A cura di: Prof. Francesco Amenta Dr. Rolando Degli Angioli Prof. Maurizio Mancini Dr.ssa Donatella Marconi Grafica e Illustrazioni: Vincenzo Del Regno Collaborazione editoriale: Raffaele Della Medaglia Fabio Sibilio Si ringrazia il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Direzione Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura per un contributo che ha consentito la realizzazione dell’opera e la sua diffusione Tutti i diritti riservati alla Fondazione: Centro Internazionale Radio Medico (CIRM) via dell'Architettura, 41 00144 Roma, Italia Stampato in Italia – Roma 2014 -2- C.I.R.M. CENTRO INTERNAZIONALE RADIO MEDICO Primo Soccorso Elementare Gestione delle Emergenze Mediche ed Automedicazione per i Lavoratori del Comparto Ittico -3- Presentazione La gente di mare rappresenta una categoria di lavoratori svantaggiata in termini di accesso alle cure mediche, sia in situazioni di emergenza che per quanto riguarda un’assistenza di base. Questo perché a bordo della maggior parte delle navi non opera personale medico o sanitario qualificato e le navi possono trovarsi in mare per giorni o settimane prima di poter raggiungere un porto. L’assistenza radio medica marittima nel passato e la costituzione più recente dei Telemedical Maritime Assistance Services (TMAS) (Circolare International Maritime Organization, IMO MSC 960/2000) hanno consentito di ovviare, in un certo qual modo, al problema dell’assistenza medica dei marittimi imbarcati. Lavoratori, che, grazie alla Telemedicina possono essere assistiti gratuitamente (almeno in Europa) con ragionevoli livelli di qualità. Qualità dipendente anche dal grado di formazione sanitaria del personale imbarcato e dalla disponibilità, a bordo, sia di farmaci ed adeguati presidi medici, che di attrezzature in grado di poter trasmettere al TMAS dati biomedici per una migliore definizione diagnostica. Quanto sopra vale soprattutto per il personale a bordo di grandi navi in navigazione, che dispongono di infermerie e farmacie abbastanza attrezzate e sulle quali sono imbarcati ufficiali che devono avere obbligatoriamente seguito corsi di assistenza medica (medical care). La situazione è notevolmente più complessa nel caso di patologie o infortuni a bordo delle imbarcazioni da pesca che, almeno per quanto riguarda la flotta italiana è, per la maggior parte, costituita da piccole imbarcazioni, di stazza entro le 10 tonnellate e circa la metà delle quali è di stazza non superiore alle 3 tonnellate. Il tutto, se riferito alla consistenza numerica della flotta peschereccia italiana (circa 13.000 unità), mette in evidenza l’elevato rischio di un trattamento inadeguato del personale che si trova a bordo di pescherecci in caso di patologie o infortuni. Questo nonostante una delle caratteristiche peculiari della flotta italiana sia una pesca realizzata in aree costiere, dalle quali nel giro di poche ore è possibile raggiungere un porto o, comunque, un approdo. Se una imbarcazione è in grado di raggiungere la terraferma in poco tempo, a meno che non ci si trovi davanti ad un evento grave, la necessità di fare ricorso a consigli telemedici è probabilmente meno rilevante rispetto ad una nave che debba impiegare tempo per raggiungere un porto. Tuttavia, per evitare che gli esiti di una patologia o di un infortunio possano aggravarsi nel periodo tra quando l’evento si sia manifestato o verificato ed il momento del soccorso a terra, è importante che anche i lavoratori del comparto ittico ricevano una formazione minima ma efficace di primo soccorso elementare e gestione delle emergenze mediche. Una formazione caratterizzata prevalentemente -4- da aspetti di tipo pratico ed anche mirante ad un’automedicazione responsabile può contribuire a ridurre, per quanto possibile, operazioni di trasferimento d’urgenza per ragioni mediche (MEDEVAC). Operazioni che, sebbene a volte siano indispensabili, sono per propria natura rischiose e costose. La formazione nell’ambito del primo soccorso elementare deve essere realizzata, secondo la vigente normativa internazionale, attraverso corsi che tutti i lavoratori del mare devono seguire. Quando necessario, le nozioni apprese nei corsi in questione devono potere essere richiamate rapidamente ed efficacemente per potersi concretizzare in azioni operative. Il modo più semplice per richiamare le nozioni di primo soccorso elementare ed applicarle alla gestione delle emergenze mediche è quello di disporre di un testo di facile consultazione ed orientato alla realizzazione di azioni da mettere in pratica. In tale ambito si inserisce questo manuale di primo soccorso elementare, gestione delle emergenze mediche ed automedicazione specificamente realizzato per i lavoratori del comparto ittico e che tiene conto delle peculiarità del settore e dell’eterogeneo background culturale dei lavoratori stessi. Testo che tratta i vari temi del primo soccorso e dell’assistenza medica. Il manuale vuole offrire un riferimento pratico su cosa fare nelle diverse situazioni che si possono presentare a bordo in termini di emergenze mediche. Novità del presente testo sta nella sezione sull’automedicazione responsabile che dovrebbe contribuire ad educare i lavoratori del comparto ittico ad un utilizzo appropriato dei farmaci di automedicazione, specie per le patologie osteoarticolari molto diffuse nei lavoratori della pesca. Un ringraziamento particolare va al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per aver finanziato in gran parte l’iniziativa ed al Comando Generale della Capitaneria di Porto - Guarda Costiera per la promozione dell’iniziativa, con incontri nei principali porti base della flotta peschereccia italiana. Roma, settembre 2013 Prof. Francesco Amenta Presidente della Fondazione Centro Internazionale Radio Medico (CIRM) Direttore, Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Università di Camerino -5- IL CENTRO INTERNAZIONALE RADIO MEDICO Il Centro Internazionale Radiomedico (CIRM) è stato costituito nel 1935, e fornisce, attraverso i sistemi di telecomunicazione, assistenza ai marittimi, imbarcati su navi senza medico a bordo, di qualsiasi nazionalità, in navigazione su tutti i mari. Il CIRM ha la sua sede in Roma ed i suoi servizi medici di base, sono gratuiti. Il CIRM se necessario promuove il prelievo del malato con mezzi navali o aerei per una rapida ospedalizzazione. L’assistenza medica del CIRM è assicurata da medici in servizio continuativo di guardia (H. 24). -6- COME CONTATTARE IL CIRM Telefono [+39 ] - 06.59290263 Cellulare [+39 ] - 348 - 3984229 E-mail [email protected] Stazioni radio costiere italiane Rivolgersi sempre sollecitamente al CIRM, oltre che per i casi di infortunio o di eclatanti quadri patologici, anche per tutte quelle sintomatologie che, apparentemente insignificanti, potrebbero evolvere in quadri patologici complessi. -7- INDICAZIONI DA FORNIRE IN UNA RICHIESTA DI ASSISTENZA MEDICA INDIRIZZATA AL CIRM Nome della imbarcazione e nominativo radio. Posizione della imbarcazione, porto di partenza e di destinazione, tempo stimato di arrivo, rotta e velocità. Età del paziente, nazionalità, qualifica. Respirazione, polso, temperatura e, se possibile, pressione arteriosa. Sintomatologia, localizzazione e tipo dei dolori, nonché tutte le opportune notizie relative alla malattia. In caso di infortunio, oltre alla sintomatologia, è opportuno indicare il luogo e modalità dell'incidente. Precedenti clinici del paziente. Medicinali disponibili a bordo. Prodotti medicinali eventualmente già somministrati. -8- INDICE DEL TESTO CAPITOLO 1 Anatomia e fisiologia del corpo umano Le regioni del corpo umano Apparato Cardiocircolatorio Dov’è situato il cuore Sistema Nervoso Neurone, sinapsi e potenziale di azione Il midollo spinale L’arco riflesso Encefalo o cervello Il sistema limbico Cervelletto Apparato digerente Cavità orale Faringe Esofago Stomaco Duodeno Intestino tenue Intestino crasso Intestino retto Fegato Pancreas Peritoneo Apparato respiratorio Vie aeree Laringe Trachea Polmoni L’apparato locomotore Caratteristiche e funzioni delle ossa Caratteristiche e funzioni delle articolazioni Pag. 12 Pag. 12 Pag. 14 Pag. 16 Pag. 18 Pag. 20 Pag. 22 Pag. 23 Pag. 24 Pag. 26 Pag. 27 Pag. 28 Pag. 29 Pag. 31 Pag. 31 Pag. 32 Pag. 33 Pag. 34 Pag. 35 Pag. 36 Pag. 37 Pag. 39 Pag. 39 Pag. 40 Pag. 41 Pag. 42 Pag. 43 Pag. 44 Pag. 46 Pag. 50 Pag. 52 -9- CAPITOLO 2 Colpo di calore, ustioni, lesioni da agenti fisici e chimici Ustioni e lesioni da agenti chimici/fisici Pag. 54 Pag. 57 CAPITOLO 3 Lesioni da contatto con sostanze irritanti di origine animale (meduse, pesci velenosi) Pag. 60 CAPITOLO 4 Trattamento delle piccole ferite Comportamento in caso di emorragia Ferite alla mano /piede Ferite alla testa Ferite agli occhi Ferite al torace e all’addome Ferite dovute ad inserimento di corpo estraneo (amo da pesca) Pag. 64 Pag. 64 Pag. 66 Pag. 67 Pag. 68 Pag. 69 Pag. 69 CAPITOLO 5 Annegamento ed ipotermia Ipotermia Pag. 70 Pag. 72 CAPITOLO 6 Trauma cranico e trauma colonna vertebrale Trauma cranico Trauma alla colonna vertebrale Pag. 74 Pag. 74 Pag. 77 CAPITOLO 7 Lesioni muscolo scheletriche (fratture, distorsioni, lussazioni) Fratture Distorsioni Lussazioni - 10 - Pag. 80 Pag. 80 Pag. 84 Pag. 85 CAPITOLO 8 Farmaci e presidi sanitari a bordo Pag. 86 CAPITOLO 9 Le principali patologie trattabili con farmaci e presidi di automedicazione L’automedicazione Affezioni della pelle dermatite da contatto Affezioni della pelle: ferite ed escoriazioni Affezioni della pelle: eritema solare, scottature, piccole ustioni Affezioni della pelle: punture d’insetti, pesci in mare Allergia Cefalea Disturbi del tratto gastroenterico: nausea, vomito, stomatiti, diarrea Disturbi del tratto gastroenterico: stipsi, emorroidi Disturbi articolari e muscolari Gastralgie Infezioni delle vie urinarie Malattie da raffreddamento: influenza Malattie da raffreddamento: mal di gola, tosse Malattie da raffreddamento: raffreddore Malattie infiammatorie dell’occhio Malattie infiammatorie dell’orecchio Stress ed ansia Verruche, calli e duroni - 11 - Pag. 91 Pag. 91 Pag. 92 Pag. 93 Pag. 94 Pag. 95 Pag. 96 Pag. 97 Pag. 98 Pag. 99 Pag. 100 Pag. 101 Pag. 102 Pag. 103 Pag. 104 Pag. 105 Pag. 106 Pag. 107 Pag. 108 Pag. 109 CAPITOLO 1 ANATOMIA E FISIOLOGIA DEL CORPO UMANO Le regioni del corpo umano Prima di descrivere nel dettaglio i vari apparati ricordiamo il significato di alcuni termini che si usano in anatomia: La posizione anatomica è quella che considera il corpo in posizione eretta con le braccia distese lungo il corpo. Il termine anteriore viene usato per indicare la parte frontale del corpo. Il termine posteriore indica la parte dorsale. Destra e sinistra sono sempre riferiti rispetto al paziente e non rispetto all’osservatore. Piano sagittale è un piano verticale immaginario che divide il corpo in una parte destra e in una parte sinistra. Ciò che è vicino al piano sagittale è definito mediale, ciò che è distante dal piano sagittale è definito laterale. Si definisce posizione supina la posizione distesa sul dorso. Si definisce posizione prona la posizione distesa sul petto. Si definisce decubito laterale destro o sinistro la posizione sul fianco destro o sinistro. La conoscenza dell’anatomia topografica è indispensabile quando viene richiesto un consiglio medico per poter comunicare con linguaggio univoco al medico che è stato contattato per telefono e quindi non vede direttamente il paziente. - 12 - La (Figura 1) indica le parti del corpo visibili nella visione anteriore e posteriore del corpo umano. Nota: ricordiamo che gli acronimi di destro e sinistro sono indicati rispettivamente come dx e sx Il corpo visto anteriormente Il corpo visto posteriormente - 13 - Figura 1: Nomi delle principali componenti del corpo umano Apparato Cardiocircolatorio Com'è fatto e come funziona? Figura 2: Il cuore visto anteriormente Il cuore (Figura 2) è un organo cavo costituito da una massa muscolare (miocardio), rivestita da una membrana sierosa detta pericardio, che si presenta a forma di cono appiattito in senso antero-posteriore. - 14 - Consta di quattro cavità: due superiori (atri), separate tra loro dal setto interatriale, e due inferiori (ventricoli), separate dal setto interventricolare. Atrio e ventricolo di ogni lato comunicano tra loro tramite orifizi muniti di valvole: la mitrale (o bicuspide) per il lato sinistro, la tricuspide per il destro (Figura 3). Nell'atrio destro sboccano due grandi vene, la cava superiore (o discendente) e la cava inferiore (o ascendente), che trasportano il sangue (proveniente rispettivamente dal capo e dalla parte superiore del corpo, dall'addome e dagli arti inferiori) all'atrio destro. Questo sangue venoso ha una colorazione rossoscura, un contenuto modesto di ossigeno, ma elevato di anidride carbonica e altre sostanze, cedute dall'intestino e dai tessuti. Superata la tricuspide il sangue passa dall'atrio destro al ventricolo destro; da qui, superato l'apparato valvolare dell’arteria polmonare, fluisce nell'arteria polmonare e quindi nei vasi sanguigni che irrorano i polmoni. Nei polmoni, con la respirazione, il contenuto di ossigeno del sangue viene riportato ai valori normali, mentre l'anidride carbonica in eccesso viene eliminata. Il sangue, arricchito di ossigeno, giunge nell'atrio sinistro attraverso le vene polmonari e, superata la valvola mitrale, raggiunge il ventricolo sinistro. La robusta parete muscolare del ventricolo sinistro si contrae (sistole) spingendo il sangue ossigenato, attraverso l'orifizio aortico, nell'aorta, che provvede a distribuirlo ai Figura 3: Le camere del cuore con le valvole, vasi sanguigni in tutti i tessuti. le grandi arterie e vene che nel cuore originano e terminano - 15 - Dov'è situato il cuore? Il cuore è situato nella parte mediana della cavità toracica, (Figura 4) tra i due polmoni, con l'apice rivolto verso il basso e spostato in avanti, a sinistra dello sterno. Figura 4: La localizzazione del cuore nel torace - 16 - Il cuore può essere definito come il motore del sangue. Fornisce infatti l'energia cinetica necessaria a far circolare il sangue attraverso i vasi dei vari distretti del corpo umano (Figura 5). Nonostante abbia dimensioni modeste (è grande come quanto il pugno di una mano) pompa quotidianamente attraverso il corpo dai 5000 ai 7000 litri di sangue, una prestazione che può addirittura quadruplicare in caso di necessità. Figura 5: Diversi tipi di vasi sanguigni Finché l'individuo è in vita, il cuore batte incessantemente e si contrae, in media, 70 volte al minuto (più di 100.000 volte al giorno). Un suo eventuale imperfetto funzionamento si riflette negativamente sulla circolazione sanguigna (Figura 6) e, di conseguenza, sulla buona funzionalità degli organi vitali. Figura 6: Rappresentazione schematica dell’apparato cardiocircolatorio - 17 - Sistema Nervoso: Il sistema nervoso (Figura 7) ha la funzione di ricevere, di elaborare e di trasmettere gli stimoli che provengono dal mondo esterno e dal nostro organismo. Il sistema nervoso rappresenta un sistema elettrochimico di comunicazione, il quale ci permette di sentire, pensare e di comportarci normalmente o meno. Figura 7: Rappresentazione schematica dell’organizzazione del sistema nervoso - 18 - UNA BREVE DESCRIZIONE Tale apparato viene diviso in: - Sistema Nervoso Centrale o SNC - Sistema Nervoso Periferico o SNP Il Sistema Nervoso Centrale (SNC) consta di cervello e midollo spinale. Il Sistema Nervoso Periferico (SNP) è costituito dai nervi che nascono dal SNC diramandosi per tutto il corpo, innervando muscoli e ghiandole. Il SNP comprende un Sistema Nervoso Somatico ed un Sistema Nervoso Autonomo. Il Sistema Nervoso Somatico (della vita di relazione) percepisce i suoni, gli odori, i sapori, la temperatura ecc. e indirizza le risposte motorie (movimenti volontari). Il Sistema Nervoso Autonomo (della vita vegetativa) controlla le funzioni dei nostri organi vitali (per esempio, regola il battito cardiaco, la digestione, la respirazione, ecc.) ed è costituito dal sistema simpatico e dal parasimpatico. Il primo scarica noradrenalina e accelera la frequenza cardiaca, aumenta la quantità di glucosio nel sangue, dilata le arterie e migliora la respirazione. Il secondo, invece, libera l’acetilcolina che rallenta il battito cardiaco e riduce il livello di zucchero nel sangue ecc. Quando abbiamo uno stato di allerta viene coinvolto il sistema simpatico l’adrenalina, mentre quando non abbiamo uno stato di allerta nel sonno viene coinvolto il sistema parasimpatico. - 19 - Neurone, sinapsi e potenziale di azione Il sistema nervoso dell’uomo è formato da circa 100 miliardi di cellule nervose (chiamate neuroni) e da un numero almeno doppio di cellule di sostegno (dette glia). I neuroni comunicano fra di loro e lo fanno attraverso segnali elettrici e chimici. Il neurone (Figura 8) risulta essere costituito da un soma (o corpo cellulare) e da prolungamenti (dendriti e assone). Le forme dei neuroni non sono tutte uguali tra loro. Tuttavia presentano la stessa struttura fondamentale: il soma, i dendriti e l’assone. Il soma racchiude il nucleo che ha funzioni metaboliche e riproduttive; i dendriti grazie alle loro ramificazioni ricevono informazioni da altri neuroni; l’assone trasmette l’informazione che passerà successivamente a un altro neurone e così via. Figura 8: Rappresentazione schematica di un neurone - 20 - I punti di contatto tra i neuroni si chiamano sinapsi. Nella sinapsi avviene il trasferimento dell’informazione tra un neurone ed un altro attraverso il trasferimento di segnali elettrici o chimici (tramite neurotrasmettitori). Le sinapsi sono protuberanze localizzate in corrispondenza delle varie componenti del neurone, ma principalmente nelle porzioni terminali di dendriti e assoni. La sinapsi è la fessura microscopica fra un neurone A ed un neurone B (Figura 9). Esistono due tipi di sinapsi: sinapsi elettriche (bidirezionali) e chimiche (unidirezionali). La sinapsi elettrica rappresenta una giunzione comunicante, in quanto i canali delle membrane cellulari si allineano tra di loro facendo passare la corrente elettrica, che rappresenta l’impulso nervoso. A B Figura 9: La sinapsi, porzione di contatto tra due neuroni - 21 - Un potenziale d’azione non è altro che l’impulso nervoso propagato in genere all’interno dell’assone da sinistra verso destra (cioè, dal soma alla parte terminale dell’assone). Durante un potenziale di azione gli ioni sodio (Na+) entrano attraverso la membrana cellulare all’interno della cellula nervosa mentre gli ioni potassio (K+) fuoriescono consentendo, così, la propagazione del potenziale d’azione. Quando si sviluppa un potenziale di azione, diciamo che il neurone trasmette un impulso nervoso. Il midollo spinale (Figura 10) contenuto nel canale vertebrale e protetto anche dalle meningi è costituito da neuroni e di fibre nervose e cellule di supporto. Un’importante funzione del midollo spinale è il trasporto dell’informazione dal SNC a tutto il corpo e viceversa. Figura 10: Immagine schematica del midollo spinale - 22 - L’arco riflesso Un impulso nervoso parte dai recettori e va al sistema nervoso che lo analizza e da luogo ad una risposta. Questo sistema di comunicazione tra periferia, sistema nervoso e periferia prende il nome di arco riflesso (Figura 11). Figura 11: L’arco riflesso, meccanismo di funzionamento elementare del sistema nervoso - 23 - Encefalo o Cervello L’encefalo è formato da due emisferi (Figura 12) che comunicano attraverso il corpo calloso (un insieme di fibre nervose). Figura 12: Visione dall’alto e posteriormente degli emisferi cerebrali L’encefalo è costituito, andando dal basso verso l’alto, da un tronco cerebrale, a cui sono connessi il cervelletto, il diencefalo e gli emisferi cerebrali propriamente detti (telencefalo). Uno strato di sostanza grigia, detta corteccia cerebrale, ricopre l’encefalo. - 24 - Per quanto riguarda la corteccia cerebrale si tratta di una struttura complessa ed eterogenea (Figura 13) che è costituita da: - una corteccia motoria primaria e motoria; - una corteccia sensitiva primaria; - una corteccia visiva e visiva associativa; - una corteccia uditiva; - un’area comprensione del linguaggio; - un’altra area dell’articolazioni del linguaggio verbale. Accanto ad aree cerebrali che svolgono funzioni specifiche, ne esistono altre, dette associative, che supportano l’attività delle aree primarie. - 25 - Figura 13: Localizzazione schematica di specifiche funzioni nella corteccia cerebrale Il sistema limbico Il sistema limbico (Figura 14) è una struttura antica del sistema nervoso centrale che comprende l’ippocampo, il talamo, l’ipotalamo, la circonvoluzione del cingolo e l’amigdala. Il sistema limbico viene coinvolto nelle emozioni, nella motivazione, nella memoria, e nell’apprendimento. L’ippocampo è una struttura che interessa l’elaborazione della memoria a lungo termine; il talamo è condimento emozionale alle sensazioni; l’ipotalamo regola le funzioni vegetative; la circonvoluzione del cingolo rappresenta una porzione di encefalo che si trova sul corpo calloso; l’amigdala è una massa di sostanza grigia che interessa principalmente l’attività viscerale, emotiva e sessuale. Figura 14: Rappresentazione schematica del sistema limbico - 26 - Cervelletto Il cervelletto (Figura 15) è una parte dell’encefalo situata dietro al tronco cerebrale. Il cervelletto ha la funzione di regolare il tono muscolare e di armonizzare, nella misura e nella successione, i movimenti del corpo, fornendo informazioni sulla sua posizione e su quella della testa nello spazio. Tali aggiustamenti sono possibili anche attraverso le connessioni che il cervelletto ha con la formazione reticolare, il talamo e con la corteccia motoria. Quando un animale (uomo compreso) esegue un movimento, si attivano i neuroni del cervelletto e della corteccia motoria. Mentre la corteccia cerebrale comanda i movimenti volontari (realizzati dai muscoli scheletrici), il cervelletto, svolgendo un ruolo che sfugge al controllo della volontà, li coordina rendendoli stabili ed efficaci. Figura 15: Rappresentazione schematica del sistema nervoso centrale che consente di localizzare varie componenti tra cui il cervelletto - 27 - Apparato digerente L'apparato digerente (Figura 16) provvede alla digestione e all'assimilazione di cibi e bevande. Assolve, cioè, a funzioni nutritive. Il nome sottolinea il coinvolgimento nella digestione dei nutrienti, quell'insieme di processi che consentono la scomposizione degli alimenti introdotti in sostanze veicolabili dal sangue e utilizzabili dalle cellule nei diversi tessuti. La porzione principale di questo apparato è l'intestino, che si presenta come un lungo tubo, il quale va dalla rima labiale, punto in cui si introducono in condizioni normali i cibi, all'orifizio dell'ano, da cui vengono eliminate le scorie non utilizzabili. All'intestino, che ospita nella sua parete diverse popolazioni di ghiandole esocrine, vanno aggiunti organi ghiandolari che in esso immettono le loro secrezioni; si tratta delle ghiandole salivari, del fegato e del pancreas. Figura 16: L’apparato digerente nel suo complesso - 28 - Cavità orale La cavità orale (Figura 17) è delimitata dalle arcate dentarie; dal palato che la separa dalle fosse nasali e dal pavimento della bocca, costituito da un solo muscolo, il miloioideo. La cavità ospita un organo muscoloso, la lingua, importante per il senso del gusto, che si inserisce sull'osso ioide. Tutta la cavità orale è rivestita di mucosa. Un ruolo importante è svolto dai denti deputati a triturare gli alimenti assunti. Le pareti della cavità orale, costituite dalle guance, contraendosi favoriscono la progressione del bolo (alimenti triturati e mescolati alle secrezioni salivari) verso la faringe. La Figura 17: La cavità orale cavità è mantenuta umida da cellule che producono muco e dalle ghiandole salivari che producono la saliva. Nella saliva sono contenuti enzimi digestivi come la ptialina, importante per l'azione che esercita sugli amidi e tra l’altro il lisozima, una sostanza ad attività antibatterica. Le parotidi, che sono le ghiandole salivari più grandi, si trovano dietro i rami ascendenti della mandibola. Il loro dotto escretore, detto di Stenone, attraversa il muscolo buccinatore e sbocca nei pressi del secondo molare superiore. - 29 - La secrezione delle parotidi è di tipo sieroso cioè è composta da enzimi deputati a digerire gli alimenti. Le ghiandole sottomandibolari si trovano sotto la lingua nello spessore del pavimento della bocca. Sotto la lingua si apre pure il loro dotto escretore, detto di Warthon, in prossimità degli sbocchi delle ghiandole sottolinguali. La secrezione è di tipo misto, seriosa e mucosa. Le sottolinguali sono le ghiandole salivari più piccole e si trovano nel pavimento della bocca, al di sotto della parte libera della lingua. I loro dotti escretori sboccano vicino a quelli delle sottomandibolari; la secrezione è prevalentemente mucosa. Terminata la triturazione del cibo ed il suo mescolamento con la saliva, lo stesso attraversa la faringe evitando di entrare nelle vie aeree per poi proseguire nell’esofago. La figura 18 schematizza quanto sopra descritto. Figura 18: Sezioni della cavità nasali, orali e della porzione iniziale degli apparati respiratorio e digerente che mette in evidenza il meccanismo di deglutizione del bolo alimentare - 30 - Faringe La faringe (Figura 18) è un organo in comune tra apparato digerente e apparato respiratorio, e possiede pareti muscolari che facilitano la progressione del bolo alimentare. Se si eccettua la zona di contatto con le cavità nasali, è rivestita di mucosa simile a quella orale. Esofago L’esofago (Figura 19) è la continuazione del canale digerente, dopo la faringe. E’ costituito da un organo tubolare che percorre il mediastino, dietro la trachea e davanti all'aorta, e che, dopo aver attraversato il diaframma (hiatus esofageo), sbocca nello stomaco. Ha una parete costituita da tre strati: due muscolari e uno sottomucoso; è rivestito di mucosa, che si solleva in pliche che vengono poi distese dal passaggio del cibo. Figura 19: Localizzazione dell’esofago nel torace - 31 - Stomaco Lo stomaco (Figura 20) è il primo tratto di intestino addominale, che il cardias separa dall'esofago. Lo stomaco ha una tipica forma a bisaccia, con una grossa curvatura convessa a sinistra, e una piccola curvatura concava a destra. Consta di un fondo, o recesso, che risale oltre il livello del cardias; di un corpo, ossia di una vasta porzione centrale; e infine della regione dell'antro, cui segue lo sfintere del piloro, che lo separa dal duodeno. La mucosa gastrica si presenta sollevata in pieghe per le contrazioni della tonaca muscolare. Altrimenti risulta distesa e rende visibili delle aree, dette fossette gastriche, sul cui fondo si trovano molte ghiandole. Figura 20: Lo stomaco e le porzioni che lo costituiscono - 32 - Duodeno Dopo lo stomaco, l'apparato digerente riprende la forma di tubo. Il duodeno che segue lo stomaco, si trova dietro il peritoneo, è disposto a C e forma un'ansa in cui si adagia la testa del pancreas (Figura 21). La sua mucosa di rivestimento mostra un carattere nuovo: è provvista di sottilissime sporgenze, dette villi intestinali. Importanti per assorbire i principi alimentari, i villi sono comuni a tutto l'intestino tenue. La parete consta di una mucosa, di una tonaca muscolare comprendente due strati, e di una tonaca sierosa solo sulla parete anteriore. Nel duodeno si trova la papilla di Vater, che deriva dalla confluenza del coledoco con il dotto pancreatico di Wirsung, attraverso la quale il chimo, cioè cibo che ha subito l'azione del succo gastrico, entra in contatto con la bile e con i succhi pancreatici. Figura 21: Il Duodeno ed i suoi rapporti con il pancreas e colecisti - 33 - Intestino tenue L’intestino tenue (Figura 22) è detto anche intestino mesenteriale, perché avvolto dal peritoneo e collegato alla parete posteriore dell'addome da una plicatura sierosa della stessa, il mesentere. Comprende due tratti: il digiuno e l'ileo. I villi intestinali sono estroflessioni della mucosa. La loro presenza moltiplica la superficie di contatto con il materiale contenuto nel canale digerente e disponibile per l'assorbimento dei nutrienti. Ogni villo ha un asse costituito da vasi sanguigni e linfatici, fondamentali per la funzione di assorbimento di quanto assunto con l’alimentazione. È, inoltre, rivestito di un epitelio di cellule cilindriche dotate, sul versante che dà sul lume, di un insieme di microvilli, digitazioni che aumentano ancora la superficie disponibile per l'assorbimento e che, insieme alle cellule produttrici di muco, formano una struttura assorbente molto efficiente detta orletto a spazzola. Figura 22: Localizzazione dell’intestino tenue - 34 - Intestino crasso L’intestino crasso o colon (Figura 23) viene suddiviso in quattro regioni: colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma (o colon sigmoideo). Figura 23: L’intestino crasso e le sue suddivisioni - 35 - Dove il tenue finisce, inserendosi ad angolo retto nel tratto iniziale del colon ascendente, troviamo la valvola ileocecale, che serve a impedire il reflusso del contenuto del colon nell'intestino tenue. L'inizio del colon è detto intestino cieco, e da esso prende origine l'appendice vermiforme (o appendice cecale), che possiamo considerare un diverticolo cavo comunicante col lume del cieco, ricca di tessuto linfoide. La superficie esterna del colon mostra tre formazioni a nastro, composte di cellule muscolari lisce, dette tenie coliche. Sulla superficie interna si trovano, in corrispondenza delle tenie, le pliche mucose, dette pieghe semilunari, che danno al colore un aspetto segmentato con aree globose in sequenza. Nell’intestino crasso l'assorbimento di questo tratto del tubo digerente è più modesto rispetto all’intestino tenue. Intestino retto L’intestino retto (Figura 23) è l'ultimo tratto del canale digerente. La parte terminale è costituita da un insieme di fibre muscolari lisce che formano lo sfintere interno (o involontario) e da fibre muscolari striate che costituiscono lo sfintere esterno (o volontario) detto ano. Nel tratto superiore la mucosa del retto mostra pliche trasversali, in quello inferiore invece esse risultano verticali (colonne di Morgagni) e unite in basso a formare i seni rettali. In corrispondenza dell'ano la mucosa intestinale si trasforma progressivamente in epitelio corneificato, tipico del rivestimento cutaneo. - 36 - Fegato Il fegato (Figura 24) è situato nell'ipocondrio destro, cioè quella parte dell’addome posta in corrispondenza dell’arcata costale destra. Il fegato è la ghiandola più grande dell'intero organismo, e può essere considerato il laboratorio principale del metabolismo corporeo. Figura 24: Il fegato ed i suoi rapporti con colecisti, pancreas, duodeno, arterie e vene che lo irrorano - 37 - Il fegato è avvolto quasi interamente dal peritoneo e rivestito da una membrana fibrosa (capsula di Glisson). Risulta suddiviso in lobuli al cui centro si trova una vena, detta centro lobulare, che confluendo in vasi via via di maggior diametro viene a formare le vene sovra epatiche. A partire dalla vena centro lobulare si dispongono a raggiera i cordoni di cellule epatiche. Le cellule epatiche o epatociti formano con le loro pareti delle semidocce che, accostate a quelle di altri epatociti, danno origine a canali detti capillari biliari, perché in essi si riversa la bile prodotta dagli epatociti. Più capillari biliari confluiscono in dotti biliari, fino a formare, per successive confluenze, due dotti distinti che si uniscono poi nel dotto epatico. In questo si innesta il dotto cistico, che proviene dalla cistifellea o colecisti. Il fegato “analizza” il sangue che proviene dalla porzione addominale del tubo digerente e provvede al metabolismo intermedio di tutte le sostanze. Inoltre produce un secreto denominato bile. La bile viene accumulata dalla colecisti ed è necessaria per la digestione dei grassi. La colecisti è un piccolo sacco che funge da serbatoio al cui interno è contenuta la bile la quale viene prodotta costantemente dagli epatociti. In presenza, nel duodeno, di chimo (il prodotto digerito dallo stomaco ) contenente grassi, la colecisti si contrae spingendo la bile all’interno del duodeno. Il fegato è diviso in un lobo destro e in un lobo sinistro dal solco anteroposteriore visibile sulla faccia superiore dell'organo. La faccia inferiore invece presenta due solchi paralleli (fosse sagittali) riuniti da un terzo solco, detto solco trasverso. Al solco trasverso corrisponde l'ilo del fegato, che costituisce il punto d'ingresso della vena porta e dell'arteria epatica e di uscita dei dotti biliari. - 38 - Pancreas Il pancreas (Figura 25) è l'altra grossa ghiandola extra-parietale, che fa parte dell'apparato digerente. La sua componente esocrina secerne enzimi digestivi. Il pancreas si trova in posizione retroperitoneale (cioè il peritoneo gli passa davanti e non lo riveste) ed è separato dallo stomaco, che gli sta anteriormente, da una cavità virtuale detta retrocavità degli epiploon. È grossolanamente suddivisibile in una testa che a destra si adagia nella "C" duodenale, un corpo e una coda, costituita dall'estremità sinistra che raggiunge la milza. Le secrezioni pancreatiche si riversano nell'intestino percorrendo il dotto principale e il dotto accessorio, per sboccare nel duodeno. Nel corpo e nella coda, soprattutto, sono rappresentati in gran numero gli isolotti pancreatici, che fanno parte del pancreas endocrino, il quale appartiene al sistema endocrino. Peritoneo È la membrana sierosa composta da Figura 25: Il pancreas e le sue componenti mesotelio che avvolge quasi tutto il canale digerente e tappezza la cavità addominale. Il peritoneo riflettendosi sugli organi addominali forma i mesi, ossia le pliche in cui decorrono i vasi e i nervi a quelli destinati. - 39 - Apparato respiratorio L’apparato respiratorio (Figura 26) è l'insieme di organi che consentono lo scambio di gas tra il sangue e l'ambiente esterno. In particolare attraverso l’apparato respiratorio avviene l'introduzione di ossigeno, indispensabile per il metabolismo aerobio, e l'eliminazione di anidride carbonica, residuo di molte reazioni chimiche. L'apparato consta di un complesso di canali che permettono il passaggio di aria; di cavità (nasali e paranasali) in cui l'aria proveniente dall'esterno viene parzialmente riscaldata e depurata del pulviscolo; di organi parenchimatosi (i polmoni) all'interno dei quali si verificano gli scambi veri e propri tra gas contenuti nel sangue e gas contenuti nell'aria inspirata. Nell'espirazione, la laringe può modulare la colonna aerea in transito, consentendo l'emissione di suoni, in connessione con le altre componenti dell’apparato respiratorio. Figura 26: L’apparato respiratorio, gli organi che lo compongono e la relativa localizzazione - 40 - Vie aeree Le cavità nasali: il naso è costituito da una parte scheletrica, la piramide nasale, sostenuta da ossa del massiccio facciale (mascellari, nasali), da alcune cartilagini e da fascetti muscolari dei muscoli pellicciai, o mimici. L'aria entra nelle vie aeree e percorre i vestiboli per accedere alle fosse nasali (Figura 27). I vestiboli sono rivestiti da uno strato cutaneo e possiedono robusti peli, piuttosto lunghi, detti vibrisse. Le fosse nasali, divise dal setto nasale, si trovano nello spessore delle ossa mascellari e hanno una parete laterale anfrattuosa per la presenza dei turbinati o cornetti, che mettono in comunicazione le cavità nasali con recessi detti seni paranasali, che si trovano nello spessore di ossa limitrofe (frontale, mascellare, sfenoide). Le pareti delle fosse nasali sono rivestite da mucosa caratterizzata da un epitelio vibratile, con ciglia e ghiandole secernenti muco. Figura 27: Interno delle cavità nasali - 41 - Laringe Dalle fosse nasali, l'aria passa nella faringe, canale in comune fra gli apparati respiratorio e digerente. Al termine della faringe si trovano la laringe, anteriormente, e l'esofago, posteriormente(Figura16). Durante la deglutizione il transito alla laringe è impedito dall'epiglottide. La laringe (Figura 28) è sostenuta da un'impalcatura fibrocartilaginea, cui concorrono le Figura 28: Schema Laringe cartilagini tiroidea, cricoidea, aritenoidee e corniculate. E' ancorata all'osso ioide da un insieme di membrane fibroelastiche. La laringe ha una notevole muscolatura (intrinseca ed estrinseca), con una possibilità di movimenti reciproci estremamente sofisticata, tanto da aver consentito alla specie umana l'articolazione della parola. La laringe è tappezzata di mucosa respiratoria, che a livello della cartilagine tiroidea si solleva in due pliche per ogni lato: la coppia superiore è quella delle corde vocali false, semplici recessi; quella inferiore è formata dalle corde vocali vere. Tra le corde vocali Figura 29: Comportamento delle corde vocali vere (Figura 29) si apre la glottide, che è il durante le respirazione e la fonazione punto più stretto delle vie aeree superiori. - 42 - Trachea Dalla cartilagine cricoidea si diparte la trachea, organo posto davanti all'esofago e costituito da una serie di anelli fibrocartilaginei incompleti sul versante posteriore, e tenuti insieme da una tunica fibrosa. All'altezza della quarta o quinta vertebra toracica la trachea si biforca e dando origine ai due bronchi principali, i quali ne conservano la struttura e ne condividono il rivestimento, che consiste in mucosa di tipo respiratorio, con epitelio di rivestimento ciliato e numerose ghiandole mucose e sierose (Figura 30). I bronchi principali, dopo essere penetrati nel polmone, si dividono in bronchi lobari. Queste ramificazioni successive, che formano il cosiddetto albero bronchiale, si distribuiscono a tutto il parenchima polmonare. Fino ai lobuli polmonari si conserva la struttura ad anelli fibrocartilaginei incompleti e ciò Figura 30: Rappresentazione schematica dell'albero consente a questi "canali" di non tracheo-branchiale. I bronchi si riducono chiudersi. gradualmente di diametro fino a terminare negli alveoli polmonari, le strutture in cui avvengono gli scambi gassosi tra aria e polmoni - 43 - Polmoni I polmoni (Figura 31) sono due organi parenchimatosi, contenuti nella cavità toracica, separati da uno spazio, il mediastino, che ospita esofago, trachea e cuore. La base di ciascun polmone appoggia sul diaframma; la faccia ricurva laterale entra in rapporto con le coste. Figura 31: Albero tracheo-branchiale e polmoni in situ ed in rapporto col diaframma - 44 - La faccia centrale è in rapporto col mediastino, e su di essa si trova l'ilo polmonare, ossia il punto di ingresso di bronchi e grandi vasi sanguigni nei polmoni. Il polmone destro è più grande del sinistro: infatti a sinistra la cavità toracica ospita anche il cuore. Il polmone destro è distinto in tre lobi, quello sinistro in due, più una lingula polmonare. I lobi sono separati da fenditure, dette scissure. I polmoni dopo la nascita possiedono un elevato contenuto di aria, tanto da galleggiare sull'acqua. L'aria è contenuta negli alveoli, piccolissimi spazi delimitati da sottili lamine di epitelio, nel cui interstizio corrono i vasi capillari che si dipartono dalle ultime diramazioni delle arterie polmonari. Negli alveoli l'aria respirata è separata dal sangue solo dallo spessore delle pareti capillari e delle cellule dell'epitelio polmonare, cosa che facilita gli scambi gassosi tra i due compartimenti. L'insieme a fondo cieco formato da un condotto alveolare e un grappolo di alveoli viene detto acino polmonare. Il polmone non è irrorato solo dalle arterie polmonari che portano sangue venoso per permettere gli scambi propri dell'ematosi, bensì anche dalle arterie bronchiali che derivano dall'aorta toracica e trasportano sangue arterioso. La pleura è una membrana sierosa, che avvolge ciascun polmone ed è formata da due foglietti: uno viscerale, che riveste il polmone in ogni suo lobo, e uno parietale, che riveste invece la parete interna della gabbia toracica. La cavità virtuale (cavità pleurica) compresa fra i due foglietti contiene un liquido che facilita lo scorrimento del polmone durante la respirazione. - 45 - L’Apparato locomotore È l'apparato più voluminoso del corpo umano, di cui rappresenta l'80% circa del peso. Si compone di ossa, articolazioni (o giunti articolari) e muscoli, tutti elementi che rendono possibile il movimento del corpo (somatico). Figura 32: Lo scheletro umano nell'insieme visto anteriormente e posteriormente - 46 - La variabilità individuale della morfologia esterna dell’uomo dovuta a fattori genetici, costituzionali, ambientali, sessuali, trova riscontro anche nelle differenze di forma e dimensioni degli elementi che compongono l'apparato locomotore. Figura 33: I muscoli del corpo umano visti anteriormente e posteriormente - 47 - Le ossa (Figura 32) strutture statiche, sono unite tra loro mediante articolazioni. Ossa e articolazioni insieme formano lo scheletro il quale svolge attività di sostegno del corpo, costituendone l'impalcatura generale. In misura diversa, secondo le loro caratteristiche, le articolazioni conferiscono una certa libertà di movimento reciproco alle ossa che collegano. I muscoli (Figura 30) sono organi dinamici, pertanto essi si inseriscono opportunamente in diversi punti delle ossa e contraendosi, cioè accorciandosi, esercitano trazioni sulle leve ossee, ottenendo come risultato funzionale il movimento dei diversi segmenti corporei, l'uno rispetto all'altro, o dell'intero organismo, nell'ambiente esterno, come pure il mantenimento di posizioni statiche. Nell'apparato locomotore si distinguono tre porzioni corrispondenti : testa, tronco, arti. La testa (Figura34) comprende le ossa della scatola cranica, che racchiudono da ogni lato l'encefalo, e l'osso mandibolare, nella parte anteriore corrispondente alla faccia. I muscoli servono a regolare le aperture naturali e la mimica facciale. I movimenti della testa rispetto al tronco sono attuati da muscoli del tronco e non da quelli Figura 34: Visione schematica del cranio contenente al suo interno l'encefalo intrinseci del capo. - 48 - Il tronco (Figura 35) è strutturato attorno alla colonna vertebrale (o rachide) formata dalle vertebre, unite tra loro da articolazioni definite anfiartrosi. Sulle vertebre si stratificano, per lo più posteriormente, i muscoli. La colonna vertebrale è solidale con le ossa del bacino a livello sacrale; sostiene la testa, dà attacco ai dispositivi osteoarticolari o muscolari delle spalle, del torace e dell'addome; verso il basso dà inserzione al bacino, su cui sono fissati gli arti inferiori. La colonna vertebrale svolge funzioni determinanti per la stazione eretta e partecipa con gli altri sotto apparati ai movimenti del tronco e degli arti. Gli arti superiori costituiscono la struttura della prensione e sono formati dalle spalle, dalle braccia, dagli avambracci e dalle mani. Tutti i settori dell'arto superiore si strutturano su una porzione scheletrica centrale rivestita di muscoli, raccolti in gruppi con funzioni opposte: flessorie ed estensorie, pronatorie e supinatorie, abduttorie e adduttorie, e così Figura 35: Visione schematica della colonna via. vertebrale del tronco Gli arti inferiori costituiscono il supporto alla deambulazione, attività che consente gli spostamenti del corpo nell'ambiente esterno. Le componenti dell'arto inferiore svolgono sia in marcia sia da fermo attività anti gravitarie, coordinate a quelle della colonna vertebrale. L'arto inferiore è costituito dal bacino, dalle cosce, dalle gambe e dai piedi. - 49 - Caratteristiche e funzioni delle ossa Le ossa sono strutture dure, formate prevalentemente da tessuto osseo, che a seconda della consistenza si distingue in compatto e spugnoso. Hanno colore variabile in base all'età dell'individuo (biancastro nell'infanzia, avorio nell'età adulta, giallastro nella vecchiaia), e consistenza diversa in rapporto alla quantità di tessuto osseo presente. Essendo molto elastiche, le ossa sono in grado di resistere a sollecitazioni meccaniche di notevole entità e di svolgere, quindi, una funzione protettiva nei confronti di organi più delicati, come cuore e polmoni ospitati nella gabbia toracica, cervello e midollo spinale alloggiati nella scatola cranica e nel canale vertebrale. Sollecitazioni meccaniche d'intensità tale da superare le capacità di resistenza alle deformazioni dell'osso possono determinare una frattura. Il numero delle ossa presenti nello scheletro di un individuo in età adulta è intorno ai 200 elementi. L'approssimazione è dovuta alla possibilità che vi siano elementi ossei soprannumerari o accessori, per mancata fusione di nuclei di ossificazione, o comparsa di ossa normalmente assenti nella specie umana, durante lo sviluppo embrionale. Ancora, possono esserci ossa sesamoidi dovute a ossificazione di noduli cartilaginei nell'ambito di tendini o legamenti del piede o della mano, in seguito a particolari sollecitazioni meccaniche dopo la nascita. Le ossa presentano alcune caratteristiche costanti che consentono, in presenza di pochi o anche di un solo elemento osseo, di stabilire se si tratti di un reperto umano, e in tal caso di ipotizzare certe caratteristiche esteriori dell'individuo a cui apparteneva. A seconda della forma si distinguono ossa lunghe, corte, piatte. Le ossa lunghe possono essere scomposte in una parte tubulare (diafisi) e altre due terminali (epifisi ossee) e sono caratterizzate dalla lunghezza prevalente su spessore e larghezza. Le ossa corte, costituite per lo più da sostanza spugnosa - 50 - ricoperta da un sottile strato di sostanza compatta, hanno lunghezza, larghezza e spessore equivalenti. Nelle ossa piatte lunghezza e larghezza prevalgono sullo spessore; nel caso delle ossa craniche la sostanza spugnosa è detta diploe. Le ossa sono costituite da tessuto osseo, ma anche da materiale connettivo come il periostio che le ricopre all'esterno e l'endostio che ne tappezza le cavità interne; da parti cartilaginee che ne rivestono le superfici articolari, e nell'età pre-puberale anche dalla cartilagine di accrescimento. Esse inoltre ospitano al loro interno il midollo osseo rosso, tessuto con attività emopoietica (in cui cioè si formano gli elementi corpuscolati del sangue: globuli rossi, globuli bianchi, piastrine). Nel loro insieme le ossa fungono da deposito di sali minerali, in particolare di sali di calcio, ione che riveste un ruolo importante nelle attività cellulari, nei processi della contrazione muscolare e della coagulazione del sangue. - 51 - Caratteristiche e funzioni delle articolazioni Le articolazioni concorrono con le ossa a formare l'apparato scheletrico, rendendo le ossa solidali e consentendo il movimento di ossa e segmenti scheletrici contigui tra loro. Ogni elemento osseo ha più punti articolari, le articolazioni sono più numerose dei segmenti ossei. I tipi di articolazione presenti nel corpo umano sono circa una trentina. A seconda delle parti scheletriche coinvolte, le articolazioni devono far fronte a esigenze contrastanti: una statica, l'altra dinamica. Ciò avviene mediante due categorie fondamentali di articolazioni: le sinartrosi e le diartrosi. Nelle sinartrosi, tra le ossa messe in relazione è interposto un altro tessuto con funzione meccanica, cosicché le sinartrosi sono definite articolazioni per continuità. Sul contorno del punto articolare possono esistere dispositivi connettivali detti legamenti periarticolari. Sono sinartrosi le suture, in cui le ossa entrano in contatto per mezzo dei loro margini sottili (come nel caso delle ossa craniche), tra i quali sta del tessuto connettivo, senza presenza di legamenti; le sincondrosi, in cui le ossa sono unite da un tratto di cartilagine ialina, come nel caso della giunzione tra coste e cartilagini costali; le sinfisi, come nel caso di quella pubica, un tipo di articolazione solitamente rinforzata da numerosi legamenti. Nelle diartrosi, invece, i capi articolari sono in contatto tramite superfici cartilaginee, tra le quali si mantiene uno spazio o intervallo articolare. In questo spazio talvolta trova posto un disco fibroso, o menisco, con funzione di "cuscinetto". Nelle diartrosi le ossa sono unite da una sorta di manicotto che impedisce il distacco dei due segmenti ed è composto da una capsula articolare e da legamenti articolari. Tra superficie articolare e faccia interna del manicotto si - 52 - crea una cavità articolare, rivestita di una membrana, detta sinoviale, contenente un liquido, la sinovia, che ha il compito di facilitare lo scorrimento delle superfici cartilaginee. Le diartrosi sono dette articolazioni mobili le quali consentono diverse tipologie di movimento. - 53 - CAPITOLO 2 COLPO DI CALORE/COLPO DI SOLE Il colpo di calore è provocato da un eccessivo innalzamento della temperatura corporea. Si manifesta con una intensa sete, una difficoltà respiratoria (sensazione di fame d’aria), pelle molto calda, il volto arrossato, un torpore accentuato. La temperatura corporea, è decisamente alta, superiore ai 38 gradi centigradi; sono altresì presenti dolore di testa, bruciore agli occhi, a volte emorragia dal naso. Poiché l’innalzamento della temperatura è legato ad una insufficiente Figura 36: Posizione laterale di sicurezza in cui piazzare un soggetto colpito da colpo di calore ed è incosciente sudorazione, spesso il colpo di calore è favorito da ambienti molto caldi e umidi e poco ventilati. Queste condizioni non permettono il raffreddamento del corpo, con conseguente dispersione della temperatura. Il colpo di calore può essere provocato anche da una esposizione ai raggi solari per un periodo troppo prolungato. In tal caso si parla di Colpo di Sole. La mancanza di una adeguata protezione alla testa e l’insufficienza di liquidi ingeriti durante il periodo dell’esposizione, determinano un aumento della temperatura ed una vaso- dilatazione che può arrivare a provocare uno stato di shock. I sintomi sono simili a quelli del colpo di calore: le due situazioni non sono perciò facili da distinguere. La terapia è la stessa ma il colpo di sole potrebbe richiedere un intervento di maggiore urgenza. - 54 - INTERVENTI IMMEDIATI Il paziente deve essere immediatamente condotto in un luogo fresco e ben aerato e ventilato e deve essere, inoltre, privato completamente dei vestiti. SE È COSCIENTE 1 Farlo sedere o sdraiare con testa e gambe sollevate; 2 Controllare, dopo aver tolto i vestiti se ci sono arrossamenti cutanei o vesciche; 3 Somministrare liquidi freschi ad alto contenuto salino (nell’immediato preparare un bicchiere d’acqua con mezzo cucchiaino di sale; successivamente va somministrato un litro di una soluzione di acqua costituita da 8 cucchiai di zucchero ed un cucchiaino di sale ogni due o tre ore); 4 Applicare una borsa del ghiaccio e/o panni bagnati con acqua fredda sulla fronte, sulle ascelle e nella zona inguinale e nel caso la temperatura si mantenga elevata, avvolgere la persona con un lenzuolo o un asciugamano imbevuto di acqua fredda; 5 Controllare la temperatura, la frequenza del polso, la frequenza del respiro ed Il ritmo dei battiti cardiaci. Controllare altresì la pressione arteriosa, se in possesso di uno sfigmomanometro, e la quantità di urine emesse: sono dati che verranno richiesti dal medico del centro emergenza quando contattato; 6 Se la persona risponde alle sollecitazioni chiederle di alzarsi e farle fare alcuni passi sempre sorretta da un’altra persona. - 55 - SE È INCOSCIENTE CON SEGNI VITALI 1 Metterlo in posizione laterale di sicurezza (Figura 36); 2 Massaggiare le gambe dal piede verso la coscia; 3 Praticare le applicazioni di ghiaccio e panni/lenzuolo bagnati come sopra Descritte; 4 Se vi è emorragia dal naso applicare anche un tampone nasale. SE È INCOSCIENTE SENZA SEGNI VITALI Manovre di rianimazione cardiopolmonare - 56 - Ustioni e lesioni da agenti chimici/fisici L’ustione è una lesione della cute e dei tessuti causata dal contatto con una fonte di calore ad una temperatura molto elevata. Può essere provocata da un contatto diretto con il fuoco, liquidi bollenti, metallo rovente, vapore. Può essere la conseguenza del contatto con sostanze chimiche (acidi, solventi) o di una eccessiva esposizione al sole. Per determinare la gravità dell’ustione ed anche le reali possibilità di sopravvivenza dell’ustionato si tiene conto di due fattori: il grado dell’ustione (Figura 37) e l’estensione della zona colpita. Figura 37: I gradi dell’ustione Il primo grado di ustione rappresenta l’ipotesi più lieve: la pelle appare arrossata vi è leggero gonfiore e sensazione di bruciore e dolore sopportabile. Il secondo grado di ustione dà luogo a pelle gonfia, dolente e cosparsa di - 57 - bolle/vescicole piene di liquido giallo. Il terzo grado, l’ustione più grave, determina la distruzione di tutti gli strati della pelle, quest’ultima assume l’aspetto marrone scuro con strie nerastre in quanto i vasi sanguigni sono trombizzati. Alla palpazione il soggetto non presenta dolore in quanto le terminazioni nervose sono alterate. Per quanto riguarda l’estensione della zona colpita, se la parte interessata è pari al 50% le possibilità di sopravvivenza sono molte scarse, mentre se è interessato il 30% o 40% del corpo le condizioni sono da definirsi gravissime mentre per una estensione del 20% non vi è pericolo di vita. INTERVENTI IMMEDIATI Qualunque sia la causa che ha determinato l’ustione il trattamento d’urgenza richiede: 1 Allontanare dall’ustionato la fonte di calore o l’oggetto ustionante o l’agente chimico irritante; 2 Successivamente immergere la zona ustionata in acqua fredda per 5 minuti; 3 Nel caso di ustioni chimiche è necessario dirigere un forte getto d’acqua per almeno 10 minuti sulla zona lesa in modo da eliminare la sostanza; 4 Non toccare l’ustione a mani nude, usare sempre guanti; - 58 - 5 Non rompere bolle o vesciche; 6 È necessario proteggere la parte ustionata con garze sterili o un lenzuolo di cotone bagnati con acqua fredda. INOLTRE: 1 Applicare sull’ustione garze grasse o garze sterili con pomata antibiotica o bagnate con soluzione fisiologica. Le garze non devono essere mai asciutte, diversamente potrebbero attaccarsi all’ustione. Rinnovare la medicazione dopo almeno 48 ore . Se l’ustione è lieve (1°grado) questo può bastare. 2 In caso di ustione di secondo grado tamponare con ghiaccio per evitare la formazione di bolle. Se presenti le bolle non vanno mai bucate per evitare che si infettino, anche se potrebbero rompersi da sole. In tal caso è necessario disinfettarle come normali ferite ed apporre sopra garze sterili. 3 Far bere in entrambi i casi molti liquidi, almeno due o tre litri al giorno. Se l’ustione è estesa può essere necessario applicare una flebo con soluzione fisiologica ed antibiotico ed un analgesico. 4 Se l’ustione è di gravità maggiore (3° grado ed estensione maggiore del 30%) si devono mettere in atto le procedure di emergenza contattando i soccorsi. In attesa dei soccorsi avvolgere l’ustionato in un panno bagnato. - 59 - CAPITOLO 3 LESIONI DA CONTATTO CON SOSTANZE IRRITANTI DI ORIGINE ANIMALE (MEDUSE, PESCI VELENOSI) Il contatto con le sostanze urticanti emesse da meduse o pesci velenosi provoca escoriazioni e lacerazioni degli strati più superficiali della cute. Tali esiti si definiscono lesioni cutanee primarie. In entrambi i casi viene emesso dagli esseri marini un veleno o un liquido urticante. Figura 38 Una medusa Nel caso di un contatto con la medusa (Figura 38) Alcune specie tropicali del Pacifico -Physalia Phisalis - hanno un veleno molto tossico, che fa avvertire immediatamente un forte bruciore ed un dolore di media entità. La pelle diventa rossa e compaiono piccoli ponfi. Il bruciore si attenua dopo i primi 10 minuti a meno che non sia interessata una zona pari al 50% del corpo. - 60 - INTERVENTI IMMEDIATI Lavare la parte con abbondante acqua di mare evitando di grattarsi o strofinare la parte. Se alcune parti di medusa sono ancora attaccate alla pelle bisogna rimuoverle. È opportuno applicare gel astringente al cloruro di alluminio oppure una crema al cortisone ed in mancanza di farmaci specifici si può disinfettare con bicarbonato. Cosa non applicare: Pomate antistaminiche Aceto Succo di limone o ammoniaca Alcool Acqua fredda o ghiaccio Acqua dolce E’ possibile in alcun casi e, per persone particolarmente allergiche, che possano comparire difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento. In tal caso è necessario richiedere immediatamente soccorsi e nelle ore successive se la situazione precipita porre in essere manovre di rianimazione secondo le indicazioni del centro di soccorso contattato. - 61 - Nel caso di puntura di pesce velenoso Si avverte un dolore locale molto intenso che cresce progressivamente di intensità per un arco di due ore. La parte colpita ma anche la zona circostante (addirittura l’intero arto) appare gonfia, arrossata, calda e si formano delle vescicole. La ferita e la zona intorno diventano di colore bruno con aloni rossastri (Figura 39). Le linfoghiandole (inguinali se è colpita una gamba o ascellari se la puntura interessa un braccio) si ingrossano, può manifestarsi febbre e cefalea. Figura 39: Tipiche lesioni cutanee che possono comparire a seguito di una puntura da parte di un pesce velenoso - 62 - Solo nei casi più gravi sono possibili: Tachicardia (fino alla fibrillazione ventricolare) Riduzione della pressione del sangue Manifestazioni gastrointestinali, (nausea, vomito, diarrea e crampi addominali) Difficoltà respiratorie, alterazione nella sensibilità Debolezza muscolare (più raramente paralisi). INTERVENTI IMMEDIATI 1 Cercare di prelevare (rimuovere) il veleno nel punto in cui è stato inoculato, preferibilmente con l'uso di una siringa che aspira il veleno. 2 Immergere la parte colpita in acqua molto calda (anche di mare) scaldata fino alla massima temperatura sopportabile, o anche sabbia bollente, per almeno 30-90 minuti (il veleno di questi pesci è sensibile alle alte temperature; viene quindi reso inattivo da temperature superiori a 40 °C). 3 Effettuare una profilassi antitetanica ed antibiotica. In genere il paziente guarisce entro una decina di giorni. - 63 - CAPITOLO 4 TRATTAMENTO DELLE PICCOLE FERITE COMPORTAMENTO IN CASO DI EMORRAGIA Le ferite sono piccoli traumi che possono derivare da abrasione o da taglio ed in genere coinvolgono gli strati più superficiali della cute. Si possono distinguere: ferite da taglio (provocate da oggetti taglienti quali vetri, coltelli, lamine), ferite da punta (spilli, chiodi, schegge di legno), ferite lacero-contuse (si riconoscono perché il tessuto epiteliale si presenta strappato e, a volte, presenta ematomi ed ecchimosi). Gli interventi immediati per medicare le piccole ferite possono variare a seconda della zona del corpo dove la ferita si trova. Figura 40: Comportamenti da eseguire nel caso sia necessario medicare piccole ferite. A: Come preparare cerotti ed avvicinare i lembi di una ferita. B: Comportamento da eseguire per una ferita del polso. - 64 - INTERVENTI IMMEDIATI E’ buona regola, prima di medicare la ferita, disinfettare le proprie mani e, se possibile, indossare guanti sterili. È importante lasciar sanguinare la ferita per qualche secondo prima di tamponare in modo da permetterle di liberarsi di sporcizia e microrganismi. Successivamente, si provvede a pulire la zona intorno alla ferita con garza sterile o un panno di cotone leggermente umido o semplicemente lavandola con acqua corrente. Se si notano schegge o frammenti di legno è necessario, dopo la disinfezione, la rimozione degli stessi con una pinzetta (disinfettata ad esempio mettendola su una fiamma). Quando si tampona è importante non rimuovere la garza usata almeno per qualche minuto in attesa che si completi il coagulo del sangue. Continuare quindi ad applicarne altre sopra e tenere premuto sulla parte. Figura 41: Posizione antishock N.B. In caso di emorragie bisogna tamponare e porre l’infortunato in posizione antishock sdraiato e gambe alzate (Figura 41), registrare i parametri vitali e contattare immediatamente i soccorsi. - 65 - Utilizzare soluzioni disinfettanti (ad es. Citrosil o simili) o in mancanza acqua ossigenata (né alcol né tintura di iodio) e quando la ferita cessa di sanguinare applicare cerotto o benda. Se la ferita è di piccole dimensioni è possibile utilizzare gli “steri-strips” ponendoli perpendicolarmente sui margini accostati della ferita. È importante effettuare un monitoraggio successivo in ordine a possibili sintomi di infezione quali gonfiore della ferita, arrossamenti e febbre. E’ quindi fondamentale, se il soggetto non ha una copertura antitetanica, effettuare, entro 24 ore, una sieroprofilassi antitetanica preferibilmente in Pronto Soccorso. Ferite alla mano /piede Sono ferite che sanguinano molto ma non c’è da spaventarsi. Fare però attenzione che la ferita non sia così profonda da interessare anche nervi o tendini, elemento, questo, da riferire al centro medico. Riferire anche se vi sia stata frattura. L’emorragia si arresta tamponando la parte come sopra descritto, facendo stringere nel palmo della mano un fazzoletto o un panno arrotolato (per le ferite alla mano e se non vi è frattura) e bendando ben stretto per mantenere sempre la utile far sollevare compressione. Può essere in alto l’arto corrispondente alla zona interessata (braccio o gamba) (Figura 42). - 66 - Figura 42: Bendaggio del piede e della gamba Ferite alla testa Le lesioni del cuoio capelluto a seguito di traumi alla testa sono solite sanguinare molto poiché la zona è molto vascolarizzata. In caso di frattura, non muovere il paziente (vedi capitolo 6); se non c’è frattura è possibile medicare comprimendo la ferita con una garza, tenendo il paziente sollevato con il capo e le spalle (Figura 43). Va, comunque, sempre controllato lo stato di coscienza. Se l’infortunato perde conoscenza va messo nella posizione laterale di sicurezza ed occorre contattare il centro medico che può richiedere di eseguire anche le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Figura 43: Bendaggio della testa in caso di ferite che interessino questa parte del corpo - 67 - Ferite agli occhi Anche le ferite più superficiali, quando interessano l’occhio, sono potenzialmente molto gravi perché, nel migliore dei casi, si è verificata una scalfittura della cornea che può portare importanti infezioni. I corpi estranei presenti all’interno non vanno rimossi, in quanto è necessario l’intervento di uno specialista. L’occhio è arrossato, vi è presenza di sangue o addirittura perdita di sangue; il dolore è molto forte. Non solo corpi ma anche l’inserimento accidentale di sostanze chimiche Figura 44: Bendaggio dell’occhio sinistro (come ad es. olio per capelli) può determinare forte dolore, arrossamento e momentanea cecità. In questi casi (Figura 44): far chiudere gli occhi, ricoprirli con una garza sterile ed effettuare un bendaggio non stretto. Tenere il soggetto sdraiato a pancia in su. Bendare anche l’occhio sano. A tale raccomandazione fa eccezione la rimozione di corpi metallici che può essere realizzata impiegando un magnete. - 68 - Ferite al torace e all’addome Torace e addome sono parti del corpo che proteggono organi vitali. In caso di ferite, oltre a chiamare immediatamente il centro medico, è necessario tamponare la ferita ed immobilizzare la gabbia toracica con una fasciatura che avvolga anche il braccio, per renderla più stabile. Non rimuovere mai i corpi estranei. Non dare mai da bere all’infortunato anche se lo richiede con insistenza. Monitorare continuamente le funzioni vitali e se perde conoscenza metterlo in posizione di sicurezza. Ferite dovute ad inserimento di corpo estraneo (amo da pesca) Non estrarre l’amo tirandolo fuori. Prima applicare un laccio al di sopra di circa 2 cm della zona dove esso è conficcato (per evitare la copiosa emorragia che ci sarà dopo la rimozione). Con una pinza afferrare l’amo in corrispondenza dell’occhiello (dove viene infilato il filo) e con un movimento deciso di rotazione fino a far uscire la punta oltre la pelle. A questo punto tagliare la punta con una tronchese e poi tirare indietro l’amo ed estrarlo senza strappare il tessuto. Dopo l’estrazione procedere al trattamento delle ferite con garza e disinfettante. - 69 - CAPITOLO 5 ANNEGAMENTO ED IPOTERMIA Figura 45: Vari tipi di annegamento A seguito dell’annegamento si determina una ostruzione della vie aeree: il liquido (acqua ma anche ad es. vomito) che si è ingerito, impedisce lo scambio gassoso fra aria e polmoni, il soggetto non respira ed inizia la fase dell’asfissia. Si verifica annegamento anche quando l’immersione del corpo non è completa; è infatti sufficiente che le vie respiratorie siano coperte dal liquido (solo la testa ed il collo nell’acqua). Il soggetto perde presto conoscenza e l’arresto respiratorio sopraggiunge nel giro di pochi minuti (Figura 45). - 70 - INTERVENTI IMMEDIATI Il soccorso deve essere decisamente tempestivo. Se il soggetto è cosciente sarà sufficiente oltre che tranquillizzarlo, metterlo in posizione seduta, con spalle e testa rialzati ed aiutarlo ad espellere il liquido con dei piccoli colpi dietro la schiena, realizzando movimenti circolari delle braccia. Coprire la persona con indumenti asciutti in modo da riscaldarla velocemente. Se disponibile e se necessario somministrare ossigeno terapeutico. Verificare sempre la presenza di eventuali traumi. Se il soggetto non è cosciente, chiamare immediatamente il centro medico. Nel frattempo, distendere la persona su un piano rigido e valutare la presenza della respirazione e del battito cardiaco. Se sono presenti porre l’annegato in posizione laterale di sicurezza con la testa leggermente inclinata in giù. Se non si avvertono battiti cardiaci o respiro spontaneo, verificare se c’è ancora liquido nelle vie aere. Può essere utile, se si riesce, rovesciare l’annegato a pancia in giù sollevandolo per le anche o i fianchi in modo che l’acqua defluisca via per effetto della gravità (Figura 46). Figura 46: Posizione di sicurezza da adottare in caso di annegamento - 71 - Con immediatezza bisogna iniziare la respirazione artificiale ed il massaggio cardiaco (rianimazione cardiopolmonare). Quando ricompare il battito cardiaco e la respirazione, distendere il soggetto su un piano sollevato dal lato dei piedi e monitorare i parametri vitali continuamente. Somministrare bevande tiepide a piccoli sorsi, mai alcool. Aiutare la persona a muovere braccia, gambe, mani e piedi con movimenti circolari per favorire la ripresa della circolazione. Somministrare antibiotici. In caso di shock può essere praticata una iniezione intramuscolo o endovena a base di cortisone. Quando la persona si è stabilizzata controllare i parametri vitali e riferirli al centro medico. Ipotermia Si verifica ipotermia quando la temperatura di tutto il corpo scende al di sotto dei 35°C. Accade quando si rimane immersi in acqua per un periodo prolungato o anche per breve periodo se le acque sono molto fredde. L’ipotermia può derivare anche da trauma cranico. Il paziente appare pallido con brividi; respiro e polso sono accelerati, compaiono stato di confusione, polso aritmico e rigidità muscolare. Se la temperatura scende sotto i 30°C sopraggiunge uno stato di incoscienza; se la temperatura scende sotto i 24°C sopraggiunge la morte. E’ bene evidenziare che una grave ipotermia può determinare anche una “morte apparente”. - 72 - Figura 47: La temperatura normale del corpo umano è di 37°C (A). Se scende sotto i 35°C (B) vi è ipotermia. INTERVENTI IMMEDIATI Chiamare immediatamente i soccorsi. In attesa dei soccorsi: 1 Il soggetto va immediatamente condotto in un ambiente riscaldato, mantenendolo in posizione orizzontale. 2 Togliere gli indumenti stretti e bagnati e avvolgerlo in panni caldi, meglio se trattasi di coperte isolanti. 3 Circondarlo con tutte le borse di acqua calda che si hanno a disposizione. 4 Se di questi presidi si può utilizzare il proprio corpo per scaldare quello dell’infortunato. 5 Se cosciente si possono somministrare bevande calde non bollenti (mai alcool). Se è incosciente, ma con segni vitali presenti, metterlo in posizione laterale di sicurezza senza interrompere mai il riscaldamento secondo le modalità sopra descritte. Se è incosciente e non si rilevano segni vitali, è necessario aggiungere alle operazioni di riscaldamento la rianimazione cardiopolmonare. Non è superfluo sottolineare che la tempestività degli interventi è inversamente proporzionale alla mortalità ed al danno ipossico cerebrale; superati i 10 minuti in stato di ipotermia comincia la corsa contro il tempo. - 73 - CAPITOLO 6 Trauma cranico e trauma colonna vertebrale Trauma cranico Il trauma cranico (Figura 48) è un evento traumatico alla testa che può capitare ad esempio per un colpo di boma ma anche per una caduta accidentale. Il trauma può determinare una leggera escoriazione o una ferita alla testa lacero-contusa con un ematoma tipo bernoccolo o può avere conseguenze più gravi come una commozione celebrale. I sintomi immediatamente successivi possono essere: perdita di conoscenza transitoria e la ripresa della conoscenza è unita a confusione e disorientamento spazio-temporale. Bisogna fare attenzione se sopraggiungono, anche a distanza di un certo lasso di tempo, mal di testa e vomito, disturbi della vista e difficoltà nel parlare. Può accadere anche di provare formicolio, mancanza di sensibilità ad uno o ambedue gli arti superiori. La frattura del cranio può manifestarsi con fuoriuscita del sangue da orecchio e naso. Figura 48: Rappresentazione di un trauma cranico con fuoriuscita di sangue - 74 - INTERVENTI IMMEDIATI Poiché è difficile individuare da subito la gravità del trauma, bisogna immediatamente contattare il centro medico per la eventuale programmazione di specifiche misure. Se il soggetto è cosciente 1 Farlo distendere con testa e spalle sollevate lasciando libere le vie aeree eventualmente rimuovendo con una garza o un panno appena umido, secrezioni o sangue da naso e bocca. 2 Se c’è una ferita mettere in atto le procedure di medicazioni già descritte. 3 Può essere utile rivolgere alcune domande per verificare se il paziente presenti amnesie o confusione mentale. 4 Controllare le pupille (nei casi più gravi le pupille si mostreranno asimmetriche (una piccola ed una grande) (Figura 49) 5 Evitare che il paziente si addormenti nonostante presenti sonnolenza. Se ciò accade dovranno mettersi in atto le manovre rianimatorie. 6 Apporre una borsa del ghiaccio sulla Figura 49: ANISOCORIA Valutazione del diametro delle pupille a seguito di un trauma cranico testa. - 75 - 7 Se il soggetto fatica a respirare somministrare ossigeno terapeutico. 8 Se fuoriesce sangue da naso e orecchio mettere il paziente in posizione di sicurezza verificando però che non ci sia una frattura anche della colonna. 9 Nei casi più gravi di fuoriuscita della materia celebrale coprire la parte con un telo sterile o un panno pulito per evitare rischi di infezioni. Se il soggetto non è cosciente: 1 Sistemarlo in posizione laterale di sicurezza e mantenere libere le prime vie aeree. 2 Verificare se vi sia arresto cardiaco o respiratorio; in tal caso iniziare le manovre di rianimazione cardio polmonare. 3 Se vi è perdita di coscienza o collasso cardio circolatorio somministrare un farmaco per iniezione intramuscolo o endovenosa contenente cortisone. Cosa non fare 1 Non somministrare alcolici, sedativi, tranquillanti. 2 Non somministrare farmaci analgesici prima di avere acquisito il parere del medico. 3 Non lasciare il soggetto da solo, nemmeno per pochi secondi. - 76 - Trauma alla colonna vertebrale Le lesioni che la colonna vertebrale subisce in seguito ad eventi traumatici possono essere le più varie, in rapporto ai differenti tratti di colonna interessati dall'evento traumatico (Figura 50).I tratti di colonna vertebrale cervicale e lombare (collo e schiena) sono quelli più esposti alle lesioni traumatiche. Nei traumi della colonna, il vero pericolo non è l’eventuale frattura in sé, quanto il possibile interessamento del midollo spinale, presente all’interno della colonna stessa. Se il midollo viene leso o reciso, per esempio, da un frammento di vertebra fratturata oppure da violente sollecitazioni si corrono rischi molto gravi che possono portare alla paralisi. Per questo il traumatizzato va toccato il meno possibile. La prima cosa da fare è chiamare immediatamente il centro di soccorso per trasferire il paziente in un luogo di ricovero e lasciare il paziente assolutamente immobile su un piano rigido in posizione orizzontale. - 77 - Figura 50: Sono indicate in rosso le regioni il cui traumatismo costituisce un trauma vertebrale I sintomi da cui si può dedurre una lesione alla colonna sono: 1 Dolore in corrispondenza della colonna o della schiena eventualmente irradiato agli arti. 2 Perdita di sensibilità (formicolii, insensibilità al dolore): variabile in rapporto alla sede della lesione. 3 Perdita di forza (paresi, paralisi): variabile in rapporto alla sede della lesione. 4 Perdita di urine / feci. Possono essere presenti anche: 5 Turbe respiratorie con vomito; 6 Forte mal di testa con vomito; Attenzione: un paziente che cammina non esclude lesione alla colonna vertebrale. Spesso, inizialmente, i sintomi sono minori e sfumati e si definiscono con il trascorrere delle ore. - 78 - INTERVENTI IMMEDIATI E’ meglio essere prudenti e trattare il soggetto come se avesse una lesione spinale 1 Ricercare eventuali lesioni traumatiche sul corpo da riferire al centro medico 2 Verificare l'assenza di formicolii agli arti o eventuali paralisi. 3 Immobilizzare manualmente il paziente legandolo alla testa, al tronco ed ai piedi dopo aver imbottito gli incavi; la testa e il collo devono essere immobilizzati, se possibile, con l’uso di un collarino. 4 Provvedere al trasporto con più soccorritori (almeno in 5) ed effettuare lo spostamento o la rotazione del paziente con il numero di persone indicato, ma solo se assolutamente necessario (in poche parole il mantenimento in quella posizione comporta un rischio di vita maggiore dello spostamento). 5 Controllare i parametri vitali e attendere l’arrivo dei soccorsi. Cosa non fare: 6 Non dare da bere nulla al paziente. 7 Non muovere il paziente dalla posizione in cui si trova. 8 Non chiedetegli di muoversi solo per verificare se ha dolore al movimento. - 79 - CAPITOLO 7 Lesioni muscolo scheletriche (fratture, distorsioni, lussazioni) Fratture, distorsioni e lussazioni sono eventi fra i più frequenti in mare. Le ultime due sono in genere di facile risoluzione e dalle conseguenze circoscritte. Le fratture possono richiedere maggiore attenzione. La frattura è la rottura o frammentazione di un osso che si verifica a seguito di un evento traumatico. (Figura 51)Essa può essere: Semplice (A): se l’osso seppur spezzato è rimasto unito in una parte. Composta (B): se l’osso si è spezzato ma le due parti non sono lontane fra loro. Multipla o scomposta (C): la più grave se l’osso è ridotto in più frammenti. Sono sintomi della frattura il dolore intenso, il gonfiore, la deformazione della zona contenente la frattura, impossibilità di movimento se non a costo di un fortissimo dolore. Le fratture più comuni sono quelle che riguardano gli arti, superiori e inferiori (braccia, polso mani e gambe e piede). In mare possono non essere infrequenti anche A B C le fratture di faccia, clavicola o bacino. Figura 51: rappresentazione schematica di varie tipologie di fratture - 80 - INTERVENTI IMMEDIATI Nei casi di accertamento di fratture degli arti: 1 Contattare il centro medico. 2 Distendere la persona supina e medicare le ferite suturando se necessario. 3 Se vi è una emorragia effettuare una compressione sulla ferita applicando un laccio o una benda. 4 Provvedere ad immobilizzare la parte colpita anche utilizzando delle stecche (se non disponibili le stecche anche giornali, cartoni, coperte arrotolate) che siano abbastanza lunghe da superare la lunghezza delle articolazioni oltre la frattura. Le stecche vanno poste parallelamente all’arto e fermate con dei legacci (Figura 52). Figura 52: Vari tipi di immobilizzazione degli arti - 81 - Cosa non fare Non provare a tirare l’arto per ridurre la frattura a meno che non si sia guidati da personale medico. Nei casi di frattura del viso non si deve sottovalutare il fatto che la frattura può rivelarsi di notevole gravità. Di solito nel giro di un breve lasso di tempo compare una diffusa ecchimosi (grossi lividi) e se la frattura riguarda anche la mandibola bisogna fare attenzione a che non vengono ostruite le vie aeree (controllare la respirazione). INTERVENTI IMMEDIATI Sistemare l’infortunato nella posizione laterale di sicurezza. Immobilizzare la mandibola fratturata avvalendosi di una benda da collocare sotto il mento (Figura 53). Se la frattura interessa il setto nasale occorre soltanto medicare dal sanguinamento e dall’ecchimosi (livido) con garze imbevute di pomata assorbiedemi. Non bisogna cercare di ricomporre la frattura operazione che deve essere lasciata solo a personale esperto. Figura 53: Immobilizzazione di una frattura della mandibola - 82 - Nei casi di frattura della clavicola ci si accorge immediatamente della deformazione visibile della spalla interessata. Cosa fare Il braccio della spalla che ha subito la frattura va immobilizzato con una fascia (fazzoletto o lenzuolo o asciugamano), creando la posizione del “braccio al collo”. (Figura 54). Il braccio deve rimanere il più possibile in una posizione di immobilità. Figura 54: Immobilizzazione di una frattura alla clavicola - 83 - Distorsioni Movimenti troppo bruschi o repentini possono determinare una fuoriuscita momentanea dei capi articolari dalla loro sede naturale. Se il movimento è particolarmente traumatico si potrebbe verificare una lacerazione dei legamenti o addirittura nei casi più gravi anche una rottura. Di solito le distorsioni riguardano caviglia, piede, mano. Quando questo accade, la parte appare gonfia e il movimento provoca un dolore molto forte. Ci possono essere delle tumefazioni dovute alla fuoriuscita di sangue nella cavità articolare. INTERVENTI IMMEDIATI Porre l’articolazione in posizione sollevata ed applicare una borsa di ghiaccio. Va eseguita una fasciatura stretta con una steccatura. L’arto deve stare a riposo almeno per 4 o 5 giorni; il gonfiore deve gradualmente diminuire (Figura 55). La distorsione potrebbe nascondere una frattura, per questo se dopo uno o due giorni non si evidenziano miglioramenti ed il dolore persiste è necessario il contatto con il centro medico. Figura 55: Immobilizzazione degli arti per trattare una distorsione - 84 - Lussazioni Si definisce lussazione la fuoriuscita, in modo permanente, del capo articolare dalla sua sede. Tale evento può essere dovuto ad un trauma o ad un movimento troppo forte e non consono alla funzionalità dell’arto. Le lussazioni di solito coinvolgono spalla, gomito oppure anca e ginocchio ma non sono esenti le dita sia delle mani che dei piedi. Ci si avvede di essere in presenza di una lussazione perché si prova, poco dopo il trauma un dolore molto forte ed un blocco della articolazione che appare, anche a vista d’occhio, notevolmente deformata. INTERVENTI IMMEDIATI Posizionare ghiaccio sulla zona interessata e provvedere alla immobilizzazione con le fasciature; l’arto deve essere reso immobile. Contattare immediatamente il centro medico poiché è necessario l’intervento specialistico (Figura 56). Cosa non fare Evitare di muovere o tirare l’arto nel tentativo di far rientrare al suo posto il capo articolare. Tali manovre devono essere eseguite da personale specializzato. Figura 56: Fasciatura per intervento lussazione mano - 85 - Capitolo 8 Farmaci e presidi sanitari a bordo Affrontare un problema medico trovandosi in un peschereccio in navigazione è abbastanza complesso stante le modeste conoscenze mediche di un equipaggio. Nella maggioranza dei casi, l’assistenza medica ad ammalati e traumatizzati a bordo di imbarcazioni da pesca e navi consiste in una richiesta di qualche consiglio al proprio medico curante o, meglio ancora, ad un centro specializzato nell’assistenza medica dei naviganti. Centro che, in Italia, è rappresentato dal Centro Internazionale Radio Medico (CIRM), che, tra l’altro, ha curato l’edizione di questo testo. Dal peschereccio viene inviata una richiesta di consigli medici con descrizione della sintomatologia e riferendo pochi parametri oggettivi che si sia in grado di rilevare (polso, ritmo del respiro, temperatura, pressione arteriosa) ed il CIRM da le prescrizioni del caso o, se necessario e consentito dalla posizione del peschereccio, promuove il coordinamento di una missione di trasferimento di un ammalato o traumatizzato dalla imbarcazione in cui questi si trova fino al più vicino ospedale (MEDEVAC). Ovviamente, per potere trattare, anche solo per un breve periodo, un ammalato o un traumatizzato occorre disporre a bordo di medicinali ed altri presidi sanitari, la cui tipologia e le cui quantità sono previste dalla normativa. Le prescrizioni attualmente in vigore, che stanno per essere aggiornate, sono stabilite dal Decreto Ministeriale 25 maggio 1988 n. 279 che indica i medicinali, gli oggetti di medicatura e gli utensili di cui devono essere provviste le navi mercantili da traffico e da pesca, nonché le imbarcazioni e le navi da diporto. - 86 - Il Decreto suddivide le navi in 4 categorie. I pescherecci sono raggruppati in due categorie, quelli più grandi, che devono avere dotazioni più importanti in rapporto alle dimensioni ed alle rotte che possono seguire (stazza lorda superiore alle 10 tonnellate). Tali dotazioni sono elencate nella Tabella A del Decreto del 1988. I pescherecci più piccoli (stazza lorda superiore alle 10 tonnellate) debbono disporre di quanto indicato , incluse nella Tabella D del Decreto del 1988). La Tabella A del Decreto del 1988, prescrive di cosa debbono essere provviste le imbarcazioni da pesca costiera ravvicinata, così come definita nel paragrafo 9, comma terzo, del regolamento per l'esecuzione della legge 14 luglio 1965, n. 963, concernente la disciplina della pesca marittima, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 2 ottobre 1968, n. 1639, aventi stazza lorda superiore alle 10 tonnellate. La Tabella D del Decreto del 1988, prescrive la quantità minima indispensabile del materiale sanitario che deve essere contenuto nelle cassette di pronto soccorso che devono far parte della dotazione di bordo delle navi abilitate alla pesca costiera locale, così come definita nel paragrafo 9, comma secondo, del citato regolamento per la pesca marittima e delle navi abilitate alla pesca costiera ravvicinata, come definita nel paragrafo 9, comma secondo, del citato regolamento per la pesca marittima, aventi stazza lorda inferiore alle 10 tonnellate. Poiché i destinatari del presente volume saranno prevalentemente gli addetti che operano su piccole imbarcazioni da pesca, ci limiteremo a riassumere il contenuto di farmaci ed altro materiale sanitario previsto dalla Tabella D del Decreto del 1988. Tabella destinata ad essere modificata in tempi brevi. Quando lo sarà, la versione digitale di questo capitolo sarà rivista di conseguenza. - 87 - La Tabella 1 elenca il contenuto minimo di cui tutte le imbarcazioni devono essere dotate. Si tratta di un numero abbastanza limitato di articoli, che devono essere contenuti in una cassetta di Pronto Soccorso. ARTICOLO CONFEZIONE QUANTITA’ Disinfettante a base di ammonio quatemario Flacone da 250 cc. Ammoniaca In flacone di vetro scuro Bende di ricambio Confezioni di varie misure 1 1 5 1 1 1 1 1 1 1 1 Cerotto adesivo Confezione Cerotto medicato Confezione Cotone idrofilo Pacco di 250gr Forbice comune \ Garza idrofila compresse Confezioni di varie misure Garza vasellinata compresse Confezione Laccio emostatico \ Stecche per fratture Confezione Tabella 1 Detta cassetta (Figura 57), secondo quanto prescritto, deve essere di materiale rigido, a chiusura stagna, facilmente asportabile e galleggiante. Figura 57: La cassetta prevista dal DM 25 maggio 1988,n° 279 - 88 - Certamente le dotazioni previste dalla Tabella D sono abbastanza modeste e non aiutano a fronteggiare problemi medici che, sebbene non di particolare gravità, sulla base dell’esperienza del CIRM, si manifestano con una certa frequenza. Per tale ragione ed in attesa dell’aggiornamento della relativa normativa nazionale, raccomandiamo di integrare la cassetta di pronto soccorso delle imbarcazioni da pesca con quanto indicato nella Tabella 2. Tabella 2 Consiglio del CIRM sulle integrazioni della cassetta medicinali dei pescherecci - 89 - Per potere ottenere un’assistenza medica di buona qualità è indispensabile tenere sempre fornita la cassetta di pronto soccorso di bordo dei farmaci/presidi medici richiesti dalla normativa vigente, preferibilmente integrandoli con i suggerimenti del CIRM. - 90 - CAPITOLO 9 Le principali patologie trattabili con farmaci e presidi di automedicazione L’AUTOMEDICAZIONE L’automedicazione è un primo strumento di responsabilizzazione e, nel contempo di conoscenza di se nell’imparare a riconoscere i segnali di sofferenza del proprio corpo. È peculiare ricorrere all’automedicazione esclusivamente con prodotti sicuri acquistati in farmacie e parafarmacie. Questa tipologia di farmaci, è riconoscibile grazie ad un bollino rosso che riporta la scritta “farmaco senza obbligo di ricetta”. Questo “bollino di riconoscimento” è stato istituito con il Decreto del Ministero della Salute del 1° febbraio 2002. Deve essere riportato obbligatoriamente su tutte le confezioni dei farmaci vendibili senza obbligo di ricetta medica. PRINCIPALI DISTURBI CURABILI Affezioni della pelle Allergia Cefalea Disturbi del tratto gastroenterico Dolori articolari – Dolori muscolari Gastralgie Infezioni alle vie urinarie Malattie da raffreddamento /influenza Malattie infiammatorie dell’occhio Malattie infiammatorie dell’orecchio Stress ed ansia Verruche, calli e duroni - 91 - AFFEZIONI DELLA PELLE DERMATITE DA CONTATTO Sintomi: Bruciore Arrossamento Prurito della pelle RIMEDI CON LE ERBE: Olio di borragine, in caso di dermatite atopica, sono consigliati gli estratti di camomilla e liquirizia utili per le forme croniche anche di natura allergica. Sono reperibili in creme e cosmetici. COSA FARE COSA NON FARE Indossare indumenti chiari di cotone, seta che consentano alla pelle una buona traspirazione della parte lesa. Ridurre il consumo di: alcolici, carni rosse, latte, insaccati, dolciumi e bevande zuccherate. Questi alimenti possono contribuire alla proliferazione batterica e ad aumentare il livello di infiammazione Contatto diretto con sostanze irritanti (saponi, detergenti, alimenti, profumi, nichel, farmaci ad uso topico, foglie, piante, contatto con oggetti e sostanze chimiche, esposizione al sole) FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antistaminici per uso locale Principio Attivo Difenindramina cloridrato Isotipendile cloridrato Prometazina Nome di qualche farmaco Allergan® Calmogel® Fargan® Quando rivolgersi al medico: Se la dermatite diventa sede di sovra infezione ed i sintomi si acutizzano. In caso di prurito protratto e se l’infiammazione non si placa. - 92 - AFFEZIONI DELLA PELLE: FERITE ED ESCORIAZIONI TIPOLOGIA: Ferite da taglio, Ferite lacero – contuse, Ferite da punta Sia le ferite che le escoriazioni provocano un immediato sanguinamento e possono determinare un rischio di infezione per l’organismo. Riportiamo semplici consigli pratici: COSA FARE COSA NON FARE 1. Tamponare la ferita con garza sterile 2. Pulire la ferita con abbondante acqua corrente e sapone germicida 3. Disinfettare la ferita 4. Proteggere la ferita con cerotti o con garze sterili e aggiungere prodotti antisettici e cicatrizzanti Trascurare una ferita o un’infezione della pelle anche se di piccola entità Se la ferita è sanguinante, tamponare solo per pochi secondi FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antisettici/disinfettanti Principio Attivo Sodio ipoclorito Iodoprovidone Clorexidina gluconato Nome di qualche farmaco Amukine med® Betadine® Clorexan® Antibiotici per uso locale Neomicina/bacitracina/cisteina Neomicina/sulfatiazolo Cicatrene® Streptosil® con neomicina (spray cutaneo) Quando rivolgersi al medico: Nel caso l’area circostante la ferita sia molto gonfia e tesa, se compare la febbre, se si forma del pus ed il rigonfiamento si estende e se si formano delle vescicole purulente in corrispondenza della ferita. - 93 - AFFEZIONI DELLA PELLE: ERITEMA SOLARE, SCOTTATURE, PICCOLE USTIONI TIPOLOGIA: Rossore diffuso, e la cute si presenta calda soprattutto a 24 ore dall’esposizione, prurito persistente, spossatezza generalizzata. RIMEDI CON LE ERBE: Estratto di Camomilla (Matricaria recutita). Impacchi nella zona interessata. Ha potere antinfiammatorio. COSA FARE COSA NON FARE Alimentazione ricca di verdure e bere molti liquidi. Porre la pelle sotto acqua corrente fresca per alleviare il bruciore. Utilizzare panni freschi e traspiranti (piccole ustioni) Pulire accuratamente la zona ed immergerla in acqua fredda Detergere la lesione con un disinfettante e coprire l’area con una garza Esporsi al sole dopo la comparsa dell’eritema. Graffiare o grattare la pelle Rompere o pungere le vescicole che si possono formare dopo un’ustione FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Creme ed unguenti per piccole ustioni Principio Attivo Gel d’aloe Idrocortisone acetato Idrocortisone Nome di qualche farmaco Aloe vera Esi® gel Cortidro® Locoidon® Dermocortal® Quando rivolgersi al medico: Nel caso in cui sia associato uno stato febbrile. - 94 - AFFEZIONI DELLA PELLE: PUNTURE D’INSETTI- PESCI IN MARE SINTOMI: Arrossamento, prurito, gonfiore, irritazione e, in alcuni casi anche dolore nella zona interessata dalla puntura o dal contatto. RIMEDI CON LE ERBE: Oleolito di calendula: calmante. Olio di borragine (Borago officinalis): proprietà lenitive, calmanti, antipruriginose. COSA FARE COSA NON FARE Applicare immediatamente il ghiaccio che limita la diffusione del veleno. Applicare dell’allume di rocca inumidito direttamente sul pomfo: attenua il pizzicore Grattarsi. Sfregando il pomfo si rischia di favorire ancora di più il prurito Indossare abiti scuri: sembra che le zanzare ne siano maggiormente attratte Utilizzare ammoniaca sulla zona della puntura: potrebbe provocare delle ustioni cutanee FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Creme a base di cortisone Principio Attivo Diflucortolone Betametasone diproprionato Nome di qualche farmaco Temetex® Betametasone diproprionato 0.05% Quando rivolgersi al medico: Se il pomfo si gonfia e compare febbre. Se si ha improvvisamente difficoltà a respirare, o gonfiore al viso, alle labbra e alla gola rivolgersi urgentemente al più vicino Pronto Soccorso o chiamare il CIRM. - 95 - ALLERGIA SINTOMI: Rinite allergica, congiuntivite allergica, asma, broncocostrizione, dermatiti, eczemi, orticaria, shock anafilattico. RIMEDI CON LE ERBE: Perilla frutescens marcata attività antiallergica; pino, eucalipto fluidificanti del muco. COSA FARE Bere molta acqua Fare respiri profondi COSA NON FARE Esporsi ad ambienti con fumo, polveri, gasesalazioni tossiche, ambienti umidi. Uso eccessivo di farmaci, in particolare antibiotici, antinfiammatori, paracetamolo senza il consiglio del medico FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antistaminici (uso orale) Principio Attivo Dimetindene maleato Desclorfeniramina maleato Tonzilamina cloridrato Nome di qualche farmaco Fenistil® Polaraminar® Tonamil® Quando rivolgersi al medico: In caso di shock anafilattico (reazione allergica grave) è opportuno l’immediato ricovero verso il più vicino ospedale. - 96 - CEFALEA SINTOMI: Dolore alla testa, nevralgia. RIMEDI CON LE ERBE: Olio essenziale di menta o lavanda massaggiare nella zona frontetemporale. COSA FARE COSA NON FARE Seguire un’alimentazione sana e bilanciata, prediligendo piatti a base di verdure, pesce azzurro ricco di acidi grassi omega-3. Riposarsi in una stanza buia e tranquilla Esporsi ad ambienti con fumo, polveri, gas, esalazioni tossiche, ambienti umidi, bere alcolici, abuso di farmaci e analgesici FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antidolorifici Principio Attivo Ibuprofene (200 mg) Nome di qualche farmaco Moment® Quando rivolgersi al medico: Quando il dolore è persistente, e prolungato. In questi casi potrebbe essere opportuno eseguire accertamenti per una diagnosi accurata. - 97 - DISTURBI DEL TRATTO GASTROENTERICO: NAUSEA, VOMITO, STOMATITI, DIARREA SINTOMI: Vomito, diarrea, nausea, crampi addominali, dolori muscolari, astenia. RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero per ridurre la nausea. E’ indicato anche per l’acidità di stomaco. COSA FARE COSA NON FARE In caso di diarrea e vomito: Rimanere a riposo, Bere molta acqua, compresa quella di brodi e tisane, specie in caso di diarrea acuta In caso di diarrea acuta: Preferire alimenti solidi In caso di bruciore di stomaco: Preferire alimenti quali banane, carote lessate, patate. Si a yogurt e fermenti lattici. Usare olio extravergine d’oliva per favorire lo svuotamento gastrico In caso di diarrea e vomito: Assumere alimenti ricchi di fibre (cereali integrali) che possono acuire l’infiammazione del tratto gastrointestinale In caso di bruciore di stomaco: Assumere alimenti piccanti, fritti, brodo di carne Fumo Farmaci antinfiammatori e antidolorifici soprattutto in caso di stomatiti, perchè accentuano il sintomo. In caso di vomito e nausea sono anch’essi sconsigliati FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Fermenti lattici Principio Attivo Bifidobatteri Lattobacilli Nome di qualche farmaco Endolac®, Morelac® Infloran® Quando rivolgersi al medico: Quando il sintomo persiste per più di 5 giorni. - 98 - DISTURBI DEL TRATTO GASTROENTERICO: STIPSI, EMORROIDI SINTOMI: Stipsi: stitichezza difficoltà e sforzo nell’evacuare, feci dure. Emorroidi: dolore, prurito all’ano, fuoriuscita esterna della massa emorroidaria. RIMEDI CON LE ERBE: Stipsi: Rabarbaro (estratto), preparati a base di manna. Emorroidi: Cipresso. COSA FARE COSA NON FARE Stipsi: Bere molta acqua lontano dai pasti Prediligere alimenti ricchi di fibre, quali vegetali, pane e pasta integrale, frutta fresca soprattutto al mattino. Emorroidi: Stile di vita sano; 30 minuti di camminata tutti i giorni. Adeguata igiene intima Prediligere la doccia piuttosto che il bagno in vasca Stipsi: Ricorrere ai lassativi drastici quali olio di ricino, composti del magnesio Emorroidi: Stare seduti nel water per troppo tempo Utilizzare acqua ghiacciata per alleviare il fastidio Mangiare cibi piccanti Praticare sport quali ciclismo, equitazione, sollevamento pesi FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Stitichezza Emorroidi Capillaroprotettori Corticosteroidi Medicina naturale Principio Attivo Lattulosio Semi di piantaggine Centella, eparan solfato, escina, oxerulina, sulfopoliglicano Desametasone, fluocinolone, acetonide, fluorocortolone Flavonoidi Nome di qualche farmaco Lattulosio Sandoz® Fibrolax® Recto-Reparil® (supposte, pomata) Proctolyn® Daflon® 500 Quando rivolgersi al medico: Quando il sintomo persiste per più di 5 giorni. - 99 - DISTURBI ARTICOLARI E MUSCOLARI SINTOMI: Dolori articolari: Rigidità articolare, infiammazione articolare, sciatalgia, traumi, reumatismi. Dolori muscolari: Stiramenti, tendiniti, contratture. RIMEDI CON LE ERBE: Massaggi nella parte dolorante con oleolito d’iperico con aggiunta di olio essenziale di lavanda e di rosmarino. Tali composti hanno effetto antinfiammatorio e antidolorifico. COSA FARE COSA NON FARE Riposo assoluto in caso di dolori intensi. In caso di artrosi e torcicollo è sempre utile l’applicazione di calore. Fare sforzi di ogni genere che possono ulteriormente compromettere la parte lesa. Assumere alimenti zuccherini, a base di latte, latticini, formaggi, panna, burro…, carne rossa Preferire alimenti ricchi di fibre, frutta di stagione, pesce azzurro, olio di semi di lino spremuto a freddo. Bere almeno 2 litri di acqua al giorno FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antidolorifici Antinfiammatori Principio Attivo Acido acetilsalicilico sempre a stomaco pieno. Attenzione, può danneggiare lo stomaco Acido ascorbico Nome di qualche farmaco Aspirina® C / Vivin® C/ Salicina Ratiopharm® Aspro 500® / Aspirina® Quando rivolgersi al medico: Se il dolore persiste e non scompare entro alcuni giorni. - 100 - GASTRALGIE SINTOMI: Mal di stomaco, Gastrite acuta, iperacidità gastrica. RIMEDI CON LE ERBE: Infuso di camomilla, Decotto o infuso di semi di finocchio bevuto regolarmente per una settimana prima di addormentarsi contribuirà a ridurre il livello di acidità accumulato durante l’arco della giornata. COSA FARE COSA NON FARE Masticare il cibo bene e lentamente I cibi da preferire sono: mele, pere, banane, carote, patate. Si a fermenti lattici e yogurt. Per condire utilizzare solo olio extravergine d’oliva in quanto aumenta lo svuotamento gastrico Assumere alimenti irritanti e piccanti Bevande gassate Cibi particolarmente ricchi di grassi, in modo particolare fritti e brodo di carne Fumo (anche passivo) Assumere farmaci antinfiammatori e antidolorifici FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Procinetici Antiacidi Principio Attivo Potassio citrato, Acido tartarico Acido citrico, Bicarbonato di sodio, Carbonato di calcio, Citrati di sodio, Composti di alluminio e magnesio Nome di qualche farmaco Biochetasi® Quando rivolgersi al medico: Se i sintomi dovessero persistere oppure peggiorare con vomito, perdite di sangue è necessario rivolgersi immediatamente al medico! Fare attenzione all’assunzione di prodotti, anche da banco, contenenti metoclopramide. - 101 - INFEZIONI DELLE VIE URINARIE SINTOMI: Dolore durante la minzione, odore delle urine pungente, stimolo frequente di urinare con emissione di una piccola quantità di urine. Dolore all’addome e alla schiena, febbre, vomito, diarrea, irritabilità. RIMEDI CON LE ERBE: Uva Ursina, Betulla, Mirtillo rosso americano, Equiseto, Camomilla, Mirtillo nero COSA FARE COSA NON FARE Assumere il mirtillo nero/rosso con proprietà antibiotiche Bere molta acqua Preferire alimenti ricchi di fibra Mantenere un’accurata igiene intima Evitare Agrumi e cibi acidi che possono determinare irritazioni delle vie urinarie Bevande alcoliche e zuccheri che favoriscono la proliferazione dei batteri Caffè, tè e alcolici FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antispastici Principio Attivo Fumaria, ononide, piscidia Nome di qualche farmaco Soluzione Schoum® Quando rivolgersi al medico: Se i sintomi dovessero persistere o peggiorare con perdite di sangue e sintomi correlati è necessario rivolgersi immediatamente al medico curante. Potrebbe trattarsi anche di calcoli renali. - 102 - MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO: INFLUENZA SINTOMI: Febbre, Nevralgia diffusa, Astenia, Raffreddore. RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero (buon antipiretico), Aglio (antisettico). Tisana con timo, tiglio. COSA FARE COSA NON FARE Stare il piu’ possibile a riposo Bere molta acqua Preferire frutta ricca di vitamina C, ortaggi di stagione, pesce di mare, legumi, carni bianche. Esporsi al freddo. Dormire poco. Bere alcolici. Fumo (anche passivo). Ricorrere ad antibiotici anche senza consulto di medico Evitare di assumere alimenti dolci e latticini perché favoriscono la proliferazione batterica ed aumentano la condizione infiammatoria Frequentare ambienti chiusi ed affollati. FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Antinfluenzale sintomatici Antipiretici Principio Attivo Acido acetilsalicilico/ acido ascorbico Acido acetilsalicilico Paracetamolo/ sodio ascorbato Paracetamolo/ acido ascorbico Nome di qualche farmaco Aspirina C ® Vivin C® Salicina Ratiopharm® Aspro 500 ® Aspirina® Cebion febbre® Tachiflu® Quando rivolgersi al medico: Se la febbre non scompare dopo almeno 3 giorni - 103 - MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO: MAL DI GOLA, TOSSE SINTOMI: Mal di gola: bruciore e secchezza della gola, ingrossamento delle linfoghiandole del collo, ingrossamento delle tonsille - Tosse: tosse secca (senza muco), tosse grassa (con produzione di muco). RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero , Aglio. Tisana con timo, malva, camomilla, salvia. PER LA TOSSE: sulfumigi con oli essenziali di eucalipto, timo, pino silvestre, salvia COSA FARE COSA NON FARE Stare il più possibile a riposo Bere molta acqua Preferire frutta ricca di vitamina C, ortaggi di stagione, pesce di mare, legumi, carni bianche. Tosse: Inalare vapori balsamici con acqua molto calda. Porre un ulteriore cuscino dietro la schiena per agevolare la respirazione Esporsi al freddo Dormire poco, Bere alcolici, Fumo (anche passivo) Ricorrere ad antibiotici anche senza consulto di medico Evitare di assumere alimenti dolci e latticini perché favoriscono la proliferazione batterica ed aumentano la condizione infiammatoria Frequentare ambienti chiusi ed affollati. FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Mal di Gola Antisettici/disinfettanti associati con vitamina C o oli essenziali Espettoranti Associazioni tra espettoranti Mucolitici Con paracetamolo Principio Attivo Benzidamina cloridrato cetilpiridinio cloruro diclorofenilcarbitolo,amilmetacresolo Guaifenesina Solfoguanacolo Timo serpillo,castagno Bromexina cloridrato Destrometorfano Bromidrato e paracetamolo Nome di qualche farmaco Gola Action Iodosan® Benagol® Vicks tosse Sciroppo® Tio Guaialina® Tussamaf® Bisolvon Linctus® Honeyflu – capsule® Quando rivolgersi al medico: Se, dopo qualche giorno il sintomo persiste e si associa a febbre. - 104 - MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO: RAFFREDDORE SINTOMI: Secchezza della zona rino-faringea, scomparsa dell’odorato, secrezione mucosa dal naso, spesso associato a mal di testa, sinusite. RIMEDI CON LE ERBE: Zenzero (buon antipiretico), Aglio (agisce da antisettico). Limone, Miele di Eucalipto. Tisana con zenzero, rosa canina. COSA FARE COSA NON FARE Stare il più possibile a riposo Bere molta acqua Preferire frutta ricca di vitamina C, ortaggi di stagione, pesce di mare, legumi, carni bianche. Esporsi al freddo Dormire poco, Bere alcolici Fumo (anche passivo), Ricorrere ad antibiotici anche senza consulto di medico Assumere alimenti dolci e latticini in quanto favoriscono la proliferazione batterica ed aumentano la condizione infiammatoria Frequentare ambienti chiusi ed affollati. FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Per uso locale Preparazioni con oli essenziali Altre preparazioni Principio Attivo Efedrina anidra eucaliptolo Niaouli essenza Oxlmetazolina cloridrato Niaouli essenza eucaliptolo Eucaliptolo, clorobutanolo e canfora Timolo, mentolo Sali minerali Nome di qualche farmaco Rinovit (gocce rinologiche® pomata rinologica)® Vicks sinex spray nasale® Rinopaidolo® Rinostil® Quando rivolgersi al medico: Se il raffreddore non passa entro 3 giorni. - 105 - MALATTIE INFIAMMATORIE DELL’OCCHIO SINTOMI: Affaticamento visivo, arrossamenti oculari, congiuntivite irritativa, infezioni oculari, secchezza oculare, irritazioni palpebrali, orzaiolo (infezione acuta dovuta a stafilococchi). RIMEDI CON LE ERBE: Impacchi con Camomilla recutita. Utilizzata anche l’eufrasia come collirio e come lavanda oculare. Questa ha proprietà astringenti, antinfiammatorie, antibatteriche. COSA FARE COSA NON FARE Proteggere gli occhi dalla luce con occhiali scuri dotati di lenti certificate Bere almeno 2 litri di acqua al giorno Strofinarsi gli occhi con le mani FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Colliri lubrificanti decongestionanti anche con antistaminici Disinfettanti oculari Principio Attivo TS-polisaccaride presente nella pianta del Tamarindus indica Tetrizolina cloridrato Nafazolina=tonzilamina Tetrizolina= feniramina Zinco solfato= nafazolina Benzalconio cloruro Acido tannico= resorcina/ mentolo Nome di qualche farmaco TSP®collirio 0.2%, 0.5%, 1% Octilia® Imidazyl® antistaminico Stillergy® Indaco® Alfa C® Blefarolin® Quando rivolgersi al medico: In presenza di dolore persistente che non si attenua neanche chiudendo gli occhi, disturbi gravi della visione come visione offuscata, difficoltà a mettere a fuoco. Si può attendere qualche giorno se non si prova dolore. - 106 - MALATTIE INFIAMMATORIE DELL’ORECCHIO SINTOMI: Mal d’orecchio, tappo di cerume, irritazione dell’orecchio, talvolta si può percepire un fischio interno all’orecchio, perdita del senso dell’equilibrio (labirintite). RIMEDI CON LE ERBE: Tenere a bagno l’aglio crudo nell’olio, porre nell’orecchio qualche goccia di preparato. COSA FARE COSA NON FARE Utilizzare le cuffie anziché i tappi protettivi Il cerume può essere ammorbidito con lavaggi con bicarbonato di sodio, acqua ossigenata o olio d’oliva, olio di mandorle. Doccia calda Usare bastoncini di cotone (cotton fioc), possono irritare ulteriormente il condotto uditivo e spingono il cerume all’interno aumentando la formazione di un tappo Introdurre il dito nell’orecchio Usare tappi in gommapiuma per nuotare o per attutire i rumori esterni FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Anestetici e antidolorifici Preparati per rimuovere il cerume Principio Attivo Lidocaina procaina Fenazone Xilene Nome di qualche farmaco Anauran® Otalgan® Cerulisina® Quando rivolgersi al medico: Ricorrere immediatamente ad un medico se il mal d’orecchio diventa persistente, in presenza di fuoriuscita di materiale sieroso mucoso o purulento o di sangue dal condotto uditivo esterno, calo di udito, rumori auricolari, vertigini, prurito intenso, arrossamenti, tumefazioni. - 107 - STRESS ED ANSIA SINTOMI: Battito del cuore accelerato, senso di soffocamento, senso di oppressione, tristezza, angoscia incontrollabile e persistente, irritabilità, disturbi del sonno, tensione nervosa, perdita di memoria, stato confusionale. RIMEDI CON LE ERBE: Tisane a base di Camomilla, Valeriana, Melissa, Biancospino, Tiglio, Passiflora. COSA FARE COSA NON FARE Cercare di trovarsi i propri spazi coltivando hobbies e passioni in modo da poter ritrovare se stessi e scaricare la propria tensione e ansia. Essere positivi e fiduciosi Bere tisane calmanti Sfogare sugli altri il proprio stress o le proprie irritazioni Sfogare sul cibo le proprie preoccupazioni e tensioni Mangiare velocemente senza masticare. Eccedere nell’uso di tranquillanti. FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Calmanti Principio Attivo Valeriana Valeriana/passiflora/menta Biancospino/Melissa/Magnesio Nome di qualche farmaco Ticalma® Biocalm® Vagostabil® Quando rivolgersi al medico: Quando ci si rende conto che l’ansia determina un forte cambiamento delle proprie abitudini quotidiane. - 108 - VERRUCHE – CALLI – DURONI SINTOMI: Verruche: Piccole escrescenze di forma arrotondata con superficie ruvida, fastidiose – Calli: ispessimento della pelle, assenza di dolore o dolorabilità, sensazione di bruciore o dolore pulsante, possibile formazione di fessurazioni – Duroni: Possono essere duri o morbidi, bordi definiti. RIMEDI CON LE ERBE: Tea tree oil nel trattamento delle verruche e micosi. COSA FARE COSA NON FARE Asciugarsi nella sede di verruche e funghi con salviette di carta. Levigare duroni e calli con pietra pomice dopo aver ammorbidito il piede in acqua calda. Asciugarsi accuratamente dopo docce o bagni. Frequentare docce pubbliche e piscine a piedi scalzi. Asciugarsi con asciugamani comuni. Consumare cibi zuccherini, alimentano la formazione di funghi e verruche. FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE Tipologia Farmaci Trattamento di calli o verruche Trattamento specifico delle micosi Principio Attivo Acido tricloroacetico Acido salicilico Bifonazolo Clotrimazolo Nome di qualche farmaco Cl tre® Transversal® Bifazol® Canesten® Quando rivolgersi al medico: Chi soffre di diabete, in caso di patologie della circolazione, perdita di sensibilità, o di variazioni del colore o della temperatura della pelle. - 109 -