ANTEPRIMA NEWS periodico di informazione del Gruppo Silaq Anno 3 n°2 - Ottobre 2005 Milano Via della Burrona, 51 20090 Vimodrone (MI) Tel. 0039 02 250 341 Torino Via Chambery, 119 10142 Torino (TO) Tel. 0039 011 70 71 470 Siracusa Via Agnone, 128 96016 Lentini (SR) Tel. 0039 095 78 38 644 Lugano Via Curti, 5 6901 Lugano (CH) Tel. 0041 (0)91 910 77 42 Il Laser, un nuovo rischio da valutare: classificazione, effetti biologici sui tessuti e normativa di riferimento Fabiano Rinaldi Responsabile Tecnico - Esperto Qualificato & RSPP - SILAQ Il laser è un dispositivo che consente di generare radiazione ottica monocromatica, costituita cioè da un'unica lunghezza d'onda, estremamente direzionale e di elevata intensità. Tali caratteristiche non sono ottenibili con l'impiego di una normale sorgente ad incandescenza o al neon. Pur differenti per le tecnologie adottate tutti i laser sono basati sul medesimo principio fisico: l'amplificazione coerente dell'intensità luminosa tramite emissione stimolata di radiazione (in inglese Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, da cui l'acronimo LASER) e sono tipicamente costituiti da un materiale attivo, le cui proprietà fisiche determinano la lunghezza d'onda della radiazione laser, racchiuso in un contenitore cilindrico le cui basi sono due specchi piani. Esiste attualmente una grande varietà di sorgenti laser (a stato solido, a gas, a coloranti organici, ad eccimeri) che coprono un intervallo di lunghezze d'onda che comprende la radiazione visibile l'infrarosso e l'ultravioletto. Accanto ai laser in continua (CW), esistono laser che emettono impulsi di grande intensità e breve durata (anche ben al di sotto del picosecondo). Un concetto importante per definire il rischio da esposizione a un'apparecchiatura laser è quello di LEA (Accessible Emission Limit), che è definito come il livello di radiazione massimo di una sorgente cui può accedere un operatore e determina la pericolosità di un apparato laser. Attraverso lo studio della soglia di danneggiamento per l'occhio e la cute in funzione della lunghezza d'onda e della durata dell'esposizione alla radiazione laser, sono stati dedotti i criteri che, in base alla lunghezza d'onda e al LEA, cioè alla potenza accessibile da parte dell'operatore, collocano un laser in una certa classe di pericolosità. Dal punto di vista della pericolosità le classi sono così definite: ! Classe 1: non è pericolosa l'osservazione prolungata e diretta del fascio ! Classe 2: (definita per la sola radiazione visibile): non è pericolosa l'osservazione diretta del fascio se non è prolungata oltre 0.25 s che è il tempo tipico del riflesso palpebrale nel visibile. ! Classe 3A: come la classe 2, ma è pericolosa l'osservazione diretta tramite sistemi ottici. ! Classe 3B: è pericolosa l'osservazione diretta del fascio a occhio nudo. Non è pericolosa l'osservazione dellla luce diffusa da uno schermo per t< 10s. ! Classe 4: è pericolosa anche l'osservazione della luce diffusa da uno schermo. Può innescare incendi. E' importante sottolineare che il criterio è legato solo alla potenza del laser effettivamente accessibile all'operatore e dipende quindi dall'apparato laser nel suo complesso. Il produttore deve dichiarare la classe di appartenenza del laser, la lunghezza d'onda di emissione, la massima potenza di uscita. Tali dati dovranno essere chiaramente specificati oltre che nei dati di targa, anche nell'ambito di appositi segnali di pericolo posti in ogni punto dello strumento dal quale sia possibile accedere direttamente o diffusamente al fascio laser. Dal punto di vista della pericolosità le classi sono così definite: ! Rischio di danno oculare per esposizione diretta e/o attraverso riflessioni speculari (classe 3B, 4) ! Rischio di danno oculare anche nel caso di riflessioni diffuse (solo classe 4) ! Rischio di lesioni cutanee (solo classe 4) ! Rischio di innescare incendi (solo classe 4) Gli effetti della radiazione laser sui tessuti dipendono principalmente dalla lunghezza d'onda, dalla potenza o energia assorbita per unità di superficie e dal tempo di esposizione. Sia la radiazione visibile che quella infrarossa (IR) e ultravioletta (UV) sono in grado, per le elevate densità di potenza tipiche dei laser, di produrre danni di vario tipo. I principali organi bersaglio nel caso dell'esposizione a radiazione laser sono gli occhi e la pelle, tuttavia, laser di elevata intensità possono trasmettere notevoli quantità di energia anche a organi interni, particolarmente per certi intervalli di lunghezze d'onda in cui la trasmissione è relativamente elevata (finestre ottiche), ad esempio nel vicino infrarosso. L'entità dei danni dipende soprattutto dalle proprietà dei tessuti di assorbire, trasmettere e riflettere le varie lunghezze d'onda, e, nel caso dei danni termici, dalla capacità dei tessuti di dissipare più o meno rapidamente l'energia assorbita. Danno a carico degli occhi Gli UV-B e UV-C sono intensamente assorbiti nella cornea e nella congiuntiva e possono, quindi, provocare danni locali (cheratiti e congiuntiviti). Gli UV-A vengono trasmessi più facilmente dalla cornea e sono quindi assorbiti totalmente dal cristallino con conseguente rischio di opacizzazione (cataratta). Gli IR-B e IR-C vengono assorbiti nella cornea e nell'umor acqueo e producono danni alla cornea tipici degli addetti alle fornaci. Il rischio di danno oculare è particolarmente elevato nel caso di radiazioni che vengono focalizzate sulla retina; queste ultime sono la radiazione visibile, compresa cioè nel range 400-760 nm e la radiazione che appartiene al vicino infrarosso che, pur non dando luogo a percezione visiva, viene tuttavia focalizzata. Le densità di potenza o di energia sulla retina sono tipicamente centomila volte più elevate di quelle incidenti a livello della cornea. Oltre ad essere pericolosi per la retina, gli IR-A producono un danno termico che colpisce il cristallino che, essendo un tessuto privo di vascolarizzazione non è in grado di dissipare l'energia termica in modo efficiente e tende ad opacizzarsi (cataratta). Danni a carico della cute Per quanto riguarda la pelle, l'azione degli UV è in generale a carico dei nuclei cellulari. Gli UV-B e UV-C provocano l'eritema, ed è noto che gli UV solari in genere e in particolare gli UV-B provocano invecchiamento cutaneo e aumentano il rischio di insorgenza tumorale (carcinoma delle cellule squamose e basali, melanoma e sarcoma di origine cutanea). I danni biologici principali sono dovuti agli UV-C di lunghezza d'onda compresa tra 260 e 280 nm, in quanto a queste lunghezze d'onda si ha il massimo di assorbimento da parte del DNA e delle proteine. Anche la radiazione visibile di corta lunghezza d'onda sembra sia in grado di produrre alterazioni biologiche nella cute e negli organi più interni. La radiazione IR produce essenzialmente danni di natura termica, innalzando la temperatura della cute e dei tessuti sottostanti, con conseguente progressiva denaturazione di macromolecole (proteine, collagene, lipidi, emoglobina). Le misure di sicurezza raccomandate nell'uso di apparecchiature laser sono ovviamente funzione della classe di pericolosità dell'apparato. Un problema importante è legato alla possibilità di riflessioni del fascio e, in questo caso, bisogna distinguere il caso della riflessione diffusa da quello della riflessione speculare. La riflessione diffusa produce irradianza ridotta ma in tutte le direzioni, mentre una riflessione da una superficie speculare piana è particolarmente pericolosa perché il fascio rimane collimato, mentre una superficie riflettente convessa lo disperde su un determinato angolo solido. Per l'installazione e l'utilizzo di laser di classe 3A o superiori è necessaria la consulenza di personale altamente specializzato: un Tecnico Laser o di un Addetto alla Sicurezza Laser. Il laser dovrebbe essere utilizzato solo da personale adeguatamente formato. ANTEPRIMA NEWS periodico di informazione del Gruppo Silaq Anno 3 n°2 - Ottobre 2005 Milano Via della Burrona, 51 20090 Vimodrone (MI) Tel. 0039 02 250 341 Torino Via Chambery, 119 10142 Torino (TO) Tel. 0039 011 70 71 470 Siracusa Via Agnone, 128 96016 Lentini (SR) Tel. 0039 095 78 38 644 Lugano Via Curti, 5 6901 Lugano (CH) Tel. 0041 (0)91 910 77 42 Il Laser, un nuovo rischio da valutare: classificazione, effetti biologici sui tessuti e normativa di riferimento Per i laser di Classe 3B o superiore valgono, ad esempio, le seguenti misure di controllo del rischio riguardanti in particolare il controllo delle riflessioni: ! Il laser deve operare esclusivamente in un'area controllata. ! Particolari precauzioni dovrebbero essere prese per evitare riflessioni speculari indesiderate. ! Il fascio laser dovrebbe essere limitato, laddove sia possibile, alla fine del suo tragitto utile, da un materiale diffondente che minimizzi i rischi di riflessioni. ! E' richiesto l'uso di protettori oculari se esiste la possibilità di entrare in contatto con il fascio per visione diretta o a causa di riflessioni. ! L'accesso all'area in cui opera il laser dovrebbe essere segnalato da segnali di pericolo di tipo standard. Normativa di riferimento La Comunità Europea ha emesso una direttiva (93/42/CEE del 14/6/93) pubblicata sulla G.U.L 169 dd 12/7/93) relativa ai dispositivi medici. I laser per applicazioni mediche rientrano nella categoria dei dispositivi medici attivi. La direttiva definisce quali sono i requisiti a cui un'apparecchiatura laser per uso medico deve sottostare e indica le modalità con cui è possibile ottenere il marchio di conformità CE. Una seconda direttiva (89/686/CEE GUCE NL 399/18 dd 30/12/89) riguarda i dispositivi di protezione individuali con particolare attenzione agli occhiali protettivi ed è in vigore in Italia dal 1 dicembre 1992. I requisiti a cui devono soddisfare gli occhiali di protezione sono descritti nelle norme EN 207 e En 208 pubblicate dal CEN e tradotte in italiano dall'UNI. Le norme di buona tecnica che fissano i requisiti tecnici di installazione ed impiego dei Laser utilizzati in ambito sanitario è la norma CEI 76-1 (1989), Norma CEI 76-6 "Sicurezza degli apparecchi laser. Parte 8: Guida all'uso (2001)”, e Norma CEI EN 60601-2 22 degli apparecchi laser in medicina (2001)”, "Apparecchi elettromedicali Parte 2. Norme particolari per la sicurezza degli apparecchi laser terapeutici e diagnostici (1997)” Valutazione del rischio. Gli effetti della radiazione laser sui tessuti dipendono principalmente dalla lunghezza d'onda, dalla potenza o energia assorbita per unità di superficie e dalla durata dell'esposizione. Gli organi maggiormente esposti a rischio sono gli occhi e la pelle. Il rischio di danno oculare è particolarmente elevato nel caso di radiazioni visibili (con lunghezza d'onda compresa fra 400 e 700 nm) o nel vicino infrarosso, perché l'occhio è in grado di focalizzarle sulla retina. Le densità di potenza o di energia sulla retina sono tipicamente centomila volte più elevate di quelle in arrivo sull'occhio a livello della cornea. La penetrazione della radiazione nei tessuti dipende dalla lunghezza d'onda; nella pelle è massima per radiazioni attorno al micron. Il meccanismo di danneggiamento dei tessuti varia con la lunghezza d'onda; le radiazioni ultraviolette hanno un'azione prevalente di tipo fotochimico che porta alla distruzione delle cellule epiteliali causando, nell'occhio, congiuntiviti o, nel caso di penetrazione più profonda, cataratte e, nella pelle, dermatiti con possibili effetti mutageni ad alte dosi. L'entità del danno ai tessuti è determinata, in questo caso, dalla durata della esposizione e dalla potenza assorbita e cioè dalla dose complessiva (energia assorbita per unità di superficie). Le radiazioni nel visibile e nell'infrarosso hanno, per esposizioni fra 0,1 ms ed 1 s un'azione prevalentemente termica; il danno deriva dal riscaldamento indotto nel tessuto e dal tempo di persistenza della condizione che porta alla denaturazione delle proteine. L'entità del danno è quindi determinata dalla potenza della radiazione in arrivo, dalla sua durata e dalla capacità dei tessuti di disperdere il calore per conduzione determinata per tempi brevi dalla diffusività termica e, su tempi più lunghi, anche dalla convezione del calore da parte dei fluidi che irrorano i tessuti stessi. Ad esempio i valori di esposizione massima permessa (EMP) previsti dalle norme per esposizione oculare diretta per i laser a Nd-YAG per emissione a 1,06 m sono di 5 J/cm2 per impulsi con durata inferiore a 20 s e salgono fino a 2 mJ/cm2 per impulsi della durata di un secondo, perché nel secondo caso l'energia assorbita si diffonde nei tessuti adiacenti e l'innalzamento locale di temperatura è dello stesso ordine anche se l'energia assorbita è molto maggiore. Questo andamento è stato verificato con una serie di misure della soglia di danneggiamento in funzionamento della durata dell'esposizione. Non si ha ancora evidenza di effetti cumulativi a lungo termine, la cui possibilità di insorgenza è al momento oggetto di studio. Gli effetti nocivi presi in considerazione dalla normativa sono unicamente gli effetti acuti, prendendo in considerazione danni irreversibili che si manifestano in breve tempo dopo l'esposizione. Dai livelli di esposizione permessa derivano in particolare i criteri di classificazione dei laser nelle diverse classi di pericolosità in base ai livelli di emissione accessibile (LEA) e tutte le indicazioni relative alle normative di sicurezza che i costruttori di apparati laser devono adottare. Tali limiti riguardano i livelli di radiazione a cui l'operatore può essere esposto. Le classi così definite hanno le seguenti caratteristiche di pericolosità: ! Apparati laser di CLASSE 1. Non sono pericolosi anche per osservazione diretta e prolungata del fascio. ! Apparati laser di CLASSE 2. L'osservazione diretta del fascio non è pericolosa per tempi inferiori a 0,25 s, come accade ad esempio se interviene, come meccanismo di protezione, il riflesso palpebrale o la reazione di aversione dell'occhio. ! Apparati laser di CLASSE 3. E' pericolosa l'osservazione diretta del fascio mediante sistemi ottici quali binocoli o oculari. L'osservazione ad occhio nudo non è pericolosa se l'occhio mette in atto entro 0,25 s meccanismi di protezione (chiusura delle palpebre o aversione dell'occhio). ! Apparati laser di CLASSE 3B. E' pericolosa l'osservazione diretta del fascio ad occhio nudo. Non è pericolosa l'osservazione della luce diffusa da uno schermo (tempi minori di 10 s). ! Apparati laser di CLASSE 4. E' pericolosa anche l'osservazione della radiazione diffusa da uno schermo. E' da notare che la classificazione riguarda gli apparati laser e non i laser che essi contengono in quanto essa si basa sui livelli di radiazione accessibili da parte di un operatore (LEA). Se ad esempio viene impedito completamente l'accesso umano alla radiazione laser mediante opportuni involucri protettivi, si può realizzare un apparato di classe 1 contenente un laser, che, preso isolatamente, sarebbe classificato di classe 4. Secondo quanto illustrato al precedente paragrafo, in ambito sanitario le apparecchiature laser potenzialmente pericolose sono di classe 3 B (laser principalmente impiegati in fisioterapia per terapie antalgiche ed antiflogistiche ) e classe 4 (laser chirurgici e cosmetici).