www.amerigomagazine.it
NUMERO SPECIALE
Smart cities
for a better Europe:
ecco le ricette
per lo sviluppo
Linda Douglass
La mia vita
è una notizia
EUROPEAN NETWORK OF AMERICAN ALUMNI ASSOCIATIONS
6th SEMI-ANNUAL CONFERENCE
SMARTCITIES
FOR A BETTER EUROPE
ROME, JUNE 12TH 2015
CENTRO STUDI AMERICANI
VIA CAETANI 32
In cooperation with
2:00 REGISTRATION
2:30 WELCOME COFFEE
3:00 WELCOME ADDRESSES
H.E. John Phillips, Ambassador of the United States of America to Italy
Vito Cozzoli, President, Associazione Amerigo
Massimo Cugusi, Secretary General, ENAM
3:30 INTRODUCTION
Andrea Gumina, Program Manager, Smart City Tour Europe
3:40 KEYNOTE SPEECH
SMARTER CITIES, CATALYSTS OF INNOVATION AND GROWTH:
LESSONS LEARNED FROM IBAC’S EXPERIENCE
Sir Martin Sorrell, Founder & CEO, WPP
4:00 PANEL DISCUSSION
A SMARTER EUROPE FOR A STRONGER RECOVERY: FROM THEORY TO PRACTICE
Moderated by Maria Latella
Simona Vicari, Undersecretary of State, Minister of Economic Development, Italy
Domenico Arcuri, CEO, Invitalia
Gulnara Roll, Head Housing and Land Management Unit UN Economic Commission
for Europe
Tanja Bogataj, State Secretary, Ministry of the Environment and Spacial Planning,
Slovenia
Francesco Profumo, President of Smart Cities Observatory, The Italian Association of
Municipalities
Daniela Rondinelli, Member of The European Economic and Social Committee
5:00 EUROPE MEETS THE FUTURE
From EXPO Milan 2015 to the most successful Smart City models across the region
(presented by ENAM delegates)
5:30 CLOSING REMARKS
Vicente Lopez Ibor, Global Team Leader “Climate Change, Energy and Sustainability”,
ENAM
Click here to register online for the Conference
Eng/Ita/Eng translation available - Traduzione Ita/Eng/Ita disponibile
EUROPEAN NETWORK OF AMERICAN ALUMNI ASSOCIATIONS
[email protected]
Massimo Cugusi, Secretary General
Corinna Maci, Program Assistant
www.americanalumni.eu
Conference Partners and Sponsors
SOMMARIO
6
LINDA DOUGLASS:
La mia vita è una notizia
La passione per l’informazione,
la verità e la giustizia sociale
l’hanno condotta fino a lavorare
per il Presidente Obama.
Ora il suo impegno è rinsaldare
l’amicizia fra Roma e Washington
12
SMART CITY TOUR
I tanti perché di un progetto
14
RETE A SUPPORTO DELLE CITTà
INTELLIGENTI
Intervista ad Andrea Gumina,
coordinatore network Government
di Amerigo ed esperto presso
il Ministero dello Sviluppo Economico
4
17
Un osservatorio
sulle smart cities
Intervista al presidente
della struttura creata dall’Anci
Francesco Profumo
20
Sistemi urbani: modello
smart per recuperare
competitività
Crescita della superficie urbanizzata
e incremento demografico a confronto
23
La convention di Enam
a Roma il 12 e 13 giugno
Parla Massimo Cugusi, segretario
generale dell’associazione Amerigo
e dell’European network
of American Alumni Association
26
SMART CITIES
FOR a BETTER EUROPE
Come realizzare Città Intelligenti
grazie alla collaborazione
dei cittadini, delle autorità locali
e nazionali e delle istituzioni europee
29
Città intelligenti
a dimensione europea
Intervista a Daniela Rondinelli,
componente del direttivo Amerigo
e consigliere dell’EESC
30
occasione expo
per lo smart tourism
Il coordinatore del chapter Milano
di Amerigo Marco Maturano traccia
un bilancio delle tappe di Roma
e Torino dello Smart City Tour
32
Lo Smart city tour
all’ombra del Vesuvio
Tappa organizzata da Amerigo
e Consolato americano a Napoli
presso l’Unione Industriali
www.amerigomagazine.it
35
i partner
dello smart city tour
Efficienza e affidabilità del servizio
elettrico: intervista ad Anna Brogi,
responsabile Sicurezza Ambiente
di Enel Distribuzione
36
Smart apps e high tech:
ecco i consigli per il successo.
Conversazione con Alessandro
Canzian, Direttore Marketing
Corporate di Vodafone
38
EMC: una piattaforma di servizi
digitali per integrare i database
di traffico, sicurezza, salute,
educazione e trasporti
40
42
44
Un sensore per le auto è Ict,
prevenire il traffico è smart
John Tolva, ospite d’eccezione
della tappa fiorentina dello Smart
City Tour: «La tecnologia
è necessaria ma non sufficiente
per la smartness di una città»
AMERIGO E FORUM PA
PATTO PER LE SMART CITIES
Il termine Smart City è “fiorito”
ovunque sui media, ma ancora
troppo di rado si pianificano
politiche per le città intelligenti
Nuove regole del gioco
per far crescere
le Smart Cities del futuro
Giornata di studi “#Gaming e Social
Innovation”: partecipano esperti
della ricerca, dell’innovazione,
delle Istituzioni e delle imprese
NUMERO SPECIALE
Smart cities
for better Europe:
ecco le ricette
per lo sviluppo
Linda Douglass
La mia vita
www.amerigomagazine.it
Anno II n. 1 • PRIMAVERA 2015
Rivista telematica
della State Alumni Community
in Italia
Editore
Associazione Amerigo
c/o Ambasciata degli Stati Uniti
via Sallustiana, 49 - 00187 Roma
CF: 97467930588
Direttore responsabile
Marco Marturano
Direttore editoriale
Massimo Cugusi
Coordinamento redazionale
Enzo Agliardi
Segreteria di redazione
[email protected]
Hanno collaborato a questo numero
Paola Casaburi, Vito Cozzoli,
Giovanni Cubeddu, Bianca Ferraiolo,
Carlo Gattai, Antonio Lovascio,
Daniela Russo
Edizione digitale
Beyond by Softfobia.com
Progetto grafico
Antonio Dentoni
5
cover story linda douglass
La passione per l’informazione, la verità e la giustizia sociale
l’hanno condotta fino a lavorare per il Presidente Obama.
Ora il suo impegno è rinsaldare l’amicizia fra Roma e Washington
La mia vita
è una notizia
DI GIOVANNI CUBEDDU
U
na lunga carriera di
giornalista iniziata
nel 1973 con KCBSTV e proseguita negli anni con ABC News e CBS
News, è stata poi direttore
della comunicazione per la riforma sanitaria presso la Casa
6
Bianca fra il 2009 e il 2010 per
conto
dell’amministrazione
Obama. In seguito è stata nominata Vice Presidente e responsabile Corporate e della
Comunicazione strategica di
Atlantic Media e Senior Vice
President di Global Communi-
cations, fino all’estate 2013. È
sposata con John R. Phillips,
nominato nel 2013 ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia. Linda Douglass ha
seguito dall’estate 2008 come
consulente strategica senior e
portavoce la campagna presi-
denziale di Barack Obama, e
alla elezione di quest’ultimo è
stata nominata portavoce del
comitato presidenziale alla
inaugurazione. Ha conseguito un Bachelor of Arts, laurea
in psicologia alla University of
Southern California.
Come sono cambiati i media statunitensi da quando
ha iniziato la sua carriera di
giornalista?
Sono cambiati così profondamente, da quando ho iniziato
questa carriera in un telegiornale locale ormai quarant’anni
fa, che non saprei da dove cominciare. Credo che mi limiterò a descrivere le principali
differenze tra ieri e oggi.
Ieri: gli Americani intravvedevano in un piccolo numero di
istituzioni giornalistiche delle fonti autorevoli delle quali
aver fiducia, come i giornali
locali che leggevano di mattina presto per poi discuterne i
contenuti con amici e parenti, oppure come i telegiornali
della sera delle grandi reti nazionali, la CBS, l’NBC e l’ABC,
ognuno dei quali condotto da
un bianco dalla smisurata credibilità.
Oggi: gli Americani trattano le
notizie come una merce, masticano pezzi d’informazioni
da centinaia di fonti diverse,
alcune controllate da editori
e istituzioni, altre operate indipendentemente, senza alcuna supervisione editoriale. Gli
Americani possono ora consumare le notizie in tempo reale, spesso prima che gli eventi possano esser posti in un
qualche contesto, oppure prima che la realtà dei fatti possa essere verificata. Gli Americani si fidano e credono in
coloro in cui scelgono di credere all’interno di un universo
di fonti di notizie che spaziano dal New York Times ai telegiornali via cavo, dal Drudge
Report al famigliare che condivide articoli su Facebook e altro ancora. Possono consumare notizie dovunque si trovino
perché sempre accessibili sui
loro dispositivi mobili. Non c’è
più ragione di attendere per i
giornali del mattino o per i telegiornali della sera. Per quanto poi riguarda il ruolo degli
uomini bianchi, questi ultimi
continuano a dominare l’industria giornalistica, sebbene le
donne abbiano fatto importanti progressi. Il personale delle
redazioni giornalistiche è per
il 36% composto da donne.
Negli ultimi dieci anni, sono
due le donne ad aver condotto uno dei grandi telegiornali
7
cover story linda douglass
della sera, mentre è una donna l’attuale presidente di uno
dei grandi network nazionali,
l’NBC. Tuttavia, la strada da
percorrere su questo fronte è
ancora molto lunga.
Ieri: gli Americani ritenevano che la stampa fosse, per
la maggior parte, bilanciata e
imparziale, immune da qualsiasi condizionamento editoriale. Era inaccettabile che un
giornalista inserisse se stesso
oppure le sue opinioni in una
qualsiasi vicenda.
Oggi: l’opinione è moneta sonante. I lettori e gli spettatori la cercano, per confermare
quello in cui credono oppure per decidere cosa pensare.
I giornalisti non si spacciano
più per osservatori passivi, si
presentano da protagonisti,
non parlano più di se stessi in
terza persona. I giornalisti di
oggi sono sollecitati ad avere un proprio “brand” per costruirsi una propria identità e
un proprio seguito. Sono incoraggiati ad attirare l’attenzione
su se stessi e sul loro lavoro e,
spesso, ad affermare il proprio
punto di vista.
Ieri: le organizzazioni giornalistiche presentavano solo l’insieme di notizie di cui giudicavano gli Americani avessero
bisogno di conoscere. Questo
era vero per gli avvenimenti
locali e per quelli internazionali. Erano gli editori a decidere cos’era importante.
Oggi: le organizzazioni giornalistiche lasciano che sia il
lettore a scegliere di cosa in-
8
Le pubblicazioni
di nicchia
sono in aumento,
cosa questa
che rende ancora
più facile ai lettori
e agli spettatori
il concentrarsi
su quello che a loro
più piace,
si tratti di sport,
di cronaca,
di economia o politica
teressarsi. Le poche organizzazioni che ancora assicurano
un’ampia copertura, dividono
i propri formati digitali in sezioni tipo sport, affari esteri e
business, tanto facili da scorrere quanto da ignorare. I lettori possono così facilmente
scegliere cosa vogliono sapere. Le pubblicazioni di nicchia
sono in aumento, cosa questa
che rende ancora più facile ai
lettori e agli spettatori il concentrarsi su quello che a loro
più piace, si tratti di sport, cronaca, animali domestici, previsioni meteorologiche oppure
ancora politica internazionale.
Un’altra interessante tendenza è l’aumento della domanda di un elevato livello di approfondimento che si risolve
nella produzione di lunghe inchieste e analisi giornalistiche
e nell’affermazione di media
monotematici.
Ieri: le grandi organizzazioni
giornalistiche si finanziavano attraverso gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie,
cosa questa che gli consentiva
di assumere molto personale, aprire uffici in altri paesi e
inviare i propri giornalisti nei
luoghi più remoti.
Oggi: i giornali su carta stampata stanno chiudendo in tutto il paese, a mano a mano che
gli inserzionisti sperimentano
nuove strade per raggiungere
dei lettori che consumano notizie online oppure dai propri
dispositivi mobili. Inoltre, per
molte organizzazioni giornalistiche sta diventando sempre
più difficile far soldi attraverso gli abbonamenti, posto che
all’inizio di Internet molte organizzazioni
giornalistiche
hanno messo gratuitamente in rete i propri contenuti.
I lettori si aspettano ormai di
poter liberamente accedere a
qualsiasi contenuto, costringendo le organizzazioni giornalistiche a cercare nuove e
più innovative modalità per
finanziare le proprie operazioni. Con i loro inserzionisti
che cercano nuove strade per
raggiungere il pubblico, anche
le potenti reti televisive di un
tempo sono costrette a ridurre le spese.
Vede differenze nel modo in
cui la notizia era affrontata
ieri ed è affrontata oggi? La
qualità della copertura giornalistica è migliorata oppure
è peggiorata?
Si, per quanto riguarda il modo
in cui affrontiamo la notizia
ci sono stati grandi cambiamenti. Quando l’intera attività giornalistica era controllata da una redazione, c’era una
scrupolosa discussione sulla
selezione dei fatti, su come il
fatto doveva esser raccontato, su quanto fosse documentato e su come andava scritto.
I giornalisti erano obbligati da
regole che richiedevano almeno due fonti per pubblicare un
pezzo in esclusiva. Ci si attendeva dai giornalisti che impie-
Quando l’intera
attività giornalistica
era controllata da
una redazione, c’era
una scrupolosa
discussione sulla
selezione dei fatti, su
come il fatto doveva
esser raccontato,
su quanto fosse
documentato e su
come andava scritto
Oggi, invece,
è necessaria solo
grande tempestività
Circolano cattive
informazioni difficili
da correggere
in un secondo
momento.
Oggi manipolatori
e opinionisti
possonono
influenzare
eccessivamente
il modo con il quale
sono riportate
le notizie
9
cover story linda douglass
gassero del tempo ad affrontare la notizia da diversi punti
di vista, prima di pubblicarla o
di trasmetterla. Oggi, invece,
è necessaria solo grande tempestività. I giornalisti vanno
in pubblico forti solo di quanto hanno appena visto, raccontano quanto hanno appena sentito, riferiscono quanto
sembra sia appena successo.
Credo che questo abbia avuto
delle conseguenze negative.
Circolano cattive informazioni difficili da correggere in un
secondo momento. Oggi, manipolatori e opinionisti possonono influenzare eccessivamente il modo con il quale
sono riportate le notizie; mentre spesso i funzionari pubblici sono costretti a reagire con
eccessiva velocità perché la
cultura dell’immediatezza giudica la riflessione come una
debolezza. Cioddetto, qualcosa è cambiato in positivo. Abbiamo oggi una molteciplità di
voci diverse, un’ampia scelta di opinioni, di giornalismo,
di analisi e di informazione
ai quali il pubblico prima non
aveva accesso. L’influenza degli editori è in declino sostituita dai lettori che possono ora
scegliere cos’è importante e
cos’è vero. Tuttavia, il sistema
potrebbe funzionare ancora
meglio. Viviamo in un sovraffollamento di fonti, all’interno del quale i fatti sono scelti e separati l’uno dall’altro da
dozzine di revisori improvvisati che tolgono tempo alla
riflessione, incorrono in er-
10
rori oppure finisco con il copiare il lavoro altrui. Al tempo stesso, la grande quantità
di informazioni disponibili su
Internet ha prodotto profonde, attentamente ricercate e
originali inchieste giornalistiche in passato molto più difficili da realizzare. Inoltre, la
disponibilità di immagini video è cambiata drammaticamente. In precedenza era
difficile e impegnativo inviare
una troupe televisiva nel vivo
di un evento, le odierne videocamere mobili permettono al
pubblico di vedere ciò che sta
avvenendo da qualche parte
nei luoghi più remoti del mondo. Oggi chiunque può essere un reporter. Basta postare
in rete, il che è facile da fare.
Una simile apertura mediatica
offre ai più responsabili consumatori di notizie l’opportunità di essere meglio informati
che mai, ma scarica sui lettori
il peso di capire quanto è accurato e quanto non lo è.
Posta l’ampia diffusione dei
nuovi Media, come possiamo
giudicarne l’autorevolezza?
Credo che sia la “folla” a decidere l’autorevolezza dei protagonisti del giorno. Scrittori e
giornalisti che godono dell’attenzione di altri prestigiosi
scrittori e giornalisti godono
anche, per associazione, della fiducia del pubblico. Con il
livello di attenzione di un’America che vive ormai giorna-
te di ventiquattro ore sempre
più basso, anche questo tipo
di fiducia è sempre più effimera. Beneamati conduttori di
telegiornali possono improvvisamente perdere popolarità. Famosi scrittori possono
altrettanto improvvisamente esser dimenticati. Stimate
istituzioni giornalistiche possono perdere molto del proprio prestigio a favore di siti
web in grado di batterle in velocità nel raccontare un grande evento. Di questi tempi, mi
sembra che la fiducia del pubblico sia molto volatile.
Qualora le fosse offerta la
possibilità di dirigere una radio, una televisione locale,
una televisione satellitare,
un giornale, una casa editrice, un blog, una WebTV quale
sceglierebbe? A quale pubblico si rivolgerebbe e perchè?
Non so cosa risponderle perché ho lavorato in tutti questi
Media. Sono stata una giornalista in una televisione locale
e in un network, ho condotto un programma radiofonico, ho scritto articoli per un
giornale online, ho scritto per
una rivista e sono stata senior
vicepresidente in una grande società giornalistica che
aveva una WebTV e pubblicava online e carta stampata.
Sono convinta che il mondo
del digitale, specialmente il
mondo delle immagini video,
sia molto stimolante. Ho seguito con grande passione
queste nuove dinamiche, ma
non credo che qualcuno con
il mio background sia la persona più adatta per gestire in
futuro questo tipo di settore.
Secondo me, chi è cresciuto con il digitale è molto più
innovativo e creativo. Personalmente la radio è lo strumento più affascinante. Amo
condurre interviste, ascoltare
i miei intervistati raccontare
le proprie esperienze, le proprie idee, le proprie opinioni e
ricevere le domande del pubblico. Con tutta probabilità, il
mio sarebbe un pubblico maturo fatto di gente che ascolta la radio mentre guida. Per
quanto sono stata piacevolmente sorpresa d’incontrare
trentenni che si confessano
ascoltati dei programmi della
NPR. Spero che questa tradizione continui.
Una domanda personale: è
sposata con l’ambasciatore
Philips da quarant’anni. Qual
è il segreto di un matrimonio
felice e duraturo?
Ogni matrimonio è differente,
non credo ci sia una formula magica in grado di assicurarne il successo. Nel nostro
caso specifico, credo sia stata
il convinto rispetto della reciproca indipendenza. Le nostre carriere sono diverse, ma
ci siamo sempre adattati alle
esigenze dell’altro. Se uno di
noi aveva bisogno di viaggiare, l’altro si curava degli affari
domestici senza esitazioni. Ho
sempre trovato interessante il
lavoro di John, e John ha sempre trovato il mio lavoro altrettanto interessante. Siamo
entrambi attratti dalla politica
e, quindi, abbiamo tanto di cui
parlare. Amiamo stare insieme. Inoltre, siamo tutti e due
molto vicini a nostra figlia, che
ora ha trentuno anni e lavora
da medico in un pronto soccorso, oltre ad esser madre
di un bimbo. Amiamo trascorrere del tempo con lei e con
la sua famiglia e siamo molto
orgogliosi della persona che
è diventata. Tutti e due siamo molto disponibili. Abbiamo molti amici intorno ai quali organizzare il nostro tempo.
Credo quindi che la nostra sia
una formula fatta di interessi e valori comuni oltreché di
rispetto reciproco. E naturalmente di amore.
11
Smart city tour
I tanti perché
di un progetto
Questo numero
speciale di Amerigo
Magazine è dedicato
allo Smart City Tour,
il ciclo di seminari
promosso da Amerigo
e dall’ambasciata
americana in Italia
nelle principali città
del nostro Paese
e a Bruxelles
con autorevoli
relatori e testimonial
d’eccezione
Di Vito Cozzoli
Presidente Amerigo
12
C
ome rendere le Smart
Cities delle comunità
in grado di affiancare
alle già diffuse iniziative “green” anche programmi
capaci di generare reddito ed
occupazione, oltre che consentire a cittadini ed imprese di
fruire di servizi più efficaci?
È questo il tema che ha ispirato lo Smart city tour, il ciclo di
seminari promosso da Amerigo
e dall’ambasciata americana in
Italia nelle principali città del
nostro Paese e a Bruxelles con
autorevoli relatori e testimonial d’eccezione.
E questa è anche una riflessione di policy che sta maturando
a livello globale. In tal senso va
ad esempio la Dichiarazione
di Venezia dell’8 luglio 2014,
frutto del lavoro del Governo
Italiano e della Commissione
Europea, posta ad apertura
del Consiglio Europeo Digitale
dello scorso ottobre: le città
devono diventare il laboratorio
per un’Europa più dinamica e
digitale. Il presupposto è che
se la Digital Economy consentirà il recupero di competitività
ed occupazione, in presenza di
una crescente urbanizzazione
le città non potranno che essere al centro dell’attenzione
delle policy dei governi.
Oggi è così ancora più legittimo ragionare sulla ridefinizione del ruolo e del concetto di
smart cities, ovvero su quella
opportunità (già delineata da
Amerigo) che esse possano
diventare elemento fondante
per una nuova politica economica, luoghi fisici e virtuali da
promuovere e valorizzare in
quanto culle capaci di ospitare
iniziative funzionali allo switchon tecnologico del Paese.
Gli effetti positivi di questo
cambio di approccio possono
essere enormi.
In primo luogo, da una politica
organica per le Smart Cities
con innovazioni in termini di
infrastrutture e servizi può derivare un grande piano di public procurement “intelligente”, e possono generarsi spazi
per premiare ricerca e sviluppo
da parte di grandi, medie e piccole aziende che si integrino
per fornire soluzioni apprezzate dagli end-users.
Possono poi essere favorite
la trasformazione in senso 4.0
delle imprese e delle industrie
presenti sul territorio, e l’attrazione di nuove realtà, generando crescita e occupazione
anche in settori tradizionali,
“rivisitati” secondo i nuovi paradigmi. Gli investimenti in
efficienza energetica possono inoltre rappresentare un
volàno positivo per l’economia,
ma anche generare una ricaduta sui risparmi del settore
pubblico e privato, oltre che
su salute e politica energetica
nazionale. Smart Cities così
concepite possono promuovere soluzioni replicabili potenzialmente ovunque. Cosa
vieta infatti che le specializzazioni intelligenti che nascono
dall’industria italiana per un
territorio così complesso non
vengano poi “esportate” in altri
contesti del globo? Questa può
essere una grande opportunità
di sviluppo per il Paese, a patto
che la si giochi con un orizzonte temporale adeguato e con
un respiro internazionale.
Con lo Smart City Tour stiamo contribuendo a dissemina-
re progetti volti a dimostrare
come soluzioni innovative per
la vita dei cittadini e per le attività delle imprese possano nascere dalla collaborazione tra
grandi aziende, Istituzioni pubbliche e venture capital che, in
una logica di open innovation,
veda promuovere Start up Innovative.
Il lavoro di questo tour costituisce la base per definire, attraverso tre tavoli Amerigo, i
progetti per il 2015 nelle città
pilota sui temi dell’education
per la formazione di Chief Information Officer nelle Amministrazioni, dell’accelerazione
per il finanziamento di start-up
innovative all’interno dei programmi pilota, e della finanza
per lo sviluppo di nuovi strumenti di partenariato pubblicoprivato a supporto delle Smart
Cities.
13
Rete
a supporto
delle città
intelligenti
Intervista ad Andrea Gumina, coordinatore
network Government di Amerigo ed esperto
presso il Ministero dello Sviluppo Economico
Di enzo agliardi
A
ndrea Gumina, coordinatore del network Government di
Amerigo ed esperto
presso il Ministero dello Sviluppo Economico, presenta lo
Smart city Tour, il ciclo biennale di eventi pubblici, project
work e attività collaterali organizzate da Amerigo in collaborazione con l’Ambasciata
americana in Italia, esperti
internazionali, Istituzioni e
grandi aziende con l’obiettivo
di favorire la realizzazione di
smart cities e communities in
Italia stimolando il dibattito e
il confronto tra esperti italiani
e americani
14
Come nasce lo Smart city
tour?
Con l’obiettivo di capire come
costruire città con servizi pubblici di qualità, standard di vita
migliori, nuove opportunità
di lavoro generate da un ecosistema imprenditoriale più
innovativo e con maggiore sostenibilità ambientale. Puntando a fare tutto ciò impiegando
meno risorse pubbliche grazie
al coinvolgimento della finanza privata e di reti tra grandi
gruppi industriali e Pmi.
Detta così sembra una “mission impossibile”.
Potrebbe sembrarlo, perché in
effetti gli ostacoli procedurali,
organizzativi, finanziari e di
business-approach che rallentano la realizzazione di smart
cities e communities in Italia
non mancano. Ma noi ci crediamo fortemente.
Perché?
Il tour è un modo nuovo di
intendere Amerigo, perché affianca alle attività tradizionali
una linea di new philanthropy.
Adotta cioè grandi progetti
con obiettivi misurabili volti a portare benefici tangibili in termini di innovazione,
competitività, crescita e prospettive di vita del Paese, e
valorizzare le relazioni transatlantiche e le expertise italiane.
Nel prossimo biennio, il banco
di prova di questo approccio
saranno proprio le smart cities
e communities, già al centro
di un nuovo “rinascimento” in
buona parte del mondo.
Per quali ragioni?
Per il connubio tra efficienza
energetica, attenzione ai costi e ridisegno dei servizi in
base alle esigenze dell’utenza.
Inoltre, l’integrazione tra rete
elettrica intelligente, internet,
sensoristica, tecnologie più
mature e innovazioni di fron-
tiera generate da start-up sta
mettendo in moto una vera e
propria rivoluzione industriale
e finanziaria.
Qual è il concetto di smart
city secondo Amerigo?
In una smart city devono
coesistere più elementi. Innanzitutto una infrastruttura
elettrica intelligente, capace
di supportare e favorire piani di risparmio energetico e il
ricorso a un mix di fonti. Poi
una infrastruttura di Ict e Tlc
ad essa integrata che diffonda
pervasivamente connettività
e persegua una “Internet of
Everything” connessa a sensori, dispositivi e servizi. Ancora,
una piattaforma di smart services abilitanti, pervasivi, innovativi, riutilizzabili, integrabili e in continua evoluzione
che consentano ai cittadini di
ottenere il meglio dalle infrastrutture. Infine, strumenti di
finanza pubblica e privata che
implementino tali modelli.
Come attuare tutto questo?
È necessario un contesto favorevole, nel quale le regole
di ingaggio tra attori pubblici
e privati siano note, condivise, trasparenti e non mutevoli.
Con il nostro tour puntiamo a
segnalare prima, e a rimuovere poi, i vincoli esistenti, favorendo la condivisione delle
best practices grazie anche
a un dialogo transatlantico
costantemente aperto. E poi
sosteniamo la sperimentazione di casi pilota in cui il modello venga implementato. Gli
eventi del tour sono funzionali
a far convergere la sensibilità
di amministratori, operatori
industriali e finanziari verso
una maggiore considerazione
del tema smart cities, non solo
come esito di attività green o
di Ict, ma come volàno di sviluppo e di crescita per il territorio.
Quante iniziative si sono svolte nel 2014?
L’evento inaugurale si è svolto
a Firenze. Altri appuntamenti
Componenti dell’Advocacy Group Amerigo al 27.5.2015
Raffale Cosentino
Edoardo Croce
Massimo Dell’Erba
Maria Rosaria Di Lorenzo
Davide Gallina
Alessandro Gubitosi
Edoardo Imperiale
Marco Mairaghi
Marco Marturano
Valerio Menaldi
Daniele Moscati
Pamela Pace
Antonio Perdichizzi
Gian Luca Petrillo
Daniela Rondinelli
Corrado Rosano
Angela Sansonetti
Ginaluigi Traettino
Candidature per portare il proprio contributo nei settori: Innovazione Start-Ups IT Integration;
Finanza Regolazione Assetto Giuridico; Infrastrutture Urban Redesign Energia; Education Leadership
possono essere inviate a [email protected]
15
hanno avuto luogo a Torino e
a Napoli, dove grazie alla collaborazione tra grandi aziende,
start up, Istituzioni pubbliche
e venture capital abbiamo studiato le strategie per accelerare soluzioni smart per la vita
dei cittadini e le attività delle
imprese. A Bruxelles abbiamo
lanciato lo Smart City Tour
Europe, medesimo approccio
progettuale a livello europeo,
grazie alla partnership con il
Comitato Economico e Sociale
Europeo, la Missione Diplomatica degli Stati Uniti presso
l’Ue e lo European Network of
American Alumni Association.
Come sta continuando il programma nel 2015?
I main promoters del tour, vale
a dire le istituzioni europee e
italiane, il sistema imprenditoriale e finanziario, i decision
maker locali e nazionali si sono
riuniti in un Comitato Guida al
quale saranno invitati ad hoc
16
L’evento inaugurale
dello Smart City Tour
si è svolto a Firenze.
Altri appuntamenti
hanno avuto luogo
a Torino e a Napoli,
grazie alla
collaborazione
tra grandi aziende,
start up e istituzioni
pubbliche
e venture capital
altri partner. In alcune cittàpilota italiane selezionate d’intesa con Anci, e cioè ad oggi
Cosenza, Lecce, Pisa e Venezia, promuoveremo la nascita
e il rafforzamento di progetti
che rispondano all’innovativo
modello di Smart Cities proposto da Amerigo.
In che modo?
I main promoters sperimenteranno, d’intesa con i Comuni,
infrastrutture e nuovi servizi
in grado di aumentare significativamente la percezione di
efficacia che l’utenza ha delle
Smart Cities e un approccio
alla finanza pubblica e privata
per investimenti sostenibili.
Un “White Paper” con le criticità legislative, organizzative,
finanziarie e di capacity building che rallentano lo sviluppo
delle Smart City sarà preparato per l’evento finale di Roma
e consegnato ai parlamentari e
al Governo.
Un osservatorio
sulle smart cities
Intervista al presidente della struttura creata dall’Anci
Profumo: «Presentati 1700 progetti per le città intelligenti»
Di Daniela Russo
U
n database di esperienze e progetti
smart e una regia
nazionale per lo sviluppo della città intelligenti.
Parte da questi elementi lo
sviluppo di una rete di moderne e funzionali smart cities
italiane. Il Belpaese, secondo
il Presidente dell’Osservatorio
Smart City dell’Associazione nazionale Comuni italiani
(Anci) Francesco Profumo,
non è molto lontano dalle
esperienze maturate da altri
Paesi europei, ma finisce per
disperdere il suo potenziale
a causa della mancanza di un
modello di gestione comune e
di scarsa comunicazione tra gli
enti locali.
Qual è lo stato dell’arte delle
smart cities in Italia?
Negli ultimi anni sono stati
presentati oltre 1.700 progetti
smart, per un totale di investimenti superiore ai 4 miliardi
di euro. Non siamo lontani,
evidentemente, dalle performance di altri Paesi europei.
La capacità creativa è molto
positiva, anche se luci e ombre
caratterizzano però i risultati
finali.
Da cosa nascono le ombre?
È mancata una regia comune
che consentisse ai territori
un proficuo scambio di esperienze. È difficile sapere con
precisione cosa è stato fatto e
soprattutto con quali risultati,
perché la comunicazione tra
gli enti locali è scarsa.
Su cosa sta lavorando l’Osservatorio Anci Smart City per
colmare queste lacune?
Lavoriamo su quattro piat-
taforme, diverse fra loro ma
complementari. La prima riguarda i progetti. Raccogliamo informazioni sulle iniziative portate avanti in Italia e
analizziamo stato dell’arte,
partecipanti, obiettivi e finanziamenti. In questo modo sarà
possibile realizzare un database comune di esperienze da
condividere e di facile accesso
per tutti i soggetti interessati.
La seconda piattaforma, invece, si fonda sull’ascolto dei
cittadini. Una città intelligente
deve essere a misura di cittadino. È impossibile immagi-
17
nare che sia calata dall’alto,
va considerata invece come il
frutto di un confronto partecipato con gli utenti finali. Sono
infatti i cittadini coloro che
dovranno beneficiare dei servizi promossi.
Progetti e ascolto, dunque.
Quali sono gli altri due pilastri del vostro progetto?
La terza piattaforma tiene
conto degli indicatori di misura. Considero ottimo il lavoro
svolto dall’Istat in merito ai
riferimenti da considerare per
valutare i risultati dei progetti.
Adesso è il momento di procedere a una valutazione unitaria
e, anche in questo caso, creare
un database per orientare gli
interessati. Infine, c’è la piattaforma dei finanziamenti.
Quali risultati prevedete di
ottenere?
Il lavoro che sta svolgendo l’Osservatorio Anci sulle
Smart City è di grande importanza per il Paese. Mettere a
sistema informazioni relative a
progetti, risposta della cittadinanza, risultati e finanziamenti
consentirà ai Comuni di realizzare master plan e accelerare
il processo di modernizzazione
dell’Italia.
Esistono differenze tra Nord
e Sud Italia nello sviluppo di
progetti smart?
Non direi, è tutto il territorio
nazionale ad esprimere iniziative valide e promettenti. I
limiti sono comuni, a partire
dalla mancanza di una regia
nazionale. Le differenze più
significative, invece, sono rela-
18
tive all’estensione territoriale
dei Comuni. Quelli più grandi
procedono in maniera più spedita.
Lo sviluppo delle città metropolitane accelererà anche
quello delle smart cities?
Credo di sì, lo sviluppo delle
città metropolitane può essere
un’occasione. Saranno i cittadini, anche su base competitiva, a favorire poi lo sviluppo di
città più vivibili. Il tavolo delle
14 città metropolitane rappresenta circa 1.050 Comuni, parliamo di oltre il 50 per cento
della popolazione nazionale. È
un luogo di confronto che può
generare nuove occasioni di
crescita per i progetti smart.
Guardando all’Europa, quanta strada dobbiamo ancora
fare?
In Europa ci sono città che
fanno da lepre, per così dire,
come Amsterdam e Barcellona. Anche l’Italia vanta esperienze importanti. La strada
intrapresa è quella corretta,
bisogna lavorare molto per
mettere a sistema le singole
esperienze ed elaborare un comune modello di governance.
Il Paese è pronto, secondo lei?
Molto più di quel che può sembrare. Bisogna dare esecuzione ai progetti e assicurarsi che
questi abbiano ricadute concrete sui territori. Fino a oggi
si è prestata troppa poca attenzione a questo aspetto. Le
ricadute sono fondamentali,
è per questo che bisogna iniziare a individuare aree-pilota
per avviare i progetti.
19
Sistemi urbani:
modello smart
per recuperare
competitività
Dagli anni ‘50 la superficie urbanizzata
nell’Unione europea è cresciuta
del 78 per cento, a fronte di un incremento
demografico del 33 per cento
Di Eugenio Leanza
Banca europea degli investimenti
I
pattern di sviluppo e la
successiva trasformazione
dei sistemi metropolitani
e urbani italiani, parallelamente con i processi di intensa urbanizzazione registrati negli ultimi decenni, sono
stati ampiamente influenzati
dall’internazionalizzazione e
dalla globalizzazione delle economie. A causa della continua
crescita dei mercati finanziari
e della disponibilità di credito,
i processi di accumulazione
del capitale fisico urbano e i
processi di cambio spaziale su
scala planetaria hanno continuato a subire un’accelerazio-
20
ne fenomenale modificando
progressivamente il nostro
concetto di “urbanità”, sotto
l’influenza in primis dei modelli metropolitani americani
ed ora di quelli asiatici.
In Europa il tentativo degli
operatori economici di catturare, attraverso mirate politiche di investimento, gli incrementi della rendita urbana e
del valore opzionale delle aree
hanno peraltro determinato
tassi di crescita della superficie urbanizzata largamente superiori ai tassi di crescita della
popolazione. Dagli anni ‘50 la
superficie urbanizzata nell’Unione europea è cresciuta del
78%, a fronte di una crescita
demografica del 33%.
Questi fenomeni hanno gran-
de importanza per gli effetti
sulla distribuzione della ricchezza. Prima della crisi, Spagna, Portogallo e Grecia hanno
accumulato un rilevante indebitamento privato, a fronte di
processi di espansione immobiliare e infrastrutturale trainati dai bassi tassi di interesse.
La crescita del Pil generata
attraverso la leva speculativa
nel settore immobiliare si è
dovuta inevitabilmente confrontare con una
crisi di “sostenibilità” di un
modello economico e finanziario caratterizzato da un
forte deficit di competitività
sistemica. La dinamica reddituale nazionale è stata quindi
penalizzata dal progressivo in-
nalzamento dei costi operativi,
finanziari e di manutenzione
del capitale, da obsolescenza
e rischiosità implicita del capitale fisico e dall’inversione delle prospettive sul valore opzionale degli investimenti urbani.
In molti Paesi, per effetto delle
prevalenti tendenze di politica
monetaria, gli investimenti urbani – tipicamente con un ruolo di traino (pull) keynesiano
durante le fasi recessive del
ciclo economico – hanno sempre più assunto una funzione
di spinta economica (push)
pro-ciclica, anche per tenere
sotto controllo (con un approccio velleitario) il rapporto
tra debito pubblico e Pil. A
seguito di queste tendenze,
i processi di urbanizzazione sono stati sempre più
spesso considerati come
un obiettivo “in sé” di
modernizzazione economica,
determinando una progressiva riduzione della redditività
organica
dell’infrastruttura
urbana, in alcuni casi a livelli
inferiori rispetto ai costi del
capitale di lungo termine.
Un importante (ma trascurato) effetto dell’area Euro, a
causa di una bassa capacità di
correzione spaziale delle politiche di coesione territoriale
europee, è la progressiva accelerazione del trasferimento
di risorse da aree caratterizzate da rapido ageing, bassa
produttività/competitività e
alto rischio di investimento
di capitale, verso quei sistemi
urbani con migliori prospet-
21
tive occupazionali, grazie ad
inferiori costi di capitale, abbondanza di credito, e migliore saturazione della dotazione
infrastrutturale.
Tale fenomeno è particolarmente visibile nei processi di
delocalizzazione produttiva,
ad esempio nel settore automobilistico. La complessità di
questi processi richiede nuove forme di governance urbana, l’integrazione dei sistemi
delle basi-dati del pubblico e
del privato, la realizzazione di
un’efficace agenda digitale e la
creazione di innovativi veicoli
di investimento. Una politica
nazionale sulla smart city a
22
favore di aree metropolitane ed urbane può assicurare,
mediante adeguati incentivi e
strumenti, un’efficace allocazione delle scarse risorse di
capitale nei differenti sistemi
urbano-territoriali, al fine di
massimizzare la produttività e
l’efficienza degli investimenti e
dei processi di accumulazione
del capitale globale, riducendo
allo stesso tempi i costi finanziari sostenuti dal sistema.
In futuro sarà inoltre richiesta
maggiore attenzione per l’accumulazione strategica di capitale umano, con la creazione
di nuove figure professionali.
Gli attuali processi di destrut-
turazione dei sistemi urbani di
lavoro rischiano di impattare
negativamente sulle economie
di agglomerazione e di scala tipiche dei sistemi urbani, riducendo la capacità competitiva
e di reazione dei sistemi stessi.
Tale fenomeno non può essere affrontato con un abbassamento dei salari, che in sistemi economici aperti produce
una forte fuga di cervelli, ma
implica necessariamente una
riforma smart della governance cittadina, dei modelli di
formazione, di investimento
pubblico e di collaborazione
tra livello nazionale, regionale
e locale.
La convention di Enam
a Roma il 12 e 13 giugno
Parla Massimo Cugusi, segretario generale dell’associazione Amerigo
e dell’European network of American Alumni Association
Di Enzo Agliardi
S
arà Roma ad ospitare
il 12 e 13 giugno prossimi la conferenza internazionale di Enam,
European network of American Alumni Association, che
riunisce le associazioni degli
Alumni che hanno partecipato
ai programmi di formazione e
scambi culturali promossi dal
Governo americano. Fra i temi
al centro dell’attenzione anche
le smart cities. A presentare il
lavoro del network sul tema è il
segretario generale di Amerigo
e di Enam Massimo Cugusi.
Come nasce Enam?
L’associazione nasce a Roma
nel 2010 e ha sede nell’Ambasciata americana. Riunisce 51
organizzazioni di Alumni che
hanno partecipato negli anni a
programmi di studio promossi
dal Governo americano provenienti da ben 42 diversi Paesi,
dall’Azerbaigjan alla Finlandia,
e da Cipro al Portogallo.
Qual è lo spirito dell’associazione?
Il network punta a mettere in
rete e a sistema le competenze, le esperienze e le peculiarità di ciascuno degli Alumni
per creare una comunità al
servizio dei rapporti transatlantici ed euromediterranei.
Ha dunque lo stesso spirito di
Amerigo e delle altre associazioni di ex Alumni, in pratica è
un’organizzazione di secondo
livello.
Quante sono complessivamente le persone che hanno
partecipato negli anni a questi programmi?
Tra Fullbright e altri programmi i partecipanti sono stati
complessivamente decine di
migliaia. E tra essi ci sono
Capi di Stato e Presidenti del
Consiglio di numerosi Paesi,
del passato e in carica, oltre a
esponenti di rilievo del mondo politico ed economico. Gli
Alumni italiani, in particolare,
sono in totale circa 10.000.
Quali sono i vostri progetti
sulle smart cities?
Quello delle smart cities è un
tema fondamentale sul quale
23
stanno lavorando tutti i Paesi
associati, e non a caso sarà al
centro dell’attenzione nella
sesta convention internazionale di Enam, il cui titolo sarà
“Smart cities for a better Europe” e che si terrà a Roma il 12
e 13 giugno prossimi.
Qual è il concept?
Il concetto principale è che attraverso la riqualificazione dei
sistemi urbani, all’interno dei
quali vive gran parte della popolazione europea, si possano
migiorare le condizioni di vita
di cittadini, imprese e così via.
Nel corso dell’evento si parlerà di scelte importanti come
quelle in materia di efficienza
energetica e di qualità della
vita in generale all’interno dei
centri urbani. “Smart city” da
24
sola, però, è un’espressione
vuota di significato, va specificata “pesandone” i tanti possibili significati. Ecco perchè
abbiamo pensato di mettere
insieme e poi condividere tutto
quello che in ogni singolo Paese è stato già fatto in tema di
smart cities, in maniera da avere già pronte ricerche e proposte in materia senza dover
ripartire ogni volta da zero e
studiare nuovamente da capo
i fenomeni.
Come raccoglierete i risultati dello Smart City Tour di
Amerigo?
L’intero ciclo di seminari è stato organizzato con una visione
molto olistica dei temi, e dunque per la tappa conclusiva di
Roma metteremo a punto un
white paper con tutte le proposte emerse nel ciclo di incontri. Puntiamo così a dare un
nostro importante contributo
ai policy maker, anche a livello
europeo che è la dimensione
oggi adatta per la risoluzione
dei problemi. Considerato l’elevato livello dei nostri Alumni
e interlocutori, sono certo che
si tratterà di un “parco proposte” di altissima qualità.
C’è già qualche esempio in
materia?
Sì, abbiamo in corso una produttiva collaborazione e interazione con il Comitato Sociale ed economico Europeo di
Bruxelles, al quale abbiamo
portato la nostra visione di
smart cities che il Cese ha già
promosso ai Paesi terzi con i
Massimo cugusi e john tolva
quali dialoga. Enam punta in
qualche modo a essere soggetto capofila e coordinatore di
progetti internazionali in ambito smart cities. Il momento
in cui si svolgerà la conferenza internazionale ha tra l’altro
una valenza particolare anche
perchè è fortemente legata
all’Expo, che inizierà a maggio,
un mese prima.
In che modo tutto questo si
incastra con il grande appuntamento del 2015?
L’Expo, al quale ci stiamo avvicinando a grandi passi, è anche
una piattaforma di sperimentazione di smart cities, basti
pensare alla enorme quantità
di visitatori attesi.
Che ruolo hanno avuto gli Stati Uniti?
Del tema si è ben occupato
ad esempio John Tolva nei seminari di Amerigo ai quali ha
partecipato a Roma e Firenze,
raccontando da Ceo la propria
esperienza vissuta a Chica-
go. La tappa napoletana dello
Smart city tour invece ha puntato sulle ricette utili a mettere
insieme tutti i protagonisti di
una smart city
E per quanto riguarda l’education, altro tema fondamentale
della vostra attività?
Se è vero che è indispensabile
lavorare sulla awareness, sulla
consapevolezza e sulla diffusione di cultura della smart city
attraverso eventi e modalità di
comunicazione, è altrettanto
vero che questi sistemi devono
avere un management valido
e capace in grado di saper cogliere e vincere la sfida della
tecnologia e dell’ambiente.
Di cosa c’è bisogno?
Di nuovi manager della complessità e di nuovi CEO che
abbiano una visione strategica,
multidisciplinare. Per amministrare una smart city non basta
più il semplice, seppur bravissimo, ingegnere dei trasporti
o esperto di un’altra singola
disciplina. Anche i bravi manager hanno competenze troppo
verticalizzate e dunque non
vanno bene perché sono troppo tecnici e monosettoriali.
Amerigo ed Enam potrebbero
farsi promotori di una sorta
di “curriculum dei nuovi CEO
delle smart cities”, collaborando con i mondi che ci sono già
vicini come ad esempio quello
delle imprese o universitario,
della ricerca e dell’education,
cercando di trarre spunti utili
dal cammino fatto da coloro
che sono più avanti di noi in
questo settore.
25
Smart cities for
a better Europe
Le Città Intelligenti che desideriamo sviluppare possono
essere realizzate solo grazie alla collaborazione dei cittadini,
delle autorità locali e nazionali e delle istituzioni europee
Di Henry Malosse
Presidente Eesc (European Economic
and social committee)
I
l Comitato Economico e
Sociale Europeo sostiene
attivamente i programmi
relativi allo sviluppo delle
città verso condizioni ambientali sostenibili ed efficienti.
Questi progetti ambiziosi rappresentano una delle più grandi sfide che l’Unione Europea
deve affrontare. Le città continuano infatti ad attrarre un
numero crescente di persone
dalle regioni rurali, sempre
più spopolate con quasi il 70%
della popolazione europea che
vive nelle aree urbane.
Questo fenomeno porta le autorità, le infrastrutture, la popolazione e l’ambiente delle
città a nuove sfide da affrontare. Per mantenere una propria sostenibilità, è necessario
trovare modalità innovative
26
di adattamento e sviluppo. E
questo rappresenta un’opportunità per la creazione di città
più interconnesse, che utilizzino tecnologie urbane e adottino politiche sui trasporti, che
promuovano lo sviluppo economico e sociale, disposte in
maniera più favorevole verso
il proprio ambiente e basate su
un modello di sostenibilità per
le generazioni future.
Queste città rappresentano il
tipo di Città Intelligenti che
desideriamo sviluppare, ma
tutto ciò può essere realizzato
solo grazie al coinvolgimento e
alla stretta collaborazione dei
cittadini, delle autorità locali
e nazionali e delle istituzioni
europee.
Il Comitato di cui sono presidente, rappresentante della
società civile a livello europeo,
è attivo a diversi livelli per
poter includere tutti gli attori
necessari a mettere in atto soluzioni concrete. Vi sono al suo
interno cittadini coinvolti direttamente e che hanno voglia
di partecipare al progetto, e
organizzazioni che stanno apportando idee innovative. I leader delle istituzioni europee, in
grado di condurre le città alla
crescita economica e sociale e
di stabilire le linee politiche e
le strutture comuni per gli Stati Membri, possono agire lavorando a stretto contatto con i
protagonisti dei settori econo-
mici e con le amministrazioni
cittadine.
Quali, dunque, gli elementi
che possono rendere una città
“intelligente”?
Occorre sviluppare sempre
più il potenziale dell’economia
digitale, della green economy,
delle infrastrutture, dei trasporti e dell’energia. Sviluppare soluzioni integrate in tutta
Europa permette al settore industriale di offrire ciò di cui le
città e le regioni hanno bisogno
con la migliore qualità e a costi più bassi a vantaggio della
società. I dati possono essere
utilizzati come un servizio che
rende possibile con maggiore
efficacia il processo decisorio
informato e la progettazione di
nuove attività.
L’innovazione tecnologica può
migliorare la qualità dei servizi pubblici e far crescere le
economie locali, ma la sfida
principale è come integrare le
nuove tecnologie. E nell’implementazione non sono stati fatti
sufficienti progressi.
Secondo il Cese, lo sviluppo
dei trasporti nelle Smart Cities
rappresenta
un’opportunità
per dare un senso di inclusione
alle persone che vivono nelle
aree esterne alla città. Una distribuzione equa ed equilibrata
della rete di trasporto urbano
infatti rafforzerebbe la coesio-
27
ne sociale, permetterebbe una
maggiore mobilità ed eviterebbe l’isolamento nei moderni
ghetti urbani.
L’efficienza energetica è la maniera più efficace per ridurre il
CO2 e assicurare un ambiente
migliore e più salubre attraverso il suo sviluppo nei trasporti,
nell’edilizia e nell’industria.
Per quanto riguarda i programmi realizzati dalle istituzioni
dell’Unione Europea per stimolare la nascita delle Smart
City, il 2012 ha visto l’avvio
di una partnership estesa a
tutta l’Ue, la European Innovation Partnership (EIP) per
le Smart City e le Comunità,
composta da rappresentanti
28
dell’industria, della ricerca e
delle città e opera con lo scopo
di occuparsi dei settori energetico, dei trasporti e delle
Tecnologie dell’Informazione e
della Comunicazione. La Commissione ha allocato circa 200
milioni di euro per le smart
cities e le Comunità nel bilancio di previsione 2014-2015
del programma di ricerca e
innovazione Horizon 2020 allo
scopo di accelerare il progresso e ampliare la distribuzione
delle soluzioni che mirano alle
Smart Cities.
Parliamo infine del ruolo dei
cittadini nell’implementazione delle città intelligenti. Il
Cese sta lavorando su un’idea
della relatrice Daniela Rondinelli che pone l’accento sul
ruolo delle smart cities nella
ripresa dell’industria europea.
Perché il progetto sia efficace,
la società civile deve essere
coinvolta completamente. Gli
attori sul campo devono essere impegnati attivamente e
autorizzati a identificare, sviluppare e dispiegare soluzioni
innovative. In fondo, chi nelle
organizzazioni della società civile è meglio disposto a conoscere cosa si desidera da una
città, visto che le città sono
progettate dalla gente per la
gente e ogni cittadino, avrà il
suo ruolo di “azionista sociale”
nella propria città.
Città intelligenti
a dimensione europea
Intervista a Daniela Rondinelli, componente del direttivo Amerigo
e consigliere del Comitato Economico e Sociale europeo (EESC)
Di Daniela Russo
L
e città intelligenti possono essere un volàno
di sviluppo importante per tutta l’Europa.
È quanto emerge dalla tappa
dello Smart City Tour organizzata a Bruxelles in collaborazione con lo European Economic and Social Committee. Ne
parliamo con Daniela Rondinelli, Consigliere del comitato.
Come guarda l’Europa alle
smart cities?
C’è grande interesse verso
questo tema. Si discute molto
su come favorire la reindustrializzazione dei nostri Paesi,
su come far ripartire la produzione di beni e servizi e quali
settori trasformare nel traino
del nuovo sistema economico.
Le smart cities rappresentano
il volàno di sviluppo di questo nuovo piano che si sposa
inevitabilmente con temi di
grande rilevanza quali la green
economy, l’agenda digitale e
l’innovazione.
A che punto sono le città intelligenti in Europa?
È in corso un confronto tra
le varie istituzioni. Ad oggi,
lo sviluppo delle smart cities
è stato frutto delle scelte di
singoli enti locali. Parliamo
di esperienze con risultati diversi, avviate a macchia di leopardo. Barcellona, Londra e
Copenaghen risultano le più
vicine alle performance delle
realtà statunitensi. Manca un
piano comune, una politica organica per lo sviluppo di città
intelligenti.
Questo cosa comporta?
Se ci fosse un quadro comunitario chiaro e definito, si
potrebbe favorire lo sviluppo
di smart cities “comuni” europee. Ci sarebbero riflessi
positivi sul fronte dell’occupazione, ed è anche per questo
che in Europa si sta avviando
un’attenta riflessione sullo
sviluppo di queste realtà. Lo
Smart City Tour ha avuto il
merito di favorire un ulteriore
momento di confronto e sensibilizzazione, riportando l’attenzione su questi argomenti.
Quale sarà la risposta della
società civile?
C’è grande curiosità e interesse. Questo sentire deve essere
assolutamente canalizzato attraverso processi di condivisione e partecipazione. Deve
cambiare l’approccio ai servizi,
passando ad esempio dal cartaceo al digitale, e il modo di
gestire le risorse. È una sfida
importante che possiamo vincere insieme.
29
alcuni momenti dello sct di torino
Occasione Expo
per lo smart tourism
Il coordinatore del chapter Milano di Amerigo
Marco Maturano traccia un bilancio delle tappe
di Roma e Torino dello Smart City Tour
Di Daniela Russo
B
ig data e certezza
della
sostenibilità
economica dei progetti: parte da qui la
vera trasformazione del volto
delle nostre città. Lo testimonia l’esperienza di Chicago - racconta John Tolva, il
“technology chief” della città
statunitense con un passato
in Ibm, nel corso delle tappe
di Torino e Roma dello Smart
City Tour promosso dall’Associazione Amerigo. In questa
30
La vera
trasformazione
del volto
delle nostre città
parte da Big Data
e certezza
della sostenibilità
economica
dei progetti
intervista il coordinatore del
Chapter territoriale Milano
di Amerigo Marco Maturano
traccia un bilancio dei due appuntamenti e guarda al futuro,
con l’Expo come occasione
per fare dell’Italia la capitale
dello smart tourism.
Torino come ha accolto John
Tolva? La tappa piemontese dello
Smart City Tour ha visto la
partecipazione di circa 200
persone, per lo più imprenditori e rappresentanti della
Pubblica Amministrazione, oltre che del console Usa a Milano. È stato un incontro molto
costruttivo, che ha visto protagonista un confronto tra l’esperienza in materia di smart
city di Chicago e Torino.
Cosa è emerso?
Ci sono interessanti margini
di collaborazione. Il Comune
di Torino, grazie all’interessamento di Tolva, ha siglato con
Chicago un preaccordo, da
sviluppare nel 2015, per favorire lo scambio di best practice
tra le due città. Torino ha un
programma molto complesso
dedicato alle smart cities, Smile, un caso di successo.
Il capoluogo piemontese è
molto sensibile al tema smart
city, vero?
Sì, dal 2011 sta lavorando moltissimo su questi temi ma è
con il nuovo piano strategico
che esso si lega maggiormente
a tutto ciò che è innovazione.
Torino ha dimostrato di saper
reinventare il proprio volto,
e in pochi decenni ha saputo
trasformarsi da città fortemente legata all’innovazione
industriale a città legata all’innovazione tecnologica. Due
sono gli assi intorno ai quali la
città sta sviluppando l’innovazione: lo sport e la cultura.
Le città italiane sono pronte a
essere smart?
Nel 2010 Genova si è aggiudicata i fondi dedicati alle
città europee più innovative.
Ha investito molto su cultura, logistica e infrastrutture.
È stato un periodo di grande
fermento. Oggi, però, la corsa
verso l’innovazione ha subito
un lieve rallentamento. Milano
è seconda in Italia, segue solo
Torino, nella classifica del numero di progetti smart finanziati. Pisa ha presentato molti
progetti, ma anche Napoli e
Roma possono vantare buone
performance.
Torniamo a John Tolva e alla
sua partecipazione alla tappa
romana dello Smart City Tour.
Di cosa si è discusso?
Gli appuntamenti sono stati
due. Una prima chiacchierata
con il direttore di Wired Italia,
un dibattito che ha visto protagonisti Tolva e il presidente
Anci Piero Fassino. Tra i presenti anche molti esponenti
delle istituzioni e dell’imprenditoria. Un’occasione per fare
il punto sui diversi modelli di
smart city in Italia e negli Usa.
Cosa possiamo imparare dagli Usa e cosa, invece, possiamo insegnare loro?
Questo è un punto importante. Qualche anno fa ci saremmo limitati a dire “cosa imparare dagli Stati Uniti”. Oggi,
invece, la situazione è cambiata. Abbiamo fatto passi avanti
importanti. Abbiamo da imparare, certo, ma possiamo anche insegnare qualcosa, come
testimonia il gemellaggio tra
Torino e Chicago di cui abbiamo parlato. Parlava di un secondo appuntamento a Roma. Di cosa si
tratta?
Di un incontro ospitato
dall’Anci che ha visto la par-
tecipazione di Francesco Profumo, il presidente dell’Osservatorio Smart City Anci,
Massimo Cugusi e Andrea
Gumina. Un confronto a tutto
tondo sulle politiche e sui fondi europei destinati allo sviluppo delle smart cities. Tolva, poi, ha preso parte anche
all’appuntamento di Firenze,
a Palazzo Vecchio, dove ha illustrato il suo metodo per lo
sviluppo di Chicago.
In cosa consiste?
Big data e certezza della sostenibilità economica dei progetti presentati sono i pilastri
di questo metodo. Grazie al
corretto utilizzo dei big data,
ad esempio, Chicago è riuscita a rispondere in tempo agli
imprevisti causati da grandi
nevicate. È lì il futuro dell’innovazione.
Guardiamo al futuro. Italia ed
Expo, quali sono i progetti di
Amerigo al riguardo? Stiamo preparando un evento
dedicato allo smart tourism.
Il problema principale del nostro Paese è l’incapacità di
rinnovare la nostra presentazione dell’offerta turistica.
Siamo legati a vecchi schemi,
superati da tempo. Il turista
oggi ricerca esperienze di vita,
non vuole più limitarsi a visitare dei monumenti.
Lo sviluppo di un nuovo modello di turismo, fondato ancora una volta sul giusto utilizzo
dei big data, può scrivere pagine importanti per la nostra
economia. È questa la strada
da seguire.
31
Lo Smart city tour
all’ombra del Vesuvio
Grande successo di pubblico per la tappa organizzata da Amerigo
e Consolato americano a Napoli presso l’Unione Industriali partenopea
Di Daniela Russo
E
levata qualità della
vita, sostenibilità ambientale, tecnologie
innovative al servizio
del nostro tempo e delle nostre esigenze. E tanta, tanta
creatività. È così che nascono
le smart cities, le città intelligenti. Un processo di sviluppo
inarrestabile che sta modificando il volto delle metropoli
mondiali.
32
Qualche esempio? Si va dallo
sviluppo di moderne app per
prenotare il nostro posto in fila
alla posta o in banca, comodamente da casa, alla riduzione
delle emissioni grazie a piani
per l’efficienza degli edifici,
sempre più ecosostenibili. Da
nuovi sistemi di mobilità, come
il car e il bikesharing, fino ad
arrivare all’Happiness Initiative di Seattle, l’indice di felicità
della popolazione come vero e
proprio indicatore economico.
Senza sottovalutare la porta-
ta rivoluzionaria della nascita
di quartieri, come Vikki (Helsinki, Finlandia), totalmente
ecologici, con edifici costruiti
nel rispetto di ben 17 criteri
ambientali.
A illustrare alcuni elementi
che possono portare al successo di una smart city sono gli
esperti che hanno partecipato alla tappa napoletana dello
Smart Cities Tour organizzato
da Amerigo, associazione che
riunisce gli alumni italiani dei
Programmi di scambi cultura-
Nelle foto alcuni momenti della tappa napoletana dello Smart City Tour
li internazionali promossi dal
Dipartimento di Stato USA.
L’incontro napoletano è stato
organizzato grazie alla collaborazione del Consolato Usa partenopeo, guidato da Colombia
Barrose, e dell’Unione Industriali di Napoli, presieduta da
Ambrogio Prezioso, oltre che
dell’Osservatorio Smart City
Anci e di Forum PA.
Fra gli esperti internazionali
presente anche Clara Brenner,
Ceo e fondatrice di Tumml,
incubatore e acceleratore di
start-up innovative attive nelle soluzioni per smart cities e
urban re-design, giovane imprenditrice americana che in
pochi anni si è affermata a li-
vello mondiale come punto di
riferimento per gli start-upper
smart.
Nel 2014 Clara Brenner è stata inserita dalla rivista Forbes
tra i 30 giovani più importanti
nell’imprenditoria social, mentre il San Francisco Business
Times ha definito Tumml, che
ha sede proprio nella capitale
mondiale dell’innovazione, San
Francisco in California, la migliore start-up nel Tech & Innovation Awards.
“Sono cinque gli elementi indispensabili per dar vita a una
smart city di successo – spiega
Clara Brenner -. È importante
individuare un referente per
l’innovazione in ogni ramo del-
la pubblica amministrazione,
è indispensabile che sia lui a
gestire il processo smart e ad
avere un costante dialogo con
il sindaco. È fondamentale,
poi, avviare un’attenta riflessione sui dati da condividere
con il pubblico e allo stesso
tempo su quelli riguardanti il
settore privato che possono
utili all’amministrazione pubblica. C’è poi un’altra sfida da
affrontare per realizzare città
intelligenti, sostenibili e a misura d’uomo - aggiunge Brenner – ed è quella di favorire la
cultura del rischio, accettare
i possibili fallimenti. Essere
smart significa percorrere nuove strade, ma questo implica
33
La ricetta
per le Smart Cities
di Clara Brenner,
Ceo di Tumml
Dotare l’amministrazione
comunale di un referente
per l’innovazione.
Riflettere sui dati da condividere con il pubblico e su
quelli riguardanti il settore
privato utili per l’amministrazione pubblica.
Favorire la cultura del
rischio e l’accettazione della
possibilità di fallimento.
Garantire a tutti l’accesso a
infrastrutture tecnologiche
di base.
Selezionare progetti smart
in linea con le esigenze
della comunità.
34
L’intervento di Gianluigi Traettino,
coordinatore del chapter Napoli di Amerigo
che a volte il risultato non sarà
quello sperato”.
Indispensabili, poi, sono le infrastrutture tecnologiche di
base. “Tutti, dall’amministrazione al cittadino – spiega la
Ceo di Tumml - devono avere
accesso a computer, email,
wi-fi, web/hosting e così via.
Altro consiglio: non seguite
semplicemente le tendenze.
Concentrate i vostri sforzi su
ciò che davvero potrà avere un
impatto diretto in termini di
smart city. Non cercate di realizzare tutto, scegliete piuttosto ciò che è adatto alla vostra
comunità”. Per costruire una
city davvero smart, infine, largo ai giovani, alle nuove idee,
alla creatività. Le smart cities
occupano un posto sempre più
rilevante nel dibattito politico
mondiale, sono considerate
sempre più un volàno di sviluppo per crescita e occupazione, come testimonia l’impegno dell’Unione Europea per lo
sviluppo di queste realtà.
Lo smart city tour è stata
un’occasione per fare il punto
sullo stato dell’arte del settore anche con l’amministratore
delegato di Microsoft Italia,
Carlo Purassanta. “Per favorire
l’innovazione – dice Purassanta - è fondamentale ricucire il
divario tra ricerca e impresa. L’innovazione deve essere
aperta e collaborativa, solo
così potrà tradursi in risultati
concreti. È necessario, inoltre,
superare la logica del “piccolo
è bello” per creare canali preferenziali che favoriscano la
crescita”.
i partner dello smart city tour / 1
Efficienza e affidabilità
del servizio elettrico
Intervista ad Anna Brogi, responsabile Sicurezza Ambiente di Enel Distribuzione:
«Il nostro gruppo supporta le start up che operano nel green tech»
Di enzo agliardi
A
nna Brogi, responsabile Sicurezza Ambiente ed Efficienza
Energetica di Enel
Distribuzione, ha partecipato alla tappa napoletana dello
Smart City Tour illustrando il
ruolo dell’azienda nella realizzazione di servizi innovativi finalizzati alla costruzione di una
smart city.
Qual è il ruolo di un gruppo
come Enel Distribuzione per lo
sviluppo di Smart Cities?
Promuoviamo
innovazioni
tecnologiche e operiamo per
migliorare l’efficienza e l’affidabilità del servizio elettrico. Per
questo motivo portiamo avanti
progetti di trasformazione della rete elettrica in una efficiente piattaforma tecnologica per
l’abilitazione di servizi innovativi, vale a dire reti intelligenti
o smart grids, che sono considerate uno degli elementi abilitanti per le città intelligenti.
Perché puntare al modello
Smart cities conviene?
Le smart cities sono un mo-
dello urbano in grado di coniugare efficienza energetica,
sostenibilità economica e tutela dell’ambiente. Prevedono
inoltre l’utilizzo di tecnologie
tradizionali con soluzioni digitali innovative che rendono la
gestione della rete elettrica più
flessibile, ottimizzando i flussi
di energia provenienti da fonti rinnovabili, anche mediante
l’utilizzo di sistemi di accumulo, e abilitando nuovi servizi
come la mobilità elettrica e la
active demand.
Come è possibile raggiungere
tali risultati?
Per favorire la realizzazione
della rete elettrica intelligente,
Enel Distribuzione supporta
in maniera concreta anche le
start up che operano nei settori Greentech. I progetti Smart
Cities richiedono da una parte
il coinvolgimento di soggetti
pubblici e privati allo scopo
di creare le migliori condizioni finalizzate all’attivazione di
investimenti innovativi, dall’altra la partecipazione attiva dei
cittadini, che vanno coinvolti
tramite opportune strategie di
inclusione sociale, nella rigenerazione sostenibile delle città. 35
i partner dello smart city tour / 2
Smart apps
e high tech:
ecco i consigli
per il successo
Conversazione con Alessandro Canzian,
Direttore Marketing Corporate di Vodafone
Di enzo agliardi
T
ecnologia e soluzioni che coinvolgano
il tessuto imprenditoriale locale: sono
gli elementi prioritari nella
costruzione di una smart city
secondo Alessandro Canzian,
direttore Marketing Corporate di Vodafone Italia, gruppo
partner dello Smart City Tour,
presente alla tappa napoletana del ciclo di eventi.
Quanto conta oggi la rete nello sviluppo di una smart city?
L’infrastruttura di rete è fondamentale perché abilita tutte
le realtà coinvolte. Ogni soluzione richiede infatti una connettività evoluta e piattaforme
applicative adeguate all’erogazione di servizi innovativi a imprese, PA e cittadini. La rete è
36
fondamentale per collegare, a
banda larga o ultra-larga, i terminali e i dispositivi disseminati sul territorio e dialogare
con le sedi ed i data center che
elaborano le informazioni, un
flusso che deve viaggiare nel
rispetto di elevati standard di
sicurezza garantendo massima
qualità in tutta la filiera.
Quale ruolo può giocare Vodafone?
Un ruolo da protagonista, sia
per lo sviluppo di piattaforme
applicative che per gli investimenti sulle reti. Con il piano
Spring investiamo in Italia 3,6
miliardi di euro per lo sviluppo
di reti fisse e mobili. Nel 2009
abbiamo sviluppato una specifica piattaforma globale per
rispondere alle esigenze delle
aziende che vogliono realizzare applicazioni Machine-ToMachine per servizi di gestio-
ne interna o rivolti a clienti e
cittadini.
Quali sono i fattori di successo per una giovane azienda
che entra nel mercato delle
smart apps?
Avere un’idea innovativa e
originale da sviluppare con velocità e un progetto che porti valore. Molte applicazioni
Vodafone sono realizzate con
il supporto di PMI altamente
specializzate nello sviluppo
di software multi-piattaforma
mobile. Puntiamo a definire
standard tecnologici interoperabili che possono accelerare
lo sviluppo degli ecosistemi.
Come sviluppare i progetti velocemente?
Le soluzioni che funzionano in genere sono sviluppate
nell’area da cui proviene la
domanda: è quindi importante
coinvolgere il tessuto imprenditoriale locale proprio perché
esso conosce le esigenze del
territorio e si può essere così
più veloci nello sviluppo della
soluzione. Per competere in
un mercato sempre più complesso, tanto le aziende quanto la PA devono saper cambiare le modalità con cui lavorano
e interagiscono con clienti e
cittadini, adottando soluzioni
L’infrastruttura
di rete
è fondamentale
nella costruzione
di una smart city
perché abilita tutte
le realtà coinvolte
innovative lungo tutta la catena del valore.
Come la tecnologia può essere un amplificatore?
La rapida diffusione di tablet e
smartphone offre ad aziende e
PA nuove opportunità per rendere più efficienti ed efficaci i
processi di gestione interna e
condivisione delle informazioni
in tempo reale. Il Machine to
Machine, ad esempio, permette
poi di inviare dati da un dispositivo remoto a un server in modo
da ridurre i costi, migliorare il
servizio al cliente e la qualità
della vita, la mobilità sostenibile
e il dialogo con le istituzioni.
37
i partner dello smart city tour / 3
Una piattaforma
di servizi digitali
EMC ha partecipato in Brasile al progetto di Smart Cities di Rio de Janeiro,
per integrare i database di traffico, sicurezza, salute, educazione e trasporti
Di Fabrizio Liberatore
Business development manager Emc
I
n Italia regna un pessimismo diffuso circa il percorso di digitalizzazione
dell’economia
nazionale, considerato un progetto
troppo ambizioso se si tiene
conto del debole flusso di investimenti strategici in innovazione negli ultimi 20 anni.
EMC crede, al contrario, che
il Paese abbia oggi un’opportunità unica per invertire il
trend in corso, facendo leva
proprio su questa arretratezza
tecnologica. In tale contesto, è
necessario facilitare la conversione al digitale di una classe
imprenditoriale di grande capacità come quella italiana,
garantendo un rapporto semplificato con i processi amministrativi della Pubblica Amministrazione. Sarebbe utile,
inoltre, incubare le numerose
esperienze di giovani imprenditori innovativi e coinvolgere
i cittadini in nuove modalità di
servizio pubblico, sviluppati in
38
base alle loro esigenze.
La chiave di volta per spingere la digitalizzazione nel Paese
potrebbero essere i progetti
di Smart Cities e Communities: una digitalizzazione che
parte da esigenze territoriali sulla scia di quanto sta già
avvenendo per gli altri paesi
sviluppati o in via di sviluppo.
Per citare un esempio, EMC
ha partecipato al progetto di
Smart Cities per Rio de Janeiro, sviluppando una piattaforma cloud per l’erogazione di
servizi “Smart Community”.
L’obiettivo era consolidare e
integrare i diversi Database
municipali (traffico, sicurezza,
salute, educazione e trasporti)
per accelerare lo sviluppo di
servizi digitali per i cittadini e
gli amministratori locali.
Il programma di EMC per le
Smart Cities si basa sulla costruzione di piattaforme di
servizio definite in modo standard, aperto e interoperabile,
costruite su un’infrastruttura
abilitante unica e definita centralmente, ma che si articola
su servizi digitali erogati da
centri servizi vicini alle esigenze di utilizzo dei fruitori finali,
valorizzando le differenze dei
territori di riferimento (situate presso Regioni, Ministeri ed
Enti, Distretti e Grandi Comuni).
È un programma che necessita di investimenti iniziali contenuti, tra l’altro ottenibili in
larga parte dai finanziamenti
europei, in quanto pienamente
rispondenti alle direttive dei
fondi strutturali e dalle call di
Horizon 2020, che hanno un ritorno certo e rapido, e consentono inoltre risparmi sui costi
di gestione consistenti, stimati
da tutti gli addetti ai lavori.
Lo scenario più plausibile (e
raccomandabile) è quello di
sviluppare una piattaforma
integrata nazionale a partire
dalla costituzione di poli regionali costituti attraverso un
Partenariato Pubblico-Privato,
che in modo progressivo e integrato andrebbero ad alimentare e sostenere le esigenze di
servizio delle aziende presenti
nel loro territorio.
In questo modo la Pubblica
Amministrazione darebbe un
contributo essenziale alle PMI
ed alle start-up, mettendo a
disposizione una piattaforma
integrata di servizi digitali
sui quali non potrebbero investire per motivi di scala e
dimensione. Questa piattaforma consentirebbe, inoltre, di
implementare modelli di business innovativi con pari leve
competitive rispetto ai giganti
del commercio elettronico globale, che oggi ricavano il valore più significativo dal nostro
patrimonio da quell’indiscussa
attrattività esercitata all’este-
ro dal made in Italy e lo distribuiscono al di fuori dei nostri
confini.
Permetterebbe infine di mettere a disposizione dei cittadini quei servizi digitali che
consentono anche agli Italiani
di essere “cittadini smart”, con
applicazioni smartphone per
pagare multe e tributi, accedere a informazioni e prestazioni
sanitarie e scolastiche, pagare
i trasporti pubblici ed i servizi turistici, accedere ai propri
fascicoli ed ai certificati comunali e catastali.
39
Un sensore per le auto è Ict,
prevenire il traffico è smart
John Tolva, ospite d’eccezione della tappa fiorentina dello Smart City Tour:
«Tecnologia è necessaria ma non sufficiente per la smartness di una città»
Di Giampiero Gallo
Università di Firenze
A
lla tappa fiorentina
dello Smart Cities
Tour, l’allora vicesindaco Dario Nardella
menzionava come la politica
trovi nella crescita economica
l’impulso ad agire, ma diventi
smart solo quando si traduce
in qualità della vita. Come ricordava l’esperto John Tolva,
un sensore per indicare par-
40
cheggi liberi “è Ict”, mentre
prevenire il traffico “è smart”.
In particolare, Tolva ha insistito su alcuni aspetti: alcuni interventi sono infrastrutturali e
richiedono adeguati finanziamenti, ma senza l’intervento
della politica le città sarebbero
solo digitali. Smart è un concetto legato
alla performance urbana, alla
sua misurabilità, al ruolo della
reputazione. La tecnologia è
condizione necessaria ma non
sufficiente per la “smartness”
di una città. Altri ingredienti
sono la dotazione di capitale intellettuale (formazione,
trasferimento di conoscenze,
capacità di gestire la complessità) e infrastrutture sociali
(capitale relazionale, capacità
di attrarre talenti). Per ogni
euro in ICT, quanti ne servono
in formazione e quanti in infrastrutture sociali? Possiamo
ragionare oltre l’innalzamento
del livello di sviluppo delle infrastrutture? Le città smart si distinguono
per tasso di adozione di innovazione e per la capacità
di tradurre ICT in strumenti
di efficienza, di semplificazione della vita delle persone
ma soprattutto nella capacità
di generare un coinvolgimento
attivo dei cittadini (non solo
consenso, ma anche empowerment).
Snodo cruciale per la democrazia è la leggibilità delle
azioni di governo. Riconosciamo la disponibilità di una
grande massa di dati che viene prodotta, immagazzinata
ed elaborata perché diventi
effettivamente
conoscenza.
Da qui a generare azione politica presenta ulteriori livelli
di complessità. Un primo passo: gli open data per i quali ci
sono standard di presentazione e di diffusione che attraggono chiavi di lettura e di connessione tra informazioni che
possono generare un effetto
Alcuni momenti della tappa fiorentina dello Smat City Tour
leva innovativo sulla generazione di prodotti commerciali.
Infine, qual è il ruolo della reputazione nella città smart?
La capacità dei cittadini di
giudicare i risultati delle azioni pubbliche è basata anche
sul cambiamento di atteggiamento da parte degli amministratori. Non aver timore di
essere giudicati aiuta tutti: è il
rovesciamento del concetto di
controllo della società dall’alto. Come lo Stato vuole identificare i cittadini, questi ultimi
vogliono identificare le amministrazioni ed essere in grado
di giudicarle. Arrivare a costruire dal basso e controllare
quegli indici di successo delle
città sono i fondamenti dell’apertura alla filosofia “smart”.
41
Amerigo e Forum PA,
patto per le smart cities
Negli ultimi anni il termine Smart City è “fiorito” ovunque sui media,
ma ancora troppo di rado si pianificano politiche per le città intelligenti
Di Carlo Mochi Sismondi
Presidente Forum PA
F
orum PA rafforza il
suo impegno per le
comunità intelligenti
proponendo un approccio innovativo e olistico e
moltiplicando gli interventi e
gli eventi. Tutto è iniziato con
Smart city exhibition dal 22 al
24 ottobre scorsi a Bologna, in
concomitanza e sinergia con
il Saie, l’evento di riferimento
italiano per l’edilizia, per confrontarsi sulle opportunità di
ripresa e sviluppo che nascono
dall’innovazione urbana.
Proseguiremo alla volta di
Roma per il 26° Forum PA. In
questi ultimi tre anni il termine
Smart City è diventato di dominio comune, è “fiorito” ovunque sui media, e progetti di
ricerca così come tesi di laurea
e di dottorato lo hanno analizzato e approfondito. Tuttavia ci
sembra che troppo spesso l’accento venga posto su progetti,
approcci o tecnologie, mentre
troppo di rado si parli e soprattutto si pianifichino politiche
42
per le città intelligenti.
Per questo l’attenzione principale della terza edizione
della manifestazione è rivolta
alla governance e alle politiche della Smart City.
Dopo due edizioni dedicate a
tracciare il quadro logico della smart city e delinearne gli
aspetti, pensiamo che i tempi
siano maturi per trasformare le
idee, i progetti e le singole iniziative che si sono alternate in
questi anni in politiche organiche e concrete di trasformazione e di gestione del territorio.
Smart City Exhibition è dunque un laboratorio di politiche. Un grande hub su cui far con-
vergere le esperienze e i modelli emergenti per concretizzarli e metterli a sistema
attraverso momenti di condivisione e di lavoro collaborativo
con la politica e gli stakeholder
coinvolti, prime tra tutti quelle
tra le aziende tecnologiche che
non si accontentano di vendere
singoli gadget, ma propongono
modelli, piattaforme, visioni
strategiche di una tecnologia
che abilita coesione sociale,
inclusione, sviluppo e crescita
e rende quindi possibile nuovo
lavoro.
In questo percorso, che propone un innovativo metodo di
policy design e una continua
attenzione alle partnership tra
gli attori pubblici e privati, Forum PA trova in Amerigo e nel
suo Smart City Tour un naturale alleato con cui condivide la
convinzione che le comunità
intelligenti non siano solo una
pur lodevole occasione di risparmio energetico o di introduzione di Ict, ma soprattutto
una grande opportunità di sviluppo economico e di politica
industriale.
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Nuove regole
del gioco
per far crescere
le Smart Cities
Il tema delle città intelligenti è stato al centro
della giornata di studi “#Gaming e Social Innovation”,
alla quale hanno partecipato esperti della ricerca,
dell’innovazione, delle Istituzioni e delle imprese
Di Milly Tucci
Digital Champion
I
l segretario generale di
Amerigo Massimo Cugusi
sintetizza il concetto di
Smart City come “civic
participation ed engagement”.
E, citando l’espressione di
Pablo Sanchez Chillon “civic
gamification”, spiega che “If
(urban) life is a game, (smart)
cities are the playgrounds”.
Le città rappresentano infatti
luoghi ideali per stimolare e
realizzare applicazioni innovative nel marketing relazionale.
Usando una metafora, due poliedri che ruotano e si incontrano tra loro possono rappresentare il lavoro continuo che
44
la Pubblica amministrazione
smart realizza quando cambia
volto in funzione delle richieste dei suoi cittadini.
Fabrizio Vagliasindi, in Apple
nel 1986 e poi passato al digital entertainment con progetti
per Jovanotti, Algida e Videomusic, è dal 2002 docente di
Digital Entertainment Design
alla Laurea Specialistica di Tv,
Cinema e Produzione Multimediale allo IULM di Milano e
Head of Worldwide Marketing
di Black Bean Games, società
del gruppo Leader. Vagliasindi
avverte: «Occorre concentrarsi sul tempo e sullo spazio,
variabili centrali per un gaming di successo, e rendere
divertenti le cose che annoiano, coinvolgere le persone al
punto da far desiderare loro di
ritornare sul luogo del delitto
e giocare ancora». È una logica nuova che supera la fedeltà, fino a qualche tempo fa il
migliore risultato di una buona
strategia di marketing. Vagliasindi parla anche del più recente progetto di Mondadori
“MyPerfectMan”, app gratuita
il cui protagonista diventa un
uomo “completo” attraverso
azioni quotidiane di pulizia e
manutenzione della casa, collaborazione domestica con la
donna nel cucinare, spazzare
e cucire, attività che in alcune
culture sono ancora esclusivo
retaggio femminile. E ricorda
infine di non dare per scontate le persone, perche ognuno
compie un suo personalissimo
percorso: un’ottima provocazione dunque per quei sindaci che pensano di conoscere
i loro cittadini e poi scoprono
di saperne poco o niente. Penso così alle ultime teorie sulla
partecipazione dei consumator: sta forse nascendo una
nuova versione 3.0 del consumatore / cittadino digitale
che consuma, produce e crea
interagendo con l’azienda/
Pubblica amministrazione… il
consumaker?
A lanciare la seconda “provocazione” della giornata è
Massimo Dell’Erba, che ha
rivoluzionato l’area di Valen-
45
zano (Bari) con un rilevante processo di riconversione
aziendale del Centro Laserinn,
oggi acceleratore di imprese
e start up di cui sono soci il
Comune e l’Area Metropolitana di Bari, quattro università
pugliesi (Università di Bari,
Politecnico di Bari, Università
del Salento, Libera Università
del Mediterraneo – LUM Jean
Monnet), l’Enea ed alcune
imprese (Mermec, IRS, Ansaldo Breda, Quanta System,
Stim Engineering). Dell’Erba
ha assunto 30 giovani innovatori, sta accelerando circa 20
start up e aziende e punta a
diventare una vera e propria
piattaforma di lancio delle innovazioni locali.
È poi il turno di Michele Vianello, Maria Pia Rossignaud
(Direttrice di Media Duemila e ideatrice di Intelligenza
Connettiva, un network di
creativi, grafici e intellettuali),
Erica Brachi, esperta di Edutainment dell’Università di
Siena; Carmen Russo, fondatrice di “Fablab Catania” in cui
si realizzano giocattoli, ci sono
postazioni di coworking e anche i più grandi appassionati
di tecnologia e design possono realizzare prodotti digitali
come il salvavita intelligente
Dr Jack, nato nella Maker Faire 2014.
C’è ancora Michele Vianello,
digital autore dei libri “Smart
City” e “Costruire una città intelligente: smart cities, gioco,
innovazione”, distintosi per
progetti altamente innovati-
46
vi nel Comune di Venezia da
Vicesindaco e che oggi utilizza il kit connessioni di Lego
Serious Play per supportare
gruppi di lavoro in cui i partecipanti si concentrano sulle
relazioni e sulle strutture di
connessione
dell’ambiente
aziendale o della città. Il suo
ultimo libro è una singolare
testimonianza di come un amministratore pubblico possa
contribuire al cambiamento di
una società attraverso il gioco.
«Uno degli errori più frequenti di imprenditori e ammini-
stratori in tempi di spending
review è pensare di non poter fare le cose perché non ci
sono soldi... credo al contrario
che quello sia un alibi per non
fare, e che se si vuole cambiare il sistema e innovare i soldi
si trovano, oppure addirittura
a volte non servono».
Prima di fare classifiche sulle
città più smart, bisogna comunque concentrarsi sulla
felicità dei cittadini che le abitano.
Fabrizio Cocco di Softfobia,
società leader nella gamifica-
Il segretario
di Amerigo
Massimo Cugusi
definisce le Smart City
“civic participation
ed engagement”.
E, citando l’espressione
di Sanchez Chillon
“civic gamification”,
spiega che “If (urban)
life is a game,
(smart) cities are
the playgrounds”
tion che investe da anni nel
settore e ha sviluppato una
tecnologia ad hoc di grande
successo fra aziende e amministrazioni, dà alcune regole
per una buona gamification
strategy.
Giovanni Susta della BLSA
Beyond Limits, in collegamento Skype dal Qatar dove
si è svolto l’Arab future cities
summit 2015 parlato della Qatar National Vision 2030, che
punta a trasformare il piccolo e ricchissimo Stato in un
paese avanzato attraverso lo
sviluppo sostenibile entro il
2030. La cosa ricorda molto la
Strategia europea 2020, ma la
differenza sta nei livelli di partenza e nelle risorse. In Qatar
saranno destinati al progetto
dal settore pubblico oltre 150
miliardi di dollari nei prossimi
10 anni, oltre a risorse ben più
cospicue del privato. In Italia
invece per il periodo 20142020 saranno gestiti sulla base
dell’Accordo di Partenariato
sui fondi Ue 44 miliardi complessivi, ai quali si aggiungono
circa 22 miliardi di fondi na-
zionali. Anche in Qatar qualche tempo fa è partito con
Vodafone un piccolo progetto
di gamification, dove però al
posto di una guida o vicina di
casa come nel caso di “my perfect man” il tutor è un vero e
proprio sceicco in miniatura.
Andrea Gumina, Consigliere Economico dell’Ufficio di
Gabinetto del Ministro dello
Sviluppo Economico, in questi mesi ha focalizzato il suo
impegno nella costruzione di
una strategia di politica industriale per una “Smarter Italy”
e sul “mettere a sistema” tutto
quello che è stato fatto negli
ultimi anni dai programmi di
incentivi delle start up innovative, fino ai progetti di social
innovation.
La Giornalista Mariapia Rossignaud (che dal 2008 dirige la
rivista di cultura digitale Media
Duemila ed è Vicepresidente
dell’Osservatorio TuttiMedia,
nonché inventrice di Atelier
internazionale di Intelligenza
Connettiva, che propone soluzioni tra competitori e fra i
fondatori di Digitales, startup
per condividere e trasferire
informazioni ed attivamente
impegnata
nell’International Network for Culture and
Technology) ricorda infine
l’emergenza italiana di una migliore gestione di grandi metropoli come quella di Roma
e che la tecnologia cambierà
la vita dell’uomo attraverso
una “Grande Mutazione”, ma
gli archetipi rimarranno forti
all’interno delle nostre storie.
47
NUNZIANTE MAGRONE
studio legale associato
Nato nel 2003 dall’incontro professionale tra Magrone
& Associati e Nunziante, lo Studio si propone ai propri
clienti come partner strategico per i servizi legali. Grazie alle specifiche competenze dei suoi professionisti, è
in grado di prestare assistenza nei principali settori del
diritto degli affari: commerciale, societario e finanziario,
amministrativo ed attività regolamentate, contenzioso.
Nel 2010 Nunziante Magrone ha inaugurato la Strategia
Mediterranea, consolidando la propria rete di corrispondenti locali, con l’obiettivo di accompagnare le imprese
italiane nel loro processo di internazionalizzazione verso
i Paesi del Nord Africa e del Medioriente. Grazie ad accordi associativi con B+B e Shuke Law, Nunziante Magrone è altresì presente direttamente in Turchia ed Albania,
con oltre 20 professionisti
Lo Studio, inoltre, fa parte di un’alleanza strategica (The
Broadlaw Group) che si pone pro-attivamente al servizio
di clienti che operino abitualmente a livello transnazionale. Gli studi aderenti – GSK Stockmann, Lefèvre Pelletier & associés, Nabarro, Nunziante Magrone e Roca
Junyent – contano complessivamente oltre 1.000 professionisti dislocati in 27 città tra Asia, Europa, Medioriente
e Nord Africa.
www.nunziantemagrone.it
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