musica , corpo e cervello (parte prima prof . maurizio piscitelli

“MUSICA, CORPO E CERVELLO
(PARTE PRIMA)”
PROF. MAURIZIO PISCITELLI
Università Telematica Pegaso
Musica, corpo e cervello
(prima parte)
Indice
1
MUSICA E FUNZIONI VEGETATIVE ---------------------------------------------------------------------------------- 3
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Musica, corpo e cervello
(prima parte)
1 Musica e funzioni vegetative
Le esperienze musicali provocano variazioni della pressione sanguigna, della frequenza
cardiaca, della respirazione, del riflesso psico-galvanico e di altre funzioni vegetative. Queste
variazioni rappresentano il riflesso sul sistema vegetativo dei processi psicologici messi in moto
dalla musica1 .
Attraverso diverse ricerche si è arrivati alle seguenti conclusioni:
1. la risposta vegetativa dipende: a) dalla reattività individuale, cioè dalla labilità o dalla stabilità dei
processi di regolazione vegetativa, a loro volta influenzati dalla costituzione (predisposizione),
dall’età, dal sesso, dal tipo di vita, dallo stato generale di salute, o da fattori occasionali quali la
stanchezza, l’assunzione di alcool o caffè, e così via; b) dalla reattività emozionale; c)
dall’atteggiamento verso la musica, dalla sua importanza nella vita del soggetto come pure dalle sue
sensazioni estemporanee nei confronti del brano musicale presentato nella situazione d’esame; d)
dal genere di musica presentato. Il tipo di percezione della musica dipende fra l’altro dalla
disposizione individuale dominante, indifferente o emozionale, nei confronti della musica, dal
modo di ascoltarla e dall’umore del momento.
La riproduzione del brano musicale dovrebbe essere tecnicamente impeccabile ed il volume del
suono adatto ad ogni soggetto. Variazioni arbitrarie nel volume del suono possono far variare il
diagramma delle funzioni vegetative. L’atteggiamento individuale del momento può venire
disturbato dalla situazione (il laboratorio e l’uso di un apparecchio) ma anche da catene associative
di ogni individuo con il brano musicale possono portare a risultati falsi (le variazioni osservate
potrebbero dipendere da un evento che il soggetto associa alla musica più che dalla musica stessa).
La musica può provocare una risposta vegetativa anche quando i suoni non vengono percepiti
consciamente, come ad esempio nel sonno o con una musica di “sottofondo” come quella di
accompagnamento nel cinema e nel teatro di prosa, e con la musica “funzionale” che viene
trasmessa nelle fabbriche o negli ascensori.
2. Il sistema di risposta massimale dipende principalmente: a) dal carattere della risposta vegetativa
individuale del soggetto. In alcuni individui stimoli psicologici come lo stress provocano
prevalentemente delle variazioni respiratorie, mentre in altri lo stesso tipo di stimolazione determina
delle marcate alterazioni nelle risposte circolatorie o cutaneo galvaniche; b) dal tipo di musica che
viene suonata. Brani musicali come i ballabili o le marce orchestrali provocano prevalentemente
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delle risposte motorie, mentre gli altri tipi di musica possono più facilmente provocare delle risposte
respiratorie o cardiovascolari.
3. Le reazioni vegetative investono vari sistemi: a) il sistema cardiovascolare. Fra i vari parametri,
quello della frequenza cardiaca oltre ad essere di facile registrazione in senso tecnico è un
indicatore piuttosto sensibile. In generale la risposta alla musica consiste in aumento della frequenza
cardiaca, anche in test di breve durata raramente si registra una diminuzione della frequenza al di
sotto del livello iniziale. Un aumento della frequenza cardiaca potrebbe essere un’espressione sia di
piacere e di soddisfazione, sia di sensazioni opposte. Facendo ascoltare varie volte allo stesso
soggetto lo stesso brano musicale, i tracciati della frequenza cardiaca risultano abbastanza costanti.
Talvolta è possibile “guidare” la frequenza cardiaca mediante variazioni dinamiche del volume,
quali i crescendo o i decrescendo dei rullii dei tamburi, fenomeno che può essere ottenuto anche
mediante una variazione del ritmo, per cui un’accelerazione può portare una risposta tachicardica ed
una decelerazione a un rallentamento della frequenza cardiaca. I passaggi riposanti o carichi di
gioia, e talvolta quelli finali di un brano musicale, possono provocare sincronicamente variazioni
della frequenza cardiaca e del ritmo respiratorio.
In soggetti che abbiano un qualche disturbo cardiaco si possono riscontrare in risposta alla musica
delle variazioni qualitative elettrocardiografiche, simili a quelle evidenziabili in seguito a sforzi
muscolari. Possono verificarsi inoltre delle variazioni che fanno supporre un aumento o, in certi
casi, una diminuzione del tono vasocostrittore (il rumore induce una risposta periferica
vasocostrittrice);
b) la respirazione. Molto eloquenti sono le registrazioni dei movimenti respiratori mentre viene
suonata la musica, infatti non solo si riscontrano variazioni della frequenza e della profondità del
respiro, ma si può avere anche una variazione nel rapporto tra inspirazione e espirazione così come
possono variare anche altre caratteristiche respiratorie e si può avere ad esempio la tendenza ad
un’attività respiratoria ritmica o aritmica. In risposta a brani musicali caratterizzati da una cospicua
accelerazione o decelerazione del ritmo, alcuni soggetti presentano la tendenza ad una
sincronizzazione primaria della frequenza cardiaca, mentre altri del ritmo respiratorio.
Questo fa supporre che potrebbe essere possibile distinguere “reagenti circolatori primari” e
“reagenti respiratori primari”;
c) il riflesso psico-galvanico. Dalle ricerche effettuate questo risulta essere l’indicatore più
sensibile, anche se ha degli svantaggi dovuti alle difficoltà nella calibrazione del segnale e anche ad
una certa affaticabilità della risposta nel corso di test troppo lunghi. Anche qui risposte intense
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possono essere l’espressione sia di piacere che di dispiacere. Qualsiasi tipo di distrazione mentale
(una persona che entra nella stanza, un rumore), può provocare delle risposte che possono essere
interpretate erroneamente; d) l’attività motoria. È possibile valutare elettromiograficamente
l’attività muscolare durante l’ascolto della musica. La registrazione simultanea dell’attività
muscolare e di altri parametri vegetativi forniscono informazioni interessanti.
In un esperimento che si prefiggeva di misurare gli effetti di brani musicali sulla respirazione e sul
ritmo cardiaco, Ellis e Brighouse hanno fatto ascoltare a trentasei studenti universitari tre brani di
musica, rispettivamente Blue Interval di E. Hall, il Preludio al pomeriggio di un fauno di Debussy e
la Rapsodia Ungherese n. 2 di Liszt. Il ritmo cardiaco veniva misurato attraverso l’ECG, quello
respiratorio attraverso uni pneumografo. I risultati ottenuti si possono così riassumere: a) tutti gli
incrementi statisticamente significativi riguardano il ritmo respiratorio; b) la Rapsodia Ungherese di
Liszt ha causato un maggiore e più significativo incremento nel ritmo respiratorio che non gli altri
due brani; la Rapsodia Ungherese e il Blue Interval hanno provocato un incremento respiratorio in
quasi tutti i soggetti; c) nessuno dei brani musicali è stato accompagnato da incrementi significativi
del ritmo cardiaco. Gli autori hanno concluso che i risultati ottenuti indicano che gli effetti della
musica sono molto complessi e dipendono dal tipo di musica usata2 .
Nel 1962 Zimmy e Weidenfeller hanno compiuto un esperimento con cinquantaquattro bambini di
scuola materna ed elementare, facendo loro ascoltare l’ultimo movimento della Sinfonia Dal nuovo
mondo di Dvoràk e L’Aria sulla quarta corda di Bach. L’ipotesi di partenza era che il brano
considerato eccitante doveva produrre una diminuzione nella resistenza elettrica della pelle (ciò
indica che vi è una risposta emotiva), mentre il brano considerato calmo doveva produrre un
aumento della resistenza elettrica cutanea (e quindi una diminuzione del riflesso psico-galvanico).
L’ipotesi fu confermata e gli autori conclusero che rispetto agli studenti universitari i bambini
dimostrano di essere più sensibili, dal punto di vista emotivo, alle stimolazioni musicali3 .
Nel 1965 Rieber ha dimostrato che il livello di attività ludica di ventinove bambini di età compresa
tra cinque e sei anni aumentava sotto l’influsso di una stimolazione musicale. Ogni bambino veniva
fatto rimanere per dodici minuti in una stanza dove si trovavano dei giocattoli appositamente
predisposti; al soggetto venivano fatti ascoltare tre minuti di un brano musicale considerato veloce
ed eccitante (La Gaité Parisienne di Offenbach) e tre minuti di un brano considerato lento e calmo
(l’Aria sulla quarta corda di Bach). Il livello di attività veniva misurato attraverso la registrazione
del tempo di manipolazione dei giocattoli che erano collegati elettricamente con dei contatori. Lo
sperimentatore poteva osservare il bambino da una finestra unidirezionale. Oltre a dimostrare un
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significativo incremento dell’attività, i risultati hanno mostrato che il livello di attività è maggiore
con un sottofondo musicale veloce ed eccitante4 .
1
Porzionato G. (1980) Psicobiologia della musica. Bologna: Patròn Editore.
2
Ellis D.S., Brighhouse G. (1952). Effects of music on respiration and heart-rate. American Journal of
Psychology, 65, 39-47.
3
Zimmy G.H., Weidenfeller E.W. (1963). Effects of music upon GSR of children. Child Development, 33,
891-896.
4
Rieber M. (1965). The effect of music on the activity level of children. Psychonomic Science, 3, 325-326.
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