Forza Operativa Nazionale sul Carcinoma Mammario - Linee Guida: situazioni cliniche particolari Situazioni cliniche particolari CARCINOMA MAMMARIO BILATERALE L’incidenza del carcinoma bilaterale della mammella risulta di poco superiore al 3% di tutti i tumori mammari: più esattamente i tumori sincroni (bilateralità contemporanea) rappresentano lo 0,6% mentre i metacroni costituiscono il 2,2%. Sia per i tumori bilaterali sincroni, sia per il tumore controlaterale metacrono, il trattamento va programmato considerando i due tumori separatamente tenendo conto del risultato estetico. Per ciascuna mammella, quindi, in funzione del T, il trattamento seguirà quanto precedentemente indicato. METASTASI LINFONODALI SENZA EVIDENZA DI TUMORE MAMMARIO Per i casi di documentato interessamento metastatico dei linfonodi ascellari (diagnosi citologica o istologica), da neoplasia epiteliale maligna (carcinoma) di probabile origine mammaria (<1% dei tumori della mammella) non evidenziabile né clinicamente né con esami strumentali, in luogo di una mastectomia, che potrebbe non condurre alla dimostrazione patologica della neoplasia, si indica la dissezione linfonodale chirurgica completa dell’ascella seguita da radioterapia (60 Gy) sulla mammella stessa. Seguirà trattamento adiuvante sistemico. CARCINOMA DELLA MAMMELLA MASCHILE Il carcinoma della mammella maschile (frequenza pari all’ 1% circa del corrispondente nelle donne) non si discosta dal carcinoma mammario del sesso femminile per storia naturale e prognosi. Il trattamento prevede la mastectomia totale con dissezione ascellare seguita da radioterapia (sulla parete toracica o loco-regionale) nei casi localmente avanzati. Un trattamento adiuvante con tamoxifen è da considerare standard nella malattia endocrinoresponsiva CARCINOMA NELL’ETA’ SENILE La popolazione anziana è in costante aumento in Italia cosi come negli altri Paesi industrializzati, sia in termini assoluti che relativi. Tale aumento reale è da correlare all’allungamento della sopravvivenza media. I dati epidemiologici evidenziano che l’incidenza dei tumori maligni cresce con l’aumentare dell’età: il 55% dei tumori maligni si manifesta in soggetti con età superiore ai 65 anni. Il tumore della mammella, a conferma di quanto 1 Forza Operativa Nazionale sul Carcinoma Mammario - Linee Guida: situazioni cliniche particolari detto, si diagnostica in più del 50% dei casi nelle donne con età superiore ai 65 anni e, i dati di mortalità tra anziani e giovani non mostrano grosse differenze se corretti per le patologie associate. Il limite dei 65 anni, considerato sino ad oggi come adito all’età geriatrica, sembra superato e pertanto si ritiene più corretto pianificare i trattamenti avendo come riferimento almeno i 70 anni. Dal punto di vista diagnostico la diagnosi è spesso clinica e si osservano più frequentemente neoplasie metastatizzate rispetto alla donna giovane a causa di una certa negligenza da parte della paziente anziana. In linea di massima ogni nodulo che compare in età senile è sospetto per cancro. La diagnostica per immagini ha le stesse indicazioni della paziente più giovane. La citologia o la microbiopsia è particolarmente utile in quanto oltre a confermare il sospetto diagnostico, può consentire una caratterizzazione biologica che è fondamentale laddove non è possibile eseguire l’intervento chirurgico. La frequenza di positività recettoriale è la stessa che si osserva nelle pazienti di 50 anni ma il tasso di recettori presenti è normalmente più elevato nella donna anziana. L’attività proliferativa è normalmente meno elevata. Il trattamento del cancro della donna anziana deve tener conto non soltanto dello stadio della neoplasia ma anche dello stato generale e delle patologie associate. Il 40% delle donne anziane con carcinoma mammario presenta al momento della diagnosi una patologia concomitante. Tuttavia l’analisi dei dati riguardanti il rapporto età/comorbilità/trattamento prescelto evidenzia come la stragrande maggioranza delle donne è in grado di tollerare un trattamento definitivo adeguato; la presenza di comorbilità sembra influenzare prevalentemente la prognosi e non i risultati e la tolleranza alla terapia. L’approccio terapeutico è in prima istanza di tipo chirurgico, per le forme tecnicamente operabili come nelle altre fasce di età. Quando non esistono controindicazioni l’anestesia generale e preferibile in quanto consente sia il trattamento del tumore primitivo che la dissezione ascellare. Quando le condizioni della paziente lo controindicano è d’obbligo ricorrere alla anestesia locale con la quale può essere eseguita una tumorectomia, una quadrantectomia e talvolta anche una mastectomia totale. Le indicazioni al trattamento conservativo e demolitivo sono sovrapponibili a quelle delle pazienti più giovani ma devono tener conto della possibilità per la paziente, in caso di terapia conservativa. di poter accedere al trattamento radioterapico adiuvante (pazienti disabili o portatrici di importante comorbilità). In pazienti di età molto avanzata le indicazioni al trattamento radioterapico devono essere valutate caso per caso in funzione del rischio di recidiva locale e dell’aspettativa di vita. In presenza di malattia endocrinoresponsiva deve essere considerata una terapia ormonale adiuvante (es tamoxifene o inibitore dell’aromatasi in accordo alle patologie concomitanti), la durata del trattamento va discussa periodicamente in accordo alla tolleranza. .In caso di malattia non endocrinoresponsiva, data la scarsità di dati sull’efficacia della chemioterapia in donne anziane, può essere discusso un trattamento chemioterapico personalizzato, in accordo alle patologie concomitanti e ai desideri della paziente (es antracilina settimanale, CMF modificato, capecitabina). Nelle neoplasie localmente avanzate ormonoresponsive la terapia ormonale preoperatoria in prima istanza può essere impiegata. 2