Chimica e fisica dell’incendio Ing. Michele Saracino CNVVF 16/05/2008 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 1 PREMESSA •LA MATERIA Ci sono alcuni concetti fondamentali nelle scienze fisiche la cui definizione è veramente ardua, come per esempio quelli di tempo, spazio, energia e materia. Il loro significato viene chiarito dal loro uso, dal contesto delle loro applicazioni e dalla loro associazione ai principi fondamentali della fisica e della chimica. I termini materia, materiale, sostanza e elemento indicano una gradualità dal generale al particolare. Ogni sostanza ha attributi caratteristici chiamati proprietà che possono essere distinte in proprietà fisiche (aspetto, punto di fusione e di ebollizione, conducibilità elettrica e termica, lo stato di aggregazione, la densità, ecc.) e chimiche (combustibilità, reattività, stabilità, proprietà basiche o acide, ecc.). La materia esiste sotto tre stati di aggregazione: gassoso, liquido e solido. •Lo stato di esistenza di una sostanza dipende dalle condizioni di temperatura e pressione. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 2 A pressione costante, con l’aumento della temperatura, una sostanza inizialmente allo stato solido subisce il processo di fusione quando la temperatura supera la temperatura di fusione, quindi, quando tutta la massa è diventata liquida, incrementando la temperatura si ha il processo di evaporazione quando viene superata la temperatura di ebollizione. Inversamente, partendo da una sostanza gassosa, diminuendo la temperatura si ha il processo di condensazione quando questa diventa inferiore al punto di rugiada (coincidente con la temperatura di ebollizione) e continuando il raffreddamento si ha la solidificazione, quando la temperatura diviene inferiore a quella di fusione. In alcune condizioni esistono cambiamenti di stato direttamente dallo stato solido a quello gassoso mediante il processo detto di sublimazione e viceversa da quello gassoso a quello solido con il processo di brinamento. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 3 Tutta la materia è costituita da una combinazione di elementi detti atomi. La più piccola particella che possiede le proprietà di quella sostanza è la molecola. Gli elementi (103) sono ordinati nella tavola periodica in funzione del loro numero atomico. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 4 L’atomo può essere schematicamente rappresentato da un nucleo centrale formato da protoni e neutroni, intorno al quale ruotano, su traiettorie dette orbitali atomici, gli elettroni. • Il numero dei protoni (o degli elettroni) determina il numero atomico che distingue i diversi elementi. • Il numero dei protoni più quello dei neutroni determina il peso atomico o numero di massa. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 5 REAZIONE CHIMICA Una reazione chimica consiste nella ridistribuzione degli atomi in molecole o aggregati diversi da quelli esistenti precedentemente e quindi nella formazione di sostanze nuove, costituite dagli stessi elementi di quelli da cui hanno preso origine. Queste trasformazioni comportano solitamente la rottura di alcuni legami e la formazione di altri, che andranno a caratterizzare i prodotti. Tutte le reazioni chimiche possono essere rappresentate attraverso equazioni chimiche nelle quali a sinistra vengono indicati i reagenti, a destra tutti i prodotti e fra essi è indicata una freccia (che generalmente punta verso i prodotti) che indica il verso della reazione. REAGENTI PRODOTTI Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 6 L’INCENDIO L’incendio può essere identificato generalmente come una rapida combustione con sviluppo di calore, fiamme e gas ad elevata temperatura che avviene in un luogo non predisposto a contenerli e che perciò spesso sfugge al controllo dell’uomo. L’incendio si sviluppa se sussiste contemporaneamente la concomitanza di tre condizioni (triangolo della combustione): • COMBUSTIBILE • COMBURENTE • INNESCO Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 7 Analogamente un incendio in atto si combatte agendo sempre sui tre fattori, mediante: • ESAURIMENTO o SOTTRAZIONE del combustibile (allontanamento o separazione delle sostanze combustibili dal focolaio d’incendio) • SOFFOCAMENTO (separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione del comburente) • RAFFREDDAMENTO (sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella di attivazione ovvero a quella necessaria al mantenimento della combustione) Normalmente per lo spegnimento degli incendi si utilizzano tecniche basate su combinazioni delle operazioni di esaurimento o sottrazione del combustibile, di soffocamento e di raffreddamento. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 8 L’incendio viene suddiviso schematicamente in tre fasi (o secondo altre schematizzazioni in quattro fasi): 1)inizio o fase dello sviluppo (fase di ignizione e propagazione) 2)Fase di combustione attiva (incendio generalizzato) 3)Fase di esaurimento o regressione (estinzione) Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 9 Nella ricerca delle cause d’incendio, sia a livello preventivo che a livello di accertamento, è fondamentale individuare tutte le possibili fonti di innesco che possiamo in linea di massima ricondurre a: - ACCENSIONE DIRETTA ACCENSIONE INDIRETTA ATTRITO CAUSE ELETTRICHE AUTOCOMBUSTIONE o RISCALDAMENTO SPONTANEO Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 10 TRASMISSIONE DEL CALORE CONDUZIONE: è caratteristica dei solidi, anche se non esclusiva; essa avviene per propagazione diretta dell’energia termica da uno strato di materiale al contiguo col quale è in contatto. Il calore quindi si trasferisce da un corpo più caldo ad uno più freddo per contatto diretto. La quantità di calore che viene trasferita dipende dal coefficiente di conduttività termica tipico di ciascun materiale, dalla superficie di contatto e dal tempo durante il quale il contatto si protrae: Q = k A (T2 – T1) t l Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 11 CONVEZIONE: è caratteristica del contatto tra solidi e fluidi, in quanto il materiale fluido che subisce variazioni di temperatura cambia densità e, per effetto della gravità, tende a muoversi spostando masse di fluido caldo verso zone dove sono presenti masse più fredde (a maggiore densità) e viceversa. Il calore quindi viene trasmesso per interposizione di un fluido vettore, gas o liquido, ovvero la trasmissione del calore è associata a movimento di materia. L’espressione che si utilizza correntemente è: x = h S (T1 – T2) dove Chimica e fisica dell’incendio x = flusso termico (dq/dt) [email protected] 12 IRRAGGIAMENTO: è caratteristico (ancorché non esclusivamente) del vuoto, in quanto corrisponde allo scambio diretto di energia tra superfici e tra corpi attraverso un mezzo interposto trasparente; tale scambio avviene per effetto della temperatura del corpo emittente e non è influenzato dalla presenza o meno di altri corpi. Il calore quindi si trasferisce da un corpo all’altro attraverso lo spazio. Ogni corpo è caratterizzato da un coefficiente di riflessione o assorbimento, per definizione il corpo nero ha coefficiente di assorbimento = 1. Il calore ricevuto da un oggetto per irraggiamento è tanto più basso quanto più è distante la fonte di emissione. La quantità di calore scambiata dipende dalla differenza di temperatura dei due corpi ed è inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Il fenomeno dell’irraggiamento è piuttosto complesso, così come la sua definizione quantitativa, infatti l’energia è trasportata nello spazio fra un corpo e l’altro mediante onde elettromagnetiche, dette radiazioni. Questo processo di trasmissione implica la trasformazione dell’energia termica di un corpo in energia raggiante. La teoria che determina gli studi delle radiazioni rientrano nell’ambito della meccanica quantistica di Plank: E = hn Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 13 COMBUSTIONE • Dal punto di vista chimico per combustione si intende qualunque processo esotermico – con sviluppo di gas – che parte da una sostanza ossidabile e da un ossidante, con rilevante sviluppo di calore e spesso di luce. • • SOSTANZE OSSIDABILI OSSIDANTE • Chimicamente una combustione è una reazione di ossidazione. COMBUSTIBILI COMBURENTE Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 14 Perché ciò avvenga è necessario fornire al sistema una certa energia, indipendentemente dal fatto che, nel suo svolgersi, la reazione sia endo o esotermica. A questa energia si dà il nome di ENERGIA DI ATTIVAZIONE. L’equazione, dedotta da Arrhenius dall’espressione di Van’t Hoff relativa alla dipendenza della costante di equilibrio dalla temperatura, esprime la variazione della velocità di reazione con la temperatura ed assume la forma: d ln K / d T = E / RT2 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 15 La combustione quindi è un fenomeno estremamente complesso e, in alcuni casi, non ancora perfettamente chiarito per il gran numero di processi chimici e fisici, strettamente connessi tra loro, che intervengono. • • Se consideriamo ad esempio: 2 H2 + O2 • gli stadi possono essere: • H2 • H+ + 2 O-- • OH- + 2 H+ 2 H2O H+ + H+ OH- + OH2 O + H+ Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 16 H2O H [ + O2 + H2 ] H2O OH [+ H2] H2O H [+ O2 + H2] OH- _ _ _ che rappresenta una reazione a catena. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 17 A seconda di come si presenta la “catena di radicali” possiamo avere un processo di combustione lento, veloce o addirittura esplosivo: Processo “lento” Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 18 Processo “esplosivo” Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 19 • La velocità di ossidazione costituisce l’elemento determinante e caratterizzante del fenomeno poiché da essa dipendono: - velocità di decomposizione o di vaporizzazione del combustibile; - la successiva combinazione dei prodotti ottenuti con il comburente; - quantità di calore sviluppato. • Le reazioni a catena di cui sopra possono arrestarsi per distruzione o disattivazione delle specie attive (TERMINAZIONE). • Nelle reazioni “lente” si ha equilibrio tra l’inizio e la terminazione dei trasportatori di catena. • Nei processi “esplosivi” la velocità di terminazione è inferiore a quella di formazione. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 20 • Si possono quindi avere: • una combustione ordinaria, quando il processo di ossidazione non è molto rapido; • una deflagrazione, quando l’ossidazione procede velocemente (con velocità del fronte di propagazione della fiamma di alcune decine di m/s); • una detonazione, se il processo è praticamente istantaneo (con velocità del fronte di propagazione della fiamma di alcune migliaia di m/s); Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 21 • Se una reazione esotermica avviene in uno spazio delimitato, spesso il calore svolto non può essere dissipato. Come conseguenza la temperatura aumenta, la velocità di reazione cresce e ciò determina un ulteriore aumento di produzione del calore. La velocità di reazione cresce ed il risultato finale è chiamato esplosione, caratterizzato da aumento repentino di pressione a cui può seguire un’ onda d’urto e in taluni casi un riflusso (effetti meccanici). • Le esplosioni generalmente si distinguono in: • Deflagrazioni: quando il fronte di fiamma si propaga a velocità sub-sonica e si sviluppa con pressioni fino a 8 atm; • Detonazioni: quando il fronte si propaga a velocità supersonica (> 340 m/min) e sviluppa pressioni fino a 40 atm; • Scoppi: quando la reazione si sviluppa in un ambiente confinato o per la rottura violenta di un contenitore a seguito di un eccesso di pressione all’interno di esso. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 22 STABILITA’ TERMICA La STABILITA’ TERMICA viene quantificata in base alla cinetica di decomposizione con la temperatura. A tal riguardo esistono dati (Madorsky, 1964) che riportano la temperatura a cui in 30 minuti si ha la decomposizione del 50% di un campione di solido (emivita a 1800 s). Più alta è la temperatura e maggiore è la stabilità termica della sostanza. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 23 FATTORI CHE INFLUENZANO LA STABILITA’ TERMICA Fattore Effetto Esempio T emivita (°C) Ramificazione della catena Diminuisce Polimetile Polietilene Polipropilene Polibutilene 415 406 387 348 Doppi legami della catena principale Diminuisce Polipropilene Poliisoprene 387 323 Aumenta Polibenzile Polistirolo 430 364 Peso molecolare elevato Aumenta Polimetimelacrilato tipo B Polimetimelacrilato tipo A 327 283 Legami trasversali nella catena Aumenta Polivinilbenzene Polistirolo 399 364 Ossigeno nella catena principale Diminuisce Polietilene Polimetileneossido Poliossimetilene 415 345 <200 Anello benzenico principale nella catena Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 24 Una ulteriore verifica quantitativa è quella basata sul bilanciamento di ossigeno. E’ una misura della propensione alla rapida ossidazione delle sostanze che utilizzano l’ossigeno contenuto nella propria composizione (es. ossigeno presente come una parte della struttura). Il calcolo (di cui un esempio è più sotto) basato sulle formule della combustione, determina un numero adimensionale che viene utilizzato per classificare la pericolosità potenziale della molecola. Un valore < -200 indica che la sostanza è da considerarsi stabile termicamente; valori compresi tra – 200 e –100 indica che la sostanza potrebbe essere incline ad instabilità termica; valori > -100 indicano che la sostanza ha probabili proprietà esplosive e che quindi deve essere manipolata con cura (saranno necessari test su piccola scala o test di classificazione della sostanza come propriamente esplosiva). Ca Hb Oc Nd + (a + b/4 – c/2) O2 Bilancio di ossigeno= aCO2 + b/2 H2 O + d/2 N2 - 1600 (2a + b/2 – c) Peso Molecolare Chimica e fisica dell’incendio (1) (2) [email protected] 25 TONALITA’ TERMICA In generale per quanto attiene l’incendio, più che alla cinetica chimica e ai meccanismi delle reazioni si preferisce affrontare le problematiche in senso globale. Il calore di combustione riferito all’unità molecolare di combustibile (MOLE) è definita TONALITA’ TERMICA della reazione ed è espressa in Kcal/mole. Ad esempio si prenderanno in considerazione reazioni “globali” del tipo: C + O2 H2 + ½ O2 CO2 + 94.052 Kcal/mole H2O vap + 57.797 “ CO + ½ O2 CO2 + 67.636 “ CH4 + 2 O2 CO2 + 2 H2O vap+ 191756 “ SO2 “ S + O2 + 70.940 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 26 • Per grammo molecola o mole di una sostanza chimica si intende un numero di grammi di quella sostanza pari al suo peso molecolare. • Per chilogrammo molecola o Chilomole di una sostanza chimica si intende un numero di chilogrammi di quella sostanza pari al suo peso molecolare. • Una mole di qualunque gas occupa in condizioni normali un volume molto vicino a 22.4 lt. Analogamente, una Chilomole di gas in condizioni normali occuperà un volume di circa 22.4 m3 . Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 27 Le tonalità termiche, come abbiamo visto, sono espresse in kCal/mole e ciò non consente un facile confronto fra i diversi combustibili, infatti ogni sostanza ha un proprio peso: 1 mole di 1 “ “ 1 “ “ 1 “ “ 1 “ “ C vale 12 g “ 2g H2 CO “ 28 g “ 16 g CH4 S “ 32 g E’ quindi più utile, per gli scopi ingegneristici, riferirsi al potere calorifico Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 28 POTERE CALORIFICO QUANTITA’ DI CALORE PRODOTTA BRUCIANDO COMPLETAMENTE UNA QUANTITA’ UNITARIA DI 3 COMBUSTIBILE ( 1 kg se solido o liquido, 1 Nm se gas). Nella pratica, poiché i combustibili non sono mai puri, sono composti da varie sostanze la cui percentuale nella composizione può variare entro certi limiti, si preferisce effettuare la determinazione del potere calorifico per via sperimentale con apposite apparecchiature: per i combustibili solidi e liquidi vengono utilizzati il calorimetro adiabatico o il calorimetro di Berthelot-Mahler e Bomba di Mahler, mentre per i combustibili gassosi si utilizza il calorimetro di Junkers. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 29 Si devono distinguere due poteri calorifici: - POTERE CALORIFICO SUPERIORE - POTERE CALORIFICO INFERIORE Si ha il potere calorifico superiore quando l’acqua presente al termine della combustione (somma di quella già eventualmente presente nel combustibile più quella prodotta nella combustione stessa) si trova allo stato liquido (ciò significa che i prodotti della combustione vengono raccolti a temperatura ambiente e pertanto se tra di essi vi è acqua, questa si troverà allo stato liquido, quindi al sistema di misura saranno state cedute anche le calorie di condensazione). Si ha il potere calorifico inferiore quando l’acqua si trova allo stato gassoso. Questo è il caso più comune. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 30 La differenza fra i due poteri calorifici è evidentemente uguale al calore di vaporizzazione dell’acqua prodotta: QS = Qi + n 600 n= 600 = quantità espressa in kg di acqua presente tra i prodotti della combustione numero di kCal necessarie per vaporizzare 1 kg di acqua Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 31 Bomba di Mahler QS = D T (P + A) . 1 P DT = P = A = 1 = p = aumento della temperatura [°C] quantità di acqua utilizzata nel calorimetro [kg] equivalente in acqua del calorimetro [kg] calore specifico dell’acqua [kCal/kg °C] quantità di combustibile utilizzato [kg] T ΔT t Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 32 Il calorimetro di Junkers QS = G(T2 – T1) .1 VN Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 33 Il metodo per la determinazione del potere calorifico per i materiali da costruzione è definita dalla norma ISO 1716 e UNI 7557 – “Determinazione del potere calorifico”. La conoscenza del potere calorifico delle sostanze è determinante per la valutazione del carico d’incendio di un compartimento (espresso in MJ/m2 ) MATERIALI ABITI ACETILENE ALCOOL ETILICO BENZINA BUTANO GASOLIO IDROGENO LEGNO STANDARD METANO POLIURETANO PROPANO ZOLFO ZUCCHERO POTERE CALORIFICO [MJ/kg] 17-21 48 25 42 46-51 42 143 18.48 56 26 46 9 17 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 34 TASSO DI COMBUSTIONE (Burning rate) Quando un combustibile liquido o solido bruciano si ha una contemporanea perdita di massa per evaporazione o pirolisi. Questa perdita di massa spesso viene identificata con il tasso di combustione. In effetti questa è un’inesattezza perché, in genere, non tutto il combustibile vaporizzato viene bruciato. Esiste infatti il cosiddetto “rapporto di equivalenza” che misura quanto la reazione di combustione è stechiometrica, cioè se esiste sovrabbondanza di vapori di combustibile o di ossigeno: Se Φ < 1 la combustione è povera di combustibile; Se Φ >1 la combustione è ricca di combustibile. In linea di massima l’equivalenza “perdita di massa = tasso di combustione” può considerarsi accettabile. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 35 Dove: 1/A (dU/dt) Variazione dell’energia disponibile per unità di area Variazione, per unità di area, dell’energia necessaria alla vaporizzazione A Area L Calore di massificazione e si trova tabellato per diversi materiali. Per materiali solidi è un parametro derivato sperimentalmente, mentre per i liquidi coincide col calore di evaporazione ed è una proprietà derivata da altri parametri termodinamici. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 36 TASSO DI RILASCIO TERMICO (Rate Heat Release) Il potere calorifico non dà indicazioni circa la “portata termica” che viene rilasciata durante un incendio. Infatti la portata termica, intesa come rilascio di energia nel tempo, dipende da diversi fattori quali, ad esempio, il regime di ventilazione e la forma del combustibile. In ogni caso è questo tasso di rilascio termico a descrivere, in termini energetici e quindi di pericolo, l’evoluzione di un incendio. La conoscenza del tasso di combustione, unitamente al calore di combustione (potere calorifico), ci permette di calcolare il tasso di rilascio termico Se si assume però che l’incendio è controllato dalla ventilazione (fase post-flashover) e che tutta l’aria che entra nel compartimento partecipa alla combustione all’interno di esso, allora il tasso di rilascio termico può ricavarsi dall’entalpia della massa d’aria La massa d’aria entrante, con buona approssimazione, può essere definita Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 37 Le curve di rilascio termico (HRR) Una combustione rilascia nell’ambiente del calore per irraggiamento e per convezione (si trascura il calore perso per conduzione). Ai fini della previsione dell’evoluzione di un incendio in un ambiente, il dato di maggiore interesse relativo al materiale che brucia è quello della POTENZA TERMICA RILASCIATA. La potenza, di solito espressa in kw, varia istante per istante. L’insieme dei dati che per un materiale o un prodotto connotano il rilascio di calore nell’ambiente è riassunto nelle curve di rilascio termico, definite nella letteratura anglosassone come heat release rate (HRR). Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 38 Peak fire size HRR (kw) 800 600 400 200 0 Time (min) 10 20 30 40 Esempio di curva HRR. Nel caso raffigurato è illustrato il risultato di una prova su una poltrona. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 39 Le curve HRR della maggior parte dei materiali ha mostrato un andamento nella fase di crescita di tipo quadratico in funzione del tempo. Tale andamento è espresso dalla relazione α t2 Con riferimento a questi materiali è stato possibile fornire una prima classificazione dei fuochi, nella quale si suddividono i fuochi in rapporto al tempo necessario per raggiungere il valore di 1055 kw. I materiali possono essere classificati nelle quattro categorie evidenziate, in base alla velocità con cui aumenta la potenza termica rilasciata nella fase di crescita dell’incendio ed al tempo necessario per raggiungere 1055 kw (valore corrispondente a 1000 Btu/s). Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 40 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 41 Nella fase di pre-flashover dell’incendio è possibile calcolare l’energia rilasciata necessaria per giungere alle condizioni di incendio generalizzato. Questo è possibile perché il valore della potenza di flashover può essere dedotta integrando l’espressione della potenza termica: Eflashover = 0 ∫ t flashover α t2 = 1/3 α tflashover3 La tabella seguente riporta alcuni valori di picco di RHR e il tempo necessario per il flashover, relativi ad alcuni materiali. Si noti la differenza di comportamento tra i materiali presi ad esempio, indipendentemente dal potere calorifico. Materiale Valore di picco di HRR [kw] Tempo per il flashover [s] Pannelli di abete 1330 131 Compensato spesso cm 5.6 1700 195 Compensato spesso cm 12.8 1900 140 Schiuma rigida poliuretanica 5950 8 Trasparenti in acrilico 1920 618 Schiuma polistirolo 4200 71 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 42 ARIA TEORICA DI COMBUSTIONE e VOLUME E COMPOSIZIONE DEI FUMI • PER ARIA TEORICA DI COMBUSTIONE SI INTENDE LA QUANTITA’ DI ARIA NECESSARIA AFFINCHE’ UNA SOSTANZA POSSA BRUCIARE COMPLETAMENTE • Il volume di aria teorico richiesto per la combustione dell’unità di massa o di volume di un combustibile è detto POTERE COMBURIVORO. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 43 Poiché la composizione dell’aria è data da: 78 % N2 ; 21 % O2 ; 1 % altri gas si ha: N2 / O2 = 3.8 (1) Siamo in grado di calcolare la quantità di aria teorica necessaria per la combustione di alcune sostanze: Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 44 Combustibili gassosi: Metano CH4 + 2 O2 CO2 + 2 H2O Poiché come corollario del principio di Avogadro, nel caso di gas esiste in prima approssimazione una proporzionalità diretta fra numero di moli e volume: Per bruciare 1 m3 di CH4 sono necessari 2 m3 di O2 ; poiché il rapporto nell’aria N2 / O2 = 3.8, si ha che nella combustione di 1 Nm3 di CH4 sono coinvolti 2 x 3.8 = 7.6 Nm3 di N2 . La reazione di combustione del metano in aria può conseguentemente essere scritta: CH4 + 2 O2 + 7.6 N2 CO2 + 2 H2O + 7.6 N2 Per bruciare 1 Nm3 di CH4 occorreranno 2 Nm3 di O2 e 7.6 Nm3 di N2 , complessivamente 9.6 Nm3 di aria. Dalla stessa reazione possiamo anche dedurre la natura e i valori rispettivi dei prodotti gassosi di combustione che, nella terminologia della combustione, vengono definiti col nome di fumi. Bruciando 1 Nm3 di CH4 col quantitativo teorico di aria, i fumi sono costituiti da 1 Nm3 di CO2, 7.6 Nm3 di N2 e 2 Nm3 di acqua allo stato vapore. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 45 La composizione del combustibile è: 80 % C; 4.5 % H2 ; 8.5 % O2 ; 1.5 % N2 ; 1.5 % S; 4.0 % Ceneri Le reazioni di combustione sono: C + O2 CO2 (1) Per ogni chilomole (12 kg) di C sono necessari 1 chilomole di O2 (cioè 22,4 Nm3), poiché in 1 kg di combustibile è presente 0.8 kg di C, si imposta la proporzione: 12 : 22.4 = 0.8 : x x = 1.49 Nm3 di O2 2 H2 + O2 2 H2O (2) SO2 (3) si imposta la proporzione: 4 : 22.4 = 0.045 : y y = 0.25 Nm3 di O2 S + O2 si imposta la proporzione: 32 : 22.4 = 0.015 : z z = 0.0105 Nm3 di O2 Tenendo conto che nel combustibile è contenuto l’ 8.5 % di O2 32 : 22.4 = 0.085 : u u = 0.06 Nm3 di O2 Il quantitativo totale di O2 richiesto per la combustione completa sarà: x + y + z – u = 1.49 + 0.25 + 0.0105 – 0.06 = 1.69 Nm3 di O2. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 46 Il quantitativo di N2 associato nell’aria è: 1.69 x 3.8 = 6.42 Nm3 a questo va aggiunto il contributo della trasformazione in N2 elementare dell’azoto presente nel combustibile, ricavato dalla proporzione: 28 : 22.4 = 0.015 : t t = 0.01 Nm3 di N2 Il quantitativo di N2 in totale sarà: 6.42 + 0.01 = 6.43 Nm3 (4) Pertanto l’aria teorica di combustione è data da: 1.69 + 6.43 = 8.12 Nm3 Possiamo impostare più generalmente il calcolo ora effettuato con la formula: VO2 12 = 22.4 ( % C + % H2 + % S - % O2 ) 4 32 32 = 1.87 ( % C) + 5.6( % H2 ) + 0.7 (% S) - 0.7(% O2 ) Indicando per semplicità con C, H, S e O rispettivamente la % C, % H2 , % S e % di O2 , si ottiene la formula generale: VO2 = 1.87 C + 5.6 H + 0.7 S - 0.7 O Varia = 4.80 VO2 = 8.9 C + 26.7 H + 3.3 S - 3.3 O Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 47 La composizione dei fumi: - Volume di CO2 - Volume di H2O - Volume di SO2 = = = volume di O2 2 volumi di O2 volume di O2 Pertanto dalla combustione di 1 kg di combustibile in esame si hanno: 1.49 0.50 0.01 6.43 ____ 8.43 [derivanti dalla reazione (1)] [= (2 x 0.25) derivanti dalla reazione (2)] [derivanti dalla reazione (3)] [derivanti dalla calcolo (4)] Nm3 “ “ “ O2 H2 O SO2 N2 Nm3 Volume teorico dei fumi Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 48 COMBUSTIONE IN ECCESSO D’ARIA Nel caso di combustibili solidi, specie quando vengano bruciati su griglia, per avere una combustione completa è necessario in pratica fare uso di un notevole eccesso di aria rispetto al teorico. L’aria in eccesso non brucia e passa di conseguenza inalterata fra i prodotti di combustione. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 49 Consideriamo l’esempio precedente relativo alla combustione di un litantrace e supponiamo di condurre la combustione con un eccesso di aria al 40%. In tal caso il quantitativo di aria sarebbe: 8.11 + 0.4 x 8.11 = 8.11 + 3.24 = 11.35 Nm3 I fumi di combustione saranno composti da: 1.49 0.50 0.01 6.43 2.56 0.68 _____ 11.67 Nm3 “ “ “ “ “ Nm3 CO2 H2O SO2 N2 N2 [quota derivante dall’eccesso di aria] O2 [quota derivante dall’eccesso di aria] Volume dei fumi Il volume di CO2 prodotto dalla combustione completa è lo stesso in assenza o in presenza di un eccesso di aria comburente. Diversa è nei due casi la percentuale in volume di CO2 nei fumi: Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 50 Si definisce: % CO2 (teorico) = VCO2 VFumi teorici 100; % CO2 (effettivo) = VCO2 VFumi effettivi 100 Da cui % CO2 (teorico) % CO2 (effettivo) = VFumi effettivi VFumi teorici La determinazione sperimentale della percentuale di anidride carbonica effettiva nei fumi ed il suo confronto con la percentuale teorica, ottenibile dal calcolo, una volta conosciuta l’analisi elementare del combustibile, permettono di determinare con continuità l’eccesso di aria effettivamente impiegato, dato di fondamentale importanza per il controllo della combustione. Di contro tali parametri possono essere presi a riferimento per il calcolo del “rendimento” dei bruciatori. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 51 TEMPERATURA TEORICA DI COMBUSTIONE Per temperatura teorica di combustione o temperatura di fiamma si intende la massima temperatura che potrebbe essere raggiunta nel corso di una combustione se tutto il calore sviluppato fosse speso unicamente per riscaldare i prodotti della combustione stessa. La temperatura teorica di combustione si intende relativa alla combustione eseguita col quantitativo teorico di aria, infatti la temperatura di combustione varia in funzione della quantità di aria e della conseguente composizione dei fumi. ad esempio: H 2 + ½ O2 H 2 + ½ O2 + 2 N2 H2O vap H2O vap + 2 N2 TF = 3280 °C TF = 2200 °C Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 52 GRADO DI DISSOCIAZIONE TERMICA Quando le temperature superano determinati valori (all’incirca i 2000 °C) bisogna tener conto di un altro fenomeno e cioè quello della decomposizione chimica di alcuni dei possibili prodotti di combustione: l’anidride carbonica e l’acqua. 2 CO2 2 H2 O 2 CO + O2 2 H2 + O 2 - 135200 Cal 115600 Cal Le reazioni sono endotermiche e avvengono entrambe con aumento di volume. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 53 Il GRADO DI DISSOCIAZIONE teorica a è così definito: α = n° di molecole che hanno subito dissociazione n° di molecole inizialmente presenti La dissociazione è tanto più spinta quanto più alta è la temperatura e più bassa è la pressione, a temperatura costante a varia in maniera inversa alla pressione. Per la CO2 abbiamo la seguente relazione: Kp = 0.5 α 3 (1 - α )2 (1 + 0.5α ) .p Poiché Kp varia con la temperatura secondo la legge: d(ln Kp ) = - Q/ RT2 dt che integrata assume la ben nota forma: kp = A e -(Q/RT) Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 54 Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 55 TEMPERATURA DI IGNIZIONE TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA’ LIMITI DI INFIAMMABILITA’ • PER TEMPERATURA DI IGNIZIONE O DI ACCENSIONE SI INTENDE LA TEMPERATURA MINIMA ALLA QUALE DEVE ESSERE PORTATA LA MISCELA COMBUSTIBILECOMBURENTE PERCHE’ INIZI A BRUCIARE SPONTANEAMENTE ED IN MODO CONTINUO, SENZA ULTERIORE APPORTO DI CALORE O DI ENERGIA DALL’ESTERNO. • PER I COMBUSTIBILI LIQUIDI SI DEFINISCE TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA’ QUELLA TEMPERATURA ALLA QUALE IL COMBUSTIBILE PRODUCE UNA QUANTITA’ DI VAPORI SUFFICIENTE A FORMARE CON L’ARIA UNA MISCELA INFIAMMABILE. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 56 COMBUSTIBILE TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA’ [°C] TEMPERATURA DI AUTOACCENSIONE [°C] Etere di petrolio - 56 288 n-pentano - 49 285 Benzina - 43 250-400 n-esano -22 233 n-ottano 13 220 Acqua ragia minerale 38 232 38-74 227 cherosene I combustibili possono essere conservati a temperatura ambiente in contatto con aria, senza che avvengono modificazioni apprezzabili. Se però innalziamo la temperatura in un punto del combustibile fino ad innescare la reazione di ossidazione, la velocità di questa può assumere valori elevati e la combustione procede massivamente e si manifestano i caratteristici fenomeni termici e luminosi. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 57 La temperatura minima oltre la quale la reazione procede spontaneamente, indipendentemente cioè dalla fornitura di calore, prende il nome di TEMPERATURA DI AUTOACCENSIONE (a volte indicata come temperatura di autoaccensione o accensione spontanea). • La temperatura di accensione varia con lo stato fisico del combustibile e del rapporto tra combustibile e comburente. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 58 • • In vaso chiuso la temperatura di infiammabilità viene determinata con l’apparecchio di AbelPensky per i prodotti a punto di infiammabilità < 50 °C e quello di Pensky-Martens per quelli con punto di infiammabilità più elevato. In vaso aperto è utilizzato l’apparecchio di Marcusson. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 59 CATEGORIE DI LIQUIDI INFIAMMABILI • In funzione della temperatura o punto di infiammabilità i combustibili liquidi sono suddivisi in tre categorie: • A • B • C “ < 21°C tra 21 °C e 65 °C “ > 65 °C punto di infiammabilità (benzine) (kerosene) (oli combustibili) Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 60 LIMITI DI INFIAMMABILITA’ Affinchè i vapori di combustibile possano bruciare è necessario che le loro concentrazioni in aria si trovino entro determinati valori detti LIMITI DI INFIAMMABILITA’. LIMITE INFERIORE DI INFIAMMABILITA’: È la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco. LIMITE SUPERIORE DI INFIAMMABILITA’: È la più alta concentrazione di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha innesco per eccesso di combustibile (o carenza di comburente) Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 61 SOSTANZE CAMPO DI INFIAMMABILITA’ % IN VOLUME) LIMITE INFERIORE LIMITE SUPERIORE Acetone 2.5 13 Ammoniaca 15 18 benzina 1 6.5 gasolio 0.6 6.5 idrogeno 4 75.6 metano 5 15 Anche i gas sono infiammabili entro una zona definita da due limiti di infiammabilità che si esprimono anch’essi in percentuale in volume di gas combustibile nella miscela totale combustibile + comburente. L’ampiezza del campo di infiammabilità dipende da: -pressione -temperatura -direzione dell’accensione (fronte di fiamma) -dimensioni e forma del contenitore -presenza di gas inerti e vapor d’acqua. Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 62 AUTOCOMBUSTIONE O COMBUSTIONE SPONTANEA AVVIENE TUTTE LE VOLTE CHE IL PROCESSO DI COMBUSTIONE NON VIENE INNESCATO DA UNA SORGENTE DI ENERGIA ESTERNA AL MATERIALE CONBUSTIBILE, BENSI’ DAL CALORE PRODOTTO DALLO STESSO COMBUSTIBILE. I materiali che, ammassati in gran quantità sono più suscettibili di poter bruciare per autocombustione sono: •carbone di legna •vernici all’olio o pitture contenenti essiccativi •erba medica e fieno •farina di pesce •oli vegetali •oli di pesce •stracci impregnati di oli e vernici •cacao in grani •carta da macero umida •cuoio e cascami •feltri e cartoni catramati •fertilizzanti organici Chimica e fisica dell’incendio [email protected] 63