Un’esperienza di rilevamento sincronico: i capitelli in ghisa nella Sala da ballo di Villa Blanc a Roma: Carlo Inglese Gli sviluppi che negli ultimi anni hanno caratterizzato l’informatica, sia dal punto di vista dei softwares che delle strumentazioni, hanno avuto notevoli riflessi sulla rappresentazione, sul rilievo strumentale, sulla topografia, ed, in generale, sulla gestione degli apparati grafici. La grande diffusione dei programmi C.A.D. (notissimo acronimo di Computer Aided Design, disegno assistito dal computer; quali Autocad 2000, Microstation, Radar CH, ecc.) e dei loro applicativi nonchè l’affermazione dei programmi di modellazione (Think3, LightWave Modeler, Rhinoceros, 3D Studio, ecc.) e le attrezzature hardwares sempre più sofisticate, dai PC (Personal Computer) agli scanners, alle tavolette digitali, ai plotters, hanno indotto gli operatori del settore a rivoluzionare il proprio modus operandi fino ad abbandonare i metodi di rappresentazione tradizionali. In una tale esplosione tecnologica non potevano non subire forti influenze i metodi di rilevamento e le procedure che li caratterizzano, tuttavia è nella acquisizione dell’oggetto da rilevare che si sono compiuti i maggiori sviluppi, giungendo alla acquisizione diretta dei dati attraverso scanner 3D ed alla loro capacità di “leggere” l’oggetto e rielaborarlo direttamente, fornendone un modello numerico. A questo proposito sono state condotte fino ad ora diverse ed eterogenee esperienze di rilevamento, sia dal Dipartimento di Rappresentazione e Rilievo di Roma sia da altre Università, che, utilizzando la suddetta metodologia, hanno prodotto interessanti risultati 1. Per questa nuova metodologia di rilevamento si possono catalogare due tipologie differenti: le tecniche di misurazione con contatto, e le tecniche di misurazione senza contatto. Le prime richiedono di toccare la superficie dell’oggetto da ogni lato con lo strumento che realizza la misurazione, le seconde sono tecniche indirette basate sull’utilizzo di una sorgente di energia, presente in un certo ambiente o artificialmente proiettata sulla superficie di un oggetto; l’energia di ritorno viene misurata con camere digitali o speciali sensori. Questa categoria, può essere suddivisa in tre sottogruppi: quelle che usano ultrasuoni, quelle che usano radiazioni ottiche (ad esempio il teodolite e il rilievo fotogrammetrico), e quelle che, grazie alla diffusione dei lasers, usano la proprietà di propagazione di radiazione. Le tecniche su menzionate possono essere ulteriormente suddivise in Sistemi passivi che determinano le coordinate dell’oggetto a partire dalle informazioni contenute nelle immagini, (Fotogrammetria) e Sistemi di visione attiva 3D, che ottengono le coordinate dell’oggetto attraverso parametri esterni come “angolo di scansione” o “tempo di volo”. Uno dei sistemi di visione attiva più sofisticati è lo scanner 3D, questo può misurare, in breve tempo, migliaia di dati 3D in forma di "clouds of points" (nuvole di punti 3D); le immagini generate da questo strumento, a partire dall'acquisizione di nuvole di punti 3D, alla successiva elaborazione attraverso la formazione di mesh di triangoli costruiti utilizzando i punti acquisiti come vertici dei triangoli stessi, comprendono direttamente la misura dei punti 3D. I vantaggi più immediati offerti da uno scanner 3D possono essere riassunti in una maggiore velocità di acquisizione e visualizzazione dei dati 3D, in una maggiore accuratezza del prodotto finale, e nella possibilità di effettuare direttamente la modellazione. Tale metodologia, ormai da qualche anno sperimentata e ben documentata dalla bibliografia specializzata, ha spostato in avanti le frontiere del rilevamento, ben consolidate nel tempo, ed ha aperto la strada a nuove, e fino a qualche tempo fà inimmaginabili, linee di ricerca. Ma proprio con lo spostamento in avanti di tali frontiere, come storicamente avviene in un momento di passaggio, sono cominciati a fiorire dibattiti e argomentazioni sulla validità scientifica e sull’utilizzo esclusivo delle nuove metodologie in relazione al rilevamento ed alla rappresentazione di tipo classico. Da un lato i tradizionalisti, che ritengono in modo conservatore, il ricorso alle nuove metodologie pericoloso, in quanto portatore di illusioni riguardo alla soluzione dei problemi 1 insiti nelle operazioni di rilevamento; dall’altro lato gli innovatori ad oltranza che, al contrario, vedono in queste strumentazioni e metodologie operative la quadratura del cerchio, il punto di passaggio obbligato al fine di giungere alla determinazione di procedure corrette per un qualsivoglia rilievo. Probabilmente l’una e l’altra corrente di pensiero dovrebbe riflettere sulle proprie posizioni: è mia convinzione infatti che solo attraverso l’utilizzo accurato e mediato delle diverse metodologie operative si possa ottenere il risultato ottimale, tenendo sempre presente la circostanza, troppo spesso sottovalutata, che a questo si giunge facendo ricorso ad una sensibilità che il rilevatore, in quanto architetto, deve acquisire come principale ed imprescindibile qualità. Sensibilità che, del resto, viene sviluppata ed affinata attraverso la conoscenza, l’applicazione e la sperimentazione di diverse metodologie, al fine di giungere alla codifica di procedure riutilizzabili in ogni contesto. Convinto della giustezza della precedente asserzione si è cercato di attuare un’esperienza sincronica di rilevamento applicando ad uno stesso oggetto architettonico diverse metodologie operative, al fine di indagare sulle potenzialità offerte da ciascuna di esse. Si sono attuate al contempo le procedure proprie del rilievo diretto, con conseguente restituzione grafica tradizionale, restituzione e modellazione in ambiente CAD, nonchè le procedure del rilievo attraverso acquisizione con scanner laser e successiva modellazione numerica. L’obiettivo primario della sperimentazione è stato non l’accellerazione dei tempi o dei modi, bensì il confronto diretto tra le diverse metodologie impiegate e tra i risultati da esse ottenuti sullo stesso oggetto, nello stesso momento. L’occasione per tale esperienza è stata il rilevamento dei capitelli in ghisa che ornano la splendida, quanto diruta, Sala da ballo della Villa Blanc sulla Via Nomentana in Roma 2. Tali capitelli, frutto di un procedimento di prefabbricazione industriale si prestavano allo scopo prefissato, in quanto erano di modeste dimensioni, in buono stato di conservazione, e facilmente raggiungibili (grazie anche alle impalcature poste in opera per i recenti lavori di restauro della Villa stessa) 3. Rilievo diretto Presa delle misure e restituzione grafica Dopo un attento esame degli elementi da rilevare e delle operazioni da effettuare (Progetto di rilevamento), supportato da numerosi scatti fotografici (Documentazione), si è proceduto inizialmente alla elaborazione di una serie di eidotipi dei capitelli capaci di supportare le misurazioni dirette che via via venivano effettuate attraverso semplici strumenti di misura (filo a piombo, calibro, fettuccia metallica, profilometri). La scelta dei punti da rilevare è stata dettata dalla morfologia del capitello stesso, attuando una discretizzazione per punti notevoli degli elementi componenti curvi. Dopo le operazioni di presa delle misure e trascrizione sugli eidotipi, si è passati alla restituzione grafica tradizionale, ottenendo così piante, prospetti e sezioni degli elementi rilevati. Ne è derivata una fresca ed immediata lettura dei caratteri geometrici e delle valenze fitomorfe dei capitelli. Restituzione grafica in ambiente C.A.D. La stessa operazione di restituzione grafica è stata effettuata in ambiente CAD, ripetendo le stesse operazioni pur integrandole di dati specifici, ottenendo così i files, degli stessi elaborati bidimensionali, in formato Dwg. 2 Modellazione e Rendering Le restituzioni grafiche Dwg sono state elaborate, nello stesso ambiente C.A.D., al fine di realizzare dei modelli tridimensionali dei capitelli facendo ricorso ad operazioni surfaces, solids e mesh; il risultato è stato un modello 3D wireframe dei capitelli. Il wireframe prodotto della modellazione in ambiente C.A.D. è stato importato in un programma applicativo di modellazione (3D Studio) mediante il quale si è realizzato il rendering del modello 3D. Si è così ottenuta una forma di rappresentazione e di analisi delle caratteristiche dell’oggetto sicuramente meno “discretizzata”, che ha restituito solidità e continuità al modello stesso. Rilievo attraverso lo Scanner 3D Acquisizioni delle “Clouds of points” e delle “Color images” L'attenzione in questa seconda fase è stata concentrata inizialmente sul rapporto da stabilire tra le dimensioni dell’oggetto da rilevare e la risoluzione di uscita, dettata, altresì, dalle caratteristiche dello strumento utilizzato per l’acquisizione: un Non-Contact 3D Digitizer della Minolta Mod. Vivid 700. Si è deciso di effettuare riprese ad una distanza compresa tra cm 60 e 90, dividendo, così, il capitello in tre fasce di acquisizioni. Il Vivid 700 usa il metodo denominato "light-stripe" attraverso il quale emette una striscia orizzontale luminosa, attraverso una lente cilindrica, verso l'oggetto inquadrato. La luce riflessa dall'oggetto viene acquisita dal CCD e quindi convertita, attraverso una triangolazione, in informazioni sulla distanza dell'oggetto stesso. Questa procedura viene ripetuta una seconda volta con la scansione, sulla superficie dell'oggetto, di una striscia luminosa verticale, utilizzando uno "Specchio di Galvano". La combinazione delle due scansioni da luogo all'immagine 3D dell'oggetto. Considerate le caratteristiche dello strumento 4 e le su menzionate dimensioni degli oggetti da rilevare sono state effettuate quattro acquisizioni per ciascuna delle "superfici di contatto" dei due blocchi, per un totale di sedici acquisizioni ad una distanza di ca. 60 cm. Interfacciando lo scanner ad un portatile, attraverso la funzione "One shot" presente nell'Utility Software VI-S1 5, si è proceduto alla acquisizione ed, immediata, doppia visualizzazione del modello di restituzione di clouds of point 3D (Fig.3) e della "Color image" delle varie parti di capitello. Con tale procedura di acquisizione ogni punto visualizzato risultava geometricamente definito ed effettivamente misurato; da ciò si può trarre la conclusione che la densità della nuvola di punti definisce esattamente l’accuratezza del rilievo. Modellazione e Rendering Il Software Minolta VI-S1 Abbiamo detto che lo scanner Vivid 700 acquisisce contemporaneamente una "Color image" ed una "Range image" dell'oggetto; la prima è assimilabile ad una immagine acquisita da una camera digitale, e contiene i "Color Image Data", ossia i parametri dei colori che compongono l'oggetto; la seconda contiene i "3D Data" , dunque i dati tridimensionali dell'oggetto acquisito. Il Software Minolta VI-S1, in dotazione allo scanner, consente la gestione e le operazioni di modellazione delle tipologie di immagini acquisite, quell'insieme, cioè, di operazioni che viene definito "Range processing". Il "Range processing" consiste nella creazione di mesh di triangoli ottenute dalle "clouds of points", delle quali si conoscono le coordinate x,y,z dei propri punti (le mesh possono essere assimilate a maglie triangolari costruite su punti noti, cioè ad un insieme di triangoli che a due a due hanno in 3 comune uno spigolo o un vertice) tale processo sfrutta la circostanza che ad ogni punto della range image può corrispondere un vertice nella maglia triangolare (Fig.7). Effettuate le acquisizioni delle varie parti dei capitelli si è potuto verificare direttamente in loco la qualità delle "Color image" e delle "Range image", attraverso la visualizzazione sullo schermo del portatile, consentendo la eventuale eliminazione e riacquisizione delle immagini risultate non soddisfacenti od incomplete. Uno dei parametri per tale procedura di verifica consiste nella visualizzazione automatica di "buchi" nella Range image e conseguente soluzione di continuità nelle maglie triangolari della mesh da quest'ultima ottenuta. Il software consente la "ricucitura" di tali buchi attraverso il comando "Fill Holes" che consente la creazione in automatico di poligoni (polygon data) in quelle aree ove non siano presenti dati, quindi punti acquisiti. Il modello numerico Ottenute le mesh delle varie parti in cui sono stati suddivisi i capitelli, divisione necessaria considerato il limitato campo ottico dello strumento al fine di una soddisfacente campionatura degli elementi, occorre effettuarne la riunificazione per generare un unico modello dell'oggetto acquisito. In sintesi occorre riferire i diversi sistemi cartesiani, ai quali sono riferiti i punti nelle varie scansioni, ad un unico sistema cartesiano generale: ciò avviene attraverso la "Multiview registration" (Registrazione). Il metodo di registrazione utilizzato dal software VI-S1 è ottenuto attraverso i dati geometrici superficiali forniti dalle immagini multiple acquisite (multiview), le quali devono avere una certa superficie di sovrapposizione in modo da consentire il riconoscimento dei dati comuni, detti punti omologhi, da parte del software e quindi la riunificazione. I punti omologhi vengono individuati dall'operatore, in fase di registrazione, attraverso il cursore del mouse direttamente sulle Color images visualizzate sullo schermo. La funzione "Image-Overlay" (Fig.6) consente, visualizzando e sovrapponendo la "Color image" al "Wireframe", un controllo immediato della corrispondenza tra i punti omologhi da utilizzare nella Registrazione. Considerata la natura degli elementi in ghisa rilevati, che consentivano diversi elementi di riconoscibilità, la Registrazione nel nostro caso è stata effettuata a partire da punti notevoli in precedenza individuati e riportati su specifiche monografie dei capitelli, per poi procedere alla loro individuazione sulle Color images visualizzate. L'ultima operazione compiuta, una volta eseguita la Registrazione, è consistita nel "merging", passaggio fondamentale per "fondere" le Range images, consistente nel creare un modello informatico dotato di caratteristiche univoche integrando le viste multiple (Fig. 5). Anche in questo caso tale operazione è stata realizzata dal software, settando alcuni parametri riguardanti l'accuratezza, quali lo "smoothness" che consente l'ammorbidimento delle spigolosità proprie delle mesh. I risultati del rilevamento condotto mediante questa metodologia hanno prodotto un modello interpretativo confortato da un maggior rigore geometrico e volumetrico, oltre al non trascurabile risultato di una restituzione in tempo reale. Il significato ed i risultati dell’esperienza condotta La sincronia nella conduzione delle diverse operazioni di rilevamento è stata giudicata come condizione rigorosa dal punto di vista scientifico, in quanto ha consentito di attivare le riprese nello “stesso momento”, con gli stessi operatori e in condizioni tecnico-pratiche costanti. E’ stata messa alla prova la medesima “sensibilità” culturale dei tecnici-operatori perchè valutassero con le loro conoscenze la congruità delle operazioni da compiere. Non è sembrato altrettanto utile, o rigoroso, confrontare rilievi condotti da ricercatori diversi in contesti temporali diversi e con “culture” diverse. Seppur convinto che tale metodo (diacronico) 4 permanga come condizione critica essenziale per lo storico, si è inteso indagare sulla efficacia scientifica dei metodi e sulla eventuale gerarchia da stabilire nella scelta di utilizzo. Va da sè che le diverse rappresentazioni ottenute possiedono delle specificità che la “strada maestra” del rilievo ricuce sotto la denominazione di “rilievo integrato”: ossia come colta e democratica forma di sincretismo conoscitivo. Si è inteso utilizzare la sincronicità nell’intento di formulare un giudizio di pertinenza e di congruità tra i risultati ottenuti ed i significati proposti dalle scelte progettuali insite nell’opera indagata. I capitelli di Villa Blanc non sono stati utilizzati come cavie di laboratorio, ma si è cercato di leggerli sulla scorta del pensiero progettuale e culturale di Giacomo Boni che ne ha pensato le valenze, insieme al Morani ed Adolfo De Carolis, interpretando il tema della “natura”. Sotto questa luce è sembrato di poter ravvisare nella metodologia “diretta” del rilevamento la forma di restituzione più consona alle qualità espressive e sensibili della proposta progettuale di Boni, ed il suo modo di intendere il “Disegno” . Ossia una fresca ed onorevole scusa per poter avvicinare l’artista alla conoscenza ed al rispetto della natura e non un’operazione inversa con la Natura usata come pretesto per imparare a disegnare 6. La terza tra le metodologie di rilevamento proposte, quella attraverso lo scanner 3D, in qualche misura si ricollega ancora a questo intendimento. Essa, infatti, mediante la realizzazione del modello numerico restituisce in forma pregnante le qualità tridimensionali delle forme naturalistiche di cui facilita la conoscenza. L’adozione di quel repertorio naturalistico a fine ‘800 intendeva offrire questa forma di fusione natura-architettura in tutta la Villa Blanc ed il rilievo così condotto ce lo dimostra. Note 1 – Cfr. Baculo Adriana, a cura di, Architettura ed informatica, Electa, Napoli, 2000; Docci Mario, Gaiani Marco, Migliari Riccardo, Una nuova cultura per il rilevamento, in “Disegnare. Idee, immagini”, n. 23, Dicembre 2001, Gangemi ed., pp. 37 – 46; Migliari Riccardo, Ciammaichella Massimiliano, Curuni Michele, De Majo Tullia, Paolini Priscilla, Recenti linee di ricerca, in “Disegnare. Idee, immagini”, n. 23, Dicembre 2001, Gangemi ed., pp. 71 – 84; Migliari Riccardo, a cura di, Frontiere del rilievo. Dalla matita alle scansioni 3D, in “Strumenti del Dottorato di Ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell’Architettura e dell’Ambiente”, Gangemi ed., Novembre 2002. 2 - Il rilevamento dei capitelli in ghisa di Villa Blanc è stato uno degli argomenti trattati nella Tesi di Laurea dal titolo “Rilievo ed Analisi della Sala da Ballo e delle Scuderie di Villa Blanc in Roma” discussa recentemente, presso la Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma, dai Dott. Guglielmo Bonvissuto e Gianluca Bugnini, Relatore Prof. Arch. Antonino Gurgone, co-relatore Dott. Arch. Carlo Inglese. I rilievi presentati in questo articolo sono stati effettuati dai Dott. Guglielmo Bonvissuto e Gianluca Bugnini, sotto l’attenta guida del Prof. Antonino Gurgone, ai quali va un sentito ringraziamento per avermi consentito di utilizzare tale materiale. 3 - Un ringraziamento particolare va al Prof. Gurgone, da anni impegnato in un appassionato studio della Villa, che ha acconsentito ed incoraggiato tale studio (per una trattazione degli studi condotti su Villa Blanc Cfr. Antonino Gurgone – Elio Caione, Sul rapporto Natura-Architettura nel giardino d’inverno di Villa Blanc, in “Disegnare, Idee, Immagini”, n.7, 1993, Gangemi ed.; Antonino Gurgone – Elio Caione – Marco Greco – Carlo Inglese, Villa Blanc e il suo degrado. Un laboratorio permanente di studi architettonici, in “Atti del XVIII Convegno internazionale dei Docenti della Rappresentazione”, Lerici, Settembre 1996; Idem, Villa Blanc: una storia infinita?, in “Catalogo Mostra: Progettare Roma. la Città del 2000”, Gangemi ed., 1998); al Prof. Arch. Carlo Carreras che, in qualità di progettista dei lavori di ristrutturazione della Villa, ha permesso lo svolgimento delle operazioni di rilevamento; un ringraziamento particolare và alla Sig. ra Nina De Laurentiis per il suo prezioso contributo in veste di “memoria storica” delle vicende legate alla Villa stessa e straordinaria fonte di dati e notizie. 4 – Lo strumento utilizzato un Non-Contact 3D Digitizer della Minolta Mod. Vivid 700,fa parte della strumentazione in dotazione al “Laboratorio di Fotogrammetria” del Dipartimento di Rappresentazione e Rilievo dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Dall’ Instruction Manual, 1999 dello strumento: Light-Receiving Lens: f= da 9 a 46 mm; Laser Power: λ= 685 nm.; Object Distance Range: da 0.5 a 2.50 m; 5 Field of View: da 70 a 1100 mm; Output Data Points: 3D Data: 200x200; Color Data: 400x400. Cfr. Minolta Co., Non-Contact 3D Digitizer: Vivid 700/VI-70;. 5 - Minolta, Utilità Software VI-S1, for Windows Ver. 1.30, 1998. 6 – A tal proposito si veda la descrizione di Giacomo Boni che conduce gli studenti a disegnare dal vero forme naturalistiche in: Eva Tea, Giacomo Boni nella vita del suo tempo, v.2°, Milano Casa ed. Ceschina, 1932. 6