NATURA 104 2 2014.indd - Istituto Comprensivo di Trescore

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DICEMBRE 2014
NATURA
VOLUME 104 - FASCICOLO 2
Gabriele Galasso & Enrico Banfi
Flora dipinta
Elementi botanici nell’arte
di Bernardino Luini
Milano, Dicembre 2014 - Volume 104 - Fascicolo 2
Società Italiana di Scienze Naturali
Museo Civico di Storia Naturale di Milano
Civico Planetario “Ulrico Hoepli”
Acquario Civico di Milano
ISSN 0369-6243
Natura, rivista di scienze naturali fondata nel 1909, esce in fascicoli illustrati
destinati a contenere articoli originali di divulgazione scientifica.
La rivista è distribuita gratuitamente ai Soci della Società Italiana di Scienze
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promuovere la conoscenza delle discipline naturalistiche. La Società pubblica
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Civico di Storia Naturale in Milano, Rivista Italiana di Ornitologia, nonché
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© 2014 Società Italiana di Scienze Naturali e
Museo Civico di Storia Naturale
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In copertina: Bernardino Luini
Madonna con il Bambino (Madonna del roseto)
1516-1517
tavola – cm 70 x 63
particolare
Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 331
Autorizzazione 1112 Tribunale di Milano del 3 febbraio 1949
Spedizione in Abbonamento Postale 50% Milano
Finito di stampare il mese di Dicembre 2014.
Stampa: Litografia Solari, Via Lambro 7/15, Peschiera Borromeo (Milano)
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Carlo Biancardi
Marco Ferrari
Giulia Poma
Carlo Violani
Michele Zilioli
Membro di diritto: Domenico Piraina
Revisori dei conti: Teresita Liso
Federico Oriani
Gabriele Galasso & Enrico Banfi
Flora dipinta
Elementi botanici nell’arte
di Bernardino Luini
Presentazione
Domenico Piraina
Introduzione
Giovanni Agosti & Jacopo Stoppa
INDICE
Presentazione
Domenico Piraina .................................................................................... Pag
3
Introduzione
Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa ............................................................. Pag.
5
Elementi botanici nell’arte di Bernardino Luini ................................ Pag.
9
Schede botaniche ................................................................................... Pag.
33
Foreword
Domenico Piraina .................................................................................... Pag. 121
Introduction
Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa ............................................................. Pag. 123
Botanical motifs in the art of Bernardino Luini ................................. Pag. 125
Plant Sheets ............................................................................................ Pag. 127
Ringraziamenti ...................................................................................... Pag. 141
Bibliografia ............................................................................................. Pag. 141
Crediti fotografici .................................................................................. Pag. 141
Glossario ................................................................................................. Pag. 142
Indice analitico ....................................................................................... Pag. 149
Gabriele Galasso: Sezione di Botanica, Museo di Storia Naturale di Milano,
Corso Venezia 55, 20121 Milano, Italia.
e-mail: [email protected]
Enrico Banfi: Sezione di Botanica, Museo di Storia Naturale di Milano,
Corso Venezia 55, 20121 Milano, Italia.
e-mail: [email protected]
© 2014 Società Italiana di Scienze Naturali e
Museo Civico di Storia Naturale di Milano
Impaginazione: Michela Mura - Stampa: Tipografia Solari, Peschiera Borromeo - Dicembre 2014
Nella scorsa primavera, Palazzo Reale ha dedicato un’ampia retrospettiva a
Bernardino Luini, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa.
Durante l’allestimento della mostra, momento caratterizzato da una vitale frenesia
causata, come è naturale che accada, dalla necessità di affrontare piccoli e grandi
imprevisti, pochi addetti ai lavori hanno il fantastico privilegio di potere osservare
le opere a distanza ravvicinata anche con l’ausilio di strumenti di ingrandimento
perché ogni opera deve essere attentamente esaminata per verificarne lo stato
di conservazione prima di essere esposta. In quei momenti la nostra curiosità
intellettuale ci ha stimolato a voler conoscere con maggiore precisione, oltre alle
vicende più strettamente storico-artistiche e collezionistiche delle opere per le quali
avevamo due ottimi “Virgili” come Agosti e Stoppa, anche le piante e i fiori che
apparivano nei dipinti del Luini.
D’altronde l’immagine guida che avevamo scelto per la mostra era la Madonna
con il Bambino, più conosciuta come “Madonna del roseto” di proprietà della
Pinacoteca di Brera.
Forse a causa di quella curiosità e di questa scelta comunicativa, cominciò a
prendere corpo l’idea di dedicare uno studio agli elementi floreali presenti in alcune
opere del Luini.
Il passaggio dall’idea al progetto è stato piuttosto rapido per la convergenza di
alcuni fattori: la felice intuizione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di
Milano di collocare sotto la responsabilità di un’unica direzione la produzione
delle mostre e la gestione dei civici istituti scientifici, con l’obiettivo di allargare
percorsi condivisi tra arte e scienza; la pluriennale e feconda esperienza del Museo
di Storia Naturale di Milano nella pubblicazione, in partnership con la Società
Italiana di Scienze Naturali, di ben quattro riviste scientifiche (caso rarissimo in
Italia); la consolidata abitudine delle mostre di Palazzo Reale di allacciare proficui
rapporti con diversi ambiti artistici (musica, cinema, letteratura, danza) per
offrire ulteriori stimoli di conoscenza; la non comune professionalità scientifica
dei botanici del Museo di Storia Naturale; la disponibilità di Agosti e Stoppa nel
cimentarsi in un campo, quello botanico, che certamente è piuttosto lontano dai
loro interessi accademici.
Abbiamo voluto restringere il nostro intervento ad una analisi scientifica
della flora raffigurata in 14 dipinti del Luini e fin dall’inizio abbiamo rifiutato
l’idea di avventurarci nel campo, intrigante ma allo stesso tempo infido, della
simbologia.
Dai risultati, emerge un Luini particolarmente attento alla riproduzione realistica di
fiori e piante, argomento non disprezzabile anche da un punto di vista prettamente
artistico, considerato che la sua arte si sviluppò a stretto contatto con ambienti
decisamente influenzati dalla personalità di Leonardo da Vinci, di cui molti
conoscono gli studi botanici, sparsi in tutti i suoi codici e nella Parte VI del Trattato
3
della Pittura, l’antologia di scritti leonardeschi compilata da Francesco Melzi
(1491-1568/70?) che spianò la strada alla nascita della botanica come scienza
autentica.
Fino al XVI secolo la botanica era, infatti, considerata una sotto-disciplina della
medicina, poiché le piante venivano studiate per il loro utilizzo nelle arti curative o
tutt’al più quali elementi decorativi e per uso culinario. I famosi erbari rinascimentali
contenevano descrizioni e illustrazioni di erbe e delle loro proprietà medicinali.
Questi brevi accenni ad un tema estremamente complesso possono fungere da
stimolo per valutare il contributo che la fitoiconologia, la disciplina che studia
le rappresentazioni botaniche nell’arte, può offrire per una migliore lettura di
un’opera d’arte, per chiarire lo stile di un’artista, per ricostruire alcuni elementi
spazio-temporali utili anche alla cronologia e alla filologia.
Domenico Piraina
Direttore
Servizio Polo Mostre e Musei Scientifici
4
Mentre preparavamo la mostra su Bernardino Luini, ci siamo resi conto della
frequenza e della veridicità delle rappresentazioni di piante e di fiori nei dipinti
dell’artista. Per dare conto di queste caratteristiche e definire i tipi botanici,
eravamo ricorsi a competenze diverse, attinte al mondo delle relazioni personali:
Gabriella Grosso Gallerani, che per anni si è dedicata, tra l’altro, all’illustrazione
botanica per pubblicazioni del settore (dalle guide Mondadori alle tante copertine
per «Gardenia»), e Niccolò Reverdini, i cui interessi letterari si sono sempre
coniugati con una specifica attenzione per il mondo della natura, tanto da ricreare
nel suo bosco di Riazzolo, accanto alla Forestina, un sentiero virgiliano con le
piante celebrate negli scritti del poeta. A Niccolò e a Gabriella eravamo, del resto,
già debitori per tante precisazioni inserite nello studio sugli arazzi con i Mesi tessuti
da Benedetto da Milano e compagni su cartoni del Bramantino.
Mentre, la scorsa primavera, le sale di Palazzo Reale erano popolate dalle opere
di Luini, a Domenico Piraina è sorta l’idea di incrociare le nostre competenze con
quelle dei conservatori del Museo di Storia Naturale di Milano.
Non che siano mancati fin qui tentativi, più o meno, professionali di identificazione
delle specie botaniche presenti nei dipinti; per restare solo nel campo dei seguaci,
più o meno diretti, di Leonardo e attingendo a esempi non troppo lontani nel
tempo, si possono ricordare l’analisi – nel catalogo della mostra su Zenale al Poldi
Pezzoli nel 1982 – del grande Battesimo di Cristo di Cesare da Sesto della raccolta
Gallarati Scotti, dove sono state ravvisate quasi venti piante, o quella, nel 2003, in
occasione di una delle piccole esposizioni della serie «Brera mai vista», della pala
di Sant’Andrea alla Pusterla del Maestro di Ercole e Gerolamo Visconti conservata
alla Pinacoteca di Brera, dove si distinguevano una decina di varietà vegetali.
Del resto il titolo con cui è noto uno dei pochi dipinti sicuri di Francesco Melzi,
la Colombina dell’Ermitage, lungi dall’essere un soprannome, quasi di gusto
goldoniano, della protagonista del quadro, è sorto dal fiore che la donna tiene in
mano: una Columbine, nome inglese della pianta di aquilegia.
Enrico Banfi e Gabriele Galasso hanno scrupolosamente perlustrato i dipinti della
mostra di Palazzo Reale, concentrandosi sulle opere che presentavano più dati
di natura botanica. Ne è sorta una campionatura che coinvolge quattordici pezzi,
diversi per tecnica e stato di conservazione, disposti lungo tutto l’arco della carriera
di Luini: dalle prove risalenti al suo soggiorno giovanile nel Veneto d’entroterra
ai dipinti più maturi quando l’attività dell’artista e della sua bottega fa perno su
Milano. Per ognuna delle opere i due studiosi hanno proceduto a un’identificazione
delle specie botaniche raffigurate.
La singolare indagine non è stata priva di risultati anche sul fronte della storia
dell’arte; basta pensare come le incertezze nell’identificazione delle piante nella
parte superiore della Madonna di Menaggio, dove manca una corrispondenza tra
fiori e foglie in merito all’edera terrestre, potrebbero trovare una spiegazione nel
5
restauro integrativo a cui la tavola del Louvre è andata incontro a seguito delle sue
rocambolesche traversie.
Lo sguardo di Enrico e Gabriele viene a mettere in crisi certe genericità
terminologiche: la famosissima Madonna del roseto di Brera, per esempio, non ha
sul fondo solo il roseto, che le dà il nome; in mezzo alla vegetazione si distingue
anche un melo. E ancora: potrebbe sorprendere non vedere in questa rassegna il
Gesù Bambino con l’agnello della Pinacoteca Ambrosiana, a proposito del quale
l’ultimo catalogo del museo rammenta la presenza nella mano destra di «un fiore di
agnocasto, una pianta dalla spiga azzurro-violacea originaria dei paesi mediterranei
orientali la cui denominazione scientifica – Vitex Agnus Castus – rende esplicito
il riferimento all’agnello, con un richiamo alla castità». Ma del fiore anafrodisiaco
(Vitex agnus-castus), con i significati a esso connessi, Enrico e Gabriele non hanno
trovato traccia nel dipinto.
L’indagine compiuta si è volontariamente limitata a un censimento botanico, senza
addentrarsi nell’infido campo degli eventuali aspetti simbolici connessi alle piante:
quelli per cui si ricorre, con troppa facilità, al troppo fortunato repertorio di Mirella
Levi D’Ancona, The Garden of the Renaissance. Botanical Symbolism in Italian
Painting, dove si trova tutto e il contrario di tutto.
Ciò non vuole dire che da queste pagine non si possa provare ad approdare a
conclusioni più generali. Basta andare con il ricordo alla sala della mostra di Palazzo
Reale dove erano esposti fianco a fianco lo Scherno di Cam di Bernardino Luini e le
Stigmate di San Francesco di Gaudenzio Ferrari. Due dipinti sostanzialmente coevi,
risalenti alla metà del secondo decennio del Cinquecento, in cui grande spazio è
dato alla natura. Ma che differenze. Gaudenzio riesce a restituire l’impressione
della boscosa Valsesia, dove ambienta l’episodio francescano avvenuto sulla
Verna, senza ricorrere a nessuna precisione botanica, procedendo per sintesi. Al
contrario Luini inventa una campagna lombarda ai piedi del monte Ararat, dove
Noé ha scoperto il potere inebriante della vite, attraverso anche un accumulo di
fiori e di piante, che saziano le curiosità dei botanici.
Le Stigmate di
San Francesco
di Gaudenzio
Ferrari (Varallo,
Pinacoteca) e lo
Scherno di Cam di
Bernardino Luini
(Milano, Pinacoteca
di Brera) alla mostra
«Bernardino Luini e
i suoi figli» (Milano,
Palazzo Reale,
2014).
6
Scultore lombardo
della metà del
XVI secolo,
San Domenico
(Milano, Museo di
Storia Naturale di
Milano).
È da mettere all’attivo di questo scambio, per noi inconsueto, esserci imbattuti,
nell’ufficio di Enrico e Gabriele, in una notevole scultura lignea raffigurante San
Domenico (n. cat. MSNM X44910). È giunta nel 1940 alla Civica Siloteca Cormio
(dal 1973 accorpata al Museo di Storia Naturale di Milano), per donazione di Italo
Pacchioni, fotografo e pioniere del cinema (Mirandola, 1872 – Milano, 1940); se
ne ignora la collocazione originale: rischia di non essere d’aiuto però la chiesetta
che il Santo tiene in mano, forse aggiunta in un secondo tempo. Senza le piante di
Luini, non conosceremmo questa scultura lignea lombarda del pieno Cinquecento
all’uscita della parabola dei Del Maino.
Giovanni Agosti
Jacopo Stoppa
7
8
Elementi botanici nell’arte di Bernardino Luini
La mostra «Bernardino Luini e i suoi figli», inaugurata dal Comune di Milano presso
la sede di Palazzo Reale il 10 aprile 2014 e conclusasi il 13 luglio dello stesso anno,
si è rivelata un’imprevista occasione per la nascita del presente volume. Il progetto di
quest’ultimo è maturato a seguito di fruttuosi incontri fra la Sezione di Botanica del
Museo di Storia Naturale di Milano e i curatori della mostra Giovanni Agosti e Jacopo
Stoppa dell’Università degli Studi di Milano. Fu proposto uno studio finalizzato
all’interpretazione in chiave scientifico-botanica dei soggetti vegetali raffigurati
dall’artista lombardo, perché, data l’evidente sensibilità del personaggio per i contesti
naturali rappresentati nelle sue opere, erano emerse fin dall’inizio due linee d’indagine
di grande interesse. Si trattava di stabilire, innanzitutto, il grado di verosimiglianza
botanica dei soggetti vegetali che Luini collocò nei differenti contesti paesaggistici
di luoghi altopadani imprecisati nell’Italia settentrionale del Rinascimento, quindi di
capire in quale misura la mano dell’artista fosse stata capace di documentare l’assetto
floristico e vegetazionale del territorio di oltre 5 secoli fa, testimonianza di indiscusso
rilievo sebbene inevitabilmente approssimata. Per poter dunque procedere in questa
direzione di ricerca, si è tenuto conto di alcuni presupposti fondamentali:
1) riconoscere o tentare di riconoscere una specie vegetale attraverso una
raffigurazione pittorica indiretta (cioè non dedicata al soggetto) non può essere
definito un atto di identificazione o determinazione botanica, perché questo è
possibile solo a riscontro di una realtà esterna oggettiva (procedimento scientifico),
ma si tratta soltanto dell’interpretazione di un soggetto a sua volta interpretato,
quando non volutamente trasformato, nella creazione artistica dell’immagine e
in quanto tale riferibile a una definita entità esterna solo nella misura della sua
adesione alla realtà biologica del soggetto stesso;
2) ai fini dell’interpretazione botanica era indispensabile riferirsi alla situazione
ambientale nel Rinascimento altopadano, cioè tenere conto di una molteplicità di
habitat naturali e seminaturali inconfrontabile con i tempi di oggi; tale pluralità,
che riassumiamo nei concetti di ecodiversità e biodiversità, era più o meno
profondamente compenetrata con l’insediamento umano. La situazione rispondeva
a equilibri secolari di gestione agro-silvo-pastorale del paesaggio, determinati da
pregresse economie di natura estensiva; dunque, specie che oggi appaiono ridotte,
a rischio o addirittura scomparse, potevano cadere nella “quotidianità” dei tempi di
Bernardino Luini. D’altra parte foreste, boschi e loro digitazioni verso gli abitati,
a differenza di oggi, offrivano contatti ravvicinati e quotidiani con querce, carpini,
olmi, salici, pioppi, ontani e numerose altre piante del contesto rurale, che a loro
volta rappresentavano risorse economiche a vario titolo;
3) nei dipinti di Bernardino il riscontro della corrispondenza specie-habitat per
un’interpretazione botanica verosimile del soggetto vegetale ha costituito il criterio
conduttore, applicato però in modo flessibile in virtù del fatto che bisognava
considerare la completa libertà dell’artista. Questi poteva decidere gli abbinamenti
del caso, in funzione della propria sensibilità o ispirazione, per lo più allo scopo
di ottimizzare o migliorare effetti visivi. Certamente, come chiunque, ogni
pittore attinge coscientemente o inconsciamente al proprio bagaglio mnemonico
di associazioni visive, come dimostrano, appunto nel caso del Luini, i narcisi
rappresentati su un fondo erboso e luminoso (habitat di prato/pascolo) o la pervinca
ritratta a mezz’ombra tra rupi e chiome d’alberi (habitat boschivo nella vegetazione
dell’alleanza fitosociologica Erythronio-Carpinion betuli e relative aperture).
Occorreva però sempre tener conto del famoso margine di libertà dell’artista, quello
in base a cui altri contesti ecologici risultano stridere con il soggetto rappresentato,
oppure troppi soggetti diversi, con habitat differenti, sono fatti inverosimilmente
convivere in uno spazio limitato.
9
Sulla base di tali presupposti si è proceduto al riconoscimento dei soggetti vegetali
ritenuti interpretabili, presenti in numero da 1 a 15 per dipinto, trascurando
diversi casi di vegetazione “collettiva” (sfondi boscati e simili) e quelli di singoli
elementi, per altro privi di contrassegni diagnostici, per lo più rappresentati da
generiche rosette fogliari, fusti e foglie con profili sfumati e indefiniti, silhouette
indefinite di fiori, macchie di verde ecc. L’esame del dipinto “Donna nuda distesa”
(dipinto 14) ha poi messo in evidenza un altro aspetto riconducibile con ogni
probabilità a scelta personale dell’artista. Subito a fianco della figura femminile
spicca un insieme di margherite che, se interpretate come tali (piante della famiglia
Asteraceae, sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae), conducono facilmente
a ravvisare la specie Ismelia carinata (Schousb.) Sch.Bip. (≡ Chrysanthemum
carinatum Schousb.) grazie alla colorazione scura al centro del “fiore” (non si
tratterebbe di singolo fiore, ma di un’infiorescenza del tipo calatide), contrastante
con il chiaro dei “petali” (fiori periferici ligulati, detti sinteticamente ligule).
Questi ultimi, apparentemente tronchi o subtroncati all’apice e alquanto distanziati
fra loro, contribuiscono ulteriormente all’interpretazione proposta, anche perché
lascerebbero intuire la presenza di una macchia scura di colore nella porzione
prossimale della ligula. Detta macchia, nell’insieme dell’infiorescenza, determina
la tonalità scura al centro della calatide, caratteristica appunto di Ismelia carinata e
motivo della sua larga diffusione quale fiorifera ornamentale in orti, giardini, aiuole
e vasi del passato (oggi è uscita di moda). Si tratta, infatti, di pianta coltivata, allo
stato selvatico originaria del Marocco e occasionalmente sfuggita lungo le coste
del Mediterraneo, la quale doveva essere certamente familiare al nostro artista, dato
che all’epoca si coltivava diffusamente in ambito domestico. Nel dipinto, però, le
foglie, ammesso che quelle distinguibili (lanceolate, intere) siano state volutamente
abbinate ai fiori in oggetto, nulla hanno a che fare con la specie indicata, che ha
foglie bipennatosette. Data la discordanza, è possibile che l’artista avesse in mente
i fiori, ma non le foglie del suo soggetto, oppure che abbia ritenuto semplicemente
di riempire quello spazio del dipinto con fiori a lui familiari, indipendentemente da
realistiche coerenze e da congruità ecologica, visto che oltretutto la pianta di uso
orticolo appare inspiegabilmente ritratta in ambiente naturale.
In tutti i casi, al di là dell’elemento creativo, che si mostra complessivamente
ininfluente sulla genuinità del rapporto tra l’artista e la biodiversità dei suoi scenari,
i dipinti del Luini denotano un livello apprezzabile di fedeltà naturalistica ai soggetti
vegetali rappresentati, e le sue opere, di conseguenza, rivestono un concreto valore
documentale nei confronti della flora, della vegetazione e dell’assetto del paesaggio
pedeprealpino in età rinascimentale.
10
1. Madonna con il Bambino e una devota
1505 circa
tavola – cm 43 × 51
Milano, collezione privata
3
1
1
2
1) Cupressus
sempervirens L.
2) Salix alba L.
3) Lilium candidum L.
11
2. Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e
due angeli musicanti
1507
tavola – cm 142 × 142
Parigi, Musée Jacquemart-André, inv. MJAP-P 695
12
1
2
3
6
5
4
4
8
3
3
7
9
6
10
12
11
5
1) Cupressus
sempervirens L.
2) Laurus nobilis L.
3) Veronica
chamaedrys L.
subsp.
chamaedrys
4) Asplenium
trichomanes L.
s.l.
5) cfr. Glechoma
hederacea L.
6) Viola tricolor L.
7) Vinca major L.
subsp. major
8) Fragaria vesca L.
subsp. vesca
9) Ranunculus sp.
10) Ajuga reptans L.
11) Taraxacum
F.H.Wigg.
sect. Taraxacum
12) cfr.
Cephalanthera
longifolia (L.)
Fritsch
13
3. Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro, Caterina, Lucia, Paolo e due devoti
1507 circa
tavola trasportata su tela – cm 78 × 126
Padova, Musei Civici, Museo d’Arte Medioevale e Moderna, inv. 2479
1
1) cfr. Carpinus
betulus L.
14
4. Santa Barbara
1510-1512 circa
tavola – cm 90,8 × 60,3
Città del Messico, Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim, inv. 7039
1) Phoenix
dactylifera L.
1
15
5. Santa Caterina d’Alessandria
1510-1512 circa
tavola – cm 104 × 62,8; 104 × 61,8
Magadino, San Carlo, casa parrocchiale
1) Phoenix
dactylifera L.
1
16
6. Sant’Antonio da Padova
1510-1512 circa
tavola, trasportata da tavola – cm 96,6 × 58,9
Milano, Museo Poldi Pezzoli, inv. 1577
1
2
3
4
1) Populus nigra L./
Populus tremula L.
2) Citrus
×aurantium L.
3) Lilium candidum L.
4) Laurus nobilis L.
17
7. Madonna con il Bambino e San Giovannino
1512 circa
affresco trasportato su tela – cm 161 × 87
Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 11 (in deposito presso il Museo nazionale
della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, inv. D 247)
18
1
2
3
4
1) cfr. Viola odorata L.
2) cfr. Polygonatum
multiflorum (L.) All.
3) Fragaria vesca L.
subsp. vesca
4) Vinca minor L.
19
8. Putto sotto un pergolato
1513-1514 circa
affresco trasportato su tavola – cm 50 × 72
Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 7
1
1
1) Vitis vinifera L.
20
9. Scherno di Cam
1514-1515 circa
tavola trasportata su tela – cm 116 × 140
Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 374
21
1
2
3
6
5
4
7
10
11
9
8
12
13
15
14
22
1) cfr. Carpinus
betulus L.
2) Vitis vinifera L.
3) cfr. Quercus sp.
4) Polygonatum
multiflorum (L.) All.
5) Viola odorata L.
6) Asplenium sp.
7) Vinca minor L.
8) Lamium
maculatum L.
9) Plantago major L.
10) cfr.
Brachypodium
sylvaticum
(Huds.) P.Beauv.
11) Plantago
lanceolata L.
12) Malva sylvestris L.
subsp. sylvestris
13) Erythronium
dens-canis L.
14) Dianthus
sylvestris L.
subsp. sylvestris
15) Taraxacum
F.H.Wigg.
sect. Taraxacum
10. Madonna con il Bambino (Madonna del roseto)
1516-1517 circa
tavola – cm 70 × 63
Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 331
23
2
2
1
3
1) Rosa
×damascena
Mill.
2) Malus pumila
Mill.
3) Aquilegia
vulgaris L. s.l.
24
11. Madonna con il Bambino e San Giovannino (dall’ospizio certosino di Milano)
1521-1522 circa
affresco trasportato su tela – cm 166 × 114
Milano, Pinacoteca di Brera, Reg. Cron. 2 (in deposito presso il Museo nazionale
della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, inv. D 256)
25
2
1
3
1) Salix alba L.
2) Cupressus
sempervirens L.
3) Fragaria vesca L.
subsp. vesca
26
12. San Gerolamo
1523-1524 circa
tavola – cm 90 × 67
Milano, Museo Poldi Pezzoli, inv. 1632
27
1
1
2
3
28
1) Polypodium
vulgare L.
2) Athyrium filixfemina (L.) Roth
3) Vinca major L.
subsp. major
13. Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna di Menaggio)
1525 circa
tavola – cm 80,2 × 58,1
Parigi, Musée du Louvre, inv. RF 2083
29
1
2
3
5
4
6
30
1) Viola odorata L.
2) cfr. Glechoma
hederacea L.
3) Asplenium
trichomanes L.
s.l.
4) Veratrum
lobelianum
Bernh.
5) Iris pseudacorus L.
6) Moehringia
muscosa L.
14. Donna nuda distesa
tavola – cm 106,7 × 135,9
1525-1530 circa
Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection, inv. 1939.1.120
1
1) cfr. Fagus
sylvatica L.
subsp. sylvatica
31
2
3
3
3
2) Galium mollugo
L. subsp. mollugo
3) Ranunculus sp.
4) Vinca minor L.
5) Aquilegia
vulgaris L. s.l.
6) Narcissus
poëticus L.
7) Cyclamen
purpurascens
Mill. subsp.
purpurascens
4
5
6
7
32
Schede botaniche
Lo schema adottato, pur seguendo un modello prefissato, varia in relazione al grado
e al tipo di dettaglio desumibili dall’informazione tassonomica, individuati per
ciascuno dei soggetti dipinti. Le voci della scheda sono le seguenti.
Nome scientifico: è quello ufficiale, per la flora italiana riportato da Conti et al.
(2005, 2007) e successivi aggiornamenti.
Nome volgare: è riportato, con le eventuali varianti, sia ove effettivamente in uso
popolare sia quando de facto indicato in Pignatti (1982).
Famiglia: la nomenclatura delle famiglie si attiene a Stevens (2001 onwards)
ad eccezione di Myrsinaceae (Cyclamen purpurascens subsp. purpurascens) e
Ruscaceae (Polygonatum multiflorum), per i quali gli autori ritengono eccessivamente
estensive, rispettivamente, le circoscrizioni Primulaceae e Asparagaceae.
Derivazione del nome generico: include quanto si sa o si ipotizza circa l’origine
del nome del genere, con indicazioni etimologiche laddove di qualche rilievo.
Derivazione del nome specifico: include quanto si sa o si ipotizza circa l’origine
del nome della specie, con indicazioni etimologiche laddove di qualche rilievo.
Descrizione: viene fornita una sintetica descrizione morfologica della pianta,
con riferimento principale a caratteri immediati e visibili, atti al riconoscimento
speditivo della specie.
Distribuzione: viene indicato l’areale primario della specie (distribuzione
geografica originale) e il suo areale secondario in caso di successiva espansione
in natura per causa umana; se la pianta si è originata in coltura (culton), ne viene
riportata l’area geografica di coltivazione.
Intervallo altitudinale: sono riferite le quote estreme (minima e massima) della
distribuzione altitudinale della specie, così come indicate in Pignatti (1982).
Habitat: ambiente o ambienti di crescita della pianta in relazione all’ecologia della
specie.
Periodo di fioritura: è riferito agli estremi latitudinali e altitudinali della
distribuzione della specie (Pignatti, 1982); indicato solo per le piante rappresentate
in fiore nei dipinti del Luini.
Periodo di fruttificazione: indicato soltanto per le specie fruttifere rappresentate
nei dipinti.
Periodo di vegetazione: sostituisce le voci precedenti nel caso delle piante a spore
(felci), delle gimnosperme (cipresso) e di quelle con fioritura irrilevante (es. molti
alberi), rappresentate nei dipinti solo in veste vegetativa.
Status: specifica se la pianta, rispetto al territorio (sensu lato) rappresentato nei
dipinti, è autoctona (indigena) e diffusa allo stato originale, se è esotica inselvatichita
(naturalizzata o casuale sensu Celesti-Grapow et al., 2009) o se si tratta di entità
esotica/cultigena presente solo in coltura.
Dipinti: sono elencati, mediante un numero, i dipinti di Luini ritraenti il soggetto
della scheda (cfr. pp. 11-32).
Note: osservazioni aggiuntive di qualsiasi natura (botaniche, storiche, etnografiche,
aneddotiche, erboristiche, medicinali ecc.), riguardanti la specie trattata.
Iconografia: ogni scheda è corredata da una fotografia della pianta e da
un’illustrazione tratta da testi scientifici del Rinascimento ed epoche successive.
Due sono le opere del ’500, entrambe illustrate da xilografie, la prima del medico
tedesco Leonhart Fuchs (1501-1566), De historia stirpium commentarii insignes…
pubblicata a Basilea nel 1542, la seconda del medico senese Pietro Andrea Mattioli
(1500-1577), I discorsi di m. Pietro Andrea Matthioli sanese… stampata a Venezia
nel 1568. Illustrate da calcografie sono le opere del ’700: un prezioso manoscritto
del pittore botanico milanese Giambattista Morandi (fl. 1717-1751), Plantarum
icones... eseguito a Milano tra il 1750 e il 1751, e i primi sei volumi di Icones
33
plantarum medicinalium… del medico austriaco Joseph Jacob Plenck (1738-1807),
pubblicati a Vienna tra il 1788 e il 1794. Per le piante non rappresentate in queste
opere ci si è valsi delle litografie tratte dalla 5a edizione della Flora von Deutschland
di Diederich Franz Leonard von Schlechtendal (1794-1866), Christian Eduard
Langethal (1806-1878) e Ernst Schenk (1796-1859), riveduta da Ernst Hans Hallier
(1831-1904) e pubblicata in Turingia tra il 1880 e il 1888.
34
Ajuga reptans L.
iva comune, bugula, erba di San Lorenzo
Famiglia: Lamiaceae (= Labiatae)
Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; latino: iugum = giogo, cioè
senza il labbro superiore della corolla, che nelle Lamiaceae aggioga (congiunge) in
alto i due lobi laterali del labbro inferiore.
Derivazione del nome specifico: latino: reptans = strisciante.
Descrizione: erba perenne di bassa statura formante tappeti grazie a lunghi stoloni
striscianti; foglie ovate, nei fusti fioriferi progressivamente ridotte fino a brattee;
fiori con corolla violetta, provvista del solo labbro inferiore.
Distribuzione: Europa e Caucaso; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.500 m
Habitat: boschi di latifoglie, prati stabili, tappeti erbosi.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2.
Iconografia: p. 35: Ajuga reptans L.; p. 36: da Fuchs (1542: 391).
35
36
Aquilegia vulgaris L. s.l.
aquilegia
Famiglia: Ranunculaceae
Derivazione del nome generico: latino: aqua = acqua; legĕre = raccogliere, nel
senso di brocca per l’acqua, riconoscibile nel bocciolo, dove i manici del recipiente
sono gli speroni dei petali incurvati in alto.
Derivazione del nome specifico: latino: vulgaris = popolare, comune.
Descrizione: erba perenne con fusto eretto, ramificato; foglie basali bipennatosette
con segmenti a ventaglio, a loro volta più o meno divisi; fiori 3-6, penduli, azzurrovioletti, con i petali provvisti di un lungo sperone ricurvo a uncino.
Distribuzione: zone temperate di Europa, Asia e Nordafrica; Italia: tutte le
regioni.
Intervallo altitudinale: 70-2.000 m
Habitat: boschi, forre, cespuglieti.
Periodo di fioritura: giugno-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 10, 14.
Note: delle numerose specie presenti in Italia, sei, fra loro molto simili, formano il
gruppo di A. vulgaris; la più diffusa in Italia settentrionale è A. atrata W.D.J.Koch,
presumibilmente coincidente con il soggetto del dipinto.
Iconografia: p. 37: Aquilegia atrata W.D.J.Koch; p. 38: da Fuchs (1542: 102).
37
38
Asplenium sp.
asplenio
Famiglia: Aspleniaceae
Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; σπλήν (splen) = milza, dalla
sottintesa allocuzione “senza milza dolente”, cioè rimedio per i dolori alla milza
in base a un antico uso della congenere Asplenium ceterach L., cui erano attribuite
inesistenti proprietà terapeutiche contro i calcoli della milza.
Descrizione: tipologia di felce di piccole dimensioni, rizomatosa e priva di fusto,
con le fronde disposte in rosetta; riproduzione per spore prodotte in sporangi riuniti
a gruppi (sori) sulla faccia abassiale delle fronde.
Distribuzione: tutte le aree del globo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-3.000 m
Habitat: rocce e muri, boschi.
Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Note: di questo genere in Italia sono presenti 21 specie e 8 sottospecie; tra le più
diffuse vi è A. trichomanes subsp. quadrivalens D.E.Mey. (vedi scheda p. 41),
riconoscibile nei dipinti “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa
Margherita e due angeli musicanti” (dipinto 2) e “Madonna con il Bambino e
un angelo (Madonna di Menaggio)” (dipinto 13). La pianta rappresentata nello
“Scherno di Cam” (dipinto 9) non è identificabile a rango specifico.
Iconografia: p. 39: Asplenium ruta-muraria L. subsp. ruta-muraria; p. 40: da
Fuchs (1542: 730).
39
40
Asplenium trichomanes L. s.l.
asplenio tricomane
Famiglia: Aspleniaceae
Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; σπλήν (splen) = milza, dalla
sottintesa allocuzione “senza milza dolente”, cioè rimedio per i dolori alla milza
in base a un antico uso della congenere Asplenium ceterach L., cui erano attribuite
inesistenti proprietà terapeutiche contro i calcoli della milza.
Derivazione del nome specifico: greco: θρίξ, τριχός (thrix, trichòs) = capello,
pelo; μανός (manòs) = rado, con riferimento alla fronda provvista di scarsi peli
pluricellulari, quando non del tutto glabra.
Descrizione: piccola felce dei muri con fronde in rosetta prodotte da un breve
rizoma; fronda pennata, con pinne arrotondate, verde scuro, su due file; picciolo e
rachide rosso-bruno scuro, lucidi; sori lineari sulla faccia abassiale delle pinne.
Distribuzione: tutte le aree temperate del globo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-3.000 m
Habitat: rocce e muri.
Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2, 13.
Note: in Italia sono presenti 5 varianti (sottospecie), la più diffusa delle quali (subsp.
quadrivalens D.E.Mey.) presumibilmente coincide con il soggetto dei dipinti.
Iconografia: p. 41: Asplenium trichomanes subsp. quadrivalens D.E.Mey.; p. 42:
da Fuchs (1542: 796).
41
42
Athyrium filix-femina (L.) Roth
felce femmina
Famiglia: Athyriaceae
Derivazione del nome generico: greco: α (a) = senza; θύριον (thyrion) = porticina,
con riferimento alla forte riduzione dell’indusio, caratteristica di questo genere.
Derivazione del nome specifico: latino: filix-femina = felce femmina. Si tratta
della denominazione di origine popolare, ufficializzata nella medicina prelinneana,
intesa a distinguere questa pianta, innocua ma priva di proprietà curative, dalla
simile felce maschio (Dryopteris filix-mas (L.) Schott), tossica e terapeuticamente
attiva.
Descrizione: felce di dimensioni medie, con corto rizoma sotterraneo da cui emerge
una rosetta di fronde largamente lanceolate, bipennate, con divisioni terminali
(pinnule) pennatifide o pennatosette; sori più o meno oblunghi, non ricoperti
dall’indusio, che è ridotto a una stretta linguetta laterale.
Distribuzione: quasi tutto il globo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-2.400 m
Habitat: boschi umidi.
Periodo di vegetazione: febbraio-novembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 12.
Iconografia: p. 43: Athyrium filix-femina (L.) Roth; p. 44: da Mattioli (1568, 2:
1353).
43
44
Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv.
paléo silvestre
Famiglia: Poaceae (= Gramineae)
Derivazione del nome generico: greco: βραχύ (brachý) = breve; πόδιον (podion)
= piedino, riferito al corto peduncolo con cui le spighette si attaccano all’asse
dell’infiorescenza.
Derivazione del nome specifico: latino: silvaticum (tema alterato in sylv-) =
selvatico, dei boschi.
Descrizione: graminacea perenne cespitosa di ambiente boschivo, con foglie
lungamente lineari-lanceolate, ricurve, verde scuro; pannocchie formate da
spighette multiflore, lineari-allungate, disposte su due file opposte (distiche), con
lemmi dotati di una resta apicale più lunga di metà della loro lunghezza.
Distribuzione: zone temperate di Europa, Asia e Nordafrica; Italia: tutte le
regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.600 m
Habitat: boschi di latifoglie (alnete, querceti ecc.).
Periodo di fioritura: giugno-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Note: la pianta rappresentata nello “Scherno di Cam” (dipinto 9) non è identificabile
con certezza in quanto l’unica pannocchia è dipinta immatura, racchiusa in gran
parte entro la guaina della foglia superiore. Tuttavia, in base all’ecologia suggerita
dalle altre specie (piante dei querco-carpineti di pianura), questa interpretazione
appare la più verosimile.
Iconografia: p. 45: Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv.; p. 46: da
Schlechtendal et al. (1880-1888, 8: tav. 746).
45
46
Carpinus betulus L.
carpino bianco
Famiglia: Betulaceae
Derivazione del nome generico: latino: carpinus = carpino, nome originale della
pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: betulus = di betulla, simile a betulla,
aggettivo tecnico coniato da Linneo per sottolineare la somiglianza di questa pianta
con la betulla, sua stretta parente.
Descrizione: albero dalla chioma cupolare, espansa, fitta, con tronco frequentemente
scanalato e ritidoma liscio anche nei vecchi esemplari; foglie picciolate, da ovate
a ellittiche, acute all’apice e troncato-subcordate alla base, con doppia dentatura
a denti acuti al margine; fiori unisessuali in pianta monoica, i maschili verdastri
in amenti, i femminili in spighe terminali, ciascuno sotteso da una larga brattea
trilobata; spighe fruttifere pendule.
Distribuzione: Europa centrale e Caucaso; Italia: tutta la penisola (isole escluse).
Intervallo altitudinale: 0-1.200 m
Habitat: boschi mesofili di latifoglie (soprattutto querco-capineti).
Periodo di vegetazione: aprile-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 3, 9.
Note: gli alberi rappresentati nei dipinti non sono identificabili con certezza in
quanto non si evincono particolari diagnostici. Nella “Madonna con il Bambino tra i
Santi Pietro, Caterina, Lucia, Paolo e due devoti” (dipinto 3), però, l’identificazione
può diventare attendibile in base alla silhouette delle chiome; nello “Scherno di
Cam” (dipinto 9) è possibile la medesima conclusione sulla base sia della silhouette
sia dell’ecologia delle altre specie rappresentate (piante dei querco-carpineti di
pianura).
Iconografia: p. 47: Carpinus betulus L.; p. 48: da Schlechtendal et al. (1880-1888,
10: tav. 969).
47
48
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch
cefalantera maggiore
Famiglia: Orchidaceae
Derivazione del nome generico: greco: κεφαλή (kephalè) = testa; ¢νθηρά (antherà)
= vigorosa in fioritura, da cui, per traslazione tecnica di significato, antera, la parte
fertile dello stame in cui matura il polline. Significato: antere a forma di testa
(globose), caratteristiche del genere in oggetto.
Derivazione del nome specifico: latino: longifolia = a foglie lunghe.
Descrizione: erba perenne munita di un breve rizoma provvisto di radici carnose;
lo scapo porta numerose foglie disposte su due file, con lamina da lanceolata a
lanceolato-lineare, scanalata; fiori (fino a 30) in racemo terminale, bianchi, erettopatenti, con perianzio di tre segmenti esterni (sepali) e tre interni (petali), delimitanti
un contorno triangolare e un’apertura “facciale” che dà adito alla cavità interna
fertile (gineceo e androceo).
Distribuzione: Europa e Asia; Italia: tutta la penisola.
Intervallo altitudinale: 0-1.400 m
Habitat: boschi (querceti, faggete), cespuglieti.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2.
Note: la figura vegetale non è identificabile con certezza perché incompletamente
fedele al modello reale. I fiori leggermente zigomorfi con sei tepali bianchi e le
foglie lanceolate appaiono congruenti con l’identità proposta, mentre risultano
meno convincenti i fiori completamente aperti e molto scarsi, quasi singoli.
Iconografia: p. 49: Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch; p. 50: da Schlechtendal
et al. (1880-1888, 4: tav. 368).
49
50
Citrus ×aurantium L. (pro sp.)
arancio amaro, melangolo
Famiglia: Rutaceae
Derivazione del nome generico: greco: κίτρον (kitron), κέδρος (kedros), latino:
citrus, cedrus = cedro (per es. il cedro del Libano, Cedrus libani A.Rich., conifera
delle Pinaceae) e ginepro (significato conservato nell’inglese cedar). A causa delle
proprietà aromatiche (oli essenziali) di queste piante, Plinio estende il termine agli
agrumi (citrus = cedro, arancio, limone ecc.), che a quei tempi rappresentavano
recenti acquisizioni esotiche per il mondo latino. Linneo riprese in botanica
entrambi i sostantivi, distinguendo Cedrus per il genere delle Pinaceae e Citrus per
quello delle Rutaceae.
Derivazione del nome specifico: latino: aurantium, adattamento tardo-latino
dell’arabo narangi, a sua volta ripreso dal sanscrito nâgarang’a = “interesse
dell’elefante”, cioè il frutto preferito dagli elefanti.
Descrizione: alberello sempreverde dalla chioma espansa; foglie aromatiche,
coriacee, lucide, da ovato-tondeggianti a ellittiche, con apice acuto o acuminato,
margine intero e base caratteristicamente inserita su un’espansione alare del
picciolo; fiori profumatissimi (zagara) a 5-6 petali carnosi, bianchi; il frutto (arancia
amara) è un esperidio subgloboso, spesso un po’ appiattito, arancione a maturità.
Distribuzione: pianta di remota origine ibrida (pomelo, Citrus maxima (Burm.)
Osbeck × mandarino, C. reticulata Blanco, entrambi del Sudest asiatico), conosciuta
ovunque solo allo stato coltivato; Italia: frequentemente usata per alberature di
piazze e viali nelle città mediterranee.
Intervallo altitudinale: 0-500 m
Habitat: coltivata nelle aree di clima mediterraneo e subtropicale.
Periodo di fruttificazione: aprile-ottobre.
Status: esotica coltivata.
Dipinti: 6.
Note: introdotta in Italia dagli arabi nel tardo impero romano.
Iconografia: p. 51: Citrus ×aurantium L.; p. 52: da Plenck (1788-1794, 6: 580).
51
52
Cupressus sempervirens L.
cipresso comune
Famiglia: Cupressaceae
Derivazione del nome generico: latino: cupressus = cipresso, nome originale della
pianta (radice indoeuropea).
Derivazione del nome specifico: latino: sempervirens = sempreverde.
Descrizione: albero dal fusto diritto, con ritidoma bruno-grigiastro desquamante in
sottili fibre verticali; chioma espansa e irregolare nel selvatico, stretta e colonnare
nella classica forma coltivata; foglie minute, squamiformi, appressate ai rametti;
coni maschili globosi, gialli, larghi 4-8 mm, i femminili più grandi, globosi od
oblunghi, dopo la fecondazione ingrossati fino a 4 cm, lisci e lucenti, formati da
squame legnose che proteggono numerosi semi angolosi.
Distribuzione: originaria dell’Asia Minore e del Mediterraneo orientale,
naturalizzata nel settore occidentale; Italia: coltivata in quasi tutte le regioni e qua
e là spontaneizzata.
Intervallo altitudinale: 0-800 m
Habitat: boschi mediterranei.
Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre.
Status: esotica coltivata e inselvatichita.
Dipinti: 1, 2, 11.
Note: importata in Italia in epoca preromana. Occorre osservare che la chioma
del cipresso rappresentato nel dipinto “Madonna con il Bambino e una devota”
(dipinto 1), come pure quella delle due latifoglie (non identificabili) alla sua sinistra
sono state abnormemente ridotte alla parte superiore dell’albero, lasciando nuda
gran parte del tronco e dei rami, quasi a voler presentare esemplari indicativi della
presenza umana con tagli e potature in un generico contesto di conduzione agreste.
Dato che l’habitus normale di questi alberi sarebbe stato ben più ricoprente, è
possibile che il pittore abbia scelto una soluzione funzionale ai piani retrostanti,
atta cioè a mantenere la trasparenza visuale necessaria verso le montagne sulla
sinistra dello sfondo.
Iconografia: p. 53: Cupressus sempervirens L.; p. 54: da Mattioli (1568, 1: 133).
53
54
Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens
ciclamino delle Alpi
Famiglia: Myrsinaceae (= Primulaceae subfam. Myrsinoideae)
Derivazione del nome generico: greco: κύκλος (kyklos) = giro, cerchio, trasferito
in latino dotto come cyclamen = circolarità, rotondità, in riferimento al tubero dei
ciclamini caratteristicamente tondeggiante.
Derivazione del nome specifico: latino: purpurascens = porporeggiante, a causa
della faccia abassiale delle foglie purpurea.
Descrizione: erba perenne acaule, dotata di un tubero sotterraneo globoso
leggermente appiattito, da cui si dipartono le foglie con picciolo eretto e lamina
da orbicolare a ovata, a base cordata (seno basale di 10 mm) crenulata al margine,
verde scuro sulla faccia adassiale, rosso-viola scuro di sotto; peduncoli fiorali
emergenti dal tubero, ricurvi all’apice, con fiori profumati roseo-violetti, rivolti
verso il basso, a 5 lobi corollini rigirati verso l’alto; frutto a capsula sferica portata
dal peduncolo arrotolatosi a spirale durante la maturazione; i semi vengono liberati
per apertura apicale della capsula.
Distribuzione: montagne del bacino mediterraneo nordoccidentale; Italia: regioni
settentrionali (fino all’Emilia-Romagna), Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-1.900 m
Habitat: boschi (soprattutto faggete).
Periodo di fioritura: agosto-settembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 14.
Iconografia: p. 55: Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens; p. 56: da
Fuchs (1542: 451).
55
56
Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris
garofanino selvatico
Famiglia: Caryophyllaceae
Derivazione del nome generico: greco: διανθής (dianthès) = fiore macchiettato,
ripreso in latino da Linneo per il genere botanico dei garofani; linee, maculature e
punteggiature (guide del nettare) sono infatti una caratteristica dei petali di molti
Dianthus.
Derivazione del nome specifico: latino: silvestris (tema alterato in sylv-) =
selvatico, dei boschi.
Descrizione: erba perenne cespitosa, con numerosi fusti gracili, eretti; foglie lineari,
glaucescenti, opposte e guainanti; fiori terminali solitari o in piccoli gruppi su scapi
allungati; calice tubuloso a 5 denti, corolla di 5 petali vistosi con unghia sottile e
lembo allargato a ventaglio, dentato sul margine, da quasi bianchi a lilla, a porpora
chiaro; il frutto è una capsula denticida allungata, con minuti semi bruni.
Distribuzione: montagne del bacino mediterraneo; Italia: penisola, fino alla
Campania.
Intervallo altitudinale: 0-2.400 m
Habitat: pendii aridi e rupestri.
Periodo di fioritura: maggio-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Note: il classico garofano dei fioristi o garofano di riviera trae in parte origine da
questa specie.
Iconografia: p. 57: Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris; p. 58: da Fuchs (1542:
352).
57
58
Erythronium dens-canis L.
dente di cane
Famiglia: Liliaceae
Derivazione del nome generico: greco: ™ρυθρόνιον (erythronion) = pianta non
identificata citata da Dioscoride (3, 144), il cui nome è stato scelto da Linneo per il
genere in questione.
Derivazione del nome specifico: latino: dens-canis = dente di cane, in riferimento
alla forma allungata e appuntita dei tepali.
Descrizione: erbacea perenne con bulbo stretto e allungato, due foglie lanceolate
maculate di porpora e verde chiaro e uno scapo nudo, ricurvo in alto, recante
all’apice un vistoso fiore a 6 tepali stretti, allungati e acuti, 6 stami con antere viola
nerastro e uno stilo trifido, bianco; il frutto è una capsula loculicida, ovoidale, con
semi arrotondati, scuri.
Distribuzione: Europa e Siberia meridionali; Italia: regioni centro-settentrionali.
Intervallo altitudinale: 0-600 m
Habitat: boschi di latifoglie.
Periodo di fioritura: marzo-aprile.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Iconografia: p. 59: Erythronium dens-canis L.; p. 60: da Morandi (1750-1751, 6:
141).
59
60
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica
faggio comune
Famiglia: Fagaceae
Derivazione del nome generico: radice comune al greco φαγ- (phag-), dove φαγεν
(phagèin) significa mangiare, e al latino fag- con la stessa semantica, qui conservatasi
solo in fagus = faggio, con evidente riferimento alle qualità alimentari della pianta.
Il frutto (faggiola), come la castagna, fu una base alimentare dell’economia europea
in epoca preromana.
Derivazione del nome specifico: latino: silvatica (tema alterato in sylv-) = selvatica,
dei boschi.
Descrizione: albero deciduo che può raggiungere dimensioni monumentali, dal
tronco diritto a ritidoma liscio, grigio-argentato e dalla chioma ampia, tabulare
(patula fagus lo chiamava Virgilio nella prima delle Bucolica); foglie ovatoellittiche o ellittiche, peloso-sericee e arrossate da giovani, quindi glabre di sopra
e verdi, con margine intero più o meno ondulato; fiori maschili (pianta monoica)
in cime pendule, rossastri, i femminili verdastri, isolati; frutto a capsula (trimoso)
deiscente in 4 valve; semi trigoni, allungati.
Distribuzione: Europa centrale; Italia: tutte le regioni, esclusa la Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-2.000 m
Habitat: boschi mesofili di latifoglie.
Periodo di vegetazione: marzo-ottobre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 14.
Note: gli alberi rappresentati nel dipinto non sono identificabili con certezza perché
non mostrano particolari diagnostici di adeguata attendibilità. Tuttavia, in base
all’uniformità del bosco, alla silhouette delle chiome e all’aspetto del ritidoma, si
possono identificare approssimativamente come faggi.
Iconografia: p. 61: Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica; p. 62: da Schlechtendal et
al. (1880-1888, 10: tav. 957).
61
62
Fragaria vesca L. subsp. vesca
fragola di bosco
Famiglia: Rosaceae
Derivazione del nome generico: latino: fragrare = mandare profumo, da cui fraga,
-orum (Plinio) = fragole e (herba) fragaria = erba delle fragole; di qui il genere
linneano.
Derivazione del nome specifico: latino: vesca = tenera, collegato al verbo vescĕre
= nutrire.
Descrizione: erba perenne pelosa, di bassa statura, in cespi collegati da stoloni
striscianti; foglie trifoliolate con lungo picciolo e foglioline obovate, seghettate; fiori
in cime lasse su scapi eretti in mezzo alle foglie, a 5 petali bianchi di breve durata
e area centrale fertile (stami e pistilli) gialla; il frutto è in realtà un’infruttescenza
(glandeto), costituita dal ricettacolo accresciuto, rosso e carnoso, ospitante in
alveoli superficiali i veri frutti (acheni).
Distribuzione: originaria di Europa e Siberia, ma oggi diffusa pressoché in tutte le
parti del globo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-2.400 m
Habitat: boschi di latifoglie, pinete, abetaie, soprattutto nelle schiarite.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Periodo di fruttificazione: maggio-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2, 7, 11.
Note: la fragola coltivata (Fragaria ×ananassa (Duchesne) Rozier), figlia di
progenitori americani, è stata diffusa solo a partire dalla metà dell’Ottocento.
Iconografia: p. 63: Fragaria vesca L. subsp. vesca; p. 64: da Fuchs (1542: 853).
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Galium mollugo L. subsp. mollugo
caglio tirolese
Famiglia: Rubiaceae
Derivazione del nome generico: greco: γάλιον (galion) = caglio (latino: coagulum),
traslitterato da Linneo in galium per il genere in oggetto; una nota specie a fiori
gialli (G. verum L., caglio vero) era infatti tradizionalmente impiegata per cagliare
il latte al posto dell’intestino di pecora o di maiale.
Derivazione del nome specifico: isonimia: Mollugo è un altro genere di piante (fam.
Molluginaceae), simile a Galium nell’aspetto delle foglie e della loro disposizione
sul fusto. La somiglianza, che Linneo ha voluto richiamare nell’epiteto specifico, è
particolarmente accentuata nel caso di questa specie.
Descrizione: erba perenne con fusti eretti, regolarmente percorsi da verticilli
sovrapposti di foglie oblineari, raggruppate in numero di 6-8 per verticillo; fiori
piccoli, bianchi, in pannocchia terminale aperta e lassa, i cui peduncoli in frutto
divergono ulteriormente; corolla rotata, divisa in 4 lobi acuti, stami 4, stili 2; frutto
globoso-subellittico, liscio, formato da due mericarpi connati.
Distribuzione: bacino del Mediterraneo e aree limitrofe; Italia: regioni centrosettentrionali.
Intervallo altitudinale: 0-1.000 m
Habitat: prati da sfalcio, boscaglie umide.
Periodo di fioritura: giugno-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 14.
Iconografia: p. 65: Galium mollugo L. subsp. mollugo; p. 66: da Fuchs (1542:
281).
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Glechoma hederacea L.
edera (ellera) terrestre
Famiglia: Lamiaceae (= Labiatae)
Derivazione del nome generico: greco: γλήχων (glechon) = puleggio (Mentha
pulegium L., fam. Lamiaceae), adattato al latino da Linneo per il genere in questione.
Derivazione del nome specifico: latino: hederacea = simile all’edera, in quanto
strisciante e ricoprente il suolo; anche la qualifica “terrestre” del nome volgare
intende sottolineare questa caratteristica della pianta, che non si arrampica su
supporti verticali come la vera edera.
Descrizione: erba perenne rizomatosa con fusto quadrangolare strisciante, prostrato,
radicante ai nodi; foglie ovato-cordate, pubescenti, con margine crenato; fiori a
2-4 in verticillastri piuttosto unilaterali, con calice campanulato a 5 denti e corolla
violacea, bilabiata (tubo fino a 8 mm, labbra di 2-3 mm).
Distribuzione: dall’Artico alle montagne dell’emisfero boreale; Italia: regioni
centro-settentrionali, verso sud fino alla Campania.
Intervallo altitudinale: 0-1.400 m
Habitat: boschi umidi, prati, tappeti erbosi.
Periodo di fioritura: marzo-giugno.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2, 13.
Note: le piante rappresentate non sono interpretabili con sicurezza in quanto prive
dei fondamentali elementi diagnostici. Tra queste, però, il soggetto dipinto nella
“Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo e Santa Margherita e due angeli
musicanti” (dipinto 2) può corrispondere con buona approssimazione all’edera
terrestre. Per altro, la pianta ritratta nella “Madonna con il Bambino e un angelo
(Madonna di Menaggio)” (dipinto 13) potrebbe non essere originale, ma piuttosto
aggiunta in occasione di un maldestro restauro), non essendovi corrispondenza
alcuna tra fiori e foglie.
Iconografia: p. 67: Glechoma hederacea L.; p. 68: da Plenck (1788-1794, 5:
464).
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Iris pseudacorus L.
giaggiolo acquatico, spadone, coltellacci
Famiglia: Iridaceae
Derivazione del nome generico: latino: iris = 1) arcobaleno, 2) giaggiolo (Plinio).
I due significati si ricollegano nella caratteristica di molte specie di giaggiolo di
produrre fiori variopinti come l’arcobaleno. Linneo non ha fatto che passare alla
botanica il sostantivo latino.
Derivazione del nome specifico: greco: ψευδής (pseudès) = falso, menzognero;
¥κορος (àkoros) = pianta palustre aromatica (Dioscoride), identificata da Linneo
in Acorus calamus L. (acoro, fam. Acoraceae), le cui foglie assomigliano molto a
quelle della specie in oggetto; dunque pseudacorus = falso acoro.
Descrizione: robusta erba acquatica con rizoma immerso nel fango e lunghe foglie
emergenti, erette, nastriformi, lineari-lanceolate nel contorno, equifacciali (facce
identiche); scapi fioriferi robusti, sviluppantisi tra le foglie, in alto con 1-pochi
vistosi fiori giallo vivo; 6 tepali, 3 interni patenti con una V arancione sulla faccia
adassiale e 3 esterni eretti; capsula loculicida deiscente in tre valve, ognuna con due
file di semi discoidali rosso-bruno.
Distribuzione: zone temperate di Europa e Asia; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.000 m
Habitat: fossi, sponde, paludi.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 13.
Note: per alcuni aspetti interpretativi dei caratteri evidenziati nel fiore (forma e
contorno dei tepali interni, colore di un giallo non vivo) si potrebbe anche pensare
alla specie Iris foetidissima L. (giaggiolo puzzolente), di origine mediterranea e
tradizionalmente diffusa come componente del verde domestico. Questa ipotesi
sarebbe rinforzata dall’assenza di elementi umidi o acquatici nell’ambientazione
pittorica della pianta, tuttavia preferiamo attenerci alla prima interpretazione per
la colorazione omogeneamente gialla dei fiori, che possiamo immaginare sbiadita
dal tempo.
Iconografia: p. 69: Iris pseudacorus L.; p. 70: da Fuchs (1542: 12).
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Lamium maculatum L.
falsa ortica macchiata, milzadella
Famiglia: Lamiaceae (= Labiatae)
Derivazione del nome generico: greco: λάμια (lamia) = fauci, da un presumibile
singolare λάμιον (lamion) = fauce, fissato in Lamium da Linneo, con riferimento
alla corolla bilabiata che, specialmente vista di lato, ricorda una bocca con le fauci
spalancate.
Derivazione del nome specifico: latino: maculatum = maculato, macchiato, per le
foglie che in alcuni popolamenti della specie si presentano variegate o macchiate,
ora di bianco, ora di porpora.
Descrizione: erba perenne rizomatosa con fusti eretti, quadrangolari; foglie
ovato-cordate a margine crenato-dentato, verdi e talora variegate; fiori bilabiati in
verticillastri eretti; calice campanulato a 5 denti, corolla bilabiata, porpora, rosa,
violacea o bianca, con labbro superiore clipeato (sporgente a casco) e labbro inferiore
più breve, trilobato, provvisto di disegni porpora scuro (guide del nettare).
Distribuzione: zone temperate di Europa e Asia; Italia: tutte le regioni, esclusa la
Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-1.200 m (al sud fino a 2.000 m)
Habitat: boschi cedui, margini boschivi, incolti.
Periodo di fioritura: marzo-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Iconografia: p. 71: Lamium maculatum L.; p. 72: da Fuchs (1542: 469).
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Laurus nobilis L.
alloro, lauro
Famiglia: Lauraceae
Derivazione del nome generico: latino: laurus = alloro, nome originale della
pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: nobilis = nobile, sacro, in quanto di elevata
simbolicità nel mondo latino antico e classico (segno di vittoria e trionfo).
Descrizione: alberello o albero sempreverde di medie dimensioni; fusto semplice
(uniasse) o multiplo (multiasse), con elevata capacità turionante; foglie a picciolo
breve e lamina coriacea, lanceolata, verde scuro lucido, più o meno ondulatoincrespata al margine; fiori in glomeruli ascellari, giallognoli; il frutto è una bacca
ellissoidale, nera e lucida a maturità, con pericarpo sottile, oleoso e un solo seme
proporzionalmente grande, a testa brunastra screziata di scuro.
Distribuzione: bacino del Mediterraneo; Italia: originaria delle zone più calde
(zona dell’olivo), coltivata e/o spontaneizzata altrove.
Intervallo altitudinale: 0-800 m
Habitat: boschi e cespuglieti soleggiati.
Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre.
Status: autoctona selvatica, esotica coltivata o inselvatichita (secondo le zone).
Dipinti: 2, 6.
Iconografia: p. 73: Laurus nobilis L.; p. 74: da Plenck (1788-1794, 4: 315).
73
74
Lilium candidum L.
giglio bianco, giglio di Sant’Antonio
Famiglia: Liliaceae
Derivazione del nome generico: latino: lilium = giglio, nome originale della
pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: candidum = candido, per il colore del
fiore.
Descrizione: pianta erbacea perenne con bulbo squamoso e scapo eretto; foglie
addensate alla base, oblanceolato-lineari, le superiori decrescenti; fiori 5-10
all’apice dello scapo, fragranti, imbutiformi, con 6 tepali bianco-candidi e 6 stami
ad antere vistose, giallo-arancio; il frutto è una capsula loculicida.
Distribuzione: bacino orientale del Mediterraneo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.500 m
Habitat: coltivata in parchi e giardini, inselvatichita nelle zone ruderali; in Sardegna
presumibilmente spontanea su alcune rupi calcaree.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Status: forse autoctona selvatica solo in Sardegna; esotica coltivata e/o inselvatichita
(esotica casuale) altrove.
Dipinti: 1, 6.
Iconografia: p. 75: Lilium candidum L.; p. 76: da Fuchs (1542: 364).
75
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Malus pumila Mill.
melo comune
Famiglia: Rosaceae
Derivazione del nome generico: latino: malus = melo, nome originale della
pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: pumila = nana, di bassa statura, perché
Philip Miller descrisse la specie (1768) su una cultivar nana dell’epoca.
Descrizione: alberello o albero di dimensioni contenute, con tronco robusto a
ritidoma inizialmente liscio, quindi screpolato in piccole placche rettangolari;
chioma espansa, con rami spesso contorti; foglie ovato-ellittiche a margine
denticolato, pubescenti da giovani, poi glabrescenti soprattutto di sopra; fiori in
cime umbelliformi, petali 5, bianchi, spesso rosati esternamente, stami numerosi; il
frutto è un pomo (mela) di aspetto e dimensioni variabili secondo la cultivar.
Distribuzione: originatosi nell’area transcaspica dalla domesticazione del melo
selvatico asiatico (M. sieversii (Ledeb.) M.Roem.), è oggi coltivato in tutto il
mondo temperato, in Italia anche subspontaneizzato in tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.500 m
Habitat: coltivato e qua e là sfuggito.
Periodo di fruttificazione: giugno-dicembre.
Status: esotica coltivata e parzialmente inselvatichita.
Dipinti: 10.
Note: introdotta in Italia in epoca preromana, dove per gli stessi motivi era in
uso il melo selvatico nostrano (Malus sylvestris Mill.), senza che ne esistesse una
vera e propria coltura; sembra che quest’ultima specie si sia più volte ibridata con
l’asiatica, trasferendo parte dei geni alle attuali discendenze del melo coltivato e
inglobando geni di melo asiatico in parte dei suoi popolamenti naturali.
Iconografia: p. 77: Malus pumila Mill.; p. 78: da Plenck (1788-1794, 4: 394).
77
78
Malva sylvestris L. subsp. sylvestris
malva selvatica
Famiglia: Malvaceae
Derivazione del nome generico: latino: malva = nome originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: silvestris (tema alterato in sylv-) =
selvatico, dei boschi.
Descrizione: erbacea perenne con fusto ramoso; foglie picciolate a lamina
arrotondata, denticolate al margine; fiori appaiati su peduncoli ascellari, con epicalice
di 5 segmenti, calice di 5 sepali e corolla di 5 petali vistosi, lilla, marcatamente
venati di porpora, retuso-bilobi all’apice; il frutto è uno schizocarpo formato da
singoli elementi discoidali, disposti in verticale a formare un anello circolare.
Distribuzione: originaria di Europa e Siberia, ma oggi diffusa in quasi tutte le parti
del globo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.600 m
Habitat: incolti, margini stradali, luoghi calpestati, tappeti erbosi.
Periodo di fioritura: maggio-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Iconografia: p. 79: Malva sylvestris L. subsp. sylvestris; p. 80: da Fuchs (1542:
509).
79
80
Moehringia muscosa L.
muschio fiorito
Famiglia: Caryophyllaceae
Derivazione del nome generico: latinizzazione del cognome di Paul H. G. Möhring
(1710-1792), naturalista tedesco, corrispondente di Linneo.
Derivazione del nome specifico: latino: muscosa = simile a muschio, per l’aspetto
vegetativo della pianta.
Descrizione: erba perenne prostrata e tappezzante, con fusti sottili, ramosi,
provvisti di foglie lineari, opposte, verde scuro intenso; fiori bianchi, delicati, a 3-6
su peduncoli sottili, con 4 sepali e 4 petali; il frutto è una piccola capsula denticida,
con semi di 1,2-1,5 mm.
Distribuzione: montagne dell’Europa centrale e meridionale; Italia: tutte le regioni,
esclusa Sicilia e Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-2.400 m
Habitat: rupi ombrose e umide, boschi di forra, muri ombrosi.
Periodo di fioritura: maggio-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 13.
Iconografia: p. 81: Moehringia muscosa L.; p. 82: da Schlechtendal et al. (18801888, 12: tav. 1196).
81
82
Narcissus poëticus L.
narciso selvatico
Famiglia: Amaryllidaceae
Derivazione del nome generico: greco: Νάρκισσος (Nàrkissos) = figura famosa
della mitologia greca (il giovinetto che morì annegato mentre contemplava la sua
immagine riflessa sull’acqua), che il mondo classico assimilò per metamorfosi al
popolare fiore (narcissus, Virgilio, Eclogae) e che Linneo ufficializzò in botanica.
Derivazione del nome specifico: latino: poeticus = dei poeti, in quanto fiore di
rilevanza simbolica nella letteratura classica.
Descrizione: erba perenne con bulbo ovoide a tuniche esterne bruno scuro e 2-3
foglie erette, nastriformi, verde glauco; scapo biconvesso in sezione, all’apice
recante un solo fiore reclinato; perigonio di 6 tepali bianchi, saldati al centro in una
corona (paracorolla) gialla, eroso-smarginata, con orlo arancione scuro; il frutto è
una capsula loculicida con semi bruni, provvisti di appendice.
Distribuzione: montagne dell’Europa meridionale; Italia: tutte le regioni, esclusa
Sicilia e Sardegna.
Intervallo altitudinale: 300-1.600 m
Habitat: prati e pascoli montani, pendii rupestri, boscaglie.
Periodo di fioritura: aprile-maggio.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 14.
Iconografia: p. 83: Narcissus poëticus L.; p. 84: da Schlechtendal et al. (18801888, 4: tav. 297).
83
84
Phoenix dactylifera L.
palma da dattero
Famiglia: Arecaceae (= Palmae)
Derivazione del nome generico: greco: φονιξ (phòinix) = palma da dattero,
traslitterato in latino (phoenix) per il genere di Linneo.
Derivazione del nome specifico: greco: δάκτυλον, δάκτυλος (dàktylon, dàktylos,
Aristotele) = dattero; latino: -fera, terminazione dei composti di ferre = portare,
cioè palma portatrice di datteri.
Descrizione: albero dal tronco isolato o cespitoso, segnato da cicatrici romboidali
lasciate dai piccioli delle foglie cadute; foglie in ciuffo apicale, rigide, ricurve, verde
glauco, lungamente pennate, costituite da un rachide centrale portante su due piani
orizzontali opposti segmenti lanceolato-lineari, via via raccorciati e trasformati in
spine in direzione del picciolo; fiori piccoli, unisessuali, su piante distinte (specie
dioica), i maschili gialli, in ricche infiorescenze sorrette da un robusto peduncolo
appiattito, con rami penduli, intercalate alle foglie (interfogliari), i femminili
verdognoli, su analoghe infiorescenze; il frutto (dattero) è una drupa oblunga di
colore e dimensioni variabili secondo la cultivar.
Distribuzione: originaria dell’area che dal Golfo Persico si estende fino all’Africa
nord-occidentale e all’Europa sud-occidentale, fu domesticata a partire da due
punti quasi estremi del suo areale, a est il Medio Oriente, a ovest il Marocco e il
sud della Penisola Iberica; è coltivata in tutte le aree subtropicali del mondo e pure
largamente spontaneizzata. In tempi remoti fu importata in Sicilia, dove tuttora è
qua e là coltivata su scala familiare per i datteri; altrove ornamentale (per es. nel
piazzale del porto di Genova) e spontaneizzata.
Intervallo altitudinale: 0-300 m
Habitat: coltivata nelle aree mediterranee.
Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre.
Status: esotica coltivata e/o spontaneizzata (esotica casuale).
Dipinti: 4, 5.
Note:Nei dipinti le fronde appaiono di un colore verde brillante, meglio
corrispondente alla congenere Phoenix canariensis Chabaud, endemica delle
Canarie, che tuttavia va esclusa in quanto introdotta in Europa (Nizza) nel 1870.
Ancora nei dipinti in questione si può rilevare come i segmenti fogliari siano stati
curiosamente rappresentati lungo un solo lato del rachide centrale della foglia e in
modo simmetrico (speculare) fra i soggetti dei due dipinti.
Iconografia: p. 85: Phoenix dactylifera L.; p. 86: da Mattioli (1568, 1: 238).
85
86
Plantago lanceolata L.
piantaggine lanciola, piantaggine minore, piantaggine femmina, lingua di cane,
cinquenervi, arnoglossa
Famiglia: Plantaginaceae
Derivazione del nome generico: latino: plantago = piantaggine (Plinio), nome
originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: lanceolata = a forma di lancetta
(lanceola).
Descrizione: erba perenne rosulata con radice verticale; foglie lanceolate a
nervature secondarie parallele; scapo fiorifero eretto, costoluto, recante all’apice
una spiga densa di piccoli fiori a 4 sepali e 4 petali verdognoli; stami 4, con lungo
filamento e antera lilacina; il frutto è una capsula circumscissile di 3-4 mm, con 2
semi cimbiformi (a forma di barchetta) di circa 2 mm.
Distribuzione: originaria di Europa e Asia, oggi diffusa in tutto il globo; Italia:
tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-2.000 m
Habitat: incolti, margini stradali, tappeti erbosi, prati da sfalcio.
Periodo di fioritura: marzo-ottobre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Iconografia: p. 87: Plantago lanceolata L.; p. 88: da Plenck (1788-1794, 1: 60).
87
88
Plantago major L.
piantaggine maggiore, cinquenervi
Famiglia: Plantaginaceae
Derivazione del nome generico: latino: plantago = piantaggine (Plinio), nome
originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: maior (alterato in major) = maggiore, più
grande, con riferimento alle foglie rispetto alla specie precedente.
Descrizione: erba perenne rosulata con radice verticale; foglie da quasi rotonde a
ovate, con numerosi nervi secondari paralleli convergenti all’apice (acrodromi);
scapo fiorifero costoluto, eretto, con una spiga apicale di piccoli fiori tetrameri (4
sepali, 4 petali, 4 stami) ad antere giallognole; il frutto è una capsula circumscissile,
con 6-34 semi di 1-1,5 mm.
Distribuzione: originaria di Europa e Asia, oggi diffusa in tutto il globo; Italia:
tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-2.028 m
Habitat: luoghi calpestati, incolti, margini stradali, tappeti erbosi.
Periodo di fioritura: marzo-novembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Iconografia: p. 89: Plantago major L.; p. 90: da Fuchs (1542: 38).
89
90
Polygonatum multiflorum (L.) All.
sigillo di Salomone maggiore
Famiglia: Ruscaceae (= Asparagaceae subfam. Nolinoideae)
Derivazione del nome generico: greco: πολυγόνατον (polygònaton, Dioscoride)
= due possibilità irrisolte, cioè sigillo di Salomone (la pianta in oggetto) oppure
frassinella o dìttamo (Dictamnus albus L., fam. Rutaceae); nell’istituire il genere
Polygonatum, Linneo si attenne alla prima interpretazione.
Derivazione del nome specifico: latino: multiflorum = con molti fiori, in
contrapposizione alla specie simile (P. odoratum (Mill.) Druce, sigillo di Salomone
“classico”), dotata di un solo fiore per ascella fogliare.
Descrizione: erbacea perenne con lungo rizoma sotterraneo, da cui si elevano fusti
eretti, incurvati a portamento plagiotropo (orizzontale); foglie alterne, distiche,
ovato-ellittiche, intere e glaucescenti, con pieghe longitudinali parallele; fiori a
2-6, penduli su peduncoli ascellari, tubuloso-subcampanulati; 6 tepali verdognoli,
6 stami non sporgenti; il frutto è una bacca subglobosa di circa 1 cm, nero-bluastra,
con 2-4 semi traslucidi.
Distribuzione: Europa e Asia; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 100-1.800 m
Habitat: boschi (querceti, faggete, raramente peccete).
Periodo di fioritura: maggio-luglio.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 7, 9.
Note: la pianta rappresentata nella “Madonna con il Bambino e San Giovannino”
(dipinto 7) non è identificabile con certezza in quanto particolarmente rovinata.
Iconografia: p. 91: Polygonatum multiflorum (L.) All.; p. 92: da Fuchs (1542:
585).
91
92
Polypodium vulgare L.
felce dolce, falsa liquerizia
Famiglia: Polypodiaceae
Derivazione del nome generico: greco: πολÚ (polý) = molti, numerosi; πόδιον
(podion) = piedino, con probabile richiamo all’aspetto allungato e in qualche modo
digitato delle fronde, assimilabili a piedi rovesciati sulle rispettive gambe (piccioli);
secondo un’altra ipotesi il riferimento sarebbe da indirizzare alle numerose radici
che pendono verticalmente dal rizoma quando lo si estrae dal terreno (antico uso
medicinale), ma tale interpretazione, a giudizio degli scriventi, ha scarsi elementi
di verosimiglianza.
Derivazione del nome specifico: latino: vulgare = comune, popolare, certamente
in relazione al largo uso popolare del rizoma nel passato.
Descrizione: felce di dimensioni medio-piccole, con rizoma sotterraneo sottile,
lungamente strisciante, ricoperto da un feltro di squame brunastre, dal quale
emergono singole fronde sorrette da brevi piccioli verticali, con lamina orizzontale
(plagiotropa), pennatopartita, oblungo-lanceolata, di 10-25×4-9 cm; pinne intere,
lineari-lanceolate ad apice arrotondato, nelle fronde fertili percorse abassialmente
da sori circolari disposti in due file ai lati della nervatura centrale, di colore dapprima
giallo oro, poi bruno ruggine.
Distribuzione: emisfero boreale; Italia: dal nord fino a Campania e Basilicata,
Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-2.400 m
Habitat: boschi umidi, muri, anche arboricola.
Periodo di vegetazione: gennaio-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 12.
Iconografia: p. 93: Polypodium vulgare L.; p. 94: da Fuchs (1542: 588).
93
94
Populus sp.
pioppo
Famiglia: Salicaceae
Derivazione del nome generico: latino: populus = pioppo, nome originale della
pianta.
Descrizione: alberi con tronco generalmente slanciato e ritidoma liscio, screpolato
solo in esemplari vecchi; foglie, arrotondate, ovato-triangolari od ovato-rombiche,
con apice da acuto ad acuminato, base da tronca a cuneata e margine da intero a
crenato-dentato; picciolo appiattito verticalmente, atto a permettere ribaltamenti
a bandiera della lamina causati dai movimenti d’aria (foglie “tremule”); fiori
unisessuali su alberi distinti (pianta dioica), in amenti, i femminili generanti capsule
globose che all’apertura (aprile-maggio) liberano minuti semi bianchi immersi in
batuffoli incoerenti di peli cotonosi leggerissimi, assai fastidiosi per chi ne viene a
contatto (i cosiddetti “pioppi”, comunemente confusi con il polline).
Distribuzione: emisfero boreale; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-2.000 m
Habitat: boschi e boscaglie (varie tipologie a seconda delle specie).
Periodo di vegetazione: marzo-ottobre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 6.
Note: gli alberi rappresentati non sono identificabili a livello di specie, tuttavia,
in base al portamento della pianta e alla silhouette delle foglie, possono essere
attribuiti al genere Populus. In particolare, si potrebbe trattare di P. nigra L. (pioppo
nero) oppure di P. tremula L. (pioppo tremolo), entrambi comuni in Italia, presenti
in tutte le regioni e caratteristici in Val Padana.
Iconografia: p. 95: Populus nigra L.; p. 96: da Schlechtendal et al. (1880-1888,
10: tav. 946).
95
96
Quercus sp.
quercia
Famiglia: Fagaceae
Derivazione del nome generico: latino: quercus = quercia, nome originale della
pianta.
Descrizione: albero di prima grandezza, semideciduo, con tronco a ritidoma
regolarmente screpolato, possente nei vecchi esemplari; rami robusti, contorti con
l’età; chioma cupolare-espansa; foglie più o meno brevemente picciolate, a lamina
oblunga, da obovata a obovato-ellittica, con lobi più o meno profondi e regolari sui
due lati, in genere arrotondati all’apice; fiori unisessuali, maschili e femminili su un
solo individuo (pianta monoica), i primi in sottili amenti, con perianzio ridotto e 5
stami esposti al vento grazie a lunghi filamenti, i femminili a 1-4 su brevi peduncoli
patenti, in alcune specie sessili; il frutto è una ghianda.
Distribuzione: emisfero boreale; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.500 m
Habitat: boschi e boscaglie (varie tipologie a seconda delle specie).
Periodo di vegetazione: aprile-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9.
Note: il tronco del dipinto mostra pochi elementi per un’identificazione
soddisfacente, tuttavia il ritidoma richiama quello delle querce caducifolglie, tra
le quali la pianura è interessata fondamentalmente dalla farnia (Quercus robur L.).
Quest’ultima, verosimilmente riferibile al soggetto del dipinto, è una semidecidua
le cui foglie persistono secche sulla pianta per gran parte dell’inverno prima di
cadere.
Iconografia: p. 97: Quercus robur L.; p. 98: da Fuchs (1542: 229).
97
98
Ranunculus sp.
ranuncolo
Famiglia: Ranunculaceae
Derivazione del nome generico: latino: ranunculus = ranocchietto, ma Plinio vi
identifica la pianta in questione. Il collegamento logico tra i soggetti rimane oscuro
e l’ambiente palustre sembra l’unico fattor comune, dato che diverse specie di
ranuncolo condividono con le rane questo habitat. In ogni caso, la scelta di Linneo
è legittimata da Plinio.
Descrizione: piante erbacee perenni o annuali, talora acquatiche fluitanti, con foglie
basali di forma e divisioni generalmente differenti da quelle delle foglie superiori;
fiori a 3-5 sepali, corolla ridotta a 5-6 nettàri petaloidei, giallo oro laccato o bianchi,
stami numerosi, pistilli numerosi, monocarpici (ovario apocarpico) inseriti su un
ricettacolo convesso, maturanti acheni dotati o meno di un becco (prolungamento
dello stilo).
Distribuzione: tutte le aree del globo; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-2.800 m
Habitat: vari a seconda delle specie, dai boschi ai prati, alle zone umide, alle
rupi.
Periodo di fioritura: gennaio-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2, 14.
Note: i soggetti rappresentati non sono identificabili con certezza a causa della
mancanza dei particolari delle foglie. Essi possono comunque essere attribuiti al
genere Ranunculus e, in particolare, a una delle numerose entità non acquatiche a
fiore giallo (in Italia oltre 70, tra specie e sottospecie).
Iconografia: p. 99: Ranunculus acris L. subsp. acris; p. 100: da Fuchs (1542:
879).
99
100
Rosa ×damascena Mill. (pro sp.)
rosa di Damasco
Famiglia: Rosaceae
Derivazione del nome generico: latino: rosa = rosa, nome originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: damascena = di Damasco (Plinio), rosa
famosa nell’antichità per il suo profumo e per le applicazioni cosmetiche, coltivata
su larga scala nella regione di Damasco (Siria).
Descrizione: arbusto di 1-2,2 m, con spine robuste, ricurve e setole rigide;
foglie composte di 5(-7) foglioline verde glauco, ovato-ellittiche, dentate, pelose
inferiormente; fiori fragranti, semidoppi, in cime di 6-12, sepali riflessi, ghiandolosi,
petali rosa o bianchi; frutto (cinorrodio) lungo fino a 2,5 cm, rosso, turbinato,
ricoperto di setole e ghiandole.
Distribuzione: originatasi dall’ibridazione fra R. gallica L. (fiori rosa semplici,
Europa e Caucaso, selvatica) e R. moschata Herm. (fiori bianchi o crema, semplici,
area mediterranea e Asia sud-occidentale, ignota allo stato spontaneo), è stata
il punto di partenza per la creazione di numerose cultivar orticole; Italia: solo
coltivata.
Intervallo altitudinale: 0-1.200 m
Habitat: pianta esclusivamente coltivata in giardini e parchi.
Periodo di fioritura: maggio-ottobre.
Status: esotica coltivata.
Dipinti: 10.
Note: arrivata in Italia nell’antichità.
Iconografia: p. 101: Rosa ×damascena Mill.; p. 102: da Mattioli (1568, 1: 203).
101
102
Salix alba L.
salice bianco, salice comune
Famiglia: Salicaceae
Derivazione del nome generico: latino: salix = salice, nome originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: alba = bianco, per la faccia abassiale delle
foglie bianco-candida.
Descrizione: albero dal tronco diritto con ritidoma grigiastro e liscio, rugoso e brunastro
solo in età avanzata; chioma larga, arrotondata, spesso un po’ lobata, argentata;
foglie ellittico-lanceolate o lanceolate, seghettate, peloso-sericee in gioventù quindi
glabrescenti sulla faccia adassiale, con fitta pubescenza argentina su quella abassiale;
fiori maschili e femminili su piante diverse (specie dioica), in spighe di circa 6×1 cm,
le femminili più lasse; fiori singolarmente costituiti da una brattea sottendente l’ovario
(femminili) oppure due stami divergenti (maschili); il frutto è una capsula bivalve, che
a maturità libera semi minuti, immersi in un ammasso di peli cotonosi.
Distribuzione: zone temperate di Europa, Asia e Nordafrica; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.200 (1.600) m
Habitat: luoghi palustri, rive dei cosi d’acqua, sponde, suoli soggetti a sommersione
temporanea.
Periodo di vegetazione: marzo-ottobre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 1.
Iconografia: p. 103: Salix alba L.; p. 104: da Schlechtendal et al. (1880-1888, 10:
tav. 918.I).
103
104
Taraxacum F.H.Wigg. sect. Taraxacum
tarassaco comune, soffione, insalata matta, piscialetto
Famiglia: Asteraceae (= Compositae)
Derivazione del nome generico: persiano: talk chakok = erba amara, espressione
successivamente inquinata dal greco τάραξις (tàraxis = confusione, sconvolgimento)
e arrivata attraverso l’arabo ‫( ﻡﻭﻙﺍﺱﻙﺍﺭﺍﺕ‬tāraksākűm) al medioevale tarax’acum.
La parola continuò a vivere negli Horti Simplicium e negli Herbaria fino a Linneo,
che la fissò nel genere in questione.
Descrizione: pianta erbacea perenne, acaule, con radice verticale e rosetta di
foglie allungate, più o meno profondamente lobate, incise e dentate; scapo nudo
recante all’apice l’infiorescenza, che è una calatide dall’aspetto globale di un fiore,
involucrato alla base da brattee verdi riflesse e costituito da numerosissime ligule
gialle (le corolle dei singoli fiori), sottendenti ciascuna uno stilo con due stigmi
arricciati; infruttescenza a “soffione”, con i frutti (cìpsele) dotati di pappo (calice
del fiore trasformato in “paracadute”), inseriti su un ricettacolo liscio, biancastro, a
formare una sfera piumosa, fragile ai soffi d’aria.
Distribuzione: emisfero boreale, diffusasi in tutte le aree temperate del pianeta;
Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.700 m
Habitat: luoghi calpestati, tappeti erbosi, margini, prati, radure.
Periodo di fioritura: gennaio-dicembre.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2, 9.
Note: il genere Taraxacum è tra i più difficili da studiare, infatti i limiti tra le
diverse specie sono spesso poco chiari e basati su microcaratteri di competenza
specialistica. I soggetti rappresentati appartengono presumibilmente alla sezione
Taraxacum, la più comune nelle zone abitate dall’uomo, che in Italia comprende
numerosissime microspecie, in gran parte da studiare.
Iconografia: p. 105: Taraxacum officinale W.W.Weber ex F.H.Wigg. aggr.;
p. 106: da Fuchs (1542: 680).
105
106
Veratrum lobelianum Bernh.
elleboro bianco, veratro
Famiglia: Melanthiaceae
Derivazione del nome generico: latino: veratrum = elleboro (Lucrezio), attribuito
da Linneo al genere in questione in quanto il nome Helleborus già stato dallo stesso
utilizzato per le Ranunculaceae.
Derivazione del nome specifico: lobelianum = aggettivo del cognome latinizzato
(Lobelius) di Matthias de l’Obel (1538-1616), medico e botanico francese al quale
Linneo dedicò la specie in oggetto.
Descrizione: pianta erbacea perenne provvista di un rizoma sotterraneo allungato
e fusti eretti (fino a 1 m e oltre), con foglie alterne, spiralate, ovato-ellittiche o
ellittiche, pubescenti inferiormente, a 6 nervi principali paralleli, plissettate
in lunghezza; fiori in un’ampia pannocchia terminale, stellati, a 6 tepali gialloverdognoli e 6 stami; il frutto è una capsula ovoide con numerosi semi.
Distribuzione: zone temperate di Europa e Asia; Italia: regioni centro-settentrionali,
verso sud fino alla Campania.
Intervallo altitudinale: 800-2.400 (2.600) m
Habitat: pascoli, prati e radure in quota.
Periodo di fioritura: giugno-agosto.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 13.
Iconografia: p. 107: Veratrum lobelianum Bernh.; p. 108: da Fuchs (1542: 272).
107
108
Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys
camedrio azzurro, occhi della Madonna
Famiglia: Plantaginaceae
Derivazione del nome generico: ufficializzato da Linneo (1753) su un precedente
di Leonardo Fuchs (secolo XVI), ha ipotesi d’origine controverse. L’unica certezza
è un’iniziale provenienza greca dal nome proprio femminile Φερενίκη (Pherenìke)
con la variante Βερενίκη (Berenìke) = portatrice di vittoria, passato a Berenice
nella lingua latina, poi presumibilmente alterato in Veronica nel Medioevo a
seguito dell’influenza popolare dell’espressione ecclesiastica vera icona (vera
immagine) riferita al panno, presumibilmente di lino, con cui la Veronica asciugò
il volto di Cristo. Come da qui si sia arrivati alla versione botanica di Fuchs resta
un mistero.
Derivazione del nome specifico: greco: χαμαίδρυς (chamàidrys) = camedrio
(Teucrium chamaedrys L., fam. Lamiaceae); etimologia: χαμαί (chamài = giù, a
terra) e δρύς (drys = quercia), cioè quercia bassa, piccola quercia, in riferimento alle
foglie lobate che ricordano una quercia in miniatura. Linneo ritenne di ravvisare lo
stesso tipo di somiglianza anche in questa Veronica.
Descrizione: erba perenne con rizoma sottile e ramoso; fusti eretti o ascendenti;
foglie opposte, sessili o quasi, pelose o glabrescenti, con lamina da ovata a
largamente lanceolata, crenata o crenato-seghettata; fiori in racemi allungati, eretti,
corolla blu-azzurra a 4 lobi, di cui l’inferiore più stretto; il frutto è una capsula
appiattita, triangolare-obcordata, più breve del calice, contenente semi discoidali
sottili.
Distribuzione: Europa e Siberia; Italia: tutte le regioni, escluse Sicilia e
Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-2.200 m
Habitat: suoli ricchi di nitrati in boschi, cespuglieti, radure, prati.
Periodo di fioritura: aprile-giugno.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 2.
Note: l’espressione occhi della Madonna si applica comunemente a Veronica persica
Poir., originaria del Vicino Oriente, nota in Italia dalla metà del Cinquecento, poi
estesamente diffusasi in Natura a partire dalla prima metà dell’Ottocento.
Iconografia: p. 109: Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys; p. 110: da Fuchs
(1542: 871).
109
110
Vinca major L. subsp. major
pervinca maggiore
Famiglia: Apocynaceae
Derivazione del nome generico: latino: vinca pervinca (e vica pervica) = pervinca
(Plinio), nome originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: maior (alterato in major) = maggiore, per
comparazione con la congenere Vinca minor L., pervinca minore.
Descrizione: erba perenne sempreverde, con rizoma diffuso e fusti striscianti o
ricadenti, sottili ma tenaci; foglie verde scuro satinato, opposte, subcoriacee,
con picciolo di 5-11 mm e lamina intera, ovata, acuta o acuminata; fiori isolati
su peduncoli ascellari, larghi fino a 3,5 cm, con corolla vistosa simile a quella
dell’oleandro, più o meno violacea, a 5 lobi spatolato-subtroncati, leggermente
ruotati in senso orario rispetto al raggio corollino; il frutto è un doppio “baccello”
(follicario) con semi caratteristicamente piumosi.
Distribuzione: bacino del Mediterraneo e aree limitrofe; Italia: tutte le regioni,
esclusa la Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-800 m
Habitat: boschi, siepi, muretti, vecchi parchi e giardini; anche coltivata e
spontaneizzata.
Periodo di fioritura: marzo-maggio.
Status: autoctona selvatica; anche coltivata, soprattutto nel passato (ornamentale),
e inselvatichita.
Dipinti: 2, 12.
Iconografia: p. 111: Vinca major L. subsp. major; p. 112: da Plenck (1788-1794,
2:114).
111
112
Vinca minor L.
pervinca comune, pervinca minore
Famiglia: Apocynaceae
Derivazione del nome generico: latino: vinca pervinca (e vica pervica) = pervinca
(Plinio); nome originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: minor = minore, per comparazione con la
specie precedente.
Descrizione: erba perenne sempreverde, con rizoma diffuso e fusti striscianti,
ricadenti, spesso tappezzanti, sottili ma tenaci; foglie verde scuro, opposte,
subcoriacee, con picciolo di 2-4 mm e lamina lanceolata, intera, ottusa all’apice,
verde scuro semilucido; fiori isolati su peduncoli ascellari, con corolla simile a quella
dell’oleandro, di 2,5-3 cm, vistosa, più o meno azzurro-violacea, di rado bianca, a
5 lobi spatolato-subtroncati, leggermente ruotati in senso orario rispetto al raggio
corollino; il frutto è un doppio “baccello” (follicario) con semi caratteristicamente
piumosi.
Distribuzione: Europa centrale e Caucaso; Italia: tutte le regioni, esclusa la
Sardegna.
Intervallo altitudinale: 0-1.300 m
Habitat: boschi di latifoglie planiziali e montano-collinari (soprattutto di farnia e
rovere), siepi, muretti.
Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 9, 14.
Iconografia: p. 113: Vinca minor L.; p. 114: da Plenck (1788-1794, 2: 113).
113
114
Viola odorata L.
viola mammola
Famiglia: Violaceae
Derivazione del nome generico: latino: viŏla = viola, nome originale della
pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: odorata = odorosa, profumata.
Descrizione: erba perenne con stoloni striscianti e radicanti ai nodi, che formano
rosette di foglie fiorenti a partire dal secondo anno; foglie più o meno pelose,
picciolate, con stipole largamente ovate e sfrangiate, e lamina rotondato-reniforme
a seno basale profondo e nervatura superficiale a reticolo; fiori profumati su
peduncoli emergenti tra le foglie, corolla zigomorfa di 5 petali viola scuro, talora
quasi nero, i laterali accostati all’inferiore; il frutto è una capsula trigona con piccoli
semi globosi dotati di elaiosoma (dispersione via formiche).
Distribuzione: bacino del Mediterraneo e aree limitrofe; Italia: tutte le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-1.200 m
Habitat: margini boschivi, siepi, tapperti erbosi, muretti, spesso coltivata e
persistente in parchi e giardini.
Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
Status: autoctona selvatica.
Dipinti: 7, 9, 13, 14.
Note: La violetta di Parma, coltivata soprattutto nel passato in Francia per l’industria
profumiera e dolciaria, derivava da selezione orticola della simile Viola alba Besser
subsp. dehnhardtii (Ten.) W.Becker. La pianta rappresentata nella “Madonna con il
Bambino e San Giovannino” (dipinto 7) non è identificabile con certezza in quanto
particolarmente rovinata.
Iconografia: p. 115: Viola odorata L.; p. 116: da Fuchs (1542: 311).
115
116
Viola tricolor L.
viola del pensiero, erba trinità, suocera e nuora
Famiglia: Violaceae
Derivazione del nome generico: latino: viŏla = viola, nome originale della
pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: tricolor = tricolore, per la corolla spesso
variegata (gialla, viola e blu-porpora).
Descrizione: erba annuale o bienne (a volte perenne di breve durata), con fusti
eretti o ascendenti, ramificati; foglie stipolate, le inferiori a lamina ovato-cordata,
le superiori fino a lanceolato-cuneate, a margine crenato; fiori su peduncoli eretti,
zigomorfi (5 petali, i laterali accostati ai due superiori), violetti, gialli o misti; il
frutto è una capsula trigona con piccoli semi globosi dotati di elaiosoma (dispersione
via formiche).
Distribuzione: Originaria di Europa e Asia, da dove si è diffusa in quasi tutte le
parti del globo; Italia: regioni settentrionali e centrali.
Intervallo altitudinale: 0-2.100 m
Habitat: campi, incolti, zone ruderali.
Periodo di fioritura: maggio-luglio.
Status: autoctona selvatica; spesso coltivata e inselvatichita.
Dipinti: 2.
Note: la viola del pensiero comunemente coltivata (pensée) è un ibrido fissato
(Viola wittrockiana Gams) di origine orticola, che tra i progenitori annovera V.
tricolor.
Iconografia: p. 117: Viola tricolor L.; p. 118: da Fuchs (1542: 803).
117
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Vitis vinifera L.
vite, uva
Famiglia: Vitaceae
Derivazione del nome generico: latino: vitis = vite, nome originale della pianta.
Derivazione del nome specifico: latino: vinifera = che porta vino, produttrice di
vino.
Descrizione: arbusto lianoso con fusto a ritidoma desquamante in lunghi nastri
fibrosi; rami brunastri, striati, provvisti di viticci (infiorescenze trasformate in
organi prensili) a due a due consecutivi in posizione opposta alle foglie (come le
effettive infiorescenze); foglie alterne, decidue, a contorno cordato o reniforme,
divise in (3-)5-7 profondi lobi palmati, irregolarmente dentati; fiori in pannocchie,
nel selvatico (subsp. silvestris Hegi) unisessuali su individui separati (pianta
dioica), nelle forme domestiche (subsp. vinifera) bisessuali, corolla di 5 petali
saldati a cuffia, distaccantesi per intero alla fioritura, stami 5; il frutto (uva) è una
bacca (detto acino) di dimensioni, aspetto e colore diversi secondo la cultivar; semi
piriformi, bilobati all’estremità calazale.
Distribuzione: bacino del Mediterraneo e Asia sud-occidentale, diffusa in gran
parte del mondo temperato come coltura e parzialmente inselvatichita; Italia: tutte
le regioni.
Intervallo altitudinale: 0-800 m
Habitat: allo stato naturale boschi termofili, macchia mediterranea; diversamente,
coltivata (vigneti) sui terreni in buona esposizione e spontaneizzata.
Periodo di fruttificazione: luglio-ottobre.
Status: autoctona selvatica e domestico estesamente coltivato sotto forma di
innesto su ceppi ibridogenici di specie americane con apparato radicale resistente
alla fillossera.
Dipinti: 8, 9.
Iconografia: p. 119: Vitis vinifera L.; p. 120: da Fuchs (1542: 84).
119
120
Last spring, Giovanni Agosti and Jacopo Stoppa held a retrospective on Bernardino
Luini at Palazzo Reale.
During the preparations for the exhibition, a small number of authorized personnel
were given the incredible privilege of viewing the artworks close up while they
were being carefully examined for their condition before being put on show.
Despite having to deal frenetically with all the unexpected complications – large or
small – that typically arise in such moments, our intellectual curiosity was piqued
by those paintings. Indeed, apart from the works’ strictly historical, artistic and
collectionistic aspects – for which we had two excellent ‘Virgils’ in Agosti and
Stoppa to guide us – we developed a growing desire to learn more about the plants
and flowers depicted by Luini.
It is probably unsurprising then that we had chosen as the exhibition’s emblem the
Madonna con il Bambino – better known as the “Madonna del roseto” – which is
normally on display at the Pinacoteca di Brera.
Perhaps as a result of our inquisitiveness and choice of promotional imagery, the
idea of dedicating a study to the botanical motifs present in Luini’s paintings started
to take shape.
The convergence of several factors expedited the transition from our initial idea to the
actual project. These included: the excellent intuition of those at the Municipality of
Milan’s Department of Culture to place under a single directorship the management
of its exhibitions and public scientific institutions, with the aim of broadening the
overlap between art and science; the longstanding and fruitful experience of the
partnership between the Museo di Storia Naturale and the Società Italiana di Scienze
Naturali on the publication of four scientific journals – a rare instance in Italy; the
well-established capacity of exhibitions held at Palazzo Reale to engender productive
interactions among diverse artistic fields – such as music, cinematography, literature
and dance – and provide additional stimuli for knowledge; the exceptional scientific
professionalism of the botanists of the Museo di Storia Naturale; and the willingness
of Agosti and Stoppa to venture into a field – that is to say botany – that was certainly
quite distant from their usual academic interests.
We wished to restrict our study to a scientific analysis of the flora depicted in 14 of
Luini’s paintings, and so from the outset we rejected the idea of entering into the
treacherous, albeit intriguing, field of symbology.
We found that Luini was particularly adept at the realistic reproduction of flowers
and plants. This fact is not without merit from a purely artistic standpoint, given
that his art developed in close proximity to a milieu strongly influenced by the
personality of Leonardo da Vinci. Indeed, this great artist is well known also for
the botanical studies scattered in his codices and in the sixth volume of Trattato
della Pittura – the anthology of Leonardo’s writings compiled by Francesco Melzi
– which paved the way for the birth of botany as an authentic science.
121
In fact, up to the sixteenth century, botany was only considered a sub-discipline
of medicine: plants were studied for their use in the healing arts or, at most, for
their decorative and culinary uses. The famous Renaissance herbaria contained
descriptions and illustrations of herbs and their medicinal properties.
We hope this brief introduction to an extremely complex subject will stimulate an
assessment of the contribution that phytoiconography – the discipline that studies
botanical depictions in art – can give to the better understanding of works of art,
of artistic style, and of spatiotemporal elements useful also for chronology and
philology.
Domenico Piraina
Director Servizio Polo Mostre e Musei Scientifici
122
While preparing the exhibition on Bernardino Luini, we become aware of the
frequency and accuracy employed by the artist to depict plants and flowers. To
study this aspect of his paintings and identify the species illustrated, we used a
multifaceted approach, drawing upon the expertise of personal acquaintances:
Gabriella Grosso Gallerani, who has worked as a botanical illustrator for many
years on publications ranging from Mondadori guides to the covers of Gardenia,
and Gabriella and Niccolò Reverdini who has always tried to link his literary
interests to a specific attention and sensibility towards nature; in fact, he has
recreated in his woods in Riazzolo, near the Forestina, a Virgilian trail adorned
with the plants celebrated in the poet’s work. We were already indebted to Niccolò
for providing us with many interesting clarifications for our study on the Trivulzio
Tapestries, based on cartoons by Bramantino and woven by Benedetto da Milano
and collaborators.
When the works of Luini were being exhibited in Palazzo Reale last spring,
Domenico Piraina had the idea of combining our skills with those of the curators of
the Museo di Storia Naturale di Milano.
This is not the first time that more or less professional attempts to identify
botanical specimens present in works of art have been made. Just to limit ourselves
to relatively recent studies conducted on artists who were directly or indirectly
influenced by Leonardo da Vinci, we can mention a study on the large Baptism
of Christ by Cesare da Sesto – part of the Gallarati Scotti collection – in the
catalogue of the 1982 exhibition on Bernardo Zenale at the Poldi Pezzoli Museum,
in which almost twenty plants were identified; and that conducted in 2003, in one
of the “Brera Mai Vista” exhibitions series, on the altarpiece of the church of
Sant’Andrea alla Pusterla by the Master of Ercole and Gerolamo Visconti – now
housed at the Pinacoteca di Brera – in which around ten varieties of plants were
recognized.
After all, the title of one of the few certain paintings by Francesco Melzi,
Columbine – which is now part of the Hermitage’s collection – far from being
a sobriquet of almost Goldoni-like taste for the picture’s protagonist, derives
from the flower she is holding in one hand: a Columbine, a species of the genus
Aquilegia.
Enrico Banfi and Gabriele Galasso thoroughly scanned the paintings of the
Palazzo Reale’s exhibition focusing on the works that had the most data of a
botanical nature. Fourteen pieces were finally singled out, different in technique
and conservation conditions, spanning Luini’s entire career, from the initial efforts
produced during his youthful stay in the Veneto hinterland, to more mature works
painted when the activity of the artist and of his workshop was centred around
Milan. The two scholars then identified the plant species depicted in each of these
paintings.
123
This unique study has produced results that are also of interest to art historians: for
example, the lack of correspondence between the flowers and leaves of the Groundivy depicted at the top of the Menaggio Madonna – now at the Louvre – could
be explained as a result produced by the restoration, an integration caused by the
painting’s troublesome conservation history.
Furthermore, observations made by Enrico and Gabriele have highlighted a certain
vagueness in terminology. For example, Brera’s much celebrated Madonna of
the Rose Garden in the background does not depict solely a rose garden – after
which the painting is entitled – an Apple tree can be identified among the foliage.
In addition, it would be surprising not to mention the Pinacoteca Ambrosiana’s
The Christ Child with the Holy Lamb. The latest museum catalogue specifies the
presence in the Child’s right hand of “a Chasteberry flower, a plant with violet-blue
spike, native to eastern Mediterranean countries, whose scientific name – Vitex
Agnus Castus – is an explicit reference to the Lamb, an allusion to chasteness”.
But no trace of this anaphrodisiac flower (Vitex agnus-castus), with its connected
meanings, was found by Enrico and Gabriele in the painting.
The study was limited to a botanical survey and did not venture into the treacherous
area of the possible symbolism of the depicted plants, such as those espoused in
Mirella Levi D’Ancona’s overly successful book The Garden of the Renaissance:
Botanical Symbolism in Italian Painting, in which the reader can find everything
and its opposite.
This is not to say that one cannot try to arrive at more general conclusions. One
only needs to recall the exhibition room in which Luini’s Ham deriding Noah was
exhibited alongside the Saint Francis’s stigmata by Gaudenzio Ferrari (see p. 6).
The two almost contemporary paintings, dating back to the middle of the second
decade of the 16th century, lay great emphasis on nature. But what a difference
between the two. Gaudenzio locates the Franciscan episode that originally took
place on the Verna in Valsesia – rendering its woody appearance through synthesis,
without any botanical precision. In contrast, Luini fabricates a Lombard countryside
at the foot of Mount Ararat – where Noah discovers the intoxicating power of the
Grape-vine – also through the depiction of flowers and plants that would satiate the
curiosity of any botanist.
This exchange, rather unusual for us, had also another positive outcome: the
discovery of a noteworthy wooden sculpture of Saint Dominic (inv. n. MSNM
X44910) (see p. 7) in Enrico and Gabriele’s office. It was donated by Italo Pacchioni
(Mirandola, 1872 – Milan, 1940) – photographer and pioneer of cinematography –
in 1940 to the Civica Siloteca Cormio (merged with the Museo di Storia Naturale
di Milano in 1973). Its provenance is unknown and the model of the church held
in the saint’s hand is of no help, in that it was probably a subsequent addition.
Without Luini’s plants, we would not have come across this16th century Lombard
wooden sculpture, a work to be dated around the end of the Del Maino workshop
artistic output.
Giovanni Agosti
Jacopo Stoppa
124
Botanical motifs in the art of Bernardino Luini
The “Bernardino Luini e i suoi figli” exhibition, held by the Comune di Milano at
the Palazzo Reale between the 10th of April and the 13th of July, 2014, turned out
to be an unexpected opportunity for the inception of the current project. In fact,
as a result of productive meetings between the Botanical Section of the Museo di
Storia Naturale di Milano, Milan, and the exhibition’s curators, Giovanni Agosti
and Jacopo Stoppa of the University of Milan, it was decided to study the key
scientific and botanical aspects of the plant specimens painted by the Lombard
artist Bernardino Luini. Given his evident sensitivity in painting natural settings,
two possible and rather interesting lines of investigation were evident right from
the outset. We first wanted to ascertain the degree of likeliness to real botanical
species of the specimens that Luini had placed within various unspecified Padan
highland landscapes of northern, Renaissance Italy. In addition, we wanted to
understand the extent to which the artist had been able to document the floristic
and vegetational makeup of the area more than five centuries ago, a testimony of
undisputed importance though inevitably approximate. Thus, in order to proceed in
this direction of research, the following fundamental assumptions were taken:
1) the recognition, or attempted recognition, of a plant species from an indirect
pictorial representation (that is, one not devoted primarily to the specimen) cannot
be defined as a scientific act of botanical identification or determination because
this implicates the observation of an objective external reality. Rather, it represents
only an interpretation of a species, that, in turn, was interpreted, if not deliberately
transformed, by the artistic creation of its image; as such, it can only refer to a
defined external entity only to the extent of its adherence to the biological reality
of the specimen;
2) any botanical interpretation had to be necessarily referred to the environmental
context of the Padan highlands during the Renaissance. In other words, we had to
take into account a variety of natural and semi-natural habitats that are no longer
present; this plurality – summarized in the concepts of bio- and eco-diversity – was
pervaded to a variable degree by the presence of human settlement. The situation
was part of a centuries-old equilibrium in agro-silvo-pastoral management of the
landscape, driven by previous economies of an extensive nature. Thus, species that
today are rare, at risk or even extinct could have been rather mundane species in
Bernardino Luini’s time. Moreover, forests, woods and their extensions towards
human settlements, unlike today, offered the opportunity for close daily contact
with Oaks, Hornbeams, Elms, Willows, Poplars, Aspens, Alders and many other
types of rural plants, often deemed to be economic resources;
3) assessment of the concordance between a specimen and the habitat depicted
in Bernardino’s paintings was a primary criterion for the interpretation of the plant
species. However, this measure was applied with a degree of flexibility because
it was necessary to consider artistic freedom. In fact, in function of the artist’s
sensitivity or inspiration at the time, groupings could have been chosen in order
to optimise or improve the wanted visual effect. Indeed, an artist may consciously
or subconsciously draw upon a mnemonic baggage of visual associations, as
evidenced by Luini’s placement of Daffodils in a bright, grassy surrounding (i.e.,
a meadow/pasture habitat), or his portrayal of Periwinkles in the penumbra of
rocks and tree foliage (i.e., a woodland habitat in the Erythronio-Carpinion betuli
phytosociological vegetation alliance and relative openings). Therefore, it was
always necessary to take into account this artistic licence when the ecological
context was at odds with the specimen depicted, or when a number of diverse
species from differing habitats were inappropriately associated in a restricted
setting.
125
On the basis of these assumptions, we proceeded in the identification of the
botanical specimens (1-15 per painting) deemed interpretable, neglecting
“collective” vegetation (e.g., woodland backgrounds) and individual elements
without diagnostic markers, represented mostly by generic leaf rosettes, stems and
leaves with blurred, vague profiles, poorly defined silhouettes of flowers, daubes
of green, etc. Another aspect probably due to the artist’s personal preferences was
brought to light by an examination of the “Donna nuda distesa” painting (picture
14). Right next to the female figure is a group of daisies that, if interpreted as
such (i.e., a flowering plant from the Asteraceae family, Asteroideae subfamily,
Anthemideae tribe), leads easily to recognition of the species Ismelia carinata
(Schousb.) Sch.Bip. (≡ Chrysanthemum carinatum Schousb.) thanks to the
contrast of the darkly coloured central portion of the “flower” (in actual fact, it
is not a single flower, but a calathium-type inflorescence) and the pale “petals”
(ligulate peripheral flowers, or ligules). The appearance of the latter, which are
apparently truncate or rounded at the apex and somewhat spaced apart, was in
line with this initial interpretation, also because there is the impression of the
presence of a dark spot of colour near the base of the ligule. Within the whole
inflorescence, these spots produce the darker tone at the centre of the calathium, a
characteristic of Ismelia carinata and the reason of its once widespread use as an
ornamental flower in orchards, gardens, flower beds and vases of the past (it has
now gone out of fashion). In fact, it is a cultivated plant (native in Morocco, and
occasionally escaped along Mediterranean coasts) that must certainly have been
familiar to Luini because it was widely grown in the homes of the time. However,
assuming that the artist deliberately matched the leaves to the flowers, the leaves
distinguishable in the painting (which are entire and lanceolate) are not of the type
that should have been present (bipinnatisect) on the interpreted species. Possibly,
the artist had in mind the flowers but not the correct leaves of this species, or had
wanted simply to fill the space with flowers that were familiar to him regardless
of realistic coherency or ecological consistency, seeing also that this horticultural
plant is inexplicably portrayed in a wild environment.
Nevertheless, beyond the paintings’ artistic elements – which ultimately have no
effect on the overall authenticity of the artist’s relationship with the biodiversity
illustrated in his landscapes – Luini exhibits an appreciable level of naturalistic
fidelity in the plant specimens depicted in his pictures. Thus, taken as a whole,
these works of art constitute a document of concrete value illustrating the flora,
vegetation and landscape of the northern Po Plain during the Renaissance period.
126
Plant sheets
Although the format adopted for the botanical fact sheets follows a set pattern,
it varies depending on the degree and type of taxonomic information that can be
derived from the details in each painted specimen. The terminology used is as
follows.
Scientific name: the official name for Italian flora, reported in Conti et al. (2005,
2007) and subsequent updates.
Common name: the name, with possible variants, either in popular or de facto use,
as indicated in Stace (2010).
Family: the nomenclature as indicated in Stevens (2001 onwards) with the exception
of Myrsinaceae (Cyclamen purpurascens subsp. purpurascens) and Ruscaceae
(Polygonatum multiflorum), for which the authors believe the respective taxonomic
units Primulaceae and Asparagaceae are overly extensive.
Derivation of the genus name: indicates what is known or hypothesised about the
origin of the name of the genus, with details on etymology where significant.
Derivation of the species name: indicates what is known or hypothesised about
the origin of the name of the species, with details on etymology where significant.
Description: provides a brief morphological description of the species, with
reference to main, immediate and visible characteristics useful for prompt
recognition of the species.
Distribution: indicates the primary distributional range of the species (original
geographical distribution) and its secondary range in the event of subsequent
spread in nature due to a human cause; if the plant originated in culture (culton),
the geographical area of cultivation is reported.
Altitudinal range: gives the altitude range (minimum and maximum) of the
species, as indicated in Pignatti (1982).
Habitat: the environment or environments in which the plant grows in relation to
the ecology of the species.
Flowering time: given with reference to the extreme latitudinal and altitudinal
distribution of the species (Pignatti, 1982); indicated only for specimens depicted
with flowers in the paintings of Luini.
Fruiting time: only given for fruiting species represented in the paintings.
Vegetation period: replaces the previous entries for sporing plants (ferns),
gymnosperms (Cypress) and those with irrelevant flowering (e.g., many trees)
represented in the paintings in a vegetative state.
Status: specifies whether the species, with respect to the territory (sensu lato)
represented in the paintings, is native (indigenous), alien and escaped (naturalised
or casual, sensu Celesti-Grapow et al., 2009) or an alien/cultigenous entity only
present in cultivation.
Pictures: the identification number given to the Luini painting depicting the species
(see pp. 11-32).
Notes: additional comments of any kind (botanical, historical, ethnographic,
anecdotal, herbal, medicinal, etc...) of the species.
Iconography: each fact sheet is equipped with a photograph and an illustration of
the plant treated, the last one being drawn from scientific books of the Renaissance
and subsequent centuries. Two works date back to the 16th century, the first of
which De historia stirpium commentarii insignes… published by the German doctor
Leonhart Fuchs (1501-1566) at Basel in the year 1542 and the other I discorsi di m.
Pietro Andrea Matthioli sanese… published by the Sienese doctor Pietro Andrea
Mattioli (1500-1577) and printed in Venice in the year 1568. Likewise two are
the works dating back to the 18th century, definitely a valuable manuscript of the
Milanese painter and botanist Giambattista Morandi (fl. 1717-1751) Plantarum
127
icones..., executed at Milan between 1750 and 1751 and the first six volumes of
Icones plantarum medicinalium… published at Wien by the Austrian doctor Joseph
Jacob Plenck (1738-1807) between 1788 and 1794. For the species not represented
in these works we made use of illustrations drawn from the 5th edition of Flora von
Deutschland of Diederich Franz Leonard von Schlechtendal (1794-1866), Christian
Eduard Langethal (1806-1878) and Ernst Schenk (1796-1859), revised by Ernst
Hans Hallier (1831-1904) and published in Thuringia between 1880 and 1888.
128
Ajuga reptans L.
Bugle
Family: Lamiaceae (= Labiatae)
Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without;
Latin: iugum = yoke, referring to the lack of the upper
corolla lip that in Lamiaceae yokes (joins) at the top both the
lateral lower lip lobes.
Derivation of the species name: Latin: reptans =
creeping.
Description: perennial, low herb forming carpets by means
of very long creeping stolons; leaves ovate, gradually reduced
into bracts on flowering stems; corolla labiate, purple-violet,
lacking the upper lip.
Distribution: Europe and Caucasus; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,500 m
Habitat: broad-leaved woods, meadows, lawns.
Flowering time: April-June.
Status: native wild.
Pictures: 2.
Iconography: p. 35: Ajuga reptans L.; p. 36: Fuchs (1542:
391).
Aquilegia vulgaris L. s.l.
Columbine
Family: Ranunculaceae
Derivation of the genus name: Latin: aqua = water;
legĕre = to pick up, referring to a kind of ancient water jug
recognizable across the bud, where the handles of container
are identified by upward incurved petal spurs.
Derivation of the species name: Latin: vulgaris = common,
ordinary.
Description: perennial herb with a straight, branched
stem; basal leaves bipinnatisect with fan-shaped
segments that are in turn more or less divided; flowers
3-6, nodding, purple-blue, petals with a long curved spur
like a hook.
Distribution: temperate zone of Europe, Asia and North
Africa; Italy: all regions.
Altitudinal range: 70-2,000 m
Habitat: woods, ravines, bushes.
Flowering time: June-August.
Status: native wild.
Pictures: 10, 14.
Notes: among a lot of species growing in Italy, six of them
appear very similar each other, constituting the Aquilegia
vulgaris group, the commonest species of which in North
Italy being A. atrata W.D.J.Koch, that possibly identifies
with the subject of the picture.
Iconography: p. 37: Aquilegia atrata W.D.J.Koch; p. 38:
Fuchs (1542: 102).
Asplenium sp.
Spleenwort
Family: Aspleniaceae
Derivation of the genus name: Greek: α (a) =
without; σπλήν (splèn) = spleen, from the implicit
address “without aching spleen”, that is a remedy
for spleen aches based on an ancient use of the
congeneric Asplenium ceterach L., to which inexistent
therapeutic powers for the spleen stones treatment
were attributed.
Description: a kind of small fern with rhizome but without a
stem, the leaves of which form a rosette; the dispersion is by
spores produced in sporangia united to form groups (sori) on
the abaxial leaf surface.
Distribution: worldwide; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-3,000 m
Habitat: rocks and walls, woods.
Vegetation period: January-December.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Notes: in Italy 21 species with 8 subspecies belong to
this genus; among the commonest there is A. trichomanes
subsp. quadrivalens D.E.Mey. (see relative treatment,
below) that can be recognized also in the following
pictures: “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo
e Santa Margherita e due angeli musicanti” (picture 2)
e “Madonna con il Bambino e un angelo (Madonna
di Menaggio)” (picture 13). The subject painted in
“Scherno di Cam” (picture 9) can not be identified at
species rank.
Iconography: p. 39: Asplenium ruta-muraria L. subsp.
ruta-muraria; p. 40: Fuchs (1542: 730).
Asplenium trichomanes L. s.l.
Maidenhair Spleenwort
Famiglia: Aspleniaceae
Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without;
σπλήν (splèn) = spleen, from the implicit address “without
an aching spleen”, that is a remedy for spleen aches based
on an ancient use of the congeneric Asplenium ceterach L.,
to which inexistent therapeutic powers for the spleen stones
treatment were attributed.
Derivation of the species name: Greek: θρίξ, τριχός (thrix,
trichòs) = hair; μανός (manòs) = scattered, referring to
the leaf bearing few, multicellular hairs, when not totally
glabrous.
Description: a little fern living on the walls with leaves in a
rosette generated by a short rhizome; these are pinnate with
rounded, dark green pinnae arranged in 2 rows (distichous);
petiole and rhachis dark reddish-brown, shining; sori linear
on the abaxial surface of pinnae.
Distribution: worldwide in temperate zones; Italy: all
regions.
Altitudinal range: 0-3,000 m
Habitat: rocks and walls.
Vegetation period: January-December.
Status: native wild.
Pictures: 2, 13.
Notes: in Italy can be found 5 variations (subspecies), the
most spread of which (subsp. quadrivalens D.E.Mey.)
possibly identifies the subject of the pictures.
Iconography: p. 41: Asplenium trichomanes subsp.
quadrivalens D.E.Mey.; p. 42: Fuchs (1542: 796).
Athyrium filix-femina (L.) Roth
Lady-fern
Family: Athyriaceae
Derivation of the genus name: Greek: α (a) = without;
θύριον (thyrion) = small gate, with reference to the strongly
reduced indusium (the membranous appendix usually
concealing sori), typical of this genus.
129
Derivation of the species name: Latin: filix-femina
= “female” fern. It comes from a medieval vernacular
denomination made official by the prelinnean medicine,
intended to distinguish this species, innocuous but lacking
curative properties, from the similar Male- fern (Dryopteris
filix-mas (L.) Schott), poisonous but therapeutically
active.
Description: medium sized fern with a short subterranean
rhizome from which develops a rosette of leaves widely
lanceolate, bipinnate, with pinnatifid or pinnatisect terminal
segments (pinnulae); sori more or less oblong, not concealed
by an indusium, that in this case is reduced into a narrow
lateral small tongue.
Distribution: nearly worldwide; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-2,400 m
Habitat: wet woods.
Vegetation period: February-November.
Status: native wild.
Pictures: 12.
Iconography: p. 43: Athyrium filix-femina (L.) Roth; p. 44:
Mattioli (1568, 2: 1353).
Brachypodium sylvaticum (Huds.) P.Beauv.
False Brome
Family: Poaceae (= Gramineae)
Derivation of the genus name: Greek: βραχύ (brachý) =
short; πόδιον (podion) = small foot, referred to the short
peduncle that links spikelets to the inflorescence rhachis.
Derivation of the species name: Latin: silvaticum (stem
altered into sylv-) = wild, living in woods.
Description: cespitose perennial grass with long, linearlanceolate, bent, dark green leaves; panicles bearing multiflowered long linear spikelets arranged in 2 rows (distichous);
lemmas with an apical awn exceeding half of the lemma.
Distribution: temperate zone of Europe, Asia and North
Africa; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,600 m
Habitat: broad-leaved woods (Elder, Oak and so on).
Flowering time: June-August.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Notes: the plant painted in “Scherno di Cam” (picture 9)
can not be identified on certainty because the only panicle
is represented unripe, wrapped for most in the upper leaf
sheath. However, starting from the ecology betrayed by
other plants in the same picture (Oaks and Hornbeams in
the plain environment), this interpretation appears to be the
most likely.
Iconography: p. 45: Brachypodium sylvaticum (Huds.)
P.Beauv.; p. 46: Schlechtendal et al. (1880-1888, 8: pl.
746).
Carpinus betulus L.
Hornbeam
Family: Betulaceae
Derivation of the genus name: Latin: carpinus = Hornbeam,
the classical name of the tree.
Derivation of the species name: Latin: betulus = concerning
the Birch, like a Birch, technical adjective coined by
Linnaeus to outline the resemblance of this plant with the
Birch, its close relative.
130
Description: tree with an expanded, dome-shaped, thick
crown and a trunk often grooved with a bark smooth
also in old specimens; leaves petiolate, ovate to elliptic,
apically acute, truncate-subcordate at base, doubly
toothed with acute teeth at the margin; flowers unisexual
on the same tree (monoecious species), the male ones
greenish, in catkins, the female ones in terminal spikes,
each subtended by a wide, 3-lobed bract; fruiting spikes
nodding.
Distribution: central Europe and Caucasus; Italy: peninsula
excluding isles.
Altitudinal range: 0-1,200 m
Habitat: broad-leaved mesophilous woods (particularly
growing together with the English Oak Quercus robur
L.).
Vegetation period: April-December.
Status: native wild.
Pictures: 3, 9.
Notes: trees represented in the pictures can not be identified
on certainty due to lack of diagnostic features. However
in “Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro, Caterina,
Lucia, Paolo e due devoti” (picture 3) an identification
could be possible thanks to the crown silhouette; in
“Scherno di Cam” (picture 9) we can conclude in the same
way on the base either of the crown silhouette or of the
ecology suggested by other species in the same pictures
(plain vegetation with Oak and Hornbeam).
Iconography: p. 47: Carpinus betulus L.; p. 48: Schlechtendal
et al. (1880-1888, 10: pl. 969).
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch
Narrow-leaved Helleborine
Family: Orchidaceae
Derivation of the genus name: Greek: κεφαλή (kephalè)
= head; ¢νθηρά (antherà) = “powerful in blooming”, from
which, by technical meaning transfer, anther, the fertile
portion of the stamen where pollen ripens. In conclusion:
head-shaped (globose) anthers, a feature typical of the genus
in question.
Derivation of the species name: Latin: longifolia = with
long leaves.
Description: perennial herb with a short rhizome bearing
fleshy roots; the stem (more correctly scape) bears many
leaves arranged in 2 rows, with lanceolate to linearlanceolate, grooved blades; flowers to 30 in a terminal
raceme, white, spreading, with a perianth of 3 sepals and 3
petals marking a triangular outline around the frontal cavity
containing gynoecium and androecium.
Distribution: Europe and Asia; Italy: all the peninsula.
Altitudinal range: 0-1,400 m
Habitat: woods (Oak, Beech), bushes.
Flowering time: April-June.
Status: native wild.
Pictures: 2.
Notes: the subject is not identifiable on certainty being
scarcely realistic; the slightly zygomorphic flowers with six
white tepals and the lanceolate leaves seem to be suitable
for the proposed identification, while less convincing
appear the completely open flowers, very few if not almost
single.
Iconography: p. 49: Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch;
p. 50: Schlechtendal et al. (1880-1888, 4: pl. 368).
Citrus ×aurantium L. (pro sp.)
Bitter Orange, Seville Orange
Family: Rutaceae
Derivation of the genus name: Greek: κίτρον (kitron),
κέδρος (kedros), Latin: citrus, cedrus = cedar, as, for
example, the Lebanon Cedar (Cedrus libani A.Rich., fam.
Pinaceae), the Red-cedar (Juniperus virginiana L., fam.
Cupressaceae). Because of the aromatic properties (essential
oils) of these plants, Plinius extended the word to Citrus
Trees (citrus = Citron, Orange, Lemon etc.), that at that time
represented exotic novelties for the Latin world. Linnaeus
recycled both nouns to botany, designating Cedrus for the
genus of Pinaceae and Citrus for that one of Rutaceae.
Derivation of the species name: Latin: aurantium, lateLatin adaptation of the Arabic narangi, coming in turn from
the Sanskrit nâgarang’a = “concern of the elephant”, that is
the favourite fruit of the elephant.
Description: small, evergreen tree with expanded crown;
leaves aromatic, leathery, shining, rounded-ovate to elliptic,
with acute to acuminate apex, smooth margin and base
typically expanded into a wing just upon the petiole; flowers
highly fragrant bearing 5-6 white, fleshy petals; the fruit
(Bitter Orange) is a subglobose, often slightly flattened
hesperidium orange coloured at maturity.
Distribution: plant of ancient hybrid origin (parental
species: Shaddock or Pomelo Citrus maxima (Burm.) Osbeck
× Tangerine C. reticulata Blanco, both from South-East
Asia), worldwide known as cultivated tree; Italy: frequently
employed in masting-road and masting-square especially in
coastal, southern towns.
Altitudinal range: 0-500 m
Habitat: cultivated in Mediterranean, subtropical and
tropical climates.
Fruiting time: April-October.
Status: cultivated exotic.
Pictures: 6.
Note: introduced by the Arabians in Italy during the late
Roman Empire.
Iconography: p. 51: Citrus ×aurantium L.; p. 52: Plenck
(1788-1794, 6: 580).
Cupressus sempervirens L.
Italian Cypress
Family: Cupressaceae
Derivation of the genus name: Latin: cupressus = Cypress,
the classical name of the plant (from Indo-European stem).
Derivation of the species name: Latin: sempervirens =
evergreen.
Description: tree with a straight, columnar stem and a
reddish to greyish-brownish bark desquamating into thin,
vertical fibres; crown irregularly expanded in the wild form,
straight, narrow and tapering in the cultivated, classical form;
leaves minute, scale-like, imbricately appressed to the twigs;
male cones globose, yellow, 4-8 mm wide, the female ones
larger, globose to oblong, after fertilisation rising up to 4
cm, smooth and shiny, consisting of woody scales protecting
many angular seeds.
Distribution: the plant is native to Asia Minor and East
Mediterranean region, cultivated and locally escaped in
the West Mediterranean area; Italy: cultivated in almost all
regions, here and there escaped.
Altitudinal range: 0-800 m
Habitat: Mediterranean forests and woods.
Vegetation period: January-December.
Status: cultivated and escaped alien.
Pictures: 1, 2, 11.
Notes: introduced to Italy in pre-Roman time. It’s necessary
to observe that the crown of the cypress painted in the
picture “Madonna con il Bambino e una devota” (picture 1),
as well as that of both the broad-leaved, unidentifiable trees
on the left, appear abnormally reduced and restricted to the
apical stretch of the tree, leaving bare for most the trunk and
its branches, as if the artist wanted to represent specimens
significant of the human presence across cutting and pruning
in a general country management context. Because the usual
habit of these trees is much more covering than represented
in the picture, it’s likely that the artist decided to adopt a
solution functional to levels at the back, that is suited to
respect the visual transparence towards the mountains on the
left of the background.
Iconography: p. 53: Cupressus sempervirens L.; p. 54:
Mattioli (1568, 1: 133).
Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens
Alpine Sowbread
Family:
Myrsinaceae
(=
Primulaceae
subfam.
Myrsinoideae)
Derivation of the genus name: Greek: κύκλος (kyklos) =
round, translated in learned Latin as cyclamen = circularity,
roundness, referring to the Sowbread tuber typically
roundish.
Derivation of the species name: Latin: purpurascens =
purplish, with reference to the reddened abaxial surface of
the leaf.
Description: perennial herb lacking stem, with a
subterranean, globose or slightly flattened tuber generating
leaves provided with a straight petiole and an orbicular to
ovate blade crenulate at the margin, cordate at base (basal
sinus deep to 10 mm), dark green on the adaxial surface,
dark purplish-red abaxially; floral peduncles emerging from
the tuber, curved distally, with fragrant, purplish-violet,
noddind flowers; corolla of 5 lobes pointing upward; the
fruit is a spherical capsule opening at apex (pyxidium) on a
greatly lengthened peduncle spirally rolled on itself.
Distribution: mountains of the North West Mediterranean
basin; Italy: northern regions (southwards to EmiliaRomagna), Sardinia.
Altitudinal range: 0-1,900 m
Habitat: woods (particularly Beech woods).
Flowering time: August-September.
Status: native wild.
Pictures: 14.
Iconography: p. 55: Cyclamen purpurascens Mill. subsp.
purpurascens; p. 56: Fuchs (1542: 451).
Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris
Wood Pink
Family: Caryophyllaceae
Derivation of the genus name: Greek: διανθής (dianthès)
= spotted flower, taken into Latin by Linnaeus in botany
for the Pink genus; lines, dots, spots (overall called nectar
guides) are indeed a feature of the petals in many Dianthus
species.
131
Derivation of the species name: Latin: silvestris (stem
altered into sylv-) = wild, living in woods.
Description: cespitose, perennial herb with many weak,
erect stems; leaves opposite, linear, greyish-green, shortly
sheathing; flowers terminal, solitary or in small groups on
long scapes; calyx tubular with 5 teeth at apex, corolla of 5
showy petals provided with a thin nail and a fan-shaped limb
toothed at the margin, almost white to light purple; the fruit
is a denticidal, long capsule containing small seeds.
Distribution: mountains of the Mediterranean region; Italy:
peninsula, southwards to Campania.
Altitudinal range: 0-2,400 m
Habitat: dry, rocky slopes.
Flowering time: May-August.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Notes: the classical florist Carnation partly originates from
this species.
Iconography: p. 57: Dianthus sylvestris L. subsp. sylvestris;
p. 58: Fuchs (1542: 352).
Erythronium dens-canis L.
Dog’s-tooth-violet
Family: Liliaceae
Derivation of the genus name: Greek: ™ρυθρόνιον
(erythronion) = unidentified plant cited by Dioscorides (3,
144), the name of which has been chosen by Linnaeus for
the present genus.
Derivation of the species name: Latin: dens-canis = dog’s
tooth, referring to the lengthened, pointed tepal shape.
Description: perennial herb with a narrowly oblong bulb,
2 lanceolate leaves adaxially spotted in purple and light
green and a bare scape incurved at the top, bearing apically
a solitary showy flower with 6 tepals narrowly lanceolate,
acutate-pointed at apex; anthers blackish-violet, style white,
trifid; the fruit is a loculicidal, ovoid capsule opening by 3
valves; seeds rounded, dark.
Distribution: Southern Europe and Southern Siberia; Italy:
northern and central regions.
Altitudinale range: 0-600 m
Habitat: broad-leaved forests.
Flowering time: March-April.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Iconography: p. 59: Erythronium dens-canis L.; p. 60:
Morandi (1750-1751, 6: 141).
Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica
Beech
Family: Fagaceae
Derivation of the genus name: stem shared by the Greek
φαγ- (phag-), where φαγεν (phagèin) means to eat, and the
Latin fag- with the same semantics, here kept just in fagus
= Beech, with a clear reference to alimentary properties of
the plant. The fruit, as well as the chestnut, represented an
important alimentary ground of the European economy in
pre-Roman time.
Derivation of the species name: Latin: silvatica (stem
altered into sylv-) = wild, living in woods.
Description: deciduous tree reaching monumental shapes
with a straight trunk and smooth, silvery-greyish bark; crown
132
large, tabular (patula fagus was depicted by Vergilius in the
first of Bucolica); leaves elliptic-ovate to elliptic, silkyhairy, reddened when young, then glabrous adaxially and
green, with entire, more or less wavy margin; male flowers
(flowers of both sexes on the same tree) reddish in nodding
cymes, the female ones solitary, green; the fruit is a capsule
(trymosum) opening by 4 valves; seeds oblong, trigonous.
Distribution: central Europe; Italy: all regions except
Sardinia.
Altitudinal range: 0-2,000 m
Habitat: broad-leaved mesophilous woods.
Vegetation period: March-October.
Status: native wild.
Pictures: 14.
Notes: trees in the picture can not be identified on certainty
because they lack sufficiently diagnostic features. However,
considering the uniformity of the wood, the silhouette of
the crowns and the appearance of the bark, they could be
roughly identified as Beeches.
Iconography: p. 61: Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica; p.
62: Schlechtendal et al. (1880-1888, 10: pl. 957).
Fragaria vesca L. subsp. vesca
Wild Strawberry
Family: Rosaceae
Derivation of the genus name: Latin: fragrare = to scent,
from which fraga, -orum (Plinius) = strawberries and
(herba) fragaria = herb of the strawberries, from here the
linnean genus.
Derivation of the species name: Latin: vesca = tender,
edible, correlatedly with the verb vescĕre = to feed.
Description: small, hairy perennial herb forming tufts along
creeping stolons rooting at the nodes; leaves trifoliolate
with a long petiole and obovate, serrate leaflets; flowers in
loose cymes on erect scapes rising among the leaves, with 5
white, easily deciduous petals and a yellow, central, fertile
area (stamens and pistils); the fruit (strawberry) is really
an infructescence (glandetum), consisting of the enlarged,
red, fleshy and juicy receptacle bearing the “seeds” (the true
fruits known as achenes) in small alveoli.
Distribution: native to Europe and Siberia, now spread in
almost all temperate areas of the world; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-2,400 m
Habitat: broad-leaved, Pine, Fir and Spruce woods,
particularly at the margins and in clearings.
Flowering time: April-June.
Fruiting time: May-August.
Status: native wild.
Pictures: 2, 7, 11.
Notes: the Garden Strawberry (Fragaria ×ananassa
(Duchesne) Rozier), is a hybrid of two American species; it
was propagated just from the middle of the XIX century.
Iconography: p. 63: Fragaria vesca L. subsp. vesca; p. 64:
Fuchs (1542: 853).
Galium mollugo L. subsp. mollugo
Hedge Bedstraw
Family: Rubiaceae
Derivation of the genus name: Greek: γάλιον (galion)
= rennet (Latin: coagulum), transliterated to galium by
Linnaeus for the genus in question; a well known yellow-
flowered species (the Lady’s Bedstraw G. verum L.) was in
fact traditionally used for curdling instead of sheep and pig
bowel.
Derivation of the species name: isonymy: Mollugo is
another plant genus (fam. Molluginaceae), reminiscent of
Galium in the appearance of the leaves and their arrangement
on the stem. This resemblance, that Linnaeus wanted to
remember in the specific epithet, is particularly evident in
the case of the treated species.
Description: perennial herb with stems erect, evenly crossed
by consecutive whorls of 6-8 oblinear leaves; flowers small,
white, in a loose, terminal panicle, on pedicels further
spreading at fruiting time; corolla rotate, divided into 4 acute
lobes, stamens 4, styles 2; fruit globose-subelliptic, smooth,
consisting of 2 connate mericarps.
Distribution: Mediterranean basin and neighbouring
territories; Italy: northern and central regions.
Altitudinal range: 0-1,000 m
Habitat: meadows, wet scrubs.
Flowering time: June-August.
Status: native wild.
Pictures: 14.
Iconography: p. 65: Galium mollugo L. subsp. mollugo; p.
66: Fuchs (1542: 281).
Glechoma hederacea L.
Ground-ivy
Family: Lamiaceae (= Labiatae)
Derivation of the genus name: Greek: γλήχων (glechon) =
Pennyroyal (Mentha pulegium L., fam. Lamiaceae), adapted
to the Latin by Linnaeus for the genus in question.
Derivation of the species name: Latin: hederacea = like the
Ivy, due to the creeping habit of the plant; also the common
name Ground-Ivy intends to outline the tendency of this
herb to cover the soil rather than climbing supports.
Description: perennial, rhizomatous herb with quadrangular
stem creeping and rooting at the nodes; leaves ovato-cordate,
pubescent, crenate at the margin; flowers 2-4 in quite
unilateral pseudowhorls (verticillasters), with a bell-shaped
calyx bearing 5 teeth at the top and a 2-lipped (bilabiate)
corolla consisting of a 8 mm long tube ending in 2 lips 2-3
mm long.
Distribution: from the Arctic Regions to the mountains of
the Northern Hemisphere; Italy: northern and central regions,
southwards to Campania.
Altitudinal range: 0-1,400 m
Habitat: wet woods, meadows.
Flowering time: March-June.
Status: native wild.
Pictures: 2, 13.
Notes: plants here represented can not be surely identified
lacking major diagnostic features. Indeed, the subject
painted in “Madonna con il Bambino tra un Santo vescovo
e Santa Margherita e due angeli musicanti” (picture 2) is
interpretable as Ground-Ivy with a good approximation. On
the other hand, the plant visible in “Madonna con il Bambino
e un angelo (Madonna di Menaggio)” (picture 13) could
be not original, but in case added during an inexperienced
restoration, lacking any correspondence between flowers
and leaves.
Iconography: p. 67: Glechoma hederacea L.; p. 68: Plenck
(1788-1794, 5: 464).
Iris pseudacorus L.
Yellow Iris
Family: Iridaceae
Derivation of the genus name: Latin: iris = 1) rainbow, 2)
Iris (Plinius). Both means are related in the feature common
to many Irises of producing flowers variegated like the
rainbow. Linnaeus just transferred the Latin noun to the
botany.
Derivation of the species name: Greek: ψευδής (pseudès)
= false; ¥κορος (àkoros, Dioscorides) = aromatic, marsh
herb, identified by Linnaeus in Acorus calamus L. (Sweetflag, fam. Acoraceae), the leaves of which are very similar
to those of the species in question; therefore pseudacorus =
false Sweet-flag.
Description: strong, semiaquatic herb with a rhizome
creeping in the mud and long, straight (orthotropous), linearlanceolate, equifacial leaves (no abaxial/adaxial distinction);
scapes strong, developing among leaves, bearing at the top
1 to few golden yellow, showy flowers; 6 tepals of which 3
internal spreading, marked proximally by an orange streaking
on the adaxial surface, and 3 external facing upward; fruit, a
loculicidal capsule opening by 3 valves, each with 2 rows of
discoid, reddish-brown seeds.
Distribution: temperate areas of Europe and Asia; Italy: all
regions.
Altitudinal range: 0-1,000 m
Habitat: ditches, banks, swamps.
Flowering time: April-June.
Status: native wild.
Pictures: 13.
Notes: trying to interpret some aspects dealing with
characters of flowers as portrayed in the picture (form
and outline of internal perianth segments and the dullyellow hue of the flower) it may be possible to identify, in
alternative, the species Iris foetidissima L. (Strinking Iris).
This is a Mediterranean herb that, besides being a native
wild in Italy, was traditionally employed as a domestic
garden ornamental. Although this conjecture may be
corroborated by the absence of any humid/aquatic feature
in the pictorial setting, we prefer to follow the former
assumption in order to explain the evenly yellow colour of
the flower, the fading of which, in our opinion, may be a
consequence of time.
Iconography: p. 69: Iris pseudacorus L.; p. 70: Fuchs
(1542: 12).
Lamium maculatum L.
Spotted Dead-nettle
Family: Lamiaceae (= Labiatae)
Derivation of the genus name: Greek: λάμια (lamia) = jaws,
from a possibly singular λάμιον (lamion) = throat, stabilized
in Lamium by Linnaeus referring to the 2-lipped corolla,
reminiscent, especially if viewed from side, of a mouth with
wide-open jaws.
Derivation of the species name: Latin: maculatum = spotted,
for the leaves that in some populations of this species appear
spotted or variegated in white and/or purple.
Description: perennial rhizomatous herb with straight,
quadrangular stems; leaves ovate-cordate, crenate to toothed
at margin, green, sometimes variegated; flowers 2-lipped
in pseudowhorls (verticillasters); calyx bell-shaped with 5
teeth, corolla bilabiate, dark purple-red to white, with the
133
upper lip helmet-shaped (clypeate) and the lower shorter,
3-lobed, marked dark purple (nectar guides).
Distribution: temperate areas of Europe and Asia; Italy: all
regions but Sardinia.
Altitudinal range: 0-1,200 m (southwards up to 2.000 m)
Habitat: periodically cut woods, wood margins, uncultivated
soils.
Flowering time: March-December.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Iconography: p. 71: Lamium maculatum L.; p. 72: Fuchs
(1542: 469).
Laurus nobilis L.
Laurel, Bay
Family: Lauraceae
Derivation of the genus name: Latin: laurus = Laurel, the
classical name of the tree.
Derivation of the species name: Latin: nobilis = noble,
holy, with reference to the very symbolic nature of this
species in the ancient and classical Latin world (a sign of
victory and triumph).
Description: small to medium-sized tree, evergreen, with
simple or multiple trunk easy giving out suckers; leaves
short-petiolate with a leathery, lanceolate, shining dark green
blade, more or less wavy-crisped at the margin; flowers
yellowish in axillary glomerules; the fruit is an ellipsoid
to globose berry, shining black when ripe, with a thin, oily
pericarp concealing a relatively large seed that shows a light
brownish testa nicely speckled in dark.
Distribution: Mediterranean basin; Italy: native only to
warmest area (the Olive zone), cultivated and escaped
elsewhere.
Altitudinal range: 0-800 m
Habitat: sunny, open woods and bushes.
Vegetation period: January-December.
Status: native wild, cultivated and escaped or cultivated
only, depending on the zone.
Pictures: 2, 6.
Iconography: p. 73: Laurus nobilis L.; p. 74: Plenck (17881794, 4: 315).
Lilium candidum L.
Madonna Lily
Family: Liliaceae
Derivation of the genus name: Latin: lilium = Lily, the
classical name of the plant.
Derivation of the species name: Latin: candidum = pure
white, for the colour of the flower.
Description: perennial herb with a scaly bulb generating a
straight, leafy scape; leaves crowded at base, oblanceolate
to linear, upward shortened in length; flowers 5-10 terminal,
highly fragrant, funnel-shaped, with 6 tepals pure white and
6 stamens with large, showy, orange anthers; the fruit is a
loculicidal capsule.
Distribution: Eastern Mediterranean basin; Italy: all
regions.
Altitudinal range: 0-1,500 m
Habitat: cultivated in gardens, sometimes escaped in ruderal
sites.
Flowering time: May-June.
134
Status: naturalized, if not native, in Sardinia on limestone
rocks; elsewhere cultivated and/or escaped (casual
alien).
Pictures: 1, 6.
Iconography: p. 75: Lilium candidum L.; p. 76: Fuchs
(1542: 364).
Malus pumila Mill.
Apple
Family: Rosaceae
Derivation of the genus name: Latin: malus = Apple, the
classical name of the tree.
Derivation of the species name: Latin: pumila = dwarf,
because the English botanist Philip Miller based the species
description (1768) on a dwarf Apple cultivar, that was in
fashion at that time.
Description: small to medium-sized tree, with a robust trunk
showing a bark smooth when young, then cracked in more
or less rectangular, small plates; crown expanded with old
branches often twisted; leaves ovate to elliptic, more or less
toothed, pubescent when young, then glabrescent especially
adaxially; flowers in umbellate cymes with 5 petals white to
externally reddened and many stamens; the fruit is an apple
(pome) varying in size and appearance depending on the
cultivar.
Distribution: domesticated in the remote past in the
Transcaspic area starting from the wild relative M. sieversii
(Ledeb.) M.Roem., is now cultivated worldwide in temperate
climates; in Italy also more or less escaped on the entire
territory.
Altitudinal range: 0-1,500 m
Habitat: orchards, countries, scrubs.
Fruiting time: June-December.
Status: cultivated and partially escaped.
Pictures: 10.
Notes: it was introduced to Italy in pre-Roman time, where
the fruits of the local native Crab Apple (M. sylvestris
Mill.) were gathered in the natural context rather than from
expressly cultivated trees; it seems that, after its introduction,
M. pumila hybridized more than one time with M. sylvestris,
determining a reciprocal gene exchange testified both
in the present crop and in part of the M. sylvestris wild
population.
Iconography: p. 77: Malus pumila Mill.; p. 78: Plenck
(1788-1794, 4: 394).
Malva sylvestris L. subsp. sylvestris
Common Mallow
Family: Malvaceae
Derivation of the genus name: Latin: malva = Mallow, the
classical plant name.
Derivation of the species name: Latin: silvestris (stem
altered into sylv-) = wild, living in woods.
Description: perennial herb with a branched stem; leaves
with long petiole and a rounded blade denticulate at margin;
flowers paired on axillary peduncles; epicalyx of 5 segments,
calyx of 5 sepals and corolla of 5 showy, purple-violet, retuse
to almost bilobed petals with dark purple-red veins; the fruit
(schizocarp) consists of a number of discoid, kidney-shaped
mericarps arranged vertically close each other to form a
ring.
Distribution: native to Europe and Siberia and now spread
almost worldwide; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,600 m
Habitat: uncultivated soils, roadsides, treated places,
meadows.
Flowering time: May-August.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Iconography: p. 79: Malva sylvestris L. subsp. sylvestris; p.
80: Fuchs (1542: 509).
Moehringia muscosa L.
Moss Sandwort
Family: Caryophyllaceae
Derivation of the genus name: latinization of the family
name of Paul H. G. Möhring (1710-1792), German naturalist
correspondent of Linnaeus.
Derivation of the species name: Latin: muscosa = like the
moss, for the vegetative appearance of the plant.
Description: perennial, creeping and carpeting herb with
thin and branched stems bearing linear, opposite, deep
green leaves; flowers 3-6 on slender peduncles, small,
consisting of 4 green sepals and 4 white petals; the fruit
is a small denticidal capsule containing 1.2-1.5 mm long
seeds.
Distribution: mountains of Central and Southern Europe;
Italy: all regions excluding Sicily and Sardinia.
Altitudinal range: 0-2,400 m
Habitat: shady, wet rocks and walls, ravine woods.
Flowering time: May-August.
Status: native wild.
Pictures: 13.
Iconography: p. 81: Moehringia muscosa L.; p. 82:
Schlechtendal et al. (1880-1888, 12: pl. 1196).
Narcissus poëticus L.
Pheasant’s-eye Daffodil
Family: Amaryllidaceae
Derivation of the genus name: Greek: Νάρκισσος
(Nàrkissos) = a celebrated figure of the Greek mythology
(the boy that drowned while admiring his image reflected on
the water), identified in the popular flower by the classical
world (narcissus, Vergilius, Bucolica), that Linnaeus adopted
as a genus in botany.
Derivation of the species name: Latin: poeticus = of the
poet, as a flower of particularly symbolic relevance in the
classical literature.
Description: perennial herb with an ovoid bulb externally
covered by dark-brown tunics and 2-3 strap-shaped, bluegreen leaves; scape biconvex in section, with a terminal,
nodding flower; perianth of 6 white tepals, joined proximally
in a central, emarginated to eroded, yellow crown (corona)
with a deep-orange border; the fruit is a loculicidal capsule
maturing brown seeds provided with an appendage for the
dispersion by ants.
Distribution: mountains of Southern Europe; Italy: all
regions but Sicily and Sardinia.
Altitudinal range: 300-1,600 m
Habitat: mountain meadows and pastures, rocky slopes,
open scrubs.
Flowering time: April-May.
Status: native wild.
Pictures: 14.
Iconography: p. 83: Narcissus poëticus L.; p. 84:
Schlechtendal et al. (1880-1888, 4: pl. 297).
Phoenix dactylifera L.
Date Palm
Family: Arecaceae (= Palmae)
Derivation of the genus name: Greek: φοἶνιξ (phòinix) =
Date Palm, transliterated to Latin Phoenix by Linnaeus for
the genus in question.
Derivation of the species name: Greek: δάκτυλον, δάκτυλος
(dàktylon, dàktylos, Aristoteles) = date; Latin: -fera, the
termination in the composts of the verb ferre = to carry, to
bear, that is palm bearing dates.
Description: tree generating one or more cespitose trunks
marked by rhomboid scars derived from the fallen leaf
petioles; leaves in tuft at the stem apex, stiff, arching, bluegreen, long, pinnate, consisting of a central rhachis bearing
2 opposite rows of linear-lanceolate leaflets, gradually
shortened and shifted in spines towards the petiole; flowers
small, unisexual on separate trees (dioecious species), the
male ones yellow, on rich, interfoliar inflorescences with
nodding branches, provided with a strong, flattened peduncle,
the female ones greenish on similar inflorescences; the fruit
(date) is a more or less oblong drupe, colour (purple-brown
to yellow) and size of which varies greatly depending on
the cultivar.
Distribution: native to the area that from Persian Gulf
reaches North West Africa (Morocco) and South West
Europe, it was domesticated starting simultaneously and
independently from the East (Near East) and the Far West
(Morocco and Southern Iberian Peninsula) of its distribution;
now it is cultivated worldwide in tropical and subtropical
countries, being also widely naturalized. In far-off times the
Date Palm was introduced to Sicily, where here and there
is still cultivated for dates for domestic use; elsewhere it is
employed as ornamental masting-road and seafront tree (as
in the port of Genova square); very rarely escaped.
Altitudinal range: 0-300 m
Habitat: cultivated in the Mediterranean area.
Vegetation period: January-December.
Status: cultivated exotic and/or escaped as a casual.
Pictures: 4, 5.
Notes: In the pictures the leaves appear of a deep green
that agrees better with the congeneric Phoenix canariensis
Chabaud, endemic to Canary Islands; this, however, has to
be excluded because it was carried to Europe (Nice) just
in 1870. Newly in the examined pictures it is possible to
highlight as the leaf palm leaflets are curiously represented
just along one side of the leaf rhachis and moreover
symmetrically (in a specular way) referring to the subjects
of both pictures.
Iconography: p. 85: Phoenix dactylifera L.; p. 86: Mattioli
(1568, 1: 238).
Plantago lanceolata L.
Ribwort Plantain
Family: Plantaginaceae
Derivation of the genus name: Latin: plantago (Plinius) =
Plantain, Fleawort, the classical name of the plant.
135
Derivation of the species name: Latin: lanceolata = like a
little spear (lanceola).
Description: perennial, rosulate herb with a vertical root;
leaves lanceolate marked by parallel main nerves; scape
straight, ribbed, apically bearing a dense spike of small,
greenish flowers consisting of 4 sepals, 4 petals and 4
stamens with long filaments and bluish anthers; the fruit is
a circumscissile, 3-4 mm long capsule containing 2 boatshaped (cymbiform) seeds about 2 mm long.
Distribution: native to Europe and Asia, now spread
worldwide in temperate climates; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-2,000 m
Habitat: uncultivated grounds, roadsides, meadows.
Flowering time: March-October.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Iconography: p. 87: Plantago lanceolata L.; p. 88: Plenck
(1788-1794, 1: 60).
Plantago major L.
Greater Plantain
Family: Plantaginaceae
Derivation of the genus name: Latin: plantago (Plinius) =
Plantain, Fleawort, the classical name of the plant.
Derivation of the species name: Latin: maior (altered
in major) = greater, compared with the previous species
referring to the leaves.
Description: perennial, rosulate herb with a vertical root;
leaves almost round to ovate, with many parallel, main
nerves converging to the apex (acrodromous); scape ribbed,
straight, with an apical spike of small, greenish, tetramerous
flowers (4 sepals, 4 petals, 4 stamens), anthers yellowish;
the fruit is a circumscissile capsule containing 6-34 seeds
1-1.5 mm long.
Distribution: native to Europe and Asia, now spread
worldwide in temperate climates; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-2,028 m
Habitat: uncultivated grounds, roadsides, meadows.
Flowering time: March-November.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Iconography: p. 89: Plantago major L.; p. 90: Fuchs (1542:
38).
Polygonatum multiflorum (L.) All.
Solomon’s-seal
Family: Ruscaceae (= Asparagaceae subfam. Nolinoideae)
Derivation of the genus name: Greek: πολυγόνατον
(polygònaton, Dioscorides) = two unresolved suggestions,
that is the Solomon’s seal (the plant in question) or the
Burning Bush (Dictamnus albus L., fam. Rutaceae);
establishing the genus Polygonatum, Linnaeus chose the
first solution.
Derivation of the species name: Latin: multiflorum = with
many flowers, versus the only flower per axil of the similar
species P. odoratum (Mill.) Druce (Angular Solomon’sseal).
Description: perennial herb with long, subterranean rhizome
generating erect stems arching horizontally in the upper part
(plagiotropous); leaves alternate, on 2 rows (distichous), ovate
to elliptic, entire, bluish-green, with parallel, longitudinal
136
folds; flowers 2-6 per leaf axil, nodding, tubular to narrowly
bell-shaped; tepals 6, greenish or slightly reddened at apex,
stamens 6, not protruding; the fruit is a subglobose berry
about 10 mm long, bluish-black at maturity, with 2-4 semitranslucent seeds.
Distribution: Europe and Asia; Italy: all regions.
Altitudinal range: 100-1,800 m
Habitat: Oak, Beech, rarely Spruce woods.
Flowering time: May-July.
Status: native wild.
Pictures: 7, 9.
Notes: the subject painted in “Madonna con il Bambino
e San Giovannino” (picture 7) can not be identified on
certainty because particularly damaged.
Iconography: p. 91: Polygonatum multiflorum (L.) All.; p.
92: Fuchs (1542: 585).
Polypodium vulgare L.
Polypody
Family: Polypodiaceae
Derivation of the genus name: Greek: πολÚ (polý) =
many; πόδιον (podion) = small foot, possibly referring
to the elongate, more or less digitate leaf, reminiscent of
an overturned foot on its leg (the petiole); according to a
different assumption, the reference may be turned to the
several roots hanging vertically from the uprooted rhizome
(as experienced from the ancient medicinal use), but this
interpretation, in the authors’ opinion, appears to be scarcely
likely.
Derivation of the species name: Latin: vulgare = common,
ordinary, clearly related to the large use of the rhizome in
the past.
Description: medium to small-sized fern with a slender,
subterranean, long-creeping rhizome covered by a felt of
brownish scales, originating single leaves on short, erect
petioles. Blades horizontal (plagiotropic), oblong-lanceolate,
10-25×4-9 cm, pinnatipartite; pinnae entire, linear-lanceolate
with rounded apex, the fertile ones bearing abaxially, at both
sides of the central nerve, 2 rows of circular sori at first
golden-yellow, then rusty-brown.
Distribution: Northern Hemisphere; Italy: from the north to
Campania and Basilicata, Sardinia.
Altitudinal range: 0-2,400 m
Habitat: wet woods, walls and trunks.
Vegetation period: January-December.
Status: native wild.
Pictures: 12.
Iconography: p. 93: Polypodium vulgare L.; p. 94: Fuchs
(1542: 588).
Populus sp.
Poplar, Aspen
Family: Salicaceae
Derivation of the genus name: Latin: populus = Poplar, the
classical name of the tree.
Description: trees with usually slender trunk and smooth
bark, cracked only in old specimens; leaves rounded to
ovate-triangular or ovate-rhombic, acute to acuminate at
apex, truncate to cuneate at base, with entire to crenatetoothet margin; petiole vertically flattened, suitable to allow
overturns of the blade, like a flag, under the wind action;
flowers unisexual on separate trees (dioecious plant), in
catkins, the female ones after fertlization generating globose
capsules that open at maturity (April-June) releasing very
small, white seeds soaked in a skein of thin, cottony hairs, the
contact with which often brings about respiratory troubles to
the people.
Distribution: Northern Hemisphere; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-2,000 m
Habitat: woods, bushes, particularly in the alluvial plains.
Vegetation period: March-October.
Status: native wild.
Pictures: 6.
Notes: the painted subjects can not be identified at species
rank, however, referring to the plant habit and to the silhouette
of the leaves, they can be reliably attributed to the genus
Populus. In particular, they could be thought as P. nigra L.
(Black-poplar) or P. tremula L. (Aspen), both common in
Italy, where they grow in all regions, being however typical
of the Po plain.
Iconography: p. 95: Populus nigra L.; p. 96: Schlechtendal
et al. (1880-1888, 10: pl. 946).
Quercus sp.
Oak
Family: Fagaceae
Derivation of the genus name: Latin: quercus = Oak, the
classical name of the tree.
Description: tree reaching a considerable size, often
monumental in old specimens, half-deciduous, with the
trunk covered by a bark smooth when young, then regularly
cracked in more or less rectangular plates; branches robust,
twisted with the age; crown expanded, dome-shaped; leaves
more or less shortly petiolate with obovate to elliptic blade
slightly or deeply, usually roundly lobed; flowers unisexual,
male and female on the same tree (monoecious plant), the
first ones in catkins, with reduced perianth and 5 stamens
well exposed to the wind due to their long filaments, the
female ones 1-4 on short, patent peduncles, in some species
sessile; the fruit is a typical acorn.
Distribution: Northern Hemisphere; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,500 m
Habitat: different kind of woods and bushes, depending on
the species.
Vegetation period: April-December.
Status: native wild.
Pictures: 9.
Notes: the trunk in the picture show insufficient diagnostic
features to be satisfactory identified, however the rhytidome
is similar to that of deciduous Oaks, among which the Po
Plain is mainly interested by English Oak or Pedunculate
Oak (Quercus robur L.). This species, probably identified
by the subject in question, is a half-deciduous with leaves
persisting dried during a great part of the winter.
Iconography: p. 97: Quercus robur L.; p. 98: Fuchs (1542:
229).
Ranunculus sp.
Buttercup
Family: Ranunculaceae
Derivation of the genus name: Latin: ranunculus = small
frog, but Plinius applies this name to the plant in question.
The logical connection between subjects remains obscure
and the swampy environment seems to be the only shared
element, because many species of Buttercups, Spearworts
and Water-crowfeet share this habitat with frogs. Anyway,
the choice of Linnaeus appears legitimate by Plinius.
Description: perennial or annual herbs sometimes
floating, with basal leaves usually different in shape,
size and partition from the cauline ones; flowers with
3-5 sepals, corolla consisting of 5-6 petaloid nectaries
(petals absent), shiny golden-yellow or white, stamens
and pistils many, the last ones apocarpic, arranged on a
convex receptacle and generating small fruits (achenes)
provided or not with a beak (the prolongation of the
style).
Distribution: worldwide; Italy: all regions.
Altitudinalrange: 0-2,800 m
Habitat: meadows, pastures, woods, swamps, rocks etc.,
depending on the species.
Flowering time: January-December.
Status: native wild.
Pictures: 2, 14.
Notes: the painted subjects can not be reliably identified
lacking any element concerning the leaves, however it
is possible to assign them to the genus Ranunculus, more
precisely to a member among the numerous, non-aquatic,
yellow-flowered Buttercups (in Italy more than 70 among
species and subspecies).
Iconography: p. 99: Ranunculus acris L. subsp. acris; p.
100: Fuchs (1542: 879).
Rosa ×damascena Mill. (pro sp.)
Damask Rose
Family: Rosaceae
Derivation of the genus name: Latin: rosa = Rose, the
classical name of the plant.
Derivation of the species name: Latin: damascena
(Plinius) = of Damascus, famous rose of the antiquity,
celebrated for the fragrance of its flower and their cosmetic
applications, extensively cultivated in the Damascus
territory (Syria).
Description: shrub 1-2.2 m high with robust, curved
prickles and stiff bristles; leaves pinnately compound
with 5(-7) blue-green, ovate to elliptic, toothed leaflets,
hairy on the abaxial surface; flowers 6-12 in cymes,
sweetly fragrant, semi-double, with turned-back,
glandular sepals and pink to white petals; the fruit red,
turbinate, covered in bristles and glandular hairs, reaches
2.5 cm in length.
Distribution: born as a hybrid between R. gallica L. (flowers
pink, simple, Europe and Caucasus, wild) and R. moschata
Herm. (flowers white to cream, simple, Mediterranean area
and South-Western Asia, only cultivated), represented itself
the starting point for the production of many garden hybrid
cultivars; Italy: cultivated only.
Intervallo altitudinale: 0-1,200 m
Habitat: gardens.
Flowering time: May-October.
Status: cultivated alien.
Pictures: 10.
Notes: introduced to Italy in the antiquity.
Iconography: p. 101: Rosa ×damascena Mill.; p. 102:
Mattioli (1568, 1: 203).
137
Salix alba L.
White Willow
Famiglia: Salicaceae
Derivation of the genus name: Latin: salix = Willow, the
classical name of the tree.
Derivation of the species name: Latin: alba = white,
referring to the colour of the leaf abaxial surface.
Description: tree with a straight trunk and smooth, greyish
bark, brownish and wrinkled only when old; crown large,
rounded, often slightly lobed, silvery; leaves ellipticlanceolate to lanceolate, serrate, silky-hairy when young,
then glabrescent adaxially, abaxially with dense, silvery
pubescence; flowers unisexual, without perianth, male and
female on separate trees (dioecious plant), in spikes of
about 6×1 cm, the female ones less compact; female flowers
consisting of a bract subtending the ovary, male flowers with
a bract subtending two stamens; the fruit is a capsule that
open in 2 valves at maturity releasing minute seeds absorbed
in a mass of thin, cottony hairs.
Distribution: temperate areas of Europe, Asia and North
Africa; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,200 (1,600) m
Habitat: swamps, river banks, periodically flooded soils.
Vegetation period: March-October.
Status: native wild.
Pictures: 1.
Iconography: p. 103: Salix alba L.; p. 104: Schlechtendal et
al. (1880-1888, 10: pl. 918.I).
Taraxacum F.H.Wigg. sect. Taraxacum
Dandelion
Family: Asteraceae (= Compositae)
Derivation of the genus name: persian: talk chakok =
bitter herb, an expression subsequently polluted by the
Greek τάραξις (tàraxis = confusion, derangement) and
arrived to the medieval tarax’acum through the Arabian
‫( ﻡﻭﻙﺍﺱﻙﺍﺭﺍﺕ‬tāraksākűm). The word continued to live in
Horti Simplicium and Herbaria until Linnaeus stared it into
the genus in question.
Description: perennial herb without a stem, consisting
of a leaf rosette and a vertical root; leaves oblong, more
or less deeply lobed and variously toothed; scape bare,
bearing at apex an inflorescence (calathium) simulating a
single flower concealed at base by green, reflexed bracts
and consisting of many yellow ligules (the corollas of the
single, true flowers), each subtending a style ending in 2
curled stigmas; the infructescence is a typical “dandelion”
with fruits (cypselas) provided with a pappus (the calyx
changed into a “parachute”), and inserted on a smooth,
whitish receptacle to form a feathery, spherical head, fragile
under wind breaths.
Distribution: Northern Hemisphere, spread worldwide in
temperate climates; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,700 m
Habitat: treated soils, meadows, edges, clearings.
Flowering time: January-December.
Status: native wild.
Pictures: 2, 9.
Notes: the genus Taraxacum is among the most difficult to
study, indeed the boundaries between species often appear
obscure and based on micro-characters that are matter of
specialists. The painted subjects possibly belong to the
138
section Taraxacum, the commonest in the human settlement
context, that in Italy counts many micro-species, a great part
of which are under study.
Iconography: p. 105: Taraxacum officinale W.W.Weber ex
F.H.Wigg. aggr.; p. 106: Fuchs (1542: 680).
Veratrum lobelianum Bernh.
Lobelius’s False-helleborine
Family: Melanthiaceae
Derivation of the genus name: Latin: veratrum (Lucretius)
= Hellebore, attributed by Linnaeus to the genus in question
because the name Helleborus was already used for a genus
in the family Ranunculaceae.
Derivation of the species name: lobelianum = adjective
of the latinized surname (Lobelius) of Matthias de l’Obel
(1538-1616), French doctor and botanist to which Linnaeus
dedicated the species.
Description: perennial herb with a subterranean, long
rhizome and erect stems to 1 m or more, bearing alternate,
spirally arranged, ovate to ovate-elliptic leaves, pubescent
on the abaxial surface, with 6 main parallel nerves, pleated
in length; flowers in a large, terminal panicle, stellate, with
6 yellowish-green tepals and 6 stamens; the fruit is a capsule
ovoid with many seeds.
Distribution: temperate areas of Europe and Asia; Italy:
Northern and Central regions, southwards to Campania.
Altitudinal range: 800-2,400 (2,600) m
Habitat: pastures, meadows and clearings at altitude.
Flowering time: June-August.
Status: native wild.
Pictures: 13.
Iconography: p. 107: Veratrum lobelianum Bernh.; p. 108:
Fuchs (1542: 272).
Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys
Germander Speedwell
Family: Plantaginaceae
Derivation of the genus name: established by Linnaeus
(1753) on a previous name of Leonhard Fuchs (XVI century);
its origin is controversial. The only certainty is an initial
Greek derivation from the feminine proper noun Φερενίκη
(Pherenìke) with its alteration Βερενίκη (Berenìke) =
bearer of victory, shifted to Berenice in the Latin language,
then (Middle Ages) possibly altered to Veronica under the
people’s influence of the ecclesiastic expression vera icona
(true image) referred to the presumably linen fabric cloth
used by Veronica to wipe the face of Christ. How from
this saga came the botanical Fuchs’s version remains a
mystery.
Derivation of the species name: Greek: χαμαίδρυς
(chamàidrys) = Wall Germander (Teucrium chamaedrys
L., fam. Lamiaceae); etymology: χαμαί (chamài = down) e
δρύς (drys = Oak), that is short or dwarf Oak, referring to
the lobate leaves reminiscent of a miniature Oak. Linnaeus
believed to recognize the same kind of resemblance also in
this species of Veronica.
Description: perennial herb with slender, branched rhizome;
stems erect to assurgent; leaves opposite, sessile or almost
so, hairy to glabrescent, with an ovate to widely lanceolate,
crenate to crenate-serrate blade; flowers in long, straight
racemes, with a blue corolla divided into 4 lobes, the lower
narrower; the fruit is a flattened, triangular-obcordate capsule
shorter than calyx, containing discoid, thin seeds.
Distribution: Europe and Siberia; Italy: all regions excluding
Sicily and Sardinia.
Altitudinal range: 0-2,200 m
Habitat: woods, bushes, clearings, meadows on nitrate
reach soils.
Flowering time: April-June.
Status: native wild.
Pictures: 2.
Notes: the vernacular, Italian plant name “Madonna-eyes”
usually applies to Veronica persica Poir., native to Near East,
the presence of which in Italy dates back to the middle of
the XVI century; this species subsequently escaped widely,
starting from the middle of the XIX century.
Iconography: p. 109: Veronica chamaedrys L. subsp.
chamaedrys; p. 110: Fuchs (1542: 871).
peduncles, 2.5-3 cm wide, with a showy corolla reminiscent
of the Oleander, more or less purple-violet (rarely white),
divided into 5 spathulate-subtruncate lobes that are slightly
rotated clockwise with respect to the corolla ray; the fruit
is a double pod (follicarium) releasing typically feathered
seeds.
Distribution: Central Europe and Caucasus; Italy: all
regions excluding Sardinia.
Altitudinal range: 0-1,300 m
Habitat: hedges, walls, broad-leaved woods, especially
if composed of English and Sessile Oak, from plain to
mountain.
Flowering time: February-April.
Status: native wild.
Pictures: 9, 14.
Iconography: p. 113: Vinca minor L.; p. 114: Plenck (17881794, 2: 113).
Vinca major L. subsp. major
Greater Periwinkle
Family: Apocynaceae
Derivation of the genus name: Latin: vinca pervinca and
vica pervica (Plinius) = Periwinkle, the classical plant
name.
Derivation of the species name: Latin: maior (altered in
major) = bigger, in comparison with the congeneric Vinca
minor (see later).
Description: perennial, evergreen herb with diffuse rhizome
and creeping, hanging stems, thin but tough; leaves satin
dark-green, opposite, more or less leathery, with a petiole
5-11 mm long and ovate, acute to acuminate, entire blade;
flowers solitary on axillary peduncles, to 3.5 cm wide, with
a showy corolla reminiscent of the Oleander, more or less
purple, divided into 5 spathulate-subtruncate lobes that are
slightly rotated clockwise with respect to the corolla ray;
the fruit is a double pod (follicarium) releasing typically
feathered seeds.
Distribution: Mediterranean region and neighbouring
territories; Italy: all regions but Sardinia.
Altitudinal range: 0-800 m
Habitat: woods, hedges, walls, old gardens.
Flowering time: March-May.
Status: native wild; also cultivated as ornamental, especially
in the past, and escaped.
Pictures: 2, 12.
Iconography: p. 111: Vinca major L. subsp. major; p. 112:
Plenck (1788-1794, 2:114).
Viola odorata L.
Sweet Violet
Family: Violaceae
Derivation of the genus name: Latin: viŏla = Violet, Pansy,
the classical plant name.
Derivation of the species name: Latin: odorata = scented.
Description: perennial herb with creeping stolons rooting at
the nodes, originating leaf rosettes that produce flowers in the
second year; leaves more or less hairy, petiolate with widely
ovate, fringed stipules and kidney-shaped to ovate blade
marked by a deep basal sinus and a superficially reticulate
nervation; flowers scented on peduncles emerging among
leaves, with a zygomorphic corolla of 5 deep, sometimes
almost black violet, the lateral neared to the lower; the fruit
consists of a trigonous capsule releasing small, globose,
smooth seeds provided with an elaiosome to be dispersed
by ants.
Distribution: Mediterranean region and neighbouring
territories; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-1,200 m
Habitat: wood margins, hedges, meadows, walls,
flowerbeds.
Flowering time: February-April.
Status: native wild, often cultivated and persistent in
gardens.
Pictures: 7, 9, 13, 14.
Notes: The “Parma Violet”, cultivated especially in the past
in France for perfumery and confectionery, was derived via
horticultural selection from the similar Viola alba Besser
subsp. dehnhardtii (Ten.) W.Becker. The plant represented
in “Madonna con il Bambino e San Giovannino” (picture 7)
can not be identified on certainty because damaged.
Iconography: p. 115: Viola odorata L.; p. 116: Fuchs (1542:
311).
Vinca minor L.
Lesser Periwinkle
Family: Apocynaceae
Derivation of the genus name: Latin: vinca pervinca and
vica pervica (Plinius) = Periwinkle, the classical plant
name.
Derivation of the species name: Latin: minor = smaller, in
comparison with the previous species.
Description: perennial, evergreen herb with diffuse
rhizome and creeping, hanging stems, thin but tough;
leaves dark-green, opposite, more or less leathery, with a
petiole 2-4 mm long and lanceolate to ovate-lanceolate,
apically obtuse, entire blade; flowers solitary on axillary
Viola tricolor L.
Wild Pansy
Family: Violaceae
Derivation of the genus name: Latin: viŏla = Violet, Pansy,
the classical name of the plant.
Derivation of the species name: Latin: tricolor = with 3
colours, for the corolla often variegated in yellow, violet and
purple-blue.
139
Description: annual or biennial, rarely shortly perennial
herb, with erect or assurgent, branched stems; leaves
stipulate, crenate, the lower bearing an ovate-cordate blade
shifting to a lanceolate-cuneate shape in the upper ones;
flowers on erect peduncles, zygomorphic, with 5 petals,
the lateral neared to the upper ones, violet, yellow or bitricolour; the fruit consists of a trigonous capsule releasing
small, globose, smooth seeds provided with an elaiosome to
be dispersed by ants.
Distribution: native to Europe and Asia, from where it
spread almost worldwide in temperate climates; Italy:
Northern and Central regions.
Altitudinal range: 0-2,100 m
Habitat: fields, uncultivated soils, ruderal sites.
Flowering time: May-July.
Status: native wild, often cultivated and escaped.
Pictures: 2.
Notes: the commonly cultivated Garden Pansy is a fixed
hybrid (Viola wittrockiana Gams) of horticultural origin,
counting V. tricolor among its parent species.
Iconography: p. 117: Viola tricolor L.; p. 118: Fuchs (1542:
803).
Vitis vinifera L.
Grape-vine
Family: Vitaceae
Derivation of the genus name: Latin: vitis = Grape-vine,
the classical name of the plant.
Derivation of the species name: Latin: vinifera = that
produces wine.
Description: creeping shrub or liana with bark decaying into
long, fibrous straps; branches brownish, striped, provided
with tendrils (inflorescences transformed in prehensile
organs) consecutive on 2 nodes, opposite to leaves as the
true inflorescences; leaves deciduous, with a cordate to
kidney-shaped outline, divided into (3-)5-7 deep, palmate,
irregularly toothed lobes; flowers in panicles, unisexual on
separate individuals (dioecious plant) in the wild (subsp.
silvestris Hegi), bisexual in the cultivated plant (subsp.
vinifera), corolla of 5 petals united to form a bonnet falling
entire at anthesis, stamens 5; the fruit (grapes) is a berry of
very various size, form (spherical to oblong) and colour,
depending on the cultivar; seeds pyriform, bilobed at the
chalazal end.
Distribution: Mediterranean area and South West Asia,
cultivated almost worldwide in temperate-mediterranean
climates and partially escaped; Italy: all regions.
Altitudinal range: 0-800 m
Habitat: Mediterranean Oak woods and maquis, often nicely
hanging from rocks (wild); otherwise cultivated (vineyards),
mostly on limestone soil with sunny exposure.
Fruiting time: July-October.
Status: native wild and extensively cultivated, grafting it
on hybridogenic rootstocks of American Vitis species, the
root system of which being resistant to the Phylloxera; also
escaped.
Pictures: 8, 9.
Iconography: p. 119: Vitis vinifera L.; p. 120: Fuchs (1542:
84).
140
Ringraziamenti
Crediti fotografici
Gli autori ringraziano: Domenico Piraina per avere suggerito e
incoraggiato questa ricerca; Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa
per l’eccellente competenza messa a disposizione; Anna
Peyron per aver contribuito al riconoscimento della Rosa
×damascena; Anna Alessandrello, Michela Mura, Giorgio
Bardelli e Michele Zilioli per la preziosa assistenza editoriale;
la Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano.
Acta Plantarum (http://actaplantarum.org/) / Vito Buono:
111 / Aldo De Bastiani: 107 / Patrizia Ferrari: 63 /
Franco Giordana: 119 / Melania Marchi: 59, 81 / Attilio
Marzorati: 77 / Gianluca Nicolella: 51 / Nicolò Parrino:
69 / Franco Rossi: 57 / Marinella Zepigi: 55
Città del Messico, Collezione Museo Soumaya – Fundación
Carlos Slim: 15
Michela Mollia: 101
Milano, © Enrico Banfi: 85 sinistra, 85 destra
Magadino, San Carlo: 16
Milano, © Giovanni Gastel: 6
Milano, Gruppo Botanico Milanese / Pierfranco Arrigoni:
37, 75, 83, 113 / Giuseppe Sardi: 35, 39, 41, 47, destra,
47 sinistra, 49, 53, 61 sinistra, 61 destra, 65, 67, 71, 73
sinistra, 87 sinistra, 87 destra, 89, 91, 95 sinistra, 95
destra, 97, 99, 103, 105 destra, 105 sinistra, 109, 115,
117 / Milena Villa: 43, 45, 73 destra, 79, 93
Milano, Museo Poldi Pezzoli, tutti i diritti riservati: 17, 2728
Milano, © Museo di Storia Naturale di Milano / Archivio
fotografico: 7 / Michele Zilioli: 36, 38, 40, 42, 44, 46,
48, 50, 52, 54, 56, 58, 60, 62, 64, 66, 68, 70, 72, 74, 76,
78, 80, 82, 84, 86, 88, 90, 92, 94, 96, 98, 100, 102, 104,
106, 108, 110, 112, 114, 116, 118, 120
Milano, Pinacoteca di Brera, SBSAE, su concessione del
MiBAC / Mauro Magliani: 18-26
Padova, Musei Civici, Museo d’Arte Medievale e Moderna
© Comune di Padova, tutti i diritti riservati: 14
Parigi, Musée Jacquemart André – Institut de France
© Culturespaces-Musée Jacquemart André: 12-13
Parigi, RMN-Grand Palais (musée du Louvre) / Franck
Raux: 29-30
Paolo Vandrasch: 11
Washington, National Gallery of Art: 31-32
Bibliografia
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Website. <http://www.mobot.org//MOBOT/research/
APweb/> (ultima consultazione 17 ottobre 2014).
141
Glossario
Il simbolo → rinvia ad altra voce contenuta nel glossario.
Abassiale: relativo a un organo →laminare inserito lungo un asse, dove ne definisce
la superficie rivolta verso il punto d’origine dell’asse medesimo (per le foglie si
intende la pagina inferiore, rivolta al terreno).
Acaule: dicesi di pianta priva di fusto, generalmente consistente in una rosetta di
foglie poggiante direttamente sul terreno.
Achenio: frutto (→pericarpio) secco →monospermo, →indeiscente.
Adassiale: relativo a un organo →laminare inserito lungo un asse, dove ne definisce
la superficie rivolta verso l’apice dell’asse medesimo (per le foglie si intende la
pagina superiore, rivolta verso il cielo).
Alterne: detto di foglie che si susseguono lungo i rami in modo alterno, cioè una
per nodo.
Alveolo: piccola infossatura.
Amento: →infiorescenza del tipo →spiga, ma con asse molle, più o meno lassa e
pendula.
Androceo: insieme degli elementi maschili del fiore, rappresentato dagli →stami.
Antera: parte superiore fertile dello →stame, costituita da due compartimenti
(teche) nei quali si forma il →polline, che viene poi liberato attraverso aperture
prestabilite.
Apocarpico: →ovario i cui →carpelli sono liberi e indipendenti fra loro.
Ascella: angolo formato dal punto d’incontro tra fusto e foglia.
Ascellare: posizionato all’→ascella di una foglia.
Bacca: frutto (→pericarpio) carnoso contenente 1-molti semi privi di guscio
legnoso.
Bilabiata: formata da 2 labbri, inferiore e superiore.
Bilobato (bilobo): diviso in 2 lobi.
Bipennata (bipinnata): foglia o →fronda (felci) divisa in due ordini di incisioni.
Bipennatosetta: come sopra, con incisioni raggiungenti il nervo mediano
Bisessuale: fiore provvisto di →stami e →pistilli, entrambi funzionali.
Brattea: foglia ridotta in dimensioni o modificata nella forma e nel colore, inserita
alla base di un fiore o di un’→infiorescenza.
Bratteale: riferito a →brattea.
Bulbo: fusto raccorciato, di norma sotterraneo, variamente ingrossato da abbondante
tessuto di riserva (parenchima), che consente alla pianta una quiescenza più o
meno prolungata nella stagione avversa, con successiva immediata ripresa nella
stagione favorevole.
Calatide (impropriamente →capolino): →infiorescenza “personalizzata”,
costituita da un asse (→peduncolo) che alla sommità si allarga in una sorta
di bottone o disco (→ricettacolo) provvisto di fossette (→alveoli), in ciascuna
delle quali è ospitato un fiore; i fiori, di norma, presentano aspetto e funzione
differenti, a seconda che si trovino in periferia (fiori del raggio) o verso il centro
(fiori del disco). Di norma i primi, detti →ligule, hanno →corolla asimmetrica,
svasata e allungata verso l’esterno, simulante un singolo →petalo, mentre
i secondi presentano →corolla regolare, tubulosa, a 5 denti o lobi; spesso i
fiori del raggio sono →unisessuali (femminili o maschili) e quelli del disco
→bisessuali, oppure sono presenti tutte e tre le categorie sessuali: femminili,
maschili e →bisessuali.
Calazale: in corrispondenza della calaza, cioè all’estremità →prossimale
dell’→ovulo, dove quest’ultimo si connette (placenta) alla parete interna
dell’→ovario tramite un corto pedicello (funicolo).
142
Calice: nel fiore, involucro (→verticillo) esterno del →perianzio, costituito dai
→sepali in numero vario, liberi fra loro o variamente saldati per i margini, di
norma verdi, a volte particolarmente sviluppati e colorati in sostituzione della
→corolla mancante.
Capolino: differisce dalla →calatide in quanto →infiorescenza “non personalizzata”,
cioè con fiori tutti uguali fra loro, regolari, →bisessuali o →unisessuali.
Capsula: frutto secco →deiscente.
Carpello: “foglia” fertile recante gli →ovuli e costituente l’→ovario, da sola
(→ovario →monocarpico) o, molto più spesso, con altre (→ovario →policarpico)
con cui è saldata lungo i margini a racchiudere la cavità interna dell’→ovario
(detto →sincarpico), talvolta invece libera e indipendente assieme alle altre
(→ovario →apocarpico), ciascuna con il/i proprio/i →ovulo/i.
Cespitoso: →habitus di una pianta che sviluppa fusti numerosi tra loro simili,
confluenti alla base (manca un fusto principale).
Cima: →infiorescenza semplice o composta, con divisioni che si dipartono a
differenti altezze lungo l’asse principale, il quale è più breve, almeno, delle
ramificazioni inferiori.
Cinorrodio: tipo di →pometo caratteristico delle rose, che consiste di un →ricettacolo
carnoso e colorato contenente i →frutticini, nocette legnose più o meno affusolate
e spigolose, immerse in una “paglia” di sottili setole aghiformi e penetranti.
Cìpsela: frutto (→pericarpio + accessori del fiore) secco →indeiscente, provvisto
all’apice di una coroncina di squame o più spesso di un “paracadute” di peli
detto →pappo; entrambe le strutture derivano dalla trasformazione del →calice,
che avviene dopo l’impollinazione e abilita il frutto a farsi trasportare da vettori
esterni (animali, vento ecc.).
Circumscissile: detto di →capsula che si apre grazie a una linea di rottura circolare
determinante a maturità il distacco della parte superiore (opercolo), con
liberazione dei semi.
Cono: nelle gimnosperme (pini, cipressi e simili), struttura riproduttiva fatta di
squame recanti gli →ovuli (cono femminile, ovulifero o seminifero) oppure le
→sacche polliniche (cono maschile o pollinifero).
Cordata: a forma di cuore, cioè a contorno più o meno ovoidale-arrotondato, con
un’incisione o insenatura basale.
Corolla: nel fiore, involucro (→verticillo) posizionato all’interno del →calice,
costituito dai →petali, spesso vistosi e colorati, ma talora ridotti o anche mancanti
del tutto; questi possono presentarsi liberi fra loro o saldati per i margini a vario
grado, fino a formare un →lembo discoidale, lobato, campanulato, tubolare ecc.;
possono essere uguali fra loro e la corolla è di conseguenza →radiosimmetrica
oppure disuguali a coppie e/o singolarmente, determinando una corolla
→monosimmetrica. Ai →petali è demandato, in generale, il “trompe l’oeil”
visivo per gli animali impollinatori.
Crenato (e crenulato): dicesi del margine di un organo con incisioni regolari
arrotondate.
Cultigena: pianta inesistente in natura, originatasi attraverso la messa in coltura e
la selezione (domesticazione) di una specie selvatica.
Cultivar: abbreviazione convenzionale di cultivated variety, indicante una variante
→cultigena.
Cuneato: organo →laminare (di solito foglia) con base acuta, ristretta a cuneo.
Deiscente: che si apre a maturità.
Dentato: dicesi del margine di un organo →laminare (foglia, →brattea, →lembo)
provvisto di denti.
Denticida: →capsula che a maturità si apre attraverso denti apicali.
Denticolato: minutamente →dentato.
143
Dioica: dicesi di pianta in cui ogni individuo porta organi riproduttivi di un solo
sesso (maschile o femminile); il termine può essere applicato anche ai fiori, nel
senso sopra indicato.
Disseminulo: unità di dispersione (o disseminazione) di origine fiorale, mediatrice
finale del contatto fra la plantula contenuta nel seme e il terreno, rappresentata
dal seme stesso (per es. il vinacciolo dell’uva), dal →pericarpio che lo
contiene (per es.: i “semi” della lattuga e del girasole) o da una struttura più o
meno complessa, di qualsiasi origine, allegata al seme (parti di →pericarpio,
→pericarpio accompagnato da →ricettacolo, →calice, →brattee, →peduncolo
ecc.), specializzata nella dispersione mediante l’aria, l’acqua, gli animali ecc.;
un disseminulo può veicolare da 1 a molti semi.
Distale (apicale): qualifica della posizione di un punto sito all’estremità lontana
(apice) di un organo rispetto al suo punto di attacco.
Distico: in due file.
Drupa: frutto (→pericarpio) carnoso contenente 1-molti semi racchiusi ciascuno
in un guscio legnoso (nòcciolo) derivato dall’→endocarpo.
Elaiosoma: appendice di natura lipidica (grassa) presente sulla →testa di certi
piccoli semi, appetita dalle formiche, le quali provvedono quindi alla dispersione
(mirmecocoria).
Endocarpo: strato più interno del →pericarpo, nella →drupa lignificato, con
funzione di →disseminulo.
Epicalice: →calice supplementare di origine →bratteale, posizionato esternamente
al →calice normale e costituito anch’esso di segmenti (episepali).
Esperidio: frutto (→pericarpio) carnoso dove i semi si trovano compartimentati in
setti o “spicchi” formati dall’→endocarpo.
Fauce: nelle →corolle in cui si distinguono tubo e →lembo identifica il
restringimento centrale, spesso diversamente colorato o provvisto di peli,
squame, papille, e comunque di aspetto differente dal resto della →corolla.
Filamento: pedicello che sorregge l’→antera, di lunghezza e spessore estremamente
vari, a volte mancante (→antera →sessile).
Fronda: termine applicato in senso ristretto alla “foglia” delle felci, in senso ampio
all’insieme, anche parziale, di foglie e rami di una chioma.
Frutticino: →disseminulo derivato da un →carpello contenente uno o più →ovuli,
proveniente a sua volta da un →ovario →policarpico, come la mora di rovo,
oppure da un →frutto multiplo, come la mora di gelso.
Frutto multiplo: dicesi di un frutto derivato interamente da un’→infiorescenza
(per es. la mora di gelso), formato dall’agglomerazione dei →frutticini prodotti
singolarmente da ciascuno dei fiori che compongono l’→infiorescenza.
Gineceo: l’insieme degli elementi femminili di un fiore, rappresentato da 1-molti
→pistilli.
Glabro: senza peli.
Glaucescente: quasi →glauco.
Glauco: di colore grigio-azzurro.
Globoso: tondeggiante, subsferico.
Glomerulo: →infiorescenza →globosa, costituita da fiori numerosi e ravvicinati,
dotati di brevi →peduncoli confluenti su un attacco comune.
Guaina: espansione basale di certe foglie, spesso abbracciante il fusto fino al
relativo nodo.
Guainante: tendente a formare una →guaina, avvolgente.
Habitus: insieme di forma, portamento, altezza, colore, ramificazione, tessitura
fogliare e tutto quanto conferisce il look caratteristico di una specie.
Ibrido: prodotto dell’→incrocio fra due specie; di regola presenta sterilità parziale
o totale.
144
Ibridogenico: di origine →ibrida.
Incrocio: prodotto della fecondazione di una pianta da parte del →polline di una
pianta geneticamente distinta. Se i genitori afferiscono a specie distinte, si parla
di →ibrido.
Indeiscente: che non si apre a maturità.
Indusio: appendice membranosa più o meno sviluppata a protezione dei →sori
nelle felci.
Infiorescenza: raggruppamento funzionale di fiori con grado di organizzazione più
o meno complesso, che spazia dal semplice ravvicinamento di pochi elementi
(fiori in apparenza solitari possono spesso interpretarsi come infiorescenze
ridotte a un singolo fiore) a strutture “personalizzate” e complesse, come la
→calatide della margherita; nella configurazione delle infiorescenze entrano a
vario titolo le →brattee, che possono contribuire in modo essenziale al richiamo
visivo degli impollinatori.
Infruttescenza: →infiorescenza in fase fruttifera.
Lamina: la porzione →distale della foglia (della →fronda nelle felci), di norma
espansa e appiattita, sede principale della fotosintesi, della traspirazione e degli
scambi gassosi con l’atmosfera (CO2, O2).
Laminare: dicesi di organo appiattito, di norma membranoso.
Lanceolata: allungata a forma di lancetta.
Latifoglie: termine globalmente indicativo delle piante a foglia larga, in
contrapposizione a quelle con foglia ad ago (aghifoglie); impiegato per
descrivere la vegetazione, specialmente in rapporto al clima.
Lembo: porzione →distale espansa di un →petalo (in contrapposizione a →unghia,
base sottile di attacco del →petalo); nel caso delle →corolle →simpetale designa
la porzione espansa al di sopra della →fauce.
Lemma: squama che sottende ogni fiore nella →spighetta delle graminacee.
Ligula: a parte il caso delle graminacee, questo termine si applica a un tipo di
fiore che compone la →calatide delle Asteraceae (margherita, cicoria e simili),
il quale presenta una →corolla tubolare, svasata e aperta per il lungo, con 4-5
denti più o meno sviluppati all’apice, che funziona da “petalo” per il richiamo
visivo degli impollinatori.
Lineare: detto di organo appiattito o foglia dal contorno lungo e stretto, con i
margini paralleli, convergenti solo all’apice.
Loculicida: →capsula che si apre lungo le nervature mediane dei →carpelli
originali; i margini fusi di questi ultimi, nella →capsula, sono identificabili
lungo la linea mediana delle →valve, in corrispondenza dell’ attacco dei semi
(placente).
Mericarpo: porzione →monosperma (unità) di un frutto →schizocarpico.
Mesofilo: riferito a vegetazione o a singola specie vegetale che predilige temperature
e piovosità intermedie fra condizioni di clima alpino e mediterraneo.
Monocarpico: →ovario costituito da un solo →carpello.
Monocarpo: →frutticino consistente in un solo →carpello di un →ovario
→sincarpico nel quale i →carpelli, alla fine, si separano fra loro.
Monoica: pianta portante individualmente fiori →unisessuali di entrambi i sessi; il
termine può essere applicato anche ai fiori nel senso sopra indicato.
Monosimmetrica: →corolla divisibile in due metà speculari lungo un solo piano
(per es. bocca di leone, salvia, pisello ecc.).
Monospermo: contenente un solo seme.
Nettare: secrezione zuccherina offerta come nutrimento all’impollinatore quale
compenso del suo “servizio”.
Nettario: tessuto variamente organizzato per la secrezione del →nettare, di norma
presente all’interno della →corolla o sul →ricettacolo.
145
Obcordato: a forma di cuore rovesciato, vale a dire con la base in posizione
→distale.
Oblanceolato: dicesi di organo oltre 2 volte più lungo che largo, con la massima
larghezza nella metà →distale.
Oblineare: come alla voce precedente, ma ancora più stretto e allungato, con
margini lungamente paralleli nella porzione →prossimale.
Obovato: dicesi di organo fino a 2 volte più lungo che largo, con la massima
larghezza nella metà →distale.
Opposte: detto di foglie appaiate e divergenti a ogni nodo lungo i rami.
Orbicolare: di forma rotonda.
Ovario: sede di formazione degli →ovuli, al centro del fiore, costituita da
più →carpelli, raramente uno solo, saldati tra loro per i margini o racchiusi
indipendentemente su sé stessi; dopo l’impollinazione e la fecondazione degli
→ovuli, l’ovario si accresce e si trasforma in frutto.
Ovato: dicesi di organo a contorno ovoidale, fino a 2 volte più lungo che largo, con
larghezza massima nella metà →prossimale.
Ovulo: organo contenente i gameti femminili, che dopo la fecondazione si trasforma
in seme.
Pannocchia: →infiorescenza simile alla →cima, ma con asse principale più lungo
delle sue ramificazioni.
Pappo: il →calice del fiore di molte Asteraceae e piante di altre famiglie, il quale,
a fecondazione ultimata, si accresce trasformandosi in una sorta di paracadute
inserito all’apice del frutto, atto a garantire la dispersione tramite il vento (tipo
soffione).
Patente: dicesi di organo divergente a 90° dall’asse sul quale è inserito.
Peduncolo: il “rametto” su cui si inserisce il fiore; può anche mancare completamente
(fiore →sessile).
Pennata (pinnata): dicesi di →lamina a contorno allungato.
Pennatifida (pinnatifida): →lamina →pennata, con incisioni laterali raggiungenti
in profondità la metà della →semilamina.
Pennatopartita: →lamina →pennata con incisioni laterali che oltrepassano
in profondità la metà della →semilamina, ma non raggiungono la nervatura
centrale.
Pennatosetta: →lamina →pennata con incisioni laterali raggiungenti o quasi in
profondità la nervatura centrale.
Perianzio: involucro fiorale costituito da →calice e →corolla.
Pericarpio: il frutto “nudo”, quando cioè proviene dalla trasformazione del solo
→gineceo fecondato, senza strutture extra-pistillari accessorie.
Pericarpo: nel frutto, l’insieme degli involucri (“buccia”, “polpa”, “guscio” ecc.),
che circondano i semi.
Perigonio: →perianzio nel quale non si distinguono →calice e →corolla, fatto di
elementi tutti uguali o quasi fra loro (→tepali).
Petalo: elemento costitutivo della →corolla.
Petaloideo: simile a un →petalo nell’aspetto.
Picciolato: dotato di →picciolo.
Picciolo: “rametto” che connette la foglia al suo ramo e si prolunga nella nervatura
mediana della stessa; può anche mancare (foglia →sessile).
Pinna: nella →fronda di una felce, una divisione di primo ordine della →lamina.
Pinnula: nella →fronda di una felce, una divisione di secondo ordine della
→lamina.
Pistillo: parte femminile del fiore, consistente di →ovario, →stilo e →stigma (o
stimma).
Policarpico: →ovario genericamente costituito da più →carpelli.
146
Polline: insieme dei granuli contenenti i gameti maschili, che feconderanno i
gameti femminili contenuti negli →ovuli.
Pometo: →frutto multiplo discocarpo (Spjut, 1994), vale a dire struttura seminifera,
secca o carnosa, derivata da un →ricettacolo cavo ospitante al suo interno un
→ovario →apocarpico, che dopo l’impollinazione s’ingrossa diventando un
contenitore di →frutticini →monospermi con funzione di →disseminuli.
Pomo: frutto tradizionalmente annoverato tra i “falsi frutti” in quanto costituito
da un involucro carnoso di origine extra-pistillare (→ricettacolo ingrossato)
racchiudente un frutto secco →indeiscente (torsolo), all’interno del quale sono
alloggiati i semi.
Prossimale (basale): dicesi della parte di un organo vicina al suo punto di
inserzione.
Pubescente: rivestito di breve peluria.
Racemo: →infiorescenza i cui fiori si inseriscono sull’asse principale ciascuno con
un proprio →peduncolo.
Rachide: asse di un’→infiorescenza, di una foglia ecc.
Radiosimmetrica: →corolla divisibile in due metà speculari secondo 3-infiniti
piani radiali (per es. ranuncolo, giglio, campanula ecc.).
Reniforme: a forma di rene (arrotondato e rientrante da un lato).
Resta: nella →spighetta di certe graminacee, setola di lunghezza e spessore vari (fino
a 360×3 mm); può essere inserita all’apice del →lemma o sul dorso di quest’ultimo
ad altezze diverse e può caratterizzare anche altre parti della →spighetta; la sua
funzione è facilitare la dispersione e l’interramento del →disseminulo.
Ricettacolo: espansione apicale del →peduncolo, sulla quale si inseriscono i diversi
pezzi fiorali (fiore semplice) oppure numerosi fiori (→infiorescenza), spesso
direttamente coinvolta nella formazione di un frutto semplice o di un →frutto
multiplo; la superficie di attacco dei fiori può essere piana, convessa, clavata
o, viceversa, concava se non addirittura insaccata nel →peduncolo stesso a
delimitare una cavità chiusa (ipanzio), come nella rosa.
Riflesso: ripiegato.
Ritidoma: ricoprimento esterno di sughero, detto impropriamente corteccia, che il
fusto produce a protezione dei tessuti vivi sottostanti; spessore e aspetto variano
con l’invecchiamento del fusto, che aumentando in diametro costringe gli strati più
esterni a lacerarsi nei modi più vari e a distaccarsi sotto forma di placche o scaglie.
Rizoma: fusto di norma sotterraneo, indiviso o ramificato, ad allungamento
orizzontale, più o meno carnoso, con funzione di riserva (amido); emette radici
verso il basso, mentre dai nodi emergono foglie e →scapi fioriferi, oppure
normali fusti aerei di durata stagionale.
Rosulato: con le foglie disposte in rosetta.
Rotata: →corolla →simpetala a →lembo piano.
Sacca pollinica: nei →coni maschili delle gimnosperme, il contenitore (vedi anche
→antera) in cui matura il →polline; le sacche polliniche si trovano in numero
da 2 a molte sulla faccia →abassiale delle squame dei →coni maschili.
Scapo: asse fiorifero, simile a un fusto, caratteristico delle piante →acauli o con
fusto sotterraneo.
Schizocarpo: frutto derivato da un →ovario →sincarpico, che a maturità si divide
nei suoi →carpelli originali (→monocarpi).
Semilamina: la porzione longitudinale di una →lamina fogliare compresa tra il
margine e la nervatura centrale.
Sepali: i segmenti, di norma verdi, che formano l’involucro più esterno del fiore
(→calice); possono essere liberi fra loro o variamente saldati a coppa, tubo ecc.
Sessile: privo di →picciolo (foglia), di →peduncolo (fiore, →infiorescenza) o di
→filamento (→antera).
147
Sezione (sect.): gruppo formale di specie appartenenti a un genere definito
(indicatore infragenerico di rango).
Simpetala: →corolla con i →petali saldati solo in parte o completamente per i
margini.
Sincarpico: detto di →ovario costituito da più →carpelli fra loro saldati per i margini.
Soro: nelle felci, gruppo circoscritto di →sporangi, dal contorno arrotondato,
ellittico, oblungo, →lineare ecc., di norma presente in numero elevato sulla
superficie →abassiale delle →fronde fertili.
Spiga: →infiorescenza costituita da un asse rigido sul quale sono inseriti i fiori.
Spighetta: →infiorescenza unitaria delle graminacee, consistente in un asse
articolato (rachilla) sui cui segmenti, in due file alterne, sono inseriti fiori privi
di →perianzio e involucrati da 2 squame specializzate (→lemma e palea).
Spora: nelle felci, unità microscopica di dispersione della pianta, con funzione
analoga a quella di un seme, ma non omologa a quest’ultimo.
Sporangio: nelle felci, corpuscolo microscopico nel quale si formano le →spore,
che a maturità fuoriescono attraverso un’apertura prestabilita grazie alla
contrazione di un ispessimento anulare detto annulus.
Stame: foglia fertile maschile profondamente trasformata in organo fiorale produttore
di →polline; di norma è costituito da un →filamento che sorregge un’→antera,
quest’ultima fissa o variamente mobile, adeguata, nella strategia di ogni specie, a
rilasciare il →polline maturo nell’aria o sul corpo degli animali impollinatori.
Stigma (stimma): l’apice dello →stilo (o dell’→ovario, in assenza di →stilo), sulla
cui superficie finemente papillosa aderiscono e germinano i granuli di →polline.
Stilo: prolungamento terminale dell’→ovario, di lunghezza estremamente varia o
assente, all’apice espanso a formare lo →stigma.
Stipola: piccola foglia accessoria alla base del →picciolo.
Stolone: sottile fusto strisciante sulla superficie del suolo o anche sotterraneo, capace
di emettere radici in corrispondenza dei nodi, producendo nuove piantine.
Subcordato: di forma quasi →cordata.
Subgloboso: di forma quasi sferica.
Tepalo: nei fiori in cui non si distingue il →calice dalla →corolla (es. giglio), si
riconosce un solo involucro (→perigonio) costituito, appunto, dai tepali.
Termofilo: riferito a vegetazione o a singola specie vegetale allignante di norma
nella fascia collinare (querceti decidui), fino al contatto con la fascia mediterranea
(querceti sempreverdi).
Testa: rivestimento esterno (tegumento) del seme, generalmente formato da più strati.
Trifoliolata: foglia composta di 3 foglioline.
Trigono: a sezione triangolare.
Trilobato (trilobo): a tre lobi.
Tubero: ingrossamento sotterraneo di una radice, di forma perlopiù indefinita, con
funzione di riserva (amido) legata alla produzione di gemme quiescenti, che in
condizioni favorevoli si attivano formando nuove piante.
Tunica: membrana del rivestimento esterno di un →bulbo.
Turionante: che produce nuovi getti (turioni) dalle radici o dalla base del tronco.
Umbelliforme: a forma di ombrella.
Unghia: porzione →prossimale del →petalo, di norma assottigliata e appuntita,
con cui lo stesso si inserisce sul →ricettacolo.
Unisessuale: fiore dotato di solo →gineceo o →androceo.
Valva: una delle porzioni nelle quali si apre un frutto →deiscente.
Verticillastro: →glomerulo di fiori disposto a manicotto attorno ai nodi
dell’→infiorescenza nelle Lamiaceae, simile a un →verticillo.
Verticillo: gruppo di tre o più foglie o fiori disposti sullo stesso piano attorno a un asse.
Zigomorfo: dicesi di fiore (o →corolla) →monosimmetrico.
148
Indice analitico
Acoraceae
acoro
Acorus calamus
agnocasto
Ajuga reptans
Alder
alloro
Alpine Sowbread
Amaryllidaceae
Angular Solomon’s-seal
Anthemideae
Apocynaceae
Apple
aquilegia
Aquilegia
Aquilegia atrata
Aquilegia vulgaris gr.
Aquilegia vulgaris s.l.
arancia amara
arancio
arancio amaro
Arecaceae
arnoglossa
Asparagaceae
Aspen
Aspleniaceae
asplenio
asplenio tricomane
Asplenium ceterach
Asplenium ruta-muraria subsp.
ruta-muraria
Asplenium sp.
Asplenium trichomanes s.l.
Asplenium trichomanes subsp.
quadrivalens
Asteraceae
Asteroideae
Athyriaceae
Athyrium filix-femina
Bay
Beech
Betulaceae
betulla
Birch
Bitter Orange
Black-poplar
bocca di leone
69, 133
69
69, 133
6
13, 35, 129
125
73
131
83, 135
136
10, 126
111, 113, 139
124, 134
5, 37
123
37, 129
37, 129
24, 32, 37, 129
51
51
51
85, 135
87
33, 91, 127,
136
125, 136, 137
39, 41, 129
39
41
39, 41, 129
39, 129
22, 39, 129
13, 30, 41,
129
39, 41, 129
10, 105, 126,
138, 145, 146
10, 126
43, 129
28, 43, 129, 130
134
130, 131, 132,
136
47, 130
47
130
131
137
145
Brachypodium sylvaticum
Bugle
bugula
Burning Bush
Buttercup
caglio tirolese
caglio vero
camedrio
camedrio azzurro
campanula
Carnation
carpino bianco
Carpinus betulus
Caryophyllaceae
castagna
cedro
cedro del Libano
Cedrus
Cedrus libani
cefalantera maggiore
Cephalanthera longifolia
Chasteberry
chestnut
Chrysanthemum carinatum
ciclamino
ciclamino delle Alpi
cicoria
cinquenervi
cipresso
cipresso comune
Citron
Citrus
Citrus ×aurantium
Citrus maxima
Citrus reticulata
Citrus Tree
coltellacci
Columbine
Common Mallow
Compositae
Crab Apple
Cupressaceae
Cupressus sempervirens
45, 130
129
35
136
137
65
65
109
109
147
132
47
14, 22, 47, 130
57, 81, 131, 135
61
51
51
51, 131
51, 131
49
13, 49, 130
124
132
10, 126
55
55
145
87, 89
33, 53, 143
53
131
51, 131
17, 51, 131
51, 131
51, 131
131
69
5, 123, 129
134
105, 138
134
53, 131
11, 13, 26,
53, 131
Cyclamen purpurascens subsp.
32, 33, 55,
purpurascens
127, 131
Cypress
127, 131
Daffodil
125
daisy
126
Damask Rose
137
Dandelion
138
date
135
Date Palm
135
149
dattero
85
dente di cane
59
Dianthus
57, 131
Dianthus sylvestris subsp.
sylvestris
22, 57, 131, 132
Dictamnus albus
91, 136
dittamo
91
Dog’s-tooth-violet
132
Dryopteris filix-mas
43, 130
edera
67
edera terrestre
5, 67
Elder
130
elleboro
107
elleboro bianco
107
ellera terrestre
67
Elm
125
English Oak
130, 137, 139
erba di San Lorenzo
35
erba trinità
117
Erythronium dens-canis
22, 59, 132
Fagaceae
61, 97, 132, 137
faggio comune
61
faggiola
61
Fagus sylvatica subsp. sylvatica
31, 61, 132
falsa liquerizia
93
falsa ortica macchiata
71
False Brome
130
farnia
97, 113
felce dolce
93
felce femmina
43
felce maschio
43
Fir
132
Fleawort
135, 136
Fragaria ×ananassa
63, 132
Fragaria vesca subsp. vesca
13, 19, 26,
63, 132
fragola
63
fragola coltivata
63
fragola di bosco
63
frassinella
91
Galium
65, 133
Galium mollugo subsp. mollugo
32, 65, 132,
133
Galium verum
65, 133
Garden Pansy
140
Garden Strawberry
132
garofanino selvatico
57
garofano
57
garofano dei fioristi
57
garofano di riviera
57
Germander Speedwell
138
giaggiolo
69
giaggiolo acquatico
69
150
giaggiolo puzzolente
giglio
giglio bianco
giglio di Sant’Antonio
ginepro
girasole
Glechoma hederacea
Gramineae
grapes
Grape-vine
Greater Periwinkle
Greater Plantain
Ground-ivy
Hedge Bedstraw
Hellebore
Helleborus
Hornbeam
insalata matta
Iridaceae
Iris
Iris foetidissima
Iris pseudacorus
Ismelia carinata
Italian Cypress
iva comune
Ivy
Juniperus virginiana
Labiatae
69
75, 147, 148
75
75
51
144
13, 30, 67, 133
45, 130
140
124, 140
139
136
124, 133
132
138
107, 138
125, 130
105
69, 133
133
69, 133
30, 69, 133
10, 126
131
35
133
131
35, 67, 71, 129,
133
Lady’s Bedstraw
133
Lady-fern
129
Lamiaceae
35, 67, 71, 109,
129, 133, 138,
148
Lamium maculatum
22, 71, 133, 134
lattuga
144
Lauraceae
73, 134
Laurel
134
lauro
73
Laurus nobilis
13, 17, 73, 134
Lebanon Cedar
131
Lemon
131
Lesser Periwinkle
139
Liliaceae
59, 75, 132, 134
Lilium candidum L.
11, 17, 75, 134
Lily
134
limone
51
lingua di cane
87
Lobelius’s False-helleborine
138
Madonna-eyes
139
Madonna Lily
134
Maidenhair Spleenwort
129
Male-fern
130
Mallow
Malus pumila
Malus sieversii
Malus sylvestris
malva selvatica
Malva sylvestris subsp.
sylvestris
Malvaceae
mandarino
margherita
mela
melangolo
Melanthiaceae
melo
melo comune
melo selvatico
melo selvatico asiatico
Mentha pulegium
milzadella
Moehringia muscosa
Molluginaceae
Mollugo
mora di gelso
mora di rovo
Moss Sandwort
muschio fiorito
Myrsinaceae
Myrsinoideae
narciso
narciso selvatico
Narcissus poëticus
Narrow-leaved Helleborine
Nolinoideae
Oak
occhi della Madonna
Oleander
oleandro
Olive
olivo
olmo
ontano
Orange
Orchidaceae
paléo silvestre
palma da dattero
Palmae
Pansy
Parma Violet
Pedunculate Oak
Pennyroyal
pensée
Periwinkle
134
24, 77, 134
77, 134
77, 134
79
22, 79,
134, 135
79, 134
51
10, 145
77
51
107, 138
6
77
77
77
67, 133
71
30, 81, 135
65, 133
65, 133
144
144
135
81
33, 55, 127, 131
55, 131
9
83
32, 83, 135
130
91, 136
125, 130, 136,
137, 138, 140
109
139
111, 113
134
73
9
9
131
49, 130
45
85
85, 135
139
139
137
133
117
125, 139
pervinca
pervinca comune
pervinca maggiore
pervinca minore
Pheasant’s-eye Daffodil
Phoenix
Phoenix canariensis
Phoenix dactylifera
piantaggine
piantaggine femmina
piantaggine lanciola
piantaggine maggiore
piantaggine minore
Pinaceae
Pine
pino
Pink
pioppo
pioppo nero
pioppo tremolo
piscialetto
pisello
Plantaginaceae
9, 111, 113
113
111
111, 113
135
85, 135
85, 135
15, 16, 85, 135
87, 89
87
87
89
87
51, 131
132
143
131
9, 95
95
95
105
145
87, 89, 109,
135, 136, 138
Plantago lanceolata
22, 87, 135, 136
Plantago major
22, 89, 136
Plantain
135, 136
Poaceae
45, 130
Polygonatum
91, 136
Polygonatum multiflorum
19, 22, 33,
91, 127, 136
Polygonatum odoratum
91, 136
Polypodiaceae
93, 136
Polypodium vulgare
28, 93, 136
Polypody
136
Pomelo
131
pomelo
51
Poplar
125, 136
Populus
95, 137
Populus nigra
17, 95, 137
Populus sp.
95, 136
Populus tremula
17, 95, 137
Primulaceae
33, 55, 127, 131
puleggio
67
quercia
97, 109
Quercus robur
97, 130, 137
Quercus sp.
22, 97, 137
ranuncolo
99, 147
Ranunculaceae
37, 99, 107,
129, 137, 138
Ranunculus acris subsp. acris
99, 137
Ranunculus sp.
19, 32, 99, 137
Red-cedar
131
151
Ribwort Plantain
rosa
Rosa ×damascena
rosa di Damasco
Rosa gallica
Rosa moschata
Rosaceae
135
143, 147
24, 101, 137
101
101, 137
101, 137
63, 77, 101,
132, 134, 137
rovere
113
Rubiaceae
65, 132
Ruscaceae
33, 91,
127, 136
Rutaceae
51, 91,
131, 136
Salicaceae
95, 103,
136, 138
salice
9, 103
salice bianco
103
salice comune
103
Salix alba
11, 26, 103, 138
salvia
145
Sessile Oak
139
Seville Orange
131
Shaddock
131
sigillo di Salomone
91
sigillo di Salomone maggiore
91
soffione
105
Solomon’s-seal
136
Sowbread
131
spadone
69
Spearwort
137
Spleenwort
129
Spotted Dead-nettle
133
Spruce
132, 136
strawberry
132
Strinking Iris
133
suocera e nuora
117
Sweet-flag
133
Sweet Violet
139
Tangerine
131
tarassaco comune
105
Taraxacum
105, 138
Taraxacum officinale aggr.
105, 138
Taraxacum sect. Taraxacum
13, 22, 105,
138
Teucrium chamaedrys
109, 138
uva
119, 144
veratro
107
Veratrum lobelianum
30, 107, 138
Veronica
109, 138
Veronica chamaedrys subsp.
13, 109,
chamaedrys
138, 139
Veronica persica
109, 139
152
Vinca major subsp. major
13, 28, 111,
139
Vinca minor
19, 22, 32,
111, 113, 139
viola
115, 117
Viola alba subsp. dehnhardtii
115, 139
viola del pensiero
117
viola del pensiero coltivata
117
viola mammola
115
Viola odorata
19, 22, 30,
115, 139
Viola tricolor
13, 117, 139, 140
Viola wittrockiana
117, 140
Violaceae
115, 117, 139
Violet
139
violetta di Parma
115
Vitaceae
119, 140
vite
6, 119
Vitex agnus-castus
6, 124
Vitis
140
Vitis vinifera
20, 22, 119, 140
Vitis vinifera subsp. silvestris
119, 140
Vitis vinifera subsp. vinifera
119, 140
Wall Germander
138
Water-crowfoot
137
White Willow
138
Wild Pansy
139
Wild Strawberry
132
Willow
125, 138
Wood Pink
131
Yellow Iris
133
zagara
51