei caratteri unitari, che le
erano stati negati da Boas, che non voleva generalizzare.
L'INTERLUDIO DIFFUSIONISTA: AREE, TRATTI E CULMINI CULTURALI
L'area culturale è l'area geografica in cui ci sono determinati
tratti culturali, che sono elementi culturali con un loro
particolare identità. La cultura è la somma dei tratti. Si
trattava di spiegare al pubblico quali erano i motivi della
distribuzione
irregolare
di
tratti
culturali
tra
popoli
culturalmente vicini. Clark Wissler ipotizzò che ci fossero dei
centri culturali dai quali derivavano i tratti e quanto più
lontane erano le popolazioni dal centro culturale, tanto più radi
erano i tratti. I popoli più lontani dal centro culturale erano
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quelli più arretrati e che quindi avevano i tratti più simili a
quelli della popolazione originaria. Le critiche a lui rivolte
furono che i tratti non si diffondono in maniera uniforme e che la
trasmissione poteva essere frutto non solo di una diffusione, ma
anche di una migrazione di popoli. Poi Kroeber sostituì alla sua
definizione di "centro culturale" quella più mobile di "culmine
culturale".
MODELLI DI CULTURE: RUTH BENEDICT
Ruth Benedict critica per prima cosa coloro che parlano di modo di
diffusione dei tratti. Studiò essenzialmente la diffusione di un
tratto particolare tra le popolazioni indiane, e cioè la
diffusione della credenza nello spirito guardiano. Questa credenza
assumeva una natura leggermente diversa da una tribù all'altra. In
ogni società questa credenza si modellava con la cultura
particolare di quella società. Era cioè anche un problema
psicologico. La cultura può anche essere particolare di un popolo
e non essere condivisa da nessun altro. Il suo libro, Modelli di
cultura fu un best seller e fu letto moltissimo dal pubblico,
grazie allo stile popolare in cui lei lo scrisse, volutamente.
ADOLESCENZA E CARATTERE: IL TEMA DELLA SOCIALIZZAZIONE IN MARGARET
MEAD
Margaret Mead partì da un contesto molto diverso da quello degli
altri antropologi: era il primo dopoguerra e la violenza, la
delinquenza e l'alcoolismo giovanile diventavano un gravissimo
problema sociale. Il suo problema era la socializzazione. La
socializzazione nasce dalla reazione dell'individuo alla cultura
del suo popolo. Scrisse Adolescenza a Samoa, un trattato sul
passaggio dall'adolescenza all'età adulta nell'isola di Samoa. Nel
libro dimostrava che in una società primitiva e semplice il
passaggio dall'adolescenza all'età adulta è molto più naturale e
meno traumatico. Questo perché non ci sono, nella cultura
semplice, tutti quei messaggi concorrenziali della civiltà
occidentale, e perché le scelte nelle popolazioni primitive sono
molto più monodimensionali. Un'altra conclusione molto importante
e che fece riflettere fu il fatto che la diversità della
personalità maschile da quella femminile derivava solo da un
discorso culturale e mai da un discorso biologico.
LE MOLTE STRADE DELL'ANTROPOLOGIA AMERICANA
LA RPOSPETTIVA GENERALIZZANTE
Negli anni '20 l’antropologia americana era ampiamente dominata da
Boas. Ma già negli anni '30 i suoi allievi si erano divisi:
Kroeber e Lowie da una parte e la Benedict e la Mead dall'altra.
Processi culturali contro cultura e personalità. Nascono i due
indirizzi neoevoluzionismo e materialismo culturale.
Evoluzionismo e "scienza della cultura": Leslie A. White
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Leslie A. White ha ripreso le tesi evoluzioniste, riabilitando gli
studi e le opinioni di Morgan, allora bandito in America per
collusioni col marxismo. Ha anche viaggiato in URSS per recuperare
i suoi studi. Riprende sostanzialmente le tesi di Marx ed Engels,
pur non menzionandoli mai, cioè sostiene che sono i fenomeni
tecnici, economici e lavorativi a regolare la vita della società.
Non è che riprendesse tutte le tesi evoluzionistiche, solo
sostiene che la civiltà umana è orientata verso una evoluzione
progressiva sempre più complessa culturalmente e tecnologicamente.
Scrive La scienza della cultura e L'evoluzione della cultura in un
periodo in cui le tesi evoluzioniste erano oltremodo bandite dalla
cultura americana. Nei suoi libri espone tre tematiche principali:
cultura come evoluzione culturale, prospettiva deterministica
sulla cultura e concezione della cultura in quanto tale e studio
"culturologico". Una teoria dell'evoluzione culturale deve avere
un'unità di misura. L'unità di misura è la tecnologia. La cultura
ha tre sottosistemi: tecnologia, sociologia e ideologia. La
tecnologia
varia
per
prima,
seguita
dalla
sociologia
e
dall'ideologia. Quando l'individuo nasce la cultura gli passa
tutta la sua personalità, i suoi pensieri e il suo linguaggio. Il
comportamento umano è funzione della cultura. E la cultura è
comportamento simbolico. La cultura non è un comportamento
appreso, bensì idee e attitudini che dipendono da simboli. La
culturologia è un campo di riflessioni su fenomeni materiali,
sociali e simbolici caratteristici del genere umano. White non fu
però mai preciso su quanto l'ambiente esterno possa modificare la
cultura.
Ecologia culturale, evoluziok0ne multilineare e livelli di
integrazione: Julian H. Steward
Julian H. Steward ha posto l'accento tanto su quanto l'ambiente
modifichi una singola cultura, quanto sulle generalizzazioni trans
- culturali di questo fatto. E' il punto d'incontro tra Boas e
l’antropologia
generalizzante.
Ha
fatto
grande
uso
dell'archeologia per capire gli insediamenti e gli sfruttamenti
del territorio da parte degli indiani nordamericani e peruviani.
E' venuto anche a conoscere le teorie di Marx e ha intrapreso il
lavoro di proporre una classificazione delle forme culturali,
senza voler raggiungere la descrizione strutturale della totalità
delle civiltà, ma proponendo un evoluzionismo multilineare.
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L'ANTROPOLOGIA E LA RICERCA SUL CAMPO
LA FASE AURORALE
Il lavoro etnografico
Il lavoro sul campo continuava a portare nuovi spunti di
riflessione sia per quelli che facevano le ricerche, sia per
quelli che facevano poi gli studi teorici sui dati raccolti. E
spesso i dati raccolti costituivano una confutazione di precedenti
teorie. Il lavoro sul campo è stato quello che ha dato
un'originalità all'antropologia, rispetto alla sociologia e alla
psicologia. Questo sviluppo era conseguenza di un sempre maggior
bisogno di verificare le supposizioni antropologiche, sempre più
ardite.
Il periodo iniziale: etnografi teorici
L'etnografia nasceva con la Societè de l'observateur de l'homme, e
il primo trattato di metodo per la ricerca sul campo è quello di
Joseph
Marie de Gérando. Poi nasceva a Londra la Ethnological
society, con lo scopo di comparare i vari tipi di sviluppo. Questa
società si fece promotrice del metodo dei questionari da spedire
agli abitanti (europei) delle zone dove vivevano i selvaggi.
Naturalmente questi questionari, essendo compilati da gente che
non conosceva bene né la lingua né la società degli indigeni e non
comprendeva nemmeno l'idea di chi li aveva scritti, non potevano
essere più di un tanto affidabili. Ma ci furono anche degli
episodi del tutto isolati di persone che cominciarono a conoscere
e lavorare con gli indigeni, proprio coi questionari spediti da
Londra. Howitt
e
Fison per esempio erano due missionari
australiani, che, stimolati da Tylor, Frazer e Morgan, arrivarono
ad un buon livello di conoscenza delle abitudini degli aborigeni
australiani. Furono poi fondate anche riviste che raccoglievano le
testimonianze di questi corrispondenti.
LA TRADIZIONE BRITANNICA
Dalla "survey" alla monografia etnografica
Fu inglese l'idea di impiantare delle "survey" sul campo per
raccogliere dati in maniera sistematica, con la collaborazione di
tutti, missionari, commercianti, etnologi, governanti... Emergeva
così la figura dell'antropologo professionale, che raccoglieva i
dati dei corrispondenti in madrepatria. Ma la ricerca sul campo fu
stimolata moltissimo dalla spedizione di Haddon, biologo, Rivers,
psicologo e Seligman, medico. Fu una spedizione che ebbe effetti
travolgenti per l'antropologia. Rivers elaborò una metodologia per
ricostruire i gradi di parentela degli indigeni. A questa
spedizione ne seguirono molte altre. E' in questo frangente che
l'antropologia
britannica
abbandona
definitivamente
la
comparazione delle popolazioni mondiali, a favore di una ricerca
più monografica, svolta popolazione per popolazione. Così la
survey diventava troppo superficiale, serviva una ricerca più
diretta e tematica. Col metodo della monografia si arrivò infatti
a risultati molto più esatti e approfonditi. La ricerca
monografica ebbe inoltre l'effetto di cambiare radicalmente l'idea
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della ricerca antropologica: infatti la popolazione veniva
studiata come dotata di una sua cultura diversa da tutte le altre.
La lezione di Malinowski
Malinowski ebbe la dote di dare un'incredibile stimolo alla
ricerca, grazie all'impressione di incompiutezza delle sue opere.
Al loro interno non c'è mai un'asserzione, solo delle osservazioni
plausibili, sempre con un'impressione di non essere ancora state
del tutto dimostrate, il che stimolava i suoi successori a
studiarle.
Dall'Oceania all’Africa
Dopo un inizio prevalentemente rivolto all'Oceania, l'antropologia
si rivolge all'Africa: l'interesse era quello di scoprire gli
effetti dell'impatto di una cultura su un'altra. La generazione
successiva a Malinowski apporta molti cambiamenti allo studio,
anche a quello monografico appena nato. L'interesse non è più la
cultura stessa, ma anche la storia di questa cultura, e la
monografia non presenta più la determinata cultura in tutte le sue
svariate particolarità, bensì la cultura come cosa unitaria, a
partire da un nucleo iniziale di ricerca, che poteva essere la
parentela, o la organizzazione politica o chissà che altro.
L'INDIRIZZO AMERICANO
Da Schoolcraft a Boas
In America non era assolutamente praticata la divisione del lavoro
tipica dell'antropologia britannica: i questionari erano quasi del
tutto inutilizzati e tutta la ricerca era incentrata sul lavoro
dell'antropologo stesso che per lo più lavorava a contatto con le
tribù indiane. Schoolcraft si dedicò per lo più alla raccolta di
materiale, per lo più linguistico. Raccolse elenchi di termini e
miti e leggende indiane, il che è poi stato di grande aiuto ai
suoi colleghi successori.
E' stata una delle più grandi imprese
etnografiche
americane.
Fu
fondato
il
Bureau
of
American
Ethnology. Franz Boas, che aveva già lavorato presso gli Eschimesi
e in Oceania, fu reclutato per una ricerca etnologica. Questa e le
altre spedizioni che lo portarono alla notorietà portavano tutte
la sua precisa impronta metodologica: era un particolarista, cioè
studiava le culture nella loro particolarità e si rifiutava di
paragonarle fra loro. Però, a differenza dei particolaristi
britannici, non pensò mai a riunire tutte le sue ricerche in
qualcosa di unitario, ma si limitò sempre e solo ad esporne i
risultati separatamente. Manca la prospettiva globale necessaria
al lavoro monografico, così come lo si intendeva in Inghilterra.
Margaret Mead e oltre
La sostanziale differenza tra l'antropologia britannica e quella
americana era che quella britannica era considerata come una
scienza umanistica, mentre quella americana era una scienza e
basta. Quindi in Inghilterra coi dati si cercava di arrivare a
soluzioni filosofiche e interpretative, mentre invece in America
si cercava solo di sapere quali erano le abitudini e i tratti
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culturali delle popolazioni locali. Col fatto che le popolazioni
erano lì vicine, gli etnologi americani potevano poi raccogliere
dati senza organizzare spedizioni particolari o addirittura senza
nemmeno andare personalmente sul posto. Ma verso gli anni '20
cominciarono ad esserci le prime discussioni su questi metodi e
scopi della etnografia americana. Margaret Mead fu la prima
allieva di Boas che non si dedicò allo studio delle popolazioni
nordamericane. Lavorò nelle isole Samoa, dove non c'erano
interpreti né informatori, e dove bisognava, quindi, imparare un
minimo
la
lingua
locale
e
fare
le
proprie
osservazioni
personalmente
senza
farsele
passare
dagli
informatori.
Sostanzialmente la Mead voleva cogliere la vita delle popolazioni,
mentre gli altri antropologi boasiani volevano raccogliere dati da
poter mettere insieme per cogliere i tratti culturali
di una
determinata popolazione. Guarda caso nacque proprio in questi anni
l'etnolinguistica.
L'ETNOGRAFIA FRANCESE
Gli inizi
L'etnologia francese era molto intimamente legata alla filosofia e
aveva interessi più che altro intellettualistici e speculativi.
Nell'ultimo decennio del 1800 nel primo del 1900 praticamente
nessuno si dedicò all'etnografia.
L'africanistica e Marcel Griaule
Marcel Griaule fu il primo etnologo scientifico francese e diresse
una
lunga
e
grande
spedizione
in
Africa.
Grazie
a
lui
l'antropologia francese riebbe una sua autorevolezza soprattutto
sul campo africanistico. Preferiva il metodo monografico a quello
comparativo, poiché era quello più adatto ad una conoscenza
specifica e completa di una cultura. Sostanzialmente ogni
popolazione umana era secondo lui nettamente distinta dalle altre
e non poteva essere paragonata a nessun'altra. Su questo filone
ideologico introdusse il concetto di tribù come entità umana del
tutto distinta e separata da altre società. E' una specie di
particolarismo alla francese. Inoltre, posto che l'osservatore ha
con sé un patrimonio di pensiero tipico della cultura occidentale,
non deve lasciarsi ingannare da questo e deve interpretare il
pensiero dei primitivi, secondo il loro modo di pensare.
L'ETNOGRAFIA DELLE SOCIETA' COMPLESSE
L'etnografia finora aveva studiato le società semplici, primitive
o selvagge che le si voglia chiamare. Erano civiltà meno
articolate strutturalmente di quella occidentale. Il fatto che ora
queste società cosiddette semplici siano oggetto di studio, deriva
dalla maggiore complessità di queste ultime rispetto a prima.
L'oggetto di questi studi furono le società arabe, cinesi, indiane
e indocinesi. Un argomento molto misterioso e interessante che ha
sempre suscitato interesse è stato il sistema castale indiano. Nel
secondo dopoguerra l'etnologia si è occupata dell'urbanizzazione
del
l'Africa e delle nuove società contadine centroamericane.
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L'ANTROPOLOGIA ECONOMICA
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ECONOMIA POLITICA E COMPORTAMENTISMO: LA PROSPETTIVA FORMALISTA
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L'antropologia economica nasce tra gli anni '20 e gli anni'30. Il
testo fondante dell'antropologia economica è il Saggio sulla
natura e il significato della scienza economica di Lionel Robbins.
In questo saggio Robbins sostiene che tutto il comportamento umano
è finalizzato alla massimizzazione dell'utile e al raggiungimento
del maggior livello possibile di soddisfazione. Quindi tutta la
vita dell'individuo è uguale al comportamento dell'imprenditore.
Gli antropologi hanno concentrato la loro attenzione sulla
decisione e sulla scelta in ambito economico. I termini del
discorso
economico
sono
rarità,
investimento,
interesse,
risparmio, scelta, capitale ecc. Questa visione dell'economico
come unico regolatore della vita sociale è però errata, in quanto
si fonda sul presupposto che gli uomini sono interessati a
adeguare gli scarsi mezzi ai fini desiderati, cosa che invece
alcuni primitivi non facevano, e bisognava quindi considerare che
l'agire non è regolato solo dall'interesse economico. Raymond
Firth introduceva almeno il concetto di "sfere di scambio", per
chiarire che non tutto è economia.
LA SCUOLA "SOSTANZIALISTA": POLANYI E L'ECONOMICO "IMBRICATO" NEL
SOCIALE
Karl Polanyi voleva dimostrare che l'economico era primario
rispetto all'organizzazione sociale. Criticava i formalisti che
sostenevano che tutto l'agire era finalizzato alla massimizzazione
dell'utile. L'economico diventava un processo istituzionalizzato.
E' l'interazione dell'individuo con il suo ambiente. L'economico è
comunque sempre "imbricato" col sociale, nel senso che è legato ad
esso fin nel profondo. Le forme di scambio possono essere tre:
reciprocità, fondata sulla simmetria; ridistribuzione, fondata
sulla centralità e scambio, fondato sul mercato. L'economico non è
solo mercato e concorrenza, ma può avere molti risvolti a seconda
delle modalità del sociale.
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ANTROPOLOGIA FRANCESE
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E' la prima. Nasce nel 1799 (Société des Observateurs de l'homme),
fondata da Luis Francois Jauffret, dell'Enciclopedia. E' un sapere
empirico e teorico.
L'ANTROPOLOGIA PRIMA DELL'ANTROPOLOGIA
C'era la letteratura sui selvaggi, ma non era una cosa
scientificamente organizzata, né c'era un atteggiamento di ricerca
obiettiva. Il discorso principale era quello sul buon selvaggio
per affrontare i temi della libertà e della religione. Lafitau per
primo propose l'idea che si potessero comparare le abitudini degli
indiani d'America ai popoli europei antichi. Dimostrava che in
tutti i popoli c'era un'idea di un essere innato al disopra degli
uomini. Ma era un discussione ideologica contro i libertini,
quindi non un trattato obiettivo.
LA SOCIETE DES OBSERVATEURS DE L'HOMME
Perché emergeva la problematica dell'antropologia? L'oggetto era
l'uomo come oggetto nuovo di studio, nel suo divenire. La scienza
era vista come servizio sociale: capire le culture serviva a
capire le proprie origini. C'era già un retroterra culturale per
poter parlare di scienza dell'uomo, e lo studio era anche
finalizzato
alla
comprensione
della
differenza
tramite
l'osservazione libera da pregiudizi e da griglie interpretative
legate alla propria cultura. Poi veniva il confronto. Lo scopo era
costruire una società a misura d'uomo, per l'uomo. Il sistema era
molto ampio e progredito e andava dalla raccolta di dati
linguistici agli studi archeologici, ai materiali etnografici. La
Società finì ben presto a causa del burocratismo filomilitare di
Napoleone, che chiuse questa Società, insieme ad altri movimenti
umanistici.
L'ETNOLOGIA CLASSICA FRANCESE DA DURKHEIM A MAUSS
CARATTERISTICHE GENERALI
La convinzione comune a tutti era che nelle società primitive si
potessero studiare i fenomeni nei loro aspetti più semplici.
Credevano tutti nella possibilità dell'esistenza di una scienza
etnologica. La necessità era stata quella di studiare il primitivo
come oggetto molto lontano dall'osservante, cioè l'etnologo. Ora
questa prospettiva viene a cadere, dato il forte coinvolgimento
emotivo dell'etnologo, di fronte alla distruzione delle società
primitive.
FATTI SOCIALI E RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE: DURKHEIM E LA SUA
SCUOLA
La problematica di fondo dell'etnologia francese era rimasta, dopo
Comte, quella della normativa sociale. Ma Comte, che pensava alla
società stabile in quanto tecnologica, aveva dimostrato i suoi
limiti durante la Comune, per cui serviva che qualcuno spiegasse
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quali potevano essere i fattori di ordine sociale che garantivano
il benessere civile. Emile Durkheim riteneva inaccettabile, nella
seconda metà dell'ottocento l'immagine comtiana della società
capitalistico
industriale. L'elemento portante è la coscienza
collettiva. La maggiore o minore coscienza collettiva che c'è in
una società è dovuta al tipo di solidarietà che si instaura tra le
sue componenti. Se c'è una solidarietà di tipo meccanico, cioè se
la vita e il pensiero dell'individuo sono totalmente dovuti alla
società in cui vive, allora la coscienza collettiva è fortissima.
Se c'è una solidarietà di tipo organico, cioè dove l'operare
dell'individuo è studiato per rientrare nei canoni della società,
la coscienza collettiva occupa spazi più ristretti, ma non per
questo meno efficaci per l'identità. Il progresso è il passaggio
dal più semplice al più complesso. Le religioni più progredite,
per esempio, sono più complesse perché richiedono riflessioni più
complicate, ma rispondono tutte ad una stessa necessità. Infatti
alla base di tutte le fedi c'è un certo numero di rappresentazioni
fondamentali. Ma la religione si esprime su un totem, il quale è
sempre un oggetto della società: non è il totem o il dio ad essere
adorati, bensì la società stessa. Poi i fatti sociali hanno così
tanta forza sull'individuo, da diventare anche fatti individuali e
sono ciò che condiziona dall'esterno la vita civile degli uomini.
LA MORTE E LA MANO DESTRA: ROBERT HERTZ
Robert Hertz ha studiato il fenomeno della morte dal punto di
vista collettivo e l'importanza sociale della destra. Isolava il
fatto sociale dalla sua forma culturale, come Durkheim. Partiva
cioè da piccolissimi fatti particolari, per poi arrivare ad
affermazioni più generali. Lo sfondo è poi sempre la problematica
della coesione sociale, cioè come la morte di un individuo mette
in discussione l'identità sociale. Quando muore una personalità
importante per una società, le persone sono prese da una sorta di
panico per la perdita di un pezzo della loro identità e devono
spostare, mediante i riti funebri, la persona dalla posizione
all'interno delle persone a quella all'interno degli antenati. La
morte di un individuo distrugge i suoi legami con la società, e la
società ristabilisce il suo equilibrio spostando col funerale la
persona morta nel regno dei morti. E' per questo che la morte di
uno straniero farà sempre meno effetto della morte di un
personaggio importante ed è per questo che la morte di un bambino
farà meno scalpore della morte di un re. Le popolazioni del Borneo
che Hertz studiò facevano addirittura due funerali ai morti: uno
per farli uscire dal vivere sociale e uno per reintegrarli come
antenati defunti nel vivere sociale. Insomma, la morte è un
fenomeno di transizione. Poiché la società ha fede in se stessa
non può ammettere che una parte di essa se ne vada. Quello della
morte non è un problema biologico, è un problema sociologico,
esattamente come quello della mano destra. L'asimmetria della
persona, per cui la destra prevale sulla sinistra è un fenomeno
sociale la cui importanza andava sondata. La distinzione che gli
uomini fanno tra sacro e profano li spinge poi a vedere
bipolarmente tutto il resto, così la destra fa parte delle cose
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sacre, e la sinistra di quelle profane. Il termine destra ha
infatti una radice comune in tutte le lingue indoeuropee, mentre
la sinistra ogni lingua la chiama differentemente.
IL "PRELOGISMO" DI LUCIEN LEVY BRUHL
Lucien Levy
Bruhl è stato il teorico delle mentalità primitive.
Le rappresentazioni collettive sono espressione di una serie di
informazioni che un individuo trova già nella società e prende da
questa. Il gruppo sociale ha un'esperienza mistica non a livello
suo personale, ma come la sua società gliel'ha imposto.
L'individuo semplicemente pratica le cose che praticano gli altri,
senza riflettere personalmente sulla loro utilità ed efficacia. La
mentalità primitiva non si preoccupa di capire l'origine dei
fenomeni, vive solo in un mondo pieno di forze occulte che
condizionano la sua vita ovunque e continuamente. Questa mentalità
si chiama "pre
logica", non temporalmente, ma nel senso di a
critica, ascientifica. Queste teorie erano volte a conferire al
primitivo un suo spazio di esistenza e di riconoscimento.
IL DONO COME FATTO SOCIALE "TOTALE": MARCEL MAUSS
Marcel Mauss è l'ultimo etnologo che non fonda le sue riflessioni
sulla ricerca personale sul campo. Per Mauss una società è
semplice e primitiva se vede le cose in maniera dicotomica, cioè
sacro
profano, destra
sinistra, mentre è evoluta se ha una
visione più complessa dei fenomeni. Mauss cercava tra i fatti
sociali i fatti sociali che riguardassero tutti, cioè i fatti
sociali totali. Per esempio il fatto che gli eschimesi vivano soli
metà dell'anno e si riuniscano socialmente nell'altra metà, è un
fatto sociale totale. E gli eschimesi sono primitivi perché vivono
la loro vita nella dicotomia sociali
asociali. Il prologo della
sua opera più importante, il Saggio sul dono, è uno studio sulla
moneta e uno sul contratto. Il dono testimoniava uno scambio e una
circolazione di beni tra le popolazioni primitive, che aveva quasi
un
carattere
di
economia.
Il
dono
come
prestazione
è
apparentemente involontario e gratuito, ma è in realtà interessato
e obbligato. La mancata restituzione del dono danneggerebbe chi
non lo restituisce, in quanto interromperebbe la circolazione dei
beni nella sua zona. Il principio di reciprocità del dono vale
tanto per gli individui, quanto per i gruppi. L'obbligo è sempre
dare, ricevere, ricambiare. Il meccanismo era che gli oggetti non
giravano affatto secondo le leggi di mercato, ma secondo un giro
di doni e controdoni. I primitivi hanno quindi un'economia
diversa, ma è pur sempre un'economia.
UN GRANDE "MARGINALE": ARNOLD VAN GENNEP
Lo studio di Arnold Van Gennep è tra etnologia e folklore, e non
fu mai apprezzato molto. Secondo i suoi studi (I riti di
passaggio) la vita degli individui era scandita da una serie di
passaggi sociali. Questi passaggi erano ufficializzati da una
serie di riti e cerimonie che servivano ad attutire lo shock del
passaggio stesso. Le società primitive hanno più riti perché
vedono tutto dicotomicamente, per cui ogni passaggio è una cosa
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enorme. Distinse tre fasi all'interno di ogni rito di passaggio:
separazione, margine, aggregazione. La più importante era la fase
centrale. Non era che Van Gennep volesse evoluzionisticamente
trovare lo stesso modo di agire in tutti i popoli, voleva solo
confermare l'esistenza di un'essenza dei riti di passaggio.
LO STRUTTURALISMO ANTROPOLOGICO DI CLAUDE LEVI STRAUSS
Claude Lévi Strauss è senz'altro il più grande antropologo
francese, e soprattutto è un grande eclettico, perché ha saputo
prendere una quantità incredibile di cose anche da altri ambiti,
in nome dell'antropologia. Non solo è l'autore di grandi libri di
antropologia, ma anche di libri come Tristi Tropici, che ha
provocato tantissime vocazioni all'antropologia.
RECIPROCITA' E SCAMBIO: LE STRUTTURE ELEMENTARI DELLA PARENTELA
Nel saggio Passaggio dalla natura alla cultura Lévi
Strauss
analizza varie tematiche essenziali per l'antropologia di base.
Prima fra tutte quella della proibizione dell'incesto. Analizza
qui e scarta i quattro tipi di spiegazione allora esistenti.
Impossibile che fosse un fenomeno di chiaroveggenza genetica, che
sia un problema secondo cui l'eccessiva famigliarità non stimoli
la sessualità è escluso dalla psicoanalisi, impossibile poi che
sia una permanenza della pratica del matrimonio per cattura,
perché in uso da poche popolazioni guerriere, troppo complicate
infine le spiegazioni di Durkheim sul fatto che il sangue della
famiglia si identifica col sangue mestruale... Secondo Lévi
Strauss la proibizione dell'incesto è una regola universale in
tutte le società un minimo civili e segna il passaggio dalla
civiltà alla natura. Nel momento in cui gli uomini si riuniscono
instaurano dei rapporti di reciprocità e cominciano a praticare
l'esogamia. I sistemi di parentela sono sistemi di comunicazione e
di scambio tra i gruppi. Poi possono esserci alleanze matrimoniali
che restringono la gamma dei coniugi possibili, e ad esse si
oppongono le società più complesse, che invece hanno la gamma
sempre più prossima alla totalità dei coniugi, senza che neanche
ci siano delle preferenze sociali all'interno delle quali cercare
il coniuge. Dove i rapporti sono fondati sulla reciprocità anche i
matrimoni saranno reciproci e legati, e si avranno tutte le varie
forme di matrimoni obbligati. E anche il rapporto di reciprocità
esclude l'incesto. Con tutti questi studi sulla parentela Lévi
Strauss ha contribuito ad affermare che la parentela è l'essenza
delle società primitive.
INCONSIO STRUTTURALE, PENSIERO "SELVAGGIO" E ANALISI DEI MITI
Non si tratta più di stabilire qual è la differenza tra il
pensiero civilizzato e il pensiero selvaggio. Quindi le forme
mentali sono assolutamente identiche. C'è innanzitutto un'omologia
tra le strutture mentali e le strutture sociali e poi c'è
un'omogeneità tra l'ordine sociale e l'ordine naturale, espressa
dai totem. La mente umana è senz'altro spontaneamente portata a
pensare in strutture binarie contrapposte, e l'opposizione
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originaria è quella tra natura e cultura. La stessa logica binaria
sarà propria della parentela e del linguaggio. Il problema
centrale dell'antropologia è quello della comunicazione. Nello
studio dei miti si concentra soprattutto sul fatto che la
comunicazione è data dal rapporto tra i mitemi, cioè i concetti
del mito e i fonemi, le parole che da sole non avrebbero nessun
significato. Lévi Strauss pensa ai mitemi come ai fenomeni, cioè
non hanno senso da soli, ma possono essere compresi mettendoli in
relazione l'uno con l'altro. La mitologia non ha evidenti funzioni
pratiche.
I CONCETTI DI STRUTTURA E MODELLO
L'antropologia di Lévi Strauss è nota come strutturalismo, ma non
è lo strutturalismo di Radcliffe
Brown, secondo il quale il
concetto di struttura era una cosa molto concreta corrispondente
al complesso delle relazioni sociali. Lévi
Strauss criticava in
primo luogo l'analogia tra la struttura della società e il corpo
umano biologico. Questo è secondo lui un mero empirismo. Sono le
relazioni sociali, del tutto astratte, che rendono manifesta la
struttura sociale. L'etnologo ha dei suoi modelli personali, che
poi diventano esplicativi. Le possibilità sono due: l'etnologo
potrebbe percepire un modello non percepito dai nativi, oppure i
nativi
potrebbero
percepire
coscientemente
un
modello
non
percepito o compreso dall'etnologo. I modelli di una cultura
possono essere coscienti, come nel caso delle norme, che sono
modelli esteriori senza spiegazioni, oppure inconsci, che sono i
più importanti, dato che riproducono le strutture montali di una
certa cultura.
MODELLI MECCANICI E MODELLI STATISTICI
Ci sono modelli meccanici che riproducono profondamente una
struttura, e modelli statistici, che riproducono una struttura
media. Il matrimonio presso i primitivi è un modello meccanico, in
quanto si può sapere in anticipo chi andrà a sposare una persona,
invece presso gli occidentali è un modello solo statistico perché
si può solo ipotizzare che l'individuo scelga il coniuge nel suo
grado sociale. La cultura è espressione di una struttura
invariabile
IL VIAGGIO E LA MEMORIA: TRISTI TROPICI
Lévi
Strauss è stato sia uno scientista oggettivo, che un
filosofo affettivo ed esistenziale. Tristi Tropici è un viaggio
attraverso la scoperta e le motivazioni della sua vocazione
professionale. Sono meditazioni sul senso della civiltà umana e
sul suo futuro. Le società primitive sono più vicine allo stato di
natura rispetto all'Occidente. L'Occidente è una "società calda"
che trae dai suoi squilibri le energie per il progresso. Invece le
società primitive sono "società fredde" che funzionano in modo
meccanico. Le società calde hanno rotto l'equilibrio con la natura
e ora possono manipolare a loro vantaggio il loro rapporto con il
mondo. Così però hanno perso il contatto con la natura.
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L'antropologo
è
dell'Occidente.
il
testimone
e
il
simbolo
del
rimorso
DALL'ETNOCIDIO AL PRIMITIVISMO: L'INTERPRETAZIONE "RADICALE" DI
LEVI STRAUSS
In Francia andavano allora prendendo corpo diversi movimenti
contro l'etnocidio degli abitanti della foresta amazzonica, in
nome dello sfruttamento del legname. Lévi
Strauss scrisse una
lettera di protesta contro il "turbine delle macchine". Etnocidio
è la distruzione di una cultura debole da parte di una più forte.
Così Lévi Strauss si fece promotore di un nuovo movimento per il
"Buon selvaggio", ma questa volta in chiave antropologica. Si
interroga insieme a molti altri antropologi americanisti sulla
natura
delle
civiltà
selvagge,
viste
come
antitetiche
all'Occidente. La distinzione è ancora quella tra società "calde"
e "fredde". Lévi
Strauss ha un sentimento di perdita, che
compensa facendo l'etnologo, cioè espiando l’allontanamento dalla
natura dell'Occidente. Pierre Clastres si dedica all'analisi del
sistema del potere delle civiltà amazzoniche. Il capo è il capo
per meriti e non può esercitare i suoi poteri in forma coercitiva.
Il potere è negazione della cultura e della natura, le società
primitive lo hanno capito e lo hanno estromesso dalla loro
cultura. I primitivi non hanno il problema di lavorare molto,
perché non ricercando il potere gli è sufficiente il necessario
per vivere. E quindi non ci sono le leggi di mercato e non c'è il
problema di chi comanda chi.
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L'ANTROPOLOGIA INGLESE
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PROGRESSO O DEGENERAZIONE DELL'UOMO?
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La prima affermazione antropologica fatta dagli inglesi dell'età
vittoriana fu che i selvaggi erano popoli degenerati, per un
motivo o per l'altro, e che erano società inferiori rispetto a
quella inglese. De Maistre aveva affermato che il progresso non
era una conquista dell'uomo, ma una grazia divina, data ai popoli
eletti. Il vescovo di Dublino, Wathely, sviluppò queste tesi. Il
discorso sostenuto da lui e da altri era che nessun popolo aveva
dimostrato di aver raggiunto un livello di progresso da solo, che
nessun popolo visitato a distanza di decenni era progredito, e se
c'era qualche oggetto progredito l'avevano assunto da altri
popoli.
Un
altro
problema
era
che
i
religiosi
inglesi
consideravano la creazione avvenuta nel 4004 a.C., il che non
permetteva
comunque
una
profondità
scientifica
accettabile.
C'erano appena state anche le proposte di Darwin, che furono
accolte molto peggio delle teorie antropologiche più avanzate,
infatti le teorie evoluzionistiche proponevano l'uomo come
discendente da progenitori comuni alla scimmia, mentre l'idea di
un'evoluzione culturale suffragava la politica coloniale inglese.
L'EVOLUZIONISMO VITTORIANO
IL QUADRO IDEOLOGICO E TEORICO DOMINANTE
Nel 1843 viene fondata la Società Etnologica di Londra. Il
contesto era lo straordinario sviluppo tecnologico successivo al
congresso di Vienna, che aveva dato origine a cento anni di pace.
La società era in ascesa ed era consapevole dell'idea di progresso
che si originava dall'applicazione nella sfera produttiva delle
scoperte
scientifiche.
La
scienza
assicurava
la
felicità
all'umanità e la sociologia permetteva di scansionare il progresso
e i suoi effetti sulla società. Spencer vedeva ogni società come
un organismo vivente in evoluzione. Anche per le società valeva
quindi il concetto di selezione naturale. La più evoluta
sopravviveva.
Questa
teoria
era
la
massima
espressione
dell'ideologia vittoriana. L'utilità del tema del progresso stava
nel fatto che il progredire della società era regolato dalle
stesse norme sia nel passato che nel presente, quindi lo studio
dell'antropologia culturale poteva essere una chiave di lettura
per la società presente. Lo schema evolutivo era il classico
settecentesco selvaggio barbaro civilizzato.
LA CONGIUNTURA SCIENTIFICA
La convinzione inglese era che la società britannica fosse al
massimo grado di civilizzazione mai raggiunto dall'uomo. Un forte
contributo alla scientificità dell'antropologia fu dato dallo
studio della preistoria e dalla filologia. Gli studi preistorici
misero in evidenza il fatto che l'uomo esisteva già molto prima
del 4004 a.C.. La tesi, dimostrata interpretando i reperti
archeologici come misuratori di progresso, era che esisteva una
via che portava dallo stato selvaggio alla civiltà. I reperti
archeologici servivano per confrontare la vita dei popoli
primitivi con quella di popoli tuttora esistenti. La filologia
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invece
studiava
il
discorso
delle
lingue,
constatando
la
somiglianza linguistica esistente in tutto il blocco eurasiatico.
L'antropologia diventava così uno studio senza pregiudizi e senza
ideologie, solo celebrava il popolo inglese come quello più
civilizzato. Nella visione della società come un organismo le
varie
componenti
(economiche,
culturali,
scientifiche...)
diventavano delle parti confrontabili singolarmente tra loro.
CULTURA, RELIGIONE, SOPRAVVIVENZE: E. B. TYLOR
E' un evoluzionista vittoriano, ma è piaciuto soprattutto agli
americani perché ha studiato l'evoluzione dei popoli soprattutto
in base alla cultura. Pensava anche lui che esistessero popoli
superiori e popoli inferiori, diceva che la maggiore cultura
promuove la bontà, la felicità e il potere della persona. I suoi
temi principali sono: la civiltà come processo evolutivo,
l'evoluzione pensata come sempre maggiore complessità della
società, il progresso come felicità e ricchezza degli uomini.
Sosteneva anche lui che i popoli selvaggi allora esistenti erano
come i nostri antenati, e si misuravano in stadi culturali. Lo
stadio culturale era tanto più alto, quanto più la società era
complessa, il suo potere sulla natura era più ampio e la sua
cultura era più completa. Sulla degenerazione dei popoli pensava
che non era tanto importante la degenerazione stessa del popolo,
quanto il grado di civiltà che aveva raggiunto prima di
degenerare. A far degenerare un popolo potevano essere guerre,
carestie,
o
malattie.
Tylor
si
dedicò
molto
all'aspetto
intellettuale delle culture primitive, e elaborò le teorie
sull'animismo:
all'inizio
della
civilizzazione
gli
uomini
attribuiscono a tutti gli oggetti animati e inerti un'anima, poi
passano alla spiritualità, pensando ad anime svincolate da corpi.
Questa era, secondo Tylor, la base della filosofia della
religione. Il pensiero razionale era quindi solamente frutto del
progresso culturale. Il concetto di anima invece era rimasto,
dalla tribù selvaggia al professore di teologia. La credenza però
si era ritirata e ora riguardava solo il cristiano civilizzato e
non più tutti gli uomini. Così molti elementi della nostra civiltà
sono
delle
sopravvivenze
della
nostra
antica
civiltà.
La
sopravvivenza è qualcosa di vecchio che esiste nel nuovo, insomma
un fossile sociale. Il contributo di Tylor all'antropologia fu
anche dato dal fatto che lui per primo introdusse il fatto che
l'antropologia poteva anche fondarsi su basi statistiche.
L'EFFICACIA SOCIALE DELLA RELIGIONE: W. ROBERTSON SMITH
Ha studiato in maniera moderna e approfondita la cultura araba. E'
stato il primo a recarsi di persona sul luogo per confermare le
sue ipotesi e per farsi venire nuove idee. Si inserì tra coloro
che portarono avanti la "critica storica" della Bibbia, cioè fu
tra quelli che misero in discussione la storicità della Bibbia. In
realtà non era un dissacratore, anzi era un attento studioso del
testo sacro, e il suo studio fu tutto orientato alla religione nei
popoli. Ha studiato la religione dal punto di vista sociologico
collettivo: ogni esperienza religiosa è composta di riti e
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credenze che riuniscono delle persone in un'unica identità. Sono
moltissimi i riti collettivi e le comunioni, ci sono in tutte le
religioni. La religione non esiste per la salvezza delle anime, ma
per la conservazione della società, infatti spinge molte persone a
riunirsi in una identità culturale. Il sacrificio è anch'esso un
rituale di comunione tra una società e una divinità. Robertson
Smith era un comparativo, cioè affermava che le vie per il
progresso erano simili, per cui nei popoli primitivi si potevano
vedere le varie tappe percorse dalla società civilizzata inglese.
La sua opera non è tutta orientata al vero, ci sono anche molte
asserzioni che oggi risultano del tutto false.
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LINGUAGGIO, PENSIERO, SIMBOLO: L'ANTROPOLOGIA FILOLOGICA DI MAX
MÜLLER
E' noto per aver insistito sul nesso tra pensiero e linguaggio e
sulla natura del simbolismo religioso. La raccolta di dati sul
linguaggio era finalizzata alla fondazione di un'antropologia
filologica. Il linguaggio è strettamente connesso con la cultura,
incorpora lo spirito di un popolo. Era contrario alle teorie di
Darwin, perché non credeva nella continuità tra specie umana e
specie animale, in quanto il possesso del linguaggio segnava una
spaccatura troppo netta tra uomo e animale. All'epoca in molti
affermavano che la razza indoeuropea derivava da un antico popolo
ariano, dato che gli indoeuropei parlavano lingue simili. Invece
Müller sosteneva che tra linguaggio e razza non poteva esserci
nessun nesso logico, l'arianesimo poteva solo essere un fattore
culturale,
non
razziale.
Secondo
Müller
la
religione
era
espressione del senso di infinito che era comune a tutti gli
uomini. Allo scopo di definire l'infinito che non è esprimibile
gli uomini fanno ricorso ad entità intangibili e possibili
infinite. Così gli uomini primitivi per esprimere l'infinito
citavano il Sole, i popoli evoluti Dio.
L'ANTROPOLOGIA
BRITANNICA
DELL'EVOLUZIONISMO
POSTVITTORIANA
E
LA
CRISI
HADDON, RIVERS, MARETT E ALTRI
Tra il 1890 l'etnologia britannica viene messa tutta in
discussione. La Gran Bretagna non è più la dominatrice d'Europa,
quindi la antropologia vittoriana aveva perso molti dei suoi
fondamenti. Edward Westermarck è autore di Origine e sviluppo
delle idee morali. Dalle sue ricerche in Marocco era giunto alla
conclusione che la famiglia era l'origine della società. La
famiglia è funzione dell'allevamento della prole. E' il luogo dove
si esprime il sociale. William Halse Rivers è l'inventore del
metodo genealogico. Ha partecipato alla famosissima spedizione
allo stretto di Torres, la prima spedizione di questo tipo. Il suo
studio era incentrato sulla parentela e sul metodo per raccogliere
la genealogia dei primitivi. Alfred Cort Haddon ha dato un grande
sviluppo al metodo della ricerca sul campo. E' l'ideatore della
spedizione allo stretto di Torres. Robert Ranulph Marett contro
gli evoluzionisti metteva in discussione il passaggio diretto
dalla magia alla religione e ha notato l'efficacia presente di
certe sopravvivenze, che non sono puri relitti senza significato
attuale.
TRA EVOLUZIONISMO E DIFFUSIONISMO: ARTUR MAURICE HOCART
Artur Maurice Hocart è stato sempre molto emarginato, perché
viveva al Cairo ed era stato oscurato da altri etnologi
famosissimi. Il suo problema era stato: quali sono le origini
delle forme culturali in relazione alla loro funzione? L'obiettivo
era insomma capire quali erano le origini dell'istituzione regale
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e del potere. In alcuni popoli non esiste nessuna forma di
governo, nelle situazioni normali, ma se necessario è pronto ad
emergere. E' una forma di governo rituale, cioè emerge perché
durante i riti i partecipanti si danno diversi compiti. Durante i
riti perché i riti sono la prima forma di associazione umana. Non
è il rito che vuol modificare la natura, ma sono gli uomini che
ordinano la natura secondo il modello più adatto per produrre gli
effetti desiderati. E mentre danno un ordine alla natura gli
uomini ordinano anche i loro rapporti. I primi pionieri del
pensiero non erano coloro che dominavano gli elementi, ma erano
quelli che dominavano se stessi. I ruoli nascono da una
specializzazione. Così emerge un personaggio centrale, attorno a
cui si riuniscono molti leaders minori. Quando anche la società è
diventata troppo complessa e necessita di un'organizzazione
gerarchica, allora ricorre all'organizzazione del rito. Hocart è
stato dimenticato, benché abbia spiegato le origini del potere e
della società, come avevano fatto Aristotele, Locke, Russeau e
Hume.
IL FUNZIONALISMO DI BRONISLAW MALINOWSKI
LA MAGIA DELLE ISOLE: L'IMPRESA ETNOGRAFICA DI MALINOWSKI
Malinowski
segna
la
fine
del
periodo
di
incertezza
dell'antropologia britannica. E' stato un antropologo molto bravo
sul campo, ma piuttosto mediocre come teorico. Capiva molto bene
le abitudini e gli stili di vita dei primitivi, ma era abbastanza
rude e volgare con loro e li disprezzava abbastanza. Il suo primo
pensiero era di rendere quanto più possibile sincera la
descrizione dei dati raccolti e delle scoperte, esattamente come
fanno i chimici e i fisici, che sono tenuti alla massima
rigorosità descrittiva. L'antropologo studia i primitivi e li
interpreta ponendo tra sé e loro una distanza assoluta.
RECIPROCITA' E NATURA DELL'ECONOMIA PRIMITIVA
Malinowski
ha
scritto
Argonauti
del
Pacifico
occidentale.
L'oggetto era un particolare tipo di scambi che era in uso nelle
isole Trombriand. Questo tipo di scambi si chiamava Kula. Era una
cosa importantissima per questi indigeni dell'Oceania. Tra le
isole circolavano sia collane che braccialetti, e i braccialetti
circolavano solo in un senso, mentre le collane circolavano
nell'altro senso in modo tale che una collana si poteva scambiare
solo con un braccialetto e le collane e i braccialetti non
restavano sempre nelle mani di uno, ma passavano per le mani di
tutti. L'importanza del libro sta nel fatto che nessun fenomeno
viene considerato astraibile dal contesto culturale, ma tutti i
fenomeni di una cultura sono correlati. Ogni piccolo elemento di
una cultura aveva così lo scopo funzionalistico di rendere
coerente una cultura intera. Malinowski è il primo che si accorge
della differenza tra il dato sociologico oggettivo e la
rappresentazione ideologica soggettiva che ne fa l'osservatore. Il
selvaggio e il primitivo sono cioè in grado di avere un
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comportamento coerente. Non è che il suo studio sulla kula sia
particolarmente dettagliato, però gli da una importanza economica.
In realtà non era nemmeno pura economia, dato che i trombriandesi
non agivano solo per fini utilitaristici, ma anche per fini
rituali. Infine il fatto che questi scambi erano reciproci
introdusse in antropologia il "principio di reciprocità". Il
principio di reciprocità è la regola fondamentale di tutte le
civiltà primitive.
LA POLEMICA ANTI DIFFUSIONISTA
La polemica di Malinowski con i diffusionisti è passata alla
storia, tanto che ormai diffusionismo e funzionalismo sono
considerati come concetti opposti. L'idea dei diffusionisti,
secondo la quale i tratti culturali si diffondano da un'unica
cultura originaria era abbastanza sensata. Infatti non era questo
diffusionismo
che
avversava
Malinowski,
bensì
l'"iperdiffusionismo" di Grafton Elliott Smith e di William Perry.
In realtà questi due antropologi non erano mai entrati a far parte
del gruppo di antropologi scientifici, ma erano per lo più
confinati nell'ambito dell'antropologia più pubblica. Sostenevano
che la culla di tutte le civiltà era l'Egitto. Gli egizi poi
viaggiarono e tutte le culture non sono altro che i resti
degenerati di questa cultura. La prova era la diffusione molto
ampia della tecnica della mummificazione dei cadaveri. Se ne
vedevano dei segni persino in Australia.
ORIGINE E FUNZIONE DELLA FAMIGLIA
Nel libro The Family among the Australian Aboriges confuta la tesi
della promiscuità originaria. Presso i primitivi ogni tanto ci
sono fenomeni di promiscuità sessuale, ma sono tutti strettamente
legati da regole di comportamento e non sono affatto liberi. La
famiglia è un'istituzione originaria presso tutte le popolazioni
primitive. Completa l'argomento il saggio Sesso e repressione
sessuale tra i selvaggi. La famiglia è il luogo della riproduzione
biologica e quindi anche il punto di trasmissione della
tradizione.
L'incesto
distruggerebbe
tutti
questi
rapporti
famigliari, e per questo è universalmente considerato delittuoso.
Il sociale è l'ampliamento dei rapporti famigliari e l'esogamia è
l'effetto
della
proibizione
dell'incesto.
La
proibizione
dell'incesto è la risposta alla potenziale disgregazione della
famiglia, l'esogamia è il modo per evitare l'incesto.
TEORIA DELLA CULTURA E DEL CAMBIAMENTO CULTURALE
Nel 1944 viene pubblicato Una teoria scientifica sulla cultura. E'
un tentativo di dare un senso scientifico al metodo e all'oggetto
dell'antropologia. I rapporti tra le persone derivano dal concetto
di reciprocità che vale tra i primitivi. Società e cultura sono
una serie di pratiche finalizzate al mantenimento dell'ordine
sociale. Dal funzionalismo sulla società si passa a quello sulla
cultura. I bisogni fondamentali stimolano una risposta culturale,
che poi crea altri bisogni e altre risposte culturali. Questi
altri bisogni culturali sono quelli di potere e regole, che
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seguono quelli dei mezzi di sussistenza. Niente più cultura
simbolica, ma solo cultura strumentale. Segue a questa serie di
ragionamenti la riflessione sulla magia in Magia, scienza e
religione. La magia è una risposta emotiva ad una situazione non
controllabile
tecnicamente.
La
sua
funzione
è
quindi
di
ritualizzare l'ottimismo dell'uomo.
IL FUNZIONALISMO STRUTTURALE DI RADCLIFFE
BROWN
STRUTTURA, FUNZIONE E PROCESSO: LA SCIENZA NATURALE DELLA SOCIETA'
Il prima libro che scrive Alfred Reginald Radcliffe
Brown è Gli
isolani delle Andamane. La problematica fondamentale è quella
della religione, che è una cosa necessaria in tutte le
popolazioni. Il fine dell'antropologia è secondo lui quello di
stabilire quale meccanismo faccia funzionare tutto il sociale. Il
centro della civiltà non è più, come in Malinowski, la cultura, ma
la struttura sociale, che è l'insieme dei rapporti sociali che
mantiene in vita una società. La società può essere paragonata ad
un organismo biologico, che ha bisogno della collaborazione di
tutte le sue parti per funzionare. Il problema è trovare quali
meccanismi tengono in vita tutto l'ordine sociale. Mentre gli
evoluzionisti parlavano di progresso e quindi di ordini sociali
sempre più complessi, Radcliffe
Brown faceva un discorso di
progresso sociale. Aveva studiato le società segmentarie, che non
avevano nessuna forma di potere per risolvere i contrasti interni,
e quando questi si presentavano una delle due parti in causa si
separava dal gruppo e fondava una società dalle caratteristiche
identiche.
LO STUDIO DEI SISTEMI DI PARENTELA
Riguardo ai sistemi di parentela tra gli aborigeni australiani,
scrive un articolo saggio, "L’organizzazione sociale delle tribù
australiane". La particolarità di questo lavoro è che si tratta di
una pura deduzione, azzeccata. Propone un parallelismo tra
terminologie di parentela e comportamento sociale. Per esempio se
c'era la solidarietà del gruppo dei fratelli un estraneo li
chiamava
tutti
con
lo
stesso
termine,
senza
distinguere
esattamente tra loro. Un altro concetto che poteva avere
conseguenze nel comportamento sociale era quello di unità di
lignaggio, secondo il quale all'interno di un lignaggio, tutti i
parenti si chiamavano nello stesso modo senza nemmeno tener conto
della differenza generazionale. La differenza con Malinowski sta
nel
fatto
che
quest'ultimo
considerava
questi
fenomeni
terminologici nella parentela come un estensione del concetto
familiare ad altre persone.
LA TEORIA DEL TOTEMISMO
Sul totemismo Radcliffe Brown rimette in discussione le teorie di
Durkheim, secondo le quali identificarsi in un simbolo animale o
vegetale era un modo per sentirsi coesi ed uniti in una forma
primordiale di società. Secondo Radcliffe Brown i totem non sono
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il simbolo della società, ma lo divengono perché sono già oggetto
di riti. I totem venivano comunque scelti tra determinate specie
animali e non tra altre e spesso erano abbinate specie opposte, o
per lo meno considerate tali; questo perché gli animali sono
simbolo della società umana in questione e anche i rapporti tra
gli animali sono simbolo dei rapporti tra gli uomini.
IL FUNZIONALISMO BRITANNICO: CONTINUITA' E ROTTURE
Radcliffe
Brown aveva insegnato pochi anni ad Oxford, ma aveva
dato un'impronta fortissima alla materia. Il suo paradigma
struttural funzionale era ovunque. Ma dopo la seconda guerra
mondiale cominciano ad emergere le prime grandi deviazioni.
DOPO RADCLIFFE BROWN: E. EVANS PITCHARD E FORTES
Erano due grandi collaboratori di Radcliffe
Brown, e avevano
diffuso le sue teorie, privilegiando l'antropologia sociologica a
quella culturale e analizzando sempre la struttura sociale.
Razionalità "primitiva", comparativismo critico e antropologia
come arte: E. Evans Pritchard
Edward Evans Pritchard ha studiato gli Azande. Ha dimostrato che
anche
nelle
civiltà
primitive
esistevano
ragionamenti
consequenziali, quindi le civiltà primitive erano razionali,
magari non nel senso che erano fondate su presupposti culturali
veri piuttosto che falsi, ma perché dotate di una loro coerenza
interna. In una conferenza affermò che l'antropologia studia le
società più come sistemi morali che come sistemi naturali, perciò
cerca modelli, e non leggi, interpreta e non spiega. Questo fu un
durissimo attacco all'antropologia comparativa e scientifica
britannica. Non è più il metodo comparativo o la possibilità di
confrontare
la
garanzia
di
scientificità
dell'antropologia.
Comunque l'antropologia deve continuare a comparare, per non
ridursi ad una serie di monografie sconclusionate, ci si deve
limitare ad una comparazione limitata ad una determinata area
culturale, all'interno di una limitata area geografica. Insomma
sposta l'accento sulle particolarità più che sulle uniformità dei
popoli. L'antropologia diventa così come l'arte, che deve
interpretare una cultura, e non più una scienza che la deve
esplicare. Con queste affermazioni ha accelerato la crisi del
modello struttural - funzionalista.
Parentela, tempo e struttura: Meyer Fortes
Meyer Fortes studia i rapporti di lignaggio tra le società
segmentarie, quelle società non dotate di un potere interno, che
si dividono in seguito a conflitti interni e che restano comunque
in contatto e culturalmente identiche. Insieme a Evans Pritchard
pubblicò Sistemi politici africani. Dalle società centralizzate a
quelle senza stato. Fortes inoltre rivolta tutto il discorso sulla
parentela: la parentela non è la radice della società, ma è la
società che regola i rapporti di parentela. In realtà Fortes
rimane fedele a Radcliffe
Brown continuando a considerare
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l'antropologia come una scienza induttiva e continuando a
considerare la struttura sociale come momento principale della
ricerca antropologica. Le società segmentarie però non erano
paragonabili all'organismo biologico, come voleva il paradigma
struttural funzionalista. C'erano infatti spinte centrifughe di
autonomia e spinte centripete come la ricerca di unità e
somiglianza tra i gruppi. All'interno di questa prospettiva assume
molta
importanza
la
dimensione
temporale
dell'analisi
antropologica. In realtà sembrerebbe che l'idea secondo la quale
la distanza famigliare tra i gruppi si riflette anche sulla loro
distanza sociale vada contro il discorso che la cultura non
importa, importa solo la struttura sociale. Ma ciò era motivato
dal fatto che era metodologicamente più facile individuare la
struttura, che è sempre più individuabile, che non la cultura, che
ha sempre i contorni sfumati, e può essere individuata solo
attraverso la struttura. In realtà, diversamente dal suo maestro,
Fortes considerava la struttura sociale non come data ed
esistente, ma come prodotta dalla prospettiva dell'osservatore.
ETHOS, EIDOS, SCHISMOGENESI: GREGORY BATESON
Gregory Bateson occupa un posto a parte nella costellazione degli
struttural funzionalisti britannici. Ha scritti Naven, un libro
del tutto particolare, che fu accolto con una certa perplessità.
Il trattato parte dallo studio sulla cerimonia naven, celebrata
ogni volta che un individuo compie un'azione corrispondente ad un
valore locale. Un primo aspetto molto particolare è che Bateson
analizza le mille implicazioni di questa cerimonia, considerandone
tutti gli aspetti insieme, da quello psicologico a quello etico,
politico, religioso ed economico. Per capire una civiltà Bateson
dice che occorre considerarla non solo dal punto di vista
strutturale, perché quello è solo il metodo più semplice per
cogliere la esteriorità. Bisogna secondo lui spostarsi su un altro
livello di comprensione. Bisogna cogliere il tono emotivo che
sottostà ad ogni fenomeno culturale. Questo tono emotivo lo chiama
ethos. L'ethos è il ponte emotivo tra struttura e cultura. E la
congiunzione può avvenire attraverso l'eidos. Per definire l'eidos
comincia col definire le premesse, che sono gli elementi
costitutivi della struttura culturale, inserite in uno schema
logico coerente. Sono degli elementi generalizzati e servono per
capire dei comportamenti apparentemente diversificati, ma in
realtà simili tra loro. Quindi la premessa è una generalizzazione
di una serie di comportamenti culturali. La struttura culturale
fondata sulle premesse è l'eidos. L'eidos è il contenuto
cognitivo, mentre l'ethos è il contenuto emotivo. L'unità tra
questi due elementi è ciò che costituisce una cultura nel suo
complesso.
Chiama
invece
schismogenesi
il
comportamento
individuale risultante da interazione cumulativa tra individui.
Questo processo individua i processi di azione e reazione
dell'ethos,
che
permettono
una
migliore
comprensione
dell'individuo all'interno di una struttura sociale. Quindi i
conflitti, le patologie e le individualità degli individui
all'interno di una società si formano con un processo di azione e
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reazione agli
schismogenesi.
stimoli
dati
dalle
interazioni.
Questa
è
la
FUNZIONALISMO E COLONIAISMO
L'antropologia andava esorcizzata dall'accusa di essere figlia
dell'imperialismo. Dopo una prima fase autocelebrativa della Gran
Bretagna come stato più progredito del pianeta, si passa al
paradigma struttural funzionalista, che anche se non è esattamente
autocelebrativo
è
pur
sempre
una
dimostrazione
che
rende
automatica la decisa supremazia della cultura occidentale su tutte
le altre culture mondiali. Infatti la società occidentale
strutturalisticamente ed evoluzionalisticamente analizzata non
presenta problemi e conflitti interni. In realtà però gli
strutturalisti facevano solo un discorso di struttura sociale non
sottoposta a trasformazioni, invece di celebrare il discorso
evoluzionista applicato alla cultura, discorso tanto caro ai
colonialisti britannici che volevano costituire un'élite bianca.
Però l'atteggiamento di superiorità con cui anche oggi gli
occidentali frequentano il Terzo Mondo per interessi politici o
economici dimostra come in ogni caso anche l'evoluzionismo
antropologico abbia a che fare con l'incomprensione di una
diversità culturale dall'Occidente. La Gran Bretagna ha fatto
anche il grave danno di applicare la Indirect Rule che consiste
nel decentramento del potere investendo i capi delle tribù del
potere metropolitano. Così ha dato origine al tribalismo, che è la
lotta delle tribù per assumere questo potere.
GLUCKMAN E LA "SCUOLA DI MANCHESTER"
Max Gluckman è sudafricano come Fortes, e ha condotto le sue
ricerche in Africa australe. Ha fondato la cosiddetta "scuola di
Manchester" innovando notevolmente la metodologia d'indagine
dell’antropologia. Ha analizzato l'interconnessione tra le usanze
tradizionali e le novità nella cultura africana.
Conflitto, ordine e rituale: Max Gluckman
Secondo Gluckman l'equilibrio interno di una società non è una sua
integrazione, ma solo la risultante di una serie di conflitti
interni. Quindi un sistema sociale non è mai stabile, solo ogni
tanto può raggiungere un momentaneo equilibrio per cause interne o
esterne. Quindi tutti i grandi rivolgimenti sociali hanno come
unico risultato quello di portare un ordine provvisorio prima che
la situazione si destabilizzi daccapo. Gluckman rimase comunque
sempre
legato
alla
problematica
della
conservazione
della
struttura e non arrivò mai ad affrontare il problema della sua
trasformazione. Ogni conflitto è caratterizzato dai concetti di
competizione, lotta, conflitto, e contraddizione. Competizione
sono le contrapposizioni individuali, lotta sono i conflitti,
sempre individuali, ma molto più ricorrenti e più gravi, conflitto
sono le lotte all'interno del sociale che danno luogo ad un
cambiamento nel personale, ma non nella struttura sociale, e
contraddizione
sono
lotte
interne
destinate
a
cambiare
radicalmente il modello sociale. Gluckman analizzò il rituale
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soprattutto come evento legato al conflitto e atto a risolverlo
provvisoriamente. Il conflitto ha il ruolo centrale di produrre
l'equilibrio.
Analisi dinamica, processo e "dramma sociale": Victor Turner
Era un aspetto tipico della scuola di Manchester quello di
studiare il sociale come complesso di equilibri ed equilibri. Gli
scolari di Gluckman studiano le civiltà come sviluppo di relazioni
sociali, e le analizzano a grandi distanze di tempo per vedere
quanto i vari conflitti generazionali possono cambiare una
cultura, infatti ognuno trae la cultura dalla sua parte e fa 'sì
che la cultura cambi in continuazione. Questo era privilegiare
l'aspetto dinamico dell'interazione sociale. E questo è anche
accentuare gli aspetti processuali del divenire, mentre prima si
privilegiava la conoscenza della cultura e della struttura sociale
immobile. Victor Turner ha scritto Crisi e continuità in una
società indiana. Creò il concetto di dramma sociale per indicare i
conflitti della società. Non ha interesse per le regole interne
alla società, perché non hanno niente a che fare con l’asseto
interno alla società. L'assetto è generato dall'interazione delle
parti in lotta. Turner si distingue da Gluckman perché privilegia
nella sua analisi l'individuo singolo col suo modo di pensare
personale.
CRITICA DELLO STRUTTURAL FUNZIONALISMO: EDMUND LEACH
Edmund Leach si distingueva molto nettamente dai suoi colleghi in
quanto non era un africanista, ma studiava l'Asia meridionale. Con
lui la critica allo struttural funzionalismo arrivò ad un punto
decisivo. Leach è stato il primo ad aver condotto le sue ricerche
in società complesse, con un elevato livello di specialità
produttiva, con stratificati sistemi castali, poteri politici
centralizzati e religioni salvifiche. E' stato il primo ad
intraprendere queste ricerche. Esclude l'ipotesi dell'equilibrio
come dato e enfatizza la manipolazione delle risorse materiali e
simboliche da cui deriva il potere.
Instabilità e cambiamento: i Curdi e i Kachin
Nel suo studio sui Curdi Rowanduz Leach nota come la civiltà da
lui studiata sia in continuo rivolgimento sociale. Gli individui
in quel caso non si confrontano con la norma. Gli individui
cambiano la norma a loro piacimento e così inducono il processo di
cambiamento. L'antropologo deve per prima cosa descrivere il
modello della struttura e poi segnalare le differenze tra il
modello e la struttura reale, per capire le modificazioni della
norma. I temi principali sono così il cambiamento, il conflitto,
la manipolazione e l'allontanamento dalla norma. A questo bisogna
aggiungere la distorsione dell'interpretazione dell'antropologo.
LE forme di aggregazione sociale delle popolazioni studiatr4e da
Leach erano di una multiformità tale da rendere impossibile il
modello struttural funzionalista: le forme di governo erano tante
e diversificate, le religioni e i lignaggi anche, per cui non era
possibile trovare un paradigma o una struttura per queste società
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così diverse eppure così unite. Ogni cento anni circa le forme di
stato (egualitario e aristocratico) si alternavano tumultuosamente
sulla scena, dal che si poteva dedurre che nessuno dei due sistemi
era stabile, ma il complesso dei due sistemi era la cultura del
popolo.
Norme statistiche e modelli
Leach si era sempre trovato di fronte alla situazione di
divergenza tra norme e comportamenti effettivi, tra regole
giuridiche e norme statistiche. Torna ad una visione puramente
empirica, in assenza di sistemi e metodi già conosciuti.
L'osservatore antropologo ha tre livelli di osservazione: il primo
è il comportamento reale degli individui, il secondo è la norma e
il terzo è la descrizione che fa l'individuo di se stesso e della
società in cui vive. Spesso si identifica il secondo livello con
il terzo, ma sono differenti. Si tratta di attenersi alla norma
statistica.
IL TRAMONTO DEL FUNZIONALISMO: METODO "GENERATIVO", CAMBIAMENTO E
CONFINE ETNICO IN FREDRIK BARTH
Fredrik Barth è norvegese, ma si identifica all'interno della
tradizione britannica. E' uno degli antropologi più versatili,
allievo di Leach. Dopo una serrata serie di analisi arriva anche
lui alla conclusione che tra regola e comportamento c'è
effettivamente una discrepanza, che però non è una semplice
deviazione dalla regola. Introduce i concetti di scelta e
strategia.
Questi
due
concetti
sottolineano
gli
aspetti
volontaristici della deviazione dalla norma.
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ANTROPOLOGIA ITALIANA
DEMOLOGIA ED ETNOLOGIA
In Italia l'antropologia non è nata studiando i selvaggi
esistenti, per lo più nelle colonie, ma studiando gli uomini dei
tempi antichi, in particolare dell'Impero romano.
DEMOLOGIA
Ernesto de Martino sosteneva che la corrente demologica era
prevalsa su quella etnologica data la breve durata del periodo
coloniale italiano. Il fatto è che comunque l'Italia era in
ritardo rispetto alle altre correnti antropologiche perché si era
unificata da poco. Quindi tutti erano tesi alla ricerca delle
radici, e non alla ricerca delle cause del progresso. In realtà in
Italia c'era una ricerca del concetto di popolo e di nazione che
non aveva nulla a che fare con quella di altri paesi, visto che
comunque tutti erano coscienti della forte eterogeneità delle
tradizioni italiane. All'inizio, verso la metà del secolo scorso,
le ricerche avevano cominciato ad orientarsi alla lirica,
raccogliendo cioè tutte le canzoni popolari. Cosa che ha fatto
Costantino Nigra, che ha raccolto i Canti popolari piemontesi. I
risultati della raccolta erano che l'Italia si divideva in due
aree culturali fondamentali: quella superiore che si estendeva
dall'Appennino tosco
emiliano in su e quella inferiore, che si
estendeva dall'appennino tosco
emiliano in giù. Nell'area
superiore le liriche erano prevalentemente storico
romanzesche,
mentre nell'area inferiore erano per lo più lirico
amorose.
Giuseppe Pitrè è invece l'effettivo iniziatore degli studi
demologici in Italia. Ha scritto la Biblioteca delle tradizioni
popolari siciliane, in venticinque volumi, che raccoglie tutti i
proverbi, i canti, i giochi, ecc. della tradizione siciliana. A
lui fa seguito Giuseppe Cocchiara, che comincia a risentire delle
influenze sia di Croce che dell'antropologia britannica. Analizza
alcuni aspetti dell'immaginario popolare e colto siciliano.
ETNOLOGIA
Questo campo fu sempre sottomesso alla demologia. Comunque anche
in Italia ci furono degli esploratori etnografi, che però non si
riunirono mai in un discorso scientifico comune, come era avvenuto
in Francia, in Inghilterra o in America. Lamberto Loria è uno di
questi, ma dopo aver speso la vita a viaggiare in tutto il mondo,
al suo ritorno in Italia, fonda la Società di Etnografia Italiana.
Ma il discorso centrale restava sempre e comunque la storia del
diritto che veniva affrontato con studi storico
giuridici.
Raffaele Pettazzoni è stato il principale promotore degli studi
demologici in Italia. Carlo Conti
Rossini e Enrico Cerulli
studiarono le popolazioni extraeuropee dandogli un carattere
unitario. Vingi Grottanelli studiò la popolazione etiope. Ma il
problema fondamentale era che tutta questa etnologia veniva a
nascere durante il regime fascista e ne era totalmente schiava.
Quindi questi dignitosissimi antropologi cercavano di dimostrare
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acrobaticamente superiorità ed inferiorità razziali, più che
studiare le società primitive. Solo Pettazzoni non entrò mai nel
merito di discussioni razziali.
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DALLO STORICISMO ALL'ETNOCENTRISMO CRITICO: ERNESTO DE MARTINO
LA MATRICE FILOSOFICA: CROCE
De
Martino
come
etnologo
esordisce
nel
1941,
pubblicando
Naturalismo e storicismo nell'etnologia. La sua opinione era che
nessuna civiltà poteva essere studiata senza tener conto della sua
storia. Infatti conoscere una popolazione attualmente era un modo
d'indagine pseudo
scientifico, visto che le uniche scienze
tenevano in considerazione anche il percorso evoluzionistico
dell'oggetto. Quindi l'antropologia non era scienza e i primitivi
erano primitivi e restavano tali, visto che non si evolvevano
nella storia. In realtà poi de Martino seguiva le posizioni
crociane solo in teoria. Infatti si dedicò allo studio delle
popolazioni del meridione d'Italia.
STORICISMO E FILOSOFIA DELLA CULTURA: DE MARTINO E CANTONI
Nello stesso anno in cui de Martino pubblicava naturalismo e
storicismo, Remo Cantoni pubblicava Il pensiero dei primitivi. Era
un libro di idee molto vicine a quelle di Levy Bruhl, che era di
opinioni opposte rispetto a de Martino. [... INCOMPRENSIBILE...]
IL PROBLEMA DEL MAGISMO E IL CONCETTO DI PRESENZA
Ne Il mondo magico, de Martino affronta il problema della magia.
Sostiene che l'uomo sulla terra combatte per essere presente,
contro il non essere, e il suo modo per combattere contro il non
essere è appunto la magia. I poteri magici sono reali, e possono
servire a tale scopo. La perdita della presenza invece de Martino
l'affronta in Morte e pianto rituale, del 1958. Il lamento funebre
ha lo scopo di far fronte alla crisi causata dalla non più
presenza della persona nella comunità.
DESTORIFICAZIONE, MARXISMO, ETNOCENTRISMO CRITICO
Subito dopo Il mondo magico de Martino pubblica Intorno ad una
storia del mondo popolare subalterno, di ispirazione chiaramente
socialista e gramsciana. Il socialismo di de Martino era
prevalentemente volto al punto di vista umano delle tesi di Marx,
cioè all'irruzione delle masse nella storia. Le masse erano
essenzialmente la popolazione del meridione d'Italia. Questa
problematica porta con sé però anche quella del rapporto tra
l'antropologo e l'uomo osservato. L'incontro tra l'etnologo e il
soggetto da conoscere è l'"umanesimo etnografico". L'incontro non
è neutro: l'antropologo guarda al primitivo attraverso la sua
griglia interpretativa. Quindi si corre il rischio di presentare
le nuove conoscenze in modo dogmatico. La soluzione è nel
confrontare
continuamente
la
cultura
osservata
con
quella
dell'antropologo. Quindi l'incontro etnografico diventa la miglior
occasione per un esame di coscienza dell'uomo occidentale. Poiché
non ha nessun dubbio sulla superiorità della cultura occidentale,
fonda il concetto di etnocentrismo critico. Manca totalmente
qualsiasi osservazione sul fatto che il dato etnografico va
interpretato anche attraverso la griglia interpretativa del
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nativo, diversamente il primitivo diventa totalmente passivo. De
Martino è comunque convinto che la cultura occidentale è la
miglior posizione d'osservazione per conoscere tutte le altre
culture.
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L'ANTROPOLOGIA MARXISTA
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Il marxismo entra a far parte dell'antropologia solo verso il
1860, prevalentemente ad opera dei francesi.
ENGELS E MORGAN
Morgan si era avvicinato moltissimo ad Engels sul discorso della
proprietà. Il concetto di proprietà è destinato a scomparire
progressivamente perché man mano che la società si complica
l'interesse sociale prevale su quello del singolo. queste tesi
erano state dichiarate da Engels come veramente comuniste.
Sostanzialmente Engels riprende le tesi di Morgan e sostituisce
all'evoluzionismo un po' di storia e filosofia del progresso, come
miglioramento dei mezzi di sussistenza. Morgan aveva sostenuto una
corrispondenza tra le diverse epoche storiche (di progresso) e
l'evoluzione dei mezzi di sopravvivenza, e anche questo discorso
viene molto utile ad Engels per congiungere la storia alla
preistoria. La preistoria era la felicità amorale per via della
promiscuità delle donne, e ora doveva venire la felicità morale,
del
proletariato,
dopo
l'infelicità
morale
del
matrimonio
borghese, che era una forma di prostituzione legalizzata.
IL MARXISMO E L'ANTROPOLOGIA: DALL'ESCLUSIONE ALL'INCONTRO
Il fatto che Engels avesse accettato e apprezzato le teorie di
Morgan aveva fatto 'sì che Morgan fosse ritenuto molto importante
in URSS e questo faceva orrore agli americani. Da qui una lunga
lontananza tra antropologia e marxismo. Inoltre le teorie di
Morgan furono a lungo rifiutate in blocco in America. L'idea della
storia come inevitabilmente destinata al socialismo non piaceva
agli americani perché introduceva l'URSS come paese guida. Ma in
seguito, verso la fine degli ani '60, con il rilancio generale del
marxismo coi fatti del Vietnam e dell'Algeria, anche il rapporto
tra antropologia e marxismo fu ampiamente riscoperto. Molti
antropologi francesi ripresero in considerazione criticamente i
testi di Marx in relazione alla decolonizzazione del Terzo Mondo.
Georges Balandier definì i rapporti attuali tra occidente e Terzo
Mondo come situazione coloniale. Non era il primo a evidenziare
l'impatto tra Occidente e Terzo Mondo. Ma metteva chiaramente in
evidenza come il mondo occidentale stesse destrutturalizzando le
comunità locali. Gli antropologi marxisti trovarono dunque terreno
fertile nel discorso africanista. Ma a rivalutare del tutto le
idee marxiste fu Luis Althusser, che fece del Capitale non un
testo della nuova umanità, ma il testo teorico di un'epoca
storica.
UN INNESTO FILOSOFICO
La rivalutazione del Capitale avviene su questi punti:
1. Marx inaugura una nuova conoscenza del sociale fondata sul
processo produttivo.
2. Marx non è interessato a scrivere una linea teorica di sviluppo
della storia, ma la logica di funzionamento del modo di produzione
capitalistico. Il modo capitalistico è un modo di produzione.
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3. Quando si determina una contraddizione tra gli elementi del
sistema si produce il mutamento strutturale della società, e
cambia la storia.
4. Un modo di produzione si configura come una serie di strutture
interrelate, ma ciò che caratterizza il sistema è il dominio di
una di queste strutture su tutte le altre, Nel modo di produzione
capitalista prevalgono le relazioni di produzione, quindi la cosa
importante è il rapporto capitale lavoro.
5. Le realtà storiche sono un'articolazione di modo diversi di
produzione.
Le società colonizzate erano precapitaliste, cioè affiancavano il
modo di produzione locale precedente non capitalista ad un modo
capitalista introdotto dall'Occidente.
LA "COSTRUZIONE" DEI MODI DI PRODUZIONE
Il paradigma funzionalista coincide col tramonto dell'idea del
sociale come u tutto integrato. A questo punto Lévi Strauss andrà
per una strada, di riformulazione del concetto di struttura, e
l'antropologia marxista per un'altra, quella di studiare la storia
come mutamento dei rapporti di dominio tra padroni e servi. La
prima opera, francese, di teorie marxiste è di Emmanuel Terray, Il
marxismo davanti alle società primitive. E' una rivisitazione di
Antropologia economica dei guorou della Costa d'Avorio, di Claude
Meillassoux. Lì i giovani erano dominati dagli adulti che avevano
in mano tutti i mezzi di produzione. Ma queste posizioni andavano
incontro alla critica di chi diceva che la storia delle lotte di
classe
non
era
abbastanza
dinamica
per
spiegare
alcune
trasformazioni della struttura sociale.
DALLA PRODUZIONE ALLA RIPRODUZIONE: LA TEORIA DEL MODO DI
PRODUZIONE DOMESTICO
Negli anni '70 nascono i primi studi su come mettere d'accordo le
società tradizionali periferiche (la famiglia) con il mondo
capitalista. Meillassoux fa uno studio sul modo di produzione
domestico in Donne, granai e capitali. La famiglia è il luogo
della produzione della manodopera. La produzione e la riproduzione
della vita è il momento determinante della storia. Là dove non è
possibile controllare i mezzi di produzione, come per esempio in
Africa, si passa a controllare i mezzi di riproduzione. E così i
giovani, dopo aver lavorato per un po' al servizio degli anziani,
ricevono una donna con cui fare prole, per poi beneficiare del
lavoro della stessa. Così il meccanismo è stabile, dal momento che
non è possibile ad un individuo preproduttivo avere una donna. Il
controllo sociale non si esprime solo col controllo dei mezzi di
produzione, ma anche con la riproduzione dei produttori.
LA PARENTELA: STRUTTURA O SOVRASTRUTTURA?
Maurice Godelier studia il rapporto fra infrastruttura e
sovrastruttura,
studia
l'importanza
della
parentela
nella
produzione dei popoli primitivi. Ovvero si pone il problema se è
possibile conciliare economia e parentela. Nelle società primitive
è impossibile trovare una produzione svincolata dalla parentela.
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Quindi
la
parentela
è
al
tempo
stesso
infrastruttura
e
sovrastruttura. Siccome le relazioni di parentela sono regolatrici
della produzione, diventano anche regolatrici della sfera politica
e religiosa. Meillassoux sosteneva che nella produzione famigliare
i mezzi di produzione sono accessibili a tutti, solo le energie
umane sono sotto controllo di pochi.
L'EREDITA' DELL'ANTROPOLOGIA MARXISTA
L'antropologia marxista ha avuto il merito di studiare le comunità
umane nel vortice delle merci. Ha inoltre consentito di riempire
il vuoto tra centro e periferia. Le tesi degli antropologi
marxisti non sono la ripetizione delle teorie di Marx, solo hanno
guidato l’antropologia fuori dall'Occidente e fuori dai dogmi
interpretativi delle società primitive, propri di chi guardava al
mondo primitivo con gli occhi dell'Occidente, come se fosse
l'unico modo possibile.
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L'ANTROPOLOGIA PSICOANALITICA
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S'intende lo studio del comportamento sociale degli individui in
società anche non occidentali.
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TOTEM E TABU': SIGMUND FREUD
Sigmund Freud ha scritto Totem e tabù, che è il testo fondamentale
dell'antropologia psicoanalitica.
L'origine del totemismo e dell'esogamia
Questo libro non è la prima, ma è senz'altro la più completa
spiegazione di un comportamento collettivo in chiave psicologica.
Freud voleva rispondere a due domande fondamentali di quel tempo:
cos'è il totemismo? e che relazioni ha con l'esogamia? L'elemento
essenziale era il complesso di Edipo, cioè il desiderio inconscio
del figlio di sopprimere il padre per potersi congiungere con la
madre. Il padre infatti era possessore della madre, produttrice
dei suoi figli; i figli sono inconsciamente perseguitati dal senso
di colpa verso le donne di tutto il gruppo familiare, perciò vanno
a cercarsi qualcuno all'esterno del gruppo, praticando così
l'esogamia.
Il concetto di "ambivalenza emotiva"
Anche le persone che vivono nella civiltà occidentale si creano
dei tabù, molto paragonabili a quelli dei primitivi. Il fatto è
che però quello che uno spontaneamente si proibisce fin
dall'infanzia non gli elimina la pulsione a farla, e qui emerge il
concetto dell'ambivalenza emotiva. Il comportamento ambivalente è
quello di chi vorrebbe fare una cosa che si è proibito e di cui
quindi ha orrore. E allo stesso modo i selvaggi hanno i tabù nei
confronti delle cose che essi vorrebbero compiere ma hanno
l'orrore di farlo. I tabù classici sono i modo di trattare i
nemici, i sovrani e i morti. Sui nemici Freud osserva che
l'uccisore diventa tabù per la società e l'ucciso viene "placato"
con doni e preghiere; l'ucciso è oggetto di ostilità, ma
contemporaneamente di rimorso. Anche i sovrani sono fatti oggetto
di rispetto, in quanto interiormente odiati dai sudditi. I morti
invece creano l'ambivalenza tra la pena della scomparsa e la
soddisfazione inconscia per la morte avvenuta. Il fatto che i
superstiti neghino di aver mai avuto avversione nei confronti del
morto, significa che scaricano questi sentimenti su di lui.
Il "disagio" della cultura
La cultura è per Freud sempre una conseguenza del senso di colpa
dei figli nei confronti dei padri, padroni dell'orda. Il problema
viene analizzato ne Il disagio della civiltà. Il punto di partenza
è il conflitto tra l'Eros e la pulsione distruttiva. Finché il
sistema è piccolo il senso di colpa prende la forma del complesso
di Edipo, ma poi se il sistema si allarga insorge un problema più
vasto con un senso di colpa molto più esteso, che da origine alla
cultura.
COMPLESSO AVUNCOLARE O COMPLESSO EDIPICO? MALINOWSKI CONTRO FREUD
JONES
Malinowski, fin dall'inizio della sua spedizione nelle Trombriand,
aveva preso in considerazione il problema della veridicità o meno
delle
teorie
di
Freud
e
più
in
generale
delle
teorie
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psicoanalitiche applicate all'antropologia. Secondo Malinowski
Totem e tabù universalizzava il sentimento ristretto che c'è tra
madre, padre e figlio. La società trombriandese era monogamica,
come volevano le teorie del complesso di Edipo, quindi era più che
mai legittimo il tentativo di Malinowski di controllare la
veridicità delle tesi psicoanalitiche. Ma nelle Trombriand
l'autorità famigliare era dello zio, che era il futuro ereditatore
dei beni e il responsabile dell'educazione, e lì si poteva notare
come i rapporti col padre fossero molto affettuosi e sinceri,
mentre nei figli c'era il desiderio di uccidere lo zio e di unirsi
alla sorella.
Il fondamento edipico del complesso avuncolare: Ernest Jones
Ernest Jones sosteneva, contro Malinowski, che i selvaggi non
sapevano mai chi fosse il padre dei figli, sapevano solo chi era
la madre. Il fenomeno del complesso avuncolare evidenziato da
Malinowski era invece un complesso di Edipo caratterizzato
dall'ignoranza del padre. Insomma i Trombriandesi pensavano che il
padre dei figli dovesse essere lo zio e verso lo zio si rivolgeva
il complesso di Edipo. La sorella amata ma proibita è la
sostituzione della madre. In effetti Malinowski accettava le
teorie di Freud, però considerava fenomeni come la tendenza
all'incesto come facenti parte di un retroscena culturale
specifico e non come un fatto istintivo di tutti gli uomini.
UNO JUNGIANO MARGINALE: JOHN LAYARD
Era un allievo di Rivers, completamente avverso a Malinowski, e si
schierava assolutamente contro qualsiasi intromissione della
psicologia nell'antropologia. In effetti però le teorie di Jung,
da cui fu psicoanalizzato, influenzarono molto il suo lavoro sul
campo. Studia il rito Maki, che serve per dare "completezza"
all'individuo, e si appoggiò in questo studio a molte teorie di
Jung.
RITORNO A FREUD: GEZA ROHEIM
Géza Roheim è il continuatore delle tesi di Freud sulla cultura.
Fece le sue ricerche in Australia, in Nuova Guinea e in Nord
America. Secondo Roheim la cultura è il prodotto della difesa dai
complessi psichici dell'età infantile. La cultura è un modo per
restare bambini anche da grandi, infatti serve per realizzare le
fantasie non risolte dell'infanzia. La cultura assomiglia ad una
risposta alla paura di essere lasciati soli al buio.
IL MOMENTO NEO FREUDIANO: GLI STUDI DI "CULTURA E PERSONALITA'":
ABRAM KARDINER, RALPH LINTON E CORA DU BOIS
Abram Kardiner si dedicò prevalentemente allo studio dell'effetto
della cultura sul singolo all'interno della società. Ralph Linton
non era né psicologo, né freudiano. Era solo un etnografo molto
esperto e aveva offerto a Kardiner il materiale per elaborare il
concetto di personalità di base. La personalità di base è la
personalità media risultante da una determinata cultura. A formare
questa personalità concorrono le istituzioni primarie e le
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istituzioni secondarie. Le istituzioni primarie sono quelle che
plasmano la personalità durante l'infanzia, e sono soddisfazione,
punizione e inibizione; le istituzioni secondarie sono quelle che
produce una società al fine di attenuare il peso, in età adulta,
delle istituzioni primarie, e sono le leggende, la religione,
i
miti e i tabù. Quando l'individuo cresce poi proietta sulle
istituzioni secondarie lo stesso modo di pensare che aveva nelle
istituzioni primarie. Quindi proietta i sentimenti della sfera
affettiva nella sfera mitico
religiosa. Il concetto di
personalità di base si distacca abbastanza nettamente dalle idee
di Freud, per il quale ogni fattore culturale era relativamente
ininfluente. Tutta la teoria della personalità di base è un
costrutto ipotetico che ha creato Kardiner, ed è di ordine
puramente teorico, dato che poi alla fine le uniche persone
menzionate nei suoi libri sono i suoi pazienti, e i primitivi di
cui parla li cita solo a titolo di esempio dimostrativo.
L'esigenza di dimostrare la veridicità o meno di questo impianto
teorico spinse Cora du Bois a intraprendere una ricerca al
riguardo, sul campo. Scrisse Il popolo di Alor, e in questo libro
analizzò molto attentamente la personalità e lo sviluppo dei
bambini aloresi. Notò come il rapporto tra le madri e i bambini
era caratterizzato da frequenti distacchi, nel senso che le madri
andavano a coltivare i campi ed i bambini restavano a lungo soli
al villaggio, alimentando in loro un sentimento di abbandono e di
frustrazione, che li spingeva poi da grandi alla competizione e
alla guerra. Chiamò la personalità di base personalità modale per
chiarire il concetto che non è media, ma più frequente. La Du Bois
non afferma che tutti gli individui hanno la stessa personalità
all'internmo della società, semplicemente dinamizza l'idea del
rapporto tra l'individuo e le istituzioni.
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STORIA DELL'ANTROPOLOGIA CULTURALE IN BREVE
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NASCITA DELL'ANTROPOLOGIA CULTURALE
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L'antropologia
culturale
è
nata
dalla
constatazione
delle
diversità culturali tra popolo e popolo. La prima credenza che si
sviluppa dal momento del confronto della propria cultura con
un'altra è che la propria sia quella veramente corretta, o
comunque la più vicina alla vera giustizia, e che le altre siano
espressione di un genere umano un po' diverso e un po' inferiore.
L'ILLUMINISMO
Con le nuove scoperte geografiche e con la riapertura del mondo ai
commerci, gli europei si trovarono a confronto con civiltà molto
diverse dalla loro e dovettero confrontarsi con esse. La prima
idea che si sviluppò a partire dal mistero delle diversità
culturali, fu che tutti gli uomini erano nati allo stato di natura
e poi si erano evoluti verso la civilizzazione e avevano raggiunto
diversi livelli di progresso.
L'EVOLUZIONISMO DEL 1800
Le culture erano a diversi livelli di progresso e quella più
progredita, in un modo o nell'altro, era quella Occidentale. Tutti
ipotizzavano il fatto che il progresso, nel pensiero e nella
tecnologia, andasse da forme più semplici a forme più complesse,
da forme più retrograde a forme più evolute. Morgan divise il
progresso in tre momenti principali: selvaggio, barbaro e
civilizzato. Diceva che nel periodo barbaro si viveva in orde, ci
si nutriva a casaccio, e si condivideva tutto con gli altri
dell'orda. Poi si inventò l'arco per cacciare, poi non c'era più
promiscuità sessuale, ma veniva vietato l'incesto, e le piccole
società assumevano il carattere di clan e villaggi. Con la nascita
della metallurgia cominciarono a diventare sempre più importanti
gli uomini e nacque la poligamia, poi avvenne il passaggio alla
civiltà con la scrittura, la famiglia monogamica e il governo
civile.
DARWINISMO SOCIALE
Nel 1800 era opinione comune (con la sola grande eccezione del
marxismo) che le culture si evolvessero parallelamente, e fossero
indice dello sviluppo biologico della razza a cui appartenevano,
così la razza occidentale (bianca), era vista come la più evoluta
anche dal punto di vista biologico, oltre che culturale. Queste
opinioni
furono
definite
"darwinismo
sociale",
ma
erano
preesistenti alle opere di Darwin. Per esempio i concetti di
sopravvivenza del più adatto e lotta per la sopravvivenza erano
già
stati
coniati
in
antropologia. Spencer fu un grande
sostenitore, oltreché uno degli inventori, del darwinismo sociale:
diceva che tra le culture c'era sempre una lotta in cui vinceva il
più forte (quindi la cultura occidentale era la più forte), e
anche fra i singoli individui era sempre una lotta per la
sopravvivenza (quindi i poveri e i disoccupati non andavano
aiutati perché così si allungava solo la loro agonia prima di
essere eliminati dalla selezione naturale).
L'EVOLUZIONISMO MARXISTA
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Benché il marxismo fosse radicalmente opposto al darwinismo
sociale, era comunque legato alla cultura allora presente. Anche
il marxismo vedeva il progresso come il passaggio attraverso una
serie di passaggi (comunismo promiscuo, schiavismo, feudalesimo,
capitalismo e poi comunismo), e l'unico modo per progredire era la
lotta. Il proletariato, nato dal capitalismo, avrebbe dovuto
abolire la proprietà privata e instaurare il comunismo. Marx ed
Engels hanno fatto molti riferimenti all'opera di Morgan, sul
punto del comunismo originario e su quello del passaggio
attraverso le epoche tramite diverse impostazioni economiche del
sociale.
LA REAZIONE ALL'EVOLUZIONISMO DEL 1800
Nei
primi
anni
del
1900
gli
antropologi
reagiscono
all'evoluzionismo
e
al
comunismo.
Franz
Boas
propone
il
particolarismo storico, una concezione che rifiuta il paragone tra
le culture e lo schematismo. Ogni cultura andava studiata nella
sua
unicità.
Inoltre,
secondo
il
concetto
di
relativismo
culturale, non c'erano culture più evolute o meno evolute e i
termini "selvaggio", "primitivo", e "civilizzato" facevano parte
solo di una visione etnocentrica. Boas e i suoi allievi si
dedicarono molto alla ricerca sul campo e arrivarono a dimostrare
che tutti gli uomini erano altrettanto intelligenti e altrettanto
ingegnosi, a qualsiasi cultura appartenessero. Soprattutto Boas
riuscì a dimostrare che razza, linguaggio e cultura erano aspetti
indipendenti della condizione umana.
DIFFUSIONISMO
E' un'altra reazione all'evoluzionismo e dice che l'uomo tende ad
imitare i suoi simili. Da questo nascevano le differenze e le
somiglianze culturali tra i popoli. Affermavano anche follie tipo
che tutte le civiltà derivavano dall'Egitto.
FUNZIONALISMO INGLESE E FUNZIONALISMO STRUTTURALE
Secondo i funzionalisti lo scopo principale dell'antropologia era
quello di scoprire le funzioni dei costumi e dei modi di vita
delle società e non era invece importante soffermarsi sugli
aspetti storici che li avevano originati. Malinowski sosteneva
l'utilità del sociale per il benessere del singolo, Radcliffe
Brown sosteneva l'utilità del benessere del singolo per la
struttura sociale. La cosa più importante era comunque la funzione
che permetteva di mantenere il sistema in atto e non la sua
origine. Quindi i funzionalisti ignoravano le cause del sociale e
i motivi delle differenze tra le culture e si dedicavano solo alle
loro somiglianze. Senza accogliere il patrimonio storico e
presente di una singola cultura.
CULTURA E PERSONALITA'
Le teorie di Freud e il particolarismo di Boas hanno dato origine
ad uno studio di cultura e personalità. Era lo studio delle
implicazioni psicologiche della cultura. Ruth Benedict e Margaret
Mead studiarono l'apprendimento della cultura nell'infanzia e le
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implicazioni psicologiche di questo apprendimento e spiegarono i
motivi di alcuni fenomeni particolari, ma non arrivarono mai a
dimostrare le motivazioni delle particolarità culturali e delle
particolarità psicologiche degli individui.
IL NUOVO EVOLUZIONISMO
Dopo la Seconda Guerra Mondiale molti antropologi si dimostrarono
insoddisfatti del contro
evoluzionismo. Cominciarono allora la
ricerca sui testi passati per rivalutare le tesi dei vecchi
antropologi. Leslie White riprende le tesi di Morgan. Julian
Steward,
fondatore
dell'ecologia culturale, affermò che la
cultura, la tecnologia e le differenze e le somiglianze culturali
potevano anche essere originate da condizioni ambientali, quali il
suolo, la temperatura e il clima. L'archeologia americana aveva
infatti dimostrato che in molte cose culture del Nuovo mondo e del
Vecchio mondo si assomigliavano molto. Questo era una palese
lacuna del modello diffusionista. Le civiltà cinese, egiziana,
mesopotamica e peruviana si assomigliano enormemente: come
giustificarlo?
L'evoluzionismo
era
una
buona
teoria
per
giustificare questi percorsi culturali simili, però non si poteva
sostenere che tutte le civiltà si evolvevano allo stesso modo,
attraverso le stesse tappe e verso gli stessi risultati.
MATERIALISMO DIALETTICO
Il materialismo dialettico è la teoria marxista rivalutata negli
anni '60 e '70. I suoi teorici sostenevano che la storia procedeva
nella sola direzione del comunismo e di una società non classista.
All'interno di ogni cultura ci sono delle contraddizioni, che
dialetticamente portano solo al comunismo.
MATERIALISMO CULTURALE
E' il frutto di un'altra elaborazione teorica delle teorie
marxiste. Lo scopo dell'antropologia è quello di spiegare le
differenze tra le culture. Il motivo sono le costrizioni simili
all'interno delle quali si trovano i vari popoli: tutti devono
procurarsi il sostentamento, riprodursi, avere un alloggio. Il
termine materialismo fa riferimento al fatto che le costrizioni
che provocano le somiglianze e le differenze culturali sono solo
materiali, e non morali e religiose. Ma l'antropologia non deve
diventare
la
scienza
che
sconfigge
il
capitalismo,
come
sostenevano i materialisti dialettici. secondo loro l'antropologia
può avere varie strade e vari scopi e deve essere una scienza
della cultura. Inoltre considerano l'evoluzione della cultura non
come risultato di lotte, ma come il risultato della correzione di
errori.
STRUTTURALISMO
Intanto in Francia Lévi Strauss sosteneva che la cosa importante
per l'antropologia era capire le differenze e le uniformità
psicologiche nelle strutture di pensiero. Queste differenze
nascono dalle differenze nel cervello umano e da processi di
pensiero inconsci. Principalmente il cervello umano lavora a
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dicotomie, e tra due elementi in contrasto ne cerca uno a metà che
sia in contrasto con un altro elemento. In molti miti c'è il
contrasto tra cultura e natura. Questa è la classica causa delle
somiglianze culturali. Lo strutturalismo è particolarmente fondato
sulle somiglianze più che sulle differenze tra le culture.
APPROCCI INDIVIDUALIZZATI
Ci sono stati degli antropologi che hanno sostenuto che l'unica
cosa che l'antropologia doveva studiare era l'emica di ogni
cultura. Solo per una espansione della conoscenza.
DETERMINISMO RAZZIALE
Nonostante il fatto che sia ampiamente dimostrato che nessuna
componente culturale dipende da differenze biologiche di carattere
razziale, molti antropologi, biologi e psicologi ancora si
appellano a queste teorie. Nel 1800 si diceva che l'intelligenza
era una caratteristica stabile indipendentemente dagli stimoli
culturali, sociali o famigliari. Per misurare il quoziente
intellettivo furono inventate in passato molte tecniche, che
prevedevano
vari
ragionamenti
astratti,
poi
collegamenti,
classificazioni,
rapporti
ecc.
Quando
negli
Stati
Uniti
reclutarono i soldati da mandare sul fronte eseguirono i test
d'intelligenza per decidere dove mandare le reclute, e arrivarono
all'immancabile risultato di dimostrare che la razza nera,
culturalmente inferiore per ragioni sociali, era più stupida. Ma
in seguito a varie altre ricerche si arrivò a scoprire che i neri
del sud erano più stupidi di quelli del nord, dove erano andati a
scuola più a lungo e meglio... Ma i deterministi razziali allora
sostennero che i neri più intelligenti erano emigrati a nord,
mentre quelli più stupidi erano rimasti a sud. Ma un certo Otto
Klineberg dimostrò che la maggior intelligenza dei neri del nord
subentrava solo dopo che questi si erano stabiliti lì. Allora i
deterministi razziali decisero che al massimo la cultura poteva
influenzare il 3% del risultato, e non di più, e i neri erano
sotto di 15 punti, rispetto ai bianchi. Infatti secondo loro l'80%
del patrimonio intellettivo è ereditario. Naturalmente queste
informazioni non sono mai state provate, dato che quello che si
può fare con le piante, non si può certo fare con gli uomini.
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