www.amerigomagazine.it NUMERO SPECIALE Smart cities for a better Europe: ecco le ricette per lo sviluppo Linda Douglass La mia vita è una notizia EUROPEAN NETWORK OF AMERICAN ALUMNI ASSOCIATIONS 6th SEMI-ANNUAL CONFERENCE SMARTCITIES FOR A BETTER EUROPE ROME, JUNE 12TH 2015 CENTRO STUDI AMERICANI VIA CAETANI 32 In cooperation with 2:00 REGISTRATION 2:30 WELCOME COFFEE 3:00 WELCOME ADDRESSES H.E. John Phillips, Ambassador of the United States of America to Italy Vito Cozzoli, President, Associazione Amerigo Massimo Cugusi, Secretary General, ENAM 3:30 INTRODUCTION Andrea Gumina, Program Manager, Smart City Tour Europe 3:40 KEYNOTE SPEECH SMARTER CITIES, CATALYSTS OF INNOVATION AND GROWTH: LESSONS LEARNED FROM IBAC’S EXPERIENCE Sir Martin Sorrell, Founder & CEO, WPP 4:00 PANEL DISCUSSION A SMARTER EUROPE FOR A STRONGER RECOVERY: FROM THEORY TO PRACTICE Moderated by Maria Latella Simona Vicari, Undersecretary of State, Minister of Economic Development, Italy Domenico Arcuri, CEO, Invitalia Gulnara Roll, Head Housing and Land Management Unit UN Economic Commission for Europe Tanja Bogataj, State Secretary, Ministry of the Environment and Spacial Planning, Slovenia Francesco Profumo, President of Smart Cities Observatory, The Italian Association of Municipalities Daniela Rondinelli, Member of The European Economic and Social Committee 5:00 EUROPE MEETS THE FUTURE From EXPO Milan 2015 to the most successful Smart City models across the region (presented by ENAM delegates) 5:30 CLOSING REMARKS Vicente Lopez Ibor, Global Team Leader “Climate Change, Energy and Sustainability”, ENAM Click here to register online for the Conference Eng/Ita/Eng translation available - Traduzione Ita/Eng/Ita disponibile EUROPEAN NETWORK OF AMERICAN ALUMNI ASSOCIATIONS [email protected] Massimo Cugusi, Secretary General Corinna Maci, Program Assistant www.americanalumni.eu Conference Partners and Sponsors SOMMARIO 6 LINDA DOUGLASS: La mia vita è una notizia La passione per l’informazione, la verità e la giustizia sociale l’hanno condotta fino a lavorare per il Presidente Obama. Ora il suo impegno è rinsaldare l’amicizia fra Roma e Washington 12 SMART CITY TOUR I tanti perché di un progetto 14 RETE A SUPPORTO DELLE CITTà INTELLIGENTI Intervista ad Andrea Gumina, coordinatore network Government di Amerigo ed esperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico 4 17 Un osservatorio sulle smart cities Intervista al presidente della struttura creata dall’Anci Francesco Profumo 20 Sistemi urbani: modello smart per recuperare competitività Crescita della superficie urbanizzata e incremento demografico a confronto 23 La convention di Enam a Roma il 12 e 13 giugno Parla Massimo Cugusi, segretario generale dell’associazione Amerigo e dell’European network of American Alumni Association 26 SMART CITIES FOR a BETTER EUROPE Come realizzare Città Intelligenti grazie alla collaborazione dei cittadini, delle autorità locali e nazionali e delle istituzioni europee 29 Città intelligenti a dimensione europea Intervista a Daniela Rondinelli, componente del direttivo Amerigo e consigliere dell’EESC 30 occasione expo per lo smart tourism Il coordinatore del chapter Milano di Amerigo Marco Maturano traccia un bilancio delle tappe di Roma e Torino dello Smart City Tour 32 Lo Smart city tour all’ombra del Vesuvio Tappa organizzata da Amerigo e Consolato americano a Napoli presso l’Unione Industriali www.amerigomagazine.it 35 i partner dello smart city tour Efficienza e affidabilità del servizio elettrico: intervista ad Anna Brogi, responsabile Sicurezza Ambiente di Enel Distribuzione 36 Smart apps e high tech: ecco i consigli per il successo. Conversazione con Alessandro Canzian, Direttore Marketing Corporate di Vodafone 38 EMC: una piattaforma di servizi digitali per integrare i database di traffico, sicurezza, salute, educazione e trasporti 40 42 44 Un sensore per le auto è Ict, prevenire il traffico è smart John Tolva, ospite d’eccezione della tappa fiorentina dello Smart City Tour: «La tecnologia è necessaria ma non sufficiente per la smartness di una città» AMERIGO E FORUM PA PATTO PER LE SMART CITIES Il termine Smart City è “fiorito” ovunque sui media, ma ancora troppo di rado si pianificano politiche per le città intelligenti Nuove regole del gioco per far crescere le Smart Cities del futuro Giornata di studi “#Gaming e Social Innovation”: partecipano esperti della ricerca, dell’innovazione, delle Istituzioni e delle imprese NUMERO SPECIALE Smart cities for better Europe: ecco le ricette per lo sviluppo Linda Douglass La mia vita www.amerigomagazine.it Anno II n. 1 • PRIMAVERA 2015 Rivista telematica della State Alumni Community in Italia Editore Associazione Amerigo c/o Ambasciata degli Stati Uniti via Sallustiana, 49 - 00187 Roma CF: 97467930588 Direttore responsabile Marco Marturano Direttore editoriale Massimo Cugusi Coordinamento redazionale Enzo Agliardi Segreteria di redazione [email protected] Hanno collaborato a questo numero Paola Casaburi, Vito Cozzoli, Giovanni Cubeddu, Bianca Ferraiolo, Carlo Gattai, Antonio Lovascio, Daniela Russo Edizione digitale Beyond by Softfobia.com Progetto grafico Antonio Dentoni 5 cover story linda douglass La passione per l’informazione, la verità e la giustizia sociale l’hanno condotta fino a lavorare per il Presidente Obama. Ora il suo impegno è rinsaldare l’amicizia fra Roma e Washington La mia vita è una notizia DI GIOVANNI CUBEDDU U na lunga carriera di giornalista iniziata nel 1973 con KCBSTV e proseguita negli anni con ABC News e CBS News, è stata poi direttore della comunicazione per la riforma sanitaria presso la Casa 6 Bianca fra il 2009 e il 2010 per conto dell’amministrazione Obama. In seguito è stata nominata Vice Presidente e responsabile Corporate e della Comunicazione strategica di Atlantic Media e Senior Vice President di Global Communi- cations, fino all’estate 2013. È sposata con John R. Phillips, nominato nel 2013 ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia. Linda Douglass ha seguito dall’estate 2008 come consulente strategica senior e portavoce la campagna presi- denziale di Barack Obama, e alla elezione di quest’ultimo è stata nominata portavoce del comitato presidenziale alla inaugurazione. Ha conseguito un Bachelor of Arts, laurea in psicologia alla University of Southern California. Come sono cambiati i media statunitensi da quando ha iniziato la sua carriera di giornalista? Sono cambiati così profondamente, da quando ho iniziato questa carriera in un telegiornale locale ormai quarant’anni fa, che non saprei da dove cominciare. Credo che mi limiterò a descrivere le principali differenze tra ieri e oggi. Ieri: gli Americani intravvedevano in un piccolo numero di istituzioni giornalistiche delle fonti autorevoli delle quali aver fiducia, come i giornali locali che leggevano di mattina presto per poi discuterne i contenuti con amici e parenti, oppure come i telegiornali della sera delle grandi reti nazionali, la CBS, l’NBC e l’ABC, ognuno dei quali condotto da un bianco dalla smisurata credibilità. Oggi: gli Americani trattano le notizie come una merce, masticano pezzi d’informazioni da centinaia di fonti diverse, alcune controllate da editori e istituzioni, altre operate indipendentemente, senza alcuna supervisione editoriale. Gli Americani possono ora consumare le notizie in tempo reale, spesso prima che gli eventi possano esser posti in un qualche contesto, oppure prima che la realtà dei fatti possa essere verificata. Gli Americani si fidano e credono in coloro in cui scelgono di credere all’interno di un universo di fonti di notizie che spaziano dal New York Times ai telegiornali via cavo, dal Drudge Report al famigliare che condivide articoli su Facebook e altro ancora. Possono consumare notizie dovunque si trovino perché sempre accessibili sui loro dispositivi mobili. Non c’è più ragione di attendere per i giornali del mattino o per i telegiornali della sera. Per quanto poi riguarda il ruolo degli uomini bianchi, questi ultimi continuano a dominare l’industria giornalistica, sebbene le donne abbiano fatto importanti progressi. Il personale delle redazioni giornalistiche è per il 36% composto da donne. Negli ultimi dieci anni, sono due le donne ad aver condotto uno dei grandi telegiornali 7 cover story linda douglass della sera, mentre è una donna l’attuale presidente di uno dei grandi network nazionali, l’NBC. Tuttavia, la strada da percorrere su questo fronte è ancora molto lunga. Ieri: gli Americani ritenevano che la stampa fosse, per la maggior parte, bilanciata e imparziale, immune da qualsiasi condizionamento editoriale. Era inaccettabile che un giornalista inserisse se stesso oppure le sue opinioni in una qualsiasi vicenda. Oggi: l’opinione è moneta sonante. I lettori e gli spettatori la cercano, per confermare quello in cui credono oppure per decidere cosa pensare. I giornalisti non si spacciano più per osservatori passivi, si presentano da protagonisti, non parlano più di se stessi in terza persona. I giornalisti di oggi sono sollecitati ad avere un proprio “brand” per costruirsi una propria identità e un proprio seguito. Sono incoraggiati ad attirare l’attenzione su se stessi e sul loro lavoro e, spesso, ad affermare il proprio punto di vista. Ieri: le organizzazioni giornalistiche presentavano solo l’insieme di notizie di cui giudicavano gli Americani avessero bisogno di conoscere. Questo era vero per gli avvenimenti locali e per quelli internazionali. Erano gli editori a decidere cos’era importante. Oggi: le organizzazioni giornalistiche lasciano che sia il lettore a scegliere di cosa in- 8 Le pubblicazioni di nicchia sono in aumento, cosa questa che rende ancora più facile ai lettori e agli spettatori il concentrarsi su quello che a loro più piace, si tratti di sport, di cronaca, di economia o politica teressarsi. Le poche organizzazioni che ancora assicurano un’ampia copertura, dividono i propri formati digitali in sezioni tipo sport, affari esteri e business, tanto facili da scorrere quanto da ignorare. I lettori possono così facilmente scegliere cosa vogliono sapere. Le pubblicazioni di nicchia sono in aumento, cosa questa che rende ancora più facile ai lettori e agli spettatori il concentrarsi su quello che a loro più piace, si tratti di sport, cronaca, animali domestici, previsioni meteorologiche oppure ancora politica internazionale. Un’altra interessante tendenza è l’aumento della domanda di un elevato livello di approfondimento che si risolve nella produzione di lunghe inchieste e analisi giornalistiche e nell’affermazione di media monotematici. Ieri: le grandi organizzazioni giornalistiche si finanziavano attraverso gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie, cosa questa che gli consentiva di assumere molto personale, aprire uffici in altri paesi e inviare i propri giornalisti nei luoghi più remoti. Oggi: i giornali su carta stampata stanno chiudendo in tutto il paese, a mano a mano che gli inserzionisti sperimentano nuove strade per raggiungere dei lettori che consumano notizie online oppure dai propri dispositivi mobili. Inoltre, per molte organizzazioni giornalistiche sta diventando sempre più difficile far soldi attraverso gli abbonamenti, posto che all’inizio di Internet molte organizzazioni giornalistiche hanno messo gratuitamente in rete i propri contenuti. I lettori si aspettano ormai di poter liberamente accedere a qualsiasi contenuto, costringendo le organizzazioni giornalistiche a cercare nuove e più innovative modalità per finanziare le proprie operazioni. Con i loro inserzionisti che cercano nuove strade per raggiungere il pubblico, anche le potenti reti televisive di un tempo sono costrette a ridurre le spese. Vede differenze nel modo in cui la notizia era affrontata ieri ed è affrontata oggi? La qualità della copertura giornalistica è migliorata oppure è peggiorata? Si, per quanto riguarda il modo in cui affrontiamo la notizia ci sono stati grandi cambiamenti. Quando l’intera attività giornalistica era controllata da una redazione, c’era una scrupolosa discussione sulla selezione dei fatti, su come il fatto doveva esser raccontato, su quanto fosse documentato e su come andava scritto. I giornalisti erano obbligati da regole che richiedevano almeno due fonti per pubblicare un pezzo in esclusiva. Ci si attendeva dai giornalisti che impie- Quando l’intera attività giornalistica era controllata da una redazione, c’era una scrupolosa discussione sulla selezione dei fatti, su come il fatto doveva esser raccontato, su quanto fosse documentato e su come andava scritto Oggi, invece, è necessaria solo grande tempestività Circolano cattive informazioni difficili da correggere in un secondo momento. Oggi manipolatori e opinionisti possonono influenzare eccessivamente il modo con il quale sono riportate le notizie 9 cover story linda douglass gassero del tempo ad affrontare la notizia da diversi punti di vista, prima di pubblicarla o di trasmetterla. Oggi, invece, è necessaria solo grande tempestività. I giornalisti vanno in pubblico forti solo di quanto hanno appena visto, raccontano quanto hanno appena sentito, riferiscono quanto sembra sia appena successo. Credo che questo abbia avuto delle conseguenze negative. Circolano cattive informazioni difficili da correggere in un secondo momento. Oggi, manipolatori e opinionisti possonono influenzare eccessivamente il modo con il quale sono riportate le notizie; mentre spesso i funzionari pubblici sono costretti a reagire con eccessiva velocità perché la cultura dell’immediatezza giudica la riflessione come una debolezza. Cioddetto, qualcosa è cambiato in positivo. Abbiamo oggi una molteciplità di voci diverse, un’ampia scelta di opinioni, di giornalismo, di analisi e di informazione ai quali il pubblico prima non aveva accesso. L’influenza degli editori è in declino sostituita dai lettori che possono ora scegliere cos’è importante e cos’è vero. Tuttavia, il sistema potrebbe funzionare ancora meglio. Viviamo in un sovraffollamento di fonti, all’interno del quale i fatti sono scelti e separati l’uno dall’altro da dozzine di revisori improvvisati che tolgono tempo alla riflessione, incorrono in er- 10 rori oppure finisco con il copiare il lavoro altrui. Al tempo stesso, la grande quantità di informazioni disponibili su Internet ha prodotto profonde, attentamente ricercate e originali inchieste giornalistiche in passato molto più difficili da realizzare. Inoltre, la disponibilità di immagini video è cambiata drammaticamente. In precedenza era difficile e impegnativo inviare una troupe televisiva nel vivo di un evento, le odierne videocamere mobili permettono al pubblico di vedere ciò che sta avvenendo da qualche parte nei luoghi più remoti del mondo. Oggi chiunque può essere un reporter. Basta postare in rete, il che è facile da fare. Una simile apertura mediatica offre ai più responsabili consumatori di notizie l’opportunità di essere meglio informati che mai, ma scarica sui lettori il peso di capire quanto è accurato e quanto non lo è. Posta l’ampia diffusione dei nuovi Media, come possiamo giudicarne l’autorevolezza? Credo che sia la “folla” a decidere l’autorevolezza dei protagonisti del giorno. Scrittori e giornalisti che godono dell’attenzione di altri prestigiosi scrittori e giornalisti godono anche, per associazione, della fiducia del pubblico. Con il livello di attenzione di un’America che vive ormai giorna- te di ventiquattro ore sempre più basso, anche questo tipo di fiducia è sempre più effimera. Beneamati conduttori di telegiornali possono improvvisamente perdere popolarità. Famosi scrittori possono altrettanto improvvisamente esser dimenticati. Stimate istituzioni giornalistiche possono perdere molto del proprio prestigio a favore di siti web in grado di batterle in velocità nel raccontare un grande evento. Di questi tempi, mi sembra che la fiducia del pubblico sia molto volatile. Qualora le fosse offerta la possibilità di dirigere una radio, una televisione locale, una televisione satellitare, un giornale, una casa editrice, un blog, una WebTV quale sceglierebbe? A quale pubblico si rivolgerebbe e perchè? Non so cosa risponderle perché ho lavorato in tutti questi Media. Sono stata una giornalista in una televisione locale e in un network, ho condotto un programma radiofonico, ho scritto articoli per un giornale online, ho scritto per una rivista e sono stata senior vicepresidente in una grande società giornalistica che aveva una WebTV e pubblicava online e carta stampata. Sono convinta che il mondo del digitale, specialmente il mondo delle immagini video, sia molto stimolante. Ho seguito con grande passione queste nuove dinamiche, ma non credo che qualcuno con il mio background sia la persona più adatta per gestire in futuro questo tipo di settore. Secondo me, chi è cresciuto con il digitale è molto più innovativo e creativo. Personalmente la radio è lo strumento più affascinante. Amo condurre interviste, ascoltare i miei intervistati raccontare le proprie esperienze, le proprie idee, le proprie opinioni e ricevere le domande del pubblico. Con tutta probabilità, il mio sarebbe un pubblico maturo fatto di gente che ascolta la radio mentre guida. Per quanto sono stata piacevolmente sorpresa d’incontrare trentenni che si confessano ascoltati dei programmi della NPR. Spero che questa tradizione continui. Una domanda personale: è sposata con l’ambasciatore Philips da quarant’anni. Qual è il segreto di un matrimonio felice e duraturo? Ogni matrimonio è differente, non credo ci sia una formula magica in grado di assicurarne il successo. Nel nostro caso specifico, credo sia stata il convinto rispetto della reciproca indipendenza. Le nostre carriere sono diverse, ma ci siamo sempre adattati alle esigenze dell’altro. Se uno di noi aveva bisogno di viaggiare, l’altro si curava degli affari domestici senza esitazioni. Ho sempre trovato interessante il lavoro di John, e John ha sempre trovato il mio lavoro altrettanto interessante. Siamo entrambi attratti dalla politica e, quindi, abbiamo tanto di cui parlare. Amiamo stare insieme. Inoltre, siamo tutti e due molto vicini a nostra figlia, che ora ha trentuno anni e lavora da medico in un pronto soccorso, oltre ad esser madre di un bimbo. Amiamo trascorrere del tempo con lei e con la sua famiglia e siamo molto orgogliosi della persona che è diventata. Tutti e due siamo molto disponibili. Abbiamo molti amici intorno ai quali organizzare il nostro tempo. Credo quindi che la nostra sia una formula fatta di interessi e valori comuni oltreché di rispetto reciproco. E naturalmente di amore. 11 Smart city tour I tanti perché di un progetto Questo numero speciale di Amerigo Magazine è dedicato allo Smart City Tour, il ciclo di seminari promosso da Amerigo e dall’ambasciata americana in Italia nelle principali città del nostro Paese e a Bruxelles con autorevoli relatori e testimonial d’eccezione Di Vito Cozzoli Presidente Amerigo 12 C ome rendere le Smart Cities delle comunità in grado di affiancare alle già diffuse iniziative “green” anche programmi capaci di generare reddito ed occupazione, oltre che consentire a cittadini ed imprese di fruire di servizi più efficaci? È questo il tema che ha ispirato lo Smart city tour, il ciclo di seminari promosso da Amerigo e dall’ambasciata americana in Italia nelle principali città del nostro Paese e a Bruxelles con autorevoli relatori e testimonial d’eccezione. E questa è anche una riflessione di policy che sta maturando a livello globale. In tal senso va ad esempio la Dichiarazione di Venezia dell’8 luglio 2014, frutto del lavoro del Governo Italiano e della Commissione Europea, posta ad apertura del Consiglio Europeo Digitale dello scorso ottobre: le città devono diventare il laboratorio per un’Europa più dinamica e digitale. Il presupposto è che se la Digital Economy consentirà il recupero di competitività ed occupazione, in presenza di una crescente urbanizzazione le città non potranno che essere al centro dell’attenzione delle policy dei governi. Oggi è così ancora più legittimo ragionare sulla ridefinizione del ruolo e del concetto di smart cities, ovvero su quella opportunità (già delineata da Amerigo) che esse possano diventare elemento fondante per una nuova politica economica, luoghi fisici e virtuali da promuovere e valorizzare in quanto culle capaci di ospitare iniziative funzionali allo switchon tecnologico del Paese. Gli effetti positivi di questo cambio di approccio possono essere enormi. In primo luogo, da una politica organica per le Smart Cities con innovazioni in termini di infrastrutture e servizi può derivare un grande piano di public procurement “intelligente”, e possono generarsi spazi per premiare ricerca e sviluppo da parte di grandi, medie e piccole aziende che si integrino per fornire soluzioni apprezzate dagli end-users. Possono poi essere favorite la trasformazione in senso 4.0 delle imprese e delle industrie presenti sul territorio, e l’attrazione di nuove realtà, generando crescita e occupazione anche in settori tradizionali, “rivisitati” secondo i nuovi paradigmi. Gli investimenti in efficienza energetica possono inoltre rappresentare un volàno positivo per l’economia, ma anche generare una ricaduta sui risparmi del settore pubblico e privato, oltre che su salute e politica energetica nazionale. Smart Cities così concepite possono promuovere soluzioni replicabili potenzialmente ovunque. Cosa vieta infatti che le specializzazioni intelligenti che nascono dall’industria italiana per un territorio così complesso non vengano poi “esportate” in altri contesti del globo? Questa può essere una grande opportunità di sviluppo per il Paese, a patto che la si giochi con un orizzonte temporale adeguato e con un respiro internazionale. Con lo Smart City Tour stiamo contribuendo a dissemina- re progetti volti a dimostrare come soluzioni innovative per la vita dei cittadini e per le attività delle imprese possano nascere dalla collaborazione tra grandi aziende, Istituzioni pubbliche e venture capital che, in una logica di open innovation, veda promuovere Start up Innovative. Il lavoro di questo tour costituisce la base per definire, attraverso tre tavoli Amerigo, i progetti per il 2015 nelle città pilota sui temi dell’education per la formazione di Chief Information Officer nelle Amministrazioni, dell’accelerazione per il finanziamento di start-up innovative all’interno dei programmi pilota, e della finanza per lo sviluppo di nuovi strumenti di partenariato pubblicoprivato a supporto delle Smart Cities. 13 Rete a supporto delle città intelligenti Intervista ad Andrea Gumina, coordinatore network Government di Amerigo ed esperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico Di enzo agliardi A ndrea Gumina, coordinatore del network Government di Amerigo ed esperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico, presenta lo Smart city Tour, il ciclo biennale di eventi pubblici, project work e attività collaterali organizzate da Amerigo in collaborazione con l’Ambasciata americana in Italia, esperti internazionali, Istituzioni e grandi aziende con l’obiettivo di favorire la realizzazione di smart cities e communities in Italia stimolando il dibattito e il confronto tra esperti italiani e americani 14 Come nasce lo Smart city tour? Con l’obiettivo di capire come costruire città con servizi pubblici di qualità, standard di vita migliori, nuove opportunità di lavoro generate da un ecosistema imprenditoriale più innovativo e con maggiore sostenibilità ambientale. Puntando a fare tutto ciò impiegando meno risorse pubbliche grazie al coinvolgimento della finanza privata e di reti tra grandi gruppi industriali e Pmi. Detta così sembra una “mission impossibile”. Potrebbe sembrarlo, perché in effetti gli ostacoli procedurali, organizzativi, finanziari e di business-approach che rallentano la realizzazione di smart cities e communities in Italia non mancano. Ma noi ci crediamo fortemente. Perché? Il tour è un modo nuovo di intendere Amerigo, perché affianca alle attività tradizionali una linea di new philanthropy. Adotta cioè grandi progetti con obiettivi misurabili volti a portare benefici tangibili in termini di innovazione, competitività, crescita e prospettive di vita del Paese, e valorizzare le relazioni transatlantiche e le expertise italiane. Nel prossimo biennio, il banco di prova di questo approccio saranno proprio le smart cities e communities, già al centro di un nuovo “rinascimento” in buona parte del mondo. Per quali ragioni? Per il connubio tra efficienza energetica, attenzione ai costi e ridisegno dei servizi in base alle esigenze dell’utenza. Inoltre, l’integrazione tra rete elettrica intelligente, internet, sensoristica, tecnologie più mature e innovazioni di fron- tiera generate da start-up sta mettendo in moto una vera e propria rivoluzione industriale e finanziaria. Qual è il concetto di smart city secondo Amerigo? In una smart city devono coesistere più elementi. Innanzitutto una infrastruttura elettrica intelligente, capace di supportare e favorire piani di risparmio energetico e il ricorso a un mix di fonti. Poi una infrastruttura di Ict e Tlc ad essa integrata che diffonda pervasivamente connettività e persegua una “Internet of Everything” connessa a sensori, dispositivi e servizi. Ancora, una piattaforma di smart services abilitanti, pervasivi, innovativi, riutilizzabili, integrabili e in continua evoluzione che consentano ai cittadini di ottenere il meglio dalle infrastrutture. Infine, strumenti di finanza pubblica e privata che implementino tali modelli. Come attuare tutto questo? È necessario un contesto favorevole, nel quale le regole di ingaggio tra attori pubblici e privati siano note, condivise, trasparenti e non mutevoli. Con il nostro tour puntiamo a segnalare prima, e a rimuovere poi, i vincoli esistenti, favorendo la condivisione delle best practices grazie anche a un dialogo transatlantico costantemente aperto. E poi sosteniamo la sperimentazione di casi pilota in cui il modello venga implementato. Gli eventi del tour sono funzionali a far convergere la sensibilità di amministratori, operatori industriali e finanziari verso una maggiore considerazione del tema smart cities, non solo come esito di attività green o di Ict, ma come volàno di sviluppo e di crescita per il territorio. Quante iniziative si sono svolte nel 2014? L’evento inaugurale si è svolto a Firenze. Altri appuntamenti Componenti dell’Advocacy Group Amerigo al 27.5.2015 Raffale Cosentino Edoardo Croce Massimo Dell’Erba Maria Rosaria Di Lorenzo Davide Gallina Alessandro Gubitosi Edoardo Imperiale Marco Mairaghi Marco Marturano Valerio Menaldi Daniele Moscati Pamela Pace Antonio Perdichizzi Gian Luca Petrillo Daniela Rondinelli Corrado Rosano Angela Sansonetti Ginaluigi Traettino Candidature per portare il proprio contributo nei settori: Innovazione Start-Ups IT Integration; Finanza Regolazione Assetto Giuridico; Infrastrutture Urban Redesign Energia; Education Leadership possono essere inviate a [email protected] 15 hanno avuto luogo a Torino e a Napoli, dove grazie alla collaborazione tra grandi aziende, start up, Istituzioni pubbliche e venture capital abbiamo studiato le strategie per accelerare soluzioni smart per la vita dei cittadini e le attività delle imprese. A Bruxelles abbiamo lanciato lo Smart City Tour Europe, medesimo approccio progettuale a livello europeo, grazie alla partnership con il Comitato Economico e Sociale Europeo, la Missione Diplomatica degli Stati Uniti presso l’Ue e lo European Network of American Alumni Association. Come sta continuando il programma nel 2015? I main promoters del tour, vale a dire le istituzioni europee e italiane, il sistema imprenditoriale e finanziario, i decision maker locali e nazionali si sono riuniti in un Comitato Guida al quale saranno invitati ad hoc 16 L’evento inaugurale dello Smart City Tour si è svolto a Firenze. Altri appuntamenti hanno avuto luogo a Torino e a Napoli, grazie alla collaborazione tra grandi aziende, start up e istituzioni pubbliche e venture capital altri partner. In alcune cittàpilota italiane selezionate d’intesa con Anci, e cioè ad oggi Cosenza, Lecce, Pisa e Venezia, promuoveremo la nascita e il rafforzamento di progetti che rispondano all’innovativo modello di Smart Cities proposto da Amerigo. In che modo? I main promoters sperimenteranno, d’intesa con i Comuni, infrastrutture e nuovi servizi in grado di aumentare significativamente la percezione di efficacia che l’utenza ha delle Smart Cities e un approccio alla finanza pubblica e privata per investimenti sostenibili. Un “White Paper” con le criticità legislative, organizzative, finanziarie e di capacity building che rallentano lo sviluppo delle Smart City sarà preparato per l’evento finale di Roma e consegnato ai parlamentari e al Governo. Un osservatorio sulle smart cities Intervista al presidente della struttura creata dall’Anci Profumo: «Presentati 1700 progetti per le città intelligenti» Di Daniela Russo U n database di esperienze e progetti smart e una regia nazionale per lo sviluppo della città intelligenti. Parte da questi elementi lo sviluppo di una rete di moderne e funzionali smart cities italiane. Il Belpaese, secondo il Presidente dell’Osservatorio Smart City dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) Francesco Profumo, non è molto lontano dalle esperienze maturate da altri Paesi europei, ma finisce per disperdere il suo potenziale a causa della mancanza di un modello di gestione comune e di scarsa comunicazione tra gli enti locali. Qual è lo stato dell’arte delle smart cities in Italia? Negli ultimi anni sono stati presentati oltre 1.700 progetti smart, per un totale di investimenti superiore ai 4 miliardi di euro. Non siamo lontani, evidentemente, dalle performance di altri Paesi europei. La capacità creativa è molto positiva, anche se luci e ombre caratterizzano però i risultati finali. Da cosa nascono le ombre? È mancata una regia comune che consentisse ai territori un proficuo scambio di esperienze. È difficile sapere con precisione cosa è stato fatto e soprattutto con quali risultati, perché la comunicazione tra gli enti locali è scarsa. Su cosa sta lavorando l’Osservatorio Anci Smart City per colmare queste lacune? Lavoriamo su quattro piat- taforme, diverse fra loro ma complementari. La prima riguarda i progetti. Raccogliamo informazioni sulle iniziative portate avanti in Italia e analizziamo stato dell’arte, partecipanti, obiettivi e finanziamenti. In questo modo sarà possibile realizzare un database comune di esperienze da condividere e di facile accesso per tutti i soggetti interessati. La seconda piattaforma, invece, si fonda sull’ascolto dei cittadini. Una città intelligente deve essere a misura di cittadino. È impossibile immagi- 17 nare che sia calata dall’alto, va considerata invece come il frutto di un confronto partecipato con gli utenti finali. Sono infatti i cittadini coloro che dovranno beneficiare dei servizi promossi. Progetti e ascolto, dunque. Quali sono gli altri due pilastri del vostro progetto? La terza piattaforma tiene conto degli indicatori di misura. Considero ottimo il lavoro svolto dall’Istat in merito ai riferimenti da considerare per valutare i risultati dei progetti. Adesso è il momento di procedere a una valutazione unitaria e, anche in questo caso, creare un database per orientare gli interessati. Infine, c’è la piattaforma dei finanziamenti. Quali risultati prevedete di ottenere? Il lavoro che sta svolgendo l’Osservatorio Anci sulle Smart City è di grande importanza per il Paese. Mettere a sistema informazioni relative a progetti, risposta della cittadinanza, risultati e finanziamenti consentirà ai Comuni di realizzare master plan e accelerare il processo di modernizzazione dell’Italia. Esistono differenze tra Nord e Sud Italia nello sviluppo di progetti smart? Non direi, è tutto il territorio nazionale ad esprimere iniziative valide e promettenti. I limiti sono comuni, a partire dalla mancanza di una regia nazionale. Le differenze più significative, invece, sono rela- 18 tive all’estensione territoriale dei Comuni. Quelli più grandi procedono in maniera più spedita. Lo sviluppo delle città metropolitane accelererà anche quello delle smart cities? Credo di sì, lo sviluppo delle città metropolitane può essere un’occasione. Saranno i cittadini, anche su base competitiva, a favorire poi lo sviluppo di città più vivibili. Il tavolo delle 14 città metropolitane rappresenta circa 1.050 Comuni, parliamo di oltre il 50 per cento della popolazione nazionale. È un luogo di confronto che può generare nuove occasioni di crescita per i progetti smart. Guardando all’Europa, quanta strada dobbiamo ancora fare? In Europa ci sono città che fanno da lepre, per così dire, come Amsterdam e Barcellona. Anche l’Italia vanta esperienze importanti. La strada intrapresa è quella corretta, bisogna lavorare molto per mettere a sistema le singole esperienze ed elaborare un comune modello di governance. Il Paese è pronto, secondo lei? Molto più di quel che può sembrare. Bisogna dare esecuzione ai progetti e assicurarsi che questi abbiano ricadute concrete sui territori. Fino a oggi si è prestata troppa poca attenzione a questo aspetto. Le ricadute sono fondamentali, è per questo che bisogna iniziare a individuare aree-pilota per avviare i progetti. 19 Sistemi urbani: modello smart per recuperare competitività Dagli anni ‘50 la superficie urbanizzata nell’Unione europea è cresciuta del 78 per cento, a fronte di un incremento demografico del 33 per cento Di Eugenio Leanza Banca europea degli investimenti I pattern di sviluppo e la successiva trasformazione dei sistemi metropolitani e urbani italiani, parallelamente con i processi di intensa urbanizzazione registrati negli ultimi decenni, sono stati ampiamente influenzati dall’internazionalizzazione e dalla globalizzazione delle economie. A causa della continua crescita dei mercati finanziari e della disponibilità di credito, i processi di accumulazione del capitale fisico urbano e i processi di cambio spaziale su scala planetaria hanno continuato a subire un’accelerazio- 20 ne fenomenale modificando progressivamente il nostro concetto di “urbanità”, sotto l’influenza in primis dei modelli metropolitani americani ed ora di quelli asiatici. In Europa il tentativo degli operatori economici di catturare, attraverso mirate politiche di investimento, gli incrementi della rendita urbana e del valore opzionale delle aree hanno peraltro determinato tassi di crescita della superficie urbanizzata largamente superiori ai tassi di crescita della popolazione. Dagli anni ‘50 la superficie urbanizzata nell’Unione europea è cresciuta del 78%, a fronte di una crescita demografica del 33%. Questi fenomeni hanno gran- de importanza per gli effetti sulla distribuzione della ricchezza. Prima della crisi, Spagna, Portogallo e Grecia hanno accumulato un rilevante indebitamento privato, a fronte di processi di espansione immobiliare e infrastrutturale trainati dai bassi tassi di interesse. La crescita del Pil generata attraverso la leva speculativa nel settore immobiliare si è dovuta inevitabilmente confrontare con una crisi di “sostenibilità” di un modello economico e finanziario caratterizzato da un forte deficit di competitività sistemica. La dinamica reddituale nazionale è stata quindi penalizzata dal progressivo in- nalzamento dei costi operativi, finanziari e di manutenzione del capitale, da obsolescenza e rischiosità implicita del capitale fisico e dall’inversione delle prospettive sul valore opzionale degli investimenti urbani. In molti Paesi, per effetto delle prevalenti tendenze di politica monetaria, gli investimenti urbani – tipicamente con un ruolo di traino (pull) keynesiano durante le fasi recessive del ciclo economico – hanno sempre più assunto una funzione di spinta economica (push) pro-ciclica, anche per tenere sotto controllo (con un approccio velleitario) il rapporto tra debito pubblico e Pil. A seguito di queste tendenze, i processi di urbanizzazione sono stati sempre più spesso considerati come un obiettivo “in sé” di modernizzazione economica, determinando una progressiva riduzione della redditività organica dell’infrastruttura urbana, in alcuni casi a livelli inferiori rispetto ai costi del capitale di lungo termine. Un importante (ma trascurato) effetto dell’area Euro, a causa di una bassa capacità di correzione spaziale delle politiche di coesione territoriale europee, è la progressiva accelerazione del trasferimento di risorse da aree caratterizzate da rapido ageing, bassa produttività/competitività e alto rischio di investimento di capitale, verso quei sistemi urbani con migliori prospet- 21 tive occupazionali, grazie ad inferiori costi di capitale, abbondanza di credito, e migliore saturazione della dotazione infrastrutturale. Tale fenomeno è particolarmente visibile nei processi di delocalizzazione produttiva, ad esempio nel settore automobilistico. La complessità di questi processi richiede nuove forme di governance urbana, l’integrazione dei sistemi delle basi-dati del pubblico e del privato, la realizzazione di un’efficace agenda digitale e la creazione di innovativi veicoli di investimento. Una politica nazionale sulla smart city a 22 favore di aree metropolitane ed urbane può assicurare, mediante adeguati incentivi e strumenti, un’efficace allocazione delle scarse risorse di capitale nei differenti sistemi urbano-territoriali, al fine di massimizzare la produttività e l’efficienza degli investimenti e dei processi di accumulazione del capitale globale, riducendo allo stesso tempi i costi finanziari sostenuti dal sistema. In futuro sarà inoltre richiesta maggiore attenzione per l’accumulazione strategica di capitale umano, con la creazione di nuove figure professionali. Gli attuali processi di destrut- turazione dei sistemi urbani di lavoro rischiano di impattare negativamente sulle economie di agglomerazione e di scala tipiche dei sistemi urbani, riducendo la capacità competitiva e di reazione dei sistemi stessi. Tale fenomeno non può essere affrontato con un abbassamento dei salari, che in sistemi economici aperti produce una forte fuga di cervelli, ma implica necessariamente una riforma smart della governance cittadina, dei modelli di formazione, di investimento pubblico e di collaborazione tra livello nazionale, regionale e locale. La convention di Enam a Roma il 12 e 13 giugno Parla Massimo Cugusi, segretario generale dell’associazione Amerigo e dell’European network of American Alumni Association Di Enzo Agliardi S arà Roma ad ospitare il 12 e 13 giugno prossimi la conferenza internazionale di Enam, European network of American Alumni Association, che riunisce le associazioni degli Alumni che hanno partecipato ai programmi di formazione e scambi culturali promossi dal Governo americano. Fra i temi al centro dell’attenzione anche le smart cities. A presentare il lavoro del network sul tema è il segretario generale di Amerigo e di Enam Massimo Cugusi. Come nasce Enam? L’associazione nasce a Roma nel 2010 e ha sede nell’Ambasciata americana. Riunisce 51 organizzazioni di Alumni che hanno partecipato negli anni a programmi di studio promossi dal Governo americano provenienti da ben 42 diversi Paesi, dall’Azerbaigjan alla Finlandia, e da Cipro al Portogallo. Qual è lo spirito dell’associazione? Il network punta a mettere in rete e a sistema le competenze, le esperienze e le peculiarità di ciascuno degli Alumni per creare una comunità al servizio dei rapporti transatlantici ed euromediterranei. Ha dunque lo stesso spirito di Amerigo e delle altre associazioni di ex Alumni, in pratica è un’organizzazione di secondo livello. Quante sono complessivamente le persone che hanno partecipato negli anni a questi programmi? Tra Fullbright e altri programmi i partecipanti sono stati complessivamente decine di migliaia. E tra essi ci sono Capi di Stato e Presidenti del Consiglio di numerosi Paesi, del passato e in carica, oltre a esponenti di rilievo del mondo politico ed economico. Gli Alumni italiani, in particolare, sono in totale circa 10.000. Quali sono i vostri progetti sulle smart cities? Quello delle smart cities è un tema fondamentale sul quale 23 stanno lavorando tutti i Paesi associati, e non a caso sarà al centro dell’attenzione nella sesta convention internazionale di Enam, il cui titolo sarà “Smart cities for a better Europe” e che si terrà a Roma il 12 e 13 giugno prossimi. Qual è il concept? Il concetto principale è che attraverso la riqualificazione dei sistemi urbani, all’interno dei quali vive gran parte della popolazione europea, si possano migiorare le condizioni di vita di cittadini, imprese e così via. Nel corso dell’evento si parlerà di scelte importanti come quelle in materia di efficienza energetica e di qualità della vita in generale all’interno dei centri urbani. “Smart city” da 24 sola, però, è un’espressione vuota di significato, va specificata “pesandone” i tanti possibili significati. Ecco perchè abbiamo pensato di mettere insieme e poi condividere tutto quello che in ogni singolo Paese è stato già fatto in tema di smart cities, in maniera da avere già pronte ricerche e proposte in materia senza dover ripartire ogni volta da zero e studiare nuovamente da capo i fenomeni. Come raccoglierete i risultati dello Smart City Tour di Amerigo? L’intero ciclo di seminari è stato organizzato con una visione molto olistica dei temi, e dunque per la tappa conclusiva di Roma metteremo a punto un white paper con tutte le proposte emerse nel ciclo di incontri. Puntiamo così a dare un nostro importante contributo ai policy maker, anche a livello europeo che è la dimensione oggi adatta per la risoluzione dei problemi. Considerato l’elevato livello dei nostri Alumni e interlocutori, sono certo che si tratterà di un “parco proposte” di altissima qualità. C’è già qualche esempio in materia? Sì, abbiamo in corso una produttiva collaborazione e interazione con il Comitato Sociale ed economico Europeo di Bruxelles, al quale abbiamo portato la nostra visione di smart cities che il Cese ha già promosso ai Paesi terzi con i Massimo cugusi e john tolva quali dialoga. Enam punta in qualche modo a essere soggetto capofila e coordinatore di progetti internazionali in ambito smart cities. Il momento in cui si svolgerà la conferenza internazionale ha tra l’altro una valenza particolare anche perchè è fortemente legata all’Expo, che inizierà a maggio, un mese prima. In che modo tutto questo si incastra con il grande appuntamento del 2015? L’Expo, al quale ci stiamo avvicinando a grandi passi, è anche una piattaforma di sperimentazione di smart cities, basti pensare alla enorme quantità di visitatori attesi. Che ruolo hanno avuto gli Stati Uniti? Del tema si è ben occupato ad esempio John Tolva nei seminari di Amerigo ai quali ha partecipato a Roma e Firenze, raccontando da Ceo la propria esperienza vissuta a Chica- go. La tappa napoletana dello Smart city tour invece ha puntato sulle ricette utili a mettere insieme tutti i protagonisti di una smart city E per quanto riguarda l’education, altro tema fondamentale della vostra attività? Se è vero che è indispensabile lavorare sulla awareness, sulla consapevolezza e sulla diffusione di cultura della smart city attraverso eventi e modalità di comunicazione, è altrettanto vero che questi sistemi devono avere un management valido e capace in grado di saper cogliere e vincere la sfida della tecnologia e dell’ambiente. Di cosa c’è bisogno? Di nuovi manager della complessità e di nuovi CEO che abbiano una visione strategica, multidisciplinare. Per amministrare una smart city non basta più il semplice, seppur bravissimo, ingegnere dei trasporti o esperto di un’altra singola disciplina. Anche i bravi manager hanno competenze troppo verticalizzate e dunque non vanno bene perché sono troppo tecnici e monosettoriali. Amerigo ed Enam potrebbero farsi promotori di una sorta di “curriculum dei nuovi CEO delle smart cities”, collaborando con i mondi che ci sono già vicini come ad esempio quello delle imprese o universitario, della ricerca e dell’education, cercando di trarre spunti utili dal cammino fatto da coloro che sono più avanti di noi in questo settore. 25 Smart cities for a better Europe Le Città Intelligenti che desideriamo sviluppare possono essere realizzate solo grazie alla collaborazione dei cittadini, delle autorità locali e nazionali e delle istituzioni europee Di Henry Malosse Presidente Eesc (European Economic and social committee) I l Comitato Economico e Sociale Europeo sostiene attivamente i programmi relativi allo sviluppo delle città verso condizioni ambientali sostenibili ed efficienti. Questi progetti ambiziosi rappresentano una delle più grandi sfide che l’Unione Europea deve affrontare. Le città continuano infatti ad attrarre un numero crescente di persone dalle regioni rurali, sempre più spopolate con quasi il 70% della popolazione europea che vive nelle aree urbane. Questo fenomeno porta le autorità, le infrastrutture, la popolazione e l’ambiente delle città a nuove sfide da affrontare. Per mantenere una propria sostenibilità, è necessario trovare modalità innovative 26 di adattamento e sviluppo. E questo rappresenta un’opportunità per la creazione di città più interconnesse, che utilizzino tecnologie urbane e adottino politiche sui trasporti, che promuovano lo sviluppo economico e sociale, disposte in maniera più favorevole verso il proprio ambiente e basate su un modello di sostenibilità per le generazioni future. Queste città rappresentano il tipo di Città Intelligenti che desideriamo sviluppare, ma tutto ciò può essere realizzato solo grazie al coinvolgimento e alla stretta collaborazione dei cittadini, delle autorità locali e nazionali e delle istituzioni europee. Il Comitato di cui sono presidente, rappresentante della società civile a livello europeo, è attivo a diversi livelli per poter includere tutti gli attori necessari a mettere in atto soluzioni concrete. Vi sono al suo interno cittadini coinvolti direttamente e che hanno voglia di partecipare al progetto, e organizzazioni che stanno apportando idee innovative. I leader delle istituzioni europee, in grado di condurre le città alla crescita economica e sociale e di stabilire le linee politiche e le strutture comuni per gli Stati Membri, possono agire lavorando a stretto contatto con i protagonisti dei settori econo- mici e con le amministrazioni cittadine. Quali, dunque, gli elementi che possono rendere una città “intelligente”? Occorre sviluppare sempre più il potenziale dell’economia digitale, della green economy, delle infrastrutture, dei trasporti e dell’energia. Sviluppare soluzioni integrate in tutta Europa permette al settore industriale di offrire ciò di cui le città e le regioni hanno bisogno con la migliore qualità e a costi più bassi a vantaggio della società. I dati possono essere utilizzati come un servizio che rende possibile con maggiore efficacia il processo decisorio informato e la progettazione di nuove attività. L’innovazione tecnologica può migliorare la qualità dei servizi pubblici e far crescere le economie locali, ma la sfida principale è come integrare le nuove tecnologie. E nell’implementazione non sono stati fatti sufficienti progressi. Secondo il Cese, lo sviluppo dei trasporti nelle Smart Cities rappresenta un’opportunità per dare un senso di inclusione alle persone che vivono nelle aree esterne alla città. Una distribuzione equa ed equilibrata della rete di trasporto urbano infatti rafforzerebbe la coesio- 27 ne sociale, permetterebbe una maggiore mobilità ed eviterebbe l’isolamento nei moderni ghetti urbani. L’efficienza energetica è la maniera più efficace per ridurre il CO2 e assicurare un ambiente migliore e più salubre attraverso il suo sviluppo nei trasporti, nell’edilizia e nell’industria. Per quanto riguarda i programmi realizzati dalle istituzioni dell’Unione Europea per stimolare la nascita delle Smart City, il 2012 ha visto l’avvio di una partnership estesa a tutta l’Ue, la European Innovation Partnership (EIP) per le Smart City e le Comunità, composta da rappresentanti 28 dell’industria, della ricerca e delle città e opera con lo scopo di occuparsi dei settori energetico, dei trasporti e delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. La Commissione ha allocato circa 200 milioni di euro per le smart cities e le Comunità nel bilancio di previsione 2014-2015 del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 allo scopo di accelerare il progresso e ampliare la distribuzione delle soluzioni che mirano alle Smart Cities. Parliamo infine del ruolo dei cittadini nell’implementazione delle città intelligenti. Il Cese sta lavorando su un’idea della relatrice Daniela Rondinelli che pone l’accento sul ruolo delle smart cities nella ripresa dell’industria europea. Perché il progetto sia efficace, la società civile deve essere coinvolta completamente. Gli attori sul campo devono essere impegnati attivamente e autorizzati a identificare, sviluppare e dispiegare soluzioni innovative. In fondo, chi nelle organizzazioni della società civile è meglio disposto a conoscere cosa si desidera da una città, visto che le città sono progettate dalla gente per la gente e ogni cittadino, avrà il suo ruolo di “azionista sociale” nella propria città. Città intelligenti a dimensione europea Intervista a Daniela Rondinelli, componente del direttivo Amerigo e consigliere del Comitato Economico e Sociale europeo (EESC) Di Daniela Russo L e città intelligenti possono essere un volàno di sviluppo importante per tutta l’Europa. È quanto emerge dalla tappa dello Smart City Tour organizzata a Bruxelles in collaborazione con lo European Economic and Social Committee. Ne parliamo con Daniela Rondinelli, Consigliere del comitato. Come guarda l’Europa alle smart cities? C’è grande interesse verso questo tema. Si discute molto su come favorire la reindustrializzazione dei nostri Paesi, su come far ripartire la produzione di beni e servizi e quali settori trasformare nel traino del nuovo sistema economico. Le smart cities rappresentano il volàno di sviluppo di questo nuovo piano che si sposa inevitabilmente con temi di grande rilevanza quali la green economy, l’agenda digitale e l’innovazione. A che punto sono le città intelligenti in Europa? È in corso un confronto tra le varie istituzioni. Ad oggi, lo sviluppo delle smart cities è stato frutto delle scelte di singoli enti locali. Parliamo di esperienze con risultati diversi, avviate a macchia di leopardo. Barcellona, Londra e Copenaghen risultano le più vicine alle performance delle realtà statunitensi. Manca un piano comune, una politica organica per lo sviluppo di città intelligenti. Questo cosa comporta? Se ci fosse un quadro comunitario chiaro e definito, si potrebbe favorire lo sviluppo di smart cities “comuni” europee. Ci sarebbero riflessi positivi sul fronte dell’occupazione, ed è anche per questo che in Europa si sta avviando un’attenta riflessione sullo sviluppo di queste realtà. Lo Smart City Tour ha avuto il merito di favorire un ulteriore momento di confronto e sensibilizzazione, riportando l’attenzione su questi argomenti. Quale sarà la risposta della società civile? C’è grande curiosità e interesse. Questo sentire deve essere assolutamente canalizzato attraverso processi di condivisione e partecipazione. Deve cambiare l’approccio ai servizi, passando ad esempio dal cartaceo al digitale, e il modo di gestire le risorse. È una sfida importante che possiamo vincere insieme. 29 alcuni momenti dello sct di torino Occasione Expo per lo smart tourism Il coordinatore del chapter Milano di Amerigo Marco Maturano traccia un bilancio delle tappe di Roma e Torino dello Smart City Tour Di Daniela Russo B ig data e certezza della sostenibilità economica dei progetti: parte da qui la vera trasformazione del volto delle nostre città. Lo testimonia l’esperienza di Chicago - racconta John Tolva, il “technology chief” della città statunitense con un passato in Ibm, nel corso delle tappe di Torino e Roma dello Smart City Tour promosso dall’Associazione Amerigo. In questa 30 La vera trasformazione del volto delle nostre città parte da Big Data e certezza della sostenibilità economica dei progetti intervista il coordinatore del Chapter territoriale Milano di Amerigo Marco Maturano traccia un bilancio dei due appuntamenti e guarda al futuro, con l’Expo come occasione per fare dell’Italia la capitale dello smart tourism. Torino come ha accolto John Tolva? La tappa piemontese dello Smart City Tour ha visto la partecipazione di circa 200 persone, per lo più imprenditori e rappresentanti della Pubblica Amministrazione, oltre che del console Usa a Milano. È stato un incontro molto costruttivo, che ha visto protagonista un confronto tra l’esperienza in materia di smart city di Chicago e Torino. Cosa è emerso? Ci sono interessanti margini di collaborazione. Il Comune di Torino, grazie all’interessamento di Tolva, ha siglato con Chicago un preaccordo, da sviluppare nel 2015, per favorire lo scambio di best practice tra le due città. Torino ha un programma molto complesso dedicato alle smart cities, Smile, un caso di successo. Il capoluogo piemontese è molto sensibile al tema smart city, vero? Sì, dal 2011 sta lavorando moltissimo su questi temi ma è con il nuovo piano strategico che esso si lega maggiormente a tutto ciò che è innovazione. Torino ha dimostrato di saper reinventare il proprio volto, e in pochi decenni ha saputo trasformarsi da città fortemente legata all’innovazione industriale a città legata all’innovazione tecnologica. Due sono gli assi intorno ai quali la città sta sviluppando l’innovazione: lo sport e la cultura. Le città italiane sono pronte a essere smart? Nel 2010 Genova si è aggiudicata i fondi dedicati alle città europee più innovative. Ha investito molto su cultura, logistica e infrastrutture. È stato un periodo di grande fermento. Oggi, però, la corsa verso l’innovazione ha subito un lieve rallentamento. Milano è seconda in Italia, segue solo Torino, nella classifica del numero di progetti smart finanziati. Pisa ha presentato molti progetti, ma anche Napoli e Roma possono vantare buone performance. Torniamo a John Tolva e alla sua partecipazione alla tappa romana dello Smart City Tour. Di cosa si è discusso? Gli appuntamenti sono stati due. Una prima chiacchierata con il direttore di Wired Italia, un dibattito che ha visto protagonisti Tolva e il presidente Anci Piero Fassino. Tra i presenti anche molti esponenti delle istituzioni e dell’imprenditoria. Un’occasione per fare il punto sui diversi modelli di smart city in Italia e negli Usa. Cosa possiamo imparare dagli Usa e cosa, invece, possiamo insegnare loro? Questo è un punto importante. Qualche anno fa ci saremmo limitati a dire “cosa imparare dagli Stati Uniti”. Oggi, invece, la situazione è cambiata. Abbiamo fatto passi avanti importanti. Abbiamo da imparare, certo, ma possiamo anche insegnare qualcosa, come testimonia il gemellaggio tra Torino e Chicago di cui abbiamo parlato. Parlava di un secondo appuntamento a Roma. Di cosa si tratta? Di un incontro ospitato dall’Anci che ha visto la par- tecipazione di Francesco Profumo, il presidente dell’Osservatorio Smart City Anci, Massimo Cugusi e Andrea Gumina. Un confronto a tutto tondo sulle politiche e sui fondi europei destinati allo sviluppo delle smart cities. Tolva, poi, ha preso parte anche all’appuntamento di Firenze, a Palazzo Vecchio, dove ha illustrato il suo metodo per lo sviluppo di Chicago. In cosa consiste? Big data e certezza della sostenibilità economica dei progetti presentati sono i pilastri di questo metodo. Grazie al corretto utilizzo dei big data, ad esempio, Chicago è riuscita a rispondere in tempo agli imprevisti causati da grandi nevicate. È lì il futuro dell’innovazione. Guardiamo al futuro. Italia ed Expo, quali sono i progetti di Amerigo al riguardo? Stiamo preparando un evento dedicato allo smart tourism. Il problema principale del nostro Paese è l’incapacità di rinnovare la nostra presentazione dell’offerta turistica. Siamo legati a vecchi schemi, superati da tempo. Il turista oggi ricerca esperienze di vita, non vuole più limitarsi a visitare dei monumenti. Lo sviluppo di un nuovo modello di turismo, fondato ancora una volta sul giusto utilizzo dei big data, può scrivere pagine importanti per la nostra economia. È questa la strada da seguire. 31 Lo Smart city tour all’ombra del Vesuvio Grande successo di pubblico per la tappa organizzata da Amerigo e Consolato americano a Napoli presso l’Unione Industriali partenopea Di Daniela Russo E levata qualità della vita, sostenibilità ambientale, tecnologie innovative al servizio del nostro tempo e delle nostre esigenze. E tanta, tanta creatività. È così che nascono le smart cities, le città intelligenti. Un processo di sviluppo inarrestabile che sta modificando il volto delle metropoli mondiali. 32 Qualche esempio? Si va dallo sviluppo di moderne app per prenotare il nostro posto in fila alla posta o in banca, comodamente da casa, alla riduzione delle emissioni grazie a piani per l’efficienza degli edifici, sempre più ecosostenibili. Da nuovi sistemi di mobilità, come il car e il bikesharing, fino ad arrivare all’Happiness Initiative di Seattle, l’indice di felicità della popolazione come vero e proprio indicatore economico. Senza sottovalutare la porta- ta rivoluzionaria della nascita di quartieri, come Vikki (Helsinki, Finlandia), totalmente ecologici, con edifici costruiti nel rispetto di ben 17 criteri ambientali. A illustrare alcuni elementi che possono portare al successo di una smart city sono gli esperti che hanno partecipato alla tappa napoletana dello Smart Cities Tour organizzato da Amerigo, associazione che riunisce gli alumni italiani dei Programmi di scambi cultura- Nelle foto alcuni momenti della tappa napoletana dello Smart City Tour li internazionali promossi dal Dipartimento di Stato USA. L’incontro napoletano è stato organizzato grazie alla collaborazione del Consolato Usa partenopeo, guidato da Colombia Barrose, e dell’Unione Industriali di Napoli, presieduta da Ambrogio Prezioso, oltre che dell’Osservatorio Smart City Anci e di Forum PA. Fra gli esperti internazionali presente anche Clara Brenner, Ceo e fondatrice di Tumml, incubatore e acceleratore di start-up innovative attive nelle soluzioni per smart cities e urban re-design, giovane imprenditrice americana che in pochi anni si è affermata a li- vello mondiale come punto di riferimento per gli start-upper smart. Nel 2014 Clara Brenner è stata inserita dalla rivista Forbes tra i 30 giovani più importanti nell’imprenditoria social, mentre il San Francisco Business Times ha definito Tumml, che ha sede proprio nella capitale mondiale dell’innovazione, San Francisco in California, la migliore start-up nel Tech & Innovation Awards. “Sono cinque gli elementi indispensabili per dar vita a una smart city di successo – spiega Clara Brenner -. È importante individuare un referente per l’innovazione in ogni ramo del- la pubblica amministrazione, è indispensabile che sia lui a gestire il processo smart e ad avere un costante dialogo con il sindaco. È fondamentale, poi, avviare un’attenta riflessione sui dati da condividere con il pubblico e allo stesso tempo su quelli riguardanti il settore privato che possono utili all’amministrazione pubblica. C’è poi un’altra sfida da affrontare per realizzare città intelligenti, sostenibili e a misura d’uomo - aggiunge Brenner – ed è quella di favorire la cultura del rischio, accettare i possibili fallimenti. Essere smart significa percorrere nuove strade, ma questo implica 33 La ricetta per le Smart Cities di Clara Brenner, Ceo di Tumml Dotare l’amministrazione comunale di un referente per l’innovazione. Riflettere sui dati da condividere con il pubblico e su quelli riguardanti il settore privato utili per l’amministrazione pubblica. Favorire la cultura del rischio e l’accettazione della possibilità di fallimento. Garantire a tutti l’accesso a infrastrutture tecnologiche di base. Selezionare progetti smart in linea con le esigenze della comunità. 34 L’intervento di Gianluigi Traettino, coordinatore del chapter Napoli di Amerigo che a volte il risultato non sarà quello sperato”. Indispensabili, poi, sono le infrastrutture tecnologiche di base. “Tutti, dall’amministrazione al cittadino – spiega la Ceo di Tumml - devono avere accesso a computer, email, wi-fi, web/hosting e così via. Altro consiglio: non seguite semplicemente le tendenze. Concentrate i vostri sforzi su ciò che davvero potrà avere un impatto diretto in termini di smart city. Non cercate di realizzare tutto, scegliete piuttosto ciò che è adatto alla vostra comunità”. Per costruire una city davvero smart, infine, largo ai giovani, alle nuove idee, alla creatività. Le smart cities occupano un posto sempre più rilevante nel dibattito politico mondiale, sono considerate sempre più un volàno di sviluppo per crescita e occupazione, come testimonia l’impegno dell’Unione Europea per lo sviluppo di queste realtà. Lo smart city tour è stata un’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte del settore anche con l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Carlo Purassanta. “Per favorire l’innovazione – dice Purassanta - è fondamentale ricucire il divario tra ricerca e impresa. L’innovazione deve essere aperta e collaborativa, solo così potrà tradursi in risultati concreti. È necessario, inoltre, superare la logica del “piccolo è bello” per creare canali preferenziali che favoriscano la crescita”. i partner dello smart city tour / 1 Efficienza e affidabilità del servizio elettrico Intervista ad Anna Brogi, responsabile Sicurezza Ambiente di Enel Distribuzione: «Il nostro gruppo supporta le start up che operano nel green tech» Di enzo agliardi A nna Brogi, responsabile Sicurezza Ambiente ed Efficienza Energetica di Enel Distribuzione, ha partecipato alla tappa napoletana dello Smart City Tour illustrando il ruolo dell’azienda nella realizzazione di servizi innovativi finalizzati alla costruzione di una smart city. Qual è il ruolo di un gruppo come Enel Distribuzione per lo sviluppo di Smart Cities? Promuoviamo innovazioni tecnologiche e operiamo per migliorare l’efficienza e l’affidabilità del servizio elettrico. Per questo motivo portiamo avanti progetti di trasformazione della rete elettrica in una efficiente piattaforma tecnologica per l’abilitazione di servizi innovativi, vale a dire reti intelligenti o smart grids, che sono considerate uno degli elementi abilitanti per le città intelligenti. Perché puntare al modello Smart cities conviene? Le smart cities sono un mo- dello urbano in grado di coniugare efficienza energetica, sostenibilità economica e tutela dell’ambiente. Prevedono inoltre l’utilizzo di tecnologie tradizionali con soluzioni digitali innovative che rendono la gestione della rete elettrica più flessibile, ottimizzando i flussi di energia provenienti da fonti rinnovabili, anche mediante l’utilizzo di sistemi di accumulo, e abilitando nuovi servizi come la mobilità elettrica e la active demand. Come è possibile raggiungere tali risultati? Per favorire la realizzazione della rete elettrica intelligente, Enel Distribuzione supporta in maniera concreta anche le start up che operano nei settori Greentech. I progetti Smart Cities richiedono da una parte il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati allo scopo di creare le migliori condizioni finalizzate all’attivazione di investimenti innovativi, dall’altra la partecipazione attiva dei cittadini, che vanno coinvolti tramite opportune strategie di inclusione sociale, nella rigenerazione sostenibile delle città. 35 i partner dello smart city tour / 2 Smart apps e high tech: ecco i consigli per il successo Conversazione con Alessandro Canzian, Direttore Marketing Corporate di Vodafone Di enzo agliardi T ecnologia e soluzioni che coinvolgano il tessuto imprenditoriale locale: sono gli elementi prioritari nella costruzione di una smart city secondo Alessandro Canzian, direttore Marketing Corporate di Vodafone Italia, gruppo partner dello Smart City Tour, presente alla tappa napoletana del ciclo di eventi. Quanto conta oggi la rete nello sviluppo di una smart city? L’infrastruttura di rete è fondamentale perché abilita tutte le realtà coinvolte. Ogni soluzione richiede infatti una connettività evoluta e piattaforme applicative adeguate all’erogazione di servizi innovativi a imprese, PA e cittadini. La rete è 36 fondamentale per collegare, a banda larga o ultra-larga, i terminali e i dispositivi disseminati sul territorio e dialogare con le sedi ed i data center che elaborano le informazioni, un flusso che deve viaggiare nel rispetto di elevati standard di sicurezza garantendo massima qualità in tutta la filiera. Quale ruolo può giocare Vodafone? Un ruolo da protagonista, sia per lo sviluppo di piattaforme applicative che per gli investimenti sulle reti. Con il piano Spring investiamo in Italia 3,6 miliardi di euro per lo sviluppo di reti fisse e mobili. Nel 2009 abbiamo sviluppato una specifica piattaforma globale per rispondere alle esigenze delle aziende che vogliono realizzare applicazioni Machine-ToMachine per servizi di gestio- ne interna o rivolti a clienti e cittadini. Quali sono i fattori di successo per una giovane azienda che entra nel mercato delle smart apps? Avere un’idea innovativa e originale da sviluppare con velocità e un progetto che porti valore. Molte applicazioni Vodafone sono realizzate con il supporto di PMI altamente specializzate nello sviluppo di software multi-piattaforma mobile. Puntiamo a definire standard tecnologici interoperabili che possono accelerare lo sviluppo degli ecosistemi. Come sviluppare i progetti velocemente? Le soluzioni che funzionano in genere sono sviluppate nell’area da cui proviene la domanda: è quindi importante coinvolgere il tessuto imprenditoriale locale proprio perché esso conosce le esigenze del territorio e si può essere così più veloci nello sviluppo della soluzione. Per competere in un mercato sempre più complesso, tanto le aziende quanto la PA devono saper cambiare le modalità con cui lavorano e interagiscono con clienti e cittadini, adottando soluzioni L’infrastruttura di rete è fondamentale nella costruzione di una smart city perché abilita tutte le realtà coinvolte innovative lungo tutta la catena del valore. Come la tecnologia può essere un amplificatore? La rapida diffusione di tablet e smartphone offre ad aziende e PA nuove opportunità per rendere più efficienti ed efficaci i processi di gestione interna e condivisione delle informazioni in tempo reale. Il Machine to Machine, ad esempio, permette poi di inviare dati da un dispositivo remoto a un server in modo da ridurre i costi, migliorare il servizio al cliente e la qualità della vita, la mobilità sostenibile e il dialogo con le istituzioni. 37 i partner dello smart city tour / 3 Una piattaforma di servizi digitali EMC ha partecipato in Brasile al progetto di Smart Cities di Rio de Janeiro, per integrare i database di traffico, sicurezza, salute, educazione e trasporti Di Fabrizio Liberatore Business development manager Emc I n Italia regna un pessimismo diffuso circa il percorso di digitalizzazione dell’economia nazionale, considerato un progetto troppo ambizioso se si tiene conto del debole flusso di investimenti strategici in innovazione negli ultimi 20 anni. EMC crede, al contrario, che il Paese abbia oggi un’opportunità unica per invertire il trend in corso, facendo leva proprio su questa arretratezza tecnologica. In tale contesto, è necessario facilitare la conversione al digitale di una classe imprenditoriale di grande capacità come quella italiana, garantendo un rapporto semplificato con i processi amministrativi della Pubblica Amministrazione. Sarebbe utile, inoltre, incubare le numerose esperienze di giovani imprenditori innovativi e coinvolgere i cittadini in nuove modalità di servizio pubblico, sviluppati in 38 base alle loro esigenze. La chiave di volta per spingere la digitalizzazione nel Paese potrebbero essere i progetti di Smart Cities e Communities: una digitalizzazione che parte da esigenze territoriali sulla scia di quanto sta già avvenendo per gli altri paesi sviluppati o in via di sviluppo. Per citare un esempio, EMC ha partecipato al progetto di Smart Cities per Rio de Janeiro, sviluppando una piattaforma cloud per l’erogazione di servizi “Smart Community”. L’obiettivo era consolidare e integrare i diversi Database municipali (traffico, sicurezza, salute, educazione e trasporti) per accelerare lo sviluppo di servizi digitali per i cittadini e gli amministratori locali. Il programma di EMC per le Smart Cities si basa sulla costruzione di piattaforme di servizio definite in modo standard, aperto e interoperabile, costruite su un’infrastruttura abilitante unica e definita centralmente, ma che si articola su servizi digitali erogati da centri servizi vicini alle esigenze di utilizzo dei fruitori finali, valorizzando le differenze dei territori di riferimento (situate presso Regioni, Ministeri ed Enti, Distretti e Grandi Comuni). È un programma che necessita di investimenti iniziali contenuti, tra l’altro ottenibili in larga parte dai finanziamenti europei, in quanto pienamente rispondenti alle direttive dei fondi strutturali e dalle call di Horizon 2020, che hanno un ritorno certo e rapido, e consentono inoltre risparmi sui costi di gestione consistenti, stimati da tutti gli addetti ai lavori. Lo scenario più plausibile (e raccomandabile) è quello di sviluppare una piattaforma integrata nazionale a partire dalla costituzione di poli regionali costituti attraverso un Partenariato Pubblico-Privato, che in modo progressivo e integrato andrebbero ad alimentare e sostenere le esigenze di servizio delle aziende presenti nel loro territorio. In questo modo la Pubblica Amministrazione darebbe un contributo essenziale alle PMI ed alle start-up, mettendo a disposizione una piattaforma integrata di servizi digitali sui quali non potrebbero investire per motivi di scala e dimensione. Questa piattaforma consentirebbe, inoltre, di implementare modelli di business innovativi con pari leve competitive rispetto ai giganti del commercio elettronico globale, che oggi ricavano il valore più significativo dal nostro patrimonio da quell’indiscussa attrattività esercitata all’este- ro dal made in Italy e lo distribuiscono al di fuori dei nostri confini. Permetterebbe infine di mettere a disposizione dei cittadini quei servizi digitali che consentono anche agli Italiani di essere “cittadini smart”, con applicazioni smartphone per pagare multe e tributi, accedere a informazioni e prestazioni sanitarie e scolastiche, pagare i trasporti pubblici ed i servizi turistici, accedere ai propri fascicoli ed ai certificati comunali e catastali. 39 Un sensore per le auto è Ict, prevenire il traffico è smart John Tolva, ospite d’eccezione della tappa fiorentina dello Smart City Tour: «Tecnologia è necessaria ma non sufficiente per la smartness di una città» Di Giampiero Gallo Università di Firenze A lla tappa fiorentina dello Smart Cities Tour, l’allora vicesindaco Dario Nardella menzionava come la politica trovi nella crescita economica l’impulso ad agire, ma diventi smart solo quando si traduce in qualità della vita. Come ricordava l’esperto John Tolva, un sensore per indicare par- 40 cheggi liberi “è Ict”, mentre prevenire il traffico “è smart”. In particolare, Tolva ha insistito su alcuni aspetti: alcuni interventi sono infrastrutturali e richiedono adeguati finanziamenti, ma senza l’intervento della politica le città sarebbero solo digitali. Smart è un concetto legato alla performance urbana, alla sua misurabilità, al ruolo della reputazione. La tecnologia è condizione necessaria ma non sufficiente per la “smartness” di una città. Altri ingredienti sono la dotazione di capitale intellettuale (formazione, trasferimento di conoscenze, capacità di gestire la complessità) e infrastrutture sociali (capitale relazionale, capacità di attrarre talenti). Per ogni euro in ICT, quanti ne servono in formazione e quanti in infrastrutture sociali? Possiamo ragionare oltre l’innalzamento del livello di sviluppo delle infrastrutture? Le città smart si distinguono per tasso di adozione di innovazione e per la capacità di tradurre ICT in strumenti di efficienza, di semplificazione della vita delle persone ma soprattutto nella capacità di generare un coinvolgimento attivo dei cittadini (non solo consenso, ma anche empowerment). Snodo cruciale per la democrazia è la leggibilità delle azioni di governo. Riconosciamo la disponibilità di una grande massa di dati che viene prodotta, immagazzinata ed elaborata perché diventi effettivamente conoscenza. Da qui a generare azione politica presenta ulteriori livelli di complessità. Un primo passo: gli open data per i quali ci sono standard di presentazione e di diffusione che attraggono chiavi di lettura e di connessione tra informazioni che possono generare un effetto Alcuni momenti della tappa fiorentina dello Smat City Tour leva innovativo sulla generazione di prodotti commerciali. Infine, qual è il ruolo della reputazione nella città smart? La capacità dei cittadini di giudicare i risultati delle azioni pubbliche è basata anche sul cambiamento di atteggiamento da parte degli amministratori. Non aver timore di essere giudicati aiuta tutti: è il rovesciamento del concetto di controllo della società dall’alto. Come lo Stato vuole identificare i cittadini, questi ultimi vogliono identificare le amministrazioni ed essere in grado di giudicarle. Arrivare a costruire dal basso e controllare quegli indici di successo delle città sono i fondamenti dell’apertura alla filosofia “smart”. 41 Amerigo e Forum PA, patto per le smart cities Negli ultimi anni il termine Smart City è “fiorito” ovunque sui media, ma ancora troppo di rado si pianificano politiche per le città intelligenti Di Carlo Mochi Sismondi Presidente Forum PA F orum PA rafforza il suo impegno per le comunità intelligenti proponendo un approccio innovativo e olistico e moltiplicando gli interventi e gli eventi. Tutto è iniziato con Smart city exhibition dal 22 al 24 ottobre scorsi a Bologna, in concomitanza e sinergia con il Saie, l’evento di riferimento italiano per l’edilizia, per confrontarsi sulle opportunità di ripresa e sviluppo che nascono dall’innovazione urbana. Proseguiremo alla volta di Roma per il 26° Forum PA. In questi ultimi tre anni il termine Smart City è diventato di dominio comune, è “fiorito” ovunque sui media, e progetti di ricerca così come tesi di laurea e di dottorato lo hanno analizzato e approfondito. Tuttavia ci sembra che troppo spesso l’accento venga posto su progetti, approcci o tecnologie, mentre troppo di rado si parli e soprattutto si pianifichino politiche 42 per le città intelligenti. Per questo l’attenzione principale della terza edizione della manifestazione è rivolta alla governance e alle politiche della Smart City. Dopo due edizioni dedicate a tracciare il quadro logico della smart city e delinearne gli aspetti, pensiamo che i tempi siano maturi per trasformare le idee, i progetti e le singole iniziative che si sono alternate in questi anni in politiche organiche e concrete di trasformazione e di gestione del territorio. Smart City Exhibition è dunque un laboratorio di politiche. Un grande hub su cui far con- vergere le esperienze e i modelli emergenti per concretizzarli e metterli a sistema attraverso momenti di condivisione e di lavoro collaborativo con la politica e gli stakeholder coinvolti, prime tra tutti quelle tra le aziende tecnologiche che non si accontentano di vendere singoli gadget, ma propongono modelli, piattaforme, visioni strategiche di una tecnologia che abilita coesione sociale, inclusione, sviluppo e crescita e rende quindi possibile nuovo lavoro. In questo percorso, che propone un innovativo metodo di policy design e una continua attenzione alle partnership tra gli attori pubblici e privati, Forum PA trova in Amerigo e nel suo Smart City Tour un naturale alleato con cui condivide la convinzione che le comunità intelligenti non siano solo una pur lodevole occasione di risparmio energetico o di introduzione di Ict, ma soprattutto una grande opportunità di sviluppo economico e di politica industriale. Boutiques CAGLIARI Via Manno, 61/65 FORTE VILLAGE RESORT Santa Margherita di Pula MOSCOW 11, Leninsky Prospekt ALMATY 2, Republic Square BAKU CITY Samed Vurgun Street, 8 also available at MILANO CASTELLANI Piazza Meda, 2 NEW YORK BERGDORF GOODMAN 745 Fifth AVE. MIAMI SARTORIAL BOUTIQUE Design District 111.N.E.40 Str. BEVERLY HILLS 310 N. Camden Drive ST. PETERSBURG BABOCHKA 153, NEVSKY PROSPEKT ASTANA LUXURY HOUSE 97 Ryskulova Str. TASHKENT PODIUM Square Khamida Alimdzhan ZURICH WEINBERG & CO Bahnhofstrasse, 10 GENEVE BONGENIE GRIEDER 34, Rue du Marche - 121 www.castangia1850.com Nuove regole del gioco per far crescere le Smart Cities Il tema delle città intelligenti è stato al centro della giornata di studi “#Gaming e Social Innovation”, alla quale hanno partecipato esperti della ricerca, dell’innovazione, delle Istituzioni e delle imprese Di Milly Tucci Digital Champion I l segretario generale di Amerigo Massimo Cugusi sintetizza il concetto di Smart City come “civic participation ed engagement”. E, citando l’espressione di Pablo Sanchez Chillon “civic gamification”, spiega che “If (urban) life is a game, (smart) cities are the playgrounds”. Le città rappresentano infatti luoghi ideali per stimolare e realizzare applicazioni innovative nel marketing relazionale. Usando una metafora, due poliedri che ruotano e si incontrano tra loro possono rappresentare il lavoro continuo che 44 la Pubblica amministrazione smart realizza quando cambia volto in funzione delle richieste dei suoi cittadini. Fabrizio Vagliasindi, in Apple nel 1986 e poi passato al digital entertainment con progetti per Jovanotti, Algida e Videomusic, è dal 2002 docente di Digital Entertainment Design alla Laurea Specialistica di Tv, Cinema e Produzione Multimediale allo IULM di Milano e Head of Worldwide Marketing di Black Bean Games, società del gruppo Leader. Vagliasindi avverte: «Occorre concentrarsi sul tempo e sullo spazio, variabili centrali per un gaming di successo, e rendere divertenti le cose che annoiano, coinvolgere le persone al punto da far desiderare loro di ritornare sul luogo del delitto e giocare ancora». È una logica nuova che supera la fedeltà, fino a qualche tempo fa il migliore risultato di una buona strategia di marketing. Vagliasindi parla anche del più recente progetto di Mondadori “MyPerfectMan”, app gratuita il cui protagonista diventa un uomo “completo” attraverso azioni quotidiane di pulizia e manutenzione della casa, collaborazione domestica con la donna nel cucinare, spazzare e cucire, attività che in alcune culture sono ancora esclusivo retaggio femminile. E ricorda infine di non dare per scontate le persone, perche ognuno compie un suo personalissimo percorso: un’ottima provocazione dunque per quei sindaci che pensano di conoscere i loro cittadini e poi scoprono di saperne poco o niente. Penso così alle ultime teorie sulla partecipazione dei consumator: sta forse nascendo una nuova versione 3.0 del consumatore / cittadino digitale che consuma, produce e crea interagendo con l’azienda/ Pubblica amministrazione… il consumaker? A lanciare la seconda “provocazione” della giornata è Massimo Dell’Erba, che ha rivoluzionato l’area di Valen- 45 zano (Bari) con un rilevante processo di riconversione aziendale del Centro Laserinn, oggi acceleratore di imprese e start up di cui sono soci il Comune e l’Area Metropolitana di Bari, quattro università pugliesi (Università di Bari, Politecnico di Bari, Università del Salento, Libera Università del Mediterraneo – LUM Jean Monnet), l’Enea ed alcune imprese (Mermec, IRS, Ansaldo Breda, Quanta System, Stim Engineering). Dell’Erba ha assunto 30 giovani innovatori, sta accelerando circa 20 start up e aziende e punta a diventare una vera e propria piattaforma di lancio delle innovazioni locali. È poi il turno di Michele Vianello, Maria Pia Rossignaud (Direttrice di Media Duemila e ideatrice di Intelligenza Connettiva, un network di creativi, grafici e intellettuali), Erica Brachi, esperta di Edutainment dell’Università di Siena; Carmen Russo, fondatrice di “Fablab Catania” in cui si realizzano giocattoli, ci sono postazioni di coworking e anche i più grandi appassionati di tecnologia e design possono realizzare prodotti digitali come il salvavita intelligente Dr Jack, nato nella Maker Faire 2014. C’è ancora Michele Vianello, digital autore dei libri “Smart City” e “Costruire una città intelligente: smart cities, gioco, innovazione”, distintosi per progetti altamente innovati- 46 vi nel Comune di Venezia da Vicesindaco e che oggi utilizza il kit connessioni di Lego Serious Play per supportare gruppi di lavoro in cui i partecipanti si concentrano sulle relazioni e sulle strutture di connessione dell’ambiente aziendale o della città. Il suo ultimo libro è una singolare testimonianza di come un amministratore pubblico possa contribuire al cambiamento di una società attraverso il gioco. «Uno degli errori più frequenti di imprenditori e ammini- stratori in tempi di spending review è pensare di non poter fare le cose perché non ci sono soldi... credo al contrario che quello sia un alibi per non fare, e che se si vuole cambiare il sistema e innovare i soldi si trovano, oppure addirittura a volte non servono». Prima di fare classifiche sulle città più smart, bisogna comunque concentrarsi sulla felicità dei cittadini che le abitano. Fabrizio Cocco di Softfobia, società leader nella gamifica- Il segretario di Amerigo Massimo Cugusi definisce le Smart City “civic participation ed engagement”. E, citando l’espressione di Sanchez Chillon “civic gamification”, spiega che “If (urban) life is a game, (smart) cities are the playgrounds” tion che investe da anni nel settore e ha sviluppato una tecnologia ad hoc di grande successo fra aziende e amministrazioni, dà alcune regole per una buona gamification strategy. Giovanni Susta della BLSA Beyond Limits, in collegamento Skype dal Qatar dove si è svolto l’Arab future cities summit 2015 parlato della Qatar National Vision 2030, che punta a trasformare il piccolo e ricchissimo Stato in un paese avanzato attraverso lo sviluppo sostenibile entro il 2030. La cosa ricorda molto la Strategia europea 2020, ma la differenza sta nei livelli di partenza e nelle risorse. In Qatar saranno destinati al progetto dal settore pubblico oltre 150 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, oltre a risorse ben più cospicue del privato. In Italia invece per il periodo 20142020 saranno gestiti sulla base dell’Accordo di Partenariato sui fondi Ue 44 miliardi complessivi, ai quali si aggiungono circa 22 miliardi di fondi na- zionali. Anche in Qatar qualche tempo fa è partito con Vodafone un piccolo progetto di gamification, dove però al posto di una guida o vicina di casa come nel caso di “my perfect man” il tutor è un vero e proprio sceicco in miniatura. Andrea Gumina, Consigliere Economico dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro dello Sviluppo Economico, in questi mesi ha focalizzato il suo impegno nella costruzione di una strategia di politica industriale per una “Smarter Italy” e sul “mettere a sistema” tutto quello che è stato fatto negli ultimi anni dai programmi di incentivi delle start up innovative, fino ai progetti di social innovation. La Giornalista Mariapia Rossignaud (che dal 2008 dirige la rivista di cultura digitale Media Duemila ed è Vicepresidente dell’Osservatorio TuttiMedia, nonché inventrice di Atelier internazionale di Intelligenza Connettiva, che propone soluzioni tra competitori e fra i fondatori di Digitales, startup per condividere e trasferire informazioni ed attivamente impegnata nell’International Network for Culture and Technology) ricorda infine l’emergenza italiana di una migliore gestione di grandi metropoli come quella di Roma e che la tecnologia cambierà la vita dell’uomo attraverso una “Grande Mutazione”, ma gli archetipi rimarranno forti all’interno delle nostre storie. 47 NUNZIANTE MAGRONE studio legale associato Nato nel 2003 dall’incontro professionale tra Magrone & Associati e Nunziante, lo Studio si propone ai propri clienti come partner strategico per i servizi legali. Grazie alle specifiche competenze dei suoi professionisti, è in grado di prestare assistenza nei principali settori del diritto degli affari: commerciale, societario e finanziario, amministrativo ed attività regolamentate, contenzioso. Nel 2010 Nunziante Magrone ha inaugurato la Strategia Mediterranea, consolidando la propria rete di corrispondenti locali, con l’obiettivo di accompagnare le imprese italiane nel loro processo di internazionalizzazione verso i Paesi del Nord Africa e del Medioriente. Grazie ad accordi associativi con B+B e Shuke Law, Nunziante Magrone è altresì presente direttamente in Turchia ed Albania, con oltre 20 professionisti Lo Studio, inoltre, fa parte di un’alleanza strategica (The Broadlaw Group) che si pone pro-attivamente al servizio di clienti che operino abitualmente a livello transnazionale. Gli studi aderenti – GSK Stockmann, Lefèvre Pelletier & associés, Nabarro, Nunziante Magrone e Roca Junyent – contano complessivamente oltre 1.000 professionisti dislocati in 27 città tra Asia, Europa, Medioriente e Nord Africa. www.nunziantemagrone.it Roma | Milano | Bologna | Istanbul | Tirana