Persinsala Teatro
Fabio Di Todaro
marzo 17, 2014
Al Teatro della Cooperativa di Milano è andato nuovamente in
scena Nomi, cognomi e infami, lo spettacolo di Giulio Cavalli
che fa riflettere in modo ironico sul delicato tema delle
criminalità organizzate.
pe
rs
in
sa
la
Parla senza peli sulla lingua: e fin qui nulla di nuovo. Ma di Nomi,
cognomi e infami, opera di Giulio Cavalli riproposta nei giorni scorsi al
Teatro della Cooperativa di Milano, stupisce la stringente attualità,
nonostante lo spettacolo sia stato prodotto quattro anni fa. Non un’epoca
a teatro, ma il segno dell’immobilismo di un Paese che, sebbene la morsa
della crisi sia sempre più stringente, ha finora lasciato scorrere invano
giorni preziosi.
È un monologo intelligente quello dell’attore lodigiano, abile a coinvolgere
con ritmo costante il pubblico e a farlo finanche sorridere, nonostante
l’amarezza dei temi trattati. Uomini veri e altrettanti taroccati. Sul palco è
tutto un susseguirsi di persone che, per il loro spiccato senso civile, sono
oggi riconosciute come eroi: dai giornalisti Peppino Impastato e Roberto
Saviano ai magistrati Bruno Caccia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ma Cavalli, pur non citandoli, fa riferimento anche a tanti altri esponenti
dell’antimafia meno noti: la giornalista Rosaria Capacchione, i
rappresentanti dell’associazione Libera, il magistrato palermitano Nino Di
Matteo.
A frapporsi a loro, nello spettacolo come nella vita, una serie di personaggi
balzati agli onori della cronaca per pavidità, povertà culturale e interessi
illeciti. Vengono così fuori dei ritratti di boss autentici, ma difficili da
riconoscere. Costanti anche i riferimenti alla Lombardia, divenuta terreno
di coltura prima di Cosa Nostra e più recentemente della ‘Nrangheta. «Se
l’eroina era un business per le organizzazioni criminali e i suoi morti sono
riconducibili ad attività illecite, la Lombardia è la regione che conta il più
alto numero di morti di mafia». Giulio Cavalli, nei panni del giullare
medioevale, punta a stimolare «il muscolo della curiosità, perché non ha
senso commemorare ogni anno le vittime di mafia e vivere tutti gli altri
giorni dimenticandosi di loro e fingendo di non vedere ciò che accade
attorno a noi». Chiaro il riferimento alle recenti celebrazioni in memoria di
Lea Garofalo: «Quanti di voi sanno che Lea è morta per colpa dello Stato
che le ha tolto il programma di protezione riservato ai testimoni di
giustizia?». Pochi, sicuramente, sebbene il 14 ottobre scorso le lacrime
https://teatro.persinsala.it
1/2
Persinsala Teatro
Persinsala Teatro
Fabio Di Todaro
marzo 17, 2014
la
abbiano rigato il volto di molti italiani, nel giorno del funerale in cui Milano
ha reso omaggio alla donna di Petilia Policastro uccisa dalla mafia
calabrese all’ombra della Madonnina nel 2009.
Cronaca e analisi si intrecciano, portando in copertina storie meno note
anche al pubblico più sensibile alla tematica. Lo spettacolo – tratto
dall’omonimo libro scritto da Cavalli e pubblicato da Edizioni Ambiente –
riesce nell’intento di svegliare le menti ed esorcizzare il tema delle
minacce, mai direttamente affrontato dall’attore nel corso della
rappresentazione.
sa
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della Cooperativa
via Hermada, 8 – Milano
pe
rs
in
Nomi, cognomi e infami
di e con Giulio Cavalli
produzione Bottega Dei Mestieri Teatrali
con il contributo di Next Regione Lombardia e Fondazione Cariplo-Etre
https://teatro.persinsala.it
2/2
Persinsala Teatro