ESAME CARDIOLOGICO DELLO SPORTIVO

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ESAME CARDIOLOGICO DELLO SPORTIVO
La valutazione delle condizioni dell'apparato cardiocircolatorio costituisce la parte fondamentale
dalla visita medica per lo svolgimento dell'attività sportiva agonistica. Questo per valutare se un
soggetto risulti idoneo alla pratica sportiva senza esporlo a pericoli per se stesso o per gli altri. Il
medico sportivo per valutare quanto detto si avvale, oltre che di un esame obiettivo, di una serie di
esami strumentali.
ELETTROCARDIOGRAMMA
Attraverso l'uso di uno strumento chiamato elettrocardiografo è possibile registrare, utilizzando
appositi elettrodi, gli stimoli elettrici che si formano nel cuore e trasformarli in un segnale grafico
che prende il nome di elettrocardiogramma. Il grafico viene registrato su carta millimetrata. In
senso orizzontale ogni quadratino corrisponde a 0,04 secondi e ogni serie di cinque quadratini,
delimitati da una linea leggermente più marcata, ha la durata di 0,2 secondi. In orizzontale si
misura la durata di ogni evento elettrico. In verticale si misura l'ampiezza delle onde, dove 1
centimetro corrisponde di solito a 1 millivolt. Questo esame ci fornisce la possibilità di valutare
questi aspetti dell'attività cardiaca. Un elettrocardiogramma normale è formato da una serie di onde
a di tratti che si ripetono ciclicamente, dove ogni unità elementare esprime un ciclo cardiaco
elettrico. La sequenza di elementi elettrocardiografici che compone un ciclo cardiaco elettrico è
formata da: onda P, tratto PR, complesso QRS, tratto ST, onda T ed eventuale onda U.
L'onda P corrisponde alla depolarizzazione degli atri, al propagarsi dell'impulso elettrico dal nodo
seno/atriale, dove si forma, a tutta la muscolatura atriale che di conseguenza si contrae. Il
fenomeno elettrico, precederà perciò di un tempo il fenomeno meccanico (contrazione). L'onda P
ha limiti di durata e di ampiezza nel soggetto normale. Nello sportivo allenato questi limiti possono
essere superati, senza per questo entrare in patologia. Il tratto PR ( che misura dall'inizio dell'onda
P all'inizio del complesso QRS) misura il tempo impiegato dallo stimolo elettrico ad attivare gli
atri ed attraversare il nodo atrio/ventricolare. Nel soggetto normale, la sua durata è compresa tra
0,12 e 0.20 secondi. Nei fondisti, facilmente, questo limite superiore può essere superato (blocco
atrio/ventricolare di primo grado) o addirittura, dopo un progressivo incremento del PR in 3-4 cicli
successivi, un'onda P non è normalmente seguita dal complesso QRS (blocco atrio/ventricolare di
secondo grado a periodismi di Luciani-Wenckenbach). Il complesso QRS è espressione della
depolarizzazione dei due ventricoli. Anch'esso presenta limiti di durata e di ampiezza. Per quanto
riguarda la durata, non dovrebbe superare i 0,08 secondi. Per quanto riguarda l'ampiezza, i limiti
sono più imprecisi. Nell'atleta è comune riscontro l'aumentata ampiezza del complesso QRS. Il
tratto ST, che con l'onda T rappresenta la ripolarizzazione dei ventricoli, può presentarsi
sopraslivellato o sottoslivellato, rispetto alla linea di base del tracciato. L'importanza di questo
tratto è tale nella valutazione di patologie che ogni ulteriore approfondimento, in questa sede,
complicherebbe eccessivamente le cose. L'onda T infine, può presentarsi molto frequentemente di
voltaggio (ampiezza) aumentato. Le alterazioni descritte possono riferirsi a patologie. Connettendo
i dati elettrocardiografici con altri dati clinici si potrà dare un'interpretazione funzionale di tale
alterazioni. L'elettrocardiogramma può essere registrato anche mentre il soggetto compie uno
sforzo pedalando su un cicloergometro o camminano su un nastro trasportatore. Da indicazioni
quando si vogliono valutare eventuali alterazioni dell'elettrocardiogramma a riposo (dubbio di
ischemia), o aritmie, oppure quando si voglia osservare la prestazione cardiaca durante il lavoro
muscolare.
FONOCARDIOGRAMMA
Questo esame trasforma in un segnale grafico i rumori prodotti dal cuore durante la sua attività. Di
solito viene registrata contemporaneamente anche una traccia elettrocardiografica, in modo da
poter correlare con precisione gli eventi meccanici con quelli elettrici. Questo esame viene
registrato mediante l'apposizione di una speciale sonda sul torace, che viene spostata
successivamente sui vari focolai di auscultazione. Per ogni focolaio, vengono effettuate più
registrazioni, selezionando frequenze acustiche diverse. Fondamentalmente, i rumori normali
prodotti dal cuore sono il primo tono cardiaco (S1) ed il secondo tono cardiaco (S2).
Il primo tono è prodotto dalla chiusura delle valvole atrioventricolari. Il secondo tono è prodotto
dalla chiusura delle valvole semilunari (aortica e polmonare). Nei giovani atleti si riscontra
frequentemente uno sdoppiamento fisiologico del secondo tono o la presenza di un tono aggiunto
all'inizio della diastole. Gli intervalli tra il primo ed il secondo tono (pausa sistolica) e fra il
secondo tono ed il primo tono successivo (pausa diastolica) sono normalmente silenziosi, ma, in
alcuni casi possono presentare rumori (soffi) che saranno detti sistolici o diastolici secondo la
pausa che occuperanno. Il fonocardiogramma serve per valutare con maggiore precisione un
eventuale soffio cardiaco. Sarà possibile stabilire con precisione in quale parte del ciclo cardiaco il
soffio si colloca, la sua intensità e frequenza e la particolare morfologia. Tutti questi elementi
saranno utili per distinguere i cosiddetti soffi innocenti o funzionali, da quelli che invece sono
espressione di una patologia cardiaca.
TELECUORE
Questo esame si effettuata mediante l'uso di raggi X. La distanza del soggetto dalla sorgente di
raggi deve essere di circa due metri in modo da evitare che l'eccessiva divergenza dei raggi
provochi distorsioni o ingrandimenti delle strutture le cui immagini risulterebbero alterate. A causa
della forma del cuore si faranno più proiezioni: proiezione in senso antero/posteriore, proiezione
obliqua anteriore destra, proiezione obliqua anteriore sinistra e proiezione latero/laterale. Mentre
nella proiezione antero/posteriore il contrasto tra la trasparenza dei campi polmonari e l'ombra
cardiaca è sufficiente, nelle proiezioni oblique e laterali non lo è più. Per questo motivo occorre far
ingerire una sostanza radiopatica che, opacizzando l'esofago, rende evidente su di esso l'impronta
di eventuali strutture cardiache ingrandite. Nel soggetto normale, il cuore assume diversi aspetti
radiologici, legati al biotipo, che spiegano la terminologia usata correntemente di cuore orizzontale
(nel brevilineo), obliquo (nel normotipo) e verticale (nel longilineo). Mediante opportuni calcolo è
possibile ottenere la misura del volume cardiaco a partire dalle immagini radiografiche.
Applicando la formula di Rorher: superficie cardiaca x profondità massima x 0,63, che diventa
dopo opportuna elaborazione matematica: 0,4 x lunghezza x larghezza x profondità massima in
centimetri, si ricava il volume cardiaco. I valori normali di 700-800 ml di volume, possono
aumentare fino a 1400 ml in atleti di sport di resistenza.
ECOCARDIOGRAMMMA
Questo esame è basato sul principio che un fascio di onde ultrasonore viene riflesso quando
incontra l'interfaccia tra due mezzi a densità diversa (miocardio e sangue contenuto nelle cavità
ventricolari). Questo fascio ultrasonico riflesso viene captato da una sonda (la stessa che emette il
fascio ultrasonico) e trasformato in un segnale di tipo elettrico il quele, a sua volta, viene convertito
in forma grafica, ricostruendosi così immagini che corrispondono alle varie strutture del cuore in
movimento. L'ecocardiografia si può eseguire con tecnica monodimensionale o bidimensionale. La
tecnica monodimensionale, in cui viene utilizzato un solo fascio ultrasonoro, permette di esplorare
un settore isolato di cuore per volta. La risoluzione spaziale è molto buona ed è possibile effettuare
tutta una serie di misurazioni che riguardano le dimensioni dei ventricoli, degli atri, l'ampiezza dei
movimenti valvolari, la qualità stessa di questi movimenti e gli spessori delle varie pareti.
Spostando l'orientamento della sonda è possibile esplorare diverse zone del cuore. La tecnica
bidimensionale, invece, ci dà una visione completa del cuore in movimento, chiarendo i rapporti
spaziali delle varie strutture tra di loro. Il potere di risoluzione è minore rispetto alla tecnica
precedente. Per questo le tecniche descritte non vanno applicate separatamente ma fanno entrambe
parte di un esame ecocardiografico completo. Questo esame permette di analizzare con precisione i
movimenti di tutte le strutture cardiache, di effettuare misurazioni piuttosto precise delle loro
dimensioni, di valutare i rapporti esistenti tra loro e di dirimere eventuali dubbi diagnostici.
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