Il comportamento dei sistemi economici nel lungo periodo: Moneta e inflazione Capitolo 29*, 30 e qualcosa in più 1 Sommario • • • • Cosa si intende per inflazione, deflazione e stabilità dei prezzi? Come si misura l’inflazione e quali sono i problemi di misurazione? Perché l’inflazione è un problema per la società e quali sono i vantaggi della stabilità dei prezzi? Quali sono le cause dell’inflazione? 2 Sommario • • • • Cosa si intende per inflazione, deflazione e stabilità dei prezzi? Come si misura l’inflazione e quali sono i problemi di misurazione? Perché l’inflazione è un problema per la società e quali sono i vantaggi della stabilità dei prezzi? Quali sono le cause dell’inflazione? 3 Inflazione e deflazione “Inflazione” e “deflazione” sono i termini usati per descrivere due fenomeni economici che hanno effetti negativi sull’economia. Per inflazione si intende un aumento generalizzato e persistente dei prezzi di beni e servizi, che determina una perdita di potere d’acquisto della moneta. Per deflazione si intende la situazione opposta. Si parla invece di stabilita dei prezzi quando il loro livello resta mediamente invariato nel tempo. 4 Movimenti dei singoli prezzi e del livello generale dei prezzi In un’economia di mercato si verificano frequenti variazioni dei prezzi dei singoli beni e servizi anche in presenza di condizioni di stabilità complessiva del livello generale dei prezzi. Il prezzo di un determinato bene o servizio si modifica quando cambiano le condizioni dell’offerta e/o della domanda di qual bene. I computer e i telefoni cellulari, ad esempio, sono oggi molto meno cari che in passato, poiché negli ultimi anni la tecnologia ha compiuto notevoli passi avanti. Il petrolio e altri prodotti energetici sono invece rincarati fra gli inizi del 1999 e la meta del 2006, per l’effetto congiunto dei timori concernenti gli approvvigionamenti futuri di energia e dell’incremento della domanda da parte di economie in rapida crescita. Nella maggioranza dei paesi industriali l’inflazione ha continuato ad attestarsi su livelli bassi. Ciò dimostra che, se aumenti e diminuzioni si compensano a vicenda, il variare dei prezzi di singoli beni e servizi è compatibile con la stabilità del livello generale dei prezzi. 5 Sommario • • • • Cosa si intende per inflazione, deflazione e stabilità dei prezzi? Come si misura l’inflazione e quali sono i problemi di misurazione? Perché l’inflazione è un problema per la società e quali sono i vantaggi della stabilità dei prezzi? Quali sono le cause dell’inflazione? 6 Come si misura l’inflazione? Inflazione si può misurare con riferimento a A. deflatore del PIL B. Indice dei prezzi al consumo(IPC) 7 Indici dei prezzi: il deflatore del PIL Il deflatore del PIL è un indicatore dell’inflazione in quanto evidenzia in che misura i prezzi aumentano: ci dice quanta parte della crescita del PIL nominale è attribuibile a variazioni di prezzo, invece che a variazioni di produzione. Il deflatore del PIL è dato dal rapporto fra PIL nominale e PIL reale riferiti ad uno stesso anno 8 Dai valori nominali a quelli reali: Deflatore del PIL L’indice espresso in termini percentuali: PIL nominale Deflatore del PIL 100 PIL reale Questa formula premette di capire la ragione per la quale il deflatore misura il livello dei prezzi: una variazione nel prezzo di un bene che non sortisca effetti sulla produzione influenza il valore del PIL nominale, ma non di quello reale; di conseguenza tale variazione di prezzo viene rilevata dal deflatore del PIL 9 Il PIL reale tiene conto dell’inflazione Esempio numerico: Pbene1 Qbene1 2001 1 euro 100 2002 2 euro 150 PIL nominale 2001 (1euro x 100) + (2euro 2002 (2euro x 150) + (3euro PIL reale (anno base 2001) 2001 (1euro x 100) + (2euro 2002 (1euro x 150) + (2euro Pbene2 Qbene2 2 euro 50 3 euro 100 x 50) = 200 euro x 100) = 600 euro x 50) = 200 euro x 100) = 350 euro DEFLATORE DEL PIL 2001 (200euro/200euro) x 100 = 100 euro 2002 (600euro/350euro) x 100 = 171 euro Defl2002 Defl 2001 171 100 Tasso inflazione 100 x100 71% Defl2001 100 Conclusione: il livello dei prezzi è aumentato del 71%. 10 IPC È una misura del costo complessivo dei beni e servizi acquistati dal consumatore tipo. In Italia viene calcolato dall’ISTAT. 11 Come si calcola l’IPC 1. 2. 3. 4. Determinazione del paniere: definire un paniere di beni e servizi acquistati dal consumatore medio Rilevazione del prezzo: rilevare il prezzo al quale ogni bene e servizio del paniere viene venduto in ogni anno Calcolo del costo del paniere Individuare l’anno base e calcolo dell’indice: IPC è il prezzo relativo di questo paniere rispetto al medesimo paniere nell’anno base IPC misura il livello dei prezzi di un paniere di beni e servizi acquistato da una famiglia “media”. 5. IPC 100 Costo del paniere nel periodo in corso Costo del paniere nel periodo base Calcolo del tasso di inflazione Tasso inflazione 100 IPCt IPCt 1 IPCt -1 12 IPC, esempio Paniere: Costruzione Indice prezzi P Q. P. Q Costo paniere Pane Pane Latte Latte 2 pagnotte di pane + 1 l. di latte Prezzi per ogni anno (vedi tabella) Costo del paniere (vedi tabella) Anno Base: 2003 2003 0,9 2 0,8 1 2004 1,0 - 0,9 - (0.9x2)+(0.8x1) =2,6 (1x2)+ (0.9x1)= 2,9 - (1.1x2)+(1x1)= 3,2 2005 1,1 - 1,0 Indice prezzi (2003=100) 100,00 111,54 123,08 Costo del paniere nel periodo in corso IPC x100 Costo del paniere nel periodo base IPC04= 2.9/2.6x100=111.54 IPC05= 3.2/2.6x100=123.08 IPCt IPCt 1 123 - 111.5 Inflazione 2005 100 100 10.4% IPCt -1 111.5 13 IPC, 2014 in Italia Il paniere 2014 è composto da più di 1000 prodotti. La rilevazione dei prezzi viene fatta in circa 80 comuni (19 capoluoghi di regione e 61 capoluoghi di provincia). La copertura dell’indice, misurata in termini di popolazione residente, è pari all’83,3%. I prezzi dei prodotti componenti il paniere vengono rilevati presso più di 41.000 unità di rilevazione (tra punti vendita, imprese e istituzioni), alle quali si aggiungono quasi 8.000 abitazioni per la rilevazione dei canoni d’affitto. 14 Inflazione, deflatore e IPC L’inflazione può essere misurata dalla variazione percentuale di deflatore oppure variazioni dell’IPC Deflatore IPC Beni considerati Tutti Paniere consumo Prodotti Italia Italia ed estero Pesi dei beni Variabili Fissi 15 Inflazione, deflatore e IPC Pesi dei beni Deflatore IPC Pesi dei beni sono Pesi dei beni sono fissi variabili. Si fonda su un paniere Confronta i prezzi dei beni costante di beni e servizi, e servizi di produzione la cui composizione viene corrente con quello che gli modificata stessi beni avrebbero occasionalmente. avuto nell’anno base. Quindi il paniere su cui si fonda cambia automaticamente nel tempo. I due indicatori danno risultati diversi se i prezzi dei beni variano a velocità diversa, perché in questo caso le modalità di «pesatura» dei vari prezzi acquistano importanza. Se invece i prezzi cambiano in misura proporzionale, la differenza non è rilevante. 16 Esercizi Come si misura l’inflazione usando il deflatore e l’IPC 17 Esercizio 1 Bene X Bene Y Q 2007 30 32 P 2007 3 2 Q 2008 34 36 P 2008 4 5 Calcolate •Pil nominale e Pil reale (anno base 2007) nel 2007 e nel 2008; •Tasso di crescita del Pil reale; •Deflatore del Pil nel 2006 e nel 2007 •Il tasso di inflazione 18 Esercizio 2 2006 2007 Bene 1 Q P (€) 500 1,50 550 1,55 Bene 2 Q P (€) 1000 0,75 1000 0,80 Bene 3 Q P(€) 750 1,00 775 1,05 Calcolare il tasso di inflazione dal 2006 al 2007, prendendo come anno base il 2006. Passaggi: •Calcolare il costo del paniere •Calcolare l’indice dei prezzi al consumo •Calcolare l’inflazione 19 Esercizio 3 Riprendiamo l’esercizio fatto , in cui avete calcolato già PIL nominale e reale. Automobili Pane Quantità 2000 Quantità 2010 100 500000 120 400000 Prezzo 2000 50000 € 1€ Prezzo 2010 60000 € 2€ Calcolate l’inflazione, usando sia il deflatore del PIL sia l’IPC 20 Esercizio 4 Considerate un’ipotetica economia che produce tre beni: libri, gelati e cappotti. La quantità (Q) e il prezzo (P) di ciascun bene negli anni 1 e 2 sono riportati nella tabella che segue. Libri Anno 1 Anno 2 1. 2. 3. 4. 5. Q 1000 1200 Gelati P (€) 12,00 13,00 Q 2500 2800 Cappotti P (€) 1,30 1,50 Q 600 650 P(€) 150 180 Di quanto è cresciuto il PIL nominale dall’anno 1 all’anno 2? Se l’anno 1 è preso come anno base, a quanto ammonta il PIL reale nell’anno 2? A quanto ammonta il deflatore del PIL nell’anno 1? Se l’anno 1 è preso come anno base, qual è il tasso di crescita reale tra l’anno 1 e l’anno 2? Qual è il vantaggio di usare il PIL reale anziché il PIL nominale quale misura del reddito nazionale? 21 Sommario • • • • Cosa si intende per inflazione, deflazione e stabilità dei prezzi? Come si misura l’inflazione e quali sono i problemi di misurazione? Perché l’inflazione è un problema per la società e quali sono i vantaggi della stabilità dei prezzi? Quali sono le cause dell’inflazione? 22 I costi sociali dell’inflazione Generalmente si ritiene che l’inflazione riduca il benessere, poiché riduce il potere d’acquisto dei salari. Questo argomento non è corretto se tutti i prezzi (compresi i salari) sono liberi di aggiustarsi. L’inflazione è neutrale come un cambiamento di unità di misura (è come se misurassimo le distanze in chilometri invece che in metri!!!). ALLORA perché l’inflazione rappresenta un problema? 23 I costi sociali dell’inflazione L’inflazione comporta costi sia quando è perfettamente anticipata, la cosiddetta inflazione attesa sia quando non è stata correttamente prevista, cioè nel caso di inflazione inattesa 24 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 1. Costo del consumo delle suole: si intende un aumento dei costi legati alla gestione delle finanze. Con questo termine si intendono le risorse che vengono sprecate quando l’inflazione induce gli agenti a minimizzare la detenzione di mezzi liquidi. Dato che l’inflazione riduce il valore della moneta (cioè il suo potere di acquisto), gli agenti hanno un incentivo a detenere la loro ricchezza in una forma diversa dalla moneta contante e che sia protetta dall’inflazione (per esempio, depositi indicizzati). Questo significa doversi recare più spesso in banca o al Bancomat per prelevare mezzi liquidi: di qui il consumo della suola delle scarpe! In generale, qualsiasi operazione di conversione da attività illiquide a mezzi liquidi è un’ operazione del tutto improduttiva che comporta uno spreco di tempo e risorse. L’inflazione aumenta il numero di tali operazioni e perciò aumenta lo spreco. 25 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 2. Costi di stampa del menù Un elevato tasso di inflazione rende necessario ridefinire di frequente i prezzi di vendita dei prodotti e questo comporta un aumento dei costi legati alla stampa dei listini e dei cartellini dei prezzi ecc. 26 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 3. Distorsioni di prezzi relativi Le economie di mercato fanno riferimento ai prezzi relativi per allocare le risorse. Uno degli effetti più significativi dell’inflazione è la distorsione del sistema dei prezzi relativi che si produce ogni volta che non tutti i prezzi crescono allo stesso modo e simultaneamente. Alcuni prezzi si adeguano subito all’inflazione, ma altri sono molto più difficili da aggiustare (per esempio i salari). Si parla in questo caso di prezzi vischiosi. In caso di inflazione, l’effetto della presenza di prezzi vischiosi è proprio l’alterazione dei prezzi relativi (N.B.: i prezzi relativi sono variabili reali). Questo fenomeno distorce le decisioni economiche degli agenti (che si basano proprio sui prezzi relativi) ed induce un’allocazione inefficiente delle risorse. 27 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 4. Distorsioni fiscali. Alcune tasse non tengono conto dell’inflazione (1/3) L’inflazione, aumentando i redditi nominali dei contribuenti, fa crescere il carico fiscale, distorcendo così l’allocazione delle risorse. In Italia si parla di drenaggio fiscale (fiscal drag) soprattutto riguardo alla distorsione indotta dall’inflazione in presenza di imposte sul reddito progressive: l’inflazione fa approdare il contribuente ad uno scaglione di reddito nominale più alto (perché il salario nominale è cresciuto), su cui grava un’aliquota di imposta più elevata, per cui a parità di reddito reale, si pagano più imposte. Un ulteriore esempio si ha nel caso delle imposte sui guadagni in conto capitale realizzati sul valore di Borsa delle azioni: se l’aumento dei prezzi delle azioni è solo il riflesso dell’aumento generalizzato di tutti i prezzi, si pagano tasse su un guadagno puramente nominale. Esempio …. 28 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 4. Distorsioni fiscali. Alcune tasse non tengono conto dell’inflazione (2/3) Esempio: imposte sui guadagni in conto capitale realizzati sul valore di Borsa delle azioni: 1/1/2004: comprate azioni per 5000 euro 12/31/2004: vendete le azioni per 6000 euro, con un guadagno nominale di 1000 euro (20%). = 20% nel 2004 e il guadagno reale è = 0 I capital gain vengono pagati sui 1000 euro di guadagno nominale. 29 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 4. Distorsioni fiscali. Alcune tasse non tengono conto dell’inflazione (3/3) Più in generale, la normativa tributaria di solito non prevede un adeguamento del carico fiscale all’inflazione. Di conseguenza, l’inflazione può provocare un’alterazione del carico fiscale per individui e imprese, spesso in modi che il legislatore non aveva previsto e non ritiene desiderabile. 30 I costi sociali dell’inflazione I costi dell’inflazione attesa 5. Confusione e inconvenienti Vivere in un mondo nel quale il livello dei prezzi cambia continuamente è scomodo: la moneta è il parametro rispetto al quale si misurano le transazioni economiche, e tale parametro perde parzialmente la propria utilità se il suo valore cambia continuamente 31 I costi sociali dell’inflazione inattesa I costi dell’inflazione derivano anche dal fatto che l’entità del tasso d’inflazione difficilmente può essere perfettamente prevista dagli agenti. Se tale previsione perfetta fosse possibile, gli agenti ne terrebbero conto nel definire i contratti a lungo termine. In questo caso ideale, tutti gli aggiustamenti dei prezzi sarebbero stabiliti ex ante in funzione dell’inflazione attesa. La presenza di inflazione inattesa, invece, rende più difficile operare le scelte economiche, perché il sistema dei prezzi relativi diviene inaffidabile. Si dice quindi che l’inflazione alimenta l’incertezza. 32 I costi sociali dell’inflazione inattesa: distribuzione arbitraria della ricchezza Esempio Nel fissare il salario, le parti sociali (sindacati ed associazioni di imprese) si accordano su un dato salario nominale W, ma tutti sono in realtà interessati al salario reale W/P dove P è I’IPC. Dato però che il contratto, una volta firmato, vale per un certo periodo di tempo, il valore di P di cui tener conto nel fissare W non è l’IPC effettivo () in quel dato momento, ma il IPC previsto per il futuro (e). L’aspettativa sul tasso di inflazione (o inflazione attesa) riveste quindi un ruolo cruciale in tutti i contratti di durata pluriennale. 33 I costi dell’inflazione inattesa: distribuzione arbitraria della ricchezza Esempio. Contratti di prestito Quando l’inflazione attesa è diversa da quella che effettivamente si manifesta si verifica un costo: la redistribuzione arbitraria del potere d’acquisto a vantaggio dei debitori ed a danno dei creditori. Se i contratti non sono indicizzati e è diversa da e chi ci rimette e chi ci guadagna? o o Se > e, il reddito reale è trasferito dai creditori ai debitori. Infatti, il debitore ci guadagna poiché ripaga il prestito con moneta che ha un valore più basso di quello atteso Se < e, allora è vero il contrario 34 I costi dell’inflazione inattesa Nel 2006 i=8% e=2% e r=6% o il creditore si aspetta di ricevere r=6% o il debitore si aspetta di pagare r=6% Se nel 2007 =4% ( > e) allora r=4% o il creditore riceve r=4% o il debitore paga r=4% Il debitore ci guadagna il creditore ci perde o Se < e, allora è vero il contrario 35 I costi dell’inflazione inattesa Nel 2006 i=8% e=2% e r=6% o il creditore si aspetta di ricevere r=6% o il debitore si aspetta di pagare r=6% Se nel 2007 =1% ( < e) allora r=7% o il creditore riceve r=7% o il debitore paga r=7% Il creditore ci guadagna il debitore ci perde 36 I costi sociali dell’inflazione inattesa: distribuzione arbitraria della ricchezza Esempio. Un imprenditore che deve decidere un investimento pluriennale deve anticipare il futuro livello dei prezzi degli input che gli serviranno e dell’output che vuole produrre. Se l’inflazione è inattesa, tali previsioni possono essere anche molto lontane dal vero e l’imprenditore può prendere decisioni sbagliate oppure rinunciare del tutto ad investire. Ogni errore nell’allocazione delle risorse è un costo reale indotto dall’inflazione. Quindi limitare il più possibile il tasso di inflazione e cercare di renderlo prevedibile è un tipo di politica economica che favorisce l’ottenimento dell’allocazione ottimale delle risorse. 37 I costi dell’inflazione inattesa Più in generale le conseguenze sono: o o o o Scelte economiche più difficili Ridistribuzioni tra diversi agenti più frequenti Riduzione delle rendite (esempio: pensionati. La pensione è un reddito differito e il pensionato è un creditore nei confronti del sistema previdenziale) ………… 38 Sommario • • • • Cosa si intende per inflazione, deflazione e stabilità dei prezzi? Come si misura l’inflazione e quali sono i problemi di misurazione? Perché l’inflazione è un problema per la società e quali sono i vantaggi della stabilità dei prezzi? Quali sono le cause dell’inflazione? 39 Cosa determina la presenza dell’inflazione in un sistema economico? L’inflazione è un aumento generalizzato del livello dei prezzi e i prezzi sono la quantità di moneta a cui vengono scambiati beni e servizi. QUINDI, per comprendere l’inflazione, bisogna capire la moneta: cos’è e come agisce sull’economia. 40 In sintesi La moneta Cos’è la moneta: funzioni, offerta di moneta e autorità monetaria. Da cosa dipende l’inflazione: nel breve periodo; nel lungo periodo (Teoria classica dell’inflazione) I benefici dell’inflazione (signoraggio) Il rapporto tra inflazione e tassi di interesse (effetto Fisher) 41 La moneta Cos’è la moneta: funzioni e offerta (1/2) Definizione: la moneta è l’insieme di attività usato per le transazioni economiche Funzioni: Riserva di valore: un mezzo per trasferire potere d’acquisto dal presente al futuro Unità di conto: il termine in cui si esprimono i prezzi Mezzo di scambio: si utilizza per acquistare beni e servizi Risolve il problema del baratto che implica coincidenza di volontà 42 La moneta Cos’è la moneta: funzioni e offerta (2/2) Una carta di credito può essere usata come mezzo di scambio, perché è accettata in cambio di beni e servizi; è una riserva di valore negativa, in quanto permette di accumulare debito; e non è una unità di conto (per esempio, un’automobile non costa 5 carte VISA). Un quadro di Picasso è soltanto una riserva di valore. Un biglietto per l’autobus soddisfa tutte le tre funzioni della moneta. Ma, al di fuori del sistema di trasporto pubblico, non è ampiamente utilizzato come mezzo di scambio o come unità di conto, per cui non è una forma di moneta. 43 La moneta Cos’è la moneta: funzioni e offerta La quantità di moneta disponibile è detta OFFERTA DI MONETA La moneta è controllata dalla Banca Centrale (BCE - euro, Federal Reserve - dollaro statunitense). Il controllo esercitato sull’offerta di moneta è detto POLITICA MONETARIA 44 I fattori che determinano l’inflazione Uno sguardo di insieme La politica monetaria è ritenuta dell’inflazione nel lungo periodo. la causa Questo concetto viene spiegato ricorrendo alla Teoria quantitativa della moneta. Nel breve periodo, invece, l’inflazione non dipende dalla politica monetaria, ma da altri fattori: Inflazione da domanda Inflazione da costi Analizzeremo prima i fattori che determinano l’inflazione nel breve periodo e poi i fattori che determinano l’inflazione nel lungo periodo. 45 I fattori che determinano l’inflazione Nel breve periodo I prezzi di norma aumentano (INFLAZIONE) se aumenta la domanda aggregata o diminuisce l’offerta aggregata. Pertanto, l’inflazione è riconducibile all’effetto di due cause: 1. Inflazione da domanda dovuta a cambiamenti che inducono i consumatori ad aumentare le proprie spese 2. Inflazione da costi dovuta a cambiamenti che inducono o le imprese a ridurre la produzione. I prezzi diminuiscono (DEFLAZIONE) se diminuisce la domanda aggregata o aumenta l’offerta aggregata. 46 I fattori che determinano l’inflazione Nel breve periodo (inflazione da domanda) In un contesto di inflazione da domanda, qualunque fattore che accresca la domanda aggregata può provocare un incremento dei prezzi. I fattori più significativi sono rappresentati da: 1.aumento degli acquisti da parte delle amministrazioni pubbliche (spesa pubblica); 2.aumento della domanda estera di beni nazionali (esportazioni); 3.miglioramento del clima di fiducia che induce le imprese ad accrescere i propri investimenti in previsione di un aumento futuro degli utili o i consumatori ad aumentare i consumi. 4.……………… Le variazioni della domanda aggregata fanno salire il livello dei prezzi e, temporaneamente, la produzione aggregata. 47 I fattori che determinano l’inflazione Nel breve periodo (inflazione da costi) In un contesto di inflazione da costi qualunque fattore che riduce l’offerta aggregata può provocare un incremento dei prezzi: I fattori più significativi sono rappresentati da: 1. riduzione della produttività; 2. aumenti dei costi di produzione (ad esempio gli incrementi dei salari reali e dei prezzi delle materie prime, in particolare del petrolio); 3. aumento del carico fiscale imposto alle imprese dai governi; 4.……………………….. 48 I fattori che determinano l’inflazione Dal breve al lungo periodo Quindi, un aumento del clima di fiducia (inflazione da domanda) o una riduzione della produttività (inflazione da costi) si traducono nel breve periodo in aumento dei prezzi. Nel lungo periodo? Nel lungo periodo la politica monetaria svolge un ruolo fondamentale: sono le decisioni di politica monetaria a determinare se l’inflazione viene mantenuta bassa o lasciata libera di aumentare. Questo risultato viene dalla teoria quantitativa della moneta che affronta la relazione fra moneta e prezzi. 49 Teoria quantitativa della moneta Come la quantità di moneta influenza l’economia nel lungo periodo Gli individui detengono moneta allo scopo di acquistare beni e servizi. QUINDI la quantità di moneta è strettamente correlata alla quantità che viene scambiata nel corso di transazioni. Il collegamento tra le transazioni e la moneta si esprime attraverso la seguente equazione: Moneta x Velocità = Prezzi x Quantità di prodotto MxV=PxY M: quantità di moneta V : velocità di circolazione della moneta (???) Y : PIL reale P : livello medio dei prezzi EQUAZIONE QUANTITATIVA 50 Teoria quantitativa della moneta Come la quantità di moneta influenza l’economia EQUAZIONE QUANTITATIVA MxV=PxY V la velocità di circolazione della moneta misura la rapidità con cui la moneta circola nell’economia. Ci dice quante volte, mediamente, la stessa banconota cambia di mano in mano in un dato periodo di tempo. 51 Teoria quantitativa della moneta Come la quantità di moneta influenza l’economia EQUAZIONE QUANTITATIVA: M x V = P x Y Esempio Ogni anno vengono venduti 60 panini a un prezzo di 0,50 euro. Supponiamo che la quantità di moneta presente in economia sia 10 euro. Calcolare la velocità di circolazione della moneta Y= 60 P=0,50 M=10 Quantità totale di moneta scambiata PxY=0,50x60=30 euro all’anno Per fare in modo che in un anno possano avvenire transazioni per un valore monetario di 30 euro, a fronte di una quantità di moneta di 10 euro, quante volte in un anno ogni banconota deve cambiare di mano? Cioè quanto è V? 52 Teoria quantitativa della moneta Come la quantità di moneta influenza l’economia V = PxY/M = (30 euro all’anno)/(10 euro)=3 volte all’anno QUINDI, ogni banconota deve cambiare di mano mediamente tre volte l’anno per fare in modo che in un anno possano avvenire transazioni per 30 euro, a fronte di una quantità di moneta di 10 euro. 53 Teoria quantitativa della moneta Come la quantità di moneta influenza l’economia EQUAZIONE QUANTITATIVA MxV=PxY L’equazione quantitativa afferma che un aumento della quantità di moneta può avere tre conseguenze: Aumento di P Aumento di Y Riduzione di V 54 Ipotesi teoria quantitativa della moneta Se si introducono DUE IPOTESI: 1.V: costante (l’ipotesi molto restrittiva: si pensi a come il bancomat abbia ridotto la quantità di moneta mediamente detenuta e abbia aumentato V); 2.Y: livello produzione è determinato dall’offerta dei fattori produttivi (K, L) e dalla tecnologia disponibile (funzione di produzione); l’equazione quantitativa può essere considerata come una teoria per la determinazione del PIL nominale. TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA 55 Moneta, prezzi e inflazione Questa teoria spiega cosa accade quando la Banca Centrale varia l’offerta di moneta: MV=PY Dato che per ipotesi V è costante, variazione dell’offerta di moneta (M), comporta una variazione proporzionale del PIL nominale (PY). MA dato che i fattori produttivi (K e L) e la funzione di produzione (tecnologia disponibile) determinano il PIL reale (Y), la variazione del PIL nominale non può che rappresentare una variazione del livello dei prezzi. QUINDI, la teoria quantitativa implica che il livello dei prezzi sia proporzionale all’offerta di moneta. 56 Teoria classica ed equazione quantitativa CONCLUSIONE La teoria quantitativa della moneta afferma che la BC, controllando l’offerta di moneta, ha il controllo dell’inflazione. Se la BC mantiene stabile l’offerta di moneta, il livello dei prezzi è stabile; Se la BC aumenta rapidamente l’offerta di moneta, il livello dei prezzi aumenta rapidamente. M non influenza Y Neutralità della moneta: l’offerta di moneta non influisce sulle variabili reali. La separazione teorica di variabili nominali e reali si definisce dicotomia classica 57 Moneta e inflazione L’offerta di moneta provoca inflazione. Perché si aumenta l’offerta di moneta? Chi può avere interesse a creare inflazione? 58 Imposta da inflazione Il governo finanzia G (spesa pubblica): Tassazione T Debito (emissione di titoli di Stato) Emettendo moneta (???) Le rendite ottenute stampando moneta: signoraggio Battere moneta per aumentare le entrate pubbliche equivale a imporre una tassa da inflazione. 59 Imposta da inflazione Se un governo potesse battere moneta (direttamente o attraverso la Banca Centrale) per finanziare la spesa pubblica, aumenterebbe l’offerta di moneta e si genererebbe inflazione. L’aumento dei prezzi farebbe diminuire il valore reale delle banconote che ognuno detiene, così che per mantenere invariato il potere d’acquisto, gli individui dovrebbero detenere più moneta. Perciò, l’inflazione equivale a una tassa sulla moneta detenuta. 60 Imposta da inflazione QUINDI, i governi possono avere interesse a produrre inflazione perché: L’inflazione rende meno costoso ripagare i debiti pubblici (definiti in termini nominali e non reali). Si trasferisce risorse dalle famiglie allo Stato come una tassa. È una tassa da inflazione perché riduce il potere di acquisto (e la ricchezza reale) di tutti coloro che detengono moneta. 61 Iperinflazione: cos’è Quando la Banca Centrale stampa moneta il livello dei prezzi aumenta. Se l’aumento dell’offerta di moneta è molto elevato e/o in continua crescita e finisce per sfuggire a ogni controllo prende il nome di “iperinflazione”. Sebbene non esista una definizione generalmente accettata di questo termine, gran parte degli economisti concorderebbe nell’applicarlo a una situazione in cui il tasso di inflazione mensile sia 50% al mese 62 L’iperinflazione: dove? Il ventesimo secolo e stato contraddistinto da vari episodi di iperinflazione e inflazione estremamente elevata. Ecco un elenco di alcuni dei paesi interessati da tali episodi, con l’indicazione del tasso di inflazione annuo raggiunto: 1922 Germania 5.000% 1985 Bolivia oltre il 10.000% 1989 Argentina 3.100% 1990 Peru 7.500% 1993 Brasile 2.100% 1993 Ucraina 5.000% Leggere «Zimbabwe: una valuta senza valore», pag. 508 del libro 63 L’iperinflazione: conseguenze E’ un fenomeno molto destabilizzante dal punto di vista sociale, con conseguenze di vasta portata sia per i singoli cittadini sia per la società nel suo insieme. Un tasso di inflazione mensile pari al 50% comporta un aumento del livello dei prezzi di oltre cento volte in un anno e di più di due milioni di volte in tre anni. 64 Iperinflazione Perché? Cosa può spingere un governo a creare tanta moneta al punto da annullarne il valore? La risposta va cercata quasi sempre nella politica fiscale: se un governo deve affrontare un grosso disavanzo di bilancio (per esempio a causa di una guerra o di un altro evento di grande portata) e non è in grado di finanziarlo con l’indebitamento, per pagare i propri conti non ha altra scelta che stampare moneta. Soltanto quando questo problema fiscale viene risolto – riducendo la spesa pubblica o aumentando le imposte – il governo può sperare di rallentare la crescita dell’offerta di moneta. 65 Iperinflazione Come fermarla? In teoria la soluzione è: smettere di stampare moneta. In realtà è necessario risolvere il problema alla radice: il bilancio pubblico. Politica fiscale restrittiva: costosa per l’economia (per chi è interessato a questi aspetti consulti la seconda parte del libro). difficile: le tasse sono nominali, ma in presenza di iperinflazione le entrate tributarie sono annullate (definite su redditi che perdono velocemente valore). 66 Indipendenza Banca Centrale I governi possono effettivamente determinare la quantità di moneta da immettere nel sistema? Nelle economie sviluppate NO!!! Per evitare i problemi descritti prima, nelle economie sviluppate la politica monetaria è gestita dalla Banca Centrale che è un’istituzione indipendente dal Governo che gestisce la politica fiscale. 67 Inflazione e tassi di interesse Tasso di interesse nominale e reale Secondo il principio della neutralità della moneta, un aumento di M fa aumentare l’inflazione, ma non influenza le variabili reali. Un’importante applicazione di questo principio riguarda l’effetto della moneta sul tasso di interesse. Che relazione intercorre tra moneta, inflazione e tasso di interesse? 68 Inflazione e tassi di interesse Tasso di interesse nominale e reale Supponiamo di depositare in banca una determinata somma ed avere un interesse dell’8%. A fine periodo avrò la somma depositata e gli interessi maturati. Ma sarò più ricco dell’8% rispetto al momento in cui avevo fatto il deposito? Dipende! Sicuramente disporrò di una somma superiore dell’8% a quella di partenza, ma il potere di acquisto di questa somma non è detto che sia aumentato nella stessa misura. Infatti, se durante il periodo i prezzi fossero aumentati dell’8%, allora il potere d’acquisto non sarà variato; se i prezzi fossero aumentati del 10%, il potere d’acquisto sarà diminuito del 2%!!!! Conclusione: bisogna distinguere tra tasso di interesse nominale, reale e inflazione. 69 Inflazione e tassi di interesse Tasso di interesse nominale e reale Il tasso di interesse nominale, i , indica di quanto aumenta nel tempo, per esempio, l’ammontare di un deposito a risparmio Il tasso di interesse reale r misura il suo rendimento in termini reali (cioè corregge il tasso nominale depurandolo dagli effetti dell’inflazione) e ci dice di quanto aumenta nel tempo il potere d’acquisto della moneta. Dato il tasso nominale, il tasso di interesse reale dipende dall’inflazione: Riorganizzando i termini dell’equazione che descrive il tasso di interesse reale avrò: r i i=r+π equazione di Fisher 70 Inflazione e tassi di interesse Effetto di Fisher Equazione di Fisher: i r Il tasso nominale varia per due ragioni: 1) Per una variazione del tasso di interesse reale (r) (cioè varia la remunerazione reale dei capitali di prestito) 2) Per una variazione del tasso di inflazione Si può utilizzare questa equazione per sviluppare una teoria che spieghi il tasso di interesse nominale. 71 Inflazione e tassi di interesse Effetto di Fisher Il tasso di interesse reale (r) si aggiusta in modo da equilibrare risparmio (offerta) e investimenti (domanda). La teoria quantitativa della moneta e l’equazione di Fisher implicano: La moneta porta inflazione (teoria quantitativa) L’inflazione aumenta i tassi nominali: i = r + = r + Variazione % M Nel l. p. variazione di M non influenza r. Poiché r non varia, i varia nella stessa misura e nello stesso verso di . 72 Inflazione e tassi di interesse Effetto di Fisher QUINDI, la teoria quantitativa della moneta e l’equazione di Fisher implicano: Secondo la teoria quantitativa un aumento nel tasso di crescita della moneta dell’1%, genera un aumento dell’1% del tasso di inflazione. Secondo l’equazione di Fisher, un aumento dell’1% del tasso di inflazione provoca un aumento dell’1% del tasso di interesse nominale. La relazione diretta tra tasso di inflazione e tasso di interesse nominale viene detta EFFETTO FISHER. Ciò significa che le variazioni del tasso di inflazione non hanno alcun effetto sul tasso di interesse reale. Perciò quando la Banca Centrale aumenta l’offerta di moneta, provoca una crescita sia del tasso di inflazione sia del tasso di interesse nominale, mentre non ha influenza sul tasso di interesse reale. 73 Conclusione La causa primaria dell’inflazione è la crescita della quantità di moneta. Perciò per mantenere stabili i prezzi, la BC deve mantenere uno stretto controllo sull’offerta di moneta. I costi dell’inflazione nel loro complesso sono rilevanti o irrisori? Sono rilevantissimi durante una iperinflazione. La realtà è più complicata di quella descritta: mentre è facile creare inflazione aumentando l’offerta di moneta, è molto più difficile ridurre l’inflazione. Infatti, non è immediato che riducendo la moneta, i prezzi rallentino!!! Ci siamo concentrati prevalentemente sull’inflazione. Quali sono i danni della deflazione? Leggere con attenzione «La deflazione», pag. 510 del libro 74 Una nota sulle variabili reali e nominali: Variabili reali misurate in unità fisiche (quantità e prezzi relativi) Quantità di beni e servizi (livello di prodotto). Salari reali: beni guadagnati in un’ora di lavoro. Tasso di interesse reale: beni ottenibili in futuro prestando una unità di bene oggi. Variabili nominali: misurate in unità di moneta Prezzo: euro necessari per comprare un bene o servizio. Salari nominali: euro per ora di lavoro. Tassi di interesse nominali: euro ottenibili in futuro prestando un euro oggi. 75 Fonti Capitolo 29 e 30 del libro. Banca Centrale Europea, 2009, LA STABILITÀ DE I PREZZI: PERCHÉ È IMPORTANTE PER TE, capitoli 3 e 4, https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/whypricestability_it .pdf?33b84056c21bb92d4c7a4916488e28c5 76