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Molise
TRACCE STORICHE
La Preistoria
Gli insediamenti di epoca paleolitica Fino a
pochi anni fa si riteneva che il Paleolitico avesse
lasciato poche tracce in Molise ma nel 1979, durante uno sbancamento per la costruzione della
superstrada Napoli-Vasto, venne rinvenuta a
Isernia, in località La Pineta, quella che, a oggi, è
considerata una delle più importanti stazioni paleolitiche d’Europa. Essa è databile a 736 000 anni fa e consiste in un deposito straordinariamente ricco di residui animali lasciato da un
accampamento di Homo erectus, forma umana
anteriore al neanderthalensis. Sono state individuate due aree distinte: in una, gli antichi abitanti di Isernia accumulavano le ossa degli animali uccisi (bisonti, rinoceronti, elefanti,
ippopotami, cinghiali, orsi, daini e altri ungulati
oggi estinti, oltre a roditori di piccola taglia) probabilmente per uso edilizio, cioè per costituire
una pavimentazione solida che evitasse di afondare nel fango dell’ansa del fume; essa rappresentava probabilmente una protezione molto apprezzata per la sicurezza dell’insediamento.
Nell’altra area si sono rinvenute invece centinaia di pietre lavorate in forma di raschiatoio.
Il ritrovamento di alcuni sassi colorati con ocra
(sostanza che non esiste nella regione e che doveva quindi essere importata da un’area lontana)
sembra suggerire, inoltre, la possibilità, ignota fno a oggi, che già l’Homo erectus avvertisse esigenze di ordine estetico e che avesse, quindi,
una capacità di pensiero astratto più sviluppata
di quanto fnora non si credesse. Resti di un focolare costituiscono infne una delle più antiche
tracce del controllo del fuoco da parte umana
mai rinvenute nel mondo.
L’età antica
I Sanniti La peculiare natura del territorio centroitaliano, percorso da valli che suddividono la
regione in piccole aree indipendenti, favorì la frammentazione delle esperienze culturali e la nascita
di particolarismi: così, mentre nel medio Appennino si andavano delineando le caratteristiche di
quei popoli che sarebbero poi stati chiamati Italici, nella regione molisana i Sanniti, ormai ben defniti nella loro fsionomia etnico-culturale, si dividevano nelle tribù dei Pentri, nel territorio tra i
fumi Biferno e Trigno, e dei Caraceni, nell’area che
oggi corrisponde alla provincia di Isernia.
I Sanniti iniziarono molto presto a praticare quel
particolare genere di pastorizia che prevede lo
spostamento periodico del bestiame, utilizzato da sempre dagli allevatori semi-nomadi soprattutto nelle zone montuose dove più pressanti sono le esigenze climatiche. Essi furono
probabilmente i primi, infatti, ad afancare alla
monticazione (sorta di pendolarismo tra aree di
montagna, in estate, e aree di pianura o collina,
in inverno), che spingeva le greggi su di un percorso alterno tra la costa e l’interno, un diverso
spostamento, da nord a sud e viceversa, che sarebbe poi diventato il fenomeno imponente della transumanza.
왗 Il più imponente
complesso
monumentale sannitico
è quello emerso dagli
scavi effettuati a
Pietrabbondante;
databile al II secolo a.C.,
esso è costituito da tre
edifici principali: due
templi e un teatro a
cavea semicircolare.
Il Neolitico e l’età del ferro Altro ritrova-
mento preistorico molisano è la stazione di epoca neolitica rinvenuta nella zona di Sepino
(Campobasso).
Notizie più articolate e più abbondanti sono riferibili all’età del ferro, con le necropoli di Capracotta (Isernia) e di Pietrabbondante (entrambe nei pressi di Isernia), dove troviamo
costruzioni di mura megalitiche che costituiscono le prime attestazioni di una civiltà sabellica in Molise.
megalitiche
il termine “megalitico”
letteralmente significa “di
grandi pietre” e allude a
costruzioni (in genere, per
l’Europa, tra il V e il III
millennio a.C.) realizzate
con l’impiego di blocchi di
pietra approssimativamente
squadrati e del peso, spesso,
di molte tonnellate.
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Molise
Pirro
sovrano dell’Epiro, regione
della Grecia nordoccidentale, dopo sfortunati
tentativi di espansione
territoriale nei Balcani,
sbarcò in Italia nel 280 a.C.,
approfittando della richiesta
di aiuto inviatagli da
Taranto, minacciata
dall’espansionismo romano,
e riportò due vittorie che gli
valsero l’alleanza dei Sanniti
e dei Lucani. Tali vittorie
tuttavia gli costarono gravi
perdite, tanto che ancora
oggi si usa l’espressione
“vittoria di Pirro” per
indicare un risultato
ottenuto a caro prezzo.
Dopo una spedizione non
decisiva in Sicilia, dove
fermò tuttavia l’espansione
dei Cartaginesi, si scontrò
nuovamente con i Romani a
Maleventum nel 275 a.C.,
subendo una netta sconfitta
che lo costrinse a
reimbarcarsi per la Grecia:
in ricordo della giornata
favorevole, i Romani
cambiarono nome alla
località, chiamandola
Beneventum (l’attuale
Benevento).
왘 Bronzetto di
produzione sannita,
risalente al III-II secolo
a.C., con la
raffigurazione di Ercole.
L’espansione dei Sanniti nel territorio campano Amanti, come tutti i popoli semi-nomadi,
delle guerre e della razzia, nel V secolo a.C. i
Sanniti scesero dai monti del Matese e percorsero la valle del Volturno, espandendosi nell’attuale Campania, la ricca zona di confne tra le infuenze etrusca e greca: alla metà del secolo,
approfttando della debolezza etrusca e delle discordie interne ai Greci, essi riuscirono a impossessarsi prima di Capua e poi di Cuma.
Una volta insediati sulla civilissima costa campana, i Sanniti mutarono i loro costumi arrivando a disconoscere le proprie radici: essi arrivarono a respingere dalla loro nuova sede le
successive ondate di conterranei, ancora dediti
alla pastorizia e alla razzia, che provenivano dalle montagne dell’interno.
I primi contatti con Roma e le guerre sannitiche I primi contatti dei Sanniti con l’anco-
ra embrionale potenza romana furono, se non
amichevoli, quantomeno costruttivi: nel 354 a.C.
Sanniti e Romani si allearono per combattere
la minaccia celtica che veniva da nord.
Si trattava però di un’amicizia dettata dalla sola opportunità militare: Roma aveva interesse a
inserirsi nelle lotte che indebolivano la Magna
Grecia e, una volta allentatasi la pressione a
nord, decise di intervenire contro i bellicosi pa-
stori della montagna che minacciavano la città
di Capua. Ciò segnò l’inizio della prima di quelle guerre sannitiche (342 a.C.) che avrebbero
mutato il volto politico dell’Italia centrale.
Non vi furono, da principio, né vincitori né vinti; già l’anno successivo veniva frmata una pace
di compromesso. Tuttavia i Sanniti continuarono a premere sulla Campania, mentre cresceva
contro di loro anche il risentimento degli Apuli,
stanziati nella Puglia settentrionale, che subivano l’annuale occupazione di terre da parte dei
pastori sannitici impegnati nella transumanza.
Sorretti dall’appoggio delle popolazioni locali, i
Romani avanzarono in Campania, occupando
Capua e fondando colonie in prossimità del territorio nemico, in vista di un attacco risolutivo.
La seconda guerra sannitica scoppiò nel 327
a.C. e i Romani mantennero a lungo il controllo
della situazione, stabilendo un contatto con gli
Apuli in modo da accerchiare il territorio dei
Sanniti. Il tentativo romano di porre termine al
confitto penetrando nel cuore della resistenza
nemica si concluse tuttavia con il disastro delle
Forche Caudine, in occasione del quale una
parte dell’esercito romano fu catturata, dopo essere stata bloccata in una stretta gola montana.
L’aiuto delle tribù abruzzesi, schieratesi con loro dopo questa vittoria, non impedì tuttavia ai
Sanniti di essere lentamente ricacciati nella parte più interna del loro stato e non poté evitare
che la capitale della lega anti-romana, Bovianum, fosse presa dal nemico. La pace del 304
a.C. consegnava la Campania a Roma e costringeva i Sanniti ad abbandonare ogni mira espansionistica.
La sottomissione a Roma Nel 298 a.C., di
fronte al crescente potere romano, si formò però una lega composta da Galli, Etruschi, Umbri,
Sabini, Sanniti e Lucani che, dopo qualche incoraggiante successo, fu travolta in battaglia a Sentino. Non per questo Roma poté occupare stabilmente il Sannio che, soltanto dopo la sconftta
del suo ultimo alleato, Pirro, re dell’Epiro, a Benevento, sembrò rinunciare ai propri progetti
di conquista.
Dopo la gravissima crisi della seconda guerra
punica, durante la quale una parte dei Sanniti
aiutò Annibale, si giunse alla resa dei conti defnitiva nel corso della guerra sociale, che scoppiò
nel 91 a.C. e vide l’alleanza contro Roma di tutti
i popoli montani abruzzesi e molisani, danneggiati dalle assegnazioni di terre ai veterani del-
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l’esercito romano compiute nei decenni precedenti. Il nuovo pericolo stimolò nei dominatori la
tendenza alle concessioni, tanto che fu promessa la cittadinanza romana a chi l’avesse richiesta: la strategia romana diede i suoi frutti, producendo divisioni e discordie nelle fle nemiche.
Gli ultimi a deporre le armi furono naturalmente i Sanniti che resistettero nella parte più montagnosa del loro territorio, asserragliati intorno
alla loro capitale, Aesernia (oggi Isernia).
Nella ripartizione augustea il Molise fu compreso nella Regio IV Sabina et Samnium, benché soltanto due strade attraversassero il suo territorio:
una lungo il mare Adriatico e un’altra, parallela
a essa, che scorreva nell’interno toccando Aesernia, Bovianum Undecimanorum (Bojano) e
Saepinum (Sepino). È signifcativo che la parte
più interna del Sannio sia rimasta priva di viabilità romana, a conferma del suo carattere
chiuso e interamente votato alla pastorizia. In
compenso, approfttando della pace secolare
che la dominazione romana portò con sé, furono sviluppati i tratturi, cioè i percorsi attrezzati
che consentivano la transumanza stagionale
delle pecore.
Il Medioevo
Dalle invasioni barbariche ai Carolingi La re-
gione fu particolarmente sensibile alla penetrazione del Cristianesimo e conobbe naturalmente
il fenomeno del monachesimo; la situazione era
tuttavia resa precaria dalle violenze delle invasioni barbariche. Risparmiato, grazie alla sua
collocazione appartata, dalle scorrerie più rapide
ed efmere, il territorio molisano subì invece la
conquista da parte dei Goti e gli orrori della guerra tra costoro e gli eserciti bizantini.
I Longobardi, in seguito, organizzarono la regione nel ducato di Benevento, ma i Carolingi,
dopo l’abbattimento del regno longobardo, la
separarono dai territori tirrenici, per istituirvi
un grande feudo, la contea di Marsia, che avesse compiti difensivi contro Bizantini e Saraceni.
dale e la conseguente creazione di potentati locali. In questo periodo il Molise perse temporaneamente la propria identità culturale, trovando
però le condizioni politiche e sociali migliori per
la ripresa e l’ulteriore sviluppo della sua antica
attività, la transumanza degli ovini. Tale attività fu incoraggiata dalle autorità centrali con
esenzioni e tutele, tanto da ridiventare, come
già in epoca romana, la voce trainante dell’economia della regione e da fornire allo stato un’importante materia prima per l’esportazione: la lana, molto richiesta dalla sempre più difusa
industria tessile toscana, prima, ed europea, poi.
왔 Statua di Venere
proveniente da Venafro
e databile al II secolo
d.C. In età augustea,
con la trasformazione
degli antichi centri italici
in colonie e municipi, il
territorio molisano
venne completamente
assorbito nell’area
culturale romana.
PERCORSO ARCHEOLOGICO
E ARTISTICO
Le tracce della civiltà sannita È possibile ri-
trovare tracce della civiltà sannita visitando i
numerosi santuari e fortifcazioni lasciati da quel
popolo sulla sua terra.
Resti di fortifcazioni più o meno imponenti si
trovano sul monte Vairano che domina Baranello (Campobasso); sul monte Saraceno, sopra
Cercemaggiore (Campobasso); sul colle della Civita, a ridosso di Bojano (Campobasso); sul monte Caraceno, nei pressi di Pietrabbondante (Isernia); sui fanchi del monte Mutria (località
Terravecchia), a Sepino (Campobasso); sulle alture di Tre Torrette, non lontano da Campochiaro (Campobasso); sulle falde del monte Ferrante, a Carovilli (Isernia) e a Pescolanciano
(Isernia).
왗 I capitelli della cripta
di San Casto a Trivento
costituiscono una delle
rare testimonianze
artistiche ascrivibili al
lungo periodo della
dominazione
longobarda in Molise.
La conquista normanna e l’annessione al
Regno di Napoli Dopo il Mille i Normanni,
provenendo da sud, avanzarono nella regione,
sebbene a fatica, e crearono il Comitatus Molisii
che confuì poi, nel 1143, in quel Regno di Napoli che, passato in seguito agli Svevi, agli Angioini e agli Aragonesi, conobbe il fenomeno feu-
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Centri religiosi sanniti ancora visibili sono, sempre a Campochiaro, in località Civitella; in località Calcatello, a Pietrabbondante; a San Giovanni
in Galdo (Campobasso), in località Colle Rimontato; a Vastogirardi (Isernia) e a Carovilli.
Una necropoli italica è visitabile a Capracotta
(Isernia), in località Guastre.
I monumenti di epoca romana Il centro ro-
mano meglio conservato è quello di Sepino, l’antica Saepinum, dove sono stati riportati alla luce
l’intero recinto di mura, una buona porzione di
rete viaria, il foro, numerosi edifci pubblici e
privati, un magazzino, una fontana, i resti di una
basilica, il teatro e un mausoleo.
A Larino (Campobasso), già centro dei Frentani e poi municipium romano, rimangono, nella
piana di San Leonardo, le terme e l’anfteatro.
Isernia conserva due ponti e tratti di mura romane. Pietrabbondante possiede un tempio
romano della metà del II secolo a.C. e un teatro
più tardo. A Venafro (Isernia) sono visibili il
teatro, l’anfteatro e l’acquedotto, mentre a Santa Maria di Canneto (Campobasso) vi è una
villa romana del IV secolo, di cui è giunto fno a
noi un notevole pavimento a mosaico.
왔 Un particolare degli
affreschi che decorano
la cripta di San Lorenzo
nell’abbazia di San
Vincenzo al Volturno; si
tratta di uno dei
maggiori esempi di
pittura altomedievale
italiana (VIII-IX secolo).
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Gli edifici medievali A Bojano, sulle alture di
Civita, si trovano i resti di un castello longobardo.
Un capolavoro dell’architettura protoromanica e romanica, purtroppo mutilato dai terremoti dell’882 e del 1349, è l’abbazia benedettina
di San Vincenzo al Volturno (Isernia), di cui si
conservano, dopo lunghi e pazienti restauri, il
monastero (iniziato nell’VIII secolo) e la chiesa
del Duecento: l’elemento più interessante è tuttavia la cripta di San Lorenzo, costruzione del
IX secolo interamente afrescata dai benedettini stessi e in eccellente stato di conservazione.
Il pieno romanico molisano trova la sua migliore espressione nel duomo di Termoli (Campobasso), ricostruito nel XII secolo in stile pisano-pugliese su un primo nucleo attribuibile al VI
secolo, a sua volta sovrapposto a un probabile
tempio romano: la parte più interessante è costituita dai tratti di mosaici orientaleggianti della cripta, che risalgono al Mille. Sempre a Termoli, è interessante il castello, del 1247, parte
residua delle fortifcazioni volute da Federico II.
Romaniche sono anche la chiesa della Madonna
delle Grotte, a breve distanza dall’abbazia di San
Vincenzo al Volturno, dagli interessanti afreschi; la parrocchiale di San Giorgio, a Petrella Tifernina (Campobasso); la chiesa di Santa Maria
di Canneto (Campobasso), del Duecento, dall’interno ricco di opere coeve e successive; la
cripta di San Casto, a Trivento (Campobasso),
del Mille, singolare assemblaggio di antichi elementi architettonici di recupero.
La cattedrale di Larino, del XIV secolo, è invece in stile romanico-gotico, con portale principale gotico, sormontato da una lunetta di tradizione pugliese, e un portale laterale romanico.
왔 L’interno di chiara impronta gotica della
cattedrale di Larino, edificata in età angioina
e terminata nel 1319.
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Molise
Con Google Earth® - Molise.kmz
MUSEI DI EPOCA PREISTORICA
Campobasso
Nuovo Museo Provinciale Sannitico (Palazzo Mazzarotta)
Reperti rinvenuti negli scavi condotti nella provincia.
http://www.molise.beniculturali.it/index.php?it/
172/museo-provinciale-sannitico
Isernia
Museo Paleolitico
Raccoglie parte dei reperti della stazione paleolitica di Isernia - La
Pineta, ricchissima quantitativamente, oltre che qualitativamente. I
singoli reperti, dopo essere stati trattati per la conservazione, sono
stati risistemati su un calco molto accurato del paleosuolo originario, in modo da rispettare con massima esattezza la collocazione che
avevano al momento della scoperta.
http://www.archeomedia.net/component/
content/article/15-Musei%20Archeologici/32626.html
MUSEI DI EPOCA ROMANA
Baranello (CB)
Museo Civico
http://www.comunitamontanamolisecentrale.it/museo_baranello.htm
Bojano (CB)
Museo Civico, sezione archeologica (Palazzo Colagrosso)
http://turismo.provincia.campobasso.it/flex/
cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/492
Isernia
Museo Civico Santa Maria delle Monache
Raccolta di lapidi e cippi sannitici e romani, provenienti da varie necropoli del territorio provinciale: particolare rilievo è dato a quella
di Quadrella per l’importanza rivestita durante l’Impero. Grande spazio è anche dedicato ai reperti provenienti dalla stazione paleolitica di Isernia - La Pineta.
http://www.musei.it/molise/isernia/
museo-archeologico-santa-maria-delle-monache.asp
Larino (CB)
Museo Civico (Palazzo Comunale)
Conserva mosaici romani rinvenuti negli scavi di località San Leonardo: particolarmente pregevole è quello che rappresenta il cosiddetto Lupercale, cioè l’allattamento di Romolo e Remo da parte della lupa, episodio che sta alla base del racconto mitico della fondazione di Roma.
http://turismo.provincia.campobasso.it/flex/cm/
pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/493
Venafro (IS)
Museo Archeologico (ex monastero di Santa Chiara)
Espone una collezione lapidaria romana, sculture, parti di un frantoio e la ricostruzione di una ruota idraulica romana.
http://www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S200.html
AREE ARCHEOLOGICHE
APERTE AL PUBBLICO
Campochiaro (CB)
Località Civitella: area archeologica.
http://www.molise.beniculturali.it/index.php?it/32/
luoghi-della-cultura-in-regione/14/area-archeologica-di-campochiaro
Località Vicenne: necropoli alto-medievale.
http://www.molise.beniculturali.it/index.php?it/32/
luoghi-della-cultura-in-regione/14/area-archeologica-di-campochiaro
Capracotta (IS)
Località Guastre: necropoli italica.
http://www.sapere.it/tca/minisite/scuola/
insegnanti/storialocale/storia/mol_etaantica.html
Isernia
Località Quadrella: necropoli romana.
Resti di un ponte romano e scavi di edifici.
http://www.molise.beniculturali.it/index.php?it/32/luoghidella-cultura-in-regione/26/area-archeologica-di-isernia
Larino (CB)
Via Dante, 1: anfiteatro romano.
http://www.provincia.campobasso.it/cultura/itinerari/archeologia/2b2.htm
Pietrabbondante (IS)
Località Calcatello: santuario italico.
http://www.iserniaturismo.it/modules/smartsection/item.php?itemid=353
San Vincenzo al Volturno (IS)
Area archeologica.
http://www.sanvincenzoalvolturno.it/pg/sez2_0.htm
Sepino (CB)
Località Altilia: area archeologica di Sepino.
http://www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S147.html
Venafro (IS)
Via Carmine, 2 e 10: scavi archeologici di isolati romani.
http://www.culturaitalia.it/pico/modules/percorso/it/percorso11/
percorso_0001.html?sezione=percorso&regione=molise
Via Licinio: scavi archeologici di isolati romani.
http://www.culturaitalia.it/pico/modules/percorso/it/percorso11/
percorso_0001.html?sezione=percorso&regione=molise
Sepino (CB)
Museo Archeologico della città di Sepino
Espone reperti rinvenuti nello scavo della città romana.
http://www.comune.sepino.cb.it/cgi-bin/pag.cgi?cli=1027&cod=1003
Località Seminario: teatro romano.
http://www.culturaitalia.it/pico/modules/percorso/it/percorso11/
percorso_0001.html?sezione=percorso&regione=molise
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