Da Generalità sulla mitosi La mitosi è un processo, nell'ambito del ciclo cellulare, in cui la cellula deve suddividere il proprio genoma in maniera tale che le cellule figlie abbiano, al termine, un ugual numero di cromosomi. Ricordiamo che la cellula ha già raddoppiato il proprio DNA nella fase S del ciclo cellulare. Nella prima fase della mitosi questo DNA si organizza sotto forma di cromosomi, ciascuno formato da due cromatidi, bastoncelli che sono copie identiche l'uno dell'altro. Successivamente i cromatidi si separeranno e verranno destinati ai nuclei delle cellule figlie. É come se il nostro genoma fosse un romanzo, un libro composto da più capitoli, i cromosomi. La cellula prima fa una copia completa di ogni capitolo e successivamente sudpide queste copie in modo tale che ogni cellula abbia il suo "libro" completo, con tutti i capitoli di cui è composto, necessari alla comprensione del romanzo. Dopo l'ultima fase della mitosi, quasi sempre il citoplasma viene piso e si formeranno due cellule indipendenti, ciascuna con il genoma identico e completo. La mitosi nel dettaglio La mitosi è un processo mediante il quale la cellula sudpide i propri cromosomi tra le cellule figlie, in modo tale che ciascuna di esse abbia un corredo genetico completo. Per facilità di studio viene pisa in quattro fasi: profase, metafase, anafase e telofase. Ricordiamo che alla fine dell'interfase nel nucleo il genoma è già stato duplicato. Nella fase S infatti, i filamenti, ancora sotto forma di cromatina, vengono trascritti in maniera completa. Nella profase, che occupa circa il 60% della mitosi, i cromosomi si spiralizzano; i filamenti di DNA, invisibili al microscopio ottico, si avvolgono attorno a particolari proteine associate ad esso, dette proteine istoniche, e formano dei grossi bastoncelli (cromatidi) che rappresentano le due copie del cromosoma. É a questo punto che i cromosomi risultano visibili al microscopio ottico; essi hanno ancora un aspetto filamentoso. Il cromosoma: è costituito da due cromatidi, copie dello stesso tratto di DNA Mitosi, infatti, deriva dal greco mìtos, che significa filo. I cromatidi sono uniti in un'area detta centromero. Il centromero è di vitale importanza per la mitosi; senza di esso il processo non si completerebbe e la cellula morirebbe. Attorno al centromero è presente una struttura specializzata detta cinetocore o cinetocoro, dalla quale si dipartono delle fibre proteiche, dette fibre del cinetocore. Queste fibre sono necessarie perché permetteranno ai cromosomi di ancorarsi ad una struttura di fondamentale importanza per la mitosi: il fuso mitotico. Nelle cellule animali ed in alcune cellule vegetali (tranne le Angiosperme, cioè le piante con fiore) vanno formandosi, appena al di fuori della membrana che va via via dissolvendosi, due coppie di centrioli. Questi particolari corpuscoli sono presenti a coppie: hanno una struttura identica ai corpi basali, fondamentali nella costruzione dei flagelli e delle ciglia. Sono anch'essi costituiti da fascetti di microtubuli, nove triplette disposte a raggio. Talvolta può essere presente una struttura proteica che si diparte da loro, disposta a raggio, detta aster. I centrioli, appena vengono sintetizzati, si dispongono ad angolo retto: da essi prendono forma le fibre del fuso. Mano a mano che queste fibre si formano, spingono i centrioli verso i poli della cellula. La cellula, nel frattempo, cerca di allineare i cromosomi, tirandoli o spingendoli tramite le fibre del fuso. Quest'ultimo conseguirà la sua tipica forma affusolata, simile ad una palla da rugby, nella fase successiva. Schema della profase: il nucleo si sta dissolvendo, i cromosomi sono ormai visibili; i centrioli si stanno dirigendo verso i poli della cellula e stanno sintetizzando il fuso mitotico. (Per semplicità sono state disegnate solo due coppie di cromosomi omologhi, con colori analoghi). Nella metafase i cromosomi sono disposti tutti su di uno stesso piano immaginario, detto piano equatoriale cellulare, posto al centro del fuso mitotico: i cromatidi sono orientati verso i poli della cellula. Schema della metafase: i cromosomi si sono disposti sullo stesso piano // Nella fase successiva, detta anafase, i cromatidi di ogni coppia si separano all'altezza del centromero e migrano verso i poli cellulari lungo le fibre del fuso. Ogni cromatidio costituirà un cromosoma indipendente. Anche i poli della cellula tendono ad allontanarsi, mentre la cellula stessa tenderà ad allargarsi. Schema dell'anafase: i due cromatidi di ciascun cromosoma si sono separati all'altezza del centromero e si muovono lungo le fibre del fuso mitotico, verso i centrioli. La fase finale della mitosi, detta telofase, vede la formazione di due nuovi involucri nucleari, all'interno dei quali sono racchiusi i due gruppi di cromosomi che andranno verso la despiralizzazione per formare la cromatina. Vanno costituendosi anche i nucleoli. Il fuso mitotico tende a dissolversi: le molecole di cui è composto serviranno per assemblare il nuovo citoscheletro delle cellule figlie. Al termine di questa fase ogni cellula possiede lo stesso genoma, cioè un numero identico di cromosomi, ciascuno dei quali è costituito da un solo cromatidio. Schema della telofase: si riformano i nuclei, che ora contengono il genoma completo della cellula. Il fuso si sta dissolvendo e si riforma il citoscheletro. I cromosomi sono costituiti da un solo cromatidio. Per la cellula è arrivato il momento di pidersi completamente: la citodieresi. Nelle cellule animali si forma un restringimento, all'incirca a metà strada tra i due nuclei, formato da un anello di filamenti proteici. Questa strozzatura si accentua sempre di più, fino a separare di fatto il citoplasma, con la conseguente formazione di nuova membrana plasmatica. La citodieresi nelle cellule animali comincia quindi dalla membrana plasmatica e precede verso il centro. Nelle cellule vegetali questo tipo di meccanismo viene impedito dalla presenza di una parete cellulare rigida. Si forma una piastra cellulare lungo la linea mediana della cellula. Essa deriva dalla fusione di vescicole contenenti polisaccaridi prodotti dall'apparato di Golgi. Mano a mano queste vescicole si fanno più numerose ed ai loro bordi si forma prima una membrana cellulare che va estendendosi verso i lati della cellula, fino a fondersi con la membrana preesistente; successivamente ogni cellula figlia sintetizzerà la propria parete cellulare. La citodieresi nelle cellule vegetali comincia quindi dal centro e procede verso la periferia. APPROFONDIMENTO SUL CROMOSOMA: cromosoma Nome dato da W. Waldeyer nel 1888 ai piccoli corpi intensamente colorabili, in genere di forma bastoncellare, visibili nel nucleo della cellula durante la mitosi. Secondo la teoria cromosomica, dimostrata da T.H. Morgan con ricerche su Drosophila melanogaster, i c. sono le strutture essenziali dell’eredità. 1. Caratteri generali La struttura base è costituita da un filamento a doppia elica di DNA avvolto intorno agli istoni (proteine basiche). Nella sequenza di basi del DNA è scritta tutta l’informazione genetica di una cellula per la formazione di proteine; una sequenza di basi, che codifica una proteina o meglio una catena polipetidica, prende il nome di gene. Quando il DNA si duplica, durante l’interfase del ciclo cellulare, l’informazione genetica viene riprodotta fedelmente ed è trasmessa alle cellule figlie. Al momento della mitosi il DNA è quindi già duplicato e il c. appare diviso in due elementi, icromatidi, uniti a livello del centromero (fig. 1). Quando si completa la divisione cellulare ognuna delle cellule figlie riceve uno dei due cromatidi. I cromatidi sono costituiti da un’unica molecola di DNA a doppia elica molto spiralizzata. La spiralizzazione di questa molecola si realizza mediante stretti avvolgimenti intorno alle proteine istoniche in strutture fondamentali chiamate nucleosomi. Durante la metafase mitotica, i c. appaiono al microscopio ottico ben divisi nei due cromatidi ed è possibile studiare e individuare ogni singolo c. in base ad alcuni parametri: a) lunghezza relativa dei c.; b) presenza di una costrizione, situata sempre nella stessa posizione (costrizione primaria o centromero); a seconda della posizione del centromero, che è considerato il centro cinetico del c. e corrisponde al punto in cui il c. si attacca alle fibre del fuso durante l’anafase, si distinguono: c. metacentrici o submetacentrici, con centromero in posizione mediana e submediana;c. acrocentrici, con centromero subterminale; c. telocentrici, in cui il centromero è terminale (fig. 2). Il rapporto fra le lunghezze dei due bracci di un c., misurate dal centromero, è detto indice centromerico; nel metacentrico l’indice centromerico è pari a 1; c) presenza di costrizioni secondarie (studi citologici e biochimici hanno rivelato che la costrizione secondaria dei c. è il sito dove sono localizzati i geni che codificano per l’RNA ribosomale, cioè l’RNA che costituisce i ribosomi; questo RNA, appena prodotto, si addensa a formare, insieme a una componente proteica, i nucleoli che rimangono vicini alla costrizione secondaria e che per tale ragione viene chiamata regione dell’organizzatore nucleolare); d) presenza di satelliti, formazioni sferiche terminali unite al c. con un sottile filamento. Ulteriori dati sull’individuazione dei c. si ottengono con particolari tecniche di colorazione (➔ bandeggio). Il numero e la forma dei c. sono costanti per ogni specie di animali e di piante; negli organismi diploidi il corredo cromosomico completo diploide (indicato con il simbolo 2 n) è rappresentato da due serie di c. identici tra loro due a due, detti omologhi; per es. l’uomo ha 2 n = 46 c. (23 coppie); il moscerino Drosophila melanogaster 2 n = 8 c. (4 coppie); il granturco Zea mais 2 n = 20 c. (10 coppie); il topo 2 n = 40 c. (20 coppie) e così via (per le eccezioni a questa regola ➔ poliploidia). L’informazione genetica dei c. omologhi deriva per metà dal gamete maschile e per metà dal gamete femminile. Durante il processo di formazione dei gameti (negli organismi a riproduzione sessuale) il numero diploide 2 n dei c. viene, attraverso il processo della meiosi (o gametogenesi), dimezzato a n cromosomi (numero aploide). All’atto della fecondazione tra i due gameti si ricostituisce nello zigote il numero diploide. 2. Tipi di cromosomi C. sessuali In molte specie di animali e in alcuni vegetali a sessi separati si osserva una coppia di c. che differiscono nel maschio e nella femmina, e che sono appunto chiamati c. sessuali (o eterocromosomi), mentre gli altri c. del corredo prendono il nome di autosomi. Si possono avere diversi casi: la femmina ha due cromosomi uguali (XX) e il maschio due diversi (XY) oppure uno solo (XO); in questo caso il sesso femminile è omozigote o omogametico, il maschile eterozigote o digametico. Alcuni geni sono localizzati sui c. sessuali: nell’uomo appartengono a questa categoria, detta dei caratteri ‘legati al sesso’, il daltonismo, l’emofilia e altri geni. C. giganti Detti anche salivari, sono presenti nel nucleo delle grosse cellule delle ghiandole salivari delle larve di alcuni Ditteri (in particolare Chironomus e Drosophila), si caratterizzano per: a) l’appaiamento dei c. omologhi (sinapsi somatica), per cui il numero di c. risulta aploide; b) la notevole lunghezza, dovuta al fatto che essi si trovano in uno stato di forte despiralizzazione; c) l’ammasso eterocromatico ( cromocentro) nel quale sono riuniti tutti i centromeri e buona parte del c. Y; d) la presenza di un’alternanza di bande chiare e scure che sono state interpretate come formate dalla giustapposizione dei cromomeri allineati sui numerosi cromatidi appaiati (e per questa ragione i c. salivari vengono detti anche politenici); si ritiene infatti che i c. salivari originino da un processo di endomitosi, cioè da una serie di duplicazioni successive dei c. non seguiti da divisioni cellulari. In particolari stadi della vita larvale di Drosophila è possibile individuare lungo i bracci di questi c. dei rigonfiamenti detti anelli di Balbiani (o puffs) al cui interno si verifica una sintesi molto attiva di RNA. C. a spazzola Nome dato da J. Rückert a particolari c., detti anche piumosi, presenti negli oociti di alcuni vertebrati (specialmente anfibi), durante lo stadio meiotico del diplotene; vanno perciò considerati bivalenti. Lungo i cromatidi, molto despiralizzati, si evidenziano i cromomeri, in corrispondenza dei quali si formano due anse; poiché le anse sono molto numerose, i c. assumono un aspetto piumoso. È stato dimostrato che lo stadio piumoso corrisponde a un periodo di attiva sintesi di RNA. C. soprannumerari In numerose specie animali e vegetali alcuni individui presentano un numero di c. diverso da quello normale e costante della specie a causa dell’esistenza dei c. soprannumerari eterocromatici (detti anche c. accessori o B-cromosomi), i quali non sono omologhi a nessun membro del corredo cromosomico della specie; tale fenomeno pertanto non va confuso con i casi di ploidia (➔ poliploidia). 3. C. dei Procarioti Nei virus il c. è rappresentato da una singola molecola di DNA o di RNA strettamente arrotolata. Il DNA può essere a singolo filamento o a doppio filamento, può avere forma ad anello o essere lineare; in alcuni batteriofagi (fago lambda) il c. ha doppia elica, forma bastoncellare e le estremità sono ‘adesive’, per cui dopo che il virus è penetrato nella cellula ospite, il c. prende forma di anello. Nei batteri la regione che contiene il DNA viene detta nucleoide, per analogia con il nucleo degli Eucarioti. Nel nucleoide il DNA è strettamente attorcigliato, tanto da risultare escluso dalle particelle citoplasmatiche per quanto non sia circondato da una membrana come nel nucleo degli Eucarioti. Il c. batterico è stato studiato in Escherichia coli, che ha un unico c. circolare a doppio filamento di DNA. 4. Malattie cromosomiche Sindromi associate ad alterazioni della struttura o del numero dei cromosomi. Le più note nell’uomo sono: la trisomia 13; la trisomia 18; la trisomia 21 (➔ Down, John Langdon Haydon). CROMATINA: cromatina Nome dato da W. Flemming (1879) a quella parte della sostanza di cui è costituito il nucleo cellulare che si colora intensamente con i coloranti basici usati nella tecnica istologica (ematossilina, blu di metilene, safranina, verde di metilene, fucsina basica). Durante la mitosi, la c., che si osserva nel nucleo interfasico come zolle intensamente colorate, ma che in realtà ha struttura filamentosa, si organizza spiralizzandosi e forma i cromosomi. La basofilia della c. è dovuta agli acidi nucleici che sono tra i suoi costituenti principali. La c. infatti è un complesso nucleoproteico stabile comprendente DNA e proteine acide e basiche (principalmente istoni); a essa sono associati alcuni enzimi e molecole di RNA. In particolare, l’unione degli istoni al DNA porta alla formazione di nucleosomi, unità fondamentali della cromatina. I nucleosomi determinano il tipico/">tipico aspetto a collana di perle della c. quando essa si osserva al microscopio elettronico, dopo averla trattata con sostanze che distendono le ripiegature di ordine superiore. Si possono distinguere due tipi di c., l’ eucromatina, che si colora meno intensamente e rappresenta zone cromosomiche di despiralizzazione, e l’ eterocromatina, che si colora più intensamente e rappresenta zone più condensate. I due tipi di c. hanno significato genetico diverso: nello stato eterocromatico condensato il DNA è inattivo e non viene trascritto in RNA; si può perciò considerare l’eterocromatina come lo stato inerte e l’eucromatina come quello attivo del DNA cromosomico. Alcune regioni dei cromosomi sono condensate in eterocromatina in tutte le cellule e vengono indicate come eterocromatina costitutiva; altre regioni sono condensate solo in particolari cellule e costituiscono la cosiddetta eterocromatina facoltativa. Nell’uomo l’ eterocromatina costitutiva si distingue nei cromosomi mitotici, con colorazioni particolari, come una banda scura attorno al centromero di ciascun cromosoma; in altri Mammiferi forma delle bande lungo i cromosomi o occupa un intero braccio del cromosoma. Nell’interfase del ciclo cellulare, zone di eterocromatina costitutiva si riuniscono a formare i cromocentri. Nei Mammiferi il numero e la disposizione di tali cromocentri sono diversi nei vari tipi di cellule a seconda dello stadio di sviluppo. La maggior parte delle zone di eterocromatina costitutiva contiene sequenze di DNA ripetute che, per ragioni di ordine storico, vengono indicate come DNA satellite. Il significato della eterocromatina facoltativa è certamente più chiaro rispetto alla costitutiva: essa riflette le differenti attività genetiche di diversi tipi di cellule. Per es., le cellule embrionali ne possiedono poca, mentre cellule altamente specializzate molta; questo fa pensare che, mentre la cellula si sviluppa, viene inattivato in modo permanente un numero sempre più elevato di geni. La maggior parte delle conoscenze sull’eterocromatina facoltativa deriva dalle ricerche sulla inattivazione di uno dei due cromosomi X nelle cellule femminili dei Mammiferi, il cosiddetto ‘corpo di Barr’. Gli istoni sono delle proteine basiche che presentano elevate quantità di aminoacidi basici come Lisina (Lys) o Arginina (Arg). La carica fortemente positiva le rende capaci di legarsi fortemente al DNA e di neutralizzare la sua carica negativa dovuta al gruppo fosfato . Vi sono cinque tipi di Istoni: H1, H2A, H2B, H3, H4. Il DNA si avvolge attorno ad una struttura proteica della Nucleosoma, costituito da un ottamero di proteine, dove il DNA compie un giro e tre quarti. L'ottamero è costituito da due copie di ciascun istone H2A, H2B, H3, H4 e costituisce il cuore dell'unità di impacchettamento più elementare del DNA. Il doppio giro di DNA è poi sigillato dall'istone H1. Ogni nucleosoma avvolge attorno a sé una lunghezza di DNA pari a circa 200 nucleotidi. Solo H1 consente ai nucleosomi di avvolgersi a spirale a costituire una struttura denominata fibra da 30 nm dal suo spessore.