I tipi di donazione La trasfusione di sangue è ormai una pratica sicura. È stata ormai abbandonata la trasfusione diretta, se non in casi eccezionali, mentre si pratica la somministrazione di sangue o dei suoi derivati conservati. La terapia trasfusionale ha come obiettivi fondamentali: riportare alla normalità il volume delsangue circolante e quindi la pressione sanguigna; aumentare il numero di globuli rossi per ovviare ad eventuali deficienze di trasporto di ossigeno; offrire al paziente, attraverso “trasfusioni mirate”, le sole frazioni di sangue (i cosiddetti emoderivati) delle quali ha bisogno. I principali emoderivati, e le loro indicazioni, sono: - i globuli rossi (stati anemici); le piastrine (sindromi emorragiche con difetti di coagulazione); globuli bianchi (tumori maligni trattati con chemioterapici o Raggi x); plasma fresco o coagulato (ustioni e disprotidemie); crioprecipitati (emofilia); fibrinogeno (alterazioni della coagulazione); gammaglobuline (deficit immunitari). La trasfusione di sangue deve quindi essere considerata un vero e proprio trapianto d’organo: ecco perché deve essere effettuata quando effettivamente necessaria e, ove possibile, con il solo emoderivato richiesto, il che oltretutto evita un inutile spreco di materiale prezioso. Le tecniche di donazione Le moderne tecniche trasfusionali consentono il prelievo mirato degli emocomponenti necessari per risolvere una determinata situazione clinica. Distinguiamo così: Donazione di sangue intero Il prelievo di sangue intero, assolutamente innocuo per il donatore, ha una durata di una decina di minuti. Il volume massimo di sangue prelevato, secondo la legge, è uguale a 450 (-/+10%) centimetri cubici e l’intervallo tra una donazione e l’altra è di 3 mesi per gli uomini e 6 mesi per le donne in età fertile. È la donazione “classica” del sangue costituito da tutti gli elementi cellulari (globuli rossi) e bianchi, piastrine) e dal plasma da parte di un donatore ritenuto idoneo. Possono donare uomini e donne maggiorenni con un peso di almeno 50 kg. La durata della donazione non supera, solitamente, i 15 minuti, e la massa liquida sottratta all’organismo viene reintegrata nel giro di poche ore mentre quella corpuscolata nel giro di circa 40 giorni. Più o meno, lo stesso tempo necessario all’organismo umano per rinnovare le cellule che invecchiano, il che avviene indipendentemente dall’aver effettuato o meno prelievi di sangue. 1/3 I tipi di donazione Aferesi. Attraverso l’uso di separatori cellulari si ricava dal sangue del donatore soltanto la componente ematica di cui si ha necessità, restituendo al volontario i restanti elementi. Distinguiamo così il prelievo del solo plasma (plasmaferesi) da quello delle piastrine (piastrinoaferesi) o della donazione multipla. Plasmaferesi Il plasma è la componente liquida del sangue. È costituito prevalentemente da acqua (oltre il 90%) e da sostanze diverse come proteine, zuccheri, grassi, sali minerali, ormoni, vitamine, anticorpi e fattori della coagulazione. Tra queste le più importanti sono: • l’albumina. E’ una proteina utilizzata nel trattamento di alcune malattie del fegato e dei reni (cirrosi, nefrosi, ecc.) per la cura di stati patologici gravi come lo shock da ustioni, da trauma, ecc.; • le immunoglobuline. Sono sostanze protettive o anticorpi che si sviluppano normalmente a contatto con agenti estranei all’organismo o dopo vaccinazioni. Il loro uso in forma concentrata protegge le persone che non hanno anticorpi specifici per una determinata malattia; • i fattori della coagulazione. Sono fondamentali per i pazienti emofiliaci. La plasmaferesi si esegue con apparecchiature che prelevano il sangue e ne separano le componenti in strutture trasfusionali abilitate. Gli altri componenti del sangue sono restituiti al donatore con un processo continuo. La durata della procedura può variare da 35 a 50 minuti circa. Piastrinoaferesi La piastrinoaferesi consiste nel prelievo delle sole piastrine. Oltre ai requisiti necessari alla donazione di sangue intero, il donatore di piastrine dovrà avere un normale assetto emocoagulativo e un peso di almeno 60 kg. L’operazione può essere effettuata con più cicli di centrifugazione durante i quali l’apparecchiatura utilizzata separa la parte corpuscolata del sangue dal plasma (che viene restituito al donatore). Il procedimento dura circa un’ora e mezza, e l’aspetto particolare in questo caso è che le piastrine raccolte (seppur conservate in frigo) dovranno essere utilizzate entro un breve termine (5 giorni): gli impieghi più ricorrenti sono nella terapia di pazienti leucemici, oppure sottoposti a chemioterapia o a trapianto di midollo osseo. Per questa vita breve delle piastrine, si può dire che questo tipo di donazione è mirata ad un ricevente già identificato. Grazie alla plasmaferesi e alla piastrinoaferesi è possibile ottenere da un singolo donatore “prodotti” di maggior efficacia terapeutica e di migliore qualità. Con il vantaggio addizionale di aumentare la sicurezza trasfusionale evitando l’insorgere nel ricevente di possibili reazioni immunologiche. 2/3 I tipi di donazione Le donazioni “multicomponent” Abbiamo detto che il prelievo mirato dal singolo volontario rende possibili le donazioni “multicomponent”. Il che significa prelevare dallo stesso soggetto solo le componenti ematiche necessarie al trattamento di un singolo caso e di ampliare il numero dei donatori in base alle rispettive idoneità legate alla loro costituzione e confermate dagli esami di laboratorio. Distinguiamo così: • donatrici/donatori che possono donare tutti gli emocomponenti (sangue intero, plasma, piastrine eccetera). Devono avere peso superiore ai 50 kg (60 per le piastrinoaferesi e le donazioni multicomponent) e valori dell’emocromo nella norma; • donatrici/donatori che possono donare solo plasma: peso superiore a 50 kg ed emoglobina non inferiore a 11,5 g/dl (donne) e a 12,5 g/dl (uomini); • donatrici/donatori che possono donare piastrine o plasma e piastrine: peso superiore a 60 kg ed emoglobina >11,5 g/dl (donne) e 12,5 g/dl (uomini), con conteggio delle piastrine superiore a 250.000/mm3. Eventuali variazioni di questi limiti vengono valutate caso per caso dei medici del Servizio Trasfusionale. Come appare evidente, non si tratta solo di utilizzare al meglio il sangue disponibile, ma di individuare quel particolare tipo di donatore (quello indicato dagli autori anglosassoni come “tailored donor”, ovvero “tagliato su misura”) che consente di realizzare una terapia trasfusionale mirata ideale e di offrire al singolo paziente l’emocomponente necessario, ottenuto dal minor numero di donatori possibile per ridurre l’esposizione del ricevente al rischio di infezioni o a fenomeni di alloimmunizzazione dovuti alla trasfusione di prodotti provenienti da più donatori. Il Servizio Trasfusionale dell’Ospedale di Busto è stato uno dei primi a ricorrere in grande stile a questi tipi di donazione, molto meno utilizzati negli altri ospedali. A conferma, il fatto che l’impiego dei separatori cellulari ha reso anche possibile ridurre al minimo i disturbi al donatore, comunque rari e che possono essere immediatamente risolti. Ad esempio, la frequenza dei disturbi nei donatori di Busto e Valle si è dimezzata negli ultimi due anni, ed è un dato che sottolinea l’adeguatezza della sorveglianza continua per questo tipo di donazioni. 3/3