introduzione-e-accompagnamento

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Accrescere la comunione
Accompagnamento, discernimento e rilancio (Matteo Dal Santo)
1.
INTRODURRE E ACCOMPAGNARE
“L’evangelizzazione è introduzione viva nella relazione con Gesù, che rivela l’amore di Dio in gesti e parole. La catechesi è un
sapere Gesù: incontrarlo, conoscerlo, celebrarlo, viverlo e anche gustare la bontà, l’amore ” (da Incontriamo Gesù,
Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia – CEI)
L’itinerario Con te! Della diocesi di Milano pone al centro l’incontro personale con il Signore Gesù, nella comunità cristiana.
Introdurre e accompagnare sono, quindi, i verbi che dobbiamo coniugare perché avvenga l’incontro tra Gesù, i ragazzi e le
loro famiglie.
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Introdurre: la dimensione dello spazio
Introdurre è un verbo che ha a che fare con la dimensione dello spazio. Introdurre all’incontro con Gesù significa
portare i ragazzi in un luogo, uno spazio in cui questo incontro possa avvenire.
Un cammino di Iniziazione cristiana aiuta non solo indica questo luogo, ma aiuta a cercarlo, a trovarlo e ad
abitarlo. Un luogo in cui sperimentare le quattro dimensioni del vissuto, della Parola di Dio, della liturgia e della
preghiera e dell’esperienza di Chiesa.
L’azione di introdurre presuppone un limite, indica una soglia oltre la quale non bisogna andare per consentire un
incontro davvero “personale”. Il catechista deve esercitare la capacità di sparire.

Accompagnare: la dimensione del tempo
Non basta introdurre all’incontro personale con il Signore, occorre anche accompagnare.
Il verbo accompagnare riguarda la dimensione del tempo. L’incontro con Gesù è uno stare, un rimanere, chiede
una fedeltà e una tensione che durano nel tempo.
Annunciare non termina dopo che hai proclamato il Vangelo. Annunciare è anche accompagnare e aiutare a dare
frutto.
Carattere vitale dell’esperienza spirituale, essa è innanzitutto una vita chiamata a crescere e a portare frutto. C’è
un nesso tra accompagnamento e atto generativo: lo scopo è aiutare a portare frutto, fare crescere. Questo può
accadere quando si crea un rapporto personale e in cui la vita genera la vita, non una vita qualsiasi ma la vita
stessa di Dio, la forza del suo Spirito”
L’arte del dialogo di Gesù
Nel modo di evangelizzare di Gesù si riconosce una tensione tra attenzione alle folle e accompagnamento delle singole persone.
Gesù annuncia alle folle, ma cura anche l’incontro personale con i singoli, con i suoi discepoli, con la Samaritana, con l’adultera,
con Pietro.
Nel brano del Vangelo secondo Giovanni in cui si racconta l’incontro tra il Risorto e Pietro. Gesù prende da parte Pietro e gli
chiede: “Mi ami?” per tre volte. Gesù vuole che Pietro prenda coscienza dell’amore che prova per il suo Signore, per questo
ripete la domanda tre volte; Pietro, inizialmente addolorato, comincia a vedere con chiarezza ciò che si muove nel suo cuore e
risponde: “Signore, tu conosci tutto, sai che ti voglio bene”. Pietro può, così, riconoscere che Gesù lo ha sempre accompagnato e
continua a fidarsi di lui. Ecco che, allora, Gesù gli dice “Pasci le mie pecore”.
Questo dialogo può guarire la libertà di Pietro e smuovere la sua volontà incoraggiandolo. Sembra dirgli: “Seguimi”.
L’arte del dialogo di Gesù non solo aiuta a comprendere, ma anche rafforza la libertà e incoraggia.
2.
I DIALOGHI SPIRITUALI E DI DISCERNIMENTO
La catechesi di Iniziazione Cristiana propone di far diventare l’accompagnamento e il discernimento non un’attività tra le altre,
ma un’attitudine, un atteggiamento da tenere in modo costante.
Come possiamo introdurre e accompagnare i bambini e le famiglia all’incontro personale con Gesù?
Possiamo immaginare dei momenti precisi in cui esercitare l’introduzione e l’accompagnamento alla fede?
I dialoghi spirituali e di discernimento
I dialoghi spirituali e di discernimento sono delle soste lungo il percorso, dei momenti di incontro tra i diversi soggetti (ragazzi,
catechisti, genitori) in cui fare memoria e verificare. Si tratta di cogliere i segni dell’azione di Dio per rilanciare il cammino.
Attraverso l’azione simbolica dei dialoghi di discernimento ci accostiamo alle persone come “luogo sacro” perché animate
dall’azione di Dio. I dialoghi spirituali e di discernimento si sviluppano attraverso tre passaggi:
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
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Memoria
Riconoscimento
Rilancio
Il primo passaggio, la memoria della vita, aiuta a prendere coscienza del punto in cui si è arrivati nel cammino di Iniziazione
Cristiana. Le domande guida sono: Che cosa ho vissuto lungo quest’anno? Che cosa mi ricordo in particolare?
Questi interrogativi consentono di verificare il percorso, accorgersi di quello che non va o di quello che potrebbe cambiare o
crescere.
Il secondo passaggio, il riconoscimento del passaggio di Dio. Si tratta di cogliere i doni ricevuti da Dio e ciò che lui sta facendo
nella nostra vita. Le domande potrebbero essere: Quali buone notizie ho ascoltato lungo il cammino? Che cosa ha detto o ha
fatto il signore per me?
Consiste nel cogliere ciò che già si muove nella vita del ragazzo per farlo crescere.
Il terzo passaggio, il rilancio del cammino, avviene sempre nella forma dell’incoraggiamento e della fiducia. Le domande che
possono aiutare sono: Quale passo di vita nuova voglio compiere per seguire Gesù? Che cosa ha detto e ha fatto il Signore per
me?
I dialoghi spirituali e di discernimento sono un luogo simbolico in cui avviene l’accompagnamento dei ragazzi e delle loro
famiglie
3.
LO STILE DELL’ACCOMPAGNAMENTO
Attraverso l’ascolto di chi ha vissuto questi dialoghi personalmente sono stati delineati tratti fondamentali di una Iniziazione
Cristiana che assuma realmente lo stile dell’accompagnamento. Sono stati individuati sei “stili”:
a)
Prestare attenzione alla singolarità della persona
Ogni persona è unica, amata da Dio in modo unico. Non possiamo rivolgerci esclusivamente al gruppo.
Bisogna creare occasioni di dialogo più personale per permettere ai bambini di raccontare il vissuto e comunicare
qualche pensiero nascosto o una domanda interiore.
b) Leggere i segni della presenza di Dio
Fermarsi a riflettere e riconoscere la presenza di Dio che guida i passi di ciascuno. Imparare ad accorgersi che è Lui il
motore di ogni azione.
c)
Dare voce alle scoperte dei bambini
Lasciare tempo e spazio ai bambini di esprimersi. Sanno essere sorprendenti.
d) Accogliere e dare fiducia alla famiglia
Le persone sono meglio di quello che pensiamo. Le fatiche e le incertezze delle famiglie vanno accolte con benevolenza
e amore, assomigliano alle nostre. Nel dialogo paziente si impara ad accogliere e a dare fiducia.
e) Dialogare esercitando l’arte del rilancio con il linguaggio dell’incoraggiamento
Imparare un linguaggio capace di incoraggiare, sostenere e rilanciare il cammino. Per questo dobbiamo interrogarci sul
modo in cui incontriamo i ragazzi e i genitori, come impostiamo le riunioni e il linguaggio che usiamo.
f)
Accogliere la forza generativa dell’accompagnamento
Quando si accompagna il cammino delle persone si riceve del bene. Esiste una forza generativa che si percepisce
mentre si dialoga. A volte chi guida risveglia la vita in chi si lascia guidare, altre volte chi è accompagnato rinnova colui
che accompagna.
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