La Claudia Valeria e la Claudia Nova

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Oggetto: Robert Gardner
Cronologia: 1920
Opera: La Claudia Valeria e la Claudia Nova
L’autore:
Robert Gardner fu studente esemplare dell’Emmanuel College di Cambridge per il quale
successivamente alla laurea, ricoprì ruoli prestigiosi. Nel 1912 venne mandato ancora studente a
compiere ricerche presso la British School at Rome, sulla storia militare romana. Allo scoppiare
della Prima Guerra Mondiale fu arruolato come ufficiale di fanteria, trascorrendo quasi tutto il
tempo della guerra nella trincea delle Fiandre. Nel 1920, dopo la fine della guerra, fece ritorno
all’Emmanuel College come “Fellow”, per diventarne quasi immediatamente Tesoriere. Poco dopo
assunse il ruolo di docente dell’Università nella Facoltà di Studi Classici e di editore del Journal of
Roman Studies. Anche dopo aver superato l’età del ritiro dall’insegnamento continuò ad esercitare
la carica di Tesoriere del College fino al 1960, quando compì settant’anni. Nella sua lunga carriera
di cattedratico ha lasciato una notevole quantità di scritti storico-archeologici tra cui “The first
phase of the Social War”, “Roman concessions: the collapse of the Confedercy”, ed i due contributi
per i Papers of British School at Rome, uno sulla via Traiana e l’altro importante studio sulla
Claudia Valeria e la Claudia Nova, in cui l’autore ripercorre passo a passo l’itinerario della strada
romana, proponendo una ricostruzione topografica e archeologica di questo antico tracciato.
INDICE
I Paesi
● Barisciano
● Chieti
• Collarmele
● Cocullo
● Corfinio
● Foruli (Civitatomassa)
● Forcona (Civita di Bagno)
● Goriano Sicoli
● Pescara (Ostia Aterni)
● Peltuinum (Prata d’ Ansidonia)
● Popoli
● S.Valentino
● Torre dè’ Passeri
La natura:
• Il fiume Pescara
Gli uomini:
Le tradizioni:
Centro Regionale Beni Culturali – Via Mazara, 26 Sulmona –AQ Tel/fax: 0864-211024
I Paesi
● Barisciano
Barisciano, paese pittoresco sulle pendici più basse delle colline verso nord, come è noto, non
rappresenta niente di antico nel suo sito. Oltre al castello medievale, vi sono fortificazioni medievali
a S.Lucia e nella collina chiamata Fortini di S.Basilio. Tuttavia vi sono leggere tracce di mura
poligonali, visibili nella stessa collina e nel distretto conosciuto come Castelluccio; a giudicare dalle
rovine, un vicus romano esisteva presso il Laghetto di Valle…Nel 1896 una tomba a inumazione
dell’età del ferro fu scoperta presso Barisciano nella zona di La Villa.
● Chieti
Chieti, nell’antico sito di Teate, l’unica città dei Marrucini, gode di una magnifica e quasi
inaccessibile posizione su di un colle che domina ad est della strada maestra. Tale posizione è così
ripida e così ordinata con valli e depressioni che le strade moderne che ad essa conducono dal nord
e dal sud sono 9, e 7 chilometri lunghe rispettivamente dai loro punti di partenza dalla principale
strada maestra che corre nella valle del Pescara di sotto.
I Marrucini e i Frentani diventarono soggetti a Roma nel 304 a.C.
I Marrucini rimasero fedeli a Roma nella guerra annibalica, ma le si ribellarono nella Guerra
Sociale; tuttavia essi sono quasi del tutto sconosciuti dalla storia. Nessun cospicuo resto dell’antica
Teate si vede sopra il terreno, ma gli scavi hanno dato risultati assai interessanti. Questi scavi hanno
avuto luogo nel cuore della città e sono stati principalmente collegati con il prolungamento del
Corso Marrucino per l’incremento delle comunicazioni tra le parti alte e le basse della città. Nel
1880 importanti ritrovamenti furono fatti sotto la piazza Vittorio Emanuele; sono da attribuirsi agli
antichi anni dell’Impero o agli ultimi anni della Repubblica, e probabilmente appartengono ad un
mausoleo familiare. Anche i resti di un acquedotto sono interrati: distribuiva l’acqua non solo ai
bagni ma pure a pubbliche fontane; con ogni probabilità è quello che fu costruito da C.Asinio Gallo,
il figlio del famoso C.Asinio Pollione e fu più tardi restaurato da Dusmia Numisilla. Nel prosieguo
degli anni, i resti dell’antica necropoli di Teate furono scoperti fuori della porta S.Anna. Presso la
chiesa di S.Maria della Calvona furono scoperte numerose iscrizioni funerarie e nel 1888 si
scavarono i frammenti di un importante gruppo monumentale con rilievi di combattimento di
gladiatori. Questi interessanti e impressionanti rilievi apparentemente facevano parte di fregi e
frontone della tomba di C. Lusio Storace. Essi assieme al rilievo di Atena Igea e Demetra scoperti a
Torre de’ Passeri sono i più cospicui monumenti connessi con la via Claudia Valeria.
La Chiesa di San Pierto e Paolo a Chieti è costruita sopra una sottocostruzione a volta attribuita ad
un tempio romano in “opus reticulatum” e a mattoni, con mura di cinta di “opus quadratum”.
Considerevoli resti di pavimento di un’antica strada o percorso erano interrati a Chieti verso la fine
del secolo XIX. …E’ probabile che, mentre la linea principale della via Claudia Valeria mantenne
la zona bassa nella valle, un “deverticulum”, l’esatto percorso del quale non può essere descritto
con certezza, collegava Teate con la via principale.
● Cocullo
Nel cuore delle colline, a sei km. ad est – sud-est di Forca Caruso, c’è il paese di Cocullo, nei pendii
più bassi del Monte Luparo, sopra ad una valle che scende giù direttamente verso sud ad Anversa.
E’ stato suggerito dalla somiglianza dei nomi che Cocullo è la moderna rappresentazione dell’antica
Koukoulon che Strabone pone vicino alla Via Valeria. Certamente è possibile che Koukoulon sia la
corruzione della parola Aequiculi perché da alcune iscrizioni siamo a conoscenza del Municipium
Aequiculorum, che vi era da prima del tempo di Strabone, secondo il quale, la città è chiaramente
nelle vicinanze di Carsoli e Alba Fucens; per questa sola ragione l’ipotesi che Koukoulon debba
essere ricercata a Cocullo deve essere respinta…Trace di una roccia tagliata sono state trovate nelle
montagne a nord-est di Cocullo (probabilmente un “deverticulum” che andava a nord verso Prezza,
per congiungersi alla via Valeria), mentre la scoperta di frammenti misti attesta l’occupazione nel
periodo romano del sito di Casale Cocullo, 2 chilometri a sud di Cocullo.
● Collarmele
Nel sito di Colarmele c’era una volta la città marsa di Cerfennia, il nome della quale è conservato in
quello della Chiesa di Santa Felicita in Cerfennia, secondo una bolla di Papa Pasquale II delimitante
i confini della Diocesi marsicana...Holstenius ( Ad Cluv. p. 153) afferma che ai suoi tempi resti di
un muro e di un aquedotto si vedevano nelle vicinanze di Collarmele, ma al presente, praticamente
non esistono visibili tracce dell’antichità, benchè scavi siano stati effettuati con buoni risultati.
Nell’area tra la città moderna e la Madonna delle Grazie mezzo chilometro a nord, conosciuta come
Campo Ciarfegna, sono stati rinvenuti i resti di una tomba quadrata, due colombari e numerose
tombe ad inumazione, segnate con tegole. Queste tombe hanno fornito numerosi oggetti funerari in
terracotta, vetro, bronzo e ferro. Allora Cerfennia, il cui nome è chiaramente conservato a campo
Ciarfegna, doveva essere approssimativamente sul sito di Collarmele. Dispiace che questa antica
città italica abbia lasciato così poche cose interessanti nei suoi resti sia sopra che nel sottosuolo.
Possiamo ritenere come percorso della via Claudia Valeria quel sentiero che taglia la strada maestra
da Madonna delle Grazie e che, dopo l’interruzione continua in quello parallelo alla strada moderna
e appena al di sotto…Questo tracciato che, per tutta la via da Collarmele, gira in dentro e fuori fra i
contrafforti di pendii discendenti dal più alto territorio a nord e a sud, mentre invece la strada
maestra prende un livello più alto lungo il pendio a nord, non può essere altro che la Via Claudia
Valeria. Non ci sono resti di antica pavimentazione, ma rossi ciottoli medioevali che si possono
vedere spesso; la larghezza del tracciato in media 6 metri, concorda con la supposizione che esso
segue il corso dell’antica strada.
La moderna strada da Avezzano a Sulmona, dopo essere passata lungo il ciglio a nord del vasto
piano alluvionale, una volta bagnato dal Lago Fucino, ora diviso da innumerevoli macchie di verde
e di scuro con strade artificiali e argini, incomincia ad innalzarsi in una catena di montagne che
protegge l’approccio al piano da nord-est. Essa subito raggiunge il paese di Collarmele in rovina,
che è sita al di sopra di una valle; altre, a nord e ad est, c’è un largo piano, tuttavia in una ripida
pendenza che poi si innalza nell’alta catena del monte Sirente.
● Corfinio
L’antica Corfinio, capitale dei Peligni, era situata su un altopiano a livello di 363 metri che pende a
picco nei lati a nord-est e a nord-ovest verso le valli del Sagittario e dell’Aterno, rispettivamente.
La sua posizione è fortificata. Questi fiumi si uniscono a 2 chilometri a nord del sito. A sud
l’altopiano si estende in continuazione fino alla città di Pratola Peligna, dove è intersecato da una
profonda valle che l’attraversa provenendo dalla montagna sotto Prezza. Esso è coperto da una
ininterrotta serie di vigneti e uliveti…La imponente chiesa di S. Pelino che si vede a destra della via
maestra a poca distanza da Pentima, è la cattedrale di Valva la quale è succeduta a Corfinium e data
al V secolo. Numerose iscrizioni sono incorporate nella sua costruzione. Diverse tombe
fiancheggiano la via maestra fino a S. Pelino: le prime cinque sono a destra, le altre due, contigue,
stanno a sinistra della strada prima che S. Pelino sia raggiunto e precisamente di fronte al sentiero
che conduce attraverso i vigneti da Pentima. Tra di esse, quelle più vicine a S. Pelino,
originariamente sarebbero state alte da sette a nove metri….Tutte erano rettangolari nella forma, ma
sono state completamente denudate dal loro rivestimento da atti vandalici nel Medioevo. Nel punto
in cui le tombe finivano la Via Claudia Valeria entrava in Corfinium. Non sono stati ritrovati resti
nei vigneti, ma fin dal 1877 gli scavi sono andati avanti a Pentima con buoni risultati. La necropoli
di Corfinium, con tombe che risalgono dal periodo repubblicano alla fine dei tempi classici, è stata
scoperta e scavata. I resti di numerose case private e due acquedotti sono venuti alla luce.
● Forcona (Civita di Bagno)
Lungo la strada adiacente a Civita di Bagno che passa a destra ai piedi della collina, chiari resti
dell’antichità si vedono a circa 3000 mt. a ovest della chiesa pittoresca di S.Raniero. Quivi, nel
bordo di una ripida scarpata (…) c’è una linea di fondazioni, probabilmente una villa, che occupano
l’angolo nord-ovest della scarpata stessa. Esse sono in calcestruzzo, ricoperte con “opus
reticulatum” di locale pietra calcarea, con contrafforti e absidi. Nei rettangoli sulla linea di questo
muro, una rozza facciata in calcestruzzo gira indietro nei lati della collina, quasi in linea con il
contrafforte. Immediatamente dietro di questa c’è un’altra abside, ricoperta come gli altri con “opus
reticulatum”…Questi resti potevano servire come base per una grande villa, e certamente la
scarpata sopra le rovine era ricoperta con detriti di mattone e terracotta. Dentro il recinto della
chiesa di San Raniero, cattedrale di Forcona medievale, alcuni resti furono trovati nel 1900-1901,
nel corso dello sgombro di un’area per il cimitero; consiste in tre iscrizioni, di cui due sepolcrali e
una riguardante magistrati locali, una lampada di terraglia e parte di un altare votivo.
● Foruli (Civitatomassa)
Gli scarsi e insignificanti resti di Foruli si vedono su un piccolo colle coronato dall’attuale
Civitatomassa, immediatamente ad ovest della pietra indicante il nono chilometro dall’Aquila ad
Antrodoco. La sua sommità offre una bella veduta. A ovest s’innalzano le cime del Monte Calvo e
Ponte Pina. A nord la strada moderna, che segue l’antico corso della Salaria, passa dopo la base del
monte La Torretta verso il sito di Amiterno, donde l’occhio spazia attraverso la pianura triangolare
bagnata dall’Aterno verso l’Aquila, fiancheggiata a nord dal monte Pettino e al sud dal Monte Luca.
All’orizzonte verso nord-ovest si profilano le rocce del Gran Sasso. I resti che si vedono qua e là in
mezzo a vigne e a pascoli possono essere meglio raggiunti dall’uno e dall’altro ripido sentiero che
salgono dalla strada maestra dai pressi di un’osteria. Arrivando all’altezza di circa cento piedi sopra
la strada moderna, si attraversa un sentiero che interrompe la via maestra a circa un quarto di miglio
presso la ferrovia. Nel tratto a sud di questo sentiero, c’è il più importante monumento che Foruli
possa presentarci: l’interno di una grossa tomba in calcestruzzo con tutto il suo rivestimento. Vicino
sono i resti delle fondamenta di una villa e un’altra tomba in calcestruzzo. Più fondazioni in
calcestruzzo si vedono avvicinandosi al paese; appena la di sotto della chiesa di S.Giovanni, un
mosaico e un rivestimento a mattoni sembrano attestare l’esistenza di una villa. Alcuni scavi hanno
portato alla luce il sito di Foruli, ma non hanno ottenuto alcun altro notevole risultato. La pittoresca
chiesa di S.Giovanni, che guarda dall’alto le rovine, contiene molte iscrizioni e un interessante
frammento architettonico. Mi fu detto che appena sotto S.Giovanni era stata scoperta una
pavimentazione che andava in direzione sud-ovest da nord-est, e non deve sembrare del tutto
improbabile che il sentiero fiancheggiato dalla tomba, e che portava giù alla strada maestra, sia di
origine antica. Non ci sono tracce di mura nel sito di Foruli e, ad eccezione di poche iscrizioni
murate in case, il paese di Civitatomassa non presenta segni visibili di antichità.
● Goriano Sicoli
Lontano, oltre le colline alberate di Monte della Selva, è come accoccolata Goriano Sicoli nella sua
valle. Dietro s’innalza una catena rocciosa che la divide dalla piana di Corfinio e dietro a questa
svetta nel cielo il monte Morrone incappucciato di neve…la contrada chiamata La Statura, nel
comune di Goriano Sicoli, è chiaramente la superstite di Statulae, la stazione ricordata dalla Tavola
Peutingeriana fra Monte Imeo e Corfinio. Non solo la Statura ma in altri punti di questa località vi
sono stati scavi che hanno avuto un buon successo. Nel 1878 resti di mura, monete di bronzo e
numerosi frammenti di terraglia furono dissotterrati a La Statura; una tomba a inumazione fu aperta
9 anni più tardi. Nel 1889 alcuni pozzi pieni di rottami appartenenti al periodo romano e resti di un
acquedotto furono scoperti nello stesso sito, mentre, vicino all’entrata in Goriano Sicoli, sono state
ritrovate tombe ricoperte di tegole. Scavi nel 1898 nella contrada san Donato, attraverso la quale
passa il sentiero, portarono alla luce la pietra miliare di Magnenzio, sulla quale è stato già fatto
riferimento, mentre nelle vicinanze della contrada Mazone si rinvennero 15 tombe ad inumazione e
vari oggetti di ferro e terrecotte funerarie.
● Pescara (Ostia Aterni)
Qualche dubbio esiste circa il sito della città di Aternum, dove la via Claudia raggiungeva la foce
del fiume Aternus. Secondo Strabone, Aternum prese il nome dal fiume che divideva il territorio dei
Vestini e dei Marrucini, ma apparteneva ai Vestini. Essa era il porto comune di Peligni e Marrucini.
La scoperta di iscrizioni a Pescara nella riva sinistra del fiume sembra dimostrare che l’antica
Aternum sorgeva qui, ma nessuna iscrizione attribuisce alcun fondamento per tale luogo:
probabilmente sarà stato un “vicus”. Si è supposto che nei tempi antichi il fiume Pescara divideva la
città prima di raggiungere il mare e formava un’ isola nella quale stava l’antico “vicus”. La
configurazione del terreno immediatamente sopra alla presente foce del Pescara sembra favorire
questa ipotesi. Nell’altura chiamata Colle della Corona, a un miglio dal Pescara sulla riva destra del
fiume, sono stati ritrovati avanzi di mura romane e terraglie. Nella stessa collina una necropoli con
più di trecento tombe fu scoperta da contadini nel corso di lavori campestri, ma sfortunatamente i
contenuti furono in gran parte dispersi e distrutti. Questi segni di presenza di esseri umani in età
romana furono scoperti nella riva destra del supposto secondo braccio del fiume Aterno, ma non ci
autorizzano a supporre il luogo dell’antica città di Aternum nella altura conosciuta come Colle della
Corona.
● Peltuinum (Ansidonia)
● Peltuinum (Prata d’Ansidonia)
Dal luogo in cui sorge Ansidonia si gode uno splendido panorama. Dalla porta ad ovest, il
viaggiatore spinge lo sguardo attraverso altopiani ondulati e il burrone sotto l’Aquila, verso le vaste
pianure dell’Aterno e le cime di Monte Calvo e del Terminillo, oltre Amiternum. Come l’occhio
corre lungo la catena di colline che si trovano a nord e a nord-ovest, vede Barisciano mezzo
nascosta dal picco aguzzo di Colle Cicogna, accoccolata ai piedi del pendio che termina lontano nel
Gran Sasso, mentre, nell’altro lato, le rovine medievali sopra Fossa conducono su, alle altitudini di
Monte Cagno e alle colline dietro il Velino. Castelnuovo sorge sulla collina isolata attraverso la
depressione che guarda a nord, tra Ansidonia e la strada verso Popoli. In corrispondenza, nella parte
a sud, c’è il paese di Prata d’Ansidonia ma è piuttosto lontano e si trova in un terreno più basso. Ad
est la veduta è anche più magnifica. Si vede il tratturo, che passa attraverso una valle tra montagne
alte che la chiudono a precipizio al nord e al sud. Oltre Caporciano, al sud, e Monte Castellone, al
nord, la valle si restringe in una gola angusta, vigilata da Civitaretenga; di nuovo si allarga in una
vasta pianura sotto Navelli, solo per terminare sotto le altitudini di Collepietro in una barriera di
montagne, da cui scende la moderna strada per Popoli. Lontano ad est, il Morrone e la Maiella, che
guardano dall’alto sopra Corfinio e Sulmona, formano un maestoso sfondo a questo bel panorama. ..
….I resti delle mura di Ansidonia, conservati solo nelle parti a nord e a est, fanno supporre che essa
copriva un intero altopiano a forma ovale, largo circa 500 mt. E lungo 700 nel più esteso dei due
assi, che passano nel tratturo quasi in linea da est ad ovest. Verso la parte occidentale la salita è
assai lieve, quando il tratturo passa su di un ponte che è in forte pendenza verso le terre più basse al
nord e al sud.…E’ un sito interessante per una zona di collina. Le rovine visibili di Peltuinum sono
una tomba, mura, una struttura sconosciuta presso la porta a ovest e un teatro…Dove il tratturo
entra nell’area della città, doveva originariamente stare la porta occidentale; non vi sono resti, ma
una breccia nelle mura, larga tredici metri, indica la sua posizione. La conformazione del terreno
indica che le mura dovevano continuare approssimativamente lungo il limite della scarpata, ma non
ve ne esistono segni dalla parte del sito a sud. Nella parte a nord esse erano assai meglio conservate.
A nord del sito della porta occidentale, la linea delle mura continua per qualche distanza, dopo una
breccia di tredici metri, ma è variata. In un punto di essa, vi sono gli unici resti di un rivestimento
che si possono osservare in Ansidonia. Questo rivestimento è in “opus quadratum”, in pietra
calcarea grigia, ma presso il terreno è manifesta una disposizione poligonale…Dentro il sito sono
resti di un edificio di uso sconosciuto, cioè un mucchio rozzamente rettangolare di rovine in
calcestruzzo. Tracce di una volta a botte sono visibili nell’angolo a nord-est, e l’edificio può essere
stato una grossa cisterna…Nel limite a sud del tavolato sul quale stava Peltuinum, e probabilmente
dentro le sue mura, a circa metà strada tra le estremità ad est e a ovest, vi sono le rovine di un teatro.
Esso è esposto direttamente a est e dalla sua cavea si gode uno splendido panorama della valle di
sotto, che converge su Civitaretenga e infine si fonde con il massiccio rupestre sopra Popoli; oltre di
esso, la Maiella spunta lontano nel cielo.
● Popoli
Popoli non è conosciuta come un sito antico, ma pochi scavi minori hanno evidenziato resti di età
romana. Le tombe, che contengono scarsi oggetti funerari del periodo dell’Impero, sono state
trovate nella strada tra Popoli e Vittorito in contrada San Giovanni. Vari altri resti, che includono
mura di un rosso “opus reticulatum”, forse provano l’esistenza di un vicus. Nella contrada Colle
della Corte resti di un antico magazzino vennero alla luce assieme a pezzi di anfore e di terraglie.
Inoltre mattoni di muro furono scoperti nella contrada Casetta dei Frati, che forse possono essere
connessi con quelli della contrada San Giovanni. Nel 1892 la contrada Somma rese una tomba del
periodo romano e una iscrizione funebre. Sfortunatamente nessuno di questi reperti può essere
collegato con la topografia di Via Valeria, benchè indichino la presenza di una popolazione di tempi
antichi. La città moderna di Popoli sta a sud della estremità di un selvaggio e magnifico passo
conosciuto come la Gola di Popoli, tre chilometri di lunghezza e non più di 500 metri di larghezza.
Nella Gola di Popoli sfortunatamente non ci sono indicazioni del corso della Via Claudia Valeria,
né in quella gola che segue, finchè la valle si allarga sotto Tocco a Casauria e le alture in ogni lato
diventano meno imponenti.
● S.Valentino
La regione, come le scoperte dimostrano, fu certamente abitata nei tempi romani, ma non possiamo
dire niente di definitivo. Resti di mura in “opus reticulatum”, frammenti di un piccolo acquedotto e
tombe con oggetti funerari, ivi inclusa un urna funeraria, sono venuti alla luce presso la stazione
ferroviaria di S.Valentino. Qui sono stati scoperti alcuni resti del periodo romano, includenti una
tomba, un mosaico, un bassorilievo e frammenti di una iscrizione funeraria, mentre tra S,Valentino
e il vicino paese di Bolognano un’antica necropoli ha lasciato numerose tracce.
● Torre dè’ Passeri
La piccola area del paese di circa un chilometro quadrato, che si trova tra Torre de’ Passeri e San
Clemente a Casauria, ha restituito importanti resti del periodo romano. Essa è attraversata da un
tratturo, ovvero un sentiero per le pecore. A Fara Vecchia, località in cui si vedono i resti di un
acquedotto e di mura, nel mezzo di lavori agricoli, sono state trovate monete del tardo periodo
classico e del primo medioevo. Fra altri reperti sono annoverati anche una iscrizione funeraria del
periodo imperiale e resti di un magazzino. Il tratturo ha restituito frammenti di una iscrizione
funeraria. Resti di una villa, tombe ad inumazione ed un grande bassorilievo sepolcrale completano
le scoperte fatte nel 1895. Nel 1901 un importante bassorilievo di marmo di Luni (ora nel Museo
Nazionale di Napoli) fu trovato a Torre de’ Passeri. Esso probabilmente faceva parte del
rivestimento di un altare, le due figure raffigurate, sono Atena e Demetra, che portano le loro
insegne caratteristiche e sono ben drappeggiate. Una teoria di divinità era probabilmente
rappresentata in tutto il rilievo, del quale la sola parte che mostra Atena e Demetra è giunta fino a
noi; si tratta di una splendida copia romana di un originale greco del quinto secolo. Una iscrizione
funeraria fu scoperta nella stessa località….Nella riva sinistra del fiume, due chilometri a monte del
ponte, a S. Clemnte a Casauria, si vedono resti di una sottocostruzione confinante con l’acqua che
consisteva in larghi blocchi tagliati di calcare, generalmente quadrati. Essi si estendono per circa 80
metri e, perché non possiamo ritenerli sottocostruzioni della via Claudia Valeria, probabilmente
servivano per regolare il corso della corrente del fiume e proteggere le rive. Il Pescara qui scorre
molto rapidamente e in certi punti ha scavato profonde gole per giungere alla valle.
Immediatamente sopra il moderno ponte a S.Clemente, si possono vedere la spalla nord-est di un
ponte e giù nella gola, conto piedi al di sotto, sparsi frammenti provenienti da resti di questa
struttura. Le rovine hanno bisogno di un esame più rigoroso ma a prima vista sembrano appartenere
al ponte medioevale. Non sono visibili tracce di lavori risalenti al periodo romano. Il ponte stava
sopra il sito di una costruzione romana sul quale la via Claudia Valeria passava dalla riva destra alla
sinistra del Pescara.
La natura:
● Il fiume Pescara
Nel lato a nord-ovet, la collina, nota come Castiglione, coronata da un castello medioevale in
rovina, declina rapidamente giù verso il fiume, mentre, d’altra parte, la discesa da Monte Corvo è
egualmente ripida. Il fiume, la strada moderna e la ferrovia continuano attraverso il passo; la strada
prende la riva destra del fiume. Al termine nord del passo la barriera di colline a sinistra impedisce
al Tirino di unirsi con l’Aterno. Al punto di congiungimento dei fiumi c’è una vasta pianura,
guardata a nord dalla collina chiamata Punta di Colle, ad est delle graziose cime di Tre Monti. A
nord-est il fiume, ora conosciuto come il Pescara, si getta in un’altra gola selvaggia. Questo è il sito
dei “confluentes Aternus et Tirinus”, dove (…), la via Claudia Nova, che inizia da Foruli
(Civitatomassa) a sud-ovest di Amiternum presso il corso superiore dell’Aterno, raggiungeva la sua
conclusione e si univa con la via Claudia Valeria. La naturale bellezza del panorama viene
diminuita da un grande stabilimento elettrochimico mosso dalla forza delle acque dei due fiumi.
Dopo Torre de’ Paseri la valle del Pescara subisce una completa trasformazione e perde molto del
suo aspetto selvaggio e magnifico. Il letto del fiume diventa molto più largo: ci sono numerose
indicazioni che la sua corrente ha cambiato corso e, a eccezione del fatto che il passaggio da ambo
le parti ha un carattere selvaggio e montagnoso, la valle in qualche modo somiglia a quella
dell’Aufidus (Ofanto) sotto le colline di Cannae.
Gli uomini:
Le tradizioni:
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