Campo Scuola Cilento - Istituto Comprensivo Pacifici Sezze

I.C. “Pacifici Sezze – Bassia
Bassiano”
no”
CAMPO SCUOLA
2014/2015
Pompei – Paestum
Paestum-Cilento
Referente: prof.ssa Marina Caldarozzi
Classi partecipanti: IA – IB – IE – IF - IG
POMPEI
Cenni su Pompei
Pompei fu fondata dagli Osci intorno all'VII secolo a.C., su un pianoro formato da una colata
lavica, poco distante dal fiume Sarno, anche se diverse testimonianze attribuiscono i primi
insediamenti umani già a partire dal IX secolo a.C.: durante il periodo osco, il borgo, importante nodo
viario, con strade per Cuma, Nola e Stabiae, venne cinto da mura e raggiunse un'estensione pari a 63
ettari. Pompei risentì degli influssi prima dei Greci, grazie alla conquista di Cuma nel periodo
compreso tra il 525 e 474 a.C., e poi degli Etruschi, sotto i quali fu costruito il tempio di Apollo; fu
conquistata dai Sanniti, che scendendo dai monti dell'Irpinia la posero alle dipendenza di Nocera. Fu
proprio sotto questi ultimi che Pompei divenne un ricca città commerciale, con un piccolo fiorente
porto e cinta da mura
possenti,
costruite
intorno al 300 a.C.
Domenica andammo a Pompei. - Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla
posterità. Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante. Le case sono piccole e anguste, ma tutte contengono
all'interno elegantissime pitture. Notevole la porta cittadina, con l'attiguo sepolcreto; la tomba di una sacerdotessa è a
forma di panca circolare, con una spalliera di pietra dov'è incisa un'iscrizione in lettere capitali. Guardando oltre la spalliera
si vede il mare e il sole al tramonto. Un posto mirabile, degno di sereni pensieri.
Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832), Viaggio in Italia, 1816.
Conquistata dai Romani nel III secolo a.C., continuò il suo sviluppo di città commerciale,
esportando, in tutto il Mediterraneo, olio e vino, di cui era produttrice soprattutto nel periodo del II
secolo a.C.: in questi anni si assistette anche ad un forte sviluppo urbanistico, con la costruzione del
foro, del tempio di Giove, di Iside e della Basilica, oltre a numerose case e ville residenziali. Sotto il
dominio romano divenne prima municipium, godendo anche di una parziale indipendenza, grazie
all'appoggio fornito durante la seconda guerra punica e poi colonia, col nome di Cornelia Veneria
Pompeianorum, a seguito della conquista da parte di Silla nell'89 a.C., durante le guerre sociali. La
zona fu colpita da un violento terremoto nel 62 e la città subì notevoli danni, in parte prontamente
riparati: tuttavia nel 79, mentre alcuni edifici erano ancora in fase di restauro, un'eruzione del
Vesuvio seppellì la città sotto una coltre di ceneri e lapilli, cancellandola interamente. Negli anni
successivi, la zona, arida e spoglia, non fu soggetta a ripopolamento e nonostante alcune ricerche
svolte nel I secolo, non venne più ritrovata, rimanendo sepolta per quasi 1700 anni.
Cenni sugli scavi archeologici
I primi scavi nell'area pompeiana si ebbero a partire dal 1748, per volere di Carlo III di
Borbone a seguito del successo dei ritrovamenti di Ercolano: i sondaggi furono svolti da Rocque
Joaquin de Alcubierre, che, credendo di essere sulle tracce dell'antica Stabiae, riportò alla luce nei
pressi della collina di Civita diverse monete ed oggetti d'epoca romana, oltre a porzioni di costruzioni,
prontamente ricoperte dopo l'esplorazione. Le esplorazioni furono ben presto abbandonate a causa
degli scarsi ritrovamenti e ripresero soltanto nel 1754; nel 1763, grazie al rinvenimento di
un'epigrafe, che parlava chiaramente della Res Publica Pompeianorum, si intuì che si trattava della
antica città di Pompei. Con Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, e l'ingegnere Francesco La Vega,
parte della città, come la zona dei teatri, il tempio di Iside, il Foro Triangolare, diverse case e
necropoli vennero riportate completamente alla luce e non più seppellite, ma rimaste a vista; fu
durante il dominio francese, con a capo Gioacchino Murat e la moglie Carolina, che gli scavi
godettero di un momento di ottima fortuna: venne individuata la cinta muraria e riportata quasi del
tutto alla luce la zona di Porta Ercolano; inoltre, grazie alle pubblicazioni volute da Carolina, la fama
di Pompei crebbe in tutta Europa, diventando tappa obbligata del Grand Tour.
Con il ritorno dei Borbone a Napoli, gli scavi vissero un periodo di stasi: se si esclude
Francesco I, con Ferdinando II e Francesco II, le rovine furono usate soltanto come posto da far
visitare agli ospiti di corte. A seguito dell'unità d'Italia e soprattutto grazie a maggiori disponibilità
economiche, sotto la guida di Giuseppe Fiorelli, si assistette ad una veloce ripresa delle indagini, in
modo ordinato, con la prima divisione della città in regiones ed insulae; nel 1863 venne introdotta la
tecnica dei calchi, mentre, tra il 1870 ed il 1885, fu redatta la prima mappa dell'intera area
pompeiana. Durante il XX secolo, con Vittorio Spinazzola prima e Amedeo Maiuri dopo, furono
completati la maggior parte degli scavi nei pressi di Porta Ercolano, della zona meridionale della città
e di Villa dei Misteri, mentre si intrapresero importanti sessioni d'indagine lungo Via
dell'Abbondanza. A partire dagli anni sessanta si resero necessari lavori di restauro per gli edifici
esistenti, che hanno di molto rallentato nuovi scavi, anche a causa di problemi di natura economica.
Nel 1980 il sito fu gravemente danneggiato dal violento terremoto dell'Irpinia. Tra gli anni novanta e
gli anni '10 del nuovo millennio, i nuovi scavi si concentrarono nella zona della IX regio, anche se
molti fondi furono dirottati sulla conservazione ed il restauro dei monumenti già scavati; nel 1997
l'area archeologica entrò a parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. A seguito della mancanza
di un piano di restauro dell'intero sito, accentuato dal crollo della Casa dei Gladiatori nel 2010,
l'Unione europea stanziò un finanziamento per la salvaguardia degli scavi: tuttavia, durante lo
svolgimento dei lavori di ristrutturazione, che presero il nome di "Grande Progetto Pompei", si
verificarono altri crolli, riguardanti per lo più parti di muratura, travature dei tetti o pezzi di intonaco.
Ville
Sono relativamente poche le ville d'otium ritrovate a Pompei: queste particolari costruzioni
residenziali, a cui sempre veniva aggiunta una parte dedicata alle attività agricole, come celle vinarie,
torchi e presse, erano costruite solitamente in luoghi isolati e panoramici, lontano dal centro abitato:
Pompei infatti aveva un sobborgo, chiamato Pagus Augustus Felix Suburbanus ed oggi riconducibile
ai territori di Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno, in cui sorgevano numerose ville di questo tipo,
mentre ville propriamente d'otium si ergevano nella zona di Oplontis e sulla collina di Varano, a
Stabiae. Tuttavia sono presenti nei pressi del centro cittadino, appena fuori o addossate alle antiche
mura della città, abitazioni di questo genere.
è situata poco fuori porta
La Villa dei Misteri
Ercolano
e
la
sua
costruzione risale al II
secolo a.C.: fu esplorata
tra il 1909 ed il 1910 ed in
1930; deve il suo nome ad
seguito tra il 1929 ed il
una serie di affreschi
presenti nel triclinio, con
figure
a
grandezza
naturale, tecnica chiamata
megalographia,
che
rappresentano o uno
spettacolo di mimi, o
momenti di un rito,
oppure i preparativi per
un matrimonio. La villa, a
Pompei, Villa dei Misteri
ambienti rustici, come il
due piani, presentava sia
forno, le cucine ed il torchio, sia residenziali, come l'atrio, una veranda ed il quartiere termale.
La Villa di Diomede, situata sempre nei pressi di porta Ercolano, a poca distanza da Villa dei
Misteri, deve il suo nome ad una tomba posta di fronte l'ingresso, appartenuta a Marcus Arrius
Diomedes. Fu scavata tra il 1771 ed il 1774 e presenta ambienti sia residenziali che rustici, oltre ad un
ampio quartiere termale ed un triclinio con vista sul mare; una scala inoltre permetteva l'accesso ad
un ambiente inferiore costruito su un criptoportico ed utilizzato come cantina, presso il quale furono
trovati diversi corpi sepolti dall'eruzione ed una cospicua somma di denaro.
La Villa Imperiale si trova invece nei pressi di porta Marina e fu scoperta nel 1943: si tratta di
una grossa struttura, costruita abusivamente alla fine del I secolo a.C., nei pressi del tempio di
Venere: fu notevolmente danneggiata dal terremoto del 62 e in seguito restaurata. La costruzione è
preceduta da un lungo portico, ricco di edicole, lungo circa 90 metri, mentre il triclinio è il più grande
rinvenuto a Pompei e presenta dei cicli pittorici in quarto stile, anche se non mancano esempi di
pittura in terzo stile, che gli artisti mantennero durante i lavori di ristrutturazione.
La Villa di Giulia Felice, situata nei pressi di Porta Sarno, fu esplorata tra il 1755 e il 1757 e poi
nuovamente tra il 1953 e il 1953. La casa, che a seguito del terremoto del 62 fu data in parte in
affitto, è formata da un doppio atrio, un peristilio con al centro una peschiera ed un altare dedicato
ad Iside ed un triclinio che aveva la funzione di grotta, dalla quale sgorgava acqua che attraverso un
sistema di cascate terminava nell'ampio giardino.
Di altre ville si conosce l'esistenza perché esplorate durante il periodo borbonico, per essere
depredate degli oggetti e pitture, o ritrovate accidentalmente, ma poi successivamente riseppellite.
Case
Le case erano strutturate principalmente in tre tipologie, a seconda del ceto sociale e delle
ricchezze del proprietario: le domus appartenevano ai ricchi ed erano abitazioni molto grandi che si
disponevano solitamente intorno ad un atrio; avevano inoltre una zona dove si svolgeva la vita
domestica, come cucine e stanze da letto ed una zona di rappresentanza, come il tablino, triclinio ed
un peristilio con al centro il giardino, spesso ornato con fontane e non di rado un quartiere termale.
Case più piccole invece erano di proprietà del ceto medio ed erano composte per lo più da un cortile
centrale scoperto intorno al quale si aprivano i cubicoli ed un piccolo giardino adibito ad orto. Infine
le cosiddette pergule, piccole case che appartenevano ai commercianti, formate da un vano che
affacciava sulla strada ed utilizzato come bottega e, sul retro, piccole stanze, sfruttate sia come
magazzini che come abitazioni. Alcune tra le case più importanti:
La Casa del Citarista, dal nome di statua raffigurante Apollo Citarista: di proprietà dei Popidii,
come testimoniato da insegne elettorali, presenta due peristili con sculture di animali in bronzo,
ambienti termali ed un'area commerciale adibita a panificio, pasticceria e taverna.
La Casa del Menandro, di proprietà dei Poppaei, risale al III secolo a.C. ed ha subito poi
numerosi rifacimenti che hanno incentrato la costruzione attorno al peristilio: presenta un atrio
tuscanico con pitture in quarto stile, un salone con la raffigurazione umoristica delle nozze di
Ippodamia ed un mosaico rappresentate scene nilotiche ed un quartiere termale con il calidarium
adornato con mosaico con scene di animali marini
La Casa degli Amorini Dorati fu costruita nel III secolo a.C. e ampliata nel I secolo a.C. ed
apparteneva a Gnaeus Poppaeus Habitus: così chiamata a
seguito del ritrovamento di una lamina d'oro sul quale
erano disegnati degli amorini, si sviluppa intorno al
peristilio con giardino, decorato con statue in marmo e
affreschi che rappresentano divinità egizie; notevole il
salone, con decorazioni in terzo stile e pavimentazione a
mosaico.
Affresco proveniente dalla Casa degli Amorini
La Casa del Fauno risale al II secolo a.C. anche se fu
notevolmente ampliata nel secolo successivo: ha una
superficie di circa tremila metri quadrati ed è così
denominata per il ritrovamento di una statua in bronzo
raffigurante un fauno, al centro dell'impluvium.
Sicuramente una delle maggiori dimore di Pompei, ha
due giardini con peristilio e due atri ed era decorata
con affreschi in primo stile e pavimentata con mosaici,
tra cui quello dell'esedra, raffigurante la battaglia tra
Dario e Alessandro, oggi al museo archeologico
nazionale di Napoli.
La Casa dei Vettii deve il suo nome alla famiglia
a cui apparteneva, i Vettii appunto, come testimoniato
da diverse iscrizioni elettorali e sigilli: l'abitazione,
imperniata intorno al peristilio, fu ristrutturata nel I
secolo. All'ingresso è l'affresco di Priapo ed il larario
mentre nella cucina sono state ritrovate numerose
pentole; la maggior parte della casa presenta affreschi
in quarto stile, con pannelli colorati nel caratteristico
Pompei, Casa del Fauno, impluvium
rosso pompeiano.
La Casa del Chirurgo è una delle più antiche di
Pompei, risale infatti al III secolo a.C., anche se poi nel corso degli anni ha subito due grossi interventi
di restauro ed è così chiamata per il ritrovamento di numerosi oggetti medici, come sonde e bisturi: i
muri interni sono costruiti a opera a telaio, mentre le uniche opere decorative ancora presenti sono
una serie di affreschi in un ambiente finestrato, nei pressi del giardino, in primo ed in quarto stile.
La Casa del Poeta Tragico fu scavata tra il 1824 ed il 1825 ed ha delle dimensioni ridotte
rispetto alle altre grandi case di Pompei. All'ingresso è collocato un mosaico che reca la scritta:
« CAVE CANEM » (Traduzione: “attenti al cane”)
All'interno erano presenti diversi affreschi poi staccati e
conservati al museo nazionale di Napoli, come la scena di prove
teatrali, da cui la casa prende il nome, oppure episodi dell'Iliade.
Pompei, Casa del Poeta Tragico, mosaico
Edifici pubblici
La vita quotidiana dei
commerciali si svolgevano in
Il Foro era il cuore
abbattendo le numerose
piazza fu abbellita con
a delimitare lo spazio del
pompeiani e loro attività politiche e
luoghi separati, con sedi ben definite.
della città: fu sistemato nel II secolo a.C.,
botteghe che lo circondavano e l'enorme
statue, mai ritrovate, di dei o di cittadini illustri;
foro erano gli archi onorari: se ne conservano
tre ed avevano una funzione
puramente scenica, rivestiti completamente in
Pompei, arco onorario
marmo ed erano dedicati ad
Augusto, a Tiberio e a Caligola.
Intorno al foro si affacciavano gli edifici più importanti della città, come quelli
dell'Amministrazione Pubblica, dove si riunivano le personalità politiche, costruiti al periodo
precedente all'80 a.C. e ristrutturati a seguito del terremoto del 62; la Basilica, riservata alla giustizia
e alle faccende economiche; la Mensa Ponderaria, ossia l'ufficio della misurazione delle capacità e del
peso: era costituita da due banchi soprapposti, con cavità di diverse misure e aperture per la
fuoriuscita del prodotto misurato
Il Foro Triangolare, altra importante piazza di Pompei, situato nella zona meridionale della
città.
Il Macellum era il mercato della città.
I Granai del Foro era invece il mercato della frutta e della verdura e probabilmente al
momento dell'eruzione non era ancora completato o non in uso.
Molto utilizzato nell'antica Pompei era il pane: esistevano circa trentaquattro panifici, con
forni a legna, macine e un banco per la vendita.
I termopoli erano edifici nel quale venivano venduti cibi caldi e bevande e a Pompei se ne
contavano poco meno di un centinaio.
L'Officina del Garum era addetta alla vendita del garum, una particolare salsa ottenuta dalla
fermentazione delle interiora di pesci.
Numerose erano a Pompei le officine per la lavorazione della lana.
Il Castellum Aquae era il
principale edificio per il rifornimento
un'altezza di quarantadue metri, nei
idrico della città: situato ad
pressi di Porta Vesuvio,
convogliava le acque provenienti
dall'acquedotto romano del
Serino in un sistema di tre
condutture
regolate
da
saracinesche.
fu costruita negli ultimi anni di vita di
La Schola Armaturarum
Pompei ed era un edificio di
stampo militare dove i giovani
venivano istruiti alla lotta e alle
Pompei, Schola Armaturarum
arti gladiatorie; inoltre fungeva da
deposito per le armi, come testimoniato da un elevato numero di armature ritrovate al suo interno.
Edifici ludici
Erano molteplici le attività di intrattenimento dei pompeiani: spettacoli di gladiatori
nell'anfiteatro, spettacoli culturali come commedie, poesie o musica nei teatri, bagni, massaggi e
ginnastica nelle strutture termali, combattimenti ed allenamenti militari nelle palestre e svago
sessuale nei lupanari.
Templi
La maggior parte delle strutture sacre di Pompei fu costruita tra il III ed il II secolo a.C. e poi
notevolmente ampliata a seguito della dominazione di Lucio Cornelio Silla: al momento dell'eruzione
erano quasi tutte in ristrutturazione o ricostruzione a seguito del terremoto del 62.
Alcuni templi: Tempio di Apollo, Tempio Dorico, Tempio di Giove, Tempio di Venere, Tempio
di Asclepio, Tempio di Iside, Santuario dei Lari Pubblici.
Necropoli
Come stabilito dalle leggi romane, le tombe dovevano essere costruite al di fuori delle mura
cittadine e così, in prossimità delle porte di Pompei, sorgono diverse necropoli. La necropoli di Porta
Nocera è quella di maggiori dimensioni e la più importante.
PAESTUM
Cenni storici
Fondata dai Greci intorno al 600 a.C, si
chiamava inizialmente Poseidonia, da Poseidone, o
Nettuno, dio del mare, al quale la città era stata
dedicata. Tra il 400 e il 273 fu occupata dalla
popolazione italica dei Lucani. Nel 273 divenne
colonia romana col nome di Paestum. Ma è indubbio
che la fondazione della città fosse preceduta
dall'impianto di una fattoria commerciale sulla
sponda sinistra e presso la foce del fiume Silaros e
che le condizioni malariche del terreno indussero poi i
primitivi coloni a spostare il centro abitato verso oriente, su un banco calcareo leggermente rialzato
sulla pianura e sul litorale, lungo il corso di un altro fiume minore (fiume Salso o Capofiume).
Dall'impianto primitivo sul Silaros sviluppò il porto marittimo e fluviale della città e presso di esso
Paestum, Templi di Hera e Poseidone
sorse il Tempio di Era Argiva, che diventò presto uno dei più grandi e venerati santuari dell'Italia
antica: circa 50 stadi separavano la città dallo Heraion e dal suo emporio sul fiume. La fine
dell’Impero Romano coincise grosso modo con la fine della città. Verso il 500 a.C., infatti, in seguito
ad un’epidemia di malaria, aggravata dall’insalubrità del territorio, gli abitanti gradualmente
abbandonarono la città. La riscoperta di Paestum risale al 1762, quando fu costruita la strada
moderna che l’attraversa tuttora.
Origini e principali vicende storiche
Le colonie greche nel Mediterraneo più importanti furono quelle fondate in Asia Minore e
nella Magna Grecia, termine che indica l’insieme delle città fondate dai greci in Italia meridionale e in
Sicilia, una delle quali era appunto Paestum. Madrepatria di Paestum era Sibari, fondata nel 720 a.C.
da Achei e Trezeni, i quali furono perciò detti sibariti. Questi ultimi erano famosi per la ricchezza, il
lusso e la superbia. Lo storico Diodoro Siculo, del I sec. a.C., scrisse che ‘i Sibariti erano schiavi del
ventre e amanti del lusso’. Strabone, geografo greco vissuto tra il 60 e il 20, racconta che i Sibariti
avevano creato un insediamento fortificato nei pressi della foce del fiume Sele, estendendo la loro
influenza sui territori limitrofi. Siamo a cavallo tra il VII e il VI sec. a.C. La fondazione della città si
dovette al bisogno che Sibariti ebbero di aprirsi una via commerciale fra lo Ionio e il Tirreno
attraverso la dorsale dell'Appennino. La colonia, situata in un punto strategico, al centro dell’incrocio
delle vie commerciali tra il bacino ionico e le regioni italiche, fu chiamata Poseidonia in onore di
Poseidone, dio del mare. Fu nel 510 a.C., in seguito alla distruzione di Sibari per opera dei Crotonesi,
quando molti sibariti fuggirono a Poseidonia con le loro ricchezze, la loro esperienza e il loro spirito di
intraprendenza, che la città raggiunse un alto livello di potenza economica e politica. A questo
periodo risale la costruzione dei tre templi noti col nome di Basilica, tempio di Poseidone e tempio di
Cerere, coevi a quell’unico affresco greco finora scoperto, nella tomba del Tuffatore. Nel V secolo i
Lucani, popolo italico, cominciarono ad infiltrarsi nella colonia, lasciando numerose testimonianze
della propria influenza in tombe affrescate secondo il modello dei
maestri greci. Sul finire del IV secolo, alleatisi con i Bruzi, sostennero
una lunga lotta contro i Greci per il dominio dei nuovi territori verso il
mare, che si concluse con la riaffermazione della loro supremazia sulla
città.
Paestum, Tomba del tuffatore
Nel 273 a.C. i Romani occuparono Poseidonia che così divenne
la fedele Paestum romana, che si dimostrò vicina a Roma anche nei momenti più drammatici della
sua storia. Durante il periodo romano, nel III secolo, le attività economiche e culturali fiorirono
nuovamente: sorsero nuovi edifici pubblici, come l’anfiteatro, il foro e il ginnasio, che contribuirono a
donare alla città quell’aspetto che gli scavi hanno riportato alla luce. Tra i fattori che portarono al
declino di Paestum, la realizzazione di nuove strade per il commercio in Oriente, che finirono per
isolare irrimediabilmente la città dalle principali vie commerciali, e l’epidemia di malaria del IX
secolo, unita alle scorrerie dei pirati saraceni, che costrinsero i pestani a rifugiarsi sui monti, e ad
abbandonare l’antica Poseidonia.
Area archeologica
Paestum è circondata da una cinta muraria quasi totalmente conservata, con un perimetro
poligonale che si sviluppa per circa 4,75 km, seguendo l'andamento del banco di travertino sul quale
sorge la città. È costituita da una muratura a doppia cortina di grandi blocchi squadrati, riempita al
centro con terra ed intervallata da 28 torri a pianta quadrata e circolare, di cui quasi tutte sono
distrutte o ridotte a ruderi.
In corrispondenza dei punti cardinali si aprono le quattro porte principali d'accesso: Porta
Sirena, Porta Giustizia, Porta Marina, Porta Aurea; vi sono inoltre una serie di ben 47 aperture minori,
chiamate posterulae, funzionali sia all'accesso in città sia all'organizzazione della difesa.
La Via Sacra, strada delle processioni religiose, è stata rimessa in luce nel 1907 ed è larga 9
metri, lastricata da grossi blocchi di calcare che conservano il solco lasciato dal passaggio delle ruote
dei carri e munita di marciapiedi sopraelevati; il suo lastricato è romano, ma il tracciato risale all’età
greca; sulla sinistra si estende un vasto quartiere di abitazione della città, parzialmente scavato con
grandi case signorili sovrapposte a più antiche costruzioni.
L’area del Foro è una piazza rettangolare sistemata dopo
l’insediamento della colonia latina in un settore dell’agorà della città greca,
era fiancheggiato da vari edifici pubblici e religiosi e botteghe e cinto su tre
lati almeno da un porticato su un piano leggermente rialzato.
Altri edifici: macellum, Curia, Terme, Larario cittadino, Capitolium,
Paestum, Anfiteatro
Comitium, Aerarium, Anfiteatro.
I templi
Miracolosamente giunti in ottime condizioni, tanto da essere considerati esempi unici
dell'architettura magno-greca, sono i tre templi di ordine dorico edificati nelle due aree santuariali
urbane di Paestum, dedicate rispettivamente ad Hera e ad Athena.
CILENTO
Il Cilento, ossia Lucania occidentale, è una subregione montuosa della Campania in provincia
di Salerno, nella zona meridionale della regione, dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.
Mitologia
Il Cilento da decenni ha ispirato poeti e cantori . Molti dei miti greci e romani che sono alla
base della nostra cultura occidentale sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è
quello dell'isola delle sirene, nell'Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero,
irradiavano un canto che faceva impazzire i
marinai
di
passaggio,
sugli scogli. L'isoletta che ispirò
portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni
il Cantore dell'antichità probabilmente è
quella di fronte a Punta Licosa,
a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al
suo mare Ulisse si fece legare
quell'ingannevole canto. Un
all'albero di maestra per ascoltare
altro mito importante è quello di
Palinuro,
il
British Museum, Ulisse e le Sirene su vaso attico a
viaggio verso le
nocchiero di Enea. Durante il
figure rosse
coste del Lazio cadde in mare
insieme al timone.
Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un'estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma
quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei
luoghi: da allora quel promontorio prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito è quello di Giasone e gli
Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo
santuario alla foce del fiume Sele (l'attuale Santuario di Hera Argiva).
Dalla preistoria ai grandi filosofi greci
I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i
resti dell'omo camaerotensis, e a Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell'industria della pietra;
nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate si sono ritrovati
reperti paleolitici.
La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole
Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell'interno
lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di
culto e di mercato); mentre il mare lo
avvicinava
alle
civiltà
nuragiche, a quelle egee e mediterranee.
Poi tra il VII e il VI secolo a.C.
degli
Achei,
fondarono
arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti
Posidonia: divenuta in epoca romana
Paestum.
Nello
stesso
dall'Asia Minore, sorse Elea
periodo per mano dei Focesi, provenienti
(poi divenuta la Velia romana): il fiorente
centro cilentano ospiterà la
Senofane
(o,
più
Scuola Eleatica di filosofia, l'artefice è
probabilmente, Parmenide) nel VI secolo
a.C., e quella medica da cui
trasse origine l'importante Scuola Medica
Salernitana, madre della
Paestum si continuò a battere
moderna medicina occidentale. Mentre a
moneta anche in epoca romana.
Busto di Parmenide, fondatore della Scuola Eleatica
Patrimonio mondiale dell'umanità
Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli:
vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare
alimenti destinati alle mense romane); fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno,
l'avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta
a Capaccio nel 1246 contro Federico II); i "moti del Cilento" del 1828, con l'insurrezione contro
Francesco I di Borbone e i suoi ministri, seguiti vent'anni dopo da nuovi moti antiborbonici;
l'adesione all'unità d'Italia cui rapidamente seguirono gli anni del brigantaggio postunitario.
Tracce,
ricordi,
monumenti,
culture, sentieri legati a questa ricca storia
sono salvaguardati grazie al Parco
Nazionale del Cilento. Dal giugno 1997, il
Cilento è inserito nella rete delle Riserve
Resti di un teatro greco nel sito archeologico di Elea-Velia
della biosfera del Mab-Unesco (dove Mab sta
per "Man and biosphere"): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste
particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo
compatibile con la natura e la cultura.
Nel 1998 inserito insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di
patrimonio mondiale dell'umanità.
Il Cilento rappresentano anche un luogo della Dieta
Mediterranea, inscritta alle liste del patrimonio culturale
immateriale dell’umanità nel novembre 2010.
Nel 2010 il Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano ed
Alburni è stato inserito nella rete europea dei Geoparchi.