Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L.24/02/2004 n° 46) art.1 comma 2, DCB Milano DICEMBRE 2014 NATURA VOLUME 104 - FASCICOLO 2 Gabriele Galasso & Enrico Banfi Flora dipinta Elementi botanici nell’arte di Bernardino Luini Milano, Dicembre 2014 - Volume 104 - Fascicolo 2 Società Italiana di Scienze Naturali Museo Civico di Storia Naturale di Milano Civico Planetario “Ulrico Hoepli” Acquario Civico di Milano ISSN 0369-6243 Natura, rivista di scienze naturali fondata nel 1909, esce in fascicoli illustrati destinati a contenere articoli originali di divulgazione scientifica. La rivista è distribuita gratuitamente ai Soci della Società Italiana di Scienze Naturali, associazione senza scopo di lucro istituita nel 1857 per diffondere e promuovere la conoscenza delle discipline naturalistiche. La Società pubblica inoltre i periodici: Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano, Rivista Italiana di Ornitologia, nonché Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e Paleontologia Lombarda, senza fissa periodicità. Le pubblicazioni della Società vengono anche inviate in cambio ad analoghe istituzioni italiane e straniere. La biblioteca della Società è aperta al pubblico con gli stessi orari di quella del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, presso la quale è ospitata. Chiunque può diventare Socio della Società Italiana di Scienze Naturali e scegliere di ricevere le riviste di suo interesse. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria della Società, presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, Corso Venezia 55, 20121 Milano. Società Italiana di Scienze Naturali Corso Venezia 55, 20121 MILANO Tel. e Fax 02‑795965 e-mail: [email protected] Direttore responsabile - Editor: Anna Alessandrello (Milano) Grafica editoriale - Graphic design: Michela Mura (Milano) Editore - Publisher: Società Italiana di Scienze Naturali Corso Venezia, 55 – 20121 Milano Fax e Ø 02795965 e-mail: [email protected] © 2014 Società Italiana di Scienze Naturali e Museo Civico di Storia Naturale Corso Venezia, 55 - 20121 Milano In copertina: Bernardino Luini Madonna con il Bambino (Madonna del roseto) 1516-1517 tavola – cm 70 x 63 particolare Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 331 Autorizzazione 1112 Tribunale di Milano del 3 febbraio 1949 Spedizione in Abbonamento Postale 50% Milano Finito di stampare il mese di Dicembre 2014. Stampa: Litografia Solari, Via Lambro 7/15, Peschiera Borromeo (Milano) CONSIGLIO DIRETTIVO PER IL 2014 Presidente: Bruno Cozzi Vice-presidente: Anna Alessandrello Segretario: Giorgio Chiozzi Vice-Segretario: Aldo Oriani Tesoriere: Roberta Castiglioni Consiglieri: Stefano Aguzzi Fausto Barbagli Carlo Biancardi Marco Ferrari Giulia Poma Carlo Violani Michele Zilioli Membro di diritto: Domenico Piraina Revisori dei conti: Teresita Liso Federico Oriani Gabriele Galasso & Enrico Banfi Flora dipinta Elementi botanici nell’arte di Bernardino Luini Presentazione Domenico Piraina Introduzione Giovanni Agosti & Jacopo Stoppa INDICE Presentazione Domenico Piraina .................................................................................... Pag 3 Introduzione Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa ............................................................. Pag. 5 Elementi botanici nell’arte di Bernardino Luini ................................ Pag. 9 Schede botaniche ................................................................................... Pag. 33 Foreword Domenico Piraina .................................................................................... Pag. 121 Introduction Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa ............................................................. Pag. 123 Botanical motifs in the art of Bernardino Luini ................................. Pag. 125 Plant Sheets ............................................................................................ Pag. 127 Ringraziamenti ...................................................................................... Pag. 141 Bibliografia ............................................................................................. Pag. 141 Crediti fotografici .................................................................................. Pag. 141 Glossario ................................................................................................. Pag. 142 Indice analitico ....................................................................................... Pag. 149 Gabriele Galasso: Sezione di Botanica, Museo di Storia Naturale di Milano, Corso Venezia 55, 20121 Milano, Italia. e-mail: [email protected] Enrico Banfi: Sezione di Botanica, Museo di Storia Naturale di Milano, Corso Venezia 55, 20121 Milano, Italia. e-mail: [email protected] © 2014 Società Italiana di Scienze Naturali e Museo Civico di Storia Naturale di Milano Impaginazione: Michela Mura - Stampa: Tipografia Solari, Peschiera Borromeo - Dicembre 2014 Nella scorsa primavera, Palazzo Reale ha dedicato un’ampia retrospettiva a Bernardino Luini, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. Durante l’allestimento della mostra, momento caratterizzato da una vitale frenesia causata, come è naturale che accada, dalla necessità di affrontare piccoli e grandi imprevisti, pochi addetti ai lavori hanno il fantastico privilegio di potere osservare le opere a distanza ravvicinata anche con l’ausilio di strumenti di ingrandimento perché ogni opera deve essere attentamente esaminata per verificarne lo stato di conservazione prima di essere esposta. In quei momenti la nostra curiosità intellettuale ci ha stimolato a voler conoscere con maggiore precisione, oltre alle vicende più strettamente storico-artistiche e collezionistiche delle opere per le quali avevamo due ottimi “Virgili” come Agosti e Stoppa, anche le piante e i fiori che apparivano nei dipinti del Luini. D’altronde l’immagine guida che avevamo scelto per la mostra era la Madonna con il Bambino, più conosciuta come “Madonna del roseto” di proprietà della Pinacoteca di Brera. Forse a causa di quella curiosità e di questa scelta comunicativa, cominciò a prendere corpo l’idea di dedicare uno studio agli elementi floreali presenti in alcune opere del Luini. Il passaggio dall’idea al progetto è stato piuttosto rapido per la convergenza di alcuni fattori: la felice intuizione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano di collocare sotto la responsabilità di un’unica direzione la produzione delle mostre e la gestione dei civici istituti scientifici, con l’obiettivo di allargare percorsi condivisi tra arte e scienza; la pluriennale e feconda esperienza del Museo di Storia Naturale di Milano nella pubblicazione, in partnership con la Società Italiana di Scienze Naturali, di ben quattro riviste scientifiche (caso rarissimo in Italia); la consolidata abitudine delle mostre di Palazzo Reale di allacciare proficui rapporti con diversi ambiti artistici (musica, cinema, letteratura, danza) per offrire ulteriori stimoli di conoscenza; la non comune professionalità scientifica dei botanici del Museo di Storia Naturale; la disponibilità di Agosti e Stoppa nel cimentarsi in un campo, quello botanico, che certamente è piuttosto lontano dai loro interessi accademici. Abbiamo voluto restringere il nostro intervento ad una analisi scientifica della flora raffigurata in 14 dipinti del Luini e fin dall’inizio abbiamo rifiutato l’idea di avventurarci nel campo, intrigante ma allo stesso tempo infido, della simbologia. Dai risultati, emerge un Luini particolarmente attento alla riproduzione realistica di fiori e piante, argomento non disprezzabile anche da un punto di vista prettamente artistico, considerato che la sua arte si sviluppò a stretto contatto con ambienti decisamente influenzati dalla personalità di Leonardo da Vinci, di cui molti conoscono gli studi botanici, sparsi in tutti i suoi codici e nella Parte VI del Trattato 3 della Pittura, l’antologia di scritti leonardeschi compilata da Francesco Melzi (1491-1568/70?) che spianò la strada alla nascita della botanica come scienza autentica. Fino al XVI secolo la botanica era, infatti, considerata una sotto-disciplina della medicina, poiché le piante venivano studiate per il loro utilizzo nelle arti curative o tutt’al più quali elementi decorativi e per uso culinario. I famosi erbari rinascimentali contenevano descrizioni e illustrazioni di erbe e delle loro proprietà medicinali. Questi brevi accenni ad un tema estremamente complesso possono fungere da stimolo per valutare il contributo che la fitoiconologia, la disciplina che studia le rappresentazioni botaniche nell’arte, può offrire per una migliore lettura di un’opera d’arte, per chiarire lo stile di un’artista, per ricostruire alcuni elementi spazio-temporali utili anche alla cronologia e alla filologia. Domenico Piraina Direttore Servizio Polo Mostre e Musei Scientifici 4 Mentre preparavamo la mostra su Bernardino Luini, ci siamo resi conto della frequenza e della veridicità delle rappresentazioni di piante e di fiori nei dipinti dell’artista. Per dare conto di queste caratteristiche e definire i tipi botanici, eravamo ricorsi a competenze diverse, attinte al mondo delle relazioni personali: Gabriella Grosso Gallerani, che per anni si è dedicata, tra l’altro, all’illustrazione botanica per pubblicazioni del settore (dalle guide Mondadori alle tante copertine per «Gardenia»), e Niccolò Reverdini, i cui interessi letterari si sono sempre coniugati con una specifica attenzione per il mondo della natura, tanto da ricreare nel suo bosco di Riazzolo, accanto alla Forestina, un sentiero virgiliano con le piante celebrate negli scritti del poeta. A Niccolò e a Gabriella eravamo, del resto, già debitori per tante precisazioni inserite nello studio sugli arazzi con i Mesi tessuti da Benedetto da Milano e compagni su cartoni del Bramantino. Mentre, la scorsa primavera, le sale di Palazzo Reale erano popolate dalle opere di Luini, a Domenico Piraina è sorta l’idea di incrociare le nostre competenze con quelle dei conservatori del Museo di Storia Naturale di Milano. Non che siano mancati fin qui tentativi, più o meno, professionali di identificazione delle specie botaniche presenti nei dipinti; per restare solo nel campo dei seguaci, più o meno diretti, di Leonardo e attingendo a esempi non troppo lontani nel tempo, si possono ricordare l’analisi – nel catalogo della mostra su Zenale al Poldi Pezzoli nel 1982 – del grande Battesimo di Cristo di Cesare da Sesto della raccolta Gallarati Scotti, dove sono state ravvisate quasi venti piante, o quella, nel 2003, in occasione di una delle piccole esposizioni della serie «Brera mai vista», della pala di Sant’Andrea alla Pusterla del Maestro di Ercole e Gerolamo Visconti conservata alla Pinacoteca di Brera, dove si distinguevano una decina di varietà vegetali. Del resto il titolo con cui è noto uno dei pochi dipinti sicuri di Francesco Melzi, la Colombina dell’Ermitage, lungi dall’essere un soprannome, quasi di gusto goldoniano, della protagonista del quadro, è sorto dal fiore che la donna tiene in mano: una Columbine, nome inglese della pianta di aquilegia. Enrico Banfi e Gabriele Galasso hanno scrupolosamente perlustrato i dipinti della mostra di Palazzo Reale, concentrandosi sulle opere che presentavano più dati di natura botanica. Ne è sorta una campionatura che coinvolge quattordici pezzi, diversi per tecnica e stato di conservazione, disposti lungo tutto l’arco della carriera di Luini: dalle prove risalenti al suo soggiorno giovanile nel Veneto d’entroterra ai dipinti più maturi quando l’attività dell’artista e della sua bottega fa perno su Milano. Per ognuna delle opere i due studiosi hanno proceduto a un’identificazione delle specie botaniche raffigurate. La singolare indagine non è stata priva di risultati anche sul fronte della storia dell’arte; basta pensare come le incertezze nell’identificazione delle piante nella parte superiore della Madonna di Menaggio, dove manca una corrispondenza tra fiori e foglie in merito all’edera terrestre, potrebbero trovare una spiegazione nel 5 restauro integrativo a cui la tavola del Louvre è andata incontro a seguito delle sue rocambolesche traversie. Lo sguardo di Enrico e Gabriele viene a mettere in crisi certe genericità terminologiche: la famosissima Madonna del roseto di Brera, per esempio, non ha sul fondo solo il roseto, che le dà il nome; in mezzo alla vegetazione si distingue anche un melo. E ancora: potrebbe sorprendere non vedere in questa rassegna il Gesù Bambino con l’agnello della Pinacoteca Ambrosiana, a proposito del quale l’ultimo catalogo del museo rammenta la presenza nella mano destra di «un fiore di agnocasto, una pianta dalla spiga azzurro-violacea originaria dei paesi mediterranei orientali la cui denominazione scientifica – Vitex Agnus Castus – rende esplicito il riferimento all’agnello, con un richiamo alla castità». Ma del fiore anafrodisiaco (Vitex agnus-castus), con i significati a esso connessi, Enrico e Gabriele non hanno trovato traccia nel dipinto. L’indagine compiuta si è volontariamente limitata a un censimento botanico, senza addentrarsi nell’infido campo degli eventuali aspetti simbolici connessi alle piante: quelli per cui si ricorre, con troppa facilità, al troppo fortunato repertorio di Mirella Levi D’Ancona, The Garden of the Renaissance. Botanical Symbolism in Italian Painting, dove si trova tutto e il contrario di tutto. Ciò non vuole dire che da queste pagine non si possa provare ad approdare a conclusioni più generali. Basta andare con il ricordo alla sala della mostra di Palazzo Reale dove erano esposti fianco a fianco lo Scherno di Cam di Bernardino Luini e le Stigmate di San Francesco di Gaudenzio Ferrari. Due dipinti sostanzialmente coevi, risalenti alla metà del secondo decennio del Cinquecento, in cui grande spazio è dato alla natura. Ma che differenze. Gaudenzio riesce a restituire l’impressione della boscosa Valsesia, dove ambienta l’episodio francescano avvenuto sulla Verna, senza ricorrere a nessuna precisione botanica, procedendo per sintesi. Al contrario Luini inventa una campagna lombarda ai piedi del monte Ararat, dove Noé ha scoperto il potere inebriante della vite, attraverso anche un accumulo di fiori e di piante, che saziano le curiosità dei botanici. Le Stigmate di San Francesco di Gaudenzio Ferrari (Varallo, Pinacoteca) e lo Scherno di Cam di Bernardino Luini (Milano, Pinacoteca di Brera) alla mostra «Bernardino Luini e i suoi figli» (Milano, Palazzo Reale, 2014). 6 Scultore lombardo della metà del XVI secolo, San Domenico (Milano, Museo di Storia Naturale di Milano). È da mettere all’attivo di questo scambio, per noi inconsueto, esserci imbattuti, nell’ufficio di Enrico e Gabriele, in una notevole scultura lignea raffigurante San Domenico (n. cat. MSNM X44910). È giunta nel 1940 alla Civica Siloteca Cormio (dal 1973 accorpata al Museo di Storia Naturale di Milano), per donazione di Italo Pacchioni, fotografo e pioniere del cinema (Mirandola, 1872 – Milano, 1940); se ne ignora la collocazione originale: rischia di non essere d’aiuto però la chiesetta che il Santo tiene in mano, forse aggiunta in un secondo tempo. Senza le piante di Luini, non conosceremmo questa scultura lignea lombarda del pieno Cinquecento all’uscita della parabola dei Del Maino. Giovanni Agosti Jacopo Stoppa 7 8 Elementi botanici nell’arte di Bernardino Luini La mostra «Bernardino Luini e i suoi figli», inaugurata dal Comune di Milano presso la sede di Palazzo Reale il 10 aprile 2014 e conclusasi il 13 luglio dello stesso anno, si è rivelata un’imprevista occasione per la nascita del presente volume. Il progetto di quest’ultimo è maturato a seguito di fruttuosi incontri fra la Sezione di Botanica del Museo di Storia Naturale di Milano e i curatori della mostra Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa dell’Università degli Studi di Milano. Fu proposto uno studio finalizzato all’interpretazione in chiave scientifico-botanica dei soggetti vegetali raffigurati dall’artista lombardo, perché, data l’evidente sensibilità del personaggio per i contesti naturali rappresentati nelle sue opere, erano emerse fin dall’inizio due linee d’indagine di grande interesse. Si trattava di stabilire, innanzitutto, il grado di verosimiglianza botanica dei soggetti vegetali che Luini collocò nei differenti contesti paesaggistici di luoghi altopadani imprecisati nell’Italia settentrionale del Rinascimento, quindi di capire in quale misura la mano dell’artista fosse stata capace di documentare l’assetto floristico e vegetazionale del territorio di oltre 5 secoli fa, testimonianza di indiscusso rilievo sebbene inevitabilmente approssimata. Per poter dunque procedere in questa direzione di ricerca, si è tenuto conto di alcuni presupposti fondamentali: 1) riconoscere o tentare di riconoscere una specie vegetale attraverso una raffigurazione pittorica indiretta (cioè non dedicata al soggetto) non può essere definito un atto di identificazione o determinazione botanica, perché questo è possibile solo a riscontro di una realtà esterna oggettiva (procedimento scientifico), ma si tratta soltanto dell’interpretazione di un soggetto a sua volta interpretato, quando non volutamente trasformato, nella creazione artistica dell’immagine e in quanto tale riferibile a una definita entità esterna solo nella misura della sua adesione alla realtà biologica del soggetto stesso; 2) ai fini dell’interpretazione botanica era indispensabile riferirsi alla situazione ambientale nel Rinascimento altopadano, cioè tenere conto di una molteplicità di habitat naturali e seminaturali inconfrontabile con i tempi di oggi; tale pluralità, che riassumiamo nei concetti di ecodiversità e biodiversità, era più o meno profondamente compenetrata con l’insediamento umano. La situazione rispondeva a equilibri secolari di gestione agro-silvo-pastorale del paesaggio, determinati da pregresse economie di natura estensiva; dunque, specie che oggi appaiono ridotte, a rischio o addirittura scomparse, potevano cadere nella “quotidianità” dei tempi di Bernardino Luini. D’altra parte foreste, boschi e loro digitazioni verso gli abitati, a differenza di oggi, offrivano contatti ravvicinati e quotidiani con querce, carpini, olmi, salici, pioppi, ontani e numerose altre piante del contesto rurale, che a loro volta rappresentavano risorse economiche a vario titolo; 3) nei dipinti di Bernardino il riscontro della corrispondenza specie-habitat per un’interpretazione botanica verosimile del soggetto vegetale ha costituito il criterio conduttore, applicato però in modo flessibile in virtù del fatto che bisognava considerare la completa libertà dell’artista. Questi poteva decidere gli abbinamenti del caso, in funzione della propria sensibilità o ispirazione, per lo più allo scopo di ottimizzare o migliorare effetti visivi. Certamente, come chiunque, ogni pittore attinge coscientemente o inconsciamente al proprio bagaglio mnemonico di associazioni visive, come dimostrano, appunto nel caso del Luini, i narcisi rappresentati su un fondo erboso e luminoso (habitat di prato/pascolo) o la pervinca ritratta a mezz’ombra tra rupi e chiome d’alberi (habitat boschivo nella vegetazione dell’alleanza fitosociologica Erythronio-Carpinion betuli e relative aperture). Occorreva però sempre tener conto del famoso margine di libertà dell’artista, quello in base a cui altri contesti ecologici risultano stridere con il soggetto rappresentato, oppure troppi soggetti diversi, con habitat differenti, sono fatti inverosimilmente convivere in uno spazio limitato. 9 Sulla base di tali presupposti si è proceduto al riconoscimento dei soggetti vegetali ritenuti interpretabili, presenti in numero da 1 a 15 per dipinto, trascurando diversi casi di vegetazione “collettiva” (sfondi boscati e simili) e quelli di singoli elementi, per altro privi di contrassegni diagnostici, per lo più rappresentati da generiche rosette fogliari, fusti e foglie con profili sfumati e indefiniti, silhouette indefinite di fiori, macchie di verde ecc. L’esame del dipinto “Donna nuda distesa” (dipinto 14) ha poi messo in evidenza un altro aspetto riconducibile con ogni probabilità a scelta personale dell’artista. Subito a fianco della figura femminile spicca un insieme di margherite che, se interpretate come tali (piante della famiglia Asteraceae, sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae), conducono facilmente a ravvisare la specie Ismelia carinata (Schousb.) Sch.Bip. (≡ Chrysanthemum carinatum Schousb.) grazie alla colorazione scura al centro del “fiore” (non si tratterebbe di singolo fiore, ma di un’infiorescenza del tipo calatide), contrastante con il chiaro dei “petali” (fiori periferici ligulati, detti sinteticamente ligule). Questi ultimi, apparentemente tronchi o subtroncati all’apice e alquanto distanziati fra loro, contribuiscono ulteriormente all’interpretazione proposta, anche perché lascerebbero intuire la presenza di una macchia scura di colore nella porzione prossimale della ligula. Detta macchia, nell’insieme dell’infiorescenza, determina la tonalità scura al centro della calatide, caratteristica appunto di Ismelia carinata e motivo della sua larga diffusione quale fiorifera ornamentale in orti, giardini, aiuole e vasi del passato (oggi è uscita di moda). Si tratta, infatti, di pianta coltivata, allo stato selvatico originaria del Marocco e occasionalmente sfuggita lungo le coste del Mediterraneo, la quale doveva essere certamente familiare al nostro artista, dato che all’epoca si coltivava diffusamente in ambito domestico. Nel dipinto, però, le foglie, ammesso che quelle distinguibili (lanceolate, intere) siano state volutamente abbinate ai fiori in oggetto, nulla hanno a che fare con la specie indicata, che ha foglie bipennatosette. Data la discordanza, è possibile che l’artista avesse in mente i fiori, ma non le foglie del suo soggetto, oppure che abbia ritenuto semplicemente di riempire quello spazio del dipinto con fiori a lui familiari, indipendentemente da realistiche coerenze e da congruità ecologica, visto che oltretutto la pianta di uso orticolo appare inspiegabilmente ritratta in ambiente naturale. In tutti i casi, al di là dell’elemento creativo, che si mostra complessivamente ininfluente sulla genuinità del rapporto tra l’artista e la biodiversità dei suoi scenari, i dipinti del Luini denotano un livello apprezzabile di fedeltà naturalistica ai soggetti vegetali rappresentati, e le sue opere, di conseguenza, rivestono un concreto valore documentale nei confronti della flora, della vegetazione e dell’assetto del paesaggio pedeprealpino in età rinascimentale. 10 1. Madonna con il Bambino e una devota 1505 circa tavola – cm 43 × 51 Milano, collezione privata 3 1 1 2 1) Cupressus sempervirens L. 2) Salix alba L. 3) Lilium candidum L. 11 2. Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e due angeli musicanti 1507 tavola – cm 142 × 142 Parigi, Musée Jacquemart-André, inv. MJAP-P 695 12 1 2 3 6 5 4 4 8 3 3 7 9 6 10 12 11 5 1) Cupressus sempervirens L. 2) Laurus nobilis L. 3) Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys 4) Asplenium trichomanes L. s.l. 5) cfr. Glechoma hederacea L. 6) Viola tricolor L. 7) Vinca major L. subsp. major 8) Fragaria vesca L. subsp. vesca 9) Ranunculus sp. 10) Ajuga reptans L. 11) Taraxacum F.H.Wigg. sect. Taraxacum 12) cfr. Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch 13 3. Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro, Caterina, Lucia, Paolo e due devoti 1507 circa tavola trasportata su tela – cm 78 × 126 Padova, Musei Civici, Museo d’Arte Medioevale e Moderna, inv. 2479 1 1) cfr. Carpinus betulus L. 14 4. Santa Barbara 1510-1512 circa tavola – cm 90,8 × 60,3 Città del Messico, Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim, inv. 7039 1) Phoenix dactylifera L. 1 15 5. Santa Caterina d’Alessandria 1510-1512 circa tavola – cm 104 × 62,8; 104 × 61,8 Magadino, San Carlo, casa parrocchiale 1) Phoenix dactylifera L. 1 16 6. Sant’Antonio da Padova 1510-1512 circa tavola, trasportata da tavola – cm 96,6 × 58,9 Milano, Museo Poldi Pezzoli, inv. 1577 1 2 3 4 1) Populus nigra L./ Populus tremula L. 2) Citrus ×aurantium L. 3) Lilium candidum L. 4) Laurus nobilis L. 17 7. Madonna con il Bambino e San Giovannino 1512 circa affresco trasportato su tela – cm 161 × 87 Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 11 (in deposito presso il Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, inv. D 247) 18 1 2 3 4 1) cfr. Viola odorata L. 2) cfr. Polygonatum multiflorum (L.) All. 3) Fragaria vesca L. subsp. vesca 4) Vinca minor L. 19 8. Putto sotto un pergolato 1513-1514 circa affresco trasportato su tavola – cm 50 × 72 Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 7 1 1 1) Vitis vinifera L. 20 9. Scherno di Cam 1514-1515 circa tavola trasportata su tela – cm 116 × 140 Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 374 21 1 2 3 6 5 4 7 10 11 9 8 12 13 15 14 22 1) cfr. Carpinus betulus L. 2) Vitis vinifera L. 3) cfr. Quercus sp. 4) Polygonatum multiflorum (L.) All. 5) Viola odorata L. 6) Asplenium sp. 7) Vinca minor L. 8) Lamium maculatum L. 9) Plantago major L. 10) cfr. Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv. 11) Plantago lanceolata L. 12) Malva sylvestris L. subsp. sylvestris 13) Erythronium dens-canis L. 14) Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris 15) Taraxacum F.H.Wigg. sect. Taraxacum 10. Madonna con il Bambino (Madonna del roseto) 1516-1517 circa tavola – cm 70 × 63 Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 331 23 2 2 1 3 1) Rosa ×damascena Mill. 2) Malus pumila Mill. 3) Aquilegia vulgaris L. s.l. 24 11. Madonna con il Bambino e San Giovannino (dall’ospizio certosino di Milano) 1521-1522 circa affresco trasportato su tela – cm 166 × 114 Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 2 (in deposito presso il Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, inv. D 256) 25 2 1 3 1) Salix alba L. 2) Cupressus sempervirens L. 3) Fragaria vesca L. subsp. vesca 26 12. San Gerolamo 1523-1524 circa tavola – cm 90 × 67 Milano, Museo Poldi Pezzoli, inv. 1632 27 1 1 2 3 28 1) Polypodium vulgare L. 2) Athyrium filixfemina (L.) Roth 3) Vinca major L. subsp. major 13. Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna di Menaggio) 1525 circa tavola – cm 80,2 × 58,1 Parigi, Musée du Louvre, inv. RF 2083 29 1 2 3 5 4 6 30 1) Viola odorata L. 2) cfr. Glechoma hederacea L. 3) Asplenium trichomanes L. s.l. 4) Veratrum lobelianum Bernh. 5) Iris pseudacorus L. 6) Moehringia muscosa L. 14. Donna nuda distesa tavola – cm 106,7 × 135,9 1525-1530 circa Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection, inv. 1939.1.120 1 1) cfr. Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica 31 2 3 3 3 2) Galium mollugo L. subsp. mollugo 3) Ranunculus sp. 4) Vinca minor L. 5) Aquilegia vulgaris L. s.l. 6) Narcissus poëticus L. 7) Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens 4 5 6 7 32 Schede botaniche Lo schema adottato, pur seguendo un modello prefissato, varia in relazione al grado e al tipo di dettaglio desumibili dall’informazione tassonomica, individuati per ciascuno dei soggetti dipinti. Le voci della scheda sono le seguenti. Nome scientifico: è quello ufficiale, per la flora italiana riportato da Conti et al. (2005, 2007) e successivi aggiornamenti. Nome volgare: è riportato, con le eventuali varianti, sia ove effettivamente in uso popolare sia quando de facto indicato in Pignatti (1982). Famiglia: la nomenclatura delle famiglie si attiene a Stevens (2001 onwards) ad eccezione di Myrsinaceae (Cyclamen purpurascens subsp. purpurascens) e Ruscaceae (Polygonatum multiflorum), per i quali gli autori ritengono eccessivamente estensive, rispettivamente, le circoscrizioni Primulaceae e Asparagaceae. Derivazione del nome generico: include quanto si sa o si ipotizza circa l’origine del nome del genere, con indicazioni etimologiche laddove di qualche rilievo. Derivazione del nome specifico: include quanto si sa o si ipotizza circa l’origine del nome della specie, con indicazioni etimologiche laddove di qualche rilievo. Descrizione: viene fornita una sintetica descrizione morfologica della pianta, con riferimento principale a caratteri immediati e visibili, atti al riconoscimento speditivo della specie. Distribuzione: viene indicato l’areale primario della specie (distribuzione geografica originale) e il suo areale secondario in caso di successiva espansione in natura per causa umana; se la pianta si è originata in coltura (culton), ne viene riportata l’area geografica di coltivazione. Intervallo altitudinale: sono riferite le quote estreme (minima e massima) della distribuzione altitudinale della specie, così come indicate in Pignatti (1982). Habitat: ambiente o ambienti di crescita della pianta in relazione all’ecologia della specie. Periodo di fioritura: è riferito agli estremi latitudinali e altitudinali della distribuzione della specie (Pignatti, 1982); indicato solo per le piante rappresentate in fiore nei dipinti del Luini. Periodo di fruttificazione: indicato soltanto per le specie fruttifere rappresentate nei dipinti. Periodo di vegetazione: sostituisce le voci precedenti nel caso delle piante a spore (felci), delle gimnosperme (cipresso) e di quelle con fioritura irrilevante (es. molti alberi), rappresentate nei dipinti solo in veste vegetativa. Status: specifica se la pianta, rispetto al territorio (sensu lato) rappresentato nei dipinti, è autoctona (indigena) e diffusa allo stato originale, se è esotica inselvatichita (naturalizzata o casuale sensu Celesti-Grapow et al., 2009) o se si tratta di entità esotica/cultigena presente solo in coltura. Dipinti: sono elencati, mediante un numero, i dipinti di Luini ritraenti il soggetto della scheda (cfr. pp. 11-32). Note: osservazioni aggiuntive di qualsiasi natura (botaniche, storiche, etnografiche, aneddotiche, erboristiche, medicinali ecc.), riguardanti la specie trattata. Iconografia: ogni scheda è corredata da una fotografia della pianta e da un’illustrazione tratta da testi scientifici del Rinascimento ed epoche successive. Due sono le opere del ’500, entrambe illustrate da xilografie, la prima del medico tedesco Leonhart Fuchs (1501-1566), De historia stirpium commentarii insignes… pubblicata a Basilea nel 1542, la seconda del medico senese Pietro Andrea Mattioli (1500-1577), I discorsi di m. Pietro Andrea Matthioli sanese… stampata a Venezia nel 1568. Illustrate da calcografie sono le opere del ’700: un prezioso manoscritto del pittore botanico milanese Giambattista Morandi (fl. 1717-1751), Plantarum icones... eseguito a Milano tra il 1750 e il 1751, e i primi sei volumi di Icones 33 plantarum medicinalium… del medico austriaco Joseph Jacob Plenck (1738-1807), pubblicati a Vienna tra il 1788 e il 1794. Per le piante non rappresentate in queste opere ci si è valsi delle litografie tratte dalla 5a edizione della Flora von Deutschland di Diederich Franz Leonard von Schlechtendal (1794-1866), Christian Eduard Langethal (1806-1878) e Ernst Schenk (1796-1859), riveduta da Ernst Hans Hallier (1831-1904) e pubblicata in Turingia tra il 1880 e il 1888. 34 Ajuga reptans L. iva comune, bugula, erba di San Lorenzo Famiglia: Lamiaceae (= Labiatae) Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; latino: iugum = giogo, cioè senza il labbro superiore della corolla, che nelle Lamiaceae aggioga (congiunge) in alto i due lobi laterali del labbro inferiore. Derivazione del nome specifico: latino: reptans = strisciante. Descrizione: erba perenne di bassa statura formante tappeti grazie a lunghi stoloni striscianti; foglie ovate, nei fusti fioriferi progressivamente ridotte fino a brattee; fiori con corolla violetta, provvista del solo labbro inferiore. Distribuzione: Europa e Caucaso; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.500 m Habitat: boschi di latifoglie, prati stabili, tappeti erbosi. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2. Iconografia: p. 35: Ajuga reptans L.; p. 36: da Fuchs (1542: 391). 35 36 Aquilegia vulgaris L. s.l. aquilegia Famiglia: Ranunculaceae Derivazione del nome generico: latino: aqua = acqua; legĕre = raccogliere, nel senso di brocca per l’acqua, riconoscibile nel bocciolo, dove i manici del recipiente sono gli speroni dei petali incurvati in alto. Derivazione del nome specifico: latino: vulgaris = popolare, comune. Descrizione: erba perenne con fusto eretto, ramificato; foglie basali bipennatosette con segmenti a ventaglio, a loro volta più o meno divisi; fiori 3-6, penduli, azzurrovioletti, con i petali provvisti di un lungo sperone ricurvo a uncino. Distribuzione: zone temperate di Europa, Asia e Nordafrica; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 70-2.000 m Habitat: boschi, forre, cespuglieti. Periodo di fioritura: giugno-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 10, 14. Note: delle numerose specie presenti in Italia, sei, fra loro molto simili, formano il gruppo di A. vulgaris; la più diffusa in Italia settentrionale è A. atrata W.D.J.Koch, presumibilmente coincidente con il soggetto del dipinto. Iconografia: p. 37: Aquilegia atrata W.D.J.Koch; p. 38: da Fuchs (1542: 102). 37 38 Asplenium sp. asplenio Famiglia: Aspleniaceae Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; σπλήν (splen) = milza, dalla sottintesa allocuzione “senza milza dolente”, cioè rimedio per i dolori alla milza in base a un antico uso della congenere Asplenium ceterach L., cui erano attribuite inesistenti proprietà terapeutiche contro i calcoli della milza. Descrizione: tipologia di felce di piccole dimensioni, rizomatosa e priva di fusto, con le fronde disposte in rosetta; riproduzione per spore prodotte in sporangi riuniti a gruppi (sori) sulla faccia abassiale delle fronde. Distribuzione: tutte le aree del globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-3.000 m Habitat: rocce e muri, boschi. Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Note: di questo genere in Italia sono presenti 21 specie e 8 sottospecie; tra le più diffuse vi è A. trichomanes subsp. quadrivalens D.E.Mey. (vedi scheda p. 41), riconoscibile nei dipinti “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e due angeli musicanti” (dipinto 2) e “Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna di Menaggio)” (dipinto 13). La pianta rappresentata nello “Scherno di Cam” (dipinto 9) non è identificabile a rango specifico. Iconografia: p. 39: Asplenium ruta-muraria L. subsp. ruta-muraria; p. 40: da Fuchs (1542: 730). 39 40 Asplenium trichomanes L. s.l. asplenio tricomane Famiglia: Aspleniaceae Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; σπλήν (splen) = milza, dalla sottintesa allocuzione “senza milza dolente”, cioè rimedio per i dolori alla milza in base a un antico uso della congenere Asplenium ceterach L., cui erano attribuite inesistenti proprietà terapeutiche contro i calcoli della milza. Derivazione del nome specifico: greco: θρίξ, τριχός (thrix, trichòs) = capello, pelo; μανός (manòs) = rado, con riferimento alla fronda provvista di scarsi peli pluricellulari, quando non del tutto glabra. Descrizione: piccola felce dei muri con fronde in rosetta prodotte da un breve rizoma; fronda pennata, con pinne arrotondate, verde scuro, su due file; picciolo e rachide rosso-bruno scuro, lucidi; sori lineari sulla faccia abassiale delle pinne. Distribuzione: tutte le aree temperate del globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-3.000 m Habitat: rocce e muri. Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2, 13. Note: in Italia sono presenti 5 varianti (sottospecie), la più diffusa delle quali (subsp. quadrivalens D.E.Mey.) presumibilmente coincide con il soggetto dei dipinti. Iconografia: p. 41: Asplenium trichomanes subsp. quadrivalens D.E.Mey.; p. 42: da Fuchs (1542: 796). 41 42 Athyrium filix-femina (L.) Roth felce femmina Famiglia: Athyriaceae Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; θύριον (thyrion) = porticina, con riferimento alla forte riduzione dell’indusio, caratteristica di questo genere. Derivazione del nome specifico: latino: filix-femina = felce femmina. Si tratta della denominazione di origine popolare, ufficializzata nella medicina prelinneana, intesa a distinguere questa pianta, innocua ma priva di proprietà curative, dalla simile felce maschio (Dryopteris filix-mas (L.) Schott), tossica e terapeuticamente attiva. Descrizione: felce di dimensioni medie, con corto rizoma sotterraneo da cui emerge una rosetta di fronde largamente lanceolate, bipennate, con divisioni terminali (pinnule) pennatifide o pennatosette; sori più o meno oblunghi, non ricoperti dall’indusio, che è ridotto a una stretta linguetta laterale. Distribuzione: quasi tutto il globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-2.400 m Habitat: boschi umidi. Periodo di vegetazione: febbraio-novembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 12. Iconografia: p. 43: Athyrium filix-femina (L.) Roth; p. 44: da Mattioli (1568, 2: 1353). 43 44 Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv. paléo silvestre Famiglia: Poaceae (= Gramineae) Derivazione del nome generico: greco: βραχύ (brachý) = breve; πόδιον (podion) = piedino, riferito al corto peduncolo con cui le spighette si attaccano all’asse dell’infiorescenza. Derivazione del nome specifico: latino: silvaticum (tema alterato in sylv-) = selvatico, dei boschi. Descrizione: graminacea perenne cespitosa di ambiente boschivo, con foglie lungamente lineari-lanceolate, ricurve, verde scuro; pannocchie formate da spighette multiflore, lineari-allungate, disposte su due file opposte (distiche), con lemmi dotati di una resta apicale più lunga di metà della loro lunghezza. Distribuzione: zone temperate di Europa, Asia e Nordafrica; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.600 m Habitat: boschi di latifoglie (alnete, querceti ecc.). Periodo di fioritura: giugno-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Note: la pianta rappresentata nello “Scherno di Cam” (dipinto 9) non è identificabile con certezza in quanto l’unica pannocchia è dipinta immatura, racchiusa in gran parte entro la guaina della foglia superiore. Tuttavia, in base all’ecologia suggerita dalle altre specie (piante dei querco-carpineti di pianura), questa interpretazione appare la più verosimile. Iconografia: p. 45: Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv.; p. 46: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 8: tav. 746). 45 46 Carpinus betulus L. carpino bianco Famiglia: Betulaceae Derivazione del nome generico: latino: carpinus = carpino, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: betulus = di betulla, simile a betulla, aggettivo tecnico coniato da Linneo per sottolineare la somiglianza di questa pianta con la betulla, sua stretta parente. Descrizione: albero dalla chioma cupolare, espansa, fitta, con tronco frequentemente scanalato e ritidoma liscio anche nei vecchi esemplari; foglie picciolate, da ovate a ellittiche, acute all’apice e troncato-subcordate alla base, con doppia dentatura a denti acuti al margine; fiori unisessuali in pianta monoica, i maschili verdastri in amenti, i femminili in spighe terminali, ciascuno sotteso da una larga brattea trilobata; spighe fruttifere pendule. Distribuzione: Europa centrale e Caucaso; Italia: tutta la penisola (isole escluse). Intervallo altitudinale: 0-1.200 m Habitat: boschi mesofili di latifoglie (soprattutto querco-capineti). Periodo di vegetazione: aprile-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 3, 9. Note: gli alberi rappresentati nei dipinti non sono identificabili con certezza in quanto non si evincono particolari diagnostici. Nella “Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro, Caterina, Lucia, Paolo e due devoti” (dipinto 3), però, l’identificazione può diventare attendibile in base alla silhouette delle chiome; nello “Scherno di Cam” (dipinto 9) è possibile la medesima conclusione sulla base sia della silhouette sia dell’ecologia delle altre specie rappresentate (piante dei querco-carpineti di pianura). Iconografia: p. 47: Carpinus betulus L.; p. 48: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: tav. 969). 47 48 Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch cefalantera maggiore Famiglia: Orchidaceae Derivazione del nome generico: greco: κεφαλή (kephalè) = testa; ¢νθηρά (antherà) = vigorosa in fioritura, da cui, per traslazione tecnica di significato, antera, la parte fertile dello stame in cui matura il polline. Significato: antere a forma di testa (globose), caratteristiche del genere in oggetto. Derivazione del nome specifico: latino: longifolia = a foglie lunghe. Descrizione: erba perenne munita di un breve rizoma provvisto di radici carnose; lo scapo porta numerose foglie disposte su due file, con lamina da lanceolata a lanceolato-lineare, scanalata; fiori (fino a 30) in racemo terminale, bianchi, erettopatenti, con perianzio di tre segmenti esterni (sepali) e tre interni (petali), delimitanti un contorno triangolare e un’apertura “facciale” che dà adito alla cavità interna fertile (gineceo e androceo). Distribuzione: Europa e Asia; Italia: tutta la penisola. Intervallo altitudinale: 0-1.400 m Habitat: boschi (querceti, faggete), cespuglieti. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2. Note: la figura vegetale non è identificabile con certezza perché incompletamente fedele al modello reale. I fiori leggermente zigomorfi con sei tepali bianchi e le foglie lanceolate appaiono congruenti con l’identità proposta, mentre risultano meno convincenti i fiori completamente aperti e molto scarsi, quasi singoli. Iconografia: p. 49: Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch; p. 50: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 4: tav. 368). 49 50 Citrus ×aurantium L. (pro sp.) arancio amaro, melangolo Famiglia: Rutaceae Derivazione del nome generico: greco: κίτρον (kitron), κέδρος (kedros), latino: citrus, cedrus = cedro (per es. il cedro del Libano, Cedrus libani A.Rich., conifera delle Pinaceae) e ginepro (significato conservato nell’inglese cedar). A causa delle proprietà aromatiche (oli essenziali) di queste piante, Plinio estende il termine agli agrumi (citrus = cedro, arancio, limone ecc.), che a quei tempi rappresentavano recenti acquisizioni esotiche per il mondo latino. Linneo riprese in botanica entrambi i sostantivi, distinguendo Cedrus per il genere delle Pinaceae e Citrus per quello delle Rutaceae. Derivazione del nome specifico: latino: aurantium, adattamento tardo-latino dell’arabo narangi, a sua volta ripreso dal sanscrito nâgarang’a = “interesse dell’elefante”, cioè il frutto preferito dagli elefanti. Descrizione: alberello sempreverde dalla chioma espansa; foglie aromatiche, coriacee, lucide, da ovato-tondeggianti a ellittiche, con apice acuto o acuminato, margine intero e base caratteristicamente inserita su un’espansione alare del picciolo; fiori profumatissimi (zagara) a 5-6 petali carnosi, bianchi; il frutto (arancia amara) è un esperidio subgloboso, spesso un po’ appiattito, arancione a maturità. Distribuzione: pianta di remota origine ibrida (pomelo, Citrus maxima (Burm.) Osbeck × mandarino, C. reticulata Blanco, entrambi del Sudest asiatico), conosciuta ovunque solo allo stato coltivato; Italia: frequentemente usata per alberature di piazze e viali nelle città mediterranee. Intervallo altitudinale: 0-500 m Habitat: coltivata nelle aree di clima mediterraneo e subtropicale. Periodo di fruttificazione: aprile-ottobre. Status: esotica coltivata. Dipinti: 6. Note: introdotta in Italia dagli arabi nel tardo impero romano. Iconografia: p. 51: Citrus ×aurantium L.; p. 52: da Plenck (1788-1794, 6: 580). 51 52 Cupressus sempervirens L. cipresso comune Famiglia: Cupressaceae Derivazione del nome generico: latino: cupressus = cipresso, nome originale della pianta (radice indoeuropea). Derivazione del nome specifico: latino: sempervirens = sempreverde. Descrizione: albero dal fusto diritto, con ritidoma bruno-grigiastro desquamante in sottili fibre verticali; chioma espansa e irregolare nel selvatico, stretta e colonnare nella classica forma coltivata; foglie minute, squamiformi, appressate ai rametti; coni maschili globosi, gialli, larghi 4-8 mm, i femminili più grandi, globosi od oblunghi, dopo la fecondazione ingrossati fino a 4 cm, lisci e lucenti, formati da squame legnose che proteggono numerosi semi angolosi. Distribuzione: originaria dell’Asia Minore e del Mediterraneo orientale, naturalizzata nel settore occidentale; Italia: coltivata in quasi tutte le regioni e qua e là spontaneizzata. Intervallo altitudinale: 0-800 m Habitat: boschi mediterranei. Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre. Status: esotica coltivata e inselvatichita. Dipinti: 1, 2, 11. Note: importata in Italia in epoca preromana. Occorre osservare che la chioma del cipresso rappresentato nel dipinto “Madonna con il Bambino e una devota” (dipinto 1), come pure quella delle due latifoglie (non identificabili) alla sua sinistra sono state abnormemente ridotte alla parte superiore dell’albero, lasciando nuda gran parte del tronco e dei rami, quasi a voler presentare esemplari indicativi della presenza umana con tagli e potature in un generico contesto di conduzione agreste. Dato che l’habitus normale di questi alberi sarebbe stato ben più ricoprente, è possibile che il pittore abbia scelto una soluzione funzionale ai piani retrostanti, atta cioè a mantenere la trasparenza visuale necessaria verso le montagne sulla sinistra dello sfondo. Iconografia: p. 53: Cupressus sempervirens L.; p. 54: da Mattioli (1568, 1: 133). 53 54 Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens ciclamino delle Alpi Famiglia: Myrsinaceae (= Primulaceae subfam. Myrsinoideae) Derivazione del nome generico: greco: κύκλος (kyklos) = giro, cerchio, trasferito in latino dotto come cyclamen = circolarità, rotondità, in riferimento al tubero dei ciclamini caratteristicamente tondeggiante. Derivazione del nome specifico: latino: purpurascens = porporeggiante, a causa della faccia abassiale delle foglie purpurea. Descrizione: erba perenne acaule, dotata di un tubero sotterraneo globoso leggermente appiattito, da cui si dipartono le foglie con picciolo eretto e lamina da orbicolare a ovata, a base cordata (seno basale di 10 mm) crenulata al margine, verde scuro sulla faccia adassiale, rosso-viola scuro di sotto; peduncoli fiorali emergenti dal tubero, ricurvi all’apice, con fiori profumati roseo-violetti, rivolti verso il basso, a 5 lobi corollini rigirati verso l’alto; frutto a capsula sferica portata dal peduncolo arrotolatosi a spirale durante la maturazione; i semi vengono liberati per apertura apicale della capsula. Distribuzione: montagne del bacino mediterraneo nordoccidentale; Italia: regioni settentrionali (fino all’Emilia-Romagna), Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-1.900 m Habitat: boschi (soprattutto faggete). Periodo di fioritura: agosto-settembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 14. Iconografia: p. 55: Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens; p. 56: da Fuchs (1542: 451). 55 56 Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris garofanino selvatico Famiglia: Caryophyllaceae Derivazione del nome generico: greco: διανθής (dianthès) = fiore macchiettato, ripreso in latino da Linneo per il genere botanico dei garofani; linee, maculature e punteggiature (guide del nettare) sono infatti una caratteristica dei petali di molti Dianthus. Derivazione del nome specifico: latino: silvestris (tema alterato in sylv-) = selvatico, dei boschi. Descrizione: erba perenne cespitosa, con numerosi fusti gracili, eretti; foglie lineari, glaucescenti, opposte e guainanti; fiori terminali solitari o in piccoli gruppi su scapi allungati; calice tubuloso a 5 denti, corolla di 5 petali vistosi con unghia sottile e lembo allargato a ventaglio, dentato sul margine, da quasi bianchi a lilla, a porpora chiaro; il frutto è una capsula denticida allungata, con minuti semi bruni. Distribuzione: montagne del bacino mediterraneo; Italia: penisola, fino alla Campania. Intervallo altitudinale: 0-2.400 m Habitat: pendii aridi e rupestri. Periodo di fioritura: maggio-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Note: il classico garofano dei fioristi o garofano di riviera trae in parte origine da questa specie. Iconografia: p. 57: Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris; p. 58: da Fuchs (1542: 352). 57 58 Erythronium dens-canis L. dente di cane Famiglia: Liliaceae Derivazione del nome generico: greco: ™ρυθρόνιον (erythronion) = pianta non identificata citata da Dioscoride (3, 144), il cui nome è stato scelto da Linneo per il genere in questione. Derivazione del nome specifico: latino: dens-canis = dente di cane, in riferimento alla forma allungata e appuntita dei tepali. Descrizione: erbacea perenne con bulbo stretto e allungato, due foglie lanceolate maculate di porpora e verde chiaro e uno scapo nudo, ricurvo in alto, recante all’apice un vistoso fiore a 6 tepali stretti, allungati e acuti, 6 stami con antere viola nerastro e uno stilo trifido, bianco; il frutto è una capsula loculicida, ovoidale, con semi arrotondati, scuri. Distribuzione: Europa e Siberia meridionali; Italia: regioni centro-settentrionali. Intervallo altitudinale: 0-600 m Habitat: boschi di latifoglie. Periodo di fioritura: marzo-aprile. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Iconografia: p. 59: Erythronium dens-canis L.; p. 60: da Morandi (1750-1751, 6: 141). 59 60 Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica faggio comune Famiglia: Fagaceae Derivazione del nome generico: radice comune al greco φαγ- (phag-), dove φαγεν (phagèin) significa mangiare, e al latino fag- con la stessa semantica, qui conservatasi solo in fagus = faggio, con evidente riferimento alle qualità alimentari della pianta. Il frutto (faggiola), come la castagna, fu una base alimentare dell’economia europea in epoca preromana. Derivazione del nome specifico: latino: silvatica (tema alterato in sylv-) = selvatica, dei boschi. Descrizione: albero deciduo che può raggiungere dimensioni monumentali, dal tronco diritto a ritidoma liscio, grigio-argentato e dalla chioma ampia, tabulare (patula fagus lo chiamava Virgilio nella prima delle Bucolica); foglie ovatoellittiche o ellittiche, peloso-sericee e arrossate da giovani, quindi glabre di sopra e verdi, con margine intero più o meno ondulato; fiori maschili (pianta monoica) in cime pendule, rossastri, i femminili verdastri, isolati; frutto a capsula (trimoso) deiscente in 4 valve; semi trigoni, allungati. Distribuzione: Europa centrale; Italia: tutte le regioni, esclusa la Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-2.000 m Habitat: boschi mesofili di latifoglie. Periodo di vegetazione: marzo-ottobre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 14. Note: gli alberi rappresentati nel dipinto non sono identificabili con certezza perché non mostrano particolari diagnostici di adeguata attendibilità. Tuttavia, in base all’uniformità del bosco, alla silhouette delle chiome e all’aspetto del ritidoma, si possono identificare approssimativamente come faggi. Iconografia: p. 61: Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica; p. 62: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: tav. 957). 61 62 Fragaria vesca L. subsp. vesca fragola di bosco Famiglia: Rosaceae Derivazione del nome generico: latino: fragrare = mandare profumo, da cui fraga, -orum (Plinio) = fragole e (herba) fragaria = erba delle fragole; di qui il genere linneano. Derivazione del nome specifico: latino: vesca = tenera, collegato al verbo vescĕre = nutrire. Descrizione: erba perenne pelosa, di bassa statura, in cespi collegati da stoloni striscianti; foglie trifoliolate con lungo picciolo e foglioline obovate, seghettate; fiori in cime lasse su scapi eretti in mezzo alle foglie, a 5 petali bianchi di breve durata e area centrale fertile (stami e pistilli) gialla; il frutto è in realtà un’infruttescenza (glandeto), costituita dal ricettacolo accresciuto, rosso e carnoso, ospitante in alveoli superficiali i veri frutti (acheni). Distribuzione: originaria di Europa e Siberia, ma oggi diffusa pressoché in tutte le parti del globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-2.400 m Habitat: boschi di latifoglie, pinete, abetaie, soprattutto nelle schiarite. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Periodo di fruttificazione: maggio-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2, 7, 11. Note: la fragola coltivata (Fragaria ×ananassa (Duchesne) Rozier), figlia di progenitori americani, è stata diffusa solo a partire dalla metà dell’Ottocento. Iconografia: p. 63: Fragaria vesca L. subsp. vesca; p. 64: da Fuchs (1542: 853). 63 64 Galium mollugo L. subsp. mollugo caglio tirolese Famiglia: Rubiaceae Derivazione del nome generico: greco: γάλιον (galion) = caglio (latino: coagulum), traslitterato da Linneo in galium per il genere in oggetto; una nota specie a fiori gialli (G. verum L., caglio vero) era infatti tradizionalmente impiegata per cagliare il latte al posto dell’intestino di pecora o di maiale. Derivazione del nome specifico: isonimia: Mollugo è un altro genere di piante (fam. Molluginaceae), simile a Galium nell’aspetto delle foglie e della loro disposizione sul fusto. La somiglianza, che Linneo ha voluto richiamare nell’epiteto specifico, è particolarmente accentuata nel caso di questa specie. Descrizione: erba perenne con fusti eretti, regolarmente percorsi da verticilli sovrapposti di foglie oblineari, raggruppate in numero di 6-8 per verticillo; fiori piccoli, bianchi, in pannocchia terminale aperta e lassa, i cui peduncoli in frutto divergono ulteriormente; corolla rotata, divisa in 4 lobi acuti, stami 4, stili 2; frutto globoso-subellittico, liscio, formato da due mericarpi connati. Distribuzione: bacino del Mediterraneo e aree limitrofe; Italia: regioni centrosettentrionali. Intervallo altitudinale: 0-1.000 m Habitat: prati da sfalcio, boscaglie umide. Periodo di fioritura: giugno-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 14. Iconografia: p. 65: Galium mollugo L. subsp. mollugo; p. 66: da Fuchs (1542: 281). 65 66 Glechoma hederacea L. edera (ellera) terrestre Famiglia: Lamiaceae (= Labiatae) Derivazione del nome generico: greco: γλήχων (glechon) = puleggio (Mentha pulegium L., fam. Lamiaceae), adattato al latino da Linneo per il genere in questione. Derivazione del nome specifico: latino: hederacea = simile all’edera, in quanto strisciante e ricoprente il suolo; anche la qualifica “terrestre” del nome volgare intende sottolineare questa caratteristica della pianta, che non si arrampica su supporti verticali come la vera edera. Descrizione: erba perenne rizomatosa con fusto quadrangolare strisciante, prostrato, radicante ai nodi; foglie ovato-cordate, pubescenti, con margine crenato; fiori a 2-4 in verticillastri piuttosto unilaterali, con calice campanulato a 5 denti e corolla violacea, bilabiata (tubo fino a 8 mm, labbra di 2-3 mm). Distribuzione: dall’Artico alle montagne dell’emisfero boreale; Italia: regioni centro-settentrionali, verso sud fino alla Campania. Intervallo altitudinale: 0-1.400 m Habitat: boschi umidi, prati, tappeti erbosi. Periodo di fioritura: marzo-giugno. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2, 13. Note: le piante rappresentate non sono interpretabili con sicurezza in quanto prive dei fondamentali elementi diagnostici. Tra queste, però, il soggetto dipinto nella “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e due angeli musicanti” (dipinto 2) può corrispondere con buona approssimazione all’edera terrestre. Per altro, la pianta ritratta nella “Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna di Menaggio)” (dipinto 13) potrebbe non essere originale, ma piuttosto aggiunta in occasione di un maldestro restauro), non essendovi corrispondenza alcuna tra fiori e foglie. Iconografia: p. 67: Glechoma hederacea L.; p. 68: da Plenck (1788-1794, 5: 464). 67 68 Iris pseudacorus L. giaggiolo acquatico, spadone, coltellacci Famiglia: Iridaceae Derivazione del nome generico: latino: iris = 1) arcobaleno, 2) giaggiolo (Plinio). I due significati si ricollegano nella caratteristica di molte specie di giaggiolo di produrre fiori variopinti come l’arcobaleno. Linneo non ha fatto che passare alla botanica il sostantivo latino. Derivazione del nome specifico: greco: ψευδής (pseudès) = falso, menzognero; ¥κορος (àkoros) = pianta palustre aromatica (Dioscoride), identificata da Linneo in Acorus calamus L. (acoro, fam. Acoraceae), le cui foglie assomigliano molto a quelle della specie in oggetto; dunque pseudacorus = falso acoro. Descrizione: robusta erba acquatica con rizoma immerso nel fango e lunghe foglie emergenti, erette, nastriformi, lineari-lanceolate nel contorno, equifacciali (facce identiche); scapi fioriferi robusti, sviluppantisi tra le foglie, in alto con 1-pochi vistosi fiori giallo vivo; 6 tepali, 3 interni patenti con una V arancione sulla faccia adassiale e 3 esterni eretti; capsula loculicida deiscente in tre valve, ognuna con due file di semi discoidali rosso-bruno. Distribuzione: zone temperate di Europa e Asia; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.000 m Habitat: fossi, sponde, paludi. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 13. Note: per alcuni aspetti interpretativi dei caratteri evidenziati nel fiore (forma e contorno dei tepali interni, colore di un giallo non vivo) si potrebbe anche pensare alla specie Iris foetidissima L. (giaggiolo puzzolente), di origine mediterranea e tradizionalmente diffusa come componente del verde domestico. Questa ipotesi sarebbe rinforzata dall’assenza di elementi umidi o acquatici nell’ambientazione pittorica della pianta, tuttavia preferiamo attenerci alla prima interpretazione per la colorazione omogeneamente gialla dei fiori, che possiamo immaginare sbiadita dal tempo. Iconografia: p. 69: Iris pseudacorus L.; p. 70: da Fuchs (1542: 12). 69 70 Lamium maculatum L. falsa ortica macchiata, milzadella Famiglia: Lamiaceae (= Labiatae) Derivazione del nome generico: greco: λάμια (lamia) = fauci, da un presumibile singolare λάμιον (lamion) = fauce, fissato in Lamium da Linneo, con riferimento alla corolla bilabiata che, specialmente vista di lato, ricorda una bocca con le fauci spalancate. Derivazione del nome specifico: latino: maculatum = maculato, macchiato, per le foglie che in alcuni popolamenti della specie si presentano variegate o macchiate, ora di bianco, ora di porpora. Descrizione: erba perenne rizomatosa con fusti eretti, quadrangolari; foglie ovato-cordate a margine crenato-dentato, verdi e talora variegate; fiori bilabiati in verticillastri eretti; calice campanulato a 5 denti, corolla bilabiata, porpora, rosa, violacea o bianca, con labbro superiore clipeato (sporgente a casco) e labbro inferiore più breve, trilobato, provvisto di disegni porpora scuro (guide del nettare). Distribuzione: zone temperate di Europa e Asia; Italia: tutte le regioni, esclusa la Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-1.200 m (al sud fino a 2.000 m) Habitat: boschi cedui, margini boschivi, incolti. Periodo di fioritura: marzo-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Iconografia: p. 71: Lamium maculatum L.; p. 72: da Fuchs (1542: 469). 71 72 Laurus nobilis L. alloro, lauro Famiglia: Lauraceae Derivazione del nome generico: latino: laurus = alloro, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: nobilis = nobile, sacro, in quanto di elevata simbolicità nel mondo latino antico e classico (segno di vittoria e trionfo). Descrizione: alberello o albero sempreverde di medie dimensioni; fusto semplice (uniasse) o multiplo (multiasse), con elevata capacità turionante; foglie a picciolo breve e lamina coriacea, lanceolata, verde scuro lucido, più o meno ondulatoincrespata al margine; fiori in glomeruli ascellari, giallognoli; il frutto è una bacca ellissoidale, nera e lucida a maturità, con pericarpo sottile, oleoso e un solo seme proporzionalmente grande, a testa brunastra screziata di scuro. Distribuzione: bacino del Mediterraneo; Italia: originaria delle zone più calde (zona dell’olivo), coltivata e/o spontaneizzata altrove. Intervallo altitudinale: 0-800 m Habitat: boschi e cespuglieti soleggiati. Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre. Status: autoctona selvatica, esotica coltivata o inselvatichita (secondo le zone). Dipinti: 2, 6. Iconografia: p. 73: Laurus nobilis L.; p. 74: da Plenck (1788-1794, 4: 315). 73 74 Lilium candidum L. giglio bianco, giglio di Sant’Antonio Famiglia: Liliaceae Derivazione del nome generico: latino: lilium = giglio, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: candidum = candido, per il colore del fiore. Descrizione: pianta erbacea perenne con bulbo squamoso e scapo eretto; foglie addensate alla base, oblanceolato-lineari, le superiori decrescenti; fiori 5-10 all’apice dello scapo, fragranti, imbutiformi, con 6 tepali bianco-candidi e 6 stami ad antere vistose, giallo-arancio; il frutto è una capsula loculicida. Distribuzione: bacino orientale del Mediterraneo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.500 m Habitat: coltivata in parchi e giardini, inselvatichita nelle zone ruderali; in Sardegna presumibilmente spontanea su alcune rupi calcaree. Periodo di fioritura: maggio-giugno. Status: forse autoctona selvatica solo in Sardegna; esotica coltivata e/o inselvatichita (esotica casuale) altrove. Dipinti: 1, 6. Iconografia: p. 75: Lilium candidum L.; p. 76: da Fuchs (1542: 364). 75 76 Malus pumila Mill. melo comune Famiglia: Rosaceae Derivazione del nome generico: latino: malus = melo, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: pumila = nana, di bassa statura, perché Philip Miller descrisse la specie (1768) su una cultivar nana dell’epoca. Descrizione: alberello o albero di dimensioni contenute, con tronco robusto a ritidoma inizialmente liscio, quindi screpolato in piccole placche rettangolari; chioma espansa, con rami spesso contorti; foglie ovato-ellittiche a margine denticolato, pubescenti da giovani, poi glabrescenti soprattutto di sopra; fiori in cime umbelliformi, petali 5, bianchi, spesso rosati esternamente, stami numerosi; il frutto è un pomo (mela) di aspetto e dimensioni variabili secondo la cultivar. Distribuzione: originatosi nell’area transcaspica dalla domesticazione del melo selvatico asiatico (M. sieversii (Ledeb.) M.Roem.), è oggi coltivato in tutto il mondo temperato, in Italia anche subspontaneizzato in tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.500 m Habitat: coltivato e qua e là sfuggito. Periodo di fruttificazione: giugno-dicembre. Status: esotica coltivata e parzialmente inselvatichita. Dipinti: 10. Note: introdotta in Italia in epoca preromana, dove per gli stessi motivi era in uso il melo selvatico nostrano (Malus sylvestris Mill.), senza che ne esistesse una vera e propria coltura; sembra che quest’ultima specie si sia più volte ibridata con l’asiatica, trasferendo parte dei geni alle attuali discendenze del melo coltivato e inglobando geni di melo asiatico in parte dei suoi popolamenti naturali. Iconografia: p. 77: Malus pumila Mill.; p. 78: da Plenck (1788-1794, 4: 394). 77 78 Malva sylvestris L. subsp. sylvestris malva selvatica Famiglia: Malvaceae Derivazione del nome generico: latino: malva = nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: silvestris (tema alterato in sylv-) = selvatico, dei boschi. Descrizione: erbacea perenne con fusto ramoso; foglie picciolate a lamina arrotondata, denticolate al margine; fiori appaiati su peduncoli ascellari, con epicalice di 5 segmenti, calice di 5 sepali e corolla di 5 petali vistosi, lilla, marcatamente venati di porpora, retuso-bilobi all’apice; il frutto è uno schizocarpo formato da singoli elementi discoidali, disposti in verticale a formare un anello circolare. Distribuzione: originaria di Europa e Siberia, ma oggi diffusa in quasi tutte le parti del globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.600 m Habitat: incolti, margini stradali, luoghi calpestati, tappeti erbosi. Periodo di fioritura: maggio-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Iconografia: p. 79: Malva sylvestris L. subsp. sylvestris; p. 80: da Fuchs (1542: 509). 79 80 Moehringia muscosa L. muschio fiorito Famiglia: Caryophyllaceae Derivazione del nome generico: latinizzazione del cognome di Paul H. G. Möhring (1710-1792), naturalista tedesco, corrispondente di Linneo. Derivazione del nome specifico: latino: muscosa = simile a muschio, per l’aspetto vegetativo della pianta. Descrizione: erba perenne prostrata e tappezzante, con fusti sottili, ramosi, provvisti di foglie lineari, opposte, verde scuro intenso; fiori bianchi, delicati, a 3-6 su peduncoli sottili, con 4 sepali e 4 petali; il frutto è una piccola capsula denticida, con semi di 1,2-1,5 mm. Distribuzione: montagne dell’Europa centrale e meridionale; Italia: tutte le regioni, esclusa Sicilia e Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-2.400 m Habitat: rupi ombrose e umide, boschi di forra, muri ombrosi. Periodo di fioritura: maggio-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 13. Iconografia: p. 81: Moehringia muscosa L.; p. 82: da Schlechtendal et al. (18801888, 12: tav. 1196). 81 82 Narcissus poëticus L. narciso selvatico Famiglia: Amaryllidaceae Derivazione del nome generico: greco: Νάρκισσος (Nàrkissos) = figura famosa della mitologia greca (il giovinetto che morì annegato mentre contemplava la sua immagine riflessa sull’acqua), che il mondo classico assimilò per metamorfosi al popolare fiore (narcissus, Virgilio, Eclogae) e che Linneo ufficializzò in botanica. Derivazione del nome specifico: latino: poeticus = dei poeti, in quanto fiore di rilevanza simbolica nella letteratura classica. Descrizione: erba perenne con bulbo ovoide a tuniche esterne bruno scuro e 2-3 foglie erette, nastriformi, verde glauco; scapo biconvesso in sezione, all’apice recante un solo fiore reclinato; perigonio di 6 tepali bianchi, saldati al centro in una corona (paracorolla) gialla, eroso-smarginata, con orlo arancione scuro; il frutto è una capsula loculicida con semi bruni, provvisti di appendice. Distribuzione: montagne dell’Europa meridionale; Italia: tutte le regioni, esclusa Sicilia e Sardegna. Intervallo altitudinale: 300-1.600 m Habitat: prati e pascoli montani, pendii rupestri, boscaglie. Periodo di fioritura: aprile-maggio. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 14. Iconografia: p. 83: Narcissus poëticus L.; p. 84: da Schlechtendal et al. (18801888, 4: tav. 297). 83 84 Phoenix dactylifera L. palma da dattero Famiglia: Arecaceae (= Palmae) Derivazione del nome generico: greco: φονιξ (phòinix) = palma da dattero, traslitterato in latino (phoenix) per il genere di Linneo. Derivazione del nome specifico: greco: δάκτυλον, δάκτυλος (dàktylon, dàktylos, Aristotele) = dattero; latino: -fera, terminazione dei composti di ferre = portare, cioè palma portatrice di datteri. Descrizione: albero dal tronco isolato o cespitoso, segnato da cicatrici romboidali lasciate dai piccioli delle foglie cadute; foglie in ciuffo apicale, rigide, ricurve, verde glauco, lungamente pennate, costituite da un rachide centrale portante su due piani orizzontali opposti segmenti lanceolato-lineari, via via raccorciati e trasformati in spine in direzione del picciolo; fiori piccoli, unisessuali, su piante distinte (specie dioica), i maschili gialli, in ricche infiorescenze sorrette da un robusto peduncolo appiattito, con rami penduli, intercalate alle foglie (interfogliari), i femminili verdognoli, su analoghe infiorescenze; il frutto (dattero) è una drupa oblunga di colore e dimensioni variabili secondo la cultivar. Distribuzione: originaria dell’area che dal Golfo Persico si estende fino all’Africa nord-occidentale e all’Europa sud-occidentale, fu domesticata a partire da due punti quasi estremi del suo areale, a est il Medio Oriente, a ovest il Marocco e il sud della Penisola Iberica; è coltivata in tutte le aree subtropicali del mondo e pure largamente spontaneizzata. In tempi remoti fu importata in Sicilia, dove tuttora è qua e là coltivata su scala familiare per i datteri; altrove ornamentale (per es. nel piazzale del porto di Genova) e spontaneizzata. Intervallo altitudinale: 0-300 m Habitat: coltivata nelle aree mediterranee. Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre. Status: esotica coltivata e/o spontaneizzata (esotica casuale). Dipinti: 4, 5. Note:Nei dipinti le fronde appaiono di un colore verde brillante, meglio corrispondente alla congenere Phoenix canariensis Chabaud, endemica delle Canarie, che tuttavia va esclusa in quanto introdotta in Europa (Nizza) nel 1870. Ancora nei dipinti in questione si può rilevare come i segmenti fogliari siano stati curiosamente rappresentati lungo un solo lato del rachide centrale della foglia e in modo simmetrico (speculare) fra i soggetti dei due dipinti. Iconografia: p. 85: Phoenix dactylifera L.; p. 86: da Mattioli (1568, 1: 238). 85 86 Plantago lanceolata L. piantaggine lanciola, piantaggine minore, piantaggine femmina, lingua di cane, cinquenervi, arnoglossa Famiglia: Plantaginaceae Derivazione del nome generico: latino: plantago = piantaggine (Plinio), nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: lanceolata = a forma di lancetta (lanceola). Descrizione: erba perenne rosulata con radice verticale; foglie lanceolate a nervature secondarie parallele; scapo fiorifero eretto, costoluto, recante all’apice una spiga densa di piccoli fiori a 4 sepali e 4 petali verdognoli; stami 4, con lungo filamento e antera lilacina; il frutto è una capsula circumscissile di 3-4 mm, con 2 semi cimbiformi (a forma di barchetta) di circa 2 mm. Distribuzione: originaria di Europa e Asia, oggi diffusa in tutto il globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-2.000 m Habitat: incolti, margini stradali, tappeti erbosi, prati da sfalcio. Periodo di fioritura: marzo-ottobre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Iconografia: p. 87: Plantago lanceolata L.; p. 88: da Plenck (1788-1794, 1: 60). 87 88 Plantago major L. piantaggine maggiore, cinquenervi Famiglia: Plantaginaceae Derivazione del nome generico: latino: plantago = piantaggine (Plinio), nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: maior (alterato in major) = maggiore, più grande, con riferimento alle foglie rispetto alla specie precedente. Descrizione: erba perenne rosulata con radice verticale; foglie da quasi rotonde a ovate, con numerosi nervi secondari paralleli convergenti all’apice (acrodromi); scapo fiorifero costoluto, eretto, con una spiga apicale di piccoli fiori tetrameri (4 sepali, 4 petali, 4 stami) ad antere giallognole; il frutto è una capsula circumscissile, con 6-34 semi di 1-1,5 mm. Distribuzione: originaria di Europa e Asia, oggi diffusa in tutto il globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-2.028 m Habitat: luoghi calpestati, incolti, margini stradali, tappeti erbosi. Periodo di fioritura: marzo-novembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Iconografia: p. 89: Plantago major L.; p. 90: da Fuchs (1542: 38). 89 90 Polygonatum multiflorum (L.) All. sigillo di Salomone maggiore Famiglia: Ruscaceae (= Asparagaceae subfam. Nolinoideae) Derivazione del nome generico: greco: πολυγόνατον (polygònaton, Dioscoride) = due possibilità irrisolte, cioè sigillo di Salomone (la pianta in oggetto) oppure frassinella o dìttamo (Dictamnus albus L., fam. Rutaceae); nell’istituire il genere Polygonatum, Linneo si attenne alla prima interpretazione. Derivazione del nome specifico: latino: multiflorum = con molti fiori, in contrapposizione alla specie simile (P. odoratum (Mill.) Druce, sigillo di Salomone “classico”), dotata di un solo fiore per ascella fogliare. Descrizione: erbacea perenne con lungo rizoma sotterraneo, da cui si elevano fusti eretti, incurvati a portamento plagiotropo (orizzontale); foglie alterne, distiche, ovato-ellittiche, intere e glaucescenti, con pieghe longitudinali parallele; fiori a 2-6, penduli su peduncoli ascellari, tubuloso-subcampanulati; 6 tepali verdognoli, 6 stami non sporgenti; il frutto è una bacca subglobosa di circa 1 cm, nero-bluastra, con 2-4 semi traslucidi. Distribuzione: Europa e Asia; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 100-1.800 m Habitat: boschi (querceti, faggete, raramente peccete). Periodo di fioritura: maggio-luglio. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 7, 9. Note: la pianta rappresentata nella “Madonna con il Bambino e San Giovannino” (dipinto 7) non è identificabile con certezza in quanto particolarmente rovinata. Iconografia: p. 91: Polygonatum multiflorum (L.) All.; p. 92: da Fuchs (1542: 585). 91 92 Polypodium vulgare L. felce dolce, falsa liquerizia Famiglia: Polypodiaceae Derivazione del nome generico: greco: πολÚ (polý) = molti, numerosi; πόδιον (podion) = piedino, con probabile richiamo all’aspetto allungato e in qualche modo digitato delle fronde, assimilabili a piedi rovesciati sulle rispettive gambe (piccioli); secondo un’altra ipotesi il riferimento sarebbe da indirizzare alle numerose radici che pendono verticalmente dal rizoma quando lo si estrae dal terreno (antico uso medicinale), ma tale interpretazione, a giudizio degli scriventi, ha scarsi elementi di verosimiglianza. Derivazione del nome specifico: latino: vulgare = comune, popolare, certamente in relazione al largo uso popolare del rizoma nel passato. Descrizione: felce di dimensioni medio-piccole, con rizoma sotterraneo sottile, lungamente strisciante, ricoperto da un feltro di squame brunastre, dal quale emergono singole fronde sorrette da brevi piccioli verticali, con lamina orizzontale (plagiotropa), pennatopartita, oblungo-lanceolata, di 10-25×4-9 cm; pinne intere, lineari-lanceolate ad apice arrotondato, nelle fronde fertili percorse abassialmente da sori circolari disposti in due file ai lati della nervatura centrale, di colore dapprima giallo oro, poi bruno ruggine. Distribuzione: emisfero boreale; Italia: dal nord fino a Campania e Basilicata, Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-2.400 m Habitat: boschi umidi, muri, anche arboricola. Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 12. Iconografia: p. 93: Polypodium vulgare L.; p. 94: da Fuchs (1542: 588). 93 94 Populus sp. pioppo Famiglia: Salicaceae Derivazione del nome generico: latino: populus = pioppo, nome originale della pianta. Descrizione: alberi con tronco generalmente slanciato e ritidoma liscio, screpolato solo in esemplari vecchi; foglie, arrotondate, ovato-triangolari od ovato-rombiche, con apice da acuto ad acuminato, base da tronca a cuneata e margine da intero a crenato-dentato; picciolo appiattito verticalmente, atto a permettere ribaltamenti a bandiera della lamina causati dai movimenti d’aria (foglie “tremule”); fiori unisessuali su alberi distinti (pianta dioica), in amenti, i femminili generanti capsule globose che all’apertura (aprile-maggio) liberano minuti semi bianchi immersi in batuffoli incoerenti di peli cotonosi leggerissimi, assai fastidiosi per chi ne viene a contatto (i cosiddetti “pioppi”, comunemente confusi con il polline). Distribuzione: emisfero boreale; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-2.000 m Habitat: boschi e boscaglie (varie tipologie a seconda delle specie). Periodo di vegetazione: marzo-ottobre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 6. Note: gli alberi rappresentati non sono identificabili a livello di specie, tuttavia, in base al portamento della pianta e alla silhouette delle foglie, possono essere attribuiti al genere Populus. In particolare, si potrebbe trattare di P. nigra L. (pioppo nero) oppure di P. tremula L. (pioppo tremolo), entrambi comuni in Italia, presenti in tutte le regioni e caratteristici in Val Padana. Iconografia: p. 95: Populus nigra L.; p. 96: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: tav. 946). 95 96 Quercus sp. quercia Famiglia: Fagaceae Derivazione del nome generico: latino: quercus = quercia, nome originale della pianta. Descrizione: albero di prima grandezza, semideciduo, con tronco a ritidoma regolarmente screpolato, possente nei vecchi esemplari; rami robusti, contorti con l’età; chioma cupolare-espansa; foglie più o meno brevemente picciolate, a lamina oblunga, da obovata a obovato-ellittica, con lobi più o meno profondi e regolari sui due lati, in genere arrotondati all’apice; fiori unisessuali, maschili e femminili su un solo individuo (pianta monoica), i primi in sottili amenti, con perianzio ridotto e 5 stami esposti al vento grazie a lunghi filamenti, i femminili a 1-4 su brevi peduncoli patenti, in alcune specie sessili; il frutto è una ghianda. Distribuzione: emisfero boreale; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.500 m Habitat: boschi e boscaglie (varie tipologie a seconda delle specie). Periodo di vegetazione: aprile-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9. Note: il tronco del dipinto mostra pochi elementi per un’identificazione soddisfacente, tuttavia il ritidoma richiama quello delle querce caducifolglie, tra le quali la pianura è interessata fondamentalmente dalla farnia (Quercus robur L.). Quest’ultima, verosimilmente riferibile al soggetto del dipinto, è una semidecidua le cui foglie persistono secche sulla pianta per gran parte dell’inverno prima di cadere. Iconografia: p. 97: Quercus robur L.; p. 98: da Fuchs (1542: 229). 97 98 Ranunculus sp. ranuncolo Famiglia: Ranunculaceae Derivazione del nome generico: latino: ranunculus = ranocchietto, ma Plinio vi identifica la pianta in questione. Il collegamento logico tra i soggetti rimane oscuro e l’ambiente palustre sembra l’unico fattor comune, dato che diverse specie di ranuncolo condividono con le rane questo habitat. In ogni caso, la scelta di Linneo è legittimata da Plinio. Descrizione: piante erbacee perenni o annuali, talora acquatiche fluitanti, con foglie basali di forma e divisioni generalmente differenti da quelle delle foglie superiori; fiori a 3-5 sepali, corolla ridotta a 5-6 nettàri petaloidei, giallo oro laccato o bianchi, stami numerosi, pistilli numerosi, monocarpici (ovario apocarpico) inseriti su un ricettacolo convesso, maturanti acheni dotati o meno di un becco (prolungamento dello stilo). Distribuzione: tutte le aree del globo; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-2.800 m Habitat: vari a seconda delle specie, dai boschi ai prati, alle zone umide, alle rupi. Periodo di fioritura: gennaio-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2, 14. Note: i soggetti rappresentati non sono identificabili con certezza a causa della mancanza dei particolari delle foglie. Essi possono comunque essere attribuiti al genere Ranunculus e, in particolare, a una delle numerose entità non acquatiche a fiore giallo (in Italia oltre 70, tra specie e sottospecie). Iconografia: p. 99: Ranunculus acris L. subsp. acris; p. 100: da Fuchs (1542: 879). 99 100 Rosa ×damascena Mill. (pro sp.) rosa di Damasco Famiglia: Rosaceae Derivazione del nome generico: latino: rosa = rosa, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: damascena = di Damasco (Plinio), rosa famosa nell’antichità per il suo profumo e per le applicazioni cosmetiche, coltivata su larga scala nella regione di Damasco (Siria). Descrizione: arbusto di 1-2,2 m, con spine robuste, ricurve e setole rigide; foglie composte di 5(-7) foglioline verde glauco, ovato-ellittiche, dentate, pelose inferiormente; fiori fragranti, semidoppi, in cime di 6-12, sepali riflessi, ghiandolosi, petali rosa o bianchi; frutto (cinorrodio) lungo fino a 2,5 cm, rosso, turbinato, ricoperto di setole e ghiandole. Distribuzione: originatasi dall’ibridazione fra R. gallica L. (fiori rosa semplici, Europa e Caucaso, selvatica) e R. moschata Herm. (fiori bianchi o crema, semplici, area mediterranea e Asia sud-occidentale, ignota allo stato spontaneo), è stata il punto di partenza per la creazione di numerose cultivar orticole; Italia: solo coltivata. Intervallo altitudinale: 0-1.200 m Habitat: pianta esclusivamente coltivata in giardini e parchi. Periodo di fioritura: maggio-ottobre. Status: esotica coltivata. Dipinti: 10. Note: arrivata in Italia nell’antichità. Iconografia: p. 101: Rosa ×damascena Mill.; p. 102: da Mattioli (1568, 1: 203). 101 102 Salix alba L. salice bianco, salice comune Famiglia: Salicaceae Derivazione del nome generico: latino: salix = salice, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: alba = bianco, per la faccia abassiale delle foglie bianco-candida. Descrizione: albero dal tronco diritto con ritidoma grigiastro e liscio, rugoso e brunastro solo in età avanzata; chioma larga, arrotondata, spesso un po’ lobata, argentata; foglie ellittico-lanceolate o lanceolate, seghettate, peloso-sericee in gioventù quindi glabrescenti sulla faccia adassiale, con fitta pubescenza argentina su quella abassiale; fiori maschili e femminili su piante diverse (specie dioica), in spighe di circa 6×1 cm, le femminili più lasse; fiori singolarmente costituiti da una brattea sottendente l’ovario (femminili) oppure due stami divergenti (maschili); il frutto è una capsula bivalve, che a maturità libera semi minuti, immersi in un ammasso di peli cotonosi. Distribuzione: zone temperate di Europa, Asia e Nordafrica; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.200 (1.600) m Habitat: luoghi palustri, rive dei cosi d’acqua, sponde, suoli soggetti a sommersione temporanea. Periodo di vegetazione: marzo-ottobre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 1. Iconografia: p. 103: Salix alba L.; p. 104: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: tav. 918.I). 103 104 Taraxacum F.H.Wigg. sect. Taraxacum tarassaco comune, soffione, insalata matta, piscialetto Famiglia: Asteraceae (= Compositae) Derivazione del nome generico: persiano: talk chakok = erba amara, espressione successivamente inquinata dal greco τάραξις (tàraxis = confusione, sconvolgimento) e arrivata attraverso l’arabo ( ﻡﻭﻙﺍﺱﻙﺍﺭﺍﺕtāraksākűm) al medioevale tarax’acum. La parola continuò a vivere negli Horti Simplicium e negli Herbaria fino a Linneo, che la fissò nel genere in questione. Descrizione: pianta erbacea perenne, acaule, con radice verticale e rosetta di foglie allungate, più o meno profondamente lobate, incise e dentate; scapo nudo recante all’apice l’infiorescenza, che è una calatide dall’aspetto globale di un fiore, involucrato alla base da brattee verdi riflesse e costituito da numerosissime ligule gialle (le corolle dei singoli fiori), sottendenti ciascuna uno stilo con due stigmi arricciati; infruttescenza a “soffione”, con i frutti (cìpsele) dotati di pappo (calice del fiore trasformato in “paracadute”), inseriti su un ricettacolo liscio, biancastro, a formare una sfera piumosa, fragile ai soffi d’aria. Distribuzione: emisfero boreale, diffusasi in tutte le aree temperate del pianeta; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.700 m Habitat: luoghi calpestati, tappeti erbosi, margini, prati, radure. Periodo di fioritura: gennaio-dicembre. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2, 9. Note: il genere Taraxacum è tra i più difficili da studiare, infatti i limiti tra le diverse specie sono spesso poco chiari e basati su microcaratteri di competenza specialistica. I soggetti rappresentati appartengono presumibilmente alla sezione Taraxacum, la più comune nelle zone abitate dall’uomo, che in Italia comprende numerosissime microspecie, in gran parte da studiare. Iconografia: p. 105: Taraxacum officinale W.W.Weber ex F.H.Wigg. aggr.; p. 106: da Fuchs (1542: 680). 105 106 Veratrum lobelianum Bernh. elleboro bianco, veratro Famiglia: Melanthiaceae Derivazione del nome generico: latino: veratrum = elleboro (Lucrezio), attribuito da Linneo al genere in questione in quanto il nome Helleborus già stato dallo stesso utilizzato per le Ranunculaceae. Derivazione del nome specifico: lobelianum = aggettivo del cognome latinizzato (Lobelius) di Matthias de l’Obel (1538-1616), medico e botanico francese al quale Linneo dedicò la specie in oggetto. Descrizione: pianta erbacea perenne provvista di un rizoma sotterraneo allungato e fusti eretti (fino a 1 m e oltre), con foglie alterne, spiralate, ovato-ellittiche o ellittiche, pubescenti inferiormente, a 6 nervi principali paralleli, plissettate in lunghezza; fiori in un’ampia pannocchia terminale, stellati, a 6 tepali gialloverdognoli e 6 stami; il frutto è una capsula ovoide con numerosi semi. Distribuzione: zone temperate di Europa e Asia; Italia: regioni centro-settentrionali, verso sud fino alla Campania. Intervallo altitudinale: 800-2.400 (2.600) m Habitat: pascoli, prati e radure in quota. Periodo di fioritura: giugno-agosto. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 13. Iconografia: p. 107: Veratrum lobelianum Bernh.; p. 108: da Fuchs (1542: 272). 107 108 Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys camedrio azzurro, occhi della Madonna Famiglia: Plantaginaceae Derivazione del nome generico: ufficializzato da Linneo (1753) su un precedente di Leonardo Fuchs (secolo XVI), ha ipotesi d’origine controverse. L’unica certezza è un’iniziale provenienza greca dal nome proprio femminile Φερενίκη (Pherenìke) con la variante Βερενίκη (Berenìke) = portatrice di vittoria, passato a Berenice nella lingua latina, poi presumibilmente alterato in Veronica nel Medioevo a seguito dell’influenza popolare dell’espressione ecclesiastica vera icona (vera immagine) riferita al panno, presumibilmente di lino, con cui la Veronica asciugò il volto di Cristo. Come da qui si sia arrivati alla versione botanica di Fuchs resta un mistero. Derivazione del nome specifico: greco: χαμαίδρυς (chamàidrys) = camedrio (Teucrium chamaedrys L., fam. Lamiaceae); etimologia: χαμαί (chamài = giù, a terra) e δρύς (drys = quercia), cioè quercia bassa, piccola quercia, in riferimento alle foglie lobate che ricordano una quercia in miniatura. Linneo ritenne di ravvisare lo stesso tipo di somiglianza anche in questa Veronica. Descrizione: erba perenne con rizoma sottile e ramoso; fusti eretti o ascendenti; foglie opposte, sessili o quasi, pelose o glabrescenti, con lamina da ovata a largamente lanceolata, crenata o crenato-seghettata; fiori in racemi allungati, eretti, corolla blu-azzurra a 4 lobi, di cui l’inferiore più stretto; il frutto è una capsula appiattita, triangolare-obcordata, più breve del calice, contenente semi discoidali sottili. Distribuzione: Europa e Siberia; Italia: tutte le regioni, escluse Sicilia e Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-2.200 m Habitat: suoli ricchi di nitrati in boschi, cespuglieti, radure, prati. Periodo di fioritura: aprile-giugno. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 2. Note: l’espressione occhi della Madonna si applica comunemente a Veronica persica Poir., originaria del Vicino Oriente, nota in Italia dalla metà del Cinquecento, poi estesamente diffusasi in Natura a partire dalla prima metà dell’Ottocento. Iconografia: p. 109: Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys; p. 110: da Fuchs (1542: 871). 109 110 Vinca major L. subsp. major pervinca maggiore Famiglia: Apocynaceae Derivazione del nome generico: latino: vinca pervinca (e vica pervica) = pervinca (Plinio), nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: maior (alterato in major) = maggiore, per comparazione con la congenere Vinca minor L., pervinca minore. Descrizione: erba perenne sempreverde, con rizoma diffuso e fusti striscianti o ricadenti, sottili ma tenaci; foglie verde scuro satinato, opposte, subcoriacee, con picciolo di 5-11 mm e lamina intera, ovata, acuta o acuminata; fiori isolati su peduncoli ascellari, larghi fino a 3,5 cm, con corolla vistosa simile a quella dell’oleandro, più o meno violacea, a 5 lobi spatolato-subtroncati, leggermente ruotati in senso orario rispetto al raggio corollino; il frutto è un doppio “baccello” (follicario) con semi caratteristicamente piumosi. Distribuzione: bacino del Mediterraneo e aree limitrofe; Italia: tutte le regioni, esclusa la Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-800 m Habitat: boschi, siepi, muretti, vecchi parchi e giardini; anche coltivata e spontaneizzata. Periodo di fioritura: marzo-maggio. Status: autoctona selvatica; anche coltivata, soprattutto nel passato (ornamentale), e inselvatichita. Dipinti: 2, 12. Iconografia: p. 111: Vinca major L. subsp. major; p. 112: da Plenck (1788-1794, 2:114). 111 112 Vinca minor L. pervinca comune, pervinca minore Famiglia: Apocynaceae Derivazione del nome generico: latino: vinca pervinca (e vica pervica) = pervinca (Plinio); nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: minor = minore, per comparazione con la specie precedente. Descrizione: erba perenne sempreverde, con rizoma diffuso e fusti striscianti, ricadenti, spesso tappezzanti, sottili ma tenaci; foglie verde scuro, opposte, subcoriacee, con picciolo di 2-4 mm e lamina lanceolata, intera, ottusa all’apice, verde scuro semilucido; fiori isolati su peduncoli ascellari, con corolla simile a quella dell’oleandro, di 2,5-3 cm, vistosa, più o meno azzurro-violacea, di rado bianca, a 5 lobi spatolato-subtroncati, leggermente ruotati in senso orario rispetto al raggio corollino; il frutto è un doppio “baccello” (follicario) con semi caratteristicamente piumosi. Distribuzione: Europa centrale e Caucaso; Italia: tutte le regioni, esclusa la Sardegna. Intervallo altitudinale: 0-1.300 m Habitat: boschi di latifoglie planiziali e montano-collinari (soprattutto di farnia e rovere), siepi, muretti. Periodo di fioritura: febbraio-aprile. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 9, 14. Iconografia: p. 113: Vinca minor L.; p. 114: da Plenck (1788-1794, 2: 113). 113 114 Viola odorata L. viola mammola Famiglia: Violaceae Derivazione del nome generico: latino: viŏla = viola, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: odorata = odorosa, profumata. Descrizione: erba perenne con stoloni striscianti e radicanti ai nodi, che formano rosette di foglie fiorenti a partire dal secondo anno; foglie più o meno pelose, picciolate, con stipole largamente ovate e sfrangiate, e lamina rotondato-reniforme a seno basale profondo e nervatura superficiale a reticolo; fiori profumati su peduncoli emergenti tra le foglie, corolla zigomorfa di 5 petali viola scuro, talora quasi nero, i laterali accostati all’inferiore; il frutto è una capsula trigona con piccoli semi globosi dotati di elaiosoma (dispersione via formiche). Distribuzione: bacino del Mediterraneo e aree limitrofe; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-1.200 m Habitat: margini boschivi, siepi, tapperti erbosi, muretti, spesso coltivata e persistente in parchi e giardini. Periodo di fioritura: febbraio-aprile. Status: autoctona selvatica. Dipinti: 7, 9, 13, 14. Note: La violetta di Parma, coltivata soprattutto nel passato in Francia per l’industria profumiera e dolciaria, derivava da selezione orticola della simile Viola alba Besser subsp. dehnhardtii (Ten.) W.Becker. La pianta rappresentata nella “Madonna con il Bambino e San Giovannino” (dipinto 7) non è identificabile con certezza in quanto particolarmente rovinata. Iconografia: p. 115: Viola odorata L.; p. 116: da Fuchs (1542: 311). 115 116 Viola tricolor L. viola del pensiero, erba trinità, suocera e nuora Famiglia: Violaceae Derivazione del nome generico: latino: viŏla = viola, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: tricolor = tricolore, per la corolla spesso variegata (gialla, viola e blu-porpora). Descrizione: erba annuale o bienne (a volte perenne di breve durata), con fusti eretti o ascendenti, ramificati; foglie stipolate, le inferiori a lamina ovato-cordata, le superiori fino a lanceolato-cuneate, a margine crenato; fiori su peduncoli eretti, zigomorfi (5 petali, i laterali accostati ai due superiori), violetti, gialli o misti; il frutto è una capsula trigona con piccoli semi globosi dotati di elaiosoma (dispersione via formiche). Distribuzione: Originaria di Europa e Asia, da dove si è diffusa in quasi tutte le parti del globo; Italia: regioni settentrionali e centrali. Intervallo altitudinale: 0-2.100 m Habitat: campi, incolti, zone ruderali. Periodo di fioritura: maggio-luglio. Status: autoctona selvatica; spesso coltivata e inselvatichita. Dipinti: 2. Note: la viola del pensiero comunemente coltivata (pensée) è un ibrido fissato (Viola wittrockiana Gams) di origine orticola, che tra i progenitori annovera V. tricolor. Iconografia: p. 117: Viola tricolor L.; p. 118: da Fuchs (1542: 803). 117 118 Vitis vinifera L. vite, uva Famiglia: Vitaceae Derivazione del nome generico: latino: vitis = vite, nome originale della pianta. Derivazione del nome specifico: latino: vinifera = che porta vino, produttrice di vino. Descrizione: arbusto lianoso con fusto a ritidoma desquamante in lunghi nastri fibrosi; rami brunastri, striati, provvisti di viticci (infiorescenze trasformate in organi prensili) a due a due consecutivi in posizione opposta alle foglie (come le effettive infiorescenze); foglie alterne, decidue, a contorno cordato o reniforme, divise in (3-)5-7 profondi lobi palmati, irregolarmente dentati; fiori in pannocchie, nel selvatico (subsp. silvestris Hegi) unisessuali su individui separati (pianta dioica), nelle forme domestiche (subsp. vinifera) bisessuali, corolla di 5 petali saldati a cuffia, distaccantesi per intero alla fioritura, stami 5; il frutto (uva) è una bacca (detto acino) di dimensioni, aspetto e colore diversi secondo la cultivar; semi piriformi, bilobati all’estremità calazale. Distribuzione: bacino del Mediterraneo e Asia sud-occidentale, diffusa in gran parte del mondo temperato come coltura e parzialmente inselvatichita; Italia: tutte le regioni. Intervallo altitudinale: 0-800 m Habitat: allo stato naturale boschi termofili, macchia mediterranea; diversamente, coltivata (vigneti) sui terreni in buona esposizione e spontaneizzata. Periodo di fruttificazione: luglio-ottobre. Status: autoctona selvatica e domestico estesamente coltivato sotto forma di innesto su ceppi ibridogenici di specie americane con apparato radicale resistente alla fillossera. Dipinti: 8, 9. Iconografia: p. 119: Vitis vinifera L.; p. 120: da Fuchs (1542: 84). 119 120 Last spring, Giovanni Agosti and Jacopo Stoppa held a retrospective on Bernardino Luini at Palazzo Reale. During the preparations for the exhibition, a small number of authorized personnel were given the incredible privilege of viewing the artworks close up while they were being carefully examined for their condition before being put on show. Despite having to deal frenetically with all the unexpected complications – large or small – that typically arise in such moments, our intellectual curiosity was piqued by those paintings. Indeed, apart from the works’ strictly historical, artistic and collectionistic aspects – for which we had two excellent ‘Virgils’ in Agosti and Stoppa to guide us – we developed a growing desire to learn more about the plants and flowers depicted by Luini. It is probably unsurprising then that we had chosen as the exhibition’s emblem the Madonna con il Bambino – better known as the “Madonna del roseto” – which is normally on display at the Pinacoteca di Brera. Perhaps as a result of our inquisitiveness and choice of promotional imagery, the idea of dedicating a study to the botanical motifs present in Luini’s paintings started to take shape. The convergence of several factors expedited the transition from our initial idea to the actual project. These included: the excellent intuition of those at the Municipality of Milan’s Department of Culture to place under a single directorship the management of its exhibitions and public scientific institutions, with the aim of broadening the overlap between art and science; the longstanding and fruitful experience of the partnership between the Museo di Storia Naturale and the Società Italiana di Scienze Naturali on the publication of four scientific journals – a rare instance in Italy; the well-established capacity of exhibitions held at Palazzo Reale to engender productive interactions among diverse artistic fields – such as music, cinematography, literature and dance – and provide additional stimuli for knowledge; the exceptional scientific professionalism of the botanists of the Museo di Storia Naturale; and the willingness of Agosti and Stoppa to venture into a field – that is to say botany – that was certainly quite distant from their usual academic interests. We wished to restrict our study to a scientific analysis of the flora depicted in 14 of Luini’s paintings, and so from the outset we rejected the idea of entering into the treacherous, albeit intriguing, field of symbology. We found that Luini was particularly adept at the realistic reproduction of flowers and plants. This fact is not without merit from a purely artistic standpoint, given that his art developed in close proximity to a milieu strongly influenced by the personality of Leonardo da Vinci. Indeed, this great artist is well known also for the botanical studies scattered in his codices and in the sixth volume of Trattato della Pittura – the anthology of Leonardo’s writings compiled by Francesco Melzi – which paved the way for the birth of botany as an authentic science. 121 In fact, up to the sixteenth century, botany was only considered a sub-discipline of medicine: plants were studied for their use in the healing arts or, at most, for their decorative and culinary uses. The famous Renaissance herbaria contained descriptions and illustrations of herbs and their medicinal properties. We hope this brief introduction to an extremely complex subject will stimulate an assessment of the contribution that phytoiconography – the discipline that studies botanical depictions in art – can give to the better understanding of works of art, of artistic style, and of spatiotemporal elements useful also for chronology and philology. Domenico Piraina Director Servizio Polo Mostre e Musei Scientifici 122 While preparing the exhibition on Bernardino Luini, we become aware of the frequency and accuracy employed by the artist to depict plants and flowers. To study this aspect of his paintings and identify the species illustrated, we used a multifaceted approach, drawing upon the expertise of personal acquaintances: Gabriella Grosso Gallerani, who has worked as a botanical illustrator for many years on publications ranging from Mondadori guides to the covers of Gardenia, and Gabriella and Niccolò Reverdini who has always tried to link his literary interests to a specific attention and sensibility towards nature; in fact, he has recreated in his woods in Riazzolo, near the Forestina, a Virgilian trail adorned with the plants celebrated in the poet’s work. We were already indebted to Niccolò for providing us with many interesting clarifications for our study on the Trivulzio Tapestries, based on cartoons by Bramantino and woven by Benedetto da Milano and collaborators. When the works of Luini were being exhibited in Palazzo Reale last spring, Domenico Piraina had the idea of combining our skills with those of the curators of the Museo di Storia Naturale di Milano. This is not the first time that more or less professional attempts to identify botanical specimens present in works of art have been made. Just to limit ourselves to relatively recent studies conducted on artists who were directly or indirectly influenced by Leonardo da Vinci, we can mention a study on the large Baptism of Christ by Cesare da Sesto – part of the Gallarati Scotti collection – in the catalogue of the 1982 exhibition on Bernardo Zenale at the Poldi Pezzoli Museum, in which almost twenty plants were identified; and that conducted in 2003, in one of the “Brera Mai Vista” exhibitions series, on the altarpiece of the church of Sant’Andrea alla Pusterla by the Master of Ercole and Gerolamo Visconti – now housed at the Pinacoteca di Brera – in which around ten varieties of plants were recognized. After all, the title of one of the few certain paintings by Francesco Melzi, Columbine – which is now part of the Hermitage’s collection – far from being a sobriquet of almost Goldoni-like taste for the picture’s protagonist, derives from the flower she is holding in one hand: a Columbine, a species of the genus Aquilegia. Enrico Banfi and Gabriele Galasso thoroughly scanned the paintings of the Palazzo Reale’s exhibition focusing on the works that had the most data of a botanical nature. Fourteen pieces were finally singled out, different in technique and conservation conditions, spanning Luini’s entire career, from the initial efforts produced during his youthful stay in the Veneto hinterland, to more mature works painted when the activity of the artist and of his workshop was centred around Milan. The two scholars then identified the plant species depicted in each of these paintings. 123 This unique study has produced results that are also of interest to art historians: for example, the lack of correspondence between the flowers and leaves of the Groundivy depicted at the top of the Menaggio Madonna – now at the Louvre – could be explained as a result produced by the restoration, an integration caused by the painting’s troublesome conservation history. Furthermore, observations made by Enrico and Gabriele have highlighted a certain vagueness in terminology. For example, Brera’s much celebrated Madonna of the Rose Garden in the background does not depict solely a rose garden – after which the painting is entitled – an Apple tree can be identified among the foliage. In addition, it would be surprising not to mention the Pinacoteca Ambrosiana’s The Christ Child with the Holy Lamb. The latest museum catalogue specifies the presence in the Child’s right hand of “a Chasteberry flower, a plant with violet-blue spike, native to eastern Mediterranean countries, whose scientific name – Vitex Agnus Castus – is an explicit reference to the Lamb, an allusion to chasteness”. But no trace of this anaphrodisiac flower (Vitex agnus-castus), with its connected meanings, was found by Enrico and Gabriele in the painting. The study was limited to a botanical survey and did not venture into the treacherous area of the possible symbolism of the depicted plants, such as those espoused in Mirella Levi D’Ancona’s overly successful book The Garden of the Renaissance: Botanical Symbolism in Italian Painting, in which the reader can find everything and its opposite. This is not to say that one cannot try to arrive at more general conclusions. One only needs to recall the exhibition room in which Luini’s Ham deriding Noah was exhibited alongside the Saint Francis’s stigmata by Gaudenzio Ferrari (see p. 6). The two almost contemporary paintings, dating back to the middle of the second decade of the 16th century, lay great emphasis on nature. But what a difference between the two. Gaudenzio locates the Franciscan episode that originally took place on the Verna in Valsesia – rendering its woody appearance through synthesis, without any botanical precision. In contrast, Luini fabricates a Lombard countryside at the foot of Mount Ararat – where Noah discovers the intoxicating power of the Grape-vine – also through the depiction of flowers and plants that would satiate the curiosity of any botanist. This exchange, rather unusual for us, had also another positive outcome: the discovery of a noteworthy wooden sculpture of Saint Dominic (inv. n. MSNM X44910) (see p. 7) in Enrico and Gabriele’s office. It was donated by Italo Pacchioni (Mirandola, 1872 – Milan, 1940) – photographer and pioneer of cinematography – in 1940 to the Civica Siloteca Cormio (merged with the Museo di Storia Naturale di Milano in 1973). Its provenance is unknown and the model of the church held in the saint’s hand is of no help, in that it was probably a subsequent addition. Without Luini’s plants, we would not have come across this16th century Lombard wooden sculpture, a work to be dated around the end of the Del Maino workshop artistic output. Giovanni Agosti Jacopo Stoppa 124 Botanical motifs in the art of Bernardino Luini The “Bernardino Luini e i suoi figli” exhibition, held by the Comune di Milano at the Palazzo Reale between the 10th of April and the 13th of July, 2014, turned out to be an unexpected opportunity for the inception of the current project. In fact, as a result of productive meetings between the Botanical Section of the Museo di Storia Naturale di Milano, Milan, and the exhibition’s curators, Giovanni Agosti and Jacopo Stoppa of the University of Milan, it was decided to study the key scientific and botanical aspects of the plant specimens painted by the Lombard artist Bernardino Luini. Given his evident sensitivity in painting natural settings, two possible and rather interesting lines of investigation were evident right from the outset. We first wanted to ascertain the degree of likeliness to real botanical species of the specimens that Luini had placed within various unspecified Padan highland landscapes of northern, Renaissance Italy. In addition, we wanted to understand the extent to which the artist had been able to document the floristic and vegetational makeup of the area more than five centuries ago, a testimony of undisputed importance though inevitably approximate. Thus, in order to proceed in this direction of research, the following fundamental assumptions were taken: 1) the recognition, or attempted recognition, of a plant species from an indirect pictorial representation (that is, one not devoted primarily to the specimen) cannot be defined as a scientific act of botanical identification or determination because this implicates the observation of an objective external reality. Rather, it represents only an interpretation of a species, that, in turn, was interpreted, if not deliberately transformed, by the artistic creation of its image; as such, it can only refer to a defined external entity only to the extent of its adherence to the biological reality of the specimen; 2) any botanical interpretation had to be necessarily referred to the environmental context of the Padan highlands during the Renaissance. In other words, we had to take into account a variety of natural and semi-natural habitats that are no longer present; this plurality – summarized in the concepts of bio- and eco-diversity – was pervaded to a variable degree by the presence of human settlement. The situation was part of a centuries-old equilibrium in agro-silvo-pastoral management of the landscape, driven by previous economies of an extensive nature. Thus, species that today are rare, at risk or even extinct could have been rather mundane species in Bernardino Luini’s time. Moreover, forests, woods and their extensions towards human settlements, unlike today, offered the opportunity for close daily contact with Oaks, Hornbeams, Elms, Willows, Poplars, Aspens, Alders and many other types of rural plants, often deemed to be economic resources; 3) assessment of the concordance between a specimen and the habitat depicted in Bernardino’s paintings was a primary criterion for the interpretation of the plant species. However, this measure was applied with a degree of flexibility because it was necessary to consider artistic freedom. In fact, in function of the artist’s sensitivity or inspiration at the time, groupings could have been chosen in order to optimise or improve the wanted visual effect. Indeed, an artist may consciously or subconsciously draw upon a mnemonic baggage of visual associations, as evidenced by Luini’s placement of Daffodils in a bright, grassy surrounding (i.e., a meadow/pasture habitat), or his portrayal of Periwinkles in the penumbra of rocks and tree foliage (i.e., a woodland habitat in the Erythronio-Carpinion betuli phytosociological vegetation alliance and relative openings). Therefore, it was always necessary to take into account this artistic licence when the ecological context was at odds with the specimen depicted, or when a number of diverse species from differing habitats were inappropriately associated in a restricted setting. 125 On the basis of these assumptions, we proceeded in the identification of the botanical specimens (1-15 per painting) deemed interpretable, neglecting “collective” vegetation (e.g., woodland backgrounds) and individual elements without diagnostic markers, represented mostly by generic leaf rosettes, stems and leaves with blurred, vague profiles, poorly defined silhouettes of flowers, daubes of green, etc. Another aspect probably due to the artist’s personal preferences was brought to light by an examination of the “Donna nuda distesa” painting (picture 14). Right next to the female figure is a group of daisies that, if interpreted as such (i.e., a flowering plant from the Asteraceae family, Asteroideae subfamily, Anthemideae tribe), leads easily to recognition of the species Ismelia carinata (Schousb.) Sch.Bip. (≡ Chrysanthemum carinatum Schousb.) thanks to the contrast of the darkly coloured central portion of the “flower” (in actual fact, it is not a single flower, but a calathium-type inflorescence) and the pale “petals” (ligulate peripheral flowers, or ligules). The appearance of the latter, which are apparently truncate or rounded at the apex and somewhat spaced apart, was in line with this initial interpretation, also because there is the impression of the presence of a dark spot of colour near the base of the ligule. Within the whole inflorescence, these spots produce the darker tone at the centre of the calathium, a characteristic of Ismelia carinata and the reason of its once widespread use as an ornamental flower in orchards, gardens, flower beds and vases of the past (it has now gone out of fashion). In fact, it is a cultivated plant (native in Morocco, and occasionally escaped along Mediterranean coasts) that must certainly have been familiar to Luini because it was widely grown in the homes of the time. However, assuming that the artist deliberately matched the leaves to the flowers, the leaves distinguishable in the painting (which are entire and lanceolate) are not of the type that should have been present (bipinnatisect) on the interpreted species. Possibly, the artist had in mind the flowers but not the correct leaves of this species, or had wanted simply to fill the space with flowers that were familiar to him regardless of realistic coherency or ecological consistency, seeing also that this horticultural plant is inexplicably portrayed in a wild environment. Nevertheless, beyond the paintings’ artistic elements – which ultimately have no effect on the overall authenticity of the artist’s relationship with the biodiversity illustrated in his landscapes – Luini exhibits an appreciable level of naturalistic fidelity in the plant specimens depicted in his pictures. Thus, taken as a whole, these works of art constitute a document of concrete value illustrating the flora, vegetation and landscape of the northern Po Plain during the Renaissance period. 126 Plant sheets Although the format adopted for the botanical fact sheets follows a set pattern, it varies depending on the degree and type of taxonomic information that can be derived from the details in each painted specimen. The terminology used is as follows. Scientific name: the official name for Italian flora, reported in Conti et al. (2005, 2007) and subsequent updates. Common name: the name, with possible variants, either in popular or de facto use, as indicated in Stace (2010). Family: the nomenclature as indicated in Stevens (2001 onwards) with the exception of Myrsinaceae (Cyclamen purpurascens subsp. purpurascens) and Ruscaceae (Polygonatum multiflorum), for which the authors believe the respective taxonomic units Primulaceae and Asparagaceae are overly extensive. Derivation of the genus name: indicates what is known or hypothesised about the origin of the name of the genus, with details on etymology where significant. Derivation of the species name: indicates what is known or hypothesised about the origin of the name of the species, with details on etymology where significant. Description: provides a brief morphological description of the species, with reference to main, immediate and visible characteristics useful for prompt recognition of the species. Distribution: indicates the primary distributional range of the species (original geographical distribution) and its secondary range in the event of subsequent spread in nature due to a human cause; if the plant originated in culture (culton), the geographical area of cultivation is reported. Altitudinal range: gives the altitude range (minimum and maximum) of the species, as indicated in Pignatti (1982). Habitat: the environment or environments in which the plant grows in relation to the ecology of the species. Flowering time: given with reference to the extreme latitudinal and altitudinal distribution of the species (Pignatti, 1982); indicated only for specimens depicted with flowers in the paintings of Luini. Fruiting time: only given for fruiting species represented in the paintings. Vegetation period: replaces the previous entries for sporing plants (ferns), gymnosperms (Cypress) and those with irrelevant flowering (e.g., many trees) represented in the paintings in a vegetative state. Status: specifies whether the species, with respect to the territory (sensu lato) represented in the paintings, is native (indigenous), alien and escaped (naturalised or casual, sensu Celesti-Grapow et al., 2009) or an alien/cultigenous entity only present in cultivation. Pictures: the identification number given to the Luini painting depicting the species (see pp. 11-32). Notes: additional comments of any kind (botanical, historical, ethnographic, anecdotal, herbal, medicinal, etc...) of the species. Iconography: each fact sheet is equipped with a photograph and an illustration of the plant treated, the last one being drawn from scientific books of the Renaissance and subsequent centuries. Two works date back to the 16th century, the first of which De historia stirpium commentarii insignes… published by the German doctor Leonhart Fuchs (1501-1566) at Basel in the year 1542 and the other I discorsi di m. Pietro Andrea Matthioli sanese… published by the Sienese doctor Pietro Andrea Mattioli (1500-1577) and printed in Venice in the year 1568. Likewise two are the works dating back to the 18th century, definitely a valuable manuscript of the Milanese painter and botanist Giambattista Morandi (fl. 1717-1751) Plantarum 127 icones..., executed at Milan between 1750 and 1751 and the first six volumes of Icones plantarum medicinalium… published at Wien by the Austrian doctor Joseph Jacob Plenck (1738-1807) between 1788 and 1794. For the species not represented in these works we made use of illustrations drawn from the 5th edition of Flora von Deutschland of Diederich Franz Leonard von Schlechtendal (1794-1866), Christian Eduard Langethal (1806-1878) and Ernst Schenk (1796-1859), revised by Ernst Hans Hallier (1831-1904) and published in Thuringia between 1880 and 1888. 128 Ajuga reptans L. Bugle Family: Lamiaceae (= Labiatae) Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without; Latin: iugum = yoke, referring to the lack of the upper corolla lip that in Lamiaceae yokes (joins) at the top both the lateral lower lip lobes. Derivation of the species name: Latin: reptans = creeping. Description: perennial, low herb forming carpets by means of very long creeping stolons; leaves ovate, gradually reduced into bracts on flowering stems; corolla labiate, purple-violet, lacking the upper lip. Distribution: Europe and Caucasus; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,500 m Habitat: broad-leaved woods, meadows, lawns. Flowering time: April-June. Status: native wild. Pictures: 2. Iconography: p. 35: Ajuga reptans L.; p. 36: Fuchs (1542: 391). Aquilegia vulgaris L. s.l. Columbine Family: Ranunculaceae Derivation of the genus name: Latin: aqua = water; legĕre = to pick up, referring to a kind of ancient water jug recognizable across the bud, where the handles of container are identified by upward incurved petal spurs. Derivation of the species name: Latin: vulgaris = common, ordinary. Description: perennial herb with a straight, branched stem; basal leaves bipinnatisect with fan-shaped segments that are in turn more or less divided; flowers 3-6, nodding, purple-blue, petals with a long curved spur like a hook. Distribution: temperate zone of Europe, Asia and North Africa; Italy: all regions. Altitudinal range: 70-2,000 m Habitat: woods, ravines, bushes. Flowering time: June-August. Status: native wild. Pictures: 10, 14. Notes: among a lot of species growing in Italy, six of them appear very similar each other, constituting the Aquilegia vulgaris group, the commonest species of which in North Italy being A. atrata W.D.J.Koch, that possibly identifies with the subject of the picture. Iconography: p. 37: Aquilegia atrata W.D.J.Koch; p. 38: Fuchs (1542: 102). Asplenium sp. Spleenwort Family: Aspleniaceae Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without; σπλήν (splèn) = spleen, from the implicit address “without aching spleen”, that is a remedy for spleen aches based on an ancient use of the congeneric Asplenium ceterach L., to which inexistent therapeutic powers for the spleen stones treatment were attributed. Description: a kind of small fern with rhizome but without a stem, the leaves of which form a rosette; the dispersion is by spores produced in sporangia united to form groups (sori) on the abaxial leaf surface. Distribution: worldwide; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-3,000 m Habitat: rocks and walls, woods. Vegetation period: January-December. Status: native wild. Pictures: 9. Notes: in Italy 21 species with 8 subspecies belong to this genus; among the commonest there is A. trichomanes subsp. quadrivalens D.E.Mey. (see relative treatment, below) that can be recognized also in the following pictures: “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e due angeli musicanti” (picture 2) e “Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna di Menaggio)” (picture 13). The subject painted in “Scherno di Cam” (picture 9) can not be identified at species rank. Iconography: p. 39: Asplenium ruta-muraria L. subsp. ruta-muraria; p. 40: Fuchs (1542: 730). Asplenium trichomanes L. s.l. Maidenhair Spleenwort Famiglia: Aspleniaceae Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without; σπλήν (splèn) = spleen, from the implicit address “without an aching spleen”, that is a remedy for spleen aches based on an ancient use of the congeneric Asplenium ceterach L., to which inexistent therapeutic powers for the spleen stones treatment were attributed. Derivation of the species name: Greek: θρίξ, τριχός (thrix, trichòs) = hair; μανός (manòs) = scattered, referring to the leaf bearing few, multicellular hairs, when not totally glabrous. Description: a little fern living on the walls with leaves in a rosette generated by a short rhizome; these are pinnate with rounded, dark green pinnae arranged in 2 rows (distichous); petiole and rhachis dark reddish-brown, shining; sori linear on the abaxial surface of pinnae. Distribution: worldwide in temperate zones; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-3,000 m Habitat: rocks and walls. Vegetation period: January-December. Status: native wild. Pictures: 2, 13. Notes: in Italy can be found 5 variations (subspecies), the most spread of which (subsp. quadrivalens D.E.Mey.) possibly identifies the subject of the pictures. Iconography: p. 41: Asplenium trichomanes subsp. quadrivalens D.E.Mey.; p. 42: Fuchs (1542: 796). Athyrium filix-femina (L.) Roth Lady-fern Family: Athyriaceae Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without; θύριον (thyrion) = small gate, with reference to the strongly reduced indusium (the membranous appendix usually concealing sori), typical of this genus. 129 Derivation of the species name: Latin: filix-femina = “female” fern. It comes from a medieval vernacular denomination made official by the prelinnean medicine, intended to distinguish this species, innocuous but lacking curative properties, from the similar Male- fern (Dryopteris filix-mas (L.) Schott), poisonous but therapeutically active. Description: medium sized fern with a short subterranean rhizome from which develops a rosette of leaves widely lanceolate, bipinnate, with pinnatifid or pinnatisect terminal segments (pinnulae); sori more or less oblong, not concealed by an indusium, that in this case is reduced into a narrow lateral small tongue. Distribution: nearly worldwide; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-2,400 m Habitat: wet woods. Vegetation period: February-November. Status: native wild. Pictures: 12. Iconography: p. 43: Athyrium filix-femina (L.) Roth; p. 44: Mattioli (1568, 2: 1353). Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv. False Brome Family: Poaceae (= Gramineae) Derivation of the genus name: Greek: βραχύ (brachý) = short; πόδιον (podion) = small foot, referred to the short peduncle that links spikelets to the inflorescence rhachis. Derivation of the species name: Latin: silvaticum (stem altered into sylv-) = wild, living in woods. Description: cespitose perennial grass with long, linearlanceolate, bent, dark green leaves; panicles bearing multiflowered long linear spikelets arranged in 2 rows (distichous); lemmas with an apical awn exceeding half of the lemma. Distribution: temperate zone of Europe, Asia and North Africa; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,600 m Habitat: broad-leaved woods (Elder, Oak and so on). Flowering time: June-August. Status: native wild. Pictures: 9. Notes: the plant painted in “Scherno di Cam” (picture 9) can not be identified on certainty because the only panicle is represented unripe, wrapped for most in the upper leaf sheath. However, starting from the ecology betrayed by other plants in the same picture (Oaks and Hornbeams in the plain environment), this interpretation appears to be the most likely. Iconography: p. 45: Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv.; p. 46: Schlechtendal et al. (1880-1888, 8: pl. 746). Carpinus betulus L. Hornbeam Family: Betulaceae Derivation of the genus name: Latin: carpinus = Hornbeam, the classical name of the tree. Derivation of the species name: Latin: betulus = concerning the Birch, like a Birch, technical adjective coined by Linnaeus to outline the resemblance of this plant with the Birch, its close relative. 130 Description: tree with an expanded, dome-shaped, thick crown and a trunk often grooved with a bark smooth also in old specimens; leaves petiolate, ovate to elliptic, apically acute, truncate-subcordate at base, doubly toothed with acute teeth at the margin; flowers unisexual on the same tree (monoecious species), the male ones greenish, in catkins, the female ones in terminal spikes, each subtended by a wide, 3-lobed bract; fruiting spikes nodding. Distribution: central Europe and Caucasus; Italy: peninsula excluding isles. Altitudinal range: 0-1,200 m Habitat: broad-leaved mesophilous woods (particularly growing together with the English Oak Quercus robur L.). Vegetation period: April-December. Status: native wild. Pictures: 3, 9. Notes: trees represented in the pictures can not be identified on certainty due to lack of diagnostic features. However in “Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro, Caterina, Lucia, Paolo e due devoti” (picture 3) an identification could be possible thanks to the crown silhouette; in “Scherno di Cam” (picture 9) we can conclude in the same way on the base either of the crown silhouette or of the ecology suggested by other species in the same pictures (plain vegetation with Oak and Hornbeam). Iconography: p. 47: Carpinus betulus L.; p. 48: Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: pl. 969). Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch Narrow-leaved Helleborine Family: Orchidaceae Derivation of the genus name: Greek: κεφαλή (kephalè) = head; ¢νθηρά (antherà) = “powerful in blooming”, from which, by technical meaning transfer, anther, the fertile portion of the stamen where pollen ripens. In conclusion: head-shaped (globose) anthers, a feature typical of the genus in question. Derivation of the species name: Latin: longifolia = with long leaves. Description: perennial herb with a short rhizome bearing fleshy roots; the stem (more correctly scape) bears many leaves arranged in 2 rows, with lanceolate to linearlanceolate, grooved blades; flowers to 30 in a terminal raceme, white, spreading, with a perianth of 3 sepals and 3 petals marking a triangular outline around the frontal cavity containing gynoecium and androecium. Distribution: Europe and Asia; Italy: all the peninsula. Altitudinal range: 0-1,400 m Habitat: woods (Oak, Beech), bushes. Flowering time: April-June. Status: native wild. Pictures: 2. Notes: the subject is not identifiable on certainty being scarcely realistic; the slightly zygomorphic flowers with six white tepals and the lanceolate leaves seem to be suitable for the proposed identification, while less convincing appear the completely open flowers, very few if not almost single. Iconography: p. 49: Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch; p. 50: Schlechtendal et al. (1880-1888, 4: pl. 368). Citrus ×aurantium L. (pro sp.) Bitter Orange, Seville Orange Family: Rutaceae Derivation of the genus name: Greek: κίτρον (kitron), κέδρος (kedros), Latin: citrus, cedrus = cedar, as, for example, the Lebanon Cedar (Cedrus libani A.Rich., fam. Pinaceae), the Red-cedar (Juniperus virginiana L., fam. Cupressaceae). Because of the aromatic properties (essential oils) of these plants, Plinius extended the word to Citrus Trees (citrus = Citron, Orange, Lemon etc.), that at that time represented exotic novelties for the Latin world. Linnaeus recycled both nouns to botany, designating Cedrus for the genus of Pinaceae and Citrus for that one of Rutaceae. Derivation of the species name: Latin: aurantium, lateLatin adaptation of the Arabic narangi, coming in turn from the Sanskrit nâgarang’a = “concern of the elephant”, that is the favourite fruit of the elephant. Description: small, evergreen tree with expanded crown; leaves aromatic, leathery, shining, rounded-ovate to elliptic, with acute to acuminate apex, smooth margin and base typically expanded into a wing just upon the petiole; flowers highly fragrant bearing 5-6 white, fleshy petals; the fruit (Bitter Orange) is a subglobose, often slightly flattened hesperidium orange coloured at maturity. Distribution: plant of ancient hybrid origin (parental species: Shaddock or Pomelo Citrus maxima (Burm.) Osbeck × Tangerine C. reticulata Blanco, both from South-East Asia), worldwide known as cultivated tree; Italy: frequently employed in masting-road and masting-square especially in coastal, southern towns. Altitudinal range: 0-500 m Habitat: cultivated in Mediterranean, subtropical and tropical climates. Fruiting time: April-October. Status: cultivated exotic. Pictures: 6. Note: introduced by the Arabians in Italy during the late Roman Empire. Iconography: p. 51: Citrus ×aurantium L.; p. 52: Plenck (1788-1794, 6: 580). Cupressus sempervirens L. Italian Cypress Family: Cupressaceae Derivation of the genus name: Latin: cupressus = Cypress, the classical name of the plant (from Indo-European stem). Derivation of the species name: Latin: sempervirens = evergreen. Description: tree with a straight, columnar stem and a reddish to greyish-brownish bark desquamating into thin, vertical fibres; crown irregularly expanded in the wild form, straight, narrow and tapering in the cultivated, classical form; leaves minute, scale-like, imbricately appressed to the twigs; male cones globose, yellow, 4-8 mm wide, the female ones larger, globose to oblong, after fertilisation rising up to 4 cm, smooth and shiny, consisting of woody scales protecting many angular seeds. Distribution: the plant is native to Asia Minor and East Mediterranean region, cultivated and locally escaped in the West Mediterranean area; Italy: cultivated in almost all regions, here and there escaped. Altitudinal range: 0-800 m Habitat: Mediterranean forests and woods. Vegetation period: January-December. Status: cultivated and escaped alien. Pictures: 1, 2, 11. Notes: introduced to Italy in pre-Roman time. It’s necessary to observe that the crown of the cypress painted in the picture “Madonna con il Bambino e una devota” (picture 1), as well as that of both the broad-leaved, unidentifiable trees on the left, appear abnormally reduced and restricted to the apical stretch of the tree, leaving bare for most the trunk and its branches, as if the artist wanted to represent specimens significant of the human presence across cutting and pruning in a general country management context. Because the usual habit of these trees is much more covering than represented in the picture, it’s likely that the artist decided to adopt a solution functional to levels at the back, that is suited to respect the visual transparence towards the mountains on the left of the background. Iconography: p. 53: Cupressus sempervirens L.; p. 54: Mattioli (1568, 1: 133). Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens Alpine Sowbread Family: Myrsinaceae (= Primulaceae subfam. Myrsinoideae) Derivation of the genus name: Greek: κύκλος (kyklos) = round, translated in learned Latin as cyclamen = circularity, roundness, referring to the Sowbread tuber typically roundish. Derivation of the species name: Latin: purpurascens = purplish, with reference to the reddened abaxial surface of the leaf. Description: perennial herb lacking stem, with a subterranean, globose or slightly flattened tuber generating leaves provided with a straight petiole and an orbicular to ovate blade crenulate at the margin, cordate at base (basal sinus deep to 10 mm), dark green on the adaxial surface, dark purplish-red abaxially; floral peduncles emerging from the tuber, curved distally, with fragrant, purplish-violet, noddind flowers; corolla of 5 lobes pointing upward; the fruit is a spherical capsule opening at apex (pyxidium) on a greatly lengthened peduncle spirally rolled on itself. Distribution: mountains of the North West Mediterranean basin; Italy: northern regions (southwards to EmiliaRomagna), Sardinia. Altitudinal range: 0-1,900 m Habitat: woods (particularly Beech woods). Flowering time: August-September. Status: native wild. Pictures: 14. Iconography: p. 55: Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens; p. 56: Fuchs (1542: 451). Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris Wood Pink Family: Caryophyllaceae Derivation of the genus name: Greek: διανθής (dianthès) = spotted flower, taken into Latin by Linnaeus in botany for the Pink genus; lines, dots, spots (overall called nectar guides) are indeed a feature of the petals in many Dianthus species. 131 Derivation of the species name: Latin: silvestris (stem altered into sylv-) = wild, living in woods. Description: cespitose, perennial herb with many weak, erect stems; leaves opposite, linear, greyish-green, shortly sheathing; flowers terminal, solitary or in small groups on long scapes; calyx tubular with 5 teeth at apex, corolla of 5 showy petals provided with a thin nail and a fan-shaped limb toothed at the margin, almost white to light purple; the fruit is a denticidal, long capsule containing small seeds. Distribution: mountains of the Mediterranean region; Italy: peninsula, southwards to Campania. Altitudinal range: 0-2,400 m Habitat: dry, rocky slopes. Flowering time: May-August. Status: native wild. Pictures: 9. Notes: the classical florist Carnation partly originates from this species. Iconography: p. 57: Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris; p. 58: Fuchs (1542: 352). Erythronium dens-canis L. Dog’s-tooth-violet Family: Liliaceae Derivation of the genus name: Greek: ™ρυθρόνιον (erythronion) = unidentified plant cited by Dioscorides (3, 144), the name of which has been chosen by Linnaeus for the present genus. Derivation of the species name: Latin: dens-canis = dog’s tooth, referring to the lengthened, pointed tepal shape. Description: perennial herb with a narrowly oblong bulb, 2 lanceolate leaves adaxially spotted in purple and light green and a bare scape incurved at the top, bearing apically a solitary showy flower with 6 tepals narrowly lanceolate, acutate-pointed at apex; anthers blackish-violet, style white, trifid; the fruit is a loculicidal, ovoid capsule opening by 3 valves; seeds rounded, dark. Distribution: Southern Europe and Southern Siberia; Italy: northern and central regions. Altitudinale range: 0-600 m Habitat: broad-leaved forests. Flowering time: March-April. Status: native wild. Pictures: 9. Iconography: p. 59: Erythronium dens-canis L.; p. 60: Morandi (1750-1751, 6: 141). Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica Beech Family: Fagaceae Derivation of the genus name: stem shared by the Greek φαγ- (phag-), where φαγεν (phagèin) means to eat, and the Latin fag- with the same semantics, here kept just in fagus = Beech, with a clear reference to alimentary properties of the plant. The fruit, as well as the chestnut, represented an important alimentary ground of the European economy in pre-Roman time. Derivation of the species name: Latin: silvatica (stem altered into sylv-) = wild, living in woods. Description: deciduous tree reaching monumental shapes with a straight trunk and smooth, silvery-greyish bark; crown 132 large, tabular (patula fagus was depicted by Vergilius in the first of Bucolica); leaves elliptic-ovate to elliptic, silkyhairy, reddened when young, then glabrous adaxially and green, with entire, more or less wavy margin; male flowers (flowers of both sexes on the same tree) reddish in nodding cymes, the female ones solitary, green; the fruit is a capsule (trymosum) opening by 4 valves; seeds oblong, trigonous. Distribution: central Europe; Italy: all regions except Sardinia. Altitudinal range: 0-2,000 m Habitat: broad-leaved mesophilous woods. Vegetation period: March-October. Status: native wild. Pictures: 14. Notes: trees in the picture can not be identified on certainty because they lack sufficiently diagnostic features. However, considering the uniformity of the wood, the silhouette of the crowns and the appearance of the bark, they could be roughly identified as Beeches. Iconography: p. 61: Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica; p. 62: Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: pl. 957). Fragaria vesca L. subsp. vesca Wild Strawberry Family: Rosaceae Derivation of the genus name: Latin: fragrare = to scent, from which fraga, -orum (Plinius) = strawberries and (herba) fragaria = herb of the strawberries, from here the linnean genus. Derivation of the species name: Latin: vesca = tender, edible, correlatedly with the verb vescĕre = to feed. Description: small, hairy perennial herb forming tufts along creeping stolons rooting at the nodes; leaves trifoliolate with a long petiole and obovate, serrate leaflets; flowers in loose cymes on erect scapes rising among the leaves, with 5 white, easily deciduous petals and a yellow, central, fertile area (stamens and pistils); the fruit (strawberry) is really an infructescence (glandetum), consisting of the enlarged, red, fleshy and juicy receptacle bearing the “seeds” (the true fruits known as achenes) in small alveoli. Distribution: native to Europe and Siberia, now spread in almost all temperate areas of the world; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-2,400 m Habitat: broad-leaved, Pine, Fir and Spruce woods, particularly at the margins and in clearings. Flowering time: April-June. Fruiting time: May-August. Status: native wild. Pictures: 2, 7, 11. Notes: the Garden Strawberry (Fragaria ×ananassa (Duchesne) Rozier), is a hybrid of two American species; it was propagated just from the middle of the XIX century. Iconography: p. 63: Fragaria vesca L. subsp. vesca; p. 64: Fuchs (1542: 853). Galium mollugo L. subsp. mollugo Hedge Bedstraw Family: Rubiaceae Derivation of the genus name: Greek: γάλιον (galion) = rennet (Latin: coagulum), transliterated to galium by Linnaeus for the genus in question; a well known yellow- flowered species (the Lady’s Bedstraw G. verum L.) was in fact traditionally used for curdling instead of sheep and pig bowel. Derivation of the species name: isonymy: Mollugo is another plant genus (fam. Molluginaceae), reminiscent of Galium in the appearance of the leaves and their arrangement on the stem. This resemblance, that Linnaeus wanted to remember in the specific epithet, is particularly evident in the case of the treated species. Description: perennial herb with stems erect, evenly crossed by consecutive whorls of 6-8 oblinear leaves; flowers small, white, in a loose, terminal panicle, on pedicels further spreading at fruiting time; corolla rotate, divided into 4 acute lobes, stamens 4, styles 2; fruit globose-subelliptic, smooth, consisting of 2 connate mericarps. Distribution: Mediterranean basin and neighbouring territories; Italy: northern and central regions. Altitudinal range: 0-1,000 m Habitat: meadows, wet scrubs. Flowering time: June-August. Status: native wild. Pictures: 14. Iconography: p. 65: Galium mollugo L. subsp. mollugo; p. 66: Fuchs (1542: 281). Glechoma hederacea L. Ground-ivy Family: Lamiaceae (= Labiatae) Derivation of the genus name: Greek: γλήχων (glechon) = Pennyroyal (Mentha pulegium L., fam. Lamiaceae), adapted to the Latin by Linnaeus for the genus in question. Derivation of the species name: Latin: hederacea = like the Ivy, due to the creeping habit of the plant; also the common name Ground-Ivy intends to outline the tendency of this herb to cover the soil rather than climbing supports. Description: perennial, rhizomatous herb with quadrangular stem creeping and rooting at the nodes; leaves ovato-cordate, pubescent, crenate at the margin; flowers 2-4 in quite unilateral pseudowhorls (verticillasters), with a bell-shaped calyx bearing 5 teeth at the top and a 2-lipped (bilabiate) corolla consisting of a 8 mm long tube ending in 2 lips 2-3 mm long. Distribution: from the Arctic Regions to the mountains of the Northern Hemisphere; Italy: northern and central regions, southwards to Campania. Altitudinal range: 0-1,400 m Habitat: wet woods, meadows. Flowering time: March-June. Status: native wild. Pictures: 2, 13. Notes: plants here represented can not be surely identified lacking major diagnostic features. Indeed, the subject painted in “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e due angeli musicanti” (picture 2) is interpretable as Ground-Ivy with a good approximation. On the other hand, the plant visible in “Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna di Menaggio)” (picture 13) could be not original, but in case added during an inexperienced restoration, lacking any correspondence between flowers and leaves. Iconography: p. 67: Glechoma hederacea L.; p. 68: Plenck (1788-1794, 5: 464). Iris pseudacorus L. Yellow Iris Family: Iridaceae Derivation of the genus name: Latin: iris = 1) rainbow, 2) Iris (Plinius). Both means are related in the feature common to many Irises of producing flowers variegated like the rainbow. Linnaeus just transferred the Latin noun to the botany. Derivation of the species name: Greek: ψευδής (pseudès) = false; ¥κορος (àkoros, Dioscorides) = aromatic, marsh herb, identified by Linnaeus in Acorus calamus L. (Sweetflag, fam. Acoraceae), the leaves of which are very similar to those of the species in question; therefore pseudacorus = false Sweet-flag. Description: strong, semiaquatic herb with a rhizome creeping in the mud and long, straight (orthotropous), linearlanceolate, equifacial leaves (no abaxial/adaxial distinction); scapes strong, developing among leaves, bearing at the top 1 to few golden yellow, showy flowers; 6 tepals of which 3 internal spreading, marked proximally by an orange streaking on the adaxial surface, and 3 external facing upward; fruit, a loculicidal capsule opening by 3 valves, each with 2 rows of discoid, reddish-brown seeds. Distribution: temperate areas of Europe and Asia; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,000 m Habitat: ditches, banks, swamps. Flowering time: April-June. Status: native wild. Pictures: 13. Notes: trying to interpret some aspects dealing with characters of flowers as portrayed in the picture (form and outline of internal perianth segments and the dullyellow hue of the flower) it may be possible to identify, in alternative, the species Iris foetidissima L. (Strinking Iris). This is a Mediterranean herb that, besides being a native wild in Italy, was traditionally employed as a domestic garden ornamental. Although this conjecture may be corroborated by the absence of any humid/aquatic feature in the pictorial setting, we prefer to follow the former assumption in order to explain the evenly yellow colour of the flower, the fading of which, in our opinion, may be a consequence of time. Iconography: p. 69: Iris pseudacorus L.; p. 70: Fuchs (1542: 12). Lamium maculatum L. Spotted Dead-nettle Family: Lamiaceae (= Labiatae) Derivation of the genus name: Greek: λάμια (lamia) = jaws, from a possibly singular λάμιον (lamion) = throat, stabilized in Lamium by Linnaeus referring to the 2-lipped corolla, reminiscent, especially if viewed from side, of a mouth with wide-open jaws. Derivation of the species name: Latin: maculatum = spotted, for the leaves that in some populations of this species appear spotted or variegated in white and/or purple. Description: perennial rhizomatous herb with straight, quadrangular stems; leaves ovate-cordate, crenate to toothed at margin, green, sometimes variegated; flowers 2-lipped in pseudowhorls (verticillasters); calyx bell-shaped with 5 teeth, corolla bilabiate, dark purple-red to white, with the 133 upper lip helmet-shaped (clypeate) and the lower shorter, 3-lobed, marked dark purple (nectar guides). Distribution: temperate areas of Europe and Asia; Italy: all regions but Sardinia. Altitudinal range: 0-1,200 m (southwards up to 2.000 m) Habitat: periodically cut woods, wood margins, uncultivated soils. Flowering time: March-December. Status: native wild. Pictures: 9. Iconography: p. 71: Lamium maculatum L.; p. 72: Fuchs (1542: 469). Laurus nobilis L. Laurel, Bay Family: Lauraceae Derivation of the genus name: Latin: laurus = Laurel, the classical name of the tree. Derivation of the species name: Latin: nobilis = noble, holy, with reference to the very symbolic nature of this species in the ancient and classical Latin world (a sign of victory and triumph). Description: small to medium-sized tree, evergreen, with simple or multiple trunk easy giving out suckers; leaves short-petiolate with a leathery, lanceolate, shining dark green blade, more or less wavy-crisped at the margin; flowers yellowish in axillary glomerules; the fruit is an ellipsoid to globose berry, shining black when ripe, with a thin, oily pericarp concealing a relatively large seed that shows a light brownish testa nicely speckled in dark. Distribution: Mediterranean basin; Italy: native only to warmest area (the Olive zone), cultivated and escaped elsewhere. Altitudinal range: 0-800 m Habitat: sunny, open woods and bushes. Vegetation period: January-December. Status: native wild, cultivated and escaped or cultivated only, depending on the zone. Pictures: 2, 6. Iconography: p. 73: Laurus nobilis L.; p. 74: Plenck (17881794, 4: 315). Lilium candidum L. Madonna Lily Family: Liliaceae Derivation of the genus name: Latin: lilium = Lily, the classical name of the plant. Derivation of the species name: Latin: candidum = pure white, for the colour of the flower. Description: perennial herb with a scaly bulb generating a straight, leafy scape; leaves crowded at base, oblanceolate to linear, upward shortened in length; flowers 5-10 terminal, highly fragrant, funnel-shaped, with 6 tepals pure white and 6 stamens with large, showy, orange anthers; the fruit is a loculicidal capsule. Distribution: Eastern Mediterranean basin; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,500 m Habitat: cultivated in gardens, sometimes escaped in ruderal sites. Flowering time: May-June. 134 Status: naturalized, if not native, in Sardinia on limestone rocks; elsewhere cultivated and/or escaped (casual alien). Pictures: 1, 6. Iconography: p. 75: Lilium candidum L.; p. 76: Fuchs (1542: 364). Malus pumila Mill. Apple Family: Rosaceae Derivation of the genus name: Latin: malus = Apple, the classical name of the tree. Derivation of the species name: Latin: pumila = dwarf, because the English botanist Philip Miller based the species description (1768) on a dwarf Apple cultivar, that was in fashion at that time. Description: small to medium-sized tree, with a robust trunk showing a bark smooth when young, then cracked in more or less rectangular, small plates; crown expanded with old branches often twisted; leaves ovate to elliptic, more or less toothed, pubescent when young, then glabrescent especially adaxially; flowers in umbellate cymes with 5 petals white to externally reddened and many stamens; the fruit is an apple (pome) varying in size and appearance depending on the cultivar. Distribution: domesticated in the remote past in the Transcaspic area starting from the wild relative M. sieversii (Ledeb.) M.Roem., is now cultivated worldwide in temperate climates; in Italy also more or less escaped on the entire territory. Altitudinal range: 0-1,500 m Habitat: orchards, countries, scrubs. Fruiting time: June-December. Status: cultivated and partially escaped. Pictures: 10. Notes: it was introduced to Italy in pre-Roman time, where the fruits of the local native Crab Apple (M. sylvestris Mill.) were gathered in the natural context rather than from expressly cultivated trees; it seems that, after its introduction, M. pumila hybridized more than one time with M. sylvestris, determining a reciprocal gene exchange testified both in the present crop and in part of the M. sylvestris wild population. Iconography: p. 77: Malus pumila Mill.; p. 78: Plenck (1788-1794, 4: 394). Malva sylvestris L. subsp. sylvestris Common Mallow Family: Malvaceae Derivation of the genus name: Latin: malva = Mallow, the classical plant name. Derivation of the species name: Latin: silvestris (stem altered into sylv-) = wild, living in woods. Description: perennial herb with a branched stem; leaves with long petiole and a rounded blade denticulate at margin; flowers paired on axillary peduncles; epicalyx of 5 segments, calyx of 5 sepals and corolla of 5 showy, purple-violet, retuse to almost bilobed petals with dark purple-red veins; the fruit (schizocarp) consists of a number of discoid, kidney-shaped mericarps arranged vertically close each other to form a ring. Distribution: native to Europe and Siberia and now spread almost worldwide; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,600 m Habitat: uncultivated soils, roadsides, treated places, meadows. Flowering time: May-August. Status: native wild. Pictures: 9. Iconography: p. 79: Malva sylvestris L. subsp. sylvestris; p. 80: Fuchs (1542: 509). Moehringia muscosa L. Moss Sandwort Family: Caryophyllaceae Derivation of the genus name: latinization of the family name of Paul H. G. Möhring (1710-1792), German naturalist correspondent of Linnaeus. Derivation of the species name: Latin: muscosa = like the moss, for the vegetative appearance of the plant. Description: perennial, creeping and carpeting herb with thin and branched stems bearing linear, opposite, deep green leaves; flowers 3-6 on slender peduncles, small, consisting of 4 green sepals and 4 white petals; the fruit is a small denticidal capsule containing 1.2-1.5 mm long seeds. Distribution: mountains of Central and Southern Europe; Italy: all regions excluding Sicily and Sardinia. Altitudinal range: 0-2,400 m Habitat: shady, wet rocks and walls, ravine woods. Flowering time: May-August. Status: native wild. Pictures: 13. Iconography: p. 81: Moehringia muscosa L.; p. 82: Schlechtendal et al. (1880-1888, 12: pl. 1196). Narcissus poëticus L. Pheasant’s-eye Daffodil Family: Amaryllidaceae Derivation of the genus name: Greek: Νάρκισσος (Nàrkissos) = a celebrated figure of the Greek mythology (the boy that drowned while admiring his image reflected on the water), identified in the popular flower by the classical world (narcissus, Vergilius, Bucolica), that Linnaeus adopted as a genus in botany. Derivation of the species name: Latin: poeticus = of the poet, as a flower of particularly symbolic relevance in the classical literature. Description: perennial herb with an ovoid bulb externally covered by dark-brown tunics and 2-3 strap-shaped, bluegreen leaves; scape biconvex in section, with a terminal, nodding flower; perianth of 6 white tepals, joined proximally in a central, emarginated to eroded, yellow crown (corona) with a deep-orange border; the fruit is a loculicidal capsule maturing brown seeds provided with an appendage for the dispersion by ants. Distribution: mountains of Southern Europe; Italy: all regions but Sicily and Sardinia. Altitudinal range: 300-1,600 m Habitat: mountain meadows and pastures, rocky slopes, open scrubs. Flowering time: April-May. Status: native wild. Pictures: 14. Iconography: p. 83: Narcissus poëticus L.; p. 84: Schlechtendal et al. (1880-1888, 4: pl. 297). Phoenix dactylifera L. Date Palm Family: Arecaceae (= Palmae) Derivation of the genus name: Greek: φοἶνιξ (phòinix) = Date Palm, transliterated to Latin Phoenix by Linnaeus for the genus in question. Derivation of the species name: Greek: δάκτυλον, δάκτυλος (dàktylon, dàktylos, Aristoteles) = date; Latin: -fera, the termination in the composts of the verb ferre = to carry, to bear, that is palm bearing dates. Description: tree generating one or more cespitose trunks marked by rhomboid scars derived from the fallen leaf petioles; leaves in tuft at the stem apex, stiff, arching, bluegreen, long, pinnate, consisting of a central rhachis bearing 2 opposite rows of linear-lanceolate leaflets, gradually shortened and shifted in spines towards the petiole; flowers small, unisexual on separate trees (dioecious species), the male ones yellow, on rich, interfoliar inflorescences with nodding branches, provided with a strong, flattened peduncle, the female ones greenish on similar inflorescences; the fruit (date) is a more or less oblong drupe, colour (purple-brown to yellow) and size of which varies greatly depending on the cultivar. Distribution: native to the area that from Persian Gulf reaches North West Africa (Morocco) and South West Europe, it was domesticated starting simultaneously and independently from the East (Near East) and the Far West (Morocco and Southern Iberian Peninsula) of its distribution; now it is cultivated worldwide in tropical and subtropical countries, being also widely naturalized. In far-off times the Date Palm was introduced to Sicily, where here and there is still cultivated for dates for domestic use; elsewhere it is employed as ornamental masting-road and seafront tree (as in the port of Genova square); very rarely escaped. Altitudinal range: 0-300 m Habitat: cultivated in the Mediterranean area. Vegetation period: January-December. Status: cultivated exotic and/or escaped as a casual. Pictures: 4, 5. Notes: In the pictures the leaves appear of a deep green that agrees better with the congeneric Phoenix canariensis Chabaud, endemic to Canary Islands; this, however, has to be excluded because it was carried to Europe (Nice) just in 1870. Newly in the examined pictures it is possible to highlight as the leaf palm leaflets are curiously represented just along one side of the leaf rhachis and moreover symmetrically (in a specular way) referring to the subjects of both pictures. Iconography: p. 85: Phoenix dactylifera L.; p. 86: Mattioli (1568, 1: 238). Plantago lanceolata L. Ribwort Plantain Family: Plantaginaceae Derivation of the genus name: Latin: plantago (Plinius) = Plantain, Fleawort, the classical name of the plant. 135 Derivation of the species name: Latin: lanceolata = like a little spear (lanceola). Description: perennial, rosulate herb with a vertical root; leaves lanceolate marked by parallel main nerves; scape straight, ribbed, apically bearing a dense spike of small, greenish flowers consisting of 4 sepals, 4 petals and 4 stamens with long filaments and bluish anthers; the fruit is a circumscissile, 3-4 mm long capsule containing 2 boatshaped (cymbiform) seeds about 2 mm long. Distribution: native to Europe and Asia, now spread worldwide in temperate climates; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-2,000 m Habitat: uncultivated grounds, roadsides, meadows. Flowering time: March-October. Status: native wild. Pictures: 9. Iconography: p. 87: Plantago lanceolata L.; p. 88: Plenck (1788-1794, 1: 60). Plantago major L. Greater Plantain Family: Plantaginaceae Derivation of the genus name: Latin: plantago (Plinius) = Plantain, Fleawort, the classical name of the plant. Derivation of the species name: Latin: maior (altered in major) = greater, compared with the previous species referring to the leaves. Description: perennial, rosulate herb with a vertical root; leaves almost round to ovate, with many parallel, main nerves converging to the apex (acrodromous); scape ribbed, straight, with an apical spike of small, greenish, tetramerous flowers (4 sepals, 4 petals, 4 stamens), anthers yellowish; the fruit is a circumscissile capsule containing 6-34 seeds 1-1.5 mm long. Distribution: native to Europe and Asia, now spread worldwide in temperate climates; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-2,028 m Habitat: uncultivated grounds, roadsides, meadows. Flowering time: March-November. Status: native wild. Pictures: 9. Iconography: p. 89: Plantago major L.; p. 90: Fuchs (1542: 38). Polygonatum multiflorum (L.) All. Solomon’s-seal Family: Ruscaceae (= Asparagaceae subfam. Nolinoideae) Derivation of the genus name: Greek: πολυγόνατον (polygònaton, Dioscorides) = two unresolved suggestions, that is the Solomon’s seal (the plant in question) or the Burning Bush (Dictamnus albus L., fam. Rutaceae); establishing the genus Polygonatum, Linnaeus chose the first solution. Derivation of the species name: Latin: multiflorum = with many flowers, versus the only flower per axil of the similar species P. odoratum (Mill.) Druce (Angular Solomon’sseal). Description: perennial herb with long, subterranean rhizome generating erect stems arching horizontally in the upper part (plagiotropous); leaves alternate, on 2 rows (distichous), ovate to elliptic, entire, bluish-green, with parallel, longitudinal 136 folds; flowers 2-6 per leaf axil, nodding, tubular to narrowly bell-shaped; tepals 6, greenish or slightly reddened at apex, stamens 6, not protruding; the fruit is a subglobose berry about 10 mm long, bluish-black at maturity, with 2-4 semitranslucent seeds. Distribution: Europe and Asia; Italy: all regions. Altitudinal range: 100-1,800 m Habitat: Oak, Beech, rarely Spruce woods. Flowering time: May-July. Status: native wild. Pictures: 7, 9. Notes: the subject painted in “Madonna con il Bambino e San Giovannino” (picture 7) can not be identified on certainty because particularly damaged. Iconography: p. 91: Polygonatum multiflorum (L.) All.; p. 92: Fuchs (1542: 585). Polypodium vulgare L. Polypody Family: Polypodiaceae Derivation of the genus name: Greek: πολÚ (polý) = many; πόδιον (podion) = small foot, possibly referring to the elongate, more or less digitate leaf, reminiscent of an overturned foot on its leg (the petiole); according to a different assumption, the reference may be turned to the several roots hanging vertically from the uprooted rhizome (as experienced from the ancient medicinal use), but this interpretation, in the authors’ opinion, appears to be scarcely likely. Derivation of the species name: Latin: vulgare = common, ordinary, clearly related to the large use of the rhizome in the past. Description: medium to small-sized fern with a slender, subterranean, long-creeping rhizome covered by a felt of brownish scales, originating single leaves on short, erect petioles. Blades horizontal (plagiotropic), oblong-lanceolate, 10-25×4-9 cm, pinnatipartite; pinnae entire, linear-lanceolate with rounded apex, the fertile ones bearing abaxially, at both sides of the central nerve, 2 rows of circular sori at first golden-yellow, then rusty-brown. Distribution: Northern Hemisphere; Italy: from the north to Campania and Basilicata, Sardinia. Altitudinal range: 0-2,400 m Habitat: wet woods, walls and trunks. Vegetation period: January-December. Status: native wild. Pictures: 12. Iconography: p. 93: Polypodium vulgare L.; p. 94: Fuchs (1542: 588). Populus sp. Poplar, Aspen Family: Salicaceae Derivation of the genus name: Latin: populus = Poplar, the classical name of the tree. Description: trees with usually slender trunk and smooth bark, cracked only in old specimens; leaves rounded to ovate-triangular or ovate-rhombic, acute to acuminate at apex, truncate to cuneate at base, with entire to crenatetoothet margin; petiole vertically flattened, suitable to allow overturns of the blade, like a flag, under the wind action; flowers unisexual on separate trees (dioecious plant), in catkins, the female ones after fertlization generating globose capsules that open at maturity (April-June) releasing very small, white seeds soaked in a skein of thin, cottony hairs, the contact with which often brings about respiratory troubles to the people. Distribution: Northern Hemisphere; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-2,000 m Habitat: woods, bushes, particularly in the alluvial plains. Vegetation period: March-October. Status: native wild. Pictures: 6. Notes: the painted subjects can not be identified at species rank, however, referring to the plant habit and to the silhouette of the leaves, they can be reliably attributed to the genus Populus. In particular, they could be thought as P. nigra L. (Black-poplar) or P. tremula L. (Aspen), both common in Italy, where they grow in all regions, being however typical of the Po plain. Iconography: p. 95: Populus nigra L.; p. 96: Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: pl. 946). Quercus sp. Oak Family: Fagaceae Derivation of the genus name: Latin: quercus = Oak, the classical name of the tree. Description: tree reaching a considerable size, often monumental in old specimens, half-deciduous, with the trunk covered by a bark smooth when young, then regularly cracked in more or less rectangular plates; branches robust, twisted with the age; crown expanded, dome-shaped; leaves more or less shortly petiolate with obovate to elliptic blade slightly or deeply, usually roundly lobed; flowers unisexual, male and female on the same tree (monoecious plant), the first ones in catkins, with reduced perianth and 5 stamens well exposed to the wind due to their long filaments, the female ones 1-4 on short, patent peduncles, in some species sessile; the fruit is a typical acorn. Distribution: Northern Hemisphere; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,500 m Habitat: different kind of woods and bushes, depending on the species. Vegetation period: April-December. Status: native wild. Pictures: 9. Notes: the trunk in the picture show insufficient diagnostic features to be satisfactory identified, however the rhytidome is similar to that of deciduous Oaks, among which the Po Plain is mainly interested by English Oak or Pedunculate Oak (Quercus robur L.). This species, probably identified by the subject in question, is a half-deciduous with leaves persisting dried during a great part of the winter. Iconography: p. 97: Quercus robur L.; p. 98: Fuchs (1542: 229). Ranunculus sp. Buttercup Family: Ranunculaceae Derivation of the genus name: Latin: ranunculus = small frog, but Plinius applies this name to the plant in question. The logical connection between subjects remains obscure and the swampy environment seems to be the only shared element, because many species of Buttercups, Spearworts and Water-crowfeet share this habitat with frogs. Anyway, the choice of Linnaeus appears legitimate by Plinius. Description: perennial or annual herbs sometimes floating, with basal leaves usually different in shape, size and partition from the cauline ones; flowers with 3-5 sepals, corolla consisting of 5-6 petaloid nectaries (petals absent), shiny golden-yellow or white, stamens and pistils many, the last ones apocarpic, arranged on a convex receptacle and generating small fruits (achenes) provided or not with a beak (the prolongation of the style). Distribution: worldwide; Italy: all regions. Altitudinalrange: 0-2,800 m Habitat: meadows, pastures, woods, swamps, rocks etc., depending on the species. Flowering time: January-December. Status: native wild. Pictures: 2, 14. Notes: the painted subjects can not be reliably identified lacking any element concerning the leaves, however it is possible to assign them to the genus Ranunculus, more precisely to a member among the numerous, non-aquatic, yellow-flowered Buttercups (in Italy more than 70 among species and subspecies). Iconography: p. 99: Ranunculus acris L. subsp. acris; p. 100: Fuchs (1542: 879). Rosa ×damascena Mill. (pro sp.) Damask Rose Family: Rosaceae Derivation of the genus name: Latin: rosa = Rose, the classical name of the plant. Derivation of the species name: Latin: damascena (Plinius) = of Damascus, famous rose of the antiquity, celebrated for the fragrance of its flower and their cosmetic applications, extensively cultivated in the Damascus territory (Syria). Description: shrub 1-2.2 m high with robust, curved prickles and stiff bristles; leaves pinnately compound with 5(-7) blue-green, ovate to elliptic, toothed leaflets, hairy on the abaxial surface; flowers 6-12 in cymes, sweetly fragrant, semi-double, with turned-back, glandular sepals and pink to white petals; the fruit red, turbinate, covered in bristles and glandular hairs, reaches 2.5 cm in length. Distribution: born as a hybrid between R. gallica L. (flowers pink, simple, Europe and Caucasus, wild) and R. moschata Herm. (flowers white to cream, simple, Mediterranean area and South-Western Asia, only cultivated), represented itself the starting point for the production of many garden hybrid cultivars; Italy: cultivated only. Intervallo altitudinale: 0-1,200 m Habitat: gardens. Flowering time: May-October. Status: cultivated alien. Pictures: 10. Notes: introduced to Italy in the antiquity. Iconography: p. 101: Rosa ×damascena Mill.; p. 102: Mattioli (1568, 1: 203). 137 Salix alba L. White Willow Famiglia: Salicaceae Derivation of the genus name: Latin: salix = Willow, the classical name of the tree. Derivation of the species name: Latin: alba = white, referring to the colour of the leaf abaxial surface. Description: tree with a straight trunk and smooth, greyish bark, brownish and wrinkled only when old; crown large, rounded, often slightly lobed, silvery; leaves ellipticlanceolate to lanceolate, serrate, silky-hairy when young, then glabrescent adaxially, abaxially with dense, silvery pubescence; flowers unisexual, without perianth, male and female on separate trees (dioecious plant), in spikes of about 6×1 cm, the female ones less compact; female flowers consisting of a bract subtending the ovary, male flowers with a bract subtending two stamens; the fruit is a capsule that open in 2 valves at maturity releasing minute seeds absorbed in a mass of thin, cottony hairs. Distribution: temperate areas of Europe, Asia and North Africa; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,200 (1,600) m Habitat: swamps, river banks, periodically flooded soils. Vegetation period: March-October. Status: native wild. Pictures: 1. Iconography: p. 103: Salix alba L.; p. 104: Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: pl. 918.I). Taraxacum F.H.Wigg. sect. Taraxacum Dandelion Family: Asteraceae (= Compositae) Derivation of the genus name: persian: talk chakok = bitter herb, an expression subsequently polluted by the Greek τάραξις (tàraxis = confusion, derangement) and arrived to the medieval tarax’acum through the Arabian ( ﻡﻭﻙﺍﺱﻙﺍﺭﺍﺕtāraksākűm). The word continued to live in Horti Simplicium and Herbaria until Linnaeus stared it into the genus in question. Description: perennial herb without a stem, consisting of a leaf rosette and a vertical root; leaves oblong, more or less deeply lobed and variously toothed; scape bare, bearing at apex an inflorescence (calathium) simulating a single flower concealed at base by green, reflexed bracts and consisting of many yellow ligules (the corollas of the single, true flowers), each subtending a style ending in 2 curled stigmas; the infructescence is a typical “dandelion” with fruits (cypselas) provided with a pappus (the calyx changed into a “parachute”), and inserted on a smooth, whitish receptacle to form a feathery, spherical head, fragile under wind breaths. Distribution: Northern Hemisphere, spread worldwide in temperate climates; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,700 m Habitat: treated soils, meadows, edges, clearings. Flowering time: January-December. Status: native wild. Pictures: 2, 9. Notes: the genus Taraxacum is among the most difficult to study, indeed the boundaries between species often appear obscure and based on micro-characters that are matter of specialists. The painted subjects possibly belong to the 138 section Taraxacum, the commonest in the human settlement context, that in Italy counts many micro-species, a great part of which are under study. Iconography: p. 105: Taraxacum officinale W.W.Weber ex F.H.Wigg. aggr.; p. 106: Fuchs (1542: 680). Veratrum lobelianum Bernh. Lobelius’s False-helleborine Family: Melanthiaceae Derivation of the genus name: Latin: veratrum (Lucretius) = Hellebore, attributed by Linnaeus to the genus in question because the name Helleborus was already used for a genus in the family Ranunculaceae. Derivation of the species name: lobelianum = adjective of the latinized surname (Lobelius) of Matthias de l’Obel (1538-1616), French doctor and botanist to which Linnaeus dedicated the species. Description: perennial herb with a subterranean, long rhizome and erect stems to 1 m or more, bearing alternate, spirally arranged, ovate to ovate-elliptic leaves, pubescent on the abaxial surface, with 6 main parallel nerves, pleated in length; flowers in a large, terminal panicle, stellate, with 6 yellowish-green tepals and 6 stamens; the fruit is a capsule ovoid with many seeds. Distribution: temperate areas of Europe and Asia; Italy: Northern and Central regions, southwards to Campania. Altitudinal range: 800-2,400 (2,600) m Habitat: pastures, meadows and clearings at altitude. Flowering time: June-August. Status: native wild. Pictures: 13. Iconography: p. 107: Veratrum lobelianum Bernh.; p. 108: Fuchs (1542: 272). Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys Germander Speedwell Family: Plantaginaceae Derivation of the genus name: established by Linnaeus (1753) on a previous name of Leonhard Fuchs (XVI century); its origin is controversial. The only certainty is an initial Greek derivation from the feminine proper noun Φερενίκη (Pherenìke) with its alteration Βερενίκη (Berenìke) = bearer of victory, shifted to Berenice in the Latin language, then (Middle Ages) possibly altered to Veronica under the people’s influence of the ecclesiastic expression vera icona (true image) referred to the presumably linen fabric cloth used by Veronica to wipe the face of Christ. How from this saga came the botanical Fuchs’s version remains a mystery. Derivation of the species name: Greek: χαμαίδρυς (chamàidrys) = Wall Germander (Teucrium chamaedrys L., fam. Lamiaceae); etymology: χαμαί (chamài = down) e δρύς (drys = Oak), that is short or dwarf Oak, referring to the lobate leaves reminiscent of a miniature Oak. Linnaeus believed to recognize the same kind of resemblance also in this species of Veronica. Description: perennial herb with slender, branched rhizome; stems erect to assurgent; leaves opposite, sessile or almost so, hairy to glabrescent, with an ovate to widely lanceolate, crenate to crenate-serrate blade; flowers in long, straight racemes, with a blue corolla divided into 4 lobes, the lower narrower; the fruit is a flattened, triangular-obcordate capsule shorter than calyx, containing discoid, thin seeds. Distribution: Europe and Siberia; Italy: all regions excluding Sicily and Sardinia. Altitudinal range: 0-2,200 m Habitat: woods, bushes, clearings, meadows on nitrate reach soils. Flowering time: April-June. Status: native wild. Pictures: 2. Notes: the vernacular, Italian plant name “Madonna-eyes” usually applies to Veronica persica Poir., native to Near East, the presence of which in Italy dates back to the middle of the XVI century; this species subsequently escaped widely, starting from the middle of the XIX century. Iconography: p. 109: Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys; p. 110: Fuchs (1542: 871). peduncles, 2.5-3 cm wide, with a showy corolla reminiscent of the Oleander, more or less purple-violet (rarely white), divided into 5 spathulate-subtruncate lobes that are slightly rotated clockwise with respect to the corolla ray; the fruit is a double pod (follicarium) releasing typically feathered seeds. Distribution: Central Europe and Caucasus; Italy: all regions excluding Sardinia. Altitudinal range: 0-1,300 m Habitat: hedges, walls, broad-leaved woods, especially if composed of English and Sessile Oak, from plain to mountain. Flowering time: February-April. Status: native wild. Pictures: 9, 14. Iconography: p. 113: Vinca minor L.; p. 114: Plenck (17881794, 2: 113). Vinca major L. subsp. major Greater Periwinkle Family: Apocynaceae Derivation of the genus name: Latin: vinca pervinca and vica pervica (Plinius) = Periwinkle, the classical plant name. Derivation of the species name: Latin: maior (altered in major) = bigger, in comparison with the congeneric Vinca minor (see later). Description: perennial, evergreen herb with diffuse rhizome and creeping, hanging stems, thin but tough; leaves satin dark-green, opposite, more or less leathery, with a petiole 5-11 mm long and ovate, acute to acuminate, entire blade; flowers solitary on axillary peduncles, to 3.5 cm wide, with a showy corolla reminiscent of the Oleander, more or less purple, divided into 5 spathulate-subtruncate lobes that are slightly rotated clockwise with respect to the corolla ray; the fruit is a double pod (follicarium) releasing typically feathered seeds. Distribution: Mediterranean region and neighbouring territories; Italy: all regions but Sardinia. Altitudinal range: 0-800 m Habitat: woods, hedges, walls, old gardens. Flowering time: March-May. Status: native wild; also cultivated as ornamental, especially in the past, and escaped. Pictures: 2, 12. Iconography: p. 111: Vinca major L. subsp. major; p. 112: Plenck (1788-1794, 2:114). Viola odorata L. Sweet Violet Family: Violaceae Derivation of the genus name: Latin: viŏla = Violet, Pansy, the classical plant name. Derivation of the species name: Latin: odorata = scented. Description: perennial herb with creeping stolons rooting at the nodes, originating leaf rosettes that produce flowers in the second year; leaves more or less hairy, petiolate with widely ovate, fringed stipules and kidney-shaped to ovate blade marked by a deep basal sinus and a superficially reticulate nervation; flowers scented on peduncles emerging among leaves, with a zygomorphic corolla of 5 deep, sometimes almost black violet, the lateral neared to the lower; the fruit consists of a trigonous capsule releasing small, globose, smooth seeds provided with an elaiosome to be dispersed by ants. Distribution: Mediterranean region and neighbouring territories; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-1,200 m Habitat: wood margins, hedges, meadows, walls, flowerbeds. Flowering time: February-April. Status: native wild, often cultivated and persistent in gardens. Pictures: 7, 9, 13, 14. Notes: The “Parma Violet”, cultivated especially in the past in France for perfumery and confectionery, was derived via horticultural selection from the similar Viola alba Besser subsp. dehnhardtii (Ten.) W.Becker. The plant represented in “Madonna con il Bambino e San Giovannino” (picture 7) can not be identified on certainty because damaged. Iconography: p. 115: Viola odorata L.; p. 116: Fuchs (1542: 311). Vinca minor L. Lesser Periwinkle Family: Apocynaceae Derivation of the genus name: Latin: vinca pervinca and vica pervica (Plinius) = Periwinkle, the classical plant name. Derivation of the species name: Latin: minor = smaller, in comparison with the previous species. Description: perennial, evergreen herb with diffuse rhizome and creeping, hanging stems, thin but tough; leaves dark-green, opposite, more or less leathery, with a petiole 2-4 mm long and lanceolate to ovate-lanceolate, apically obtuse, entire blade; flowers solitary on axillary Viola tricolor L. Wild Pansy Family: Violaceae Derivation of the genus name: Latin: viŏla = Violet, Pansy, the classical name of the plant. Derivation of the species name: Latin: tricolor = with 3 colours, for the corolla often variegated in yellow, violet and purple-blue. 139 Description: annual or biennial, rarely shortly perennial herb, with erect or assurgent, branched stems; leaves stipulate, crenate, the lower bearing an ovate-cordate blade shifting to a lanceolate-cuneate shape in the upper ones; flowers on erect peduncles, zygomorphic, with 5 petals, the lateral neared to the upper ones, violet, yellow or bitricolour; the fruit consists of a trigonous capsule releasing small, globose, smooth seeds provided with an elaiosome to be dispersed by ants. Distribution: native to Europe and Asia, from where it spread almost worldwide in temperate climates; Italy: Northern and Central regions. Altitudinal range: 0-2,100 m Habitat: fields, uncultivated soils, ruderal sites. Flowering time: May-July. Status: native wild, often cultivated and escaped. Pictures: 2. Notes: the commonly cultivated Garden Pansy is a fixed hybrid (Viola wittrockiana Gams) of horticultural origin, counting V. tricolor among its parent species. Iconography: p. 117: Viola tricolor L.; p. 118: Fuchs (1542: 803). Vitis vinifera L. Grape-vine Family: Vitaceae Derivation of the genus name: Latin: vitis = Grape-vine, the classical name of the plant. Derivation of the species name: Latin: vinifera = that produces wine. Description: creeping shrub or liana with bark decaying into long, fibrous straps; branches brownish, striped, provided with tendrils (inflorescences transformed in prehensile organs) consecutive on 2 nodes, opposite to leaves as the true inflorescences; leaves deciduous, with a cordate to kidney-shaped outline, divided into (3-)5-7 deep, palmate, irregularly toothed lobes; flowers in panicles, unisexual on separate individuals (dioecious plant) in the wild (subsp. silvestris Hegi), bisexual in the cultivated plant (subsp. vinifera), corolla of 5 petals united to form a bonnet falling entire at anthesis, stamens 5; the fruit (grapes) is a berry of very various size, form (spherical to oblong) and colour, depending on the cultivar; seeds pyriform, bilobed at the chalazal end. Distribution: Mediterranean area and South West Asia, cultivated almost worldwide in temperate-mediterranean climates and partially escaped; Italy: all regions. Altitudinal range: 0-800 m Habitat: Mediterranean Oak woods and maquis, often nicely hanging from rocks (wild); otherwise cultivated (vineyards), mostly on limestone soil with sunny exposure. Fruiting time: July-October. Status: native wild and extensively cultivated, grafting it on hybridogenic rootstocks of American Vitis species, the root system of which being resistant to the Phylloxera; also escaped. Pictures: 8, 9. Iconography: p. 119: Vitis vinifera L.; p. 120: Fuchs (1542: 84). 140 Ringraziamenti Crediti fotografici Gli autori ringraziano: Domenico Piraina per avere suggerito e incoraggiato questa ricerca; Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa per l’eccellente competenza messa a disposizione; Anna Peyron per aver contribuito al riconoscimento della Rosa ×damascena; Anna Alessandrello, Michela Mura, Giorgio Bardelli e Michele Zilioli per la preziosa assistenza editoriale; la Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano. Acta Plantarum (http://actaplantarum.org/) / Vito Buono: 111 / Aldo De Bastiani: 107 / Patrizia Ferrari: 63 / Franco Giordana: 119 / Melania Marchi: 59, 81 / Attilio Marzorati: 77 / Gianluca Nicolella: 51 / Nicolò Parrino: 69 / Franco Rossi: 57 / Marinella Zepigi: 55 Città del Messico, Collezione Museo Soumaya – Fundación Carlos Slim: 15 Michela Mollia: 101 Milano, © Enrico Banfi: 85 sinistra, 85 destra Magadino, San Carlo: 16 Milano, © Giovanni Gastel: 6 Milano, Gruppo Botanico Milanese / Pierfranco Arrigoni: 37, 75, 83, 113 / Giuseppe Sardi: 35, 39, 41, 47, destra, 47 sinistra, 49, 53, 61 sinistra, 61 destra, 65, 67, 71, 73 sinistra, 87 sinistra, 87 destra, 89, 91, 95 sinistra, 95 destra, 97, 99, 103, 105 destra, 105 sinistra, 109, 115, 117 / Milena Villa: 43, 45, 73 destra, 79, 93 Milano, Museo Poldi Pezzoli, tutti i diritti riservati: 17, 2728 Milano, © Museo di Storia Naturale di Milano / Archivio fotografico: 7 / Michele Zilioli: 36, 38, 40, 42, 44, 46, 48, 50, 52, 54, 56, 58, 60, 62, 64, 66, 68, 70, 72, 74, 76, 78, 80, 82, 84, 86, 88, 90, 92, 94, 96, 98, 100, 102, 104, 106, 108, 110, 112, 114, 116, 118, 120 Milano, Pinacoteca di Brera, SBSAE, su concessione del MiBAC / Mauro Magliani: 18-26 Padova, Musei Civici, Museo d’Arte Medievale e Moderna © Comune di Padova, tutti i diritti riservati: 14 Parigi, Musée Jacquemart André – Institut de France © Culturespaces-Musée Jacquemart André: 12-13 Parigi, RMN-Grand Palais (musée du Louvre) / Franck Raux: 29-30 Paolo Vandrasch: 11 Washington, National Gallery of Art: 31-32 Bibliografia Celesti-Grapow L., Alessandrini A., Arrigoni P. V., Banfi E., Bernardo L., Bovio M., Brundu G., Cagiotti M. R., Camarda I., Carli E., Conti F., Fascetti S., Galasso G., Gubellini L., La Valva V., Lucchese F., Marchiori S., Mazzola P., Peccenini S., Poldini L., Pretto F., Prosser F., Siniscalco C., Villani M. C., Viegi L., Wilhalm T. & Blasi C., 2009 – Inventory of the non-native flora of Italy. Plant Biosystems - Giornale Botanico Italiano, Firenze, 143 (2): 386-430. Conti F., Abbate G., Alessandrini A. & Blasi C. (eds.), 2005 – An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Palombi Editori, Roma. Conti F., Alessandrini A., Bacchetta G., Banfi E., Barberis G., Bartolucci F., Bernardo L., Bonacquisti S., Bouvet D., Bovio M., Brusa G., Del Guacchio E., Foggi B., Frattini S., Galasso G., Gallo L., Gangale C., Gottschlich G., Grünanger P., Gubellini L., Iiriti G., Lucarini D., Marchetti D., Moraldo B., Peruzzi L., Poldini L., Prosser F., Raffaelli M., Santangelo A., Scassellati E., Scortegagna S., Selvi F., Soldano A., Tinti D., Ubaldi D., Uzunov D. & Vidali M., 2007 – Integrazioni alla checklist della flora vascolare italiana. Nat. Vicent., Vicenza, 10 (2006): 5-74. Fuchs L., 1542 – De historia stirpium commentarii insignes, maximis impensis et vigiliis elaborati, adiectis earundem viuis plusquam quingentis imaginibus, … In officina Isingriniana, Basileae. Mattioli P. A., 1568 – I discorsi di m. Pietro Andrea Matthioli sanese, … nelli sei libri di Pedacio Discoride Anazarbeo della materia medicinale. Vincenzo Valgrisi, Venetia, 1-2. Morandi G., 1750-1751 – Plantarum icones fideliter, et accuarte ex prototypo, et earum magnitudine delineatae; … (manoscritto). Milano (Biblioteca MSNM n.i. 2858, coll. Rar A 1-11). Pignatti S., 1982 – Flora d’Italia. Edagricole, Bologna, 1-3. Plenck J. J., 1788-1794 – Icones plantarum medicinalium secundum systema linnæi digestarum, cum enumeratione virium et usus medici … Apud Rudolphum Graeffer et Soc., Viennæ, 1-6. Schlechtendal D. F. L. von, Langethal C. E., Schenk E. & Hallier E. H., 1880-1888 –Flora von Deutschland. Fr. Eugen Köhler, Gera-Untermhaus, 1-30. Spjut R. W., 1994 – A Systematic Treatment of Fruit Types. Memoirs of the New York Botanical Garden, New York, 70: 1-182. Stace C. A., 2010 – New Flora of the British Isles. 3th ed. Cambridge University Press, Cambridge. Stevens P. F., 2001, onwards – Angiosperm Phylogeny Website. <http://www.mobot.org//MOBOT/research/ APweb/> (ultima consultazione 17 ottobre 2014). 141 Glossario Il simbolo → rinvia ad altra voce contenuta nel glossario. Abassiale: relativo a un organo →laminare inserito lungo un asse, dove ne definisce la superficie rivolta verso il punto d’origine dell’asse medesimo (per le foglie si intende la pagina inferiore, rivolta al terreno). Acaule: dicesi di pianta priva di fusto, generalmente consistente in una rosetta di foglie poggiante direttamente sul terreno. Achenio: frutto (→pericarpio) secco →monospermo, →indeiscente. Adassiale: relativo a un organo →laminare inserito lungo un asse, dove ne definisce la superficie rivolta verso l’apice dell’asse medesimo (per le foglie si intende la pagina superiore, rivolta verso il cielo). Alterne: detto di foglie che si susseguono lungo i rami in modo alterno, cioè una per nodo. Alveolo: piccola infossatura. Amento: →infiorescenza del tipo →spiga, ma con asse molle, più o meno lassa e pendula. Androceo: insieme degli elementi maschili del fiore, rappresentato dagli →stami. Antera: parte superiore fertile dello →stame, costituita da due compartimenti (teche) nei quali si forma il →polline, che viene poi liberato attraverso aperture prestabilite. Apocarpico: →ovario i cui →carpelli sono liberi e indipendenti fra loro. Ascella: angolo formato dal punto d’incontro tra fusto e foglia. Ascellare: posizionato all’→ascella di una foglia. Bacca: frutto (→pericarpio) carnoso contenente 1-molti semi privi di guscio legnoso. Bilabiata: formata da 2 labbri, inferiore e superiore. Bilobato (bilobo): diviso in 2 lobi. Bipennata (bipinnata): foglia o →fronda (felci) divisa in due ordini di incisioni. Bipennatosetta: come sopra, con incisioni raggiungenti il nervo mediano Bisessuale: fiore provvisto di →stami e →pistilli, entrambi funzionali. Brattea: foglia ridotta in dimensioni o modificata nella forma e nel colore, inserita alla base di un fiore o di un’→infiorescenza. Bratteale: riferito a →brattea. Bulbo: fusto raccorciato, di norma sotterraneo, variamente ingrossato da abbondante tessuto di riserva (parenchima), che consente alla pianta una quiescenza più o meno prolungata nella stagione avversa, con successiva immediata ripresa nella stagione favorevole. Calatide (impropriamente →capolino): →infiorescenza “personalizzata”, costituita da un asse (→peduncolo) che alla sommità si allarga in una sorta di bottone o disco (→ricettacolo) provvisto di fossette (→alveoli), in ciascuna delle quali è ospitato un fiore; i fiori, di norma, presentano aspetto e funzione differenti, a seconda che si trovino in periferia (fiori del raggio) o verso il centro (fiori del disco). Di norma i primi, detti →ligule, hanno →corolla asimmetrica, svasata e allungata verso l’esterno, simulante un singolo →petalo, mentre i secondi presentano →corolla regolare, tubulosa, a 5 denti o lobi; spesso i fiori del raggio sono →unisessuali (femminili o maschili) e quelli del disco →bisessuali, oppure sono presenti tutte e tre le categorie sessuali: femminili, maschili e →bisessuali. Calazale: in corrispondenza della calaza, cioè all’estremità →prossimale dell’→ovulo, dove quest’ultimo si connette (placenta) alla parete interna dell’→ovario tramite un corto pedicello (funicolo). 142 Calice: nel fiore, involucro (→verticillo) esterno del →perianzio, costituito dai →sepali in numero vario, liberi fra loro o variamente saldati per i margini, di norma verdi, a volte particolarmente sviluppati e colorati in sostituzione della →corolla mancante. Capolino: differisce dalla →calatide in quanto →infiorescenza “non personalizzata”, cioè con fiori tutti uguali fra loro, regolari, →bisessuali o →unisessuali. Capsula: frutto secco →deiscente. Carpello: “foglia” fertile recante gli →ovuli e costituente l’→ovario, da sola (→ovario →monocarpico) o, molto più spesso, con altre (→ovario →policarpico) con cui è saldata lungo i margini a racchiudere la cavità interna dell’→ovario (detto →sincarpico), talvolta invece libera e indipendente assieme alle altre (→ovario →apocarpico), ciascuna con il/i proprio/i →ovulo/i. Cespitoso: →habitus di una pianta che sviluppa fusti numerosi tra loro simili, confluenti alla base (manca un fusto principale). Cima: →infiorescenza semplice o composta, con divisioni che si dipartono a differenti altezze lungo l’asse principale, il quale è più breve, almeno, delle ramificazioni inferiori. Cinorrodio: tipo di →pometo caratteristico delle rose, che consiste di un →ricettacolo carnoso e colorato contenente i →frutticini, nocette legnose più o meno affusolate e spigolose, immerse in una “paglia” di sottili setole aghiformi e penetranti. Cìpsela: frutto (→pericarpio + accessori del fiore) secco →indeiscente, provvisto all’apice di una coroncina di squame o più spesso di un “paracadute” di peli detto →pappo; entrambe le strutture derivano dalla trasformazione del →calice, che avviene dopo l’impollinazione e abilita il frutto a farsi trasportare da vettori esterni (animali, vento ecc.). Circumscissile: detto di →capsula che si apre grazie a una linea di rottura circolare determinante a maturità il distacco della parte superiore (opercolo), con liberazione dei semi. Cono: nelle gimnosperme (pini, cipressi e simili), struttura riproduttiva fatta di squame recanti gli →ovuli (cono femminile, ovulifero o seminifero) oppure le →sacche polliniche (cono maschile o pollinifero). Cordata: a forma di cuore, cioè a contorno più o meno ovoidale-arrotondato, con un’incisione o insenatura basale. Corolla: nel fiore, involucro (→verticillo) posizionato all’interno del →calice, costituito dai →petali, spesso vistosi e colorati, ma talora ridotti o anche mancanti del tutto; questi possono presentarsi liberi fra loro o saldati per i margini a vario grado, fino a formare un →lembo discoidale, lobato, campanulato, tubolare ecc.; possono essere uguali fra loro e la corolla è di conseguenza →radiosimmetrica oppure disuguali a coppie e/o singolarmente, determinando una corolla →monosimmetrica. Ai →petali è demandato, in generale, il “trompe l’oeil” visivo per gli animali impollinatori. Crenato (e crenulato): dicesi del margine di un organo con incisioni regolari arrotondate. Cultigena: pianta inesistente in natura, originatasi attraverso la messa in coltura e la selezione (domesticazione) di una specie selvatica. Cultivar: abbreviazione convenzionale di cultivated variety, indicante una variante →cultigena. Cuneato: organo →laminare (di solito foglia) con base acuta, ristretta a cuneo. Deiscente: che si apre a maturità. Dentato: dicesi del margine di un organo →laminare (foglia, →brattea, →lembo) provvisto di denti. Denticida: →capsula che a maturità si apre attraverso denti apicali. Denticolato: minutamente →dentato. 143 Dioica: dicesi di pianta in cui ogni individuo porta organi riproduttivi di un solo sesso (maschile o femminile); il termine può essere applicato anche ai fiori, nel senso sopra indicato. Disseminulo: unità di dispersione (o disseminazione) di origine fiorale, mediatrice finale del contatto fra la plantula contenuta nel seme e il terreno, rappresentata dal seme stesso (per es. il vinacciolo dell’uva), dal →pericarpio che lo contiene (per es.: i “semi” della lattuga e del girasole) o da una struttura più o meno complessa, di qualsiasi origine, allegata al seme (parti di →pericarpio, →pericarpio accompagnato da →ricettacolo, →calice, →brattee, →peduncolo ecc.), specializzata nella dispersione mediante l’aria, l’acqua, gli animali ecc.; un disseminulo può veicolare da 1 a molti semi. Distale (apicale): qualifica della posizione di un punto sito all’estremità lontana (apice) di un organo rispetto al suo punto di attacco. Distico: in due file. Drupa: frutto (→pericarpio) carnoso contenente 1-molti semi racchiusi ciascuno in un guscio legnoso (nòcciolo) derivato dall’→endocarpo. Elaiosoma: appendice di natura lipidica (grassa) presente sulla →testa di certi piccoli semi, appetita dalle formiche, le quali provvedono quindi alla dispersione (mirmecocoria). Endocarpo: strato più interno del →pericarpo, nella →drupa lignificato, con funzione di →disseminulo. Epicalice: →calice supplementare di origine →bratteale, posizionato esternamente al →calice normale e costituito anch’esso di segmenti (episepali). Esperidio: frutto (→pericarpio) carnoso dove i semi si trovano compartimentati in setti o “spicchi” formati dall’→endocarpo. Fauce: nelle →corolle in cui si distinguono tubo e →lembo identifica il restringimento centrale, spesso diversamente colorato o provvisto di peli, squame, papille, e comunque di aspetto differente dal resto della →corolla. Filamento: pedicello che sorregge l’→antera, di lunghezza e spessore estremamente vari, a volte mancante (→antera →sessile). Fronda: termine applicato in senso ristretto alla “foglia” delle felci, in senso ampio all’insieme, anche parziale, di foglie e rami di una chioma. Frutticino: →disseminulo derivato da un →carpello contenente uno o più →ovuli, proveniente a sua volta da un →ovario →policarpico, come la mora di rovo, oppure da un →frutto multiplo, come la mora di gelso. Frutto multiplo: dicesi di un frutto derivato interamente da un’→infiorescenza (per es. la mora di gelso), formato dall’agglomerazione dei →frutticini prodotti singolarmente da ciascuno dei fiori che compongono l’→infiorescenza. Gineceo: l’insieme degli elementi femminili di un fiore, rappresentato da 1-molti →pistilli. Glabro: senza peli. Glaucescente: quasi →glauco. Glauco: di colore grigio-azzurro. Globoso: tondeggiante, subsferico. Glomerulo: →infiorescenza →globosa, costituita da fiori numerosi e ravvicinati, dotati di brevi →peduncoli confluenti su un attacco comune. Guaina: espansione basale di certe foglie, spesso abbracciante il fusto fino al relativo nodo. Guainante: tendente a formare una →guaina, avvolgente. Habitus: insieme di forma, portamento, altezza, colore, ramificazione, tessitura fogliare e tutto quanto conferisce il look caratteristico di una specie. Ibrido: prodotto dell’→incrocio fra due specie; di regola presenta sterilità parziale o totale. 144 Ibridogenico: di origine →ibrida. Incrocio: prodotto della fecondazione di una pianta da parte del →polline di una pianta geneticamente distinta. Se i genitori afferiscono a specie distinte, si parla di →ibrido. Indeiscente: che non si apre a maturità. Indusio: appendice membranosa più o meno sviluppata a protezione dei →sori nelle felci. Infiorescenza: raggruppamento funzionale di fiori con grado di organizzazione più o meno complesso, che spazia dal semplice ravvicinamento di pochi elementi (fiori in apparenza solitari possono spesso interpretarsi come infiorescenze ridotte a un singolo fiore) a strutture “personalizzate” e complesse, come la →calatide della margherita; nella configurazione delle infiorescenze entrano a vario titolo le →brattee, che possono contribuire in modo essenziale al richiamo visivo degli impollinatori. Infruttescenza: →infiorescenza in fase fruttifera. Lamina: la porzione →distale della foglia (della →fronda nelle felci), di norma espansa e appiattita, sede principale della fotosintesi, della traspirazione e degli scambi gassosi con l’atmosfera (CO2, O2). Laminare: dicesi di organo appiattito, di norma membranoso. Lanceolata: allungata a forma di lancetta. Latifoglie: termine globalmente indicativo delle piante a foglia larga, in contrapposizione a quelle con foglia ad ago (aghifoglie); impiegato per descrivere la vegetazione, specialmente in rapporto al clima. Lembo: porzione →distale espansa di un →petalo (in contrapposizione a →unghia, base sottile di attacco del →petalo); nel caso delle →corolle →simpetale designa la porzione espansa al di sopra della →fauce. Lemma: squama che sottende ogni fiore nella →spighetta delle graminacee. Ligula: a parte il caso delle graminacee, questo termine si applica a un tipo di fiore che compone la →calatide delle Asteraceae (margherita, cicoria e simili), il quale presenta una →corolla tubolare, svasata e aperta per il lungo, con 4-5 denti più o meno sviluppati all’apice, che funziona da “petalo” per il richiamo visivo degli impollinatori. Lineare: detto di organo appiattito o foglia dal contorno lungo e stretto, con i margini paralleli, convergenti solo all’apice. Loculicida: →capsula che si apre lungo le nervature mediane dei →carpelli originali; i margini fusi di questi ultimi, nella →capsula, sono identificabili lungo la linea mediana delle →valve, in corrispondenza dell’ attacco dei semi (placente). Mericarpo: porzione →monosperma (unità) di un frutto →schizocarpico. Mesofilo: riferito a vegetazione o a singola specie vegetale che predilige temperature e piovosità intermedie fra condizioni di clima alpino e mediterraneo. Monocarpico: →ovario costituito da un solo →carpello. Monocarpo: →frutticino consistente in un solo →carpello di un →ovario →sincarpico nel quale i →carpelli, alla fine, si separano fra loro. Monoica: pianta portante individualmente fiori →unisessuali di entrambi i sessi; il termine può essere applicato anche ai fiori nel senso sopra indicato. Monosimmetrica: →corolla divisibile in due metà speculari lungo un solo piano (per es. bocca di leone, salvia, pisello ecc.). Monospermo: contenente un solo seme. Nettare: secrezione zuccherina offerta come nutrimento all’impollinatore quale compenso del suo “servizio”. Nettario: tessuto variamente organizzato per la secrezione del →nettare, di norma presente all’interno della →corolla o sul →ricettacolo. 145 Obcordato: a forma di cuore rovesciato, vale a dire con la base in posizione →distale. Oblanceolato: dicesi di organo oltre 2 volte più lungo che largo, con la massima larghezza nella metà →distale. Oblineare: come alla voce precedente, ma ancora più stretto e allungato, con margini lungamente paralleli nella porzione →prossimale. Obovato: dicesi di organo fino a 2 volte più lungo che largo, con la massima larghezza nella metà →distale. Opposte: detto di foglie appaiate e divergenti a ogni nodo lungo i rami. Orbicolare: di forma rotonda. Ovario: sede di formazione degli →ovuli, al centro del fiore, costituita da più →carpelli, raramente uno solo, saldati tra loro per i margini o racchiusi indipendentemente su sé stessi; dopo l’impollinazione e la fecondazione degli →ovuli, l’ovario si accresce e si trasforma in frutto. Ovato: dicesi di organo a contorno ovoidale, fino a 2 volte più lungo che largo, con larghezza massima nella metà →prossimale. Ovulo: organo contenente i gameti femminili, che dopo la fecondazione si trasforma in seme. Pannocchia: →infiorescenza simile alla →cima, ma con asse principale più lungo delle sue ramificazioni. Pappo: il →calice del fiore di molte Asteraceae e piante di altre famiglie, il quale, a fecondazione ultimata, si accresce trasformandosi in una sorta di paracadute inserito all’apice del frutto, atto a garantire la dispersione tramite il vento (tipo soffione). Patente: dicesi di organo divergente a 90° dall’asse sul quale è inserito. Peduncolo: il “rametto” su cui si inserisce il fiore; può anche mancare completamente (fiore →sessile). Pennata (pinnata): dicesi di →lamina a contorno allungato. Pennatifida (pinnatifida): →lamina →pennata, con incisioni laterali raggiungenti in profondità la metà della →semilamina. Pennatopartita: →lamina →pennata con incisioni laterali che oltrepassano in profondità la metà della →semilamina, ma non raggiungono la nervatura centrale. Pennatosetta: →lamina →pennata con incisioni laterali raggiungenti o quasi in profondità la nervatura centrale. Perianzio: involucro fiorale costituito da →calice e →corolla. Pericarpio: il frutto “nudo”, quando cioè proviene dalla trasformazione del solo →gineceo fecondato, senza strutture extra-pistillari accessorie. Pericarpo: nel frutto, l’insieme degli involucri (“buccia”, “polpa”, “guscio” ecc.), che circondano i semi. Perigonio: →perianzio nel quale non si distinguono →calice e →corolla, fatto di elementi tutti uguali o quasi fra loro (→tepali). Petalo: elemento costitutivo della →corolla. Petaloideo: simile a un →petalo nell’aspetto. Picciolato: dotato di →picciolo. Picciolo: “rametto” che connette la foglia al suo ramo e si prolunga nella nervatura mediana della stessa; può anche mancare (foglia →sessile). Pinna: nella →fronda di una felce, una divisione di primo ordine della →lamina. Pinnula: nella →fronda di una felce, una divisione di secondo ordine della →lamina. Pistillo: parte femminile del fiore, consistente di →ovario, →stilo e →stigma (o stimma). Policarpico: →ovario genericamente costituito da più →carpelli. 146 Polline: insieme dei granuli contenenti i gameti maschili, che feconderanno i gameti femminili contenuti negli →ovuli. Pometo: →frutto multiplo discocarpo (Spjut, 1994), vale a dire struttura seminifera, secca o carnosa, derivata da un →ricettacolo cavo ospitante al suo interno un →ovario →apocarpico, che dopo l’impollinazione s’ingrossa diventando un contenitore di →frutticini →monospermi con funzione di →disseminuli. Pomo: frutto tradizionalmente annoverato tra i “falsi frutti” in quanto costituito da un involucro carnoso di origine extra-pistillare (→ricettacolo ingrossato) racchiudente un frutto secco →indeiscente (torsolo), all’interno del quale sono alloggiati i semi. Prossimale (basale): dicesi della parte di un organo vicina al suo punto di inserzione. Pubescente: rivestito di breve peluria. Racemo: →infiorescenza i cui fiori si inseriscono sull’asse principale ciascuno con un proprio →peduncolo. Rachide: asse di un’→infiorescenza, di una foglia ecc. Radiosimmetrica: →corolla divisibile in due metà speculari secondo 3-infiniti piani radiali (per es. ranuncolo, giglio, campanula ecc.). Reniforme: a forma di rene (arrotondato e rientrante da un lato). Resta: nella →spighetta di certe graminacee, setola di lunghezza e spessore vari (fino a 360×3 mm); può essere inserita all’apice del →lemma o sul dorso di quest’ultimo ad altezze diverse e può caratterizzare anche altre parti della →spighetta; la sua funzione è facilitare la dispersione e l’interramento del →disseminulo. Ricettacolo: espansione apicale del →peduncolo, sulla quale si inseriscono i diversi pezzi fiorali (fiore semplice) oppure numerosi fiori (→infiorescenza), spesso direttamente coinvolta nella formazione di un frutto semplice o di un →frutto multiplo; la superficie di attacco dei fiori può essere piana, convessa, clavata o, viceversa, concava se non addirittura insaccata nel →peduncolo stesso a delimitare una cavità chiusa (ipanzio), come nella rosa. Riflesso: ripiegato. Ritidoma: ricoprimento esterno di sughero, detto impropriamente corteccia, che il fusto produce a protezione dei tessuti vivi sottostanti; spessore e aspetto variano con l’invecchiamento del fusto, che aumentando in diametro costringe gli strati più esterni a lacerarsi nei modi più vari e a distaccarsi sotto forma di placche o scaglie. Rizoma: fusto di norma sotterraneo, indiviso o ramificato, ad allungamento orizzontale, più o meno carnoso, con funzione di riserva (amido); emette radici verso il basso, mentre dai nodi emergono foglie e →scapi fioriferi, oppure normali fusti aerei di durata stagionale. Rosulato: con le foglie disposte in rosetta. Rotata: →corolla →simpetala a →lembo piano. Sacca pollinica: nei →coni maschili delle gimnosperme, il contenitore (vedi anche →antera) in cui matura il →polline; le sacche polliniche si trovano in numero da 2 a molte sulla faccia →abassiale delle squame dei →coni maschili. Scapo: asse fiorifero, simile a un fusto, caratteristico delle piante →acauli o con fusto sotterraneo. Schizocarpo: frutto derivato da un →ovario →sincarpico, che a maturità si divide nei suoi →carpelli originali (→monocarpi). Semilamina: la porzione longitudinale di una →lamina fogliare compresa tra il margine e la nervatura centrale. Sepali: i segmenti, di norma verdi, che formano l’involucro più esterno del fiore (→calice); possono essere liberi fra loro o variamente saldati a coppa, tubo ecc. Sessile: privo di →picciolo (foglia), di →peduncolo (fiore, →infiorescenza) o di →filamento (→antera). 147 Sezione (sect.): gruppo formale di specie appartenenti a un genere definito (indicatore infragenerico di rango). Simpetala: →corolla con i →petali saldati solo in parte o completamente per i margini. Sincarpico: detto di →ovario costituito da più →carpelli fra loro saldati per i margini. Soro: nelle felci, gruppo circoscritto di →sporangi, dal contorno arrotondato, ellittico, oblungo, →lineare ecc., di norma presente in numero elevato sulla superficie →abassiale delle →fronde fertili. Spiga: →infiorescenza costituita da un asse rigido sul quale sono inseriti i fiori. Spighetta: →infiorescenza unitaria delle graminacee, consistente in un asse articolato (rachilla) sui cui segmenti, in due file alterne, sono inseriti fiori privi di →perianzio e involucrati da 2 squame specializzate (→lemma e palea). Spora: nelle felci, unità microscopica di dispersione della pianta, con funzione analoga a quella di un seme, ma non omologa a quest’ultimo. Sporangio: nelle felci, corpuscolo microscopico nel quale si formano le →spore, che a maturità fuoriescono attraverso un’apertura prestabilita grazie alla contrazione di un ispessimento anulare detto annulus. Stame: foglia fertile maschile profondamente trasformata in organo fiorale produttore di →polline; di norma è costituito da un →filamento che sorregge un’→antera, quest’ultima fissa o variamente mobile, adeguata, nella strategia di ogni specie, a rilasciare il →polline maturo nell’aria o sul corpo degli animali impollinatori. Stigma (stimma): l’apice dello →stilo (o dell’→ovario, in assenza di →stilo), sulla cui superficie finemente papillosa aderiscono e germinano i granuli di →polline. Stilo: prolungamento terminale dell’→ovario, di lunghezza estremamente varia o assente, all’apice espanso a formare lo →stigma. Stipola: piccola foglia accessoria alla base del →picciolo. Stolone: sottile fusto strisciante sulla superficie del suolo o anche sotterraneo, capace di emettere radici in corrispondenza dei nodi, producendo nuove piantine. Subcordato: di forma quasi →cordata. Subgloboso: di forma quasi sferica. Tepalo: nei fiori in cui non si distingue il →calice dalla →corolla (es. giglio), si riconosce un solo involucro (→perigonio) costituito, appunto, dai tepali. Termofilo: riferito a vegetazione o a singola specie vegetale allignante di norma nella fascia collinare (querceti decidui), fino al contatto con la fascia mediterranea (querceti sempreverdi). Testa: rivestimento esterno (tegumento) del seme, generalmente formato da più strati. Trifoliolata: foglia composta di 3 foglioline. Trigono: a sezione triangolare. Trilobato (trilobo): a tre lobi. Tubero: ingrossamento sotterraneo di una radice, di forma perlopiù indefinita, con funzione di riserva (amido) legata alla produzione di gemme quiescenti, che in condizioni favorevoli si attivano formando nuove piante. Tunica: membrana del rivestimento esterno di un →bulbo. Turionante: che produce nuovi getti (turioni) dalle radici o dalla base del tronco. Umbelliforme: a forma di ombrella. Unghia: porzione →prossimale del →petalo, di norma assottigliata e appuntita, con cui lo stesso si inserisce sul →ricettacolo. Unisessuale: fiore dotato di solo →gineceo o →androceo. Valva: una delle porzioni nelle quali si apre un frutto →deiscente. Verticillastro: →glomerulo di fiori disposto a manicotto attorno ai nodi dell’→infiorescenza nelle Lamiaceae, simile a un →verticillo. Verticillo: gruppo di tre o più foglie o fiori disposti sullo stesso piano attorno a un asse. Zigomorfo: dicesi di fiore (o →corolla) →monosimmetrico. 148 Indice analitico Acoraceae acoro Acorus calamus agnocasto Ajuga reptans Alder alloro Alpine Sowbread Amaryllidaceae Angular Solomon’s-seal Anthemideae Apocynaceae Apple aquilegia Aquilegia Aquilegia atrata Aquilegia vulgaris gr. Aquilegia vulgaris s.l. arancia amara arancio arancio amaro Arecaceae arnoglossa Asparagaceae Aspen Aspleniaceae asplenio asplenio tricomane Asplenium ceterach Asplenium ruta-muraria subsp. ruta-muraria Asplenium sp. Asplenium trichomanes s.l. Asplenium trichomanes subsp. quadrivalens Asteraceae Asteroideae Athyriaceae Athyrium filix-femina Bay Beech Betulaceae betulla Birch Bitter Orange Black-poplar bocca di leone 69, 133 69 69, 133 6 13, 35, 129 125 73 131 83, 135 136 10, 126 111, 113, 139 124, 134 5, 37 123 37, 129 37, 129 24, 32, 37, 129 51 51 51 85, 135 87 33, 91, 127, 136 125, 136, 137 39, 41, 129 39 41 39, 41, 129 39, 129 22, 39, 129 13, 30, 41, 129 39, 41, 129 10, 105, 126, 138, 145, 146 10, 126 43, 129 28, 43, 129, 130 134 130, 131, 132, 136 47, 130 47 130 131 137 145 Brachypodium sylvaticum Bugle bugula Burning Bush Buttercup caglio tirolese caglio vero camedrio camedrio azzurro campanula Carnation carpino bianco Carpinus betulus Caryophyllaceae castagna cedro cedro del Libano Cedrus Cedrus libani cefalantera maggiore Cephalanthera longifolia Chasteberry chestnut Chrysanthemum carinatum ciclamino ciclamino delle Alpi cicoria cinquenervi cipresso cipresso comune Citron Citrus Citrus ×aurantium Citrus maxima Citrus reticulata Citrus Tree coltellacci Columbine Common Mallow Compositae Crab Apple Cupressaceae Cupressus sempervirens 45, 130 129 35 136 137 65 65 109 109 147 132 47 14, 22, 47, 130 57, 81, 131, 135 61 51 51 51, 131 51, 131 49 13, 49, 130 124 132 10, 126 55 55 145 87, 89 33, 53, 143 53 131 51, 131 17, 51, 131 51, 131 51, 131 131 69 5, 123, 129 134 105, 138 134 53, 131 11, 13, 26, 53, 131 Cyclamen purpurascens subsp. 32, 33, 55, purpurascens 127, 131 Cypress 127, 131 Daffodil 125 daisy 126 Damask Rose 137 Dandelion 138 date 135 Date Palm 135 149 dattero 85 dente di cane 59 Dianthus 57, 131 Dianthus sylvestris subsp. sylvestris 22, 57, 131, 132 Dictamnus albus 91, 136 dittamo 91 Dog’s-tooth-violet 132 Dryopteris filix-mas 43, 130 edera 67 edera terrestre 5, 67 Elder 130 elleboro 107 elleboro bianco 107 ellera terrestre 67 Elm 125 English Oak 130, 137, 139 erba di San Lorenzo 35 erba trinità 117 Erythronium dens-canis 22, 59, 132 Fagaceae 61, 97, 132, 137 faggio comune 61 faggiola 61 Fagus sylvatica subsp. sylvatica 31, 61, 132 falsa liquerizia 93 falsa ortica macchiata 71 False Brome 130 farnia 97, 113 felce dolce 93 felce femmina 43 felce maschio 43 Fir 132 Fleawort 135, 136 Fragaria ×ananassa 63, 132 Fragaria vesca subsp. vesca 13, 19, 26, 63, 132 fragola 63 fragola coltivata 63 fragola di bosco 63 frassinella 91 Galium 65, 133 Galium mollugo subsp. mollugo 32, 65, 132, 133 Galium verum 65, 133 Garden Pansy 140 Garden Strawberry 132 garofanino selvatico 57 garofano 57 garofano dei fioristi 57 garofano di riviera 57 Germander Speedwell 138 giaggiolo 69 giaggiolo acquatico 69 150 giaggiolo puzzolente giglio giglio bianco giglio di Sant’Antonio ginepro girasole Glechoma hederacea Gramineae grapes Grape-vine Greater Periwinkle Greater Plantain Ground-ivy Hedge Bedstraw Hellebore Helleborus Hornbeam insalata matta Iridaceae Iris Iris foetidissima Iris pseudacorus Ismelia carinata Italian Cypress iva comune Ivy Juniperus virginiana Labiatae 69 75, 147, 148 75 75 51 144 13, 30, 67, 133 45, 130 140 124, 140 139 136 124, 133 132 138 107, 138 125, 130 105 69, 133 133 69, 133 30, 69, 133 10, 126 131 35 133 131 35, 67, 71, 129, 133 Lady’s Bedstraw 133 Lady-fern 129 Lamiaceae 35, 67, 71, 109, 129, 133, 138, 148 Lamium maculatum 22, 71, 133, 134 lattuga 144 Lauraceae 73, 134 Laurel 134 lauro 73 Laurus nobilis 13, 17, 73, 134 Lebanon Cedar 131 Lemon 131 Lesser Periwinkle 139 Liliaceae 59, 75, 132, 134 Lilium candidum L. 11, 17, 75, 134 Lily 134 limone 51 lingua di cane 87 Lobelius’s False-helleborine 138 Madonna-eyes 139 Madonna Lily 134 Maidenhair Spleenwort 129 Male-fern 130 Mallow Malus pumila Malus sieversii Malus sylvestris malva selvatica Malva sylvestris subsp. sylvestris Malvaceae mandarino margherita mela melangolo Melanthiaceae melo melo comune melo selvatico melo selvatico asiatico Mentha pulegium milzadella Moehringia muscosa Molluginaceae Mollugo mora di gelso mora di rovo Moss Sandwort muschio fiorito Myrsinaceae Myrsinoideae narciso narciso selvatico Narcissus poëticus Narrow-leaved Helleborine Nolinoideae Oak occhi della Madonna Oleander oleandro Olive olivo olmo ontano Orange Orchidaceae paléo silvestre palma da dattero Palmae Pansy Parma Violet Pedunculate Oak Pennyroyal pensée Periwinkle 134 24, 77, 134 77, 134 77, 134 79 22, 79, 134, 135 79, 134 51 10, 145 77 51 107, 138 6 77 77 77 67, 133 71 30, 81, 135 65, 133 65, 133 144 144 135 81 33, 55, 127, 131 55, 131 9 83 32, 83, 135 130 91, 136 125, 130, 136, 137, 138, 140 109 139 111, 113 134 73 9 9 131 49, 130 45 85 85, 135 139 139 137 133 117 125, 139 pervinca pervinca comune pervinca maggiore pervinca minore Pheasant’s-eye Daffodil Phoenix Phoenix canariensis Phoenix dactylifera piantaggine piantaggine femmina piantaggine lanciola piantaggine maggiore piantaggine minore Pinaceae Pine pino Pink pioppo pioppo nero pioppo tremolo piscialetto pisello Plantaginaceae 9, 111, 113 113 111 111, 113 135 85, 135 85, 135 15, 16, 85, 135 87, 89 87 87 89 87 51, 131 132 143 131 9, 95 95 95 105 145 87, 89, 109, 135, 136, 138 Plantago lanceolata 22, 87, 135, 136 Plantago major 22, 89, 136 Plantain 135, 136 Poaceae 45, 130 Polygonatum 91, 136 Polygonatum multiflorum 19, 22, 33, 91, 127, 136 Polygonatum odoratum 91, 136 Polypodiaceae 93, 136 Polypodium vulgare 28, 93, 136 Polypody 136 Pomelo 131 pomelo 51 Poplar 125, 136 Populus 95, 137 Populus nigra 17, 95, 137 Populus sp. 95, 136 Populus tremula 17, 95, 137 Primulaceae 33, 55, 127, 131 puleggio 67 quercia 97, 109 Quercus robur 97, 130, 137 Quercus sp. 22, 97, 137 ranuncolo 99, 147 Ranunculaceae 37, 99, 107, 129, 137, 138 Ranunculus acris subsp. acris 99, 137 Ranunculus sp. 19, 32, 99, 137 Red-cedar 131 151 Ribwort Plantain rosa Rosa ×damascena rosa di Damasco Rosa gallica Rosa moschata Rosaceae 135 143, 147 24, 101, 137 101 101, 137 101, 137 63, 77, 101, 132, 134, 137 rovere 113 Rubiaceae 65, 132 Ruscaceae 33, 91, 127, 136 Rutaceae 51, 91, 131, 136 Salicaceae 95, 103, 136, 138 salice 9, 103 salice bianco 103 salice comune 103 Salix alba 11, 26, 103, 138 salvia 145 Sessile Oak 139 Seville Orange 131 Shaddock 131 sigillo di Salomone 91 sigillo di Salomone maggiore 91 soffione 105 Solomon’s-seal 136 Sowbread 131 spadone 69 Spearwort 137 Spleenwort 129 Spotted Dead-nettle 133 Spruce 132, 136 strawberry 132 Strinking Iris 133 suocera e nuora 117 Sweet-flag 133 Sweet Violet 139 Tangerine 131 tarassaco comune 105 Taraxacum 105, 138 Taraxacum officinale aggr. 105, 138 Taraxacum sect. Taraxacum 13, 22, 105, 138 Teucrium chamaedrys 109, 138 uva 119, 144 veratro 107 Veratrum lobelianum 30, 107, 138 Veronica 109, 138 Veronica chamaedrys subsp. 13, 109, chamaedrys 138, 139 Veronica persica 109, 139 152 Vinca major subsp. major 13, 28, 111, 139 Vinca minor 19, 22, 32, 111, 113, 139 viola 115, 117 Viola alba subsp. dehnhardtii 115, 139 viola del pensiero 117 viola del pensiero coltivata 117 viola mammola 115 Viola odorata 19, 22, 30, 115, 139 Viola tricolor 13, 117, 139, 140 Viola wittrockiana 117, 140 Violaceae 115, 117, 139 Violet 139 violetta di Parma 115 Vitaceae 119, 140 vite 6, 119 Vitex agnus-castus 6, 124 Vitis 140 Vitis vinifera 20, 22, 119, 140 Vitis vinifera subsp. silvestris 119, 140 Vitis vinifera subsp. vinifera 119, 140 Wall Germander 138 Water-crowfoot 137 White Willow 138 Wild Pansy 139 Wild Strawberry 132 Willow 125, 138 Wood Pink 131 Yellow Iris 133 zagara 51