Il W. Blot è sicuramente un test che titola le IgG e le IgA di H. pylori considerando positive le risposte grafiche che si inseriscono su precise bande di assorbimento denominate kD Utilizza il metodo ELISA e di recente l’immunoblotting Si ricercano anticorpi diretti verso i seguenti antigeni: 120, 95, 87, 75, 70, 67, 66, 60, 58, 55, 41, 33, 30, 29, 26, 24, 19, 17, 14 kD I fattori di virulenza: CagA (120-150 kD) e VacA (87-95 kD), sono associati ai ceppi di H. pylori maggiormente patogeni La 67 kD è una proteina flagellare La 66 kD è la subunità dell’enzima UREASI- B La 29 e 30kD sono subunità dell’enzima UREASI- A (anche la 24kD in funzione del kit utilizzato) In caso di IgG un siero è positivo quando sono presenti almeno TRE BANDE verso gli antigeni sopracitati, o almeno DUE BANDE dirette verso gli antigeni altamente specifici: 1 120, 95, 87, 66, 58, 29, 30, 19 kD GRAFICO CagA (116/150kD) VacA (87/95kD) Proteina Flagellare (67kD) Hsp di H. pylori (57-58kD) (60kD) Proteina flagellare (55kD) Ureasi B (66kD) (37kD) (41kD) (35kD) Subunità enzima ureasi: Ureasi-A (29-30kD) (26kD) (24kD) (19kD) (17kD) (14kD) Banda di controllo del siero Marker di infezione in atto 2 Bande altamente positive • • • • • CagA (120/136kD) VacA (87-95kD) Ureasi-B (66kD) Ureasi-A (29/30kD) 19-20kD (OMP: Proteine esterne di membrana) Bande considerate specifiche • • • • • 67kD (proteina flagellare, non specifica) 57-58kD (hsp di H. pylori) 35, 41kD 24, 26kD 14,17kD 3 J Clin Microbiol > v.33(2); Feb 1995 Identification of Helicobacter pylori by immunological dot blot method based on reaction of a species-specific monoclonal antibody with a surface-exposed protein. I Bö Bölin, H Lö Lönroth, and A M Svennerholm Department of Medical Microbiology and Immunology, Gö Göteborg University, Sweden. Monoclonal antibodies (MAbs) against membrane preparations of Helicobacter pylori were produced. One MAb was found to be specific for H. pylori, because it did not react with a number of other bacterial species, including Helicobacter felis and Campylobacter jejuni. This MAb reacted with a 30-kDa protein found in outer membrane preparations of H. pylori. The protein was also detected on the cell surface on intact bacteria when analyzed by immunoelectron microscopy. To facilitate the identification of H. pylori isolates after culturing of biopsies, an immunodot blot assay based on the reaction of this MAb was developed. This assay was found to be highly specific for H. pylori. Sixty-six clinical isolates typed as H. pylori by conventional biochemical tests were found to be positive, whereas no other bacterial species tested gave a positive result. By this method, reliable and rapid identification of H. pylori could be accomplished. Il sistema di diagnosi in ELISA che titola le immunoglobuline sieriche specifiche di H. pylori (IgG e IgA) ha un limite tecnico: 1) La fascia di antigene che utilizza per positivizzare le Ig sieriche si estende fino alle proteine con 60 kD di peso (riferite al W. blot) 2) Quindi tutte le altre che si presentano dalla 60-61 kD fino alla 136 kD (del CagA per esempio) non vengono titolate 6 Facciamo un pò di chiarezza………. Il W. Blot è un test specifico solo per l’H. pylori? Sicuramente NO….. Infatti è scoperta recente che, nell’ambito delle bande di assorbimento del test ce ne siano alcune che condivide con altri germi altrettanto importanti Una di queste è sicuramente la 66 kD che nel W. Blot viene comunemente indicata come Ureasi - B che condivide la stessa ureasi-B del micobatterio l’altra sono le hsp-65 in particolare, che condivide con quelle del micobatterio tubercolare e dello streptococco (più spesso il β emolitico) Questo ci suggerisce due affermazioni: a. la prima è che sicuramente la Ureasi-B non è specifica solo dell’H. pylori b. le hsp 65 sono implicate in svariati disordini del sistema immunitario non ultime le patologie del sistema cutaneo. Ancor più in quelli del sistema circolatorio in cui sembrerebbero di altissimo valore diagnostico nella genesi del processo aterosclerotico (lo vedremo più avanti) Tra le 58 e le 60 kD invece condivide le hsp non solo dell’H. pylori (58kD) ma anche quelle delle Chlamydie (60kD), hsp60 Inoltre molti risultati del W. Blot indicano la sola presenza della 55 KD, che da un punto di vista statistico e non solo, non indicano nessuna relazione del test con una possibile infezione da H. pylori (recente o pregressa) Ma le 55 kD al contrario rappresentano un importante punto di incontro tra patologie cutanee e altri agenti infettivi come Mycobatterio, Streptococco e H. pylori in quanto sono legate ai cheratinociti e più precisamente : - i cheratinociti umani messi in coltura esprimono il recettore 55 kD Tumor Necrosi factor-α (TNFR); il TNF-α induce pertanto i cheratinociti ad esprimere non solo citochine ma anche molecole di superficie (ICAM-1, etc.) . I raggi ultravioletti B sono ben conosciuti per la loro capacità di indurre la sintesi e le secrezione del TNF-α dai cheratinociti. Studi in merito hanno chiarito che l’espressione di membrana del 55 kD TNFR (Tumor necrosis factor Receptor) umano può essere regolato, nei cheratinociti umani, dallo stesso ligando: il TNF-α Pertanto il TNF-α è un potente modulatore dell’espressione delle molecole-1 di adesione intercellulare (ICAM-1) espresse a loro volta nei cheratinociti umani Si sa inoltre che,Il TNF-α, per esercitare la sua azione biologica si deve legare a specifici recettori situati sulle membrane cellulari Ci sono due distinte molecole capaci di legare il TNF: la 55 kD e la 75 kD TNFR (Tumor Necrosis Factor Receptor), che recentemente si è visto essere espresse su cellule umane. Si è osservato che, le colture di cheratinociti umani reagiscono solo con le 55 kD e non con le 75 kD (attraverso la reazione con due anticorpi monoclonali specifici per la 55 kD e la 75 kD). L’incubazione dei cheratinociti con un anticorpo anti55kD-TNFR, a 37°C per 24 ore, aumenta l’espressione delle ICAM-1 Il TNFR-55 kD è espresso in percentuale molto minore rispetto al 75 kD a livello della superfice cellulare ma sicuramente in misura maggiore a livello dell’app. del Golgi e nei vacuoli citoplasmatici C’è da dire, inoltre che, i tre polipetidi che formano il capside esterno del Rotavirus designati VP1, VP2 e VP6, hanno specifici pesi molecolari di 125 kD, 100 kD e 45 kD, rispettivamente. Gli altri e cioè il VP3, VP4, VP5s e VP7, con pesi molecolari di 90 kD, 88kD, 55 kD e 37 kD rispettivamente, partecipano in parte alla formazione del capside virale Recenti studi hanno messo in evidenza l’aumento della proteina 55p legante l’actina (55 kD) che è indotta nei linfociti B durante l’infezione da EBV. L’analisi attraverso il W. Blot ha confermato che soltanto le cellule dendritiche, componenti il sangue periferico, esprimono alti livelli di p55. Questa, a sua volta, sembra essere coinvolta nell’organizzazione dei microfilamenti che compongono il citoscheletro delle cellule dendritiche e che gli anticorpi anti p55 svolgerebbero, pertanto, un ruolo importante nella caratterizzazione di questo tipo particolare di cellule presentanti l’antigene nella clinica dei trapianti, nella patogenesi dell’HIV e nelle malattie autoimmuni La regione precoce E1B dell’Adenovirus umano codifica due proteine maggiori: il polipeptide19 kD previene la citolisi del genotipo E1A e la degradazione del DNA. La maggior parte dell’E1B prodotto ha approssimativamente un peso di 55 kD, è essenziale ai fini della replicazione virale, e gioca un ruolo determinante nell’accumulo e nella stabilità dell’mRNAs virale, nonché del blocco tardivo del metabolismo dell’ospite E ancora: la co-espressione della coppia cheratinica 55 kD e 64 kD sembra avere un ruolo determinante nella differenziazione dei “tipi di cornea”. Questa caratteristica ha portato a ritenere la possibilità che, le cellule epiteliali oculari che riconoscono entrambi gli anticorpi anti-55 kD e anti-64 kD nel limbo periferico, giochino un ruolo determinante nella riepitelizzazione della cornea dopo ferite locali Un interessante studio sperimentale è stato condotto su topi nei quali si è voluta valutare l’importanza e il ruolo del TNFR nelle infezioni. Il dato allarmante che è scaturito da questi lavori è stato quello che, la perdita della funzione 55kD-TNFR rende i topi resistenti a dosi letali di alcuni lipopolisaccaridi o dell’enterotossina B di Stafilococco aureo. Per contro, la deficienza di 55kD-TNFR ha severamente compromesso la capacità di chiarire l’infezione da L. Monocytogenes e di soccombere facilmente all’infezione stessa. Pertanto si è arrivati a concludere che, il 55kD-TNFR gioca un ruolo decisivo nella difesa dell’ospite contro i microroganismi in genere e i loro fattori patogenetici (55kD è il peso molecolare del CD14) E ancora……… Le due linee cellulari più importanti a livello di citochine sono la Th1 (IL2, IL12, TNF-α e INF-γ) e la Th2 (IL4, IL5, IL6 e IL10). Questo spiegherebbe la linea preferenziale di attacco dei vaccini che andando ad interagire proprio con il TNF-α innescano quel fenomeno a cascata che porta all’aumento delle ICAM-1 sui cheratinociti e susseguente sviluppo di patologia dermatologica come dermatite atopica, psoriasi, etc. Le ICAM-1 sono anche conosciute con il nome più generico di CD54 Le ICAM-1 sono espresse in maggiore misura su due comparti in particolare : cellule endoteliali e cellule del sistema immune (in particolare macrofagi e linfociti) Come CD54 si legano a integrine specifiche: CD11a, CD11b e CD18; il CD11b conosciuto come CR3 del complemento, in particolare, insieme al CD18 forma la β-2 integrina che permette l’adesione dei leucociti all’endotelio attivato consentendone la chemiotassi durante l’attivazione dell’immunità innata: CD11b e CD14 possono essere considerati veri e propri sensori di agenti patogeni) CD54 si è scoperto di recente, essere il recettore dei Rhinovirus con grande coinvolgimento quindi, nello sviluppo dei processi di riattivazione del fenomeno allergico, in senso stretto, a livello delle prime vie aeree, nonché del classico “raffreddore” ICAM-1 è indotto dalla presenza di IL1 e TNF-α (i più importanti mediatori della fase acuta infiammatoria, con azione pro-infiammatoria attraverso il reclutamento di macrofagi e granulociti) ICAM-1 è anche un ligando per LFA-1 (integrina), un recettore dei leucociti. Quando questi vengono attivati, si legano alle cellule endoteliali attraverso ICAM-1/LFA-1 e migrano successivamente nei tessuti (chemiotassi attraverso il legame con la β2- integrina) Studi recenti, condotti in doppio cieco, hanno messo in evidenza,in un gruppo di popolazione sarda, un aumento nel siero di ICAM-1 e incidenza di Sclerosi Multipla (elevati livelli di ICAMICAM-1 e VCAMVCAM-1 sono identificabili nelle cellule endoteliali delle lesioni nella sclerosi multipla, mentre i loro recettori sono rilevabili anche nelle cellule infiammatorie perivascolari) L’azione localizzata dei monociti e linfociti circolanti alle cellule endoteliali arteriose è il primo evento chiave nel processo aterogenetico e vari studi hanno permesso di identificare il coinvolgimento delle CAM, in particolare p-selectina, ICAM-1, VCAM-1, in questo processo L'acido lipoico inibisce l'espressione dell'ICAM-1 e della VCAM-1 sulla superficie luminale delle cellule endoteliali ed inibisce la migrazione delle cellule T all'interno del midollo spinale, nella encefalomielite sperimentale autoimmune CD54, cheratinociti e patologie cutanee (dermatite atopica, dermatite seborroica, psoriasi) In particolare l’IFN-gamma e il TNF-alfa inducono i cheratinociti ad esprimere iNOS (ossid-nitrico sintetasi inducibile), citochine (IL-1, TNF e GM-CSF), molecole di superficie (ICAM-1 e MHC di classe I e II) e chemochine (IP-10, RANTES) essenziali per il reclutamento nella cute e per l’attivazione e il richiamo di specifiche popolazioni leucocitarie nella sede dell’infiammazione (monociti, linfociti, eosinofili, granulociti). Si e visto, inoltre, che i cheratinociti provenienti da pazienti affetti da dermatite atopica o psoriasi mostravano, in risposta a citochine proinfiammatorie, un’aumentata produzione delle chemochine RANTES e IP-10. Oltre a modulare e ad amplificare la risposta infiammatoria cutanea, i cheratinociti sono un importante bersaglio della citotossicità mediata da linfociti T, infatti, dopo trattamento con IFN-gamma, i cheratinociti esprimono MHC di classe II, ICAM-1 e l’antigene Fas divenendo così suscettibili alla morte cellulare provocata da Th1 e Tc e mediata da FasL e e perforina. Giacché l’IFN-gamma risulta essere un importante mediatore delle patologie cutanee, il blocco della sua trasduzione del segnale rimane un importante bersaglio per disegnare strategie preventive e/o terapeutiche più efficaci. E' opinione degli esperti che l'infiltrato in aggregati di leucociti mononucleati, linfociti T e cellule dendritiche DCs nel derma puo' funzionare da tessuto linfoide organizzato che perpetua l'infiltrato immune nella placca psoriasica. In molti concordano che le cellule effettrici dell'immunita' ''innata'' nelle lesioni psoriasiche includerebbe i neutrofili, le cellule dendritiche, plasmocitoidi e i CD11c+DCs. Le chemochine IL-8 e il regolatore di crescita oncogeno ''a''(GRO-a = CXCL1) e probabilmente la proteina S100A7/A8/A9, derivanti dai cheratinociti produce un gradiente chemiotattico per la migrazione dei neutrofili dell'epidermide. Va inoltre ancora chiarito il ruolo delle Cellule dendritiche BDCA-2+ CD123+plasmocitoide DCs. L'espressione genica di questi due tipi cellulari (cheratinociti e i leucociti mononucleati) sono influenzati da distinti geni di suscettibilita' per la psoriasi. La relazione potenziale nelle lesioni psoriasiche e' caratterizzata dal bilanciamento tra l'attivazione dei tipi cellulari dell'immunita' innata (leucociti, fagociti e DCs) e acquisita (cellule T) che agiscono sui cheratinociti e i fattori prodotti dai cheratinociti epidermici che agiscono sui linfociti T e sulle cellule dendritiche DCs. Negli ultimi decenni, e' stata ben documentata l'associazione fra psoriasi e specifici antigeni del sistema maggiore d'istocompatibilita' (MHC), complesso localizzato sul braccio corto del cromosoma 6, all'interno del MHC umano o HLA. Nei primi anni ‘70, fu individuata l'HLA-B13 ma anche il B17, successivamente l'associazione con gli antigeni HLA-Cw6 e Cw7, nel 1982 fu dimostrata l'associazione con l'aplotipo HLA-DR7. Oggi si ritiene che l'HLA-Cw6 sia implicato nello sviluppo della psoriasi con un rischio 10 volte superiore ai Cw6 negativi, e che predispone all'esordio della malattia in eta' generalmente inferiore ai 40 anni. La forma a insorgenza precoce o Tipo 1 Cw6+ si associa ad altri aplotipi HLA, B13, B17, Bw57, DR7 prima dei 40 e corrisponde a forme altamente familiari. Il tipo II, dopo i 40 anni, non associato a familiarita', documenta aplotipi Cw2 e B27 (articolare, ungueale). E' da notare che la psoriasi e' la sola malattia infiammatoria cronica che ha una forte associazione con HLA-Cw, e circa 2/3 dei pazienti sono portatori dell'allele HLA-Cw*0602. Recentemente Cw6 associato a forma piu' grave, per estensione, peggiora durante le infezioni faringee ed e' associata nel 100% dei casi con la psoriasi guttata poststreptococcica dei bambini. Viene documentato infine che nella psoriasi artropatica e' frequentemente riscontrato l'HLA B27. In conclusione, e' innegabile il ruolo del sistema immunitario nella psoriasi e cio' spiega e dimostra anche il fatto che questa dermopatia cronica possa essere trattata mediante agenti biologici selettivi per il bersaglio immunologico o attraverso il blocco dei suoi attivatori. E per finire…… Questo tipo di reattività cellulare, che si riscontra nella genesi e produzione della psoriasi, entra fortemente in gioco nello sviluppo delle reazioni cutanee specie nelle cosiddette forme di Ipersensibilità ritardata di tipo IV 1)Da contatto (48-72 ore) (apteni) 2)Tubercolinica (48-72 ore) (proteine di derivazione batterica) 3)Granulomatosa (21-28 giorni) Journal of Histochemistry and Cytochemistry, Vol. 46, 13471347-1350, December 1998, Copyright © 1998, The Histochemical Society, Inc A Previously Unrecognized Site of Local Accumulation of Mononuclear Cells: the Vascular-associated Lymphoid Tissue In recent years our laboratory has developed an immunological hypothesis for the pathogenesis of atherosclerosis. We have shown that cellular and humoral immune reactions against heat shock proteins (Hsps) 60/65 expressed on the surface of stressed endothelial cells comprise the initial event in the pathogenesis of this disease. In the course of these studies, we also investigated normal, unaffected arteries for control purposes (carotid bifurcations from children aged 8 weeks to 10 years). This investigation led to the unexpected and previously unknown finding that mononuclear cells pre-exist in the intima at bifurcation sites. Our findings can be summarized as follows: Mononuclear cells are always found in the intima, primarily at sites subjected to major hemodynamic stress. Although the proportion of macrophages vs CD3+ T-cells differs, overall the latter clearly predominate. Most of the T-cells express the T-cell receptor (TCR) ß, but TCR γ/δ cells are also present. We also identified dendritic cells and mast cells in the intima. Analogous to the mucosa-associated lymphoid tissue (MALT) we coined the designation "vascular-associated lymphoid tissue" (VALT) for these newly discovered cellular aggregates in the arterial intima. (J Histochem Cytochem 46:1347–1350, 1998) / Key Words: atherosclerosis, dendritic cells, mast cells, VALT (vascular-associated lymphoid tissue) Per quanto riguarda invece la 19 kD, la 35 kD e la 66 kD……….. La 19 kD sembra essere realmente il punto cardine dell’attività del micobatterio nei confronti dell’ospite, nel senso che questa ha un ruolo fondamentale nell’induzione di una risposta immune antibatterica (immunità innata) nei macrofagi dell’ospite. In un elegante lavoro scientifico si è dimostrato che l’attivazione cellulare indotta da basse concentrazioni di un polipeptide sintetico analogo a quello del micobatterio (19 kD) era aumentata dal legame tra i LPS (lipopolisaccaridi) di membrana e il CD14 L’azione antinfiammatoria legata a questo meccanismo che vede l’attivazione macrofagica responsabile della messa in circolo di specifiche citochine (TNFα, IL-6, IL-8 e IL-10) era fortemente compromessa dalla presenza di siero Questa osservazione potrebbe essere confermata dalla risposta immune di macrofagi di ratti che mostra, pertanto, un forte rilascio di TNFα in assenza di siero Questo, a sua volta, suggerisce che il meccanismo molecolare della risposta immune nei confronti del 19 kD sintetico è tollerato dalle condizioni ambientali dei polmoni Addirittura la 100 kD, la 55 kD, la 43 kD, la 24 kD e la 19 kD, sembrano essere gli antigeni più importanti del micobatterio, studiati sia in vivo che in vitro, i quali hanno mostrato un deciso valore e interesse diagnostico nei confronti del siero di pazienti tubercolosi Lo spettro di antigeni che si usa comunemente per il test cutaneo alla tubercolina è costituito dai seguenti antigeni tubercolari: ESAT-6, CFP-10, 16 kD, 19 kD, MPT64, Ag85B, 38 kD, hsp 65, PPD e BCG. A tale riguardo si è visto che il test cutaneo alla tubercolina incrementa fortemente la risposta, attraverso la misurazione dell’INFγ mediante il test Tb quantiferon Addirittura, durante l’infezione, la prolungata esposizione al micobatterio o alle sue lipoproteine come il 19 kD, inibisce l’espressione, IFNγ-indotta, di svariati geni legati alla funzione immune. Questo meccanismo può ridurre l’espressione delle molecole di classe II sul MHC attraverso i macrofagi infettati, contribuendo all’evasione immune del micobatterio A tale riguardo è stato messo a punto un sistema diagnostico atto a valutare il valore della risposta immune nei confronti degli antigeni 16 kD e 38 kD del micobatterio attraverso il sistema ELISA che mette in evidenza la risposta immune specifica nei confronti di detti antigeni. Il test ha dimostrato grande valore diagnostico, specie in quei casi in cui l’esame colturale è risultato negativo e quindi la diagnosi etiologica risulti particolarmente difficile, specialmente nei casi di colture negative L’ulcera di Buruli, causata dal Mycobatterium ulcerans, è un fattore emergente causa di forte morbilità nella popolazione mondiale, per la cui risoluzione è sufficiente un buon trattamento della malattia di base. In uno studio sperimentale su topi Balb/c si è messo in evidenza che le hsp65 si sono dimostrati i più importanti antigeni capaci di stimolare sia la risposta umorale che quella cellulare. Purtroppo tale vaccino sembra limitare solo debolmente l’evoluzione della malattia. In contrasto, una sostanziale riduzione della protezione era conferita da vaccinazione sottocutanea con BCG, suggerendo che gli antigeni del BCG che erano conservati nel M. ulcerans, come il TB10.4, l’antigene 19 kD, PstS3 e le hsp70, possono essere considerati come valide subunità vacciniche nel prossimo futuro In un altro recentissimo lavoro scientifico, è stato messo in evidenza che, la stimolazione attraverso la 19 kD del Mycobatterium tubercolosis, un agonista TLR2/1, risulta nella traslocazione di TLR2 ai lipidi dei rafts, coalescenza di rafts lipidici e successiva produzione di specie reattive all’ossigeno (ROS), che guidano la risposta pro-infiammatoria (attraverso i macrofagi). La distruzione dell’organizzazione di questi rafts lipidici riduce marcatamente l’induzione delle lipoproteine dei ROS e la risposta infiammatoria. Questi risultati dimostrano che il traffico dei TLR2 e la coalescenza dei rafts, gioca un ruolo fondamentale per l’iniziale risposta innata immune indotta dalle lipoproteine, attraverso i segnali TLR2 e ROS. Un mutante del mycobacterium tubercolosis (Delta 19) persa la lipoproteina 19 kD, ha mostrato di crescere bene nelle colture in vitro, ma di essere incapace di ogni significativa replicazione nei topi, persino in quelli privi del gene per l’IFNγ. Topi inoculati col Delta 19, sono stati egualmente protetti nei confronti di un aerosol contenente il micobatterio, a paragone del vaccino convenzionale BCG. La risposta cellulare, inclusa la generazione e l’attivazione di cellule CD4 e CD8 produttrici di IFNγ, era indotta in numero simile, e le cellule polmonari, prevalentemente macrofagi dendritici, manifestavano elevati livelli di espressione delle molecole di classe II sul sistema MHC. Questi dati mostrano che il mutante 19 kD ha forti proprietà vaccinogeniche 19 kD e sarcoidosi……. La sarcoidosi è un’affezione granulomatosa ad etiologia sconosciuta. Sono state formulate diverse ipotesi etio-patogentiche: infezioni, fattori genetici e autoimmunità E’ stata messa in evidenza una stretta affinità patogenetica e anatomopatologica tra sarcoidosi e Tbc, suggerendo che sia gli antigeni del micobatterio che le hsp specifiche siano fattori specifici causali In particolare le hsp65 del micobatterio sono incriminate in questo processo perché hanno mostrato cross-reattività con le hsp umane C’è il 100% di omologie tra il M. tubercolosis e M. bovis Di recente riscontro, tra l’altro che, anche in soggetti geneticamente differenti, gli stessi antigeni (in questo caso le hsp di Tbc) possono indurre risposte immuni differenti causando o la sarcoidosi o la tubercolosi. Lo dimostrerebbe un’indagine statistica effettuata sulla popolazione mondiale che dimostrerebbe che l’incidenza della tubercolosi in certe zone è opposta a quella della sarcoidosi Si stima che 1/3 della popolazione mondiale sia stato infettato dal M. tubercolosis, e quindi la presenza del micobatterio stesso sottoforma di infezione o di vaccinazione (BCG con le hsp65) possa determinare in soggetti geneticamente predisposti una malattia autoimmune molto interessante inoltre…… Addirittura, sempre a proposito di micobatterio, si può affermare con certezza che, la presenza delle hsp65 (forte mimetismo con quelle umane), ha un ruolo determinante nello sviluppo della polimiosite (o anche detta “fibromialgia”) Le 60/65kD sono il maggior autoantigene dell’aterosclerosi. In un recente studio, conigli trattati per via nasale con estratti di HSP65 (a gg alterni) hanno mostrato un forte decremento dei valori di colesterolo e di lipidi nel sangue con minime lesioni nell’aorta. La riduzione della proliferazione delle cellule T, l’aumento dell’IL-10 e l’assenza di una risposta anticorpale specifica hanno permesso di evidenziare che alla base di tutto questo esiste una tolleranza immunitaria che implica una ridotta aterosclerosi e quindi una concomitante ridotta formazione di placche ancora sulle hsp 65……. Le hsp65 del micobatterio sono quelle fino ad oggi maggiormente studiate, ma specialmente il loro ruolo come antigeni trigger nella genesi di malattie autoimmuni, in particolar modo nei soggetti affetti da Artrite Reumatoide. Il tutto scaturisce dal fatto che esiste forte omologia tra le hsp65 del micobatterio e quelle umane. A tale proposito, in studi sperimentali, si è potuto mettere in evidenza che, le hsp 65 umane svolgono una forte azione di protezione nelle cosiddette Artriti Adiuvanti (AA) indotte sperimentalmente Quindi l’immunizzazione attraverso l’inoculazione delle hsp 60 o hsp 65 permetterebbe, attraverso una cross-reattività con quelle dell’ospite, una sorta di immunizzazione nell’evoluzione naturale dell’AA. A corollario di tutto questo sono stati messi in evidenza alti titoli di cellule T specifiche, reattive contro le hsp 60 dell’ospite in casi di artrite idiopatica giovanile correlati con un favorevole decorso della malattia. 19 kD ed echinococco…… E’ di recente riscontro che, nei pazienti affetti da cisti di echinococco, è stata individuata attraverso la titolazione delle IgG4 specifiche, la presenza di una proteina di 19kD denominata Eg19. Questa, si dimostra presente, in diverse bande di assorbimento tra la 19 e le 100kD Attraverso un test immunoblotting specifico è stato possibile titolare le IgG, IgG1 e IgG4 specifiche alla 38/40kD bande della Eg19 nel siero del 10% dei pazienti con tale patologia. La percentuale totale delle IgG, IgG1 e IgG4 nel siero dei pazienti in fase acuta e con cisti disseminate era decisamente più elevata rispetto a quelli siero-negativi o portatori delle sole cisti al fegato Addirittura, tali lavori, mostrano che il tasso di questa proteina (Eg19), decresce rapidamente nel siero dei pazienti in corso di trattamento Nonostante la presenza della Eg19 non sia di valido aiuto diagnostico, i dati confermerebbero però che, la presenza di detto antigene granuloso (Eg19), stimolerebbe una risposta specifica caratterizzata da specifiche IgG1 e IgG4 durante lo svolgimento della fase acuta della malattia da cisti di echinococco, cosa questa che suggerirebbe l’importanza della presenza della Eg19 nella diagnosi di stato della malattia 19 kD e malaria…… La 19kD carbossile terminale [MSP1(19)] è un dei maggiori componenti della risposta inibitoria all’invasione nell’immunità individuale alla malaria Sembrerebbe addirittura che, il vaccino della malaria usato di recente codifica per tale proteina (19kD) Attraverso la microscopia elettronica si è potuto dimostrare un aumento dell’espressione del gene che codifica tale proteina 19 kD e legionella……. La legionella è un patogeno intracellulare dei fagociti mononucleati, causa di polmoniti a volte fatali, specialmente nei soggetti in cui la risposta immune è compromessa E’ stato dimostrato di recente che, una lipoproteina associata ai peptidoglicani (PAL), di 19kD, altamente conservata di Legionella Pn induce una specifica risposta B e T mediata nei topi. Questo studio ha mostrato che questo antigene è un effettore molecolare che attiva i macrofagi attraverso la via del TLR2 (Tool Like Receptor) e produce citochine infiammatorie come IL-6 e TNF-α In vitro, l’inoculazione di tale proteina induce l’aumento, a livello della superficie cellulare, di CD40, CD80 e CD86, nonché molecole di classe I e II sul MHC I risultati di questi lavori dimostrano che, la lipoproteina associata ai peptidoglicani (PAL) della Legionella può attivare i macrofagi attraverso la via del TLR2 e questo induce la produzione di citochine specifiche ed espressione nonché co-stimolazione delle molecole sul sistema MHC 19 kD e Adenovirus…… Un’infezione latente da adenovirus amplifica fortemente lo stato infiammatorio dei polmoni nei soggetti fumatori ed è responsabile dello sviluppo successivo di malattia cronica ostruttiva polmonare L’adenovirus riesce ad eludere la risposta immune dell’ospite attraverso la via della 19kD che riduce l’espressione delle proteine di classe I sull’HLA La proteina 19kD mostra forti affinità con HLA-B7 e A2 confrontata con HLA-A1 e A3, verso i quali ha una minore affinità. Il recettore di adenovirus (CXADR) e l’integrina beta-5 (ITGB5), sono fattori dell’ospite che aumentano molto l’infezione del virus stesso La presenza del genotipo E1A di adenovirus è stato determinato attraverso la PCR specifica e si è visto che la presenza di questo porta ad una forte riduzione del FEV nei soggetti positivi, rispetto agli individui risultati negativi per E1A Allo stesso tempo però, non si è registrata nessuna differenza nella positività per E1A di Adenovirus nei confronti degli aplotipi con forte affinità (HLA-B7 e A2) con quelli a bassa affinità (HLA-A1 e A3) di 19kD. Il mistero irrisolto……. Spesso non è facile trovare una correlazione con i disturbi gastrointestinali da H. pylori e i test diagnostici a nostra disposizione. Pertanto, in un lavoro sperimentale fatto sulla popolazione tailandese sofferente di disturbi gastrointestinali, si è cercata una correlazione tra le bande del W. Blot e il rischio di malattia a tale livello Le bande immunoreattive verso le proteine specifiche sono state le seguenti: 116kD, 89kD, 37kD, 35kD, 30kD e 19kD che sono stati considerati veri marker di infezione corrente da H. pylori in percentuali diverse oscillanti dal 97% al 26% rispettivamente per ognuna di esse La presenza di anticorpi diretti verso gli antigeni CagA e VacA non era molto differente nel gruppo di pazienti affetti da disturbi gastrointestinali da H. pylori La simultanea presenza però degli anticorpi verso la 19kD e l’assenza di anticorpi verso la 35kD è risultata associata con una maggiore frequenza di rischio di cancro dello stomaco Al contrario, un’elevata immuno-reattività verso l’antigene 35kD è predittiva di sviluppo di ulcera peptica, mentre la presenza della 37kD è correlata con una riduzione di sviluppo della stessa. Analogamente bassi livelli di anticorpi verso la 23kD e la 85kD sono fortemente associati allo sviluppo di ulcera peptica Pertanto la presenza fissa della VacA e della CagA nei pazienti affetti da H. pylori è indipendente dalla malattia gastro-intestinale mentre invece vanno considerate sicuramente le altre bande sul W. blot 67 e 70 kD la 67 kD che si trova nel Western blot viene indicata spesso (come accade per la 55 kD) come una proteina flagellare del batterio (H. pylori) piuttosto atipica, alla quale, per quanto concerne l’utilizzo nei confronti del test sopradescritto, sembra assumere un ruolo di marginale importanza. La sua espressione invece, tende ad aumentare durante una patologia particolare: i linfomi In un recente lavoro si è cercato di mettere in evidenza quali possano essere i markers implicati a livello della matrice extracellulare in corso di differenziazione del carcinoma prostatico. Si è visto che ne esistono almeno 5; due di questi sono collageno di tipo IV, e cioè componenti collageno della membrana basale, mentre l’altro è la fibronectina, una proteina di adesione della matrice extracellulare. Gli altri sono metalloproteinasi-9 (un tipo IV di collagenasi), e la 67kD recettore della laminina. In uno studio comparativo tra ipertrofia prostatica benigna (IPB) e adenocarcinoma prostatico (CP) si è visto che sono proprio questi 4 markers che aumentano decisamente in corso di CP e tra questi la 67kD è quello più fedele nei riguardi del grado di sviluppo del tumore (riferito alla classificazione di Gleason). Questo fatto è di valido aiuto nella valutazione microscopica del tumore e ancora……… La 67kD recettore della laminina (67kD LR), è stata messa in stretta relazione con il carcinoma del collo dell’utero HPV mediato. Il dato più eclatante che emerso da questi studi è che l’espressione della 67kD aumenta in modo parallelo al grado di gravità del CIN con valori sempre più elevati nella transizione tra grado 2 e 3 fino al carcinoma vero e proprio Addirittura tale espressione aumenta in modo drammatico nella transizione dalla forma CIN-2 alla forma CIN-3, acquistando valore fondamentale come marcatore di proliferazione cellulare L’espressione di tale proteina, la 67kD, è decisamente aumentata nei carcinomi dell’ovaio nella percentuale dell’79% mentre lo è del 39% negli adenocarcinomi del seno, ma è rara nei mesoteliomi maligni (tumori delle cavità sierose, in genere, che difficilmente danno luogo a metastasi in organi a distanza come nel caso degli adenocarcinomi) I risultati ottenuti suggeriscono che la presenza della 67kD è di valido aiuto nella diagnosi differenziale tra carcinoma metastatico, per esempio di origine ovarica, e il mesotelioma maligno Questi dati suggeriscono pertanto che, l’assenza dell’espressione della 67kD in corso di mesotelioma maligno riduce quindi l’abilità da parte di questi tumori di formare metastasi a distanza (al contrario degli adenocarcinomi) Si ritiene da tempo che, la 67kD presente nel W. Blot x H. pylori sia di scarsa utilità nell’ambito del test suddetto per effettuare diagnosi di patologia legata al batterio stesso, in quanto è una proteina flagellare comune non solo all’H. pylori, ma anche a svariati altri tipi di batteri che secondo la classificazione ordinaria, appartengono alla famiglia dei cosiddetti “peritrichi” ovvero quei batteri flagellati che presentano i flagelli in diverse sedi sulla superficie esterna. Quelli più conosciuti sono i seguenti: Mycoplasma Pn Campylobacter jejuni Salmonella Pseudomonas aeruginosa H. pylori Vibrione E. coli Proteus H. pylori e infiammazione delle cellule epiteliali H. pylori E. coli Salmonella Pseudomonas Proteus Pertanto, quando si titola la 67kD, nel W. Blot per H. pylori, siamo veramente sicuri che sia legata al batterio stesso oppure a qualche altro flagellato non meno importante? La 70kD corrisponde alle hsp70 (proteine dello shock termico). La sua presenza è stata dimostrata nel 100% dei campioni esaminati in cui erano presenti varie specie di Amoeba (di cui uno soltanto appartenente al genere Trichoamoeba) In tutti i casi, la posizione della zona al blot, rilevata attraverso anticorpi monoclonali anti HSP-70, corrisponde al polipeptide con massa molecolare intorno ai 70kD La famiglia delle hsp70 include due tipi di proteine: HSC-70 e HSP-70. Le prime sono costitutive, onde il nome, e si trovano nel nucleo e nel citoplasma, le seconde possono essere mitocondriali (costitutive) o di nuova espressione (in questo caso risiedono nel reticolo endoplasmico e rivestono un ruolo fondamentale nella resistenza agli insulti metabolici). Sono codificate dal cromosoma 6, in prossimità dei geni HLA Tale famiglia funziona da chaperone, al fine di ripiegare i polipeptidi denaturati e impedire il cambio di conformazione nei successivi impulsi. Anche l’apoptosi indotta dal TNFα sembra essere prevenuta dall’espressione delle HSP70, così come avviene nel danno ossidativo E’ interessante notare come i macrofagi attivati si proteggano dalla produzione dei radicali liberi, da essi stessi indotta, mediante una maggiore espressione di HSP70 Le HSP70 funzionano come recettori per il virus Dengue sui monociti/macrofagi e cellule dendritiche. Anche la proteina di HBV (Hbx protein), necessaria per la trasformazione virus-mediata degli epatociti, si lega alle HSP70 mitocondriali in un ligando, da cui dipende la oncogenesi Le HSP70, infine, sono state identificate nel virus della rabbia e sono in grado di interagire con gli enterovirus, in particolare quello della poliomielite, il virus della stomatite vescicolare, e il vaccinia virus. Sono presenti in molte specie cellulari, compresi gli pneumococchi (streptococcus pneumoniae), dei quali costituiscono gli immunogeni più importanti e più specifici (si può ipotizzare un uso fondamentale di tali anticorpi nelle diagnosi delle infezioni da streptococcus pneumoniae) Una specificità analoga è stata dimostrata per lo streptococcus mutans, responsabile di alcune condizioni odontostomatologiche, quali le carie dentali Negli asmatici e negli allergici aumenta l’espressione delle HSP70 (addirittura può essere correlata al grado di attività della malattia) Importante coinvolgimento autoimmune delle HSP70 nei meccanismi patogenetici che sono alla base della schizofrenia Anticorpi simili compaiono nelle infezioni da leshmania, intervenendo nel processo di cronicizzazione della malattia, in quanto reagiscono anche nei confronti delle HSP70 omologhe dell’ospite. Questo meccanismo riveste un ruolo importante nella patogenesi dei disturbi viscero-cutanei, sia nell’uomo che nel cane Inquinanti ambientali e HSP70 Gli insulti ambientali sono in grado di attivare una risposta linfocitaria nei confronti di HSP70, la quale si esprime con la presenza di anticorpi in circolo. A tale proposito è stato condotto uno studio su un gruppo di lavoratori esposti al benzene, rispetto ad un gruppo di controllo, e si è visto che i soggetti esposti al tossico avevano un’alta incidenza di anticorpi anti HSP70, i quali sono stati indicati pertanto come marcatori diagnostici in tali condizioni La mielodisplasia stessa, come conseguenza dell’esposizione alle radiazioni (radioterapia oncologica), determina una forte riduzione delle HSP70 (la quale sarebbe la causa dei disturbi conseguenti e della radiosensibilità) HSP70 e discheratosi Le HSP in genere hanno un ruolo ben preciso nelle risposte infiammatorie della cute, nonostante siano state studiate in numero limitato di dermatiti, quali il lichen planus. Questa malattia, che si caratterizza per la formazione di lesioni papulo-squamose, è fortemente condizionata dal processo infiammatorio delle cellule dendritiche, le quali si attivano a seguito delle HSP prodotte dai cheratinociti Un fenomeno simile è stato osservato nella psoriasi e nelle desquamazioni cutanee in genere, con significativo aumento in circolo delle HSP72 La lesione cutanea, da esposizione al sole, sarebbe la conseguenza di un deficit di protezione da parte delle HSP70 HSP70 e malattie dell’orecchio interno Anche l’esposizione al rumore può portare alla formazione delle HSP70, analogamente a quanto si verifica nelle malattie autoimmuni dell’orecchio. Questo aspetto è stato riscontrato anche nella malattia di Ménière: 55 pazienti di entrambi i sessi, di età compresa tra i 29 e i 76 anni mostravano alti titoli di antiHSP70 nel 50% dei casi nella forma bilaterale e nel 15% in quella unilaterale Le cellule del sistema immunitario, infatti, riconoscono, nell’orecchio interno, numerosi antigeni e autoantigeni, soprattutto le HSP70, in particolare nella malattia di Ménière. Il tinnitus, le vertigini episodiche e la perdita neurosensoriale dell’udito, nella loro progressione, sono dovute, pertanto, al progressivo coinvolgimento del sistema immunitario, nella genesi dell’infiammazione, il cui elemento centrale risiede nella presenza delle antiHSP70 La genesi della malattia di Ménière è ancora sconosciuta, ma il meccanismo autoimmune che ne sta alla base è ormai accettato da numerosi autori. Osservazioni epidemiologiche sottolineano il ruolo scatenante di processi infettivi, soprattutto del genere herpesvirus, tra i quali spicca maggiormente quello della varicella-zoster (VZV), almeno nelle fasi acute di malattia HSP70 e malattia cardiovascolare Il ruolo protettivo delle chaperonine nei confronti degli insulti cellulari è stato particolarmente studiato nella malattia cardiovascolare. Di contro, gli anticorpi anti-HSP70 sono significativamente alti nella forma grave di angina instabile. Ciò conferma, indirettamente, il ruolo protettivo della HSP nella cardiopatia ischemica e nella ischemia da perfusione A seguito di un infarto, sono rilasciate in circolo, le HSP70, il cui dosaggio potrebbe essere considerato un vero e proprio marcatore dell’insulto ischemico Analogamente si verifica un aumento delle HSP a livello delle sinapsi coinvolte nell’insulto in caso di ischemia cerebrale L’infarto cerebrale, associato all’ipertensione arteriosa, ha un’incidenza decisamente più alta nei pazienti con anticorpi anti-HSP70, addirittura del 69%, rispetto ai controlli Le stesse anomalie rilevabili al tracciato ECG, quali i disturbi della conduzione elettrica, sono correlate alla presenza di anticorpi anti HSP-70 nel siero. Lo stesso accade in corso di fibrillazione atriale, nella quale le HSP hanno un’azione protettiva e la cui espressione sembra essere correlata alla prevenzione dell’aritmia 52 e 60 kD (Ro: Ssa) La cirrosi biliare primitiva (CBP) è associata spesso a disturbi di ordine reumatologico. SI è cercato di capire il nesso tra la presenza in circolo di questi “anticorpi anti-nucleo di tipo reumatico” nel quadro dei disturbi epatici ad impronta autoimmune come la CPB La presenza di anticorpi anti ENA è decisamente elevata (oltre il 30%) nei soggetti con cirrosi biliare primitiva rispetto a quelli con epatite autoimmune di tipo 1 e 2 e colangite sclerosante primaria nonché in soggetti affetti da LES La maggiore frequenza di reattività nei soggetti con CBP sembra essere rivolta maggiormente verso la frazione 52kD (Ro-Ssa) degli anti ENA Addirittura, i pazienti con questa frazione positiva(Ssa-Ro 52kD), avevano, nel, momento della diagnosi, un stadio istologico avanzato e livelli elevati di bilirubina e di IgM a paragone con soggetti negativi Pertanto, si può dire che, nei disturbi autoimmuni del fegato, la presenza degli anti ENA Ssa-Ro 52kD e degli anti ACA (anticentromero), hanno un’elevata specificità nei confronti dello sviluppo della CBP e può essere di rilevanza diagnostica nei casi in cui non siano presenti gli ab anti mitocondri, identificando soggetti in cui la malattia è maggiormente aggressiva e in stadio più avanzato Interessante inoltre è il riscontro di anticorpi anti Ro-Ssa 52kD e anti Ro-Ssa 60kD e di linfoadenopatia periferica, come prime manifestazioni del lupus eritematoso sistemico (LES). La presenza, tra l’altro, degli aplotipi HLA DR3 e B8, negli altri componenti eventuali della famiglia, confermerebbe la predisposizione familiare alla malattia. Addirittura la presenza dei geloni stessi nel corso del LES di Hutchinson (un sottotipo del LES), sembra essere legata alla presenza di detti anticorpi verso le due frazioni del Ssa-Ro e cioè la 52kD e la 60kD. In questi soggetti la presenza delle lesioni eritematose è localizzata prevalentemente a livello del volto, del naso, delle dita delle mani e dei piedi, delle ginocchia e delle caviglie ed è fortemente condizionata dalle variazioni climatiche. In questi soggetti si è visto, inoltre che, la presenza di questi anticorpi favorisce il viraggio dalla forma con geloni a quella classica del LES. Questo dato confermerebbe ancora una volta l’utilizzo a scopo diagnostico di detti anticorpi nei casi di LES, porpora iper-gammaglobulinemica e lupus neonatale Nei soggetti affetti da LES si è riscontrata la presenza di anticorpi diretti verso la seconda frazione del recettore serotoninergico 5-HT espresso nelle cellule del miocardio. Tali anticorpi erano diretti verso la frazione Ro-Ssa 52kD e reagivano prevalentemente nelle mamme di bambini con blocco cardiaco congenito (CHB). Studi iniziali, a tale proposito, hanno evidenziato la presenza di tale recettore (5HT) anche nell’atrio fetale, fatto confermato successivamente da studi elettrofisiologici. L’85% dei sieri provenienti da queste mamme presenta anticorpi anti Ro-Ssa, di cui l’82% sono diretti verso la frazione 52kD Recenti ricerche dimostrano che, l’ablazione del gene che codifica per la Ro 60kD, un comune autoantigene del LES, determina, nei topi una malattia similLES Il blocco cardiaco congenito è fortemente associato con la presenza di anticorpi diretti verso ribonucleoproteine solubili intracellulari: 48kd SSb/La, 52kD Ssa-Ro e 60kD Ssa-Ro. Si presume che la patologia si trasferisca dalla mamma al feto attraverso il passaggio transplacentare degli anticorpi. Nei casi fatali si assiste spesso ad un blocco AV irreversibile. Data l’elevata mortalità (più del 60% dei bambini), si ritiene opportuno spesso l’installazione di un pacemaker nei piccoli pazienti L’evento patogenetico che sta alla base di tutto questo sembra essere correlato alla presenza di anticorpi anti canali/Ca Il dato caratteristico, risultato in questi lavori è che il cuore delle mamme non presentava alcun disturbo in merito nonostante era esposto allo stessa presenza di anticorpi in circolo E la 34 kD? La 34 kD è il peso della fibrillarina una proteina presente nel nucleolo delle cellule, la quale rappresenta un auto-antigene maggiore, identificabile in molti pazienti con sclerodermia (sclerosi sistemica). Topi trattati con nitrato d’argento, sciolto nell’acqua da bere e somministrato per 5 settimane, hanno sviluppato anticorpi anti-nucleolo di tipo IgG ad alto titolo. Tali anticorpi legano una proteina del nucleolo di 34 kD, identificata appunto nella fibrillarina Anche la somministrazione di mercurio e oro induce anti-fibrillarina, ma in maniera meno specifica. Addirittura, la quota di questi anticorpi sale a valori elevati in presenza del mercurio dei vaccini La specificità degli autoanticorpi risiederebbe nella predisposizione H-2 dei topi, corrispondenti all’umano HLA Gli anticorpi anti-fibrillarina, anche denominati antiU3snRNP, sono presenti, secondo molti studi epidemiologici, nel 58% dei pazienti con sclerosi sistemica, così come in altre forme di malattie autoimmuni del connettivo, quali la connettivite mista nel 60%, la sindrome CREST (calcinosi, sindrome di Raynaud, dismotilità esofagea, sclerodattilia e telangectasia) nel 58%, LES nel 39%, artrite reumatoide nel 60%, sindrome di Sjogren nell’84%. 49 Principali autoanticorpi ANA 1. Omogeneo:Anti-istone 2. Periferico:Anti-dsDNA, Anti-lamina 3. Punteggiato:grande famiglia di antigeni non-istoni -Grossolano: Anti-Sm, Anti-U1-nRNP -Fine: Anti-Ro (Ssa 52 kD, Ssa 60 kD), Anti-La -Distinti punteggiati variabili in numero Anti-p80-coilina, Anti-p95 4. Nucleolare :Sclerodermia o associata (overlap) con altre autoimmunità DNA topoisomerasi: punteggiato nucleolare PM-Scl: omogeneo Fibrillarina (U3-RNP) NOR-90: punteggiato nucleolare 5. Centromero: CREST syndrome 6. Citoplasmatico: ANCA 50 ANA Negativo Positivo No malattia Lab errore s. Nefrosica periferico Anti-dsDNA SLE Diffuso (omogeneo) Anti-nucleoproteine SLE RA Centromero Nucleoli istone Raynaud’s Sclerodermia SLE RA CREST Slerodermia punteggiato RNP Sm RO (SS-A) La (SS-B) PcNA SLE SLE SLE SLE SLE RA Siogren’s Siogren’s Sclerodermia syndrome syndrome PM/Jo/Ku/Mi No specificità SLE RA Sclerodermia PM/DM Mal. epatica Altre malattie croniche infiammatorie Scl-70 51 ►Una sequenza di 6 aminoacidi della porzione NH2 terminale mostra un mimetismo molecolare con EBNA, mentre la porzione COOH terminale ha una omologia con la proteina p40 del capside di HSV-1. ►Tale mimetismo depone per un innesco infettivo degli autoanticorpi ►Gli epitopi immunogeni sono situati nelle porzioni esterne NH2 terminali (AA1-80) e COOH terminali (AA 276-321) della fibrillarina. 52 Alla luce dei dati attuali e delle convalide a livello scientifico, possiamo ancora essere sicuri che quando andiamo a fare il Breath-test per H. pylori stiamo realmente utilizzando un test mirato verso tale batterio? Sicuramente no, perché grazie alle nuove acquisizioni in campo laboratoristico si è arrivati a stabilire con certezza, attraverso metodiche basate sull’utilizzo degli anticorpi monoclonali che, le ureasi di cui parliamo sono di due tipi: la A e la B. Il dato fondamentale è che, la prima corrisponde alla 29kD e 30kD del W. Blot, mentre la seconda alla 66kD. Attraverso, quindi le metodiche di cui sopra, si è arrivati a stabilire che sicuramente il batterio le produce entrambe ma quella che viene titolata con l’Ubt è solo e soltanto la A e non la B. Quest’ultima, al contrario, può corrispondere anche alla ureasi B (66kD) del mycobatterio tubercolare Ci sono almeno altre 6 grosse categorie di agenti infettivi che sono produttori di ureasi in particolare le A e le B ma anche altri tipi di ureasi (D, E, F, G etc.) le quali, quest’ultime, non intervengono a livello strutturale dell’agente infettivo, ma bensì sono solo accessorie Pertanto, sulla scorta di questi dati. potremmo dire con certezza che, con l’Ubt stiamo titolando la ureasi A di H. pylori? BATTERI PRODUTTORI DI UREASI Streptococcus Mutans (responsabile delle carie dentali) Mycobatterium Tubercolosis (produttore di Ureasi B-66kD sul W. Blot Klebsiella Pn (artrite reattiva B27 + con spondilite anchilosante e/o disturbi respiratori e gastrointestinali:M. di Crohn) H. pylori (la sola Ureasi ad esso legata è la A: 24, 29 e 30 kD del W. Blot) anche la B (66 kD) non titolata da UBt; Proteus mirabilis Bordetella B. (l’attività ureasica si manifesta a livello urinario con la variazione del pH e formazione di calcoli di fosfato triplo-magnesiaco (struvite) (attività ureasica: 8,9 kD responsabile di quadri di bronchite e di polmonite ricorrente in bambini e anziani) Yersinia enterocolitica (responsabile di quadri di colite tossica, ma anche di rettocolite ulcerosa e di mimetismo molecolare con il recettore del TSH determinando quadri di gozzo nella M. di Basedow o nella tiroidite cronica autoimmune di Hashimoto. (L’attività ureasica è quella che le conferisce forte potere artritogeno nella genesi delle artriti reattive) Litiasi da Proteus Mirabilis La calcolosi (o litiasi) delle vie urinarie è una patologia di frequente riscontro associata ad alta morbilità ed alti costi economici e sociali. Si calcola che in Italia ogni anno vi siano circa 170.000 nuove diagnosi di calcolosi e che circa il 7% di tutta la popolazione sia portatore di un calcolo delle vie urinarie. Il calcolo non è altro che una "pietra" formata dalla aggregazione di alcuni minutissimi cristalli presenti nelle urine. Una volta formatosi, il calcolo può rimanere a livello renale e con il tempo può crescere di volume fino a causare una perdita della funzionalità renale. Alternativamente il calcolo può migrare lungo l'uretere e determinare una ostruzione del flusso urinario lungo l'uretere: si creano in tal modo i presupposti per la cosiddetta colica renale ovvero un dolore acuto altalenante, a carico della regione lombare che può irradiarsi anteriormente fino al testicolo nell'uomo o al grande labbro vulvare nella donna. Nella maggior parte dei casi il calcolo migra spontaneamente fino alla vescica da dove viene espulso durante la minzione. Il calcolo da Proteus Mirabilis è un calcolo composto da fosfato d'ammonio e magnesio (struvite). P. mirabilis è un batterio Gram negativo, anaerobio facoltativo, mobile per la presenza di flagelli peritrichi. Ha un'attività ureasica caratteristica. È il responsabile del 90% delle infezioni da Proteus. P. mirabilis è in grado di sostenere quadri infiammatori grazie alla presenza del lipopolisaccaride e dell'ureasi. Quest'ultima, producendo ammoniaca provoca lisi cellulare e digestione della matrice organica. La alcalinizzazione dell'urina provoca precipitazione di cristalli di calcio e struvite che, trascinati nelle vie urinarie, provocano sanguinamento, infiammazione e ostruzione. P. mirabilis è in grado di sostenere anche quadri sistemici caratterizzati da batteriemia e polmonite, soprattutto nei pazienti ospedalizzati. L'ureasi è un enzima, appartenente alla classe delle idrolasi, che catalizza l'idrolisi dell'urea in biossido di carbonio e ammoniaca con la seguente reazione: (NH2)2CO + H2O = CO2 + 2 NH3 Nel 1926 James Sumner dimostrò, tramite tecniche di cristallografia, che l'ureasi è una proteina. Con questo ed esperimenti successivi dimostrò l'ipotesi secondo cui tutti gli enzimi fossero di natura proteica. L'ureasi è stata successivamente trovata anche nei batteri, lieviti e in alcune piante. La struttura è composta da subunità alfa e beta in rapporto di 3:3. Una struttura particolare di ureasi è stata riscontrata in Helicobacter pylori, dove si combinano quattro copie dell'enzima (costituito da sei subunità): l'enzima ha nel complesso una forma tetraedrica ed è quindi formato in tutto da 24 subunità (α12β12). Questa organizzazione superiore conferisce stabilità addizionale all'enzima, che, in questo organismo, ha l'importante funzione di produrre ammoniaca per neutralizzare l'effetto degli acidi gastrici. formazione di calcoli urinari, proprio mediante la formazione di ureasi alle pielonefriti ascendenti da proteus ureasi+ consegue urolitiasi, a differenza di quanto non si verifica con i ceppi ureasi Un uomo di 81 anni morì a seguito di idronefrosi, con iperammoniemia da proteus, che gli provocò una encefalopatia letargica 59 Corynebacterium renale e pilosum: ureasi+ correlata a formazione di calcoli urinari Yersinia enterocolitica 3: artrite per mimetismo tra ureasi e B27 il fungo cryptococcus neoformans produce grandi quantità di enzima, il quale è considerato un importante fattore di virulenza, come per histoplasma capsulatum, trichosporon e aspergillus 60 Ureasi batteriche (urea amide-idrolasi; E.C. 3.5.1.5.): Famiglia di metallo-enzimi, in cui lo ione Ni2+ è presente nel sit,che catalizzano l’idrolisi dell’urea con produzione di 2 molecole di ammoniaca e ad una di acido carbonico. L’ureasi è un metallo-enzima che contiene Nichel nel sito attivo Oltre all’ureasi gli altri metallo-enzimi noti per contenere Ni sono: Methyl-CoM reduttasi (metanogenesi), hydrogenase (idrogeno come substarto o come prodotto), superossido dismutase (2O2-+2H+H2O2+ O2), monossido di carbonio deidrogenasi (CO + H2O CO2 + 2 H) e acetil coenzima A sintetasi, Geni coinvolti nella biosintesi delle ureasi batteriche e loro organizzazione Organizzazione genica dell’operone ureasi di Streptococcus thermophilus e di S. salivarius Ruolo fisiologico delle ureasi batteriche Il ruolo fisiologico delle ureasi in molti batteri può essere duplice. In alcuni casi la degradazione dell’urea ha un ruolo “nutrizionale” poiché libera ioni ammonio che rappresentano una fonte di azoto assimilabile. In altri casi può anche essere un sistema efficace per il controllo del pH dell’ambiente (ecosistema) in cui vive il microrganismo. L’attività ureasica è sicuramente un ottimo sistema di controllo del pH a livello gastrico per Helicobacter pylori che grazie all’attività di una ureasi periplasmatica riesce a creare un microambiente neutro all’interno di un sistema estremamente acido. Analogamente anche S. salivarius, riesce a mantenere un pH vicino alla neutralità nelle regioni della cavità orale dei mammiferi che rappresentano il suo naturale habitat. Durante l’ingestione di cibo nel cavo orale si ha una forte diminuzione del pH che S. salivarius controlla idrolizzando l’urea a ammoniaca e CO2. Contemporaneamente, può utilizzare parte dell’ammoniaca generata dall’attività ureasica come fonte di azoto. J Bacteriol. 1991 Feb;173(3):937Feb;173(3):937-46 Identification, characterization, and spatial localization of two flagellin species in Helicobacter pylori flagella. Kostrzynska M, M, Betts JD, JD, Austin JW, JW, Trust TJ. TJ. Department of Biochemistry and Microbiology, University of Victoria, Victoria, British Columbia, Canada. Flagellar filaments were isolated from Helicobacter pylori by shearing, shearing, and flagellar proteins were further purified by a variety of techniques, including CsCl density gradient ultracentrifugation, ultracentrifugation, pH 2.0 acid disassociationdisassociation-neutral pH reassociation, and differential ultracentrifugation followed by molecular sieving with a Sephacryl SS-500 column or Mono Q anionanion-exchange column, and purified to homogeneity by preparative sodium sodium dodecyl sulfatesulfatepolyacrylamide gel electrophoresis and transfer to an Immobilon membrane. Two flagellin species of pI 5.2 and with apparent subunit molecular weights (Mrs) of 57,000 and 56,000 56,000 were obtained. NN-terminal amino acid analysis showed that the two H. pylori flagellin species were related to each other and shared sequence similarity with the N-terminal amino acid sequence of Campylobacter coli, Bacillus, Salmonella, Salmonella, and Caulobacter flagellins. Analysis of the amino acid composition of the predominant 56,00056,000-Mr flagellin species isolated from two strains showed that it was comparable to the flagellins of other species. The minor 57,000 57,000--Mr flagellin species contained a higher content of proline. Immunoelectron microscopic studies with polyclonal monospecific monospecific H. pylori antiflagellin antiserum and monoclonal antibody (MAb) 72c showed that the two differentdifferent-Mr flagellin species were located in different regions of the assembled flagellar filament. The minor 57,00057,000-Mr species was located proximal to the hook, and the major 56,00056,000-Mr flagellin composed the remainder of the filament. Western immunoblot immunoblot analysis with polyclonal rabbit antisera raised against H. pylori or Campylobacter jejuni flagellins flagellins and MAb 72c showed that the 56,00056,000-Mr flagellin carried sequences antigenetically crosscross-reactive with the 57,00057,000-Mr H. pylori flagellin and the flagellins of Campylobacter species. This antigenic crosscross-reactivity did not extend to the flagellins of other gramgram-negative bacteria. The 56,00056,000-Mr flagellin also carried H. pyloripylori-specific sequences recognized by two additional MAbs. The epitopes for these MAbs were not surface exposed on the assembled assembled inner flagellar filament of H. pylori but were readily detected by immunodot blot assay of sodium dodecyl sulfate sulfate--lysed cells of H. pylori, suggesting that this serological test could be a useful addition to those currently employed employed in the rapid identification of this important pathogen e ancora…… 25kD corrisponderebbe al TGF-beta di Mycobacterium tubercolosis 62kD sarebbe anch’essa o forse solo questa, l’ureasi B di micobatterio (mentre la 66kD solo dell’H. pylori; la presenza di quest’ultima inoltre (66kD), sembrerebbe molto importante nella genesi delle cosiddette porpore trombocitopeniche) 14kD, 18kD, 21kD, 28kD, 41kD, 45kD, 58kD, 66kD e 93kD sia IgG che IgM sono le bande di assorbimento della Borrelia B. su uno specifico immunoblotting (specie quelle sottolineate), con le quali ci sono forti analogie con quelle di H. pylori e di Mycobacterium t. La 14kD invece è fortemente correlata alla presenza di M. di Lyme in fase acuta (forte affinità di legame con le IgM, presenti dopo 3 settimane, dirette verso la regione 14kD della flagellina e della OspC, ovvero la proteina C della superficie esterna), ma anche cronica (legata alla comparsa delle IgG dopo almeno 4-6 settimane, con le stesse affinità di legame) Case 8-2004 — A 28-Year-Old Man with Abdominal Pain, Fever, and a Mass in the Region of the Pancreas William R. Brugge, et al. 67 Un uomo di 28 anni (immigrato dal Marocco 13 mesi prima) è ricoverato in ospedale, per dolori addominali e febbre. I sintomi sono cominciati 10 giorni prima, con un dolore epigastrico, protratto fino a due giorni prima del ricovero, quando il dolore, ora localizzato nei quadranti superiore e inferiore di destra, si accompagna a nausea continua e accentuata, ma senza vomito. Evacuazione il giorno dell’ammissione in ospedale. È presente freddo, senza rigor vero e proprio. Non ha mai avuto interventi chirurgici all’addome, né diarrea, melena, o contatti con persone malate. malate 68 T. 38,3°C, con Fc 89 e 18 atti respiratori/minuto; PA 110/65. Dolore addominale non particolarmente forte; ascoltazione dei polmoni e del cuore nella norma; non ittero. Tensione nei quadranti di destra, superiore e inferiore, senza retrazione. Non si riscontrano masse o ernie. Esplorazione rettale normale. Non sangue occulto nelle feci. Chetoni nelle urine (+); il sedimento contiene fino a 2 emazie, con 3-5 bianchi per campo, con pochi batteri. Nella norma: urea, creatinina, glucosio, bilirubina tot., elettroliti, GOT, GPT, amilasi, lipasi, f, alcalina e gastrina. Esame sierologico per helicobacter pylori positivo. 69 70 I radiogrammi dell’addome, ottenuti in posizione supina e ortostatica non mostrano dilatazione o livelli idro-aerei dell’intestino. Non è visibile aria libera intraperitoneale, né anomale calcificazioni o alterazioni ossee di rilievo. 71 La TAC addomino-pelvica, dopo mezzo di contrasto, orale e intravenoso, rivela un aumento eterogeneo del segnale e una struttura multicistica (4,2-2,9 cm), in prossimità della testa del pancreas. Una di queste masse cistiche, di 1,5 cm in diametro, è contigua alla testa e al collo del pancreas, regolare nelle porzioni restanti. Tutti gli altri organi appaiono nella norma. Non sono evidenti linfoadenopatie retroperitoneali. 72 Si sospende l’assunzione di cibo e si infondono liquidi ed elettroliti, insieme a: Ranitidina Metronidazolo Ampicillina Eparina minidosi Morfina 73 Temperatura: 39,2°C. EGS, insieme a ultrasuonografia endoscopica, mostra un aspetto normale dei tratti esplorati, mentre la testa del pancreas contiene anomalie parenchimali, caratterizzate da fili iperecogeni, foci ipoecogeni. Una massa globulare ipoecogena, eterogenea, con componenti sia solide, sia cistiche, di 4,2-2,9 cm, si mostra adiacente al collo del pancreas: di origine oscura, i margini sono scarsamente definiti. L’esame dell’aspirato esclude la presenza di cellule maligne. Si evidenziano abbondanti elementi di infiammazione acuta, con aree focali di infiammazione cronica e reattiva dell’epitelio duttale, suggestive di un ascesso. 74 La temperatura massima è di 38,6°C. Un’altra TAC addomino-pelvica, mirata a delineare l’area peripancreatica e il pancreas più chiaramente, mostra ancora una massa multicistica, approssimativamente di 3,2-5,1 cm, contigua alla testa del pancreas. Ben evidenti le vene splenica, mesenterica superiore e porta, così come l’arteria mesenterica inferiore 75 In A: multipli piccoli noduli cistici nell’area periportale In B (in area leggermente caudale, rispetto alla precedente): contiguità dei noduli alla testa del pancreas 76 La TAC: multipli noduli cistici di varia grandezza nella regione della porta epatica. Nella regione della testa del pancreas, tali cisti sono contigue, ma separate dalla ghiandola. I dotti, pancreatico e biliare, non sono dilatati. Non si riscontrano linfoadenopatie in altri organi. Piccola raccolta ascitica nella pelvi. L’agoaspirato esclude una patologia neoplastica. Si può pensare a una malattia acuta infettiva (brivido e febbre), oppure un processo molto maligno, quale un linfoma. Il segno di Murphy (arresto del normale movimento respiratorio, durante l’inspirazione e la compressione del quadrante superiore destro) risulta negativo (colecistite esclusa). Inoltre, alla TAC non si evidenziano calcificazioni di pancreas, milza e fegato; non ostruzione dell’intestino o delle vie biliari (assenza di ittero). Il fegato è normale e non si evidenziano patologie a questo livello (cirrosi, ascite, ascesso). Le lesioni cistiche si accrescono dopo somministrazione intravenosa del mezzo di contrasto. 77 la pancreatite acuta è la forma più frequente, ma in questo caso non si evidenziano segni di flogosi acuta; il cistoadenoma e il tumore delle isole pancreatiche avrebbero mostrato un aumento della vascolarizzazione, nei siti di lesione; il tumore pseudopapillare è una rara forma cistica, soprattutto nelle donne giovani. Spesso tali tumori possiedono recettori per il progesterone (non aumentano con l’infusione del mezzo di contrasto); il cistoadenoma mucinoso origina dall’epitelio mucinoso, presente all’interno del parenchima pancreatico, ma è spesso associato a stroma ovario-simile adiacente alle lesioni cistiche (già raro nelle donne); una neoplasia maligna cistica mucinosa potrebbe avere molte delle manifestazioni del paziente magrebino, ma è anch’essa molto rara; il linfoma del pancreas può rievocare il quadro (intenso dolore addominale e febbre), ma le lesioni sono solide e non cistiche. cistiche 78 Le cellule infiammatorie, nell’aspirato, suggestive per origine infettiva. Assenza di inclusioni intranucleari escludono una forma virale. Una causa fungina è esclusa dalla assenza di una pancreatite acuta e di necrosi (candida albicans sarebbe l’agente più comune, ma non è presente nell’aspirato). Infezione tubercolare primaria: comincia nei linfonodi peripancreatici ed è spesso accompagnata da lesioni cistiche e complessi, che mimano una neoplasia. È compatibile con la sintomatologia descritta (febbre, dolore e tensione addominale). Lasciata a se stessa, una tubercolosi del pancreas è altamente letale e molti casi sono diagnosticati al momento di un intervento chirurgico. 79 Si procede a una pancreatotomia del collo del pancreas. Photograph of the Gross Specimen Obtained during Distal Pancreatectomy. The mass, 3 cm in diameter, had been located at the level of the pancreatic neck. The cut surface is mottled white, tan, and brown and contains cystic areas lined by tan, granular, necroticappearing tissue. 80 81 Photomicrographs of the Specimen Obtained during Distal Pancreatectomy (Hematoxylin and Eosin). Microscopical examination shows that the mass consists of matted lymph nodes with granulomatous lymphadenitis (Panel A, x100); in areas (right), the granulomas coalesce. Many of the granulomas contain amorphous, eosinophilic, granular debris, indicating caseation necrosis (Panel B, x200). Panel C (x200) shows the edge of a large necrotic zone (top right) that is lined by palisading histiocytes. Panel D (x100) shows that the inflammatory process extends from the peripancreatic lymph nodes (right) into the pancreas (left) and is characterized by inflammation, fibrosis, and acinar atrophy. A residual islet of Langerhans is present (top left). Il paziente, a questo punto, viene sottoposto a terapia antitubercolare per sei mesi. La malattia sarebbe una riattivazione di una forma contratta in Marocco. L’ipotesi diagnostica, formulata dai medici del Massachusetts Hospital, è condivisibile sotto molti aspetti, ma… quale relazione può esistere tra l’infezione tubercolare e quella gastrica? E poi: l’una potrebbe interagire con l’altra? 82 Un uomo angolano di 47 anni presentò i seguenti sintomi: dolore addominale, febbre, perdita di peso e sudorazione notturna. Ultrasonografia: ingrossamento dei linfonodi, nell’ilo epatico; esame obiettivo: lieve tensione nel quadrante addominale superiore destro. Prova della tubercolina: francamente positiva. Endoscopia: multiple ulcere dello stomaco, con helicobacter positivo al test rapido. Aspirato ecoguidato dei linfonodi ilari del fegato: stato di infiammazione cronica granulomatosa. Eseguita la terapia eradicante di helicobacter, insieme alla somministrazione degli inibitori della pompa protonica, rimasero immodificati il dolore epigastrico e la presenza delle ulcere. Nel frattempo, la coltura dell’aspirato comportò la crescita di mycobacterium tuberculosis multiresistente. La terapia antitubercolare ottenne, come risultato, la guarigione completa di questo paziente, contemporaneamente alla eradicazione del batterio gastrico 83 È stato dimostrato che l’infezione da helicobacter, nei disordini del tessuto connettivo è associata ad alti livelli di anticorpi anti-hsp65 (heat shock proteins) di mycobatteri. Questo fenomeno potrebbe essere suggestivo di una interazione tra patogeni, che potrebbe contribuire a innescare alcuni processi patologici, soprattutto autoimmuni, quali la sclerosi sistemica. 84 Uno studio condotto su 221 adulti di una popolazione urbana africana, ha permesso di osservare che la patogenicità di helicobacter dipende anche dalla virulenza di altri agenti infettivi. Per determinare la prevalenza di una patologia gastroduodenale e la sua relazione con i marcatori anticorpali del batterio gastrico, è stata considerata l’infezione da HIV. L’81% del campione era sierologicamente positivo per helicobacter, mentre il 35% era sieropositivo per HIV. 119 soggetti furono esaminati con endoscopia e solo 14 avevano lesioni gastroduodenali. Di questi, 12 risultarono positivi per helicobacter, ma nessuno per HIV. I 12 in questione avevano ricevuto, in passato, una immunizzazione BCG. Tutto ciò avvalora l’ipotesi che debbano esistere importanti correlazioni tra diverse specie batteriche e che, per arrivare a lesioni conclamate della mucosa digestiva, occorre una piena funzionalità dei linfociti CD4+ (HIV-). 85 Uno studio epidemiologico del 1992, condotto nella Cina del sud, ha permesso di individuare un aumento di prevalenza della infezione da helicobacter, quando esiste una storia clinica di tubercolosi 86 Più recentemente, è stato osservata la prevalenza della positività, nella prova alla tubercolina, in una coorte di 346 pazienti ospedalizzati, tra coloro che avevano sofferto di ulcera peptica. La coesistenza dei due fattori infettivi, in ordine alla nozione di suscettibilità, sarebbe legata al sistema di istocompatibilità, in particolar modo a HLA/DQ5, almeno nella popolazione cambogiana. 87 Un altro aspetto affascinante della questione è la possibilità di eradicare l’infezione da helicobacter (anche a livello di anticorpi IgG), mediante farmaci antitubercolari, naturalmente nei soggetti con immunizzazione al bacillo di Koch 88 Il potenziale terapeutico dell’omeopatia si misura in questo caso, probabilmente, con la possibilità di individuare un farmaco sovrapponibile, nel criterio di similitudine, alla patologia tubercolare e gastrica. Non dimentichiamo, infatti, che i disturbi cominciano 10 giorni prima del ricovero, con dolori epigastrici 89 262 Sapore dolciastro, con saliva striata di sangue (5° giorno) 263 Sapore di sangue in bocca, per tutto il tempo dell’esperimento 483 Tosse, con espettorato di muco e piccoli puntini di sangue. 484 Tosse, con espettorazione di muco sanguinolento, pesantezza al torace e respiro corto, soprattutto salendo per la montagna (6°, 18° giorno) (Ng.). 485 Espettorazione sanguigna, quando si schiarisce la gola. 486 Dopo raucedine e sapore di sangue in bocca, tosse, con espettorazione di sangue rosso chiaro, tra bruciore e pesantezza sul torace, calore e arrossamento nel volto e tremore per tutto il corpo (4°) 498 Pesantezza del torace, come da accumulo di sangue (4°, 5°, 7°) 699 Senso di abbattimento in tutto il corpo, rilassatezza e voglia di piangere, la mattina, subito dopo essersi alzata. 776 Attacchi serali di brivido; spesso con i capelli si drizzano, mani e unghie bluastre, battito dei denti e scuotimento; a volte anche con conseguente calore notturno e sudore mattutino (Ng.). 783 È sempre calda e ansiosa, di mattina, prima del flusso (42°) 787 Sudore al mattino. 90 In ammonium carbonicum mancano i sintomi addominali descritti, ossia il dolore localizzato nei quadranti superiore e inferiore di destra (citati, solo nella prefazione, i sintomi relativi al fegato, ma francamente non li troviamo del tutto attinenti)… …anche se sono presenti la nausea (non in grassetto: 279, 280, 281 e in grassetto, dopo il pasto: 300), il dolore epigastrico (10 giorni prima del ricovero: 313) e la sensazione di freddo (772). 91 1217 Con una debole espettorazione dal torace, piccole striature di sangue (dopo 4 giorni) 1218 Espettorazione di sangue, con il muco, tossendo (dopo 24 ore) 1219 Espettorazione di muco, con sangue, durante una tosse breve e modica (dopo 36 ore) 1220 Espettorazione di sangue, con rigurgito debilitante, senza dolore, il giorno prima e i primi giorni delle regole 1620 Facilità a prendere freddo, all’aperto e quindi colica, dolore alla nuca, rigidità delle braccia, odontalgia, lacrimazione, singhiozzo, taglio e lancinazione nello scrobiculus cordis e sopra, senso di confusione alla testa, o alla fine freddo, con mani e piedi caldi, accompagnati a guance bollenti, etc. 1633 Fuoriuscita di sangue da varie parti del corpo, con la tosse, nelle gengive, nelle varici anali, etc. 1832-1854 (numerosi sintomi relativi al brivido ricorrente) 1909 Sudore notturno (dopo 1 e 5 giorni) 92 Con una buona impronta tubercolare, phosphorus garantisce la presenza di tutti gli altri sintomi descritti dal NEJM, nel caso clinico in questione, ossia: dolore localizzato nei quadranti superiore e inferiore di destra (815 Pinzettamento di un piccolo punto, negli ipocondri, soprattutto nel lato destro, che scompare con lo sfregamento; 822 Fitte nell’ipocondrio destro e, talvolta, dentro di esso; a volte con bruciore della pelle, che scompare grattando, o con una sensazione che si sia conficcato qualcosa), compresa la nausea (da 725 a 737) e il dolore epigastrico (10 giorni prima del ricovero: 770, 773, 793). In più, dobbiamo considerare i segni di distensione addominale, particolarmente presenti in phosphorus: 850 Addome molto pieno; 851 Addome molto disteso; 859 Fitta sorda nel lato destro dell’addome; 882 Dolore nell’ipogastrio destro, sopra l’anca, come se ci fosse qualcosa di gonfio e ferito; dolore contusivo, quando toccava; 885 Colica crampoide del tipo peggiore, dapprima nel lato destro, poi posteriormente, verso la schiena (anche nel testicolo destro) e in alto, verso la regione gastrica, con sudorazione, gemito forte e contorcimento dei muscoli facciali (dopo 7 giorni) 93