«Bosone di Higgs». La «particella di Dio» ha lasciato un'impronta Venerdì 16 Dicembre 2011 Scoperta del Cern sull'attimo dopo il Big bang L'errore possibile è uno su cento. Per parlare di vera «scoperta» serviranno altri test. Il laboratorio dei record Fonte: Corriere della Sera di Giovanni Caprara L'impronta della particella di Dio è stata raccolta. Appare in due grafici, due curve colorate emerse dagli esperimenti Atlas e Cms effettuati con il superacceleratore Lhc. «Coincidono quasi perfettamente e questo ci mostra qualcosa di importante - dice Sergio Bertolucci, direttore scientifico del Cern -. Stiamo prosciugando il lago in cui la particella nuota e cominciamo a intravvedere la possibile coda». Nella sala delle conferenze del grande laboratorio europeo i banchi sono stipati di fisici da tutto il mondo. In silenzio seguono le presentazioni dei due scienziati alla guida degli esperimenti. Prima Fabiola Gianotti e poi Guido Tonelli: 45 minuti ciascuno di dati, diagrammi, spiegazioni a raffica di due anni di lavoro da cui oggi prende forma il grande obiettivo a lungo inseguito. Lunghi applausi dalla platea dei colleghi hanno sottolineato il peso delle parole ascoltate. «È un fantastico risultato» commenta davanti ai giornalisti Fabiola. «Una giornata attesa da vent'anni» aggiunge Guido. Entrambi sorridono visibilmente compiaciuti. Dunque non è più un mistero l'ormai famosa particella di Dio. Il suo vero nome è in realtà «bosone di Higgs» dal nome del suo ideatore, il fisico teorico britannico che nel 1964 la immaginò per spiegare la massa delle particelle elementari della materia. È quindi un elemento determinante della teoria, il modello Standard, con la quale gli scienziati descrivono la natura. Se non esistesse bisognerebbe cambiare l'intero disegno architettonico finora concepito. Non restava che trovarla e anche per questo venne costruito al Cern ginevrino il superacceleratore Lhc (Large Hadron Collider) nel quale si riproducono le condizioni dell'universo una frazione di secondo dopo il Big bang, il grande scoppio da cui tutto ha avuto origine. Ma trovare il bosone non è impresa facile. «Lo sapevamo e ce ne siamo 1/3 «Bosone di Higgs». La «particella di Dio» ha lasciato un'impronta Venerdì 16 Dicembre 2011 accorti - racconta Tonelli -. Intanto abbiamo stabilito il suo peso, tra 124 e 125 GeV, e ciò significa che è troppo leggero, non è stabile, e tende ad associarsi con altre particelle, apparendo in forme diverse. Ora dobbiamo pensare che esista qualcosa di più pesante per proteggerlo, una sorta di guardia del corpo, e farlo vivere. È una grande sfida ma che cosa possa essere non lo sappiamo». Alle spalle di Fabiola e Guido, dell'Istituto nazionale di fisica nucleare italiano, ci sono tremila fisici di svariate nazionalità, compresi russi e americani, che si sono accaniti sui miliardi di collisioni prodotte nel superacceleratore facendo scontrare nuvole di protoni. Finora si è arrivati a un'energia di 7 tevatron, che è la metà di quella che si conquisterà l'anno prossimo. Ma il livello raggiunto era sufficiente per scandagliare il lago in cui il bosone poteva nascondersi, come dice con una metafora Sergio Bertolucci. Tuttavia raccogliere la certezza della sua esistenza è arduo ed è per questo che il comunicato ufficiale del Cern diffuso dopo le presentazioni ufficiali è cauto. E precisa che si sono compiuti «significativi progressi ma non abbastanza per pronunciare una parola definitiva». Il lavoro dei ricercatori è quello di raccogliere conferme statistiche ripetendo gli esperimenti. Adesso si dice che l'errore possibile è uno su cento; non abbastanza secondo i fisici, i quali per ottenere la certezza assoluta vogliono arrivare a uno su un milione. Succederà nei prossimi mesi. In primavera l'acceleratore sarà riacceso dopo la pausa invernale di manutenzione e riprenderanno gli scontri protonici mentre i computer macineranno i dati necessari da cui far fiorire la definitiva conferma. Bosone di Higgs, domande & risposte Fonte: Il Sole 24 Ore di Andrea Carobene Che cos'è il bosone di Higgs? Il bosone di Higgs è una particella elementare prevista dal Modello Standard, ossia della teoria fisica oggi più accreditata per descrivere le forze dell'Universo e le particelle elementari che lo compongono. Il bosone di Higgs, contrariamente a tutte le altre particelle del Modello Standard, è rimasto fino ad oggi allo stato di ipotesi: nessun esperimento è riuscito ad individuarlo, anche se al Cern di Ginevra stanno restringendo il campo attorno alla particella. Quando fu ipotizzata la sua esistenza? Il bosone di Higgs ha 47 anni di storia: la sua esistenza fu per la prima volta ipotizzata nel 1964 dal lavoro di diversi fisici che, quasi simultaneamente, arrivarono alle medesimi conclusioni. Tra questi vi era il fisico inglese Peter Higgs che dette il nome alla particella. Quale dovrebbe essere il suo ruolo nella Natura? Il bosone di Higgs potrebbe spiegare perché esiste la massa nell'Universo, ossia perché alcune particelle elementari possiedono una massa mentre altre no. Ad esempio, la sua esistenza potrebbe aiutare a comprendere perché particelle come i fotoni, che trasportano la radiazione elettromagnetica – e quindi anche la luce -, sono prive di massa, mentre altre particelle 2/3 «Bosone di Higgs». La «particella di Dio» ha lasciato un'impronta Venerdì 16 Dicembre 2011 elementari, come i bosoni W e Z che sono legati alla forze nucleare debole, possiedono invece una massa. Così come il fotone è legato al campo elettromagnetico, il bosone di Higgs è il "quanto" del campo di Higgs: un campo di energia che genera la massa delle particelle elementari. L'individuazione del bosone di Higgs aiuterebbe a comprendere meglio le relazioni esistenti fra le quattro forze della Natura. Mentre infatti oggi si è riusciti ad unificare in unico riferimento concettuale la forza elettromagnetica, la nucleare forte e la nucleare debole, la quarta forza – ossia la gravità - rimane ancora esclusa da questo quadro di riferimento. Perché è importante trovare il bosone di Higgs? Questa particella rappresenta il pezzo mancante del Modello Standard: la teoria che descrive il nostro Universo e che riesce a comprendere in un unico quadro concettuale tutte le diverse particelle esistenti, a partire dai quark e dai leptoni. Questa teoria, come abbiamo detto, descrive tre delle quattro forze della Natura ed è stata fino ad oggi confermata da tutti gli esperimenti con un grado eccezionale di precisione. Manca però l'ultimo tassello: ossia il bosone di Higgs. Come dovrebbe essere fatto il bosone di Higgs? Vi sono ancora molti i dubbi sulle caratteristiche di questa particella. Si sa che dovrebbe coincidere con la sua antiparticella e che dovrebbe avere una massa, ma non si sa quale potrebbe essere il suo valore. Il Modello Standard, infatti, non specifica la quantità di massa di questo bosone, con il risultato che vi sono decine e decine di ipotesi differenti sul suo valore. Gli esperimenti che si sono susseguiti negli anni hanno tuttavia delimitato le possibili misure della massa, stabilendo dei limiti che non possono essere superati. Secondo la teoria delle stringhe, inoltre, potrebbero esserci cinque diverse tipologie di bosoni di Higgs, mentre altre ipotesi si fermano ad una. Perché fino ad oggi non si è riusciti ad individuarlo? Per individuare le particelle elementari i fisici utilizzano gli acceleratori: piste circolari dove le particelle elementari vengono accelerate a velocità prossime a quelle della luce e fatte collidere tra loro. Questi urti producono nuove particelle che sono analizzate e studiate. Più le particelle hanno massa elevata, più energia occorre per produrle. Inizialmente si riteneva che la massa del bosone di Higgs fosse troppo grande per qualunque tipo di acceleratore esistente al mondo. Oggi si pensa che questa massa potrebbe essere più piccola e soprattutto alla portata del Large Hadron Collider del Cern. Perché si chiama particella di Dio? E' stato il Premio Nobel Leon Lederman, in un suo libro divulgativo, a indicare con questo nome il bosone di Higgs: l'anello mancante alla nostra comprensione dell'Universo. In realtà, secondo quanto raccontò quattro anni fa lo stesso Peter Higgs, inizialmente Lederman avrebbe voluto chiamarla non "particella di Dio", ma "particella dannata", ma l'editore del libro gli fece cambiare idea. L'individuazione del bosone di Higgs permetterebbe di capire come si è formata la materia nei primi istanti di vita dell'Universo, facendoci comprendere qualcosa di fondamentale sull'origine del Cosmo. Tuttavia, rimarrebbero insolute ancora tantissime questioni sul funzionamento della Natura; la "particella di Dio", insomma, non costituisce l'ultima risposta. 3/3