I.C. “Pacifici Sezze – Bassia Bassiano” no” CAMPO SCUOLA 2014/2015 Pompei – Paestum Paestum-Cilento Referente: prof.ssa Marina Caldarozzi Classi partecipanti: IA – IB – IE – IF - IG POMPEI Cenni su Pompei Pompei fu fondata dagli Osci intorno all'VII secolo a.C., su un pianoro formato da una colata lavica, poco distante dal fiume Sarno, anche se diverse testimonianze attribuiscono i primi insediamenti umani già a partire dal IX secolo a.C.: durante il periodo osco, il borgo, importante nodo viario, con strade per Cuma, Nola e Stabiae, venne cinto da mura e raggiunse un'estensione pari a 63 ettari. Pompei risentì degli influssi prima dei Greci, grazie alla conquista di Cuma nel periodo compreso tra il 525 e 474 a.C., e poi degli Etruschi, sotto i quali fu costruito il tempio di Apollo; fu conquistata dai Sanniti, che scendendo dai monti dell'Irpinia la posero alle dipendenza di Nocera. Fu proprio sotto questi ultimi che Pompei divenne un ricca città commerciale, con un piccolo fiorente porto e cinta da mura possenti, costruite intorno al 300 a.C. Domenica andammo a Pompei. - Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità. Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante. Le case sono piccole e anguste, ma tutte contengono all'interno elegantissime pitture. Notevole la porta cittadina, con l'attiguo sepolcreto; la tomba di una sacerdotessa è a forma di panca circolare, con una spalliera di pietra dov'è incisa un'iscrizione in lettere capitali. Guardando oltre la spalliera si vede il mare e il sole al tramonto. Un posto mirabile, degno di sereni pensieri. Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832), Viaggio in Italia, 1816. Conquistata dai Romani nel III secolo a.C., continuò il suo sviluppo di città commerciale, esportando, in tutto il Mediterraneo, olio e vino, di cui era produttrice soprattutto nel periodo del II secolo a.C.: in questi anni si assistette anche ad un forte sviluppo urbanistico, con la costruzione del foro, del tempio di Giove, di Iside e della Basilica, oltre a numerose case e ville residenziali. Sotto il dominio romano divenne prima municipium, godendo anche di una parziale indipendenza, grazie all'appoggio fornito durante la seconda guerra punica e poi colonia, col nome di Cornelia Veneria Pompeianorum, a seguito della conquista da parte di Silla nell'89 a.C., durante le guerre sociali. La zona fu colpita da un violento terremoto nel 62 e la città subì notevoli danni, in parte prontamente riparati: tuttavia nel 79, mentre alcuni edifici erano ancora in fase di restauro, un'eruzione del Vesuvio seppellì la città sotto una coltre di ceneri e lapilli, cancellandola interamente. Negli anni successivi, la zona, arida e spoglia, non fu soggetta a ripopolamento e nonostante alcune ricerche svolte nel I secolo, non venne più ritrovata, rimanendo sepolta per quasi 1700 anni. Cenni sugli scavi archeologici I primi scavi nell'area pompeiana si ebbero a partire dal 1748, per volere di Carlo III di Borbone a seguito del successo dei ritrovamenti di Ercolano: i sondaggi furono svolti da Rocque Joaquin de Alcubierre, che, credendo di essere sulle tracce dell'antica Stabiae, riportò alla luce nei pressi della collina di Civita diverse monete ed oggetti d'epoca romana, oltre a porzioni di costruzioni, prontamente ricoperte dopo l'esplorazione. Le esplorazioni furono ben presto abbandonate a causa degli scarsi ritrovamenti e ripresero soltanto nel 1754; nel 1763, grazie al rinvenimento di un'epigrafe, che parlava chiaramente della Res Publica Pompeianorum, si intuì che si trattava della antica città di Pompei. Con Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, e l'ingegnere Francesco La Vega, parte della città, come la zona dei teatri, il tempio di Iside, il Foro Triangolare, diverse case e necropoli vennero riportate completamente alla luce e non più seppellite, ma rimaste a vista; fu durante il dominio francese, con a capo Gioacchino Murat e la moglie Carolina, che gli scavi godettero di un momento di ottima fortuna: venne individuata la cinta muraria e riportata quasi del tutto alla luce la zona di Porta Ercolano; inoltre, grazie alle pubblicazioni volute da Carolina, la fama di Pompei crebbe in tutta Europa, diventando tappa obbligata del Grand Tour. Con il ritorno dei Borbone a Napoli, gli scavi vissero un periodo di stasi: se si esclude Francesco I, con Ferdinando II e Francesco II, le rovine furono usate soltanto come posto da far visitare agli ospiti di corte. A seguito dell'unità d'Italia e soprattutto grazie a maggiori disponibilità economiche, sotto la guida di Giuseppe Fiorelli, si assistette ad una veloce ripresa delle indagini, in modo ordinato, con la prima divisione della città in regiones ed insulae; nel 1863 venne introdotta la tecnica dei calchi, mentre, tra il 1870 ed il 1885, fu redatta la prima mappa dell'intera area pompeiana. Durante il XX secolo, con Vittorio Spinazzola prima e Amedeo Maiuri dopo, furono completati la maggior parte degli scavi nei pressi di Porta Ercolano, della zona meridionale della città e di Villa dei Misteri, mentre si intrapresero importanti sessioni d'indagine lungo Via dell'Abbondanza. A partire dagli anni sessanta si resero necessari lavori di restauro per gli edifici esistenti, che hanno di molto rallentato nuovi scavi, anche a causa di problemi di natura economica. Nel 1980 il sito fu gravemente danneggiato dal violento terremoto dell'Irpinia. Tra gli anni novanta e gli anni '10 del nuovo millennio, i nuovi scavi si concentrarono nella zona della IX regio, anche se molti fondi furono dirottati sulla conservazione ed il restauro dei monumenti già scavati; nel 1997 l'area archeologica entrò a parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. A seguito della mancanza di un piano di restauro dell'intero sito, accentuato dal crollo della Casa dei Gladiatori nel 2010, l'Unione europea stanziò un finanziamento per la salvaguardia degli scavi: tuttavia, durante lo svolgimento dei lavori di ristrutturazione, che presero il nome di "Grande Progetto Pompei", si verificarono altri crolli, riguardanti per lo più parti di muratura, travature dei tetti o pezzi di intonaco. Ville Sono relativamente poche le ville d'otium ritrovate a Pompei: queste particolari costruzioni residenziali, a cui sempre veniva aggiunta una parte dedicata alle attività agricole, come celle vinarie, torchi e presse, erano costruite solitamente in luoghi isolati e panoramici, lontano dal centro abitato: Pompei infatti aveva un sobborgo, chiamato Pagus Augustus Felix Suburbanus ed oggi riconducibile ai territori di Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno, in cui sorgevano numerose ville di questo tipo, mentre ville propriamente d'otium si ergevano nella zona di Oplontis e sulla collina di Varano, a Stabiae. Tuttavia sono presenti nei pressi del centro cittadino, appena fuori o addossate alle antiche mura della città, abitazioni di questo genere. è situata poco fuori porta La Villa dei Misteri Ercolano e la sua costruzione risale al II secolo a.C.: fu esplorata tra il 1909 ed il 1910 ed in 1930; deve il suo nome ad seguito tra il 1929 ed il una serie di affreschi presenti nel triclinio, con figure a grandezza naturale, tecnica chiamata megalographia, che rappresentano o uno spettacolo di mimi, o momenti di un rito, oppure i preparativi per un matrimonio. La villa, a Pompei, Villa dei Misteri ambienti rustici, come il due piani, presentava sia forno, le cucine ed il torchio, sia residenziali, come l'atrio, una veranda ed il quartiere termale. La Villa di Diomede, situata sempre nei pressi di porta Ercolano, a poca distanza da Villa dei Misteri, deve il suo nome ad una tomba posta di fronte l'ingresso, appartenuta a Marcus Arrius Diomedes. Fu scavata tra il 1771 ed il 1774 e presenta ambienti sia residenziali che rustici, oltre ad un ampio quartiere termale ed un triclinio con vista sul mare; una scala inoltre permetteva l'accesso ad un ambiente inferiore costruito su un criptoportico ed utilizzato come cantina, presso il quale furono trovati diversi corpi sepolti dall'eruzione ed una cospicua somma di denaro. La Villa Imperiale si trova invece nei pressi di porta Marina e fu scoperta nel 1943: si tratta di una grossa struttura, costruita abusivamente alla fine del I secolo a.C., nei pressi del tempio di Venere: fu notevolmente danneggiata dal terremoto del 62 e in seguito restaurata. La costruzione è preceduta da un lungo portico, ricco di edicole, lungo circa 90 metri, mentre il triclinio è il più grande rinvenuto a Pompei e presenta dei cicli pittorici in quarto stile, anche se non mancano esempi di pittura in terzo stile, che gli artisti mantennero durante i lavori di ristrutturazione. La Villa di Giulia Felice, situata nei pressi di Porta Sarno, fu esplorata tra il 1755 e il 1757 e poi nuovamente tra il 1953 e il 1953. La casa, che a seguito del terremoto del 62 fu data in parte in affitto, è formata da un doppio atrio, un peristilio con al centro una peschiera ed un altare dedicato ad Iside ed un triclinio che aveva la funzione di grotta, dalla quale sgorgava acqua che attraverso un sistema di cascate terminava nell'ampio giardino. Di altre ville si conosce l'esistenza perché esplorate durante il periodo borbonico, per essere depredate degli oggetti e pitture, o ritrovate accidentalmente, ma poi successivamente riseppellite. Case Le case erano strutturate principalmente in tre tipologie, a seconda del ceto sociale e delle ricchezze del proprietario: le domus appartenevano ai ricchi ed erano abitazioni molto grandi che si disponevano solitamente intorno ad un atrio; avevano inoltre una zona dove si svolgeva la vita domestica, come cucine e stanze da letto ed una zona di rappresentanza, come il tablino, triclinio ed un peristilio con al centro il giardino, spesso ornato con fontane e non di rado un quartiere termale. Case più piccole invece erano di proprietà del ceto medio ed erano composte per lo più da un cortile centrale scoperto intorno al quale si aprivano i cubicoli ed un piccolo giardino adibito ad orto. Infine le cosiddette pergule, piccole case che appartenevano ai commercianti, formate da un vano che affacciava sulla strada ed utilizzato come bottega e, sul retro, piccole stanze, sfruttate sia come magazzini che come abitazioni. Alcune tra le case più importanti: La Casa del Citarista, dal nome di statua raffigurante Apollo Citarista: di proprietà dei Popidii, come testimoniato da insegne elettorali, presenta due peristili con sculture di animali in bronzo, ambienti termali ed un'area commerciale adibita a panificio, pasticceria e taverna. La Casa del Menandro, di proprietà dei Poppaei, risale al III secolo a.C. ed ha subito poi numerosi rifacimenti che hanno incentrato la costruzione attorno al peristilio: presenta un atrio tuscanico con pitture in quarto stile, un salone con la raffigurazione umoristica delle nozze di Ippodamia ed un mosaico rappresentate scene nilotiche ed un quartiere termale con il calidarium adornato con mosaico con scene di animali marini La Casa degli Amorini Dorati fu costruita nel III secolo a.C. e ampliata nel I secolo a.C. ed apparteneva a Gnaeus Poppaeus Habitus: così chiamata a seguito del ritrovamento di una lamina d'oro sul quale erano disegnati degli amorini, si sviluppa intorno al peristilio con giardino, decorato con statue in marmo e affreschi che rappresentano divinità egizie; notevole il salone, con decorazioni in terzo stile e pavimentazione a mosaico. Affresco proveniente dalla Casa degli Amorini La Casa del Fauno risale al II secolo a.C. anche se fu notevolmente ampliata nel secolo successivo: ha una superficie di circa tremila metri quadrati ed è così denominata per il ritrovamento di una statua in bronzo raffigurante un fauno, al centro dell'impluvium. Sicuramente una delle maggiori dimore di Pompei, ha due giardini con peristilio e due atri ed era decorata con affreschi in primo stile e pavimentata con mosaici, tra cui quello dell'esedra, raffigurante la battaglia tra Dario e Alessandro, oggi al museo archeologico nazionale di Napoli. La Casa dei Vettii deve il suo nome alla famiglia a cui apparteneva, i Vettii appunto, come testimoniato da diverse iscrizioni elettorali e sigilli: l'abitazione, imperniata intorno al peristilio, fu ristrutturata nel I secolo. All'ingresso è l'affresco di Priapo ed il larario mentre nella cucina sono state ritrovate numerose pentole; la maggior parte della casa presenta affreschi in quarto stile, con pannelli colorati nel caratteristico Pompei, Casa del Fauno, impluvium rosso pompeiano. La Casa del Chirurgo è una delle più antiche di Pompei, risale infatti al III secolo a.C., anche se poi nel corso degli anni ha subito due grossi interventi di restauro ed è così chiamata per il ritrovamento di numerosi oggetti medici, come sonde e bisturi: i muri interni sono costruiti a opera a telaio, mentre le uniche opere decorative ancora presenti sono una serie di affreschi in un ambiente finestrato, nei pressi del giardino, in primo ed in quarto stile. La Casa del Poeta Tragico fu scavata tra il 1824 ed il 1825 ed ha delle dimensioni ridotte rispetto alle altre grandi case di Pompei. All'ingresso è collocato un mosaico che reca la scritta: « CAVE CANEM » (Traduzione: “attenti al cane”) All'interno erano presenti diversi affreschi poi staccati e conservati al museo nazionale di Napoli, come la scena di prove teatrali, da cui la casa prende il nome, oppure episodi dell'Iliade. Pompei, Casa del Poeta Tragico, mosaico Edifici pubblici La vita quotidiana dei commerciali si svolgevano in Il Foro era il cuore abbattendo le numerose piazza fu abbellita con a delimitare lo spazio del pompeiani e loro attività politiche e luoghi separati, con sedi ben definite. della città: fu sistemato nel II secolo a.C., botteghe che lo circondavano e l'enorme statue, mai ritrovate, di dei o di cittadini illustri; foro erano gli archi onorari: se ne conservano tre ed avevano una funzione puramente scenica, rivestiti completamente in Pompei, arco onorario marmo ed erano dedicati ad Augusto, a Tiberio e a Caligola. Intorno al foro si affacciavano gli edifici più importanti della città, come quelli dell'Amministrazione Pubblica, dove si riunivano le personalità politiche, costruiti al periodo precedente all'80 a.C. e ristrutturati a seguito del terremoto del 62; la Basilica, riservata alla giustizia e alle faccende economiche; la Mensa Ponderaria, ossia l'ufficio della misurazione delle capacità e del peso: era costituita da due banchi soprapposti, con cavità di diverse misure e aperture per la fuoriuscita del prodotto misurato Il Foro Triangolare, altra importante piazza di Pompei, situato nella zona meridionale della città. Il Macellum era il mercato della città. I Granai del Foro era invece il mercato della frutta e della verdura e probabilmente al momento dell'eruzione non era ancora completato o non in uso. Molto utilizzato nell'antica Pompei era il pane: esistevano circa trentaquattro panifici, con forni a legna, macine e un banco per la vendita. I termopoli erano edifici nel quale venivano venduti cibi caldi e bevande e a Pompei se ne contavano poco meno di un centinaio. L'Officina del Garum era addetta alla vendita del garum, una particolare salsa ottenuta dalla fermentazione delle interiora di pesci. Numerose erano a Pompei le officine per la lavorazione della lana. Il Castellum Aquae era il principale edificio per il rifornimento un'altezza di quarantadue metri, nei idrico della città: situato ad pressi di Porta Vesuvio, convogliava le acque provenienti dall'acquedotto romano del Serino in un sistema di tre condutture regolate da saracinesche. fu costruita negli ultimi anni di vita di La Schola Armaturarum Pompei ed era un edificio di stampo militare dove i giovani venivano istruiti alla lotta e alle Pompei, Schola Armaturarum arti gladiatorie; inoltre fungeva da deposito per le armi, come testimoniato da un elevato numero di armature ritrovate al suo interno. Edifici ludici Erano molteplici le attività di intrattenimento dei pompeiani: spettacoli di gladiatori nell'anfiteatro, spettacoli culturali come commedie, poesie o musica nei teatri, bagni, massaggi e ginnastica nelle strutture termali, combattimenti ed allenamenti militari nelle palestre e svago sessuale nei lupanari. Templi La maggior parte delle strutture sacre di Pompei fu costruita tra il III ed il II secolo a.C. e poi notevolmente ampliata a seguito della dominazione di Lucio Cornelio Silla: al momento dell'eruzione erano quasi tutte in ristrutturazione o ricostruzione a seguito del terremoto del 62. Alcuni templi: Tempio di Apollo, Tempio Dorico, Tempio di Giove, Tempio di Venere, Tempio di Asclepio, Tempio di Iside, Santuario dei Lari Pubblici. Necropoli Come stabilito dalle leggi romane, le tombe dovevano essere costruite al di fuori delle mura cittadine e così, in prossimità delle porte di Pompei, sorgono diverse necropoli. La necropoli di Porta Nocera è quella di maggiori dimensioni e la più importante. PAESTUM Cenni storici Fondata dai Greci intorno al 600 a.C, si chiamava inizialmente Poseidonia, da Poseidone, o Nettuno, dio del mare, al quale la città era stata dedicata. Tra il 400 e il 273 fu occupata dalla popolazione italica dei Lucani. Nel 273 divenne colonia romana col nome di Paestum. Ma è indubbio che la fondazione della città fosse preceduta dall'impianto di una fattoria commerciale sulla sponda sinistra e presso la foce del fiume Silaros e che le condizioni malariche del terreno indussero poi i primitivi coloni a spostare il centro abitato verso oriente, su un banco calcareo leggermente rialzato sulla pianura e sul litorale, lungo il corso di un altro fiume minore (fiume Salso o Capofiume). Dall'impianto primitivo sul Silaros sviluppò il porto marittimo e fluviale della città e presso di esso Paestum, Templi di Hera e Poseidone sorse il Tempio di Era Argiva, che diventò presto uno dei più grandi e venerati santuari dell'Italia antica: circa 50 stadi separavano la città dallo Heraion e dal suo emporio sul fiume. La fine dell’Impero Romano coincise grosso modo con la fine della città. Verso il 500 a.C., infatti, in seguito ad un’epidemia di malaria, aggravata dall’insalubrità del territorio, gli abitanti gradualmente abbandonarono la città. La riscoperta di Paestum risale al 1762, quando fu costruita la strada moderna che l’attraversa tuttora. Origini e principali vicende storiche Le colonie greche nel Mediterraneo più importanti furono quelle fondate in Asia Minore e nella Magna Grecia, termine che indica l’insieme delle città fondate dai greci in Italia meridionale e in Sicilia, una delle quali era appunto Paestum. Madrepatria di Paestum era Sibari, fondata nel 720 a.C. da Achei e Trezeni, i quali furono perciò detti sibariti. Questi ultimi erano famosi per la ricchezza, il lusso e la superbia. Lo storico Diodoro Siculo, del I sec. a.C., scrisse che ‘i Sibariti erano schiavi del ventre e amanti del lusso’. Strabone, geografo greco vissuto tra il 60 e il 20, racconta che i Sibariti avevano creato un insediamento fortificato nei pressi della foce del fiume Sele, estendendo la loro influenza sui territori limitrofi. Siamo a cavallo tra il VII e il VI sec. a.C. La fondazione della città si dovette al bisogno che Sibariti ebbero di aprirsi una via commerciale fra lo Ionio e il Tirreno attraverso la dorsale dell'Appennino. La colonia, situata in un punto strategico, al centro dell’incrocio delle vie commerciali tra il bacino ionico e le regioni italiche, fu chiamata Poseidonia in onore di Poseidone, dio del mare. Fu nel 510 a.C., in seguito alla distruzione di Sibari per opera dei Crotonesi, quando molti sibariti fuggirono a Poseidonia con le loro ricchezze, la loro esperienza e il loro spirito di intraprendenza, che la città raggiunse un alto livello di potenza economica e politica. A questo periodo risale la costruzione dei tre templi noti col nome di Basilica, tempio di Poseidone e tempio di Cerere, coevi a quell’unico affresco greco finora scoperto, nella tomba del Tuffatore. Nel V secolo i Lucani, popolo italico, cominciarono ad infiltrarsi nella colonia, lasciando numerose testimonianze della propria influenza in tombe affrescate secondo il modello dei maestri greci. Sul finire del IV secolo, alleatisi con i Bruzi, sostennero una lunga lotta contro i Greci per il dominio dei nuovi territori verso il mare, che si concluse con la riaffermazione della loro supremazia sulla città. Paestum, Tomba del tuffatore Nel 273 a.C. i Romani occuparono Poseidonia che così divenne la fedele Paestum romana, che si dimostrò vicina a Roma anche nei momenti più drammatici della sua storia. Durante il periodo romano, nel III secolo, le attività economiche e culturali fiorirono nuovamente: sorsero nuovi edifici pubblici, come l’anfiteatro, il foro e il ginnasio, che contribuirono a donare alla città quell’aspetto che gli scavi hanno riportato alla luce. Tra i fattori che portarono al declino di Paestum, la realizzazione di nuove strade per il commercio in Oriente, che finirono per isolare irrimediabilmente la città dalle principali vie commerciali, e l’epidemia di malaria del IX secolo, unita alle scorrerie dei pirati saraceni, che costrinsero i pestani a rifugiarsi sui monti, e ad abbandonare l’antica Poseidonia. Area archeologica Paestum è circondata da una cinta muraria quasi totalmente conservata, con un perimetro poligonale che si sviluppa per circa 4,75 km, seguendo l'andamento del banco di travertino sul quale sorge la città. È costituita da una muratura a doppia cortina di grandi blocchi squadrati, riempita al centro con terra ed intervallata da 28 torri a pianta quadrata e circolare, di cui quasi tutte sono distrutte o ridotte a ruderi. In corrispondenza dei punti cardinali si aprono le quattro porte principali d'accesso: Porta Sirena, Porta Giustizia, Porta Marina, Porta Aurea; vi sono inoltre una serie di ben 47 aperture minori, chiamate posterulae, funzionali sia all'accesso in città sia all'organizzazione della difesa. La Via Sacra, strada delle processioni religiose, è stata rimessa in luce nel 1907 ed è larga 9 metri, lastricata da grossi blocchi di calcare che conservano il solco lasciato dal passaggio delle ruote dei carri e munita di marciapiedi sopraelevati; il suo lastricato è romano, ma il tracciato risale all’età greca; sulla sinistra si estende un vasto quartiere di abitazione della città, parzialmente scavato con grandi case signorili sovrapposte a più antiche costruzioni. L’area del Foro è una piazza rettangolare sistemata dopo l’insediamento della colonia latina in un settore dell’agorà della città greca, era fiancheggiato da vari edifici pubblici e religiosi e botteghe e cinto su tre lati almeno da un porticato su un piano leggermente rialzato. Altri edifici: macellum, Curia, Terme, Larario cittadino, Capitolium, Paestum, Anfiteatro Comitium, Aerarium, Anfiteatro. I templi Miracolosamente giunti in ottime condizioni, tanto da essere considerati esempi unici dell'architettura magno-greca, sono i tre templi di ordine dorico edificati nelle due aree santuariali urbane di Paestum, dedicate rispettivamente ad Hera e ad Athena. CILENTO Il Cilento, ossia Lucania occidentale, è una subregione montuosa della Campania in provincia di Salerno, nella zona meridionale della regione, dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. Mitologia Il Cilento da decenni ha ispirato poeti e cantori . Molti dei miti greci e romani che sono alla base della nostra cultura occidentale sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell'isola delle sirene, nell'Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, sugli scogli. L'isoletta che ispirò portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni il Cantore dell'antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare quell'ingannevole canto. Un all'albero di maestra per ascoltare altro mito importante è quello di Palinuro, il British Museum, Ulisse e le Sirene su vaso attico a viaggio verso le nocchiero di Enea. Durante il figure rosse coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un'estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l'attuale Santuario di Hera Argiva). Dalla preistoria ai grandi filosofi greci I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i resti dell'omo camaerotensis, e a Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell'industria della pietra; nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate si sono ritrovati reperti paleolitici. La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell'interno lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di culto e di mercato); mentre il mare lo avvicinava alle civiltà nuragiche, a quelle egee e mediterranee. Poi tra il VII e il VI secolo a.C. degli Achei, fondarono arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti Posidonia: divenuta in epoca romana Paestum. Nello stesso dall'Asia Minore, sorse Elea periodo per mano dei Focesi, provenienti (poi divenuta la Velia romana): il fiorente centro cilentano ospiterà la Senofane (o, più Scuola Eleatica di filosofia, l'artefice è probabilmente, Parmenide) nel VI secolo a.C., e quella medica da cui trasse origine l'importante Scuola Medica Salernitana, madre della Paestum si continuò a battere moderna medicina occidentale. Mentre a moneta anche in epoca romana. Busto di Parmenide, fondatore della Scuola Eleatica Patrimonio mondiale dell'umanità Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli: vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare alimenti destinati alle mense romane); fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno, l'avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta a Capaccio nel 1246 contro Federico II); i "moti del Cilento" del 1828, con l'insurrezione contro Francesco I di Borbone e i suoi ministri, seguiti vent'anni dopo da nuovi moti antiborbonici; l'adesione all'unità d'Italia cui rapidamente seguirono gli anni del brigantaggio postunitario. Tracce, ricordi, monumenti, culture, sentieri legati a questa ricca storia sono salvaguardati grazie al Parco Nazionale del Cilento. Dal giugno 1997, il Cilento è inserito nella rete delle Riserve Resti di un teatro greco nel sito archeologico di Elea-Velia della biosfera del Mab-Unesco (dove Mab sta per "Man and biosphere"): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura. Nel 1998 inserito insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di patrimonio mondiale dell'umanità. Il Cilento rappresentano anche un luogo della Dieta Mediterranea, inscritta alle liste del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel novembre 2010. Nel 2010 il Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano ed Alburni è stato inserito nella rete europea dei Geoparchi.