INTRODUZIONE ALLA BIOLOGIA DEI TUMORI Il DNA dei cromosomi si compone di due filamenti avvolti l'uno attorno l'altro in una doppia elica. I filamenti sono formati da subunità: i NUCLEOTIDI. Ciascun nucleotide comprende un gruppo fosfato, uno zucchero e una base azotata che puo’ essere di quattro tipi diversi (adenina, citosina, guanina, timina). Esistono perciò quattro tipi di nucleotidi diversi a seconda della base azotata che contengono. E' l'ordine con cui si susseguono le basi all'interno della molecola di DNA che determina le caratteristiche della specie I cromosomi sono corpuscoli a forma di bastoncino contenuti nel nucleo della cellula e visibili solo durante le fasi della divisione cellulare. Sono costituiti da una lunga molecola di DNA e sono presenti in numero costante per ogni specie (mappa cromosomica). Nel genere umano sono 46. Ciascun cromosoma contiene le informazioni ereditarie che vengono trasmesse alla prole. LA MITOSI La mitosi é il processo riproduttivo della cellula. Durante quest'evento essa va incontro a significative modificazioni che porteranno in seguito alla formazione di due cellule figlie identiche tra loro (fatta eccezioni per quelle rare mutazioni che compaiono). La mitosi serve essenzialmente per la riproduzione cellulare e riguarda le cellule somatiche e quindi del soma. Durante questo fondamentale processo esiste un problema di fondamentale importanza: tenere invariato il numero di cromosomi presente nelle cellule figlie. Per questo si verifica, durante la riproduzione cellulare, un raddoppiamento del patrimonio genetico a (4n, tetraploide) che verrà poi riportato a (2n, diploide). Successivamente a tutto ciò le due cellule figlie saranno identiche alla progenitrice e dotate di patrimonio genetico ancora (2n). Questo tipo di riproduzione (adottata anche da organismi unicellulari come i batteri) presenta una scarsissima variabilità genetica, essendo data essenzialmente dalle rare mutazioni genetiche. DANNO GENETICO PROTEINA MUTATA PROTEINA DIMINUITA ASSENZA DI PROTEINA DIMINUITA ATTIVITA' INATTIVA ALTERAZIONE FUNZIONE CELLULARE PATOLOGIA DELLA CELLULA, DELL' ORGANO, DEL SISTEMA Le al terazioni dell' equilibrio omeostatico che caratterizzano una malattia a) sono dovute a una o più cause; b) sono riconducibili agli effetti diretti dell'agente eziologico, ai meccanismi di adattamento e di compenso, ai fenomeni reattivi che si sviluppano secondariamente; c) si verificano in uno o più ben definiti distretti (molecole, cellule, organi, apparati) e di conseguenza danno origine ad uno specifico quadro di m odificazioni e sintomi a l ivello molecolare, biochimico, anatomo-patologico e clinico; d) hanno un andamento evolutivo; e) possono dar luogo a c omplicazioni dovute all'instaurarsi di alterazioni di equilibrio in altri distretti; f ) possono terminare con la guarigione, con la cronicizzazione o con la morte. PATOLOGIA CELLULARE Ö ALTERAZIONI DEGENERATIVE : la funzionalita’ cellulare viene alterata senza pero’ arrivare alla necrosi, sono percio’ REVERSIBILI. Se la causa patogena persiste esse culminano nella NECROSI: - Rigonfiamento torbido, degenerazione vacuolare e degenerazione a gocce ialine: legate a IPOSSIA cellulare (tipiche di cellule renali, epatociti e miocardiociti - Steatosi o degenerazione grassa: accumulo di lipidi - Tesaurismosi o m. da accumulo Ö MODIFICAZIONI DELLO STATO STAZIONARIO CELLULARE (PROLIFERAZIONE./PROTEOSINTESI): IPER/IPOTROFIA MOLECOLARI ATROFIA IPER-IPOPLASIA CELLULARI APLASIA Ö ALTERAZIONE DEI PROCESSI DI DIFFERENZIAZIONE METAPLASIA= CAMBIAMENTO DIFFERENZIAZIONE, nell’ambito di uno stesso foglietto embrionale DISPLASIA: Comprende tutte le anomalie citologiche ed istologiche riguardanti la differenziazione, la proliferazione e l’organogenesi. E’ un termine operativo. ANAPLASIA: Immaturita’ associata ad anomalie della differenziazione tali da non riconoscere piu’ morfologicamente il tessuto di origine. (tipica del cancro). NEOPLASIA: "NUOVA CRESCITA DI CELLULE". Blocco differenziativo associato a crescita incontrollata. Puo’ essere BENIGNA o MALIGNA Ö ALTERAZIONE DELLA INFORMAZIONE GENETICA (EREDITATA o ACQUISITA) COSA E’ UNA NEOPLASIA • La neoplasia risulta dalla crescita di una MASSA cellulare (tumore) • Le noplasie si suddividono in due categorie principali: BENIGNE E MALIGNE • Anche se per tumore si intende letteralmente ogni tipo di massa, generalmente ci si riferisce ad una neoplasia • Il tumore puo essere molto piccolo e dare sintomi evidenti o diventare enorme con pochi sintomi • Il processo di trasformazione neoplastica si puo’ considerare irreversibile • Il tessuto neoplastico TENDE ad assomigliare al tessuto di origine (ma esistono numerose eccezioni a questa regola), talore secerne le stesse molecole con gravi conseguenze (es: insulina) • La crescita neoplastica in genere non risponde ai normali processi omeostatici (AUTONOMIA) DIMENSIONI e SINTOMI IL PROBLEMA CANCRO DOCUMENTATO IN UN PAPIRO EGIZIO DEL 1600 A.C. PROBLEMA DEL XX SECOLO: 87% DEI CANCRI INSORGE DOPO IL 57° ANNO 1 individuo su 3 (1 SU 2 MASCHI E 1 SU 2,6 FEMMINE) CONTRAGGONO UN CANCRO E 1 SU 5 NE MUORE Il cancro e’ dovuto ad alterazioni genetiche acquisite somaticamente, talora associate a mutazioni predisponenti TUMORI BENIGNI E MALIGNI COLON: ADENOMA COLON: ADENOCARCINOMA CONDROMA CONDROSARCOMA T. ADIPOSO: LIPOMA T. ADIPOSO: LIPOSARCOMA CARCINOMA A CELLULE SQUAMOSE Localizzazione cutanea di linfoma di Hodgkin CARCINOMA METASTATICO CARATTERISTICHE DELLA CELLULA TUMORALE ● PERDITA DELLA INIBIZIONE DA CONTATTO ● MINORE ADESIVITA' ed AGGREGABILITA' ● PROLIFERAZIONE E SOPRAVVIVENZA IN ASSENZA DI ADESIONE ● NON NECESSITA DI FATTORI DI CRESCITA ● NON VA INCONTRO A SENESCENZA ● DIVERSE ANOMALIE GENETICHE, STRUTTURALI E METABOLICHE ● ATTRAVERSA LE MEMBRANE BASALI ● INDUCE NEOANGIOGENESI ● RESISTENTE ALLA REAZIONE IMMUNITARIA TRAMITE: ANTIGENI TUMORALI SCARSAMENTE IMMUNOGENI, VARIABILI DEPRESSIONE PROGRESSIVA DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA SOSTANZE ANTICHEMIOTATTICHE INDUZIONE DI "SUICIDIO" DEI LINFOCITI CITOTOSSICI SEGREGAZIONE (connettivi, piastrine, etc) CLASSIFICAZIONE DEI TUMORI TIPO TISSUTALE COMPORTAMENTO BENIGNO MALIGNO Squamoso stratificato Ghiandolare Transizionale papilloma adenoma papilloma cr. squamoso adenocarcinoma cr. a cellule transizionali Tessuto fibroso Tessuto adiposo Muscolo liscio Muscolo striato Sinovia Cartilagine Osso Vasi sanguigni Cellule germinali Neuroectoderma fibroma lipoma leiomioma rabdomioma sinovioma condroma osteoma emangioma teratoma benigno nevo fibrosarcoma liposarcoma leiomiosarcoma rabdomiosarcoma sarcoma sinoviale condrosarcoma osteosarcoma angiosarcoma teratoma maligno melanoma EPITELIALE NON EPITELIALE DISTINZIONE TRA TUMORI BENIGNI E MALIGNI CARATTERISTICHE BENIGNE MALIGNE Velocità di crescita bassa percentuale di mitosi mitosi normali nucleoli normali simile al normale mantenimento delle normali funzioni incapsulati no invasione no metastasi alta percentuale di mitosi mitosi anormali nucleoli ingranditi spesso scarsa funzioni perse o alterate non capsulati invasione locale metastasi Differenziazione Diffusione TUMORI ORIGINATI DA CELLULE MESENCHIMALI, NEUROENDOCRINE O GERMINALI CELLULA DI ORIGINE TUMORE Neuroblasto Neuroblastoma, Retinoblastoma, Ganglioneuroma Cellule della cresta neurale Tumori neuroendocrini Carcinoma a piccole cellule del polmone Melanoma Carcinoidi Tumori endocrini del tratto G.I. Precursori gliali Glioblastoma/Astrocitoma/Oligodendroglioma Cellule germinali Teratomi/Seminomi/Coriocarcinomi Cellule mesenchimali SARCOMI: Rabdomiosarcoma Leiomiosarcoma Osteosarcoma Condrosarcoma Liposarcoma Linfangiosarcoma Sarcoma di Kaposi Emangiosarcoma Cellule mesoteliali Mesotelioma Cellule di Schwann Schwannoma Fibroblasti delle meningi Meningioma LE BASI MOLECOLARI DELLA TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA Ovvero: come fa una cellula a perdere il controllo? PATOGENESI DELLE NEOPLASIE ALTERAZIONE DI GENI CHE VIENE "FISSATA" NEL DNA E TRASMESSA ALLE CELLULE FIGLIE SONO NECESSARIE ALTERAZIONI DI CIRCA SEI DIVERSI GENI PER PERMETTERE LO SVILUPPO DI UN CLONE CELLULARE TRASFORMATO 1) GENI CHE REGOLANO LA PROLIFERAZIONE IN SENSO POSITIVO: PROTOONCOGENI ONCOGENI MECCANISMO: MUTAZIONE, FUSIONE GENICA O AMPLIFICAZIONE 2) GENI CHE REGOLANO LA PROLIFERAZIONE IN SENSO NEGATIVO: GENI ONCOSOPPRESSORI MECCANISMO: INATTIVAZIONE DELLE COPIE PATERNA E MATERNA (ES: mutazione+delezione) PROCESSO A TAPPE. SPERIMENTALMENTE SONO STATE OSSERVATE LE SEGUENTI FASI: 1) INIZIAZIONE 2) PROMOZIONE 3) PROGRESSIONE (ACCUMULO DI DANNI GENETICI E SELEZIONE CLONALE) 4) METASTATIZZAZIONE Il cancro si sviluppa a causa della combinazione di due meccanismi: • mutazioni che aumentano la proliferazione cellulare: popolazione espansa di cellule in cui può verificarsi la successiva mutazione • mutazioni che diminuiscono la stabilità del genoma: aumento del tasso di mutazione complessivo Poiché il tumore dipende da questi stessi due meccanismi, si sviluppa per stadi: IPERPLASIA (crescita benigna) ⇒ TUMORE MALIGNO L’instabilità cromosomica dei tumori maligni è ben visibile nei cariotipi aberranti DA: GENES, CHROMOSOMES & CANCER 1999, 24:213-221 EQUILIBRIO GENI ONCO SOPPRESSORI (il freno) PROTO- ONCOGENI (l’acceleratore) MECCANISMI DI ATTIVAZIONE DEI PROTOONCOGENI • • • Amplificazione: – c-myc (adenocr, sarcomi) – c-erbB2 (adenocr.) – N-myc (adenocr., tumori neuro-end.) – c-erbB-1 (cr. a cellule squamose) Mutazione: – N-ras (AML) – K-ras (Adenocr.) Traslocazione cromosomica – c-myc (B-cell linfoma) – c-abl (CML) ONCOGENI • • Classe I: Fattori di crescita (sis) Classe II: Recettori per fattori di crescita (erbB, fms, trk) • Classe III: Fattori di transduzione intracellulari (src, abl, raf, gsp, ras) • Classe IV: Fattori di trascrizione nucleari (jun, fos, myc) Classe I Classe II Classe III AAAA Classe IV INSERZIONE DELEZIONE TRASLOCAZIONE DUPLICAZIONE I CROMOSOMI UMANI UNA CELLULA NORMALE UNA CELLULA NEOPLASTICA Blood, 15 November 2000, Vol. 96, No. 10, pp. 3343-3356 The molecular biology of chronic myeloid leukemia Michael W. N. Deininger, John M. Goldman, and Junia V. Melo Blood, 15 November 2000, Vol. 96, No. 10, pp. 3343-3356 The molecular biology of chronic myeloid leukemia Michael W. N. Deininger, John M. Goldman, and Junia V. Melo EQUILIBRIO GENI ONCO SOPPRESSORI (il freno) PROTO- ONCOGENI (l’acceleratore) Modello di cancerogenesi da soppressori tumorali germinale somatica germinale somatica CANCRO CARCINOMA EREDITARIO CARCINOMA SPORADICO CANCRO GENI ONCOSOPPRESSORI • RB: 13q14, fosfoproteina nucleare 105 kDa • p53: 17q, checkpoint G1-S. 40-50% di tutti i tumori studiati presentano mutazioni puntiformi. • BRCA-1: Coinvolto nella riparazione del DNA? • DCC: 18q21.3, molecola transmembrana di 190 kDa (recettore di adesione?) • Altri (WT-1, APC, NF-1, inibitori delle cdk: p15, p16, p21) DNA Oncogenesi VIRALE ALTERAZIONI STRUTTURALI DEL GENOMA DNA virus FENOTIPO “MUTATORE” Cancerogenesi CHIMICA/FISICA RNA virus Delez . Trasloc. Invers. MUTAZIONI PUNTIFORMI Integrazione Attiv proto-onc oncogeni Per inserzione (acuti) (lenti) Papill. (E6,7) SV40 (T) Geni ONCOSOPPRESSORI ATTIV. PROTOONC. -ATTIVAZIONE protoonc. -Prot. CHIMERICHE INSTABILITA’ GENETICA INATT. . ONCOSOPPRESSORI STORIA NATURALE DEI TUMORI LA CANCEROGENESI CHIMICA Le fasi della trasformazione neoplastica INIZIAZIONE: Processo rapido, additivo. Causata da agenti chimici, fisici o biologici in grado di danneggiare il DNA. Tali agenti NON inducono proliferazione, anzi semmai la inibiscono. Le cellule iniziate sono apparentemente indistinguibili dalle cellule normali PROMOZIONE: Processo lento, effetto reversibile e non additivo. Sono agenti che stimolano la proliferazione cellulare (esteri del forbolo, fenobarbital, ormoni, ferite, agenti irritanti quali soluzione fisiologica instillata nei bronchi iniziati) Tuattavia la maggioranza degli agenti cancerogeni sono sia iniziatori che promotori, Sono percio’ cancerogeni COMPLETI PROGRESSIONE: meccanismo legato alla INSTABILITA’ GENETICA della cellula neoplastica che favorisce la l’insorgenza di danni genomici che danno luogo alla comparsa di nuovi cloni dotati di aggressivita’ clinica crescente (METASTASI) Cellula normale della mucosa del colon Delezione di APC sul crom. 5 Piccoli polipi Mutazione di RAS sul crom. 12 Delezione di geni oncosoppressori sul crom. 18 Grandi polipi con nidi di cellule maligne Delezione o mutazione di p53 sul crom. 17 Cr del colon MARCATORI TUMORALI Le LESIONI PRE-NEOPLASTICHE Lesioni a potenziale evoluzione verso la neoplasia Es: LEUCOPLACHIA: metaplasia cornea (cavo orale e genitali): 4-9% di potenzialita’ di cancerizzazione IPERPLASIA DUTTALE O LOBULARE della mammella NEVI DISPLASTICI: èLENTIGO: melanociti solo nello strato basale èNEVO GIUNZIONALE: melanociti nell’epidermide e giunzione dermo-epidermica èNEVO COMPOSTO: melanociti in sede epidermica e dermica èNEVO DISPLASTICO: presenza di anomalie citologiche: ad elevato rischio di trasformazione in melanoma POLIPI: POLIPOSI INTESTINALE 1) ADENOMATOSA: proliferazione elementi staminali delle cripte (ALTO RISCHIO) 2) IPERPLASTICA: Proliferazione epiteliociti differenziati degli strati superiori dei villi MASTOPATIA FIBROCISTICA: dilatazione cistiche della mammella (dotti) 10% delle DONNE: cisti secretive (APOCRINE): tipo I cisti piatte (trasudative): tipo II Le cellule del tipo I secernono deidroepiandrosterone solfato e EGF. Rischio CR. INVASIVO. Per DISPLASIA si intende una proliferazione disordinata ma non neoplastica. E’ caratterizzata da pleomorfismo, ipercromatismo cellulare e perdita della normale organizzazione strutturale di un tessuto. I cambiamenti displastici si trovano solitamente negli epiteli, soprattutto nella cervice uterina. Quando i cambiamenti displastici sono marcati e coinvolgono l’intero spessore dell’epitelio, la lesione e’ considerata una neoplasia preinvasiva e viene definita come carcinoma in situ. Questa lesione e’ un precursore, in molti casi, di un carcinoma invasivo. Una displasia non grave e’ tuttavia comune nella cervice uterina e non porta sempre al carcinoma, essendo spesso reversibile quando la causa scatenante (es: infiammazione cronica) viene rimossa. Cervice Uterina Prostata SIL: Squamous Intraepithelial Lesion CIN: Cervical Intraepithelial Lesion MAMMELLA microcalcificazione Normale Mastopatia fibrocistica Le cellule neoplastiche acquisiscono una capacità proliferativa indefinita ed evitano la spinta verso la differenziazione terminale e/o la quiescenza tipica delle cellule normali . Per acquisire queste caratteristiche le cellule neoplastiche devono rendersi indipendenti dagli stimoli esterni. Le alterazioni alla base della trasformazione neoplastica e della sua progressione verso una sempre maggiore malignità passano attraverso l’alterazione dei seguenti meccanismi: 1) Controllo della proliferazione 2) Segnali di sopravvivenza 3) Senescenza 4) Angiogenesi 5) Invasione e metastasi 6) Geni riparatori del DNA CONTROLLO DELLA PROLIFERAZIONE MECCANISMI: 1) Produzione di fattori di crescita endogeni:cellule di glioblastoma e sarcoma producono FC (PDGF e TGF-α, quelle di melanoma FGF-2 2) Attivazione costitutiva delle vie di trasduzione del segnale mitogenico tramite iperespressione o mutazione. Es: ipersespr. EGF-r o HER-2/neu, mutazione o delezione attivatorie di EGF-r , mutazione k-ras (25% dei tumori), induzione di c-myc, alterazioni della via che controlla pRB da mutazioni/delez. di pRB stesso, da oncoproteine virali (SV40 T, HPV - E7, Adenov. E1A), da alterazione di geni coinvolti nella stessa via di trasduzione (p16, ciclina D1 e cdk-4) SEGNALI DI SOPRAVVIVENZA MECCANISMI: 1) Attiv oncogeni (ras, myc) induce anche segnali apoptotici mediati da p53 (inattivata in circa 50% dei tumori). Es:é c-myc é p19/ ARF Legame e inattivazione mdm-2 (che media degradaz. p53) é p53 Blocco ciclo cell. e induzione apoptosi 2) Aumentata espressione di fattori di crescita (IGFs, PDGFs, FGFs), geni anti-apoptotici (bcl-2) SENESCENZA Le cellule normali, dopo un numero limitato di divisioni (60-70) vanno incontro crisi e, conseguentemente, a arresto del ciclo cellulare ed entrata in uno stato di senescenza. Il numero di cicli viene “contato” mediante l’accorciamento progressivo dei telomeri. Tali strutture sono controllate dall’enzima TELOMERASI, inattivo nelle cellule somatiche normali e presente in circa l’80% delle cellule neoplastiche. In effetti l’incidenza di tumori nei topi p16-/- diminuisce quando sono incrociati con topi KO per mTR (mTR-/-) Tuttavia tale enzima ha una funzione più complessa, come dimostrato dalla aumentata incidenza di tumori in topi KO per p53. In questi casi la perdita di attività telomerasica correla con alto livello di danno cromosomico e instabilità genomica. ANGIOGENESI TUMORALE Dipende dal bilanciamento fine tra fattori pro-angiogenetici (Es: VEGF-A) ed anti-angiogenetici (es: trombospondina-1 indotta da p53, che induce apoptosi delle cellule endoteliali) prodotti dalle cellule tumorali. p53 è coinvolto nel processo angiogenetico anche tramite induzione di degradazione di HIF-1a, un fattore di trascrizione che regola molti altri fattori inducibili da ipossia (tipica delle aree tumorali). In seguito a perdita di funzione di p53, tale fattore non viene più degradato, favorando quindi l’irrorazione della massa tumorale che può quindi meglio svilupparsi. FENOTIPO MUTATORE Il cambiamento mei meccanismi di regolazione di base quali la riparazione del DNA o la sua metilazione accelerano la progressione tumorale Pazienti con HNPCC mostrano instabilita’ dei microsatelliti (MIN). I microsatelliti sono sequenze di DNA altamente ripetitive che sono soggette ad accumulare errori durante la replicazione del DNA L’inattivazione di geni deputati al “mismatch repair”, MLH1 e MSH2 causa un aumento degli errori spontanei da 1x10-6 a 1x10-3 - 1x10-2 . Tali sequenze sono state identificate All’interno di geni importanti nella trasformazione cellulare quali: APC, TGF-b RII, TCF-4, bax e gli stessi geni deputati al riparo dei “mismatch”. Instabilita’ dei cromosomi (CIN): si manifesta con aneuploidia. E’ dovuta a mutazioni di geni coinvolti nella separazione dei cromosomi durante la mitosi (BRCA1 e 2, ATM) INVASIONE E METASTASI Stadi finali della trasformazione neoplastica. In tali fasi sono profondamente alterati i meccanismi di controllo delle interazioni cellula-cellula e cellula-substrato. E-caderina: proteina coinvolta nella formazione delle giunzioni aderenti delle cellula epiteliali. E’ inattivata funzionalmente in quasi tutti tumori maligni epiteliali (carcinomi) mediante: delezione, mutazione, silenziamento del promotore, proteolisi. Inoltre la mutazione germinale predispone a cr gastrico scarsamente differenziato. Forse agisce mediante rilascio di β-catenina che trasloca nel nucleo ed attiva LEF-1/TCF Metalloproteasi agiscono a vari livelli, essendo coinvolte nelle fasi di iniziazione, nel controllo della proliferazione, nell’angiogenesi (MMP-2, uPA/uPAR) Il tumore nei pazienti: Classificazione in stadi col sistema TNM Proposto tra il 1943 e 1952 da Pierre Denoix T: Identifica le dimensioni del tumore N: Identifica lo stato dei linfonodi M: identifica la presenza o meno di metastasi EFFETTI SISTEMICI DIRETTI DELLE NEOPLASIE EFFETTO SINDROME CLINICA COMPRESSIONE VASI EDEMA INVASIONE E EROSINE VASCOLARE EMORRAGIA INVASIONE LINFATICA LINFEDEMA INVASIONE FASCI NERVOSI DOLORE, DISESTESIA, SONNOLENZA METASTASI CEREBRALI DEBOLEZZA, SONNOLENZA, CEFALEA, ANORMALITA' di COORDINAZIONE, ALTERAZIONI VISTA COMPRESSIONE MIDOLLO SPINALE DOLORE, PARALISI, INCONTINENZA INVASIONE E DISTRUZIONE OSSEA DOLORE, FRATTURE OSTRUZIONE E PERFORAZIONE TUBO NAUSEA, VOMITO, DOLORE GASTROENTERICO OSTRUZIONE VIE AEREE DISPNEA, POLMONITE, PERDITA DI VOLUME RESPIRATORO OSTRUZIONE URETERALE BLOCCO RENALE, INFEZIONI VIE URINARIE INVASIONE E METASTASI EPATICHE INSUFFICIENZA EPATICA METASTASI POLMONARI E PLEURICHE DISPNEA, DOLORE TORACICO INFILTRAZIONE MIDOLLO OSSEO PANCITOPENIA, INFEZIONI, EMORRAGIE Tappe salienti in oncologia • • • • • • • • • • • • 1902-14: Associazione tra alterazioni cromosomiche e neoplasie (T. Boveri) 1910: Scoperta virus tumorali in modelli animali (P. Rous) 1915: Cancerogenesi chimica (K.Yamagiwa) 1953: Struttura del DNA di Watson-Crick 1960: Prima aberrazione cromosomica associata a neoplasia (“Cromosoma Philadelphia” nella Leuemia Mieloide Cronica) 1962: Tecnica di “fusione cellulare” 1969: Dimostrazione esistenza di “tumor suppressor genes” 1971: “Two hits” (Knudson) e scoperta protooncogeni 1985: Sviluppo della PCR 1986: clonaggio del primo oncosoppressore (RB) 1990: Inizia il “Progetto Genoma” 2001: Viene resa pubblica le prima versione della sequenza genomica umana LE METASTASI METASTASI DEFINIZIONE: primario e che si sviluppa nell’organismo ospite in un distretto tissutale distante da quello sede della neoplasia primaria PATOGENESI: FENOTIPO: FASI: Focolaio neoplastico secondario che trae origine da un focolaio Una serie di anomalie acquisite solo da alcune cellule (cloni metastatici). Si tratta quindi di una conseguenza della PROGRESSIONE tumorale. Minore adesivita’ ed aggregabilita’, maggiore motilita’, presenza di attivita’ proteasica associata alla membrana, espressione di recettori per proteine della matrice extracellulare (laminina) o endoteli (recettori per chemochine). Distacco Disseminazione Migrazione Arresto Impianto FATTORI DELL’ OSPITE CHE CONDIZIONANO LO SVILUPPO DELLE METASTASI • circolazione dell’organo in cui si sviluppa il tumore • movimento degli organi (rarissime nei muscoli) • capacita’ difensive del sistema immunitario • capacita’ di produrre risposta flogistica contro il tumore • caratteristiche delle cellule endoteliali, che possono avere piu’ o meno affinita’per le cellule tumorali • capacita’ di produrre fattori angiogenetici, che favoriscono la vascolarizzazione del tumore • eta’, sesso, alimentazione, squilibri ormonali, stato di salute TAPPE DELLA DIFFUSIONE METASTATICA 1. PRESENZA nella popolazione cellulare del tumore primitivo di cellule con potenziale matastatico. 2. DISTACCO della cellule dal tumore primitivo, dovuto alla diminuzione della adesività omotipica. 3. SUPERAMENTO della membrana basale ed invasione dei tessuti adiacenti. 4. PENETRAZIONE delle cellule neoplastiche nel circolo sanguigno o linfatico attraverso la parete di un capillare 5. FORMAZIONE nel torrente ematico di un embolo neoplastico costituito da una o più cellule tumorali rico perte da un rivestimento di fibrina. METASTASI PERITONEALI Localizzazione cutanea di linfoma di Hodgkin CARCINOMA METASTATICO IL CANCRO E L’AMBIENTE CANCEROGENESI CHIMICA, FISICA e BIOLOGICA Per “radiazione” si intende l’energia che viene trasmessa sotto forma di onde o particelle (λ=h/mv). Include le radiazioni visibili, ultraviolette, le microonde, radio onde, luce laser e radiazione infrarossa. EMIVITA Rappresenta il tempo impiegato da metà di un determinato Campione radioattivo a decadere. L’emivita di un radioisotopo è unica per quell’isotopo e non viene modificata qualsiasi siano le condizioni chimico-fisiche dell’ambiente esterno. EFFETTI SULLA MATERIA Energia del fotone Effetto Fenomeni fisici < 1 eV Termico Oscillazioni e dislocazioni atomiche 1-10 eV Eccitante Eccitazione e- di valenza con innesco di reazioni chimiche (fotoattivazione) > 10 eV Ionizzante Eccitazione di e- degli orbitali più interni con conseguenti ionizzazioni atomiche e molecolari EBR Tipo di radiazione EBR Gamma 1 Beta ed e- > 0.03 MeV 1 Beta ed e- < 0.03 MeV 1.7 Neutroni termici 3 Neutroni veloci 10 Protoni 10 Radiazioni alfa 10 Ioni pesanti 20 RADIAZIONI AMBIENTALI • Terrestri (suolo e rocce) • Cosmiche • Interne 125 mrem/anno (media) Radon da solo (polmoni): circa 300 mrem/anno (dati U.S.A.) • Esposizione medica: circa 100 mrem/anno EFFETTI delle RADIAZIONI IONIZZANTI Fase fisica(10-16-10-13 sec): Cessione di energia, espulsione di e- dalla molecola bersaglio rottura di legami chimici con formazione di radicali liberi Fase chimica (10-7-5 sec): : Interazione dei radicali liberi con macromolecole nucleofile Danno biologico: Diretto (sulle macromolecole) e indiretto (da radiolisi dell’acqua) EFFETTI BIOLOGICI • EFFETTI SOMATICI • A breve termine (eritema, radiodermite, alopecia, alterazioni ematochimiche, sindrome acuta da radiazioni con dosi > 100 rad in poche ore) • A lungo termine: Aumento rischi di cr, cataratta, effetti sull’embrione, diminuzione della spettanza di vita. • EFFETTI GENETICI: • Aumento della presenza di alterazioni genetiche potenzialmente dannose nella popolazione TIPO DI DANNO • PROTEINE: denaturazione/inattivazione • richiedono dosi 10x rispetto a DNA • DNA: • • • • Modificazione o perdita di basi azotate (rottura legami glucosidici) Rottura di legami H tra coppie di basi appaiate Rottura dello scheletro pentoso-fosfato Rottura di filamenti nucleotidici e formazione di legami crociati intra o intermolecolari RADIAZIONI IONIZZANTI H2O RADIOLISI l OH CELLULE PROLIFERANTI CELLULE NON PROLIFERANTI DANNO DANNO AL DNA SUBLETALE NON RIPARABILE MUTAZIONI APOPTOSI GENETICHE PEROSSIDAZIONE LIPIDI DI MEMBRANA PERDITA DI INTEGRITA' DELLA MEMBRANA Riparazione inefficace CANCRO MORTE CELLULARE RADIAZIONI ECCITANTI Tra 1000 e 200 nm (vicino infrarosso, visibile e UV). Luce solare: 55% IR; 40% vis, 4,7% UV-A e 0,3% UVB Picco di assorbimento da parte degli acidi nucleici e delle proteine: 260 e 280 nm rispettivamente. (UV-B: 315-280 nm/U-VC: 280-200 nm). Rendono le molecole eccitate più facilmente ossidabili e riducibili. EFFETTI GENOTOSSICI Eccitazione delle basi pirimidiniche (T e C) che possono reagire con l’acqua e formare idrati o con basi contigue formando dimeri pirimidinici. Questi ultimi sono stabili e possono causare, se non rimossi, mutazioni all’atto della replicazione del DNA. (es: transizione C T dovuta ad appaiamento dei dimeri di C con A invece che con G) Il sistema NER CANCEROGENESI CHIMICA: Alcune tappe salienti • 1775: Sir Percival Pott associa cr. Scroto a fuliggine negli spazzacamini inglesi • 1915: Yamagiwa e Ichikawa pennellano catrame grezzo sulla cute di conigli e causano neoplasie • 1925: Kennaway dimostra che i componenti attivi del catrame grezzo sono idrocarburi policiclici • 1930: Sintesi chimica del primo cancerogeno (dibenzantracene) • 1935: Cancerogenesi indiretta (coloranti azoici causano cancerogenesi epatica) Definizione di cancerogeno (J & E Miller) Dicesi cancerogeno un agente che, somministrato a un animale previamente non trattato, induce, per azione genotossica diretta, un incremento Statisticamente significativo dell’incidenza di una data neoplasia rispetto agli animali di controllo (non esposti all’azione dell’agente in questione); ciò indipendentemente dal fatto se, nella popolazione animale di riferimento, l’incidenza spontanea della neoplasia in oggetto sia alta o bassa. CANCEROGENI CHIMICI Sostanze organiche: NATURALI aflatossina cicasina alcaloidi senecio etc. ARTIFICIALI catrame amine aromatiche etc. Sostanze inorganiche: REATTIVE arsenico nichel asbesto zinco berillio piombo cromo INERTI plastica oro platino vetro etc. I cancerogeni chimici hanno una comune modalità di azione: allo stato nativo o in seguito a trasformazioni metaboliche espongono gruppi elettrofili altamente reattivi che stabiliscono legami covalenti con siti nucleofili (ricchi di elettroni) di proteine e acidi nucleici formando composti di addizione (ADDOTTI) I cancerogeni chimici più importanti per la salute umana sono: @ Gli idrocarburi policiclici benzenoidi @ Le amine aromatiche @ Le N-nitrosamine @ Le aflatossine BERSAGLI MOLECOLARI Legame a DNA, RNA o proteine in modo covalente con formazione di Composti di addizione (addotti). Il legame al DNA provoca alterazione trasmissibile alle cellule figlie del codice genetico (mutazioni) che possono attivare proto-oncogeni (oncogeni silenti) o alterare geni regolatori. I gruppi piu’ reattivi sono quelli purinici. Il legame a RNA o Proteine causa danni EPIGENETICI (es: istoni, sistemi di controllo dell’espressione genica, etc.) I bersagli sono comunque geni regolatori della differenziazione e proliferazione cellulare MECCANISMO D’AZIONE 1) Azione DIRETTA: -sostanze elettrofile molto reattive possono essere inattivate chimicamente o enzimaticamente. Es: Sostanze ALCHILANTI (beta propionolattone, epossidi,iprite, antimitotici), alcune NITROSAMINE e NITROSAMIDI 2) PRECANCEROGENI: -vengono convertiti metabolicamente in CANCEROGENI TERMINALI. L’effetto massimo si ha nel tessuto capace di convertirli in composti attivi (fegato). Es: 2-acetoaminofluorene per os idrossilazione epatica EPATOCAR. p53 LESIONE DEL DNA p53 normale p53 mutata Arresto della crescita od apoptosi No arresto della crescita Efficiente riparazione del DNA Inefficiente riparazione del DNA Stabilita’ genetica Instabilita’ genetica Potenzialita’ maligna Causa-effetto tra sostanze chimiche e tumori umani Sostanze e tipo di esposizione ●Industriale Carbone fossile Minerali di ferro Asbesto Asbesto + fumo di sigaretta Ni, Cd, Cr As Benzene Beta-naftilamina Cloruro di vinile ●Medica Clornafazina Dietilstilbestrolo Estrogeni Idantoinici Farmaci immunosoppressivi Alchilanti, nitrosuree ●Sociale Fumo di tabacco Alcolici Foglie di betel Dieta Sedi di neoplasia Pelle, scroto, polmone Polmone Pleur, peritoneo Pleura, peritoneo, polmone Polmone Pelle, fegato Sistema linfatico Vescica Fegato Vescica Vagina Mammella, fegato, utero Tessuto linfatico Sistema linfatico, midollo osseo Midollo osseo, sistema linfatico Polmoni, laringe, cavità orale, vescica, forse pancreas Esofago, fegato, cavità orale, laringe Cavità orale Colon, stomaco, mammella, prostata ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI ESEMPI DI ATTIVITA’ INDUSTRIALI CONTAMINANTI L’AMBIENTE E NOCIVE PER L’UOMO TRASFERITE IN PAESI DEL “TERZO MONDO” ATTIVITA’ INDUSTRIALE LOCALITA’ FRANTUMAZIONE ASBESTO SUD-AFRICA MANIFATTURA TESSILE ASBESTO MESSICO MANIFATTURA CEMENTIERA ASBESTO INDIA PRODUZIONE PVC MALAYSIA MANIFATTURA α-NAFTILAMINA PAKISTAN PRODUZIONE COLORANTI INDIA MANIFATTURA CROMATI MESSICO IMPIANTI CLORO E MERCURIO NICARAGUA PRODUZIONE PESTICIDI MALAYSIA, MESSICO =============================================== LIMITI PER 1,3 BUTADIENE: 10 ppm USA 780 ppm BRASILE 1000 ppm TAIWAN Le linee guida epidemiologiche di Evans e Mueller • La distribuzione geografica dell’infezione virale dovrebbe coincidere con quella del tumore, considerando eventuali co-fattori noti • La presenza del marcatore virale dovrebbe essere presente prevalentemente nei soggetti neoplastici rispetto ai relativi controlli • I marcatori virali dovrebbero precedere il tumore, con una prevalenza di soggetti malati positivi al marcatore rispetto ai soggetti negativi • La prevenzione dell’infezione virale dovrebbe diminuire l’incidenza della neoplasia in oggetto ASSOCIAZIONE VIRUSCANCRO I virus sono necessari ma non sufficienti allo sviluppo di una neoplasia (concetto di co-cancerogeno). Agiscono da fattori inizianti o promoventi, infatti: > 90% della popolazione è EBV+ neoplasia in ospite immunocompromesso Solo 2-6% degli individui infetti con HTLV-1 e HPV sviluppano neoplasia VIRUS UMANI SOSPETTATI DI SVOLGERE AZIONE ONCOGENA VIRUS PATOLOGIA NEOPLASIA COFATTORI ASSOCIATA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ A DNA EBV Mononucl. Infett. Linfoma di Burkitt Ridotta immunocomp. Cr. Nasofaringeo Fattori genetici Linfoma di Hodgkin Linfomi T Leiomiosarcomi Adenok. Gastrico HPV 16/18/33 Verruche e condil. Cr. Ano-genitali Contracc. orali Cr Vescicali Stato ormonale/ Immunol. HBV Epatite Epatocarcinoma Aflatossina, altri Agenti epatot.Fattori imm. Herpesv. 8 o 9 Sconosciuta Sarcoma di Kaposi Ridotta immunoc. HCV Epatite Epatocarcinoma Sconosciuti LEUCEMIA T Paraparesi spastica leucemia T, CD30+ Fattori immunogen. (HTLV-1) tropicale, uveite anapl, Micosi (HLA?) A RNA fungoide/Sezary NELLA MAGGIOR PARTE DEI TUMORI SONO STATI INDIVIDUATI PRECISI FATTORI AMBIENTALI COME FATTORI DI RISCHIO PER LA LORO INSORGENZA RADIAZIONE SOLARE ALIMENTAZIONE FUMO DI SIGARETTA VIRUS CAUSE DI CANCRO Impossibile visualizzare l'immagine. La memoria del computer potrebbe essere insufficiente per aprire l'immagine oppure l'immagine potrebbe essere danneggiata. Riavviare il computer e aprire di nuovo il file potrebbe essere necessario eliminare l'immagine e inserirla di nuovo. ATTIVITA' INDUSTRIALI 4% INQUINAMENTO 2% NON NOTI 5% VIRUS E INFEZIONI EREDITARIETA' 2% 10% RADIAZIONI 1% TABACCO 29% ADDITIVI 1% FATTORI SESSUALI 7% ALCOOL 4% LUCE SOLARE 1% ALIMENTAZIONE 34% LA PREVENZIONE • ABITUDINI DI VITA: Evitare quei comportamenti che aumentano il rischio diretto od indiretto di trasformazione neoplastica delle cellule (fumo, dieta, vita sedentaria) • SCREENING sulla popolazione maggiormante a rischio (Mammografia, Pap Test, dosaggio PSA, Esame prostata, Colonscopia) • AMBIENTE: attivare politiche atte a ridurre la presenza di inquinanti nell’ambiente (compresi i posti di lavoro) e nei cibi • CHEMIOPREVENZIONE: Alcune sostanze chimiche potrebbero avere effetto di prevenzione dei tumori (molecole presenti nel vino rosso o inibitori dell’enzima COX-2). L’effetto comunque è incerto. Vincent Van Gogh: TESCHIO CON LA SIGARETTA (1886) MUSEO VAN GOGH, AMSTERDAM 46) r r r r r Quale delle seguenti è causa di ipertrofia negli organi indicati a) Ipertensione arteriosa: ipertrofia del ventricolo sinistro. b) Ipertensione polmonare: ipertrofia del ventricolo sinistro. c) Insufficiente apporto di ossigeno ad un tessuto muscolare d) Stimolo meccanico: ipertrofia della prostata e) Nessuna delle precedenti