Atenei, Mussi frena sul numero chiuso "Troppi

annuncio pubblicitario
Ultimo aggiornamento lunedi 10.12.2007 ore 19.36
SCUOLA & GIOVANI
Il ministro rilancia un tema al centro delle proteste di studenti, famiglie
e degli stessi docenti. In 5 anni i corsi a ingresso programmato aumentati del 330%
Atenei, Mussi frena sul numero chiuso
"Troppi sbarramenti, servono più studenti"
ROMA - "Il numero chiuso è abusato e credo che bisogna ridurre gli sbarramenti perché è necessario
aumentare il numero di studenti". Lo ha detto il ministro dell'università e della ricerca fabio mussi a proposito
della riforma universitaria, raccogliendo così le ormai diffuse proteste di studenti, famiglie e degli stessi atenei
per l'allargamenti a dismisura e i metodi di selezione dell'accesso alle università.
Negli ultimi cinque anni in Italia i corsi che prevedono un test selettivo prima dell'iscrizione sono cresciuti del
330 per cento, passando dai 242 del 2001 ai 1060 del 2006. Su un totale di 3100 corsi di laurea in tutte le
università italiane, quelli a numero programmato hanno toccato quota 1060.
Le organizzazioni degli studenti protestano da tempo: "Quello che doveva essere un accesso programmato
nell'interesse dello studente e da realizzarsi con i più svariati metodi (ad esempio monitorando la domanda di
formazione presso le scuole superiore ed organizzando nuove strutture) è divenuto un "numero chiuso" basato
su criteri di selezione assai opinabili e non omogenei su tutto il territorio nazionale".
Proteste che hanno portato anche a decisioni a loro modo clamorose. Come quella del Senato accademico
dell'Uuniversità di Parma che lo scorso 13 settembre ha deliberato l'abolizione del numero programmato in 24
corsi (relativi alle facoltà di Architettura, Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia e Scienze matematiche, Fisiche e Naturali).
E proprio tre recenti sentenze del tar hanno rimesso in discussione il numero chiuso negli atenei. Per il momento hanno ottenuto
l'ammissione ai corsi dai quali erano stati estromessi un gruppo di studenti dell'Università di Parma e una studentessa dell'università La
Sapienza di Roma. E si attende la pronuncia del Tar Lazio con la quale centinaia di corsi potrebbero essere riaperti. I provvedimenti sono
recentissimi: il Tar dell'Emilia Romagna, sezione di Parma, si è pronunciato a favore degli studenti il 9 gennaio scorso con due ordinanze di
sospensiva dei decreti di esclusione dal corso di laurea specialistica in Psicologia dello sviluppo (processi e contesti educativi, sociali e
clinici). E il giorno prima (l'8 gennaio) si è pronunciato il Tar di Roma a favore di Giulia Vetrano, esclusa dal corso di laurea in Psicologia 1
della Sapienza.
A porre la questione, tre mesi fa, è stata l'Unione degli Universitari (udu) che per ottenere giustizia si è appellato ad una sentenza del Tar
Lazio del maggio 2005 e a una legge del 1999 che ha previsto il numero chiuso, ma solo per un ristretto numero di corsi di laurea,
programmato a livello nazionale, e solo in presenza di determinate condizioni. Una norma che prestandosi ad interpretazioni ha fatto crescere
in maniera iperbolica in pochi anni il numero dei corsi a numero chiuso. "Quello che doveva essere un accesso programmato nell'interesse
dello studente e da realizzarsi con i più svariati metodi (ad esempio monitorando la domanda di formazione presso le scuole superiore ed
organizzando nuove strutture) è divenuto un "numero chiuso" basato su criteri di selezione assai opinabili e non omogenei su tutto il territorio
nazionale", spiegano gli studenti.
(25 gennaio 2007)
Divisione La Repubblica
Gruppo Editoriale L’Espresso Spa
- P.Iva 00906801006
Scarica