Achille Olivieri All’interno delle “Culture-Mondo” di Venezia nel Settecento Metodologie e indagini Copyright © MMVIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–2659–5 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: agosto 2009 Indice Introduzione ................................................................................. 7 PARTE PRIMA Il “discorso” storico ..................................................................... 9 Capitolo I L’uso della storia sociale ............................................................. 11 Capitolo II Storia e antropologia: le idee di scambio e sognare ................... 15 Capitolo III Critica, criticismo ........................................................................ 23 Capitolo IV Le aritmie del tempo storico ........................................................ 67 PARTE SECONDA “Civilità”, civiltà. Erasmo e Venezia ........................................... 87 Capitolo I A proposito di una riedizione del libro maffeiano sul governo provinciale romano ...................................................................... 89 Capitolo II Plutarco nel Settecento: lettori, eruditi ........................................ 99 Capitolo III Per una grammatica dell’idea di “civiltà”: ideologia o rivoluzione nel 1797? ......................................................................... 115 5 6 Indice Capitolo IV La storia e il mondo trasfigurato in musica: Venezia dopo il 1797 e Giuseppe Toaldo ............................................................... 129 Capitolo V La felicità dello stato e del cittadino nella cultura veronese e la Rivoluzione francese .............................................................. 151 Capitolo VI Appiano Buonafede e il dibattito settecentesco sul suicidio ........ 175 Capitolo VII Tolleranza, ovvero “umanità” in Alberto Fortis ......................... 205 Capitolo VIII Erasmo e Rousseau: l’episcopato del Giovannelli (1795– 1797) ............................................................................................. 219 Capitolo IX Intellettuali, filogiacobini, preti refrattari e immagini rivoluzionarie durante l’episcopato Giovannelli a Venezia: il dibattito intorno alla “vita civile” ........................................................ 235 Capitolo X “Rappresentare” la Rivoluzione del 1789: Ippolito Pindemonte e Jules Michelet .............................................................. 241 Capitolo XI Una recente ricerca sul Settecento religioso e culturale italiano .......................................................................................... 253 Capitolo XII Réalisme. Alle origini di una parola moderna ............................. 269 Indice analitico .............................................................................. 273 Introduzione Non è inutile proporre una serie di saggi che tentano di scandagliare, percorrendo due prospettive, la prima maggiormente collegata allo studio delle metodologie sociali, mentre la seconda indaga lo spirito plutarchiano delle culture, i movimenti intellettuali del Settecento, con un particolare accento veneziano. Il termine “Illuminismo” (Emmanuel Kant) presenta nuovamente il suo “volto”: un volto dai colori multiformi come variegato appare il mondo degli intellettuali che lo dipingono, e lo ispirano. Questa particolare vena “pittorica” costituisce lo sfondo di questi saggi nei quali Plutarco non manca di animare la problematica. All’interno della ragione che “rischiara”, entro il suo oscillare fra memoria ed immaginazione (Voltaire), uno strato profondo proveniente dalle culture ereticali del Cinquecento, dal luteranesimo e dall’anabattismo, si è racchiuso al suo interno in maniera proficua. Il termine “illuminato” era presente nei testi “ereticali” del Cinquecento ed il termine segnalava non solo lo spirito religioso quanto una forma della ragione religiosa in grado di aprirsi all’ideologia politica, al politique “illuminato” e saggio. Voltaire sviluppa questa trama ove il philosophe riafferma la sua presenza. Nel mito di Plutarco si racchiude questo percorso: una linea ove la “virtù” ritrova intatto il suo potere volto a mantenere il ruolo della ragione vivido e forte. La storia aiuta a tracciare disegni di culture e società. “Calligrafie” (Michel De Certeau) di miti che accompagnano oppure si contendono il dominio ideologico della ragione. Forme diseguali di un nuovo sapere che diffonde, dopo averla elaborata, l’idea di progresso e di prosperità. Emerge una architettura della dinamica della ragione che non manca di ritrovare fonti bibliche, quando in Daniele (8,12; 8,24) si afferma: «et faciat et prosperabitur»; ed inoltre: «Universa vastabit et prosperabitur», accompagnandosi al Libro dei Re. Sono “calligrafie” di movimenti che racchiudono al loro interno un territorio nascosto che ne alimenta il percorso. Anche per questo motivo la ragione dell’enciclopedista ingloba quello spirito millenarista che non tramon7 8 Introduzione ta nel corso del Settecento, fino a riscoprire la notte dei sogni, e la melancholia delle passioni. Quando la ragione diviene “infedele” moltiplica la nascita di creature ideologiche che non alimentano l’ideale della “virtù”. Dialettiche vive che rinnovano il potere intellettuale dell’enciclopedismo. Achille Olivieri PARTE PRIMA Il “discorso” storico ∗ ∗ Queste pagine accompagnano a partire dal 1998 i lunghi seminari e convegni, mantenendo sullo sfondo i problemi relativi alla storia del Rinascimento e delle eresie rinascimentali: Padova, Venezia, Vicenza, Tours, Roma, costituiscono le “spie” dei problemi presentati. Ringrazio per I consigli: Arnaldo Momigliano, Franco Sartori, Franco Venturi, Alberto Tenenti. Per l'aiuto insistito: Silvia Ferretto, Sandra Secchi Olivieri, Massimo Galtarossa. 9 10 Introduzione Capitolo I L’uso della storia sociale È stata sempre una tendenza della storia sociale, e delle scienze che utilizza, porsi il problema della sua identità. La disciplina con la quale si è continuamente confrontata non poteva non essere la sociologia, quella sociologia che Durkheim1 aveva ripetutamente teorizzato come disciplina capace di interpretare la storia delle società. L’altra disciplina con la quale non manca di confrontarsi per la sua stessa natura, lo studio dell’uomo sociale e delle sue variazioni ambientali oltre che storiche, era l’antropologia, l’antropologia nelle vesti ora di Malinowski, ora di Marcel Mauss nel cui lavoro si presenta nelle sembianze di un’antropologia culturale delle società. Quindi la collocazione della storia sociale nell’ambito del dibattito storiografico che si sviluppa in Germania negli anni che vanno dal 1860 al 1870, che accompagnano il lavoro di Durkheim e in seguito di Max Weber2, fino a giungere a Fernand Braudel, costituisce uno dei temi più affascinanti della storiografia contemporanea. Per definirla nei suoi metodi e nei suoi concetti e nelle sue teorie3 si è dovuto discutere dettagliatamente sulle discipline che a lei si congiungono e che insieme a lei contribuiscono a formularne il pensiero metodologico. Se nei dibattiti dell’Ottocento tedesco la storia sociale dialogava con la storia economica, con la storia politica, e con la storia religiosa e si contendeva con la sociologia il primato, nel corso del Novecento, allarga sempre più le aree di confronto e gli scambi metodologici: con l’antropologia, con la geografia, 1 Ed il richiamo all’Erlebnis (1883) di Dilthey ne può arricchire il quadro. Cfr., Pietro Rossi, Introduzione a MAX WEBER, Il metodo delle scienze storico–sociali, Torino 1958, pp. 9–57. 2 Importante il riferimento di Max Weber ai «quadri fantastici», ibidem, p. 216. 3 Oppure sull’organizzazione del sapere, ibidem., p. 217. 11 12 Parte prima – Il discorso storico con la storia del diritto, con la psicologia, con gli studi sulla storia delle religioni, fino a inglobare la storia delle donne, la storia del pensiero filosofico, e la psicanalisi. Fra i vari concetti che lentamente prendono corpo in questo dialogo continuo con le scienze che sono utili per definire una società ed i suoi mutamenti si sono inseriti per merito di Fernand Braudel altri temi di fondo: la etnostoria, come storia delle etnie, delle razze, del sangue come attributo di un popolo o di un gruppo umano, in altri termini storia delle etnie e del loro ascendente nel movimento politico e sociale che porta alla formazione degli stati ed alle identità sociali che li arricchiscono. Ovviamente dietro a quest’impianto si sente prepotente il desiderio di fare della storia sociale un campo scientifico particolare dentro al quale la storia delle profondità, teorizzata da Fernand Braudel4, può raggiungere i suoi migliori risultati. Tuttavia non si sono tenuti presenti dalla critica storiografica alcuni dei nuovi concetti che permettono di far progredire la problematica della storia sociale e le sue possibili definizioni. A nostro parere due sono i concetti che possono essere avanzati ed utilizzati: il concetto di scambio, ed il concetto di congettura. Il primo si richiama all’antropologia, il secondo richiama un metodo critico che inizia a formularsi nel corso del Rinascimento sul piano della storia e dei suoi mutamenti. Peter Burke nel suo ampio volume Storia e teoria sociale5 quando presenta lo schema dei concetti centrali della sua ricostruzione non si sofferma sufficientemente sui due termini che in questo libro si tenta di proporre. Pertanto un nuovo gruppo di schede problematiche è lecito proporre imperniate su questi due termini. In particolare il concetto di scambio costituisce una chiave metodologica non secondaria di lettura delle società. Il loro dinamismo, la loro biografia divengono una importante prospettiva da proporre. Non si può ricorrere a questi concetti come a concetti che tentano di far rivivere una storia già conosciuta: il termine biografia di una società potrebbe far pensare alla sorprendente terminologia di Voltaire, per esempio, che rivelava la struttura retorica di ogni apparato biografico. È utile inoltre segnalare l’importanza contemporanea4 FERNAND BRAUDEL, Les jeux de l’échange, in Civilisation materielle, économie et capitalisme, 15.–18. siecle, II, Paris 1979, p. 224. Per descrivere un fenomeno sociale sulla lunga durata le scienze dell’uomo si intersecano attorno all’argomento prescelto. 5 PETER BURKE, Storia e teoria sociale, Bologna 1999. I. L’uso della storia sociale 13 mente di una biografia di un’opera soffermandosi sulla sua formazione, sul suo germinare all’interno di uno spazio di una cultura o di un insieme di culture. Nel riprendere in particolare il concetto di biografia sociale o di biografie collettive, si tende a costruire di un insieme sociale tutte le sue sfaccettature e varianti, tutti i suoi scambi. Biografia di un insieme che tradisce mutamenti, sfaccettature complesse, desideri: un corpo sociale in movimento. Ma appunto perché si tratta di un corpo sociale in movimento, ove avvengono tutti gli scambi possibili con le discipline che possono mettere in risalto le sue nervature, occorre prendere in considerazione il suo status storiografico. Il congetturare diventa un pratica rivelatrice dei movimenti, dei desideri, dei sogni, del corpo di una società che si prende in esame. Una società infatti, vive, si alimenta, commercia, si istituzionalizza, crea gerarchie, rielabora miti e sogna per l’appunto un corpo collettivo del quale occorre compiere un’analisi. Per questo è fuorviante ritornare ad antiche discussioni relative alla storia come subcultura, mentre la storia sociale diviene elemento di un processo storico più ampio. La storia è a tutti gli effetti un sapere–mondo, un sapere che va alla scoperta dei meccanismi, non solo del pensiero, ma delle società. È infatti opportuno teorizzare dopo le economie–mondo, le culture–mondo che si accompagnano alla storia dei movimenti delle società umane. Quindi nel discorso di una storia sociale che può presentarsi con le nuove vesti del ritratto d’insieme, l’antico termine storiografico di biografia sociale può ritornare utile: nel termine tutte le possibili rappresentazioni di una società possono essere sperimentate e congetturate. Congettura pertanto conclude questo primo sguardo d’intenti verso una diversa congettura della storia sociale. Già nelle pagine di Marc Bloch6 si avverte un tentativo di studiare le società nelle loro strutture interne ponendo una serie di antinomie: culture egemoni e culture popolari, culture folkloriche e culture di classe, storia degli intellettuali e storia delle mentalità sociali, storia religiosa e storia dei gruppi d’intellettuali che creano la storia religiosa, per esempio gli ecclesiasti, i pedagoghi, i confessori, il teatro reli6 Cfr. in particolare MARC BLOCH, I re taumaturghi. Studi sul carattere sovrannaturale attribuito alla potenza del re particolarmente in Francia e in Inghilterra, con la prefazione di Carlo Ginzburg e un Ricordo di Marc Bloch di Lucien Febvre, Torino 1973. Parte prima – Il discorso storico 14 gioso. Bloch ha sentito la necessità quindi, nel suo percorrere il vasto mondo delle culture e degli intellettuali che si nascondono all’interno delle società, di creare una diversa nozione di gruppo che si arricchisce con lo studio delle reti etniche delle società: i diversi gruppi con i quali si suddivide la storia religiosa sono in realtà delle microsocietà che alimentano le loro problematiche e che intervengono nelle decisioni del Principe o del vescovo o dello Stato. Queste microsocietà rappresentano strati sociali non sempre omogenei e talora con derivazioni etniche peculiari. Importante tuttavia è stato il suo bisogno di avanzare una nozione di gruppo che a sua volta si alimenta di gruppi diversificati. Tanti micromondi che si trovano inseriti in un insieme. Proprio questa sfaccettatura multiforme della società richiama i due concetti che si è proposto: scambio e congettura. Congetturare quindi, diventa un’altra forma della funzione dello storico che usa l’anatomia come strumento di scrittura, di decodificazione, e di costruzione delle biografie sociali. Congetturare è quindi un movimento intellettuale che non manca di arricchirsi del tessuto ereticale del Cinquecento, quando il philologus seziona le parole, o le immerge nella durata della storia. Contemporaneamente si pone in opera quel suggerimento di Max Weber, quel suo invito a rintracciare sempre nel lavoro della storia7 le strutture logiche della storia stessa. 7 Per una storia della biografia cfr. ARNALDO MOMIGLIANO, Lo sviluppo della biografia greca, Torino 1974. Cfr. inoltre ID., Sui fondamenti della storia antica, Torino 1984.