Cosa è il Patentino Frigoristi e come ottenerlo?

INSTALLAZIONI E IMPIANTI
E.C.I.P.A. ABRUZZO
Ente Confederale Istruzione
Professionale Artigianato
CERTIFICAZIONE ATTIVITA’ DI
CONTROLLO DI PERDITA
E RECUPERO DI GAS FLUORURATI
( PATENTINO FRIGORISTI)
SETTORE TERMOTECNICO
PROF. MICHELE GUERRA
TERMODINAMICA
CONCETTI FONDAMENTALI
IL CALORE
Tutti i corpi sono costituiti da molecole , soggette a dei moti continui tra di loro . il CALORE non
è altro che questo moto .

Fornendo calore ad un corpo se ne aumenta l’agitazione molecolare

Sottraendo invece calore ad un corpo l’agitazione molecolare viene ad essere rallentata , fino ad
arrestarsi del tutto alla temperatura dello zero assoluto ( -273 °C ) .
Il calore tende naturalmente a fluire da dove è presente a un livello maggiore, verso dove è presente
ad un livello minore. Questa è una condizione molto importante poiché determina ciò che noi
chiamiamo “ FREDDO “. Infatti in natura non si può parlare di freddo, ma solo di calore, che può
trovarsi a livelli diversi. E’ la sottrazione di calore che determina quell’effetto da noi chiamato
freddo .
Possiamo allora anticipare una considerazione :
tutte le macchine cosiddette frigorifere “non producono freddo “, bensì sottraggono calore
ai corpi o ai fluidi che devono trattare.

L’unità di misura della quantità di calore nel sistema internazionale

L’unità di misura della potenza e del flusso di calore è il watt ( W ) . 1 watt = 1 jaule /al
( SI ) è il jaule ( J ) .
secondo .

Nel sistema tecnico l’unità di misura della quantità di calore è la caloria (cal ) a cui corrisponde
la caloria / ora ( cal/h ) come unità di misura della potenza e del flusso di calore.
Un multiplo della caloria è la Kcal ( = 1000 cal ).
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LA TRASMISSIONE DEL CALORE
Il calore si trasmette sempre da un corpo più caldo a uno meno caldo, esso cioè passa da un corpo a
temperatura maggiore ad un altro a temperatura minore. Non si verifica mai il contrario.
Il calore si può trasmettere in tre modi diversi :
1. CONDUZIONE
E’ il sistema fondamentalmente di trasmissione del calore attraverso i solidi .
Un esempio immediato può aversi scaldando una estremità di un tondino di ferro . il calore
raggiunge lentamente anche l’estremità opposta .
2. CONVENZIONE
E’ il metodo di trasmissione tipico dei fluidi, liquidi, o gas, sono le molecole stesse del fluido
che migrano attraverso l’ambiente . Esempio di un termosifone e i moti convettivi dell’aria
riscaldata .
3. RADIAZIONE
E’ la forma di trasmissione di calore mediante onde di tipo infrarosso . Un esempio tipico è
dato dal sole che scalda la terra .
LA REFRIGERAZIONE
Possiamo definire l’effetto di refrigerazione come un trasferimento di calore da un luogo dove
risulti in eccesso ad un altro dove possa liberamente venire smaltito senza provocare danno o
inconvenienti .
Nel sistema tecnico è in uso ,in Italia, la frigoria/ora ( Frig/h ), che corrisponde alla cal/h nel senso
di sottrazione di calore .
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LA TEMPERATURA
La temperatura può essere definita come il livello o l’intensità di calore di un corpo . La
temperature costituisce solo un’indicazione del livello o dell’intensità di calore .
E’ importante chiarire la distinzione tra temperatura e calore :
possiamo dire che la temperatura indica solo la velocita delle molecole in movimento all’interno dei
corpi . Il calore invece costituisce un effetto che è la somma della velocità delle molecole con il
numero di tutte le molecole che costituiscono il corpo.
Nel sistema tecnico essa si misura in ( ° C ).
Per convenzione viene dato il valore di 0°c alla temperatura del ghiaccio fondente , e di 100 °C alla
temperatura di ebollizione dell’acqua al livello del mare .
STATO DEI CORPI
In nature le sostanze si presentano in tre stati diversi

SOLIDO

LIQUIDO

GASSOSO
IL SOLIDO ha una forma e un volume proprio
UN LIQUIDO ha un volume proprio, ma la forma del recipiente che lo contiene .
UN GAS ha forma e volume del recipiente che lo contiene .
Ciò che determina la differenza di stato delle sostanze è l’agitazione delle molecole .
In natura diversi liquidi possono passare dallo stato liquido a quello gassoso ,e viceversa.
E’ questa una proprietà molto importante .
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LA PRESSIONE
La pressione viene definita come una forza per unita di superficie , nel sistema tecnico la pressione
viene misurata in Kg/cm2 . La pressione ha un’importanza fondamentale nello svolgimento dei cicli
frigoriferi , il comportamento dei fluidi impiegati nella refrigerazione viene profondamente
influenzato dalla pressione e dalla temperatura .
CALORE SPECIFICO
Il calore specifico di una sostanza costituisce la quantità di calore necessaria per elevare di un °C la
temperatura ddi un Kg della sostanza medesima , nel sistema tecnico il calore viene misurato in
Kcal/Kg.
Definizione di calore sensibile e latente
T
120°
100°
0°
-20°
10
80
90
540
6
Q
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CALORE SENSIBILE
Energia necessaria per aumentare o diminuire la temperatura di un elemento senza cambiare lo stato
fisico della sostanza.
Calore specifico medio dell’aria :
0.24 Kcal / kg°C
CALORE LATENTE
Energia necessaria a modificare lo stato di un elemento
Solido ----- liquido
Liquido --- gas
Calore latente di evaporazione dell’acqua : 595 Kcal / kg
I cambiamenti di stato avvengono a pressione e temperatura costante .
CALORE TOTALE
E’ COSTITUITO DALLA SOMMA DEL CALORE SENSIBILE E DEL CALORE LATENTE
SI MISURA IN Kcal / Kg VIENE RAPPRESENTATO DALL’ENTALPIA.
SURRISCALDAMENTO
Dopo aver ottenuto del vapore saturo in seguito ad evaporazione, tutto l’apporto supplementare di
energia, favorisce l’incremento di temperatura del vapore, che passa dallo stato saturo allo stato
surriscaldato.
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SOTTORAFFREDDAMENTO
Analogamente a quanto sopra, con la continua cessione di calore, in seguito a condensazione ,si può
ottenere liquido sottoraffreddato.
PROCESSO DI LAMINAZIONE
Se un getto di gas o di liquido passano attraverso un tubo, incontra un brusco restringimento di sezione , ed in seguito
un allargamento, la pressione finale risulta essere inferiore della pressione iniziale.
V
P1
P2
T1
T2
P2 < P1
La caduta di pressione in seguito all’attraversamento di di un restringimento locale , è dovuta alla
dissipazione di energia .
Il processo di laminazione può essere osservato in particolare modo nell’organo di laminazione
(capillare / valvola di espansione termostatica ). Presente nel circuito frigorifero. Come
conseguenza del processo di laminazione, riscontriamo all’uscita della strozzatura una notevole
riduzione della temperatura del gas.
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PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
Il primo principio della termodinamica dice che : L’energia non si crea e non si può distruggere ma
può essere solamente trasformata in altre forme di energia .
SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
Il calore passa naturalmente da un corpo a temperatura più elevata ad un corpo a temperatura più
bassa.
Nel circuito frigorifero, ci troviamo nella situazione di dover trasferire calore da una fonte a
temperatura più bassa ( locale da climatizzare ), ad una a temperatura più alta ( ambiente esterno ),
teoricamente contravvenendo il II principio della termodinamica, in realtà ciò è reso possibile
fornendo lavoro al ciclo. Precisamente nel condizionamento, tale lavoro viene svolto dal
compressore .
COSA VUOL DIRE PRODURRE FREDDO
Proprio in base al secondo principio della termodinamica , l’espressione “ PRODURRE FREDDO
” non è corretta.
Con un ciclo frigorifero, non creiamo il freddo. Semplicemente trasferiamo calore da un luogo (
locale da condizionare ), ad un altro ( ambiente esterno ), fornendo energia meccanica necessaria
per il compimento del ciclo.
Il ciclo frigorifero più utilizzato, è quello che utilizza il compressore come fonte di energia
meccanica .
PRINCIPI BASE DEL CICLO FRIGORIFERO
Il ciclo frigorifero si basa sui seguenti tre principi :
1. Il calore tende sempre a fluire dal corpo a temperatura maggiore al corpo a temperatura minore
2. Qualsiasi cambiamento di stato implica una cessione od un assorbimento di calore .
3.
Temperatura e pressione sono sempre tra loro correlate .
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Cos’è il Protocollo di Kyoto ?
Il Protocollo di Kyoto è un accordo internazionale per contrastare il riscaldamento climatico:
il trattato, di natura volontaria, è stato sottoscritto l’11 dicembre 1997 durante la Conferenza delle
parti di Kyoto (la COP3) ma è entrato in vigore solo il 16 febbraio 2005 grazie dalla ratifica del
Protocollo da parte della Russia (che era avvenuta nel precedente Novembre 2004).
Infatti, perché il trattato potesse entrare in vigore era necessario che venisse ratificato da non meno
di 55 Nazioni, e che queste stesse Nazioni firmatarie complessivamente rappresentassero non meno
del 55% delle emissioni serra globali di origine antropica: un obiettivo raggiunto proprio grazie alla
sottoscrizione Russa.
Obiettivi del Protocollo di Kyoto
Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi sottoscrittori (le Parti) ad una riduzione quantitativa delle
proprie emissioni di gas ad effetto serra (i gas climalteranti, che riscaldano il clima terrestre)
rispetto ai propri livelli di emissione del 1990 (baseline), in percentuale diversa da Stato a Stato: per
fare questo le Parti sono tenute a realizzare un sistema nazionale di monitoraggio delle emissioni ed
assorbimenti di gas ad effetto serra (l’ “Inventario Nazionale delle emissioni e degli assorbimenti
dei gas a effetto serra”) da aggiornare annualmente, insieme alla definizione delle misure per la
riduzione delle emissioni stesse (consulta qui la serie storica delle emissioni nazionali italiane).
I gas climalteranti (GHG – GreenHouse Gases) oggetto degli obiettivi di riduzione sono:
- la CO2 (anidride carbonica), prodotta dall’impiego dei combustibili fossili in tutte le attività
energetiche e industriali oltre che nei trasporti;
- il CH4 (metano), prodotto dalle discariche dei rifiuti, dagli allevamenti zootecnici e dalle
coltivazioni di riso;
- l’N2O (protossido di azoto), prodotto nel settore agricolo e nelle industrie chimiche;
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- gli HFC (idrofluorocarburi), impiegati nelle industrie chimiche e manifatturiere;
- i PFC (perfluorocarburi), impiegati nelle industrie chimiche e manifatturiere;
- l’SF6 (esafluoruro di zolfo), impiegato nelle industrie chimiche e manifatturiere.
Ciascuno di questi gas ha un proprio e specifico GWP (Global Warming Potential), che
sostanzialmente corrisponde alla “capacità serra” di quel composto in relazione a quella della CO2,
convenzionalmente posta =1, lungo un intervallo temporale che normalmente è a 100 anni (vedi
tabella sottostante):
Se tutti gli altri gas hanno un “potere climalterante molto più alto di quello della CO2, attualmente
la CO2 è comunque il principale e più rilevante gas ad effetto serra (contribuendo per oltre il 55%
all’effetto serra odierno e atropicamente modificato): quando si parla -quindi- degli obiettivi di
riduzione emissiva si fa sempre riferimento a valori espressi in termini di CO2eq (CO2
equivalente), una unità di misura che considera la somma ponderata della capacità serra di tutti i 6
diversi gas (o famiglie di gas) oggetto del Protocollo di Kyoto.
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Attuazione del Protocollo di Kyoto in Italia
Il Protocollo di Kyoto prevede una riduzione emissiva per le Parti che mediamente vale il – 5%
(rispetto alla baseline emissiva del 1990), da conseguire entro il 2012. Alcuni stati Europei già nel
2009 hanno superato il proprio target di riduzione emissiva: questo è segno che non si tratta di
obiettivi impossibili, e che gli Stati che hanno voluto investire nell’economia low carbon hanno
agevolmente conseguito risultati di alto livello (con positive ricadute sull’economia nazionale).
Nell’ambito del Protocollo di Kyoto, l’Italia ha sottoscritto un obiettivo di riduzione emissiva del 6,5%: tale obiettivo di riduzione è stato identificato sulla base delle indicazioni di Enti di ricerca
nazionali, che lo avevano quantificato come risultato dell’attuazione di un pool di azioni necessarie
per l’ammodernamento del Paese e per lo stimolo dell’economia nazionale.
Questo valore corrisponde ad una riduzione assoluta di 33,9 MtCO2eq, in riferimento ad un
livello emissivo (baseline) italiano di 521 MtCO2eq al 1990 e ad un obiettivo di emissione al
2012 pari a 487,1 MtCO2eq.
A partire dall’obiettivo sottoscritto nell’ambito del Protocollo di Kyoto, in Italia sono stati realizzati
strumenti normativi di recepimento ed attuazione del Protocollo medesimo, di cui a seguito si
illustrano i principali:
- Delibera CIPE 137/08 del 19.12.1998 – “Linee guida per le politiche e misure nazionali di
riduzione delle emissioni dei gas serra“;
- Legge n. 120/02 del 02.06.2002 – “Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l’11 dicembre
1997“, la Legge di ratifica nazionale del Protocollo di Kyoto);
- Delibera CIPE 123/02 del 19.12.2002 – Approvazione del “Piano Nazionale per la riduzione delle
emissioni di gas responsabili dell’effetto serra, 2003-2010”, quale revisione delle linee guida per le
politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra (Legge 120/2002)
Si tratta di una serie di documenti che complessivamente che definiscono e ripartiscono l’obiettivo
di riduzione nazionale a ciascun settore del Paese, da conseguire entro il termine del secondo
periodo di impegno (cioè la fine del 2012).
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Un discorso a parte deve essere fatto per alcuni settore fortemente impattanti a livello climatico e
come tali compresi nella Direttiva 2003/87/CE – “Direttiva Emission Trading”, la direttiva che
regolamenta l’EU-ETS – Emission Trading Scheme (il mercato europeo delle quote di emissione),
quali:
* Elettrico
* Raffinazione
* Cemento
* Laterizi
* Siderurgico
* Carta
* Vetro
Per queste aziende è stato definito un “Piano Nazionale di Assegnazione” (PNA), il quale alloca i
diritti di emissione per ogni singolo Stato nell’ambito di ciascuno dei due “periodi di impegno” del
Protocollo di Kyoto (PNA I = 2005-2007; PNA II = 2008 -2012): il Piano stabilisce il numero di
“diritti di emissione” (EUA – EU Allowance) che vengono assegnati gratuitamente a ciascun
impianto dei settori sopra elencati e chiarifica il procedimento utilizzato per l’assegnazione.
Obiettivi nazionali collegati al Protocollo di Kyoto: a che punto siamo?
Secondo il Rapporto “Italian Greenhouse Gas Inventory” – ISPRA 2011 si evidenzia che nel 2009
le emissioni nazionali totali dei sei gas serra (GHG), espresse in CO2 equivalente, sono diminuite
del 5,4% rispetto ai livelli del 1990.
Secondo un’altra fonte, l’“Inventario annuale delle emissioni di Gas Serra” (Enea, 2010) il totale di
emissioni di CO2 italiane nel 2009 ammontava a circa 491 MtCO2eq, così ripartite:
- 33% settore energetico
- 27% trasporti
- 20% settore civile (terziario, residenziale PA)
- 18% industria
- 2% agricoltura
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La generazione dell’energia in Italia gioca il ruolo principale nell’ambito della generazione delle
esternalità ambientali negative a livello climatico, ma anche gli altri settori contribuiscono in
maniera complessivamente rilevante.
Il Protocollo di Kyoto e la mitigazione climatica
Secondo le specifiche indicazioni del Protocollo di Kyoto in merito alla mitigazione climatica
(operativamente realizzata soprattutto da soggetti privati) viene realizzata sia attraverso misure di
prevenzione e riduzione delle emissioni di gas serra, sia attraverso attività per la promozione
dell’assorbimento forestale compensativo di CO2 secondo le indicazioni delle Good Practice
Guidance for Land Use, Land-Use Change and Forestry (GPC for LULUCF) dell’IPCC: le superfici
forestali nazionali operano infatti come carbon sink, assorbendo ed immobilizzando il carbonio in
stock di biomassa e in forma di carbonio organico nel suolo).
L’obiettivo di riduzione assegnato nei PNA nazionali a ciascun “soggetto obbligato” può essere
individualmente raggiunto sia mediante attività dirette, promosse a livello nazionale, ma anche
attraverso i “meccanismi di flessibilità” quali ET – Emission Trading; JI – Joint implementation;
CDM – Clean Development Mechanism): si tratta di meccanismi che permettono di realizzare
interventi di contrasto alle emissioni di gas serra anche non direttamente (ovvero comperando
crediti di carbonio da soggetti virtuosi, “obbligati” o “non obbligati”) o a livello non nazionale
(quindi in luoghi del Mondo diversi rispetto al Paese dove opera il medesimo “soggetto obbligato”).
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Critiche al Protocollo di Kyoto
C’è chi critica questi meccanismi, perchè costosi e non completamente utili per contrastare
efficacemente le emissioni di gas serra (vedi la Conferenza di Cochabamba): particolari critiche
sono rivolte al carbon offset internazionale, cioè la compensazione di carbonio realizzata attraverso
la forestazione e la gestione forestale in Paesi tropicali, vista quale attività di neocolonialismo
emissivo o comunque strumento per la deresponsabilizzazione nel contenimento emissivo da parte
dei Paesi industrializzati (approfondiamo la tematica alla pagina Il processo compensativo).
Accordi post Protocollo di Kyoto e sviluppi futuri
Il Protocollo di Kyoto è un trattato importante, anche se si tratta solo di un primo passo,
insufficiente per contenere i cambiamenti climatici in atto. Tuttavia si tratta di un inizio
importante, nella speranza che i futuri obiettivi di riduzione identificati dagli scienziati si
trasformino in accordi internazionali ed in politiche efficaci, necessariamente molto più ambiziosi
rispetto a quelli passati.
Attualmente le COP (Conference of the Parties) più recenti sono rivolte alla definizione degli
obiettivi per il periodo “post-Kyoto”, dal momento che il Protocollo di Kyoto termina nel 2012: la
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Conferenza di Copenhagen (Cop 15, Dicembre 2009) ha lasciato molta delusione, non
riuscendo a raggiungere alcun accordo. Anche la Conferenza di Cancun (Cop 16, Dicembre
2010), non è riuscita ad organizzare una azione coordinata tra gli Stati nazionali per il
contrasto al cambiamento climatico, obiettivo che non è stato ottenuto neppure con la più
recente Conferenza di Durban (Cop 17, Dicembre 2011).
E’ notizia recente che anche alla Cop 18 di Doha non si siano raggiunti accordi adeguati
all’urgenza climatica
“Kyoto 2″: il secondo periodo d’impegno del Protocollo di Kyoto
(2013-2020)
A dicembre 2012 si è conclusa la deludente Cop 18 di Doha (in Quatar), dove è stato approvato un
documento finale (“Doha climate gateway”) che si costituisce come una specie di “ponte” che
dovrebbe far passare dal vecchio sistema di contrasto al climate change basato sul Protocollo di
Kyoto (e sui suoi impegni vincolanti), al nuovo sistema “Kyoto 2″ basato in buona parte su obiettivi
meno vincolanti (e comunque non ancora definito a livello di contenuti).
Tutto ciò nonostante la scienza concordi nel dire che entro il 2015 le emissioni debbano
necessariamente calare per poter sperare di restare entro i + 2°C di riscaldamento del clima del
pianeta (ed avere così effetti climatici relativamente contenuti), dovendo quindi avviare da subito
azioni importanti per la salvaguardia del clima globale.
Come ben descritto nel report “Warnings of climate science – again – written in Doha sand”
(realizzato dal Climate Action Tracker del Potsdam Institute for climate impact research (Pik), da
Ecofys – experts in energy e da Climate Analytics) gli impegni di riduzione emissiva definiti a
Doha sono ampiamente inferiori a quelli che sarebbero necessari per garantire un trend di
riduzione emissiva idoneo a limitare l’aumento delle temperature medie globali al di sotto dei
+
2°C
(rispetto
ai
livelli
pre-industriali)
Le preoccupazioni sono molte dal momento che ad oggi, avviato il secondo periodo di impegno del
Protocollo di Kyoto, sono usciti dal Protocollo anche Giappone, Nuova Zelanda, Canada e Russia:
ad oggi, quindi, il nuovo trattato “Kyoto 2″ copre solo il 15% circa delle emissioni di gas serra
globali, con Unione Europea, Australia, Norvegia e Svizzera al primo posto.
Il rimanente 85% delle emissioni (comprese quelle di USA e Cina), saranno gestite all’interno del
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percorso negoziale definito alla Cop 17 di Durban nel dicembre 2011, in cui si prospetta un regime
“pledge and review”, ossia di impegni non vincolanti ma volontari, da verificare collettivamente.
Al momento, entro il 2015 abbiamo però purtroppo solo il poco concreto impegno di Doha di
stabilire modalità e strumenti per colmare il gap tra emissioni attese (58 GtCO2eq), quelle
raggiungibili con gli attuali impegni (52-57 GtCO2eq) ed il limite di 44 GtCO2eq che gli scienziati
considerano invalicabile per sperare di limitare il riscaldamento climatico a + 2°C: si tratta di un
gap enorme, che varia tra gli 8 e i 13 miliardi di tonnellate di CO2eq, un valore che ci porterebbe in
maniera irreversibile verso un riscaldamento stimato tra i 3.5°C e i 6°C, e che sostanzialmente
renderebbe invivibile il nostro Pianeta.
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Il Protocollo di Kyoto e le responsabilità di tutti noi
Lo sforzo di riduzione emissiva identificato dal Protocollo di Kyoto a carico degli Stati nazionali, è
troppo limitato per avere effetti significativi sul contenimento del cambiamento climatico, e le
politiche
successive
tardano
a
venire.
Al di là degli impegni nazionali, il contrasto al cambiamento climatico è però uno sforzo che non
deve comunque lasciare indifferente nessuno, già da ora: anche i cittadini, le aziende, le realtà
locali sono “soggetti emettitori”, corresponsabili del problema climatico e quindi moralmente
chiamati ad intervenire in maniera volontaria in attività di tutela climatica (vedi il post
L’uomo e le sue emissioni). Per limitare “a monte” le proprie emissioni, limitando i propri consumi,
e per compensare le “emissioni inevitabili” legate alle proprie necessità di energia, beni e servizi, in
un sistema consumistico la prima operazione sarebbe quella di capire quali sono le nostre “necessità
vere”, oggettivamente indispensabili.
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QUESTIONARIO
- Cosa sono il DPR147 e Regolamentazione Europea 842/06?
- Secondo il DPR 147 quando devo redigere il Libretto impianto?
- Anche la Regolamentazione 842/06 impone l’obbligo della stesura di un libretto?
- Quanti libretti di impianto devo mettere su ogni macchina?
- Tali regolamentazioni impongono delle visite o ispezioni periodiche sulle macchine?
- Se cambio manutentore dell'impianto?
- Se scopro di avere una Perdite Refrigerante CFC, HCFC, HFC ?
- Cosa è il Patentino Frigoristi e come ottenerlo?
- Per aprire una azienda che cosa devo fare?
- Cosa sono il DPR147 e la Regolamentazione Europea 842/06?
il DPR 147 regola le sostanze dannose per l’ozono e cioè quei gas refrigeranti che contengono
Cloro (CFC e HCFC) come i gas R11, R12, R22 etc… impone la compilazione di un libretto
d‘impianto per il controllo dei refrigeranti (per unità sopra i 3 kg di refrigerante).
La regolamentazione Europea 842/06 entrata in vigore nel luglio 2007 regola le sostanze che
invece sono dannose perché contribuiscono ai cambiamenti climatici, i refrigeranti in
discussione sono i gas fluorati HFC come i gas R134a, R407C, R410a etc.... impone la
compilazione di un libretto d‘impianto per il controllo dei refrigeranti (per unità sopra i 3 kg
di refrigerante o 6 kg se si tratta di unità sigillata ermeticamente).
- Secondo il DPR 147 quando devo redigere il Libretto d'impianto?
C'è l'obbligo che per impianti con quantità di refrigerante (HCFC, CFC secondo il DPR 147 )
superiore ai 3 kg venga compilato il libretto d'impianto, su di esso verranno descritte le
operazioni effettuate sulla macchina, perdite refrigerante, ispezioni periodiche e i problemi
dell'impianto stesso (l’ATF mette a disposizione per chi lo richiede il libretto d'impianto della
nostra associazione che soddisfa i requisiti del DPR 147 e anche il registro delle
apparecchiature della 842/06, contattare la segreteria al 0142 453684)
- Anche la Regolamentazione 842/06 impone l’obbligo della stesura di un libretto?
Per la regolamentazione 842/06 è obbligatorio che tutti gli impianti che hanno al loro interno
più di 3kg di refrigerante oppure 6kg se il circuito è sigillato ermeticamente di refrigeranti
HFC (R134a, R407C, R410a etc.... ) abbiano un libretto che si chiama in questo caso Registro
dell’Apparecchiatura per distinguerlo da quello usato per i gas CFC-HCFC (libretto di
impianto)
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- Quanti libretti di impianto devo compilare per ogni macchina?
Ogni macchina con piu' di 3 kg deve avere 1 libretto di impianto, ma per le macchine con piu'
unità interne tipo i VRV/VRF o le unità con più evaporatori interni (parliamo ovviamente
sempre con piu' di 3 kg totali nel circuito) bisogna dotare l'unità esterna di 1 libretto di
impianto su cui vengono annotate le operazioni che sono state effettuate su di essa, e ciascuna
unità interna di un libretto di impianto in cui vengono annotate le operazioni svolte su di esse.
- Tali regolamentazioni impongono delle visite o Ispezioni Periodiche sulle macchine?
Secondo il DPR 147 tutte le unità con gas refrigerante CFC o HCFC devono essere ispezionate
da personale tecnico qualificato periodicamente per verificare che non ci siano perdite di
refrigerante e l’esito di questa ispezione deve essere annotato sul libretto di Impianto:
da 3 a 100kg 1 controllo all’anno
sopra i 100kg 1 controllo ogni 6 mesi
Secondo la regolamentazione 842/06 entrata in vigore nel luglio 2007, tutte le unità contenenti
gas refrigeranti HFC devono essere ispezionate da personale qualificato che tramite metodo
diretto (direttamente con una ricerca della presenza della fuga con ad esempio il cercafughe) o
indiretto (con la verifica dei parametri di funzionamento, pressione, temperatura,
assorbimento elettrico etc..) deve verificare la presenza della perdita e l’esito dei questa
ispezione deve essere annotato sul libretto d’impianto:
da 3 (6kg se sistema sigillato ermeticamente) a 30 kg 1 controllo all’anno
da 30 kg a 300 kg 1 controllo ogni 6 mesi (1 controllo all’anno se è presente un sistema fisso di
rilevamento delle perdite)
sopra i 300 kg 1 controllo ogni 3 mesi (1 controllo ogni 6 mesi se è presente un sistema fisso di
rilevamento delle perdite)
- Se cambio manutentore dell'impianto?
Se voi siete stati incaricati dal proprietario della unità di redarre il libretto d'impianto, è
meglio che nessun altro scriva su quel libretto d'impianto da voi redatto, in quanto è presente
il vostro nome, contatti etc.. Se una nuova ditta vuole intervenire dovrà annullare il Vostro
libretto d'impianto e crearne uno nuovo a suo nome. (il vecchio libretto dovrà rimanere
comunque come storico).
- Se scopro di avere una Perdita Refrigerante di CFC, HCFC, HFC ?:
Viene regolamentato che in caso di perdita l'impianto (che richieda una ricarica con piu’ del
10% di refrigerante) debba essere fermato e immediatamente riparato da personale
qualificato.
Dopo qualsiasi riparazione dovuta a perdita di refrigerante il tecnico deve tornare entro 1
mese a verificare che la sua riparazione abbia avuto successo.
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- Cosa è il Patentino Frigoristi e come ottenerlo?
Il patentino frigoristi è la certificazione obbligatoria per essere abilitati ad effettuare le
operazioni da regolamento europeo 842/06 su tutte le macchine di condizionamento e
refrigerazione contenenti gas refrigeranti fluorurati HFC (R410a, R134a, R407C, R404,
R507…..); solamente chi possiede il patentino potrà quindi svolgere quelle attività tipiche del
tecnico frigorista: installazione, manutenzione, recupero (indistintamente dalla quantità di
gas contenuta nell’unità) e la ricerca periodica delle perdite (solo per le unità con più di 3 kg6kg se si tratta di sistemi sigillati ermeticamente).
La procedura per il rilascio del patentino non è ancora stata definita. Per gli ultimi
aggiornamenti e tutti i dettagli vedere domande/risposte del punto 1 Patentino Italiano
Frigoristi
La regolamentazione 842/06 impone che vengano effettuati ogni 3-6-12 mesi (a seconda della
carica di refrigerante) controlli periodici di ricerca delle perdite e di buon funzionamento
delle macchine contenenti più di 3 kg di gas refrigerante HFC (6 kg se il sistema è sigillato
ermeticamente) secondo le procedure stabilite dalla Commissione Europea. Il risultato del
controllo deve essere trascritto sul registro dell'apparecchiatura (sarà un unico registro in cui
verranno inserite tutte le voci sul refrigerante aggiunto o recuperato.
L’installazione, la manutenzione e il recupero refrigerante di tutte le unità contenenti gas
fluorurato (in questo caso invece qualsiasi sia la quantità in esse contenuta) possono essere
effettuati solo da un tecnico abilitato che possieda il patentino frigoristi.
Come detto la procedura per il rilascio del patentino non è ancora stata definita, e per vedere
gli ultimissimi aggiornamenti visionare le domande/risposte del punto 1 Patentino Italiano
Frigoristi.
Tutti i dettagli della regolamentazione 842/06 e i requisiti minimi di conoscenza che devono
essere in possesso dei Tecnici del Freddo e che sono anche programma dei corsi del Centro
Studi Galileo, per passare positivamente l’esame ed ottenere la certificazione, sono
ampliamente discussi sul sito ufficiale dell’Associazione dei Tecnici del Freddo
www.associazioneatf.org e per quanto riguarda i relativi corsi, sul sito ufficiale del Centro
Studi Galileo www.centrogalileo.it .
- Per aprire una azienda che cosa devo fare?
Per aprire una azienda (di riscaldamento, refrigerazione, condizionamento, impianti
fotovoltaici) bisogna avere la rispettiva lettera della 37/08 (ex 46/90) che rilascia la Camera di
Commercio.
a) impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizzazione dell'energia
elettrica, impianti di protezione contro le scariche atmosferiche, nonche' gli impianti per
l'automazione
di
porte,
cancelli
e
barriere;
b) impianti radiotelevisivi, le antenne e gli impianti elettronici in genere;
c) impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e di refrigerazione di
qualsiasi natura o specie, comprese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e
delle
condense,
e
di
ventilazione
ed
aerazione
dei
locali;
d)
impianti
idrici
e
sanitari
di
qualsiasi
natura
o
specie;
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e) impianti per la distribuzione e l'utilizzazione di gas di qualsiasi tipo, comprese le opere di
evacuazione dei prodotti della combustione e ventilazione ed aerazione dei locali;
Per poter avere la lettera della Camera di Commercio bisogna rispettare uno dei requisiti
tecnico-professionali:
a) diploma di laurea in materia tecnica specifica conseguito presso una universita' statale o
legalmente
riconosciuta;
b) diploma o qualifica conseguita al termine di scuola secondaria del secondo ciclo con
specializzazione relativa al settore delle attivita' di cui all'articolo 1, presso un istituto statale o
legalmente riconosciuto, seguiti da un periodo di inserimento, di almeno due anni
continuativi, alle dirette dipendenze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento per
le attivita' di cui all'articolo 1, comma 2, lettera d) e' di un anno;
c) titolo o attestato conseguito ai sensi della legislazione vigente in materia di formazione
professionale, previo un periodo di inserimento, di almeno quattro anni consecutivi, alle
dirette dipendenze di una impresa del settore. Il periodo di inserimento per le attivita' di cui
all'articolo
1,
comma
2,
lettera
d)
e'
di
due
anni;
d) prestazione lavorativa svolta, alle dirette dipendenze di una impresa abilitata nel ramo di
attivita' cui si riferisce la prestazione dell'operaio installatore per un periodo non inferiore a
tre anni, escluso quello computato ai fini dell'apprendistato e quello svolto come operaio
qualificato, in qualita' di operaio installatore con qualifica di specializzato nelle attivita' di
installazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti di cui
all'articolo 1.
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