Parte I: Le Sette Innocenti Truffe Mortali Innocente Truffa Mortale 1: Il governo federale deve trovare fondi attraverso la tassazione o indebitandosi, per poter spendere. In altri termini, la spesa del governo è limitata dalla sua capacità di tassare o di indebitamento. I fatti: La spesa del governo federale non è mai vincolata operativamente dalle entrate, e ciò significa che non esiste un rischio di insolvenza. In altre parole, il governo federale può sempre effettuare ogni tipo di pagamento, di ogni entità, a prescindere da quanto sia l’ammontare del deficit, o da quanto scarso sia il gettito fiscale. Chiedete ad ogni membro del Congresso (come ho fatto io più volte), o ad ogni privato cittadino, come funzioni tutto ciò, ed egli o ella vi risponderà empaticamente che: “…il governo deve tassare oppure indebitarsi per avere fondi da spendere, così come ogni famiglia deve in qualche modo ottenere la moneta di cui ha bisogno per spendere.” E da ciò deriva l’inevitabile domanda riguardo a sanità, difesa, previdenza, e di tutto e di più riguardo alla spesa pubblica: Come faremo per pagare questi servizi? Questa è la domanda centrale, cui nessuno sa rispondere correttamente, e capire la giusta risposta a questa domanda è il nocciolo dello scopo generale che sta dietro alla stesura di questo libro. Nelle prossime righe, vi sarà tutto rivelato senza teoria né filosofia: solo alcuni fatti, duri e freddi. Rispondo a questa domanda osservando in primo luogo come il governo tassi esattamente, e in seguito come esso spenda. Come tassa il governo federale? Iniziamo ad osservare cosa accade se pagate le vostre tasse con un assegno. Quando il governo degli Stati Uniti incassa il vostro assegno, e questo è depositato e “liquidato”, tutto quello che il governo fa è diminuire l’entità della cifra che rappresenta il vostro conto, poiché esso sottrae l’ammontare del vostro assegno dal saldo del vostro conto in banca. Il governo ottiene effettivamente qualcosa di reale da dare a qualcun altro? No, non è come se ci fosse una moneta d’oro da spendere. Potete vedere come questo accada con l’online banking: guardate il saldo nel vostro conto corrente o sullo schermo del vostro computer. Poniamo che il saldo del vostro conto sia di $ 5000 e che voi firmiate un assegno di $ 2000 per il governo. Quando l’assegno è liquidato (viene processato), cosa accade? Il 5 diventa un 3 e il vostro nuovo saldo è di $ 3000. Tutto proprio davanti ai vostri occhi! Il governo in realtà non ha “preso” nulla da dare a qualcun altro. Nessuna moneta d’oro infilata in un sacchetto presso la Fed. Ha soltanto cambiato le cifre del conto corrente: nulla è “andato” da qualche parte. E cosa succede se doveste andare dall’ufficio locale dell’Agenzia delle Entrate (IRS office negli USA) a pagare le vostre tasse con del denaro effettivo? Per prima cosa, consegnereste la pila di vostre banconote dovute come pagamento. Poi, l’impiegato le conterebbe, vi restituirebbe una ricevuta e, speriamo, un grazie per aver contribuito alla previdenza, agli interessi sul debito nazionale, e alla guerra in Iraq. Successivamente, dopo che voi, i contribuenti, uscite dalla stanza, l’impiegato prende quel denaro, da voi guadagnato con fatica, che gli avete appena consegnato, e lo getta in un distruggidocumenti. Ebbene si, viene gettato via. Distrutto! Perché? Non ha più alcuna utilità. Proprio come un ticket del Super Bowl. Dopo che entrate nello stadio e date al controllore un biglietto che valeva forse $1000, lui lo strappa e lo butta via. In realtà, potete effettivamente comprare della moneta triturata a Washington, D.C. Quindi se il governo getta via il vostro contante dopo averlo ricevuto, come può quel cash servire per ripagare qualcosa, come la previdenza e tutto il resto della spesa pubblica? Non lo fa. Potete capire ora perché non ha alcun senso pensare che il governo debba ottenere il denaro dalla tassazione, per poter spendere? In nessun caso esso “prende” davvero qualcosa che in seguito “utilizza”. Perciò, se il governo in realtà non ottiene nulla quando tassa, come e cosa spende? Come spende il governo federale Immaginate di essere in attesa che il vostro pagamento di $ 2000 per la Sicurezza Sociale sia accreditato al vostro conto corrente, in cui vi sono già $ 3000. Se state guardando il vostro conto sullo schermo del computer, potete vedere come il governo spenda senza avere nulla da spendere. Incredibile! Improvvisamente il saldo del vostro conto che ammontava a $ 3000, ora ammonta a $ 5000. Che cosa ha fatto il governo per fornirvi quel denaro? Ha semplicemente modificato la cifra del vostro conto corrente da 3000 a 5000. Non ha preso e infilato una moneta d’oro in un computer. Tutto ciò che ha fatto è stato modificare una cifra nel vostro saldo, scrivendo dei dati nel suo foglio elettronico, che è collegato a tutti gli altri fogli nel sistema bancario. La spesa del governo è fatta tutta tramite modifiche di dati nel proprio file, chiamato “Il sistema monetario del dollaro USA”. Ecco una citazione del buon Ben Bernanke, Presidente della Federal Reserve, nella trasmissione 60 Minutes: SCOTT PELLEY: E’ denaro proveniente dalla tassazione quello che la Fed spende? GOVERNATORE BERNANKE: Non è denaro da tasse. Le banche hanno dei conti correnti presso la Fed, così come si può avere un conto presso una banca commerciale. Perciò, per prestare ad una banca, usiamo semplicemente il computer per accreditare i conti che esse hanno con la Fed. Il Governatore della Federal Reserve ci sta raccontando, in un semplice inglese, che essa trasferisce denaro (spende e presta) semplicemente modificando cifre in conti correnti bancari. Non esiste qualcosa come dover “incassare” tasse (o indebitarsi) per creare una voce del foglio elettronico chiamata “spesa pubblica”. Dati informatici che non vengono da nessuna parte. Tutti lo sanno! Dove altro possiamo vedere che questo accade? La vostra squadra segna un goal e il punteggio cambia, poniamo, da 7 a 10 punti. Per caso qualcuno si chiede da dove lo stadio abbia preso quel punto? Certo che no! Oppure, ad esempio, riuscite a colpire 5 birilli nel gioco del bowling e il vostro punteggio va da 10 a 15. Vi preoccupate per caso di dove la pista da bowling abbia preso quei punti? Pensate che tutte le piste da bowling o gli stadi di football debbano avere una “riserva di punti” in una “scatola chiusa” per assicurarsi che voi possiate ottenere i punti che avete segnato? E se la pista scopre che avete commesso un’infrazione con i piedi e vi abbassa il punteggio di 5 unità, per caso adesso la pista da bowling ha più punti da concedere? Certo che no! Sappiamo tutti come funzionano le voci elettroniche, ma in qualche modo questo è stato completamente stravolto dai nostri politici, dai media, e soprattutto dai principali media mainstream. Tenete a mente solo questo come punto iniziale: il governo federale non si trova mai nella situazione di “avere” o “non avere” dei dollari. Esso è proprio come lo stadio, che non “ha” o meno una scorta di punti da dare. Quando si tratta del dollaro, il nostro governo, per mezzo delle agenzie Federali, della Federal Reserve e del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, è colui che tiene il punteggio (e fa anche le regole!). Ora avete le risposte operative alla domanda: “Come pagherete per questo?”. E la risposte è: nello stesso modo in cui il governo paga qualsiasi cosa, modificando cifre nei nostri conti correnti. Il governo federale non sarà mai “a corto di denaro”, come il nostro Presidente ha erroneamente ripetuto. Non esiste una cosa del genere. Né dipende in alcun modo dall’”ottenere” dollari dalla Cina o da qualunque altra parte. Tutto ciò che al governo serve per spendere è modificare delle cifre al rialzo nella propria banca, la Federal Reserve. Non esistono limiti numerici alla quantità di moneta che il nostro governo può spendere, ogni volta che esso voglia spendere (ciò include il pagamento degli interessi, così come la previdenza sociale e le spese mediche). Ciò comprende tutti i pagamenti effettuati in dollari dal governo a chiunque. Questo non significa dire che una spesa pubblica eccessiva non potrebbe far alzare i prezzi (inflazione). Ma è dire che il governo non può restare “al verde” e non può essere in bancarotta. Semplicemente, una cosa del genere non esiste.1 Quindi perché nessuno, al governo, sembra capire questo concetto? Perché la Commissione Ways and Means del Congresso [organo che coordina e controlla la tassazione e il bilancio, ndt] si preoccupa di “come ripagheremo la spesa”? Potrebbe essere perché queste persone credono alla nozione popolare secondo cui il governo federale, proprio come ogni famiglia, debba in qualche modo “ottenere” la moneta prima di essere in grado di spenderla. Sì, hanno sentito che la famiglia è differente da un governo, ma non ci credono molto, e non c’è mai una spiegazione convincente che per loro abbia un senso. Quello che sembrano non capire è la differenza tra spendere la moneta che solo tu crei, e spendere la moneta che crea qualcun altro. Per utilizzare propriamente quest’analogia fra governo federale e famiglia, in una maniera sensata, consideriamo di seguito l’esempio di una “moneta” creata da una famiglia. La storia inizia con i genitori che creano dei buoni, utilizzandoli per poi pagare i loro figli in cambio di varie faccende domestiche. In più, per “rendere vivo” il modello, i genitori richiedono che i figli paghino loro una tassa di 10 buoni a settimana, onde evitare una punizione. La situazione replica da vicino la tassazione nell’economia reale, dove dobbiamo pagare le tasse o scontare una pena. I buoni sono ora la nuova moneta della famiglia. Pensate ai genitori come se “spendessero” questi buoni per “comprare” servizi (faccende) dai loro figli. Con questa nuova moneta familiare i genitori, come il governo federale, sono adesso gli emettitori della propria moneta. E ora potete vedere come una famiglia con la sua moneta sia molto simile a un governo con moneta propria. Iniziamo ponendoci alcune domande su come funzioni questa nuova moneta familiare. I genitori devono in qualche modo avere prima dai propri figli i buoni con cui poi li pagano per svolgere i lavoretti? Certo che no! In realtà, i genitori devono prima spendere i loro buoni, pagando i loro figli per aver svolto i lavoretti, per essere in grado di ottenere il pagamento dei 10 buoni a settimana dai figli stessi. Come altro potrebbero i figli ottenere i buoni che devono ai loro genitori? Allo stesso modo, nell’economia reale, il governo federale, così come questa famiglia con i suoi buoni, non deve risparmiare i dollari che poi spende, tramite la tassazione o l’indebitamento, o altro, prima di poterli utilizzare. Con le moderne tecnologie, il governo non deve nemmeno stampare i dollari che spende, come invece i genitori dell’esempio, che stampano i propri buoni. Ricordate, il governo stesso non ha né deve avere dollari, non più di quanto la 1 So che proprio adesso avete in mente questa domanda. Risponderò ad essa più avanti nel libro, ma fatemi esporla e rispondervi velocemente per spazzare via i dubbi. D: Se il governo non tassa perché ha bisogno di denaro da spendere, allora perché tassa? R: Il governo federale tassa per regolare quello che gli economisti chiamano “domanda aggregata”, che è una parola estrosa per dire “potere d’acquisto”. In breve, questo significa che se l’economia è troppo “calda”, allora tassare la “raffredderà”, e se è troppo “fredda”, allo stesso modo, il taglio delle tasse la “riscalderà”. Le tasse non riguardano l’ottenimento di denaro da spendere, bensì la regolazione del nostro potere d’acquisto, affinché non abbiamo troppo denaro e causiamo inflazione; oppure troppo poco, il che causa disoccupazione e recessione. pista da bowling debba avere una scatola di punti. Quando parliamo di dollari, il nostro governo è il segnapunti. E quanti buoni hanno i genitori, nella storia dei genitori e dei figli? Non importa. Potrebbero anche semplicemente scrivere su un pezzo di carta la quantità di buoni che i figli devono loro, e quanti ne hanno guadagnati o quanti ne hanno pagati ogni mese. Quando il governo spende, i fondi non “vengono da” nessuna parte, così come i punti non “vengono da” qualche parte allo stadio di football o alla pista da bowling. Né l’ottenimento delle tasse (o l’indebitamento) incrementano in qualche modo il “tesoretto dei fondi” che può essere speso. In realtà, i funzionari del Tesoro che spendono effettivamente il denaro (modificando al rialzo delle cifre di correnti correnti bancari) non hanno nemmeno il numero di telefono di quelli dell’Agenzia delle Entrate (che modificano al ribasso le cifre dei conti correnti), o quelli del Tesoro della sezione “prestiti” (emettono i titoli del Tesoro) – né sono in contatto in alcun modo con loro. Se contasse davvero qualcosa l’entità di quanto si tassi o ci si indebiti per poter spendere, pensereste che i suddetti funzionari si debbano almeno conoscere! Chiaramente, ciò non è rilevante per i loro scopi. Dal nostro punto di vista (non quello del governo), noi dobbiamo prima possedere dei dollari per eseguire pagamenti. Così come i bambini devono incassare i buoni dai genitori, prima di poter eseguire il loro pagamento settimanale. E i governi regionali, le città, le imprese sono anch’essi nella stessa barca. Tutti devono in qualche modo incassare dei dollari, prima di poterli spendere. Questo può significare guadagnarli, prenderli in prestito, o vendere dei beni in cambio di denaro, che poi serve per spendere. In verità, ed è un logico punto di partenza, il denaro che ci serve per pagare le tasse deve venire, direttamente o indirettamente, fin dall’istituzione della moneta, dalla spesa pubblica (o dal prestito governativo, che discuterò in seguito). Ora, costruiamo una moneta nazionale da zero. Immaginate un nuovo Stato con una nuova moneta appena annunciata. Nessuno la possiede. Poi il governo annuncia, ad esempio, che ci sarà una tassa sulle proprietà. Beh, come può essere pagata? Di fatto non si può, fino a che il governo non inizierà a spendere. Solo dopo che il governo spende la sua nuova moneta, la popolazione può avere i fondi per pagare le tasse. Ripetiamo il concetto: i fondi per pagare le tasse, sin dall’istituzione della moneta, derivano dalla spesa pubblica (o dal prestito governativo). Da dove altro potrebbero venire? Sì, questo vuol dire che il governo deve spendere per primo, per fornirci essenzialmente i fondi di cui abbiamo bisogno per pagare le tasse. Il governo, in questo caso, è proprio come i genitori che devono innanzitutto spendere i loro buoni, prima di iniziare concretamente a riscuoterli dai propri figli. E né il governo, né i genitori, sin dai tempi della creazione monetaria, possono riscuotere quantità della loro stessa moneta che sono maggiori di quanta ne hanno spesa. Da dove altro potrebbe provenire? Perciò, mentre i nostri politici credono davvero che il governo debba incassare i nostri dollari, sia tramite la tassazione che l’indebitamento, la verità è che: Abbiamo bisogno della spesa pubblica per ottenere i fondi necessari per pagare le nostre tasse. Noi non possiamo modificare cifre, come fa il governo (o la pista da bowling e lo stadio di football). E così come i figli, che devono incassare o in qualche modo ottenere i loro buoni per effettuare i loro pagamenti tramite essi, noi dobbiamo guadagnare o trovare in altri modi dei dollari per eseguire i nostri pagamenti fiscali. E, come ormai potete capire, questo è ciò che accadrebbe in una famiglia che emettesse i propri buoni. I buoni di cui i bambini necessitano per effettuare i loro pagamenti ai genitori devono venire proprio dai genitori stessi. E, come già affermato, la spesa pubblica non è mai operativamente vincolata dalle entrate (gettito fiscale e prestiti). Sì, ci possono essere e ci sono dei limiti auto-imposti alla spesa, posti dal Congresso, ma questa è tutta un’altra storia. Questi comprendono le regole sul tetto del debito, le regole sullo scoperto dei conti del Tesoro, e le restrizioni agli acquisti dei titoli del Tesoro da parte della Fed. Sono tutti imposti da un Congresso che non ha una conoscenza pratica del sistema monetario. E, con il nostro attuale assetto monetario, tutti questi vincoli auto-imposti sono controproducenti nel processo di sviluppo delle funzioni pubbliche. Tutto ciò che essi fanno è mettere dei paletti alla progettazione monetaria, che altrimenti non esisterebbero, e nel corso del tempo creare problemi che altrimenti non si presenterebbero. In verità, sono stati alcuni di questi paletti auto-imposti a causare il trasferimento della crisi finanziaria all’economia reale, contribuendo alla recessione. Il fatto che la spesa pubblica non sia operativamente vincolata alle entrate significa che non esistono rischi di “insolvenza”. In altri termini, il governo può sempre eseguire qualsiasi pagamento di ogni entità nella sua moneta, a prescindere dall’ammontare del deficit o da quanto scarso sia il gettito fiscale. Questo, tuttavia, NON significa che il governo può spendere tutto quello che vuole senza conseguenze. La spesa eccessiva può far aumentare i prezzi e innescare l’inflazione. Ciò che vuol dire davvero è che non esistono rischi di solvibilità, che è uguale a dire che il governo non può restare “al verde”, e non esiste la possibilità che il governo “finisca il denaro da spendere”, come il Presidente Obama ha erroneamente ripetuto più volte. Né, come ha detto ancora il Presidente Obama, la spesa del governo degli USA è limitata da quanto esso s’indebita. Quindi la prossima volta che sentite dire “Da dove verrà il denaro per la Previdenza sociale?” incalzateli e rispondete loro: “Sono soltanto dati informatici. Il denaro viene dallo stesso posto da dove provengono i tuoi punti alla pista da bowling”. Mettendola in un altro modo, gli assegni del governo USA non vengono mai rifiutati, a meno che il governo stesso non decida di dichiararli scoperti. Gli assegni del governo federale non vengono mai rifiutati. Qualche anno fa, in Australia, ho tenuto un discorso intitolato “Gli assegni del governo non vengono rifiutati”, presso una conferenza di economia. Fra il pubblico c’era il direttore della ricerca presso la Banca Centrale dell’Australia, il signor David Gruen. E’ stato un dramma. Tenevo discorsi da anni presso questo gruppo di accademici ma non riuscivo a convincerli che la solvibilità del governo non è un problema. Iniziavano subito con la solita storia: “Quello che gli americani non capiscono è che c’è differenza fra un’economia piccola e aperta come l'Australia rispetto a quella degli Stati Uniti”. Non sembrava esserci alcun modo per farglielo entrare in quelle loro teste (forse) troppo istruite, che, almeno per questo scopo, nulla di ciò sia rilevante. Un foglio elettronico è un foglio elettronico. Tutti, tranne il professor Bill Mitchell e alcuni suoi colleghi, sembravano avere questo blocco mentale, e avevano davvero paura di cosa sarebbe successo se i mercati si fossero messi contro l’Australia, per far sì che in qualche modo non potesse più “finanziare il suo deficit”. Quindi, ho iniziato il mio discorso spiegando come gli assegni del governo non siano mai scoperti e, dopo qualche minuto, la mano di David si è alzata per proporre l’affermazione nota a tutti gli studenti intermedi di economia: “Se il tasso d’interesse sul debito è più elevato del tasso di crescita del PIL, il debito pubblico è insostenibile”. Questa non veniva presentata come una domanda, ma proprio come un fatto. Allora ho replicato: “Io sono un tipo pratico, David, perciò dimmi, cosa intendi per ‘insostenibile’? Vuoi dire che se il tasso d’interesse è molto elevato, e in 20 anni il debito pubblico è cresciuto fino ad un numero abbastanza consistente, il governo non sarà in grado di pagare i suoi interessi? E se poi esso firma un assegno ad un pensionato, che quell’assegno sarà rifiutato?” David è diventato silenzioso, sprofondando nei pensieri, e analizzando la cosa. “Sai, quando sono arrivato qui, non pensavo di dover studiare come funziona il sistema di liquidazione degli assegni”, ha dichiarato, tentando di fare dell’umorismo. Ma nessuno nella sala si è messo a ridere o ha emesso un qualche suono. Erano tutti totalmente concentrati su quale sarebbe stata la sua risposta. Era la prova del nove sulla questione. Alla fine David ha detto: “No, liquideremo l’assegno, ma questo causerà inflazione e la moneta si svaluterà. Ecco cosa si intende per insostenibile”. A quel punto è calato un grande silenzio nella sala. Il lungo dibattito era concluso. La solvibilità non è un problema, anche per una piccola economia aperta. Bill ed io abbiamo subito ottenuto un alto livello di rispetto, che ha spesso preso la forma esteriore di “beh certamente, l’abbiamo sempre detto” da coloro che erano dubbiosi e scettici. Ho continuato con David: “Beh, credo che la maggior parte dei pensionati si chieda se i suoi fondi ci saranno ancora quando li preleveranno, e se il governo australiano sarà in grado di pagarli”. A questo David ha replicato: “No, penso che loro siano preoccupati dell’inflazione e del livello del dollaro australiano”. Al che il professor Martin Watts, capo del Dipartimento di Economia all’Università di Newcastle, si è inserito esclamando: “Col cavolo che lo sono, David!”. E qui David, molto pensieroso, mi ha concesso: “Sì, suppongo che tu abbia ragione”. Perciò, che cosa è stato effettivamente confermato dagli accademici di Sydney che hanno partecipato quel giorno? I governi, utilizzando la loro moneta, possono spendere quanto vogliono, quando vogliono, proprio come lo stadio di football può attribuire punti sulla lavagna a volontà. Le conseguenze della spesa eccessive possono concentrarsi nell’inflazione o nella svalutazione della moneta, ma mai nell’insolvenza. Il fatto è questo: i deficit pubblici non possono mai far sì che i governi non riescano ad effettuare pagamenti, di qualunque entità essi siano. Non esistono problemi di solvibilità. Non esiste la possibilità di esaurire il denaro, quando la spesa consiste nel modificare cifre all’insù in conti correnti presso la propria Banca Centrale. Sì, le famiglie, le imprese, e anche le regioni devono disporre di dollari nei loro conti correnti quando firmano assegni, altrimenti quegli assegni torneranno al mittente. Ciò avviene perché i dollari che spendono sono creati da qualcun altro – il governo federale – e le imprese, le famiglie e le regioni non sono i “segnapunti” del dollaro. Perché il governo federale tassa Allora perché il governo federale tassa, se in realtà non ottiene nulla da poter spendere o non necessità di incassare nulla per spendere? (Suggerimento: è la stessa ragione per cui i genitori chiedono 10 buoni a settimana ai loro figli, nonostante i genitori non abbiano davvero bisogno dei buoni per qualche motivo). C’è una ragione davvero buona per cui ci tassa. Le tasse creano un bisogno continuo di dollari nell’economia, e perciò un bisogno continuo delle persone di vendere i propri beni, servizi e lavoro per ottenere dollari. Con la presenza delle passività fiscali per i cittadini, il governo può comprare tramite la sua valuta, altrimenti senza valore; proprio perché qualcuno ha bisogno dei dollari per pagare le tasse. Così come la tassa sui buoni dei bambini crea un bisogno continuo dei buoni stessi, che possono essere incassati svolgendo faccende per i genitori. Pensate alla tassa sulle proprietà. (Non siete pronti per affrontare il tema delle tasse sui redditi – il risultato è lo stesso, ma molto più complesso ed indiretto). Dovete pagare la tassa sull’abitazione in dollari, altrimenti perderete la casa. È proprio come la situazione dei bambini, poiché essi devono avere 10 buoni o affrontare le conseguenze. Così ora siete spinti a vendere qualcosa (beni, servizi, il vostro stesso lavoro) per ottenere i dollari di cui necessitate. Come i bambini, che sono motivati a fare le faccende per avere i buoni che servono loro. Infine, devo unire i puntini: da un gruppo di persone che necessitano di dollari per pagare le proprie tasse, fino alla totalità dei cittadini che richiedono ed utilizzano dollari per quasi tutte le loro transazioni commerciali. Per fare questo, torniamo all’esempio di una nuova nazione con una nuova moneta, che chiamerò “corona”, in cui il governo istituisce una tassa sulle proprietà. Poniamo che il governo istituisca la tassa per lo scopo successivo di costituire un esercito, e offra lavori ai soldati retribuendoli in “corone”. Improvvisamente, molte persone che possiedono delle proprietà ora hanno bisogno di corone, e la maggior parte non vorrà incassarle direttamente dal governo arruolandosi come soldati. Quindi inizieranno a vendere i propri beni e servizi in cambio delle nuove corone di cui hanno bisogno, sperando di ottenere quelle corone senza dover entrare nell’esercito. Altre persone ora vedono in vendita cose che vorrebbero comprare – polli, cereale, vestiti e tutti i tipi di servizi come il taglio dei capelli, servizi medici e molti altri. Chi offre questi beni e servizi vuole ricevere corone per evitare di dover entrare nell’esercito, pur di ottenere le corone necessarie a pagare le tasse. Il fatto che tutte queste cose siano messe in vendita, in cambio di corone, fa sì che altre persone entrino nell’esercito per guadagnare le corone necessarie a comprare qualcuno di quei beni e servizi. In realtà, i prezzi subiranno aggiustamenti finché non sarà tentato di entrare nell’esercito un numero di soldati pari a quello desiderato dal governo. Perché, fino a quel momento, non ci saranno abbastanza corone spese dal governo per permettere ai contribuenti di pagare tutte le loro tasse, e coloro che hanno bisogno di corone ma non vogliono entrare nell’esercito abbasseranno i prezzi dei loro beni e servizi fino al livello che gli permette di venderli; oppure gettare la spugna e arruolarsi anch’essi. Quello seguente non è un concetto meramente teoretico. È esattamente quello che è accaduto in Africa nel 1800, quando gli Inglesi vi fondarono colonie per creare coltivazioni. Gli inglesi offrivano lavori alle popolazioni locali, ma nessuno di loro era interessato a guadagnare monete inglesi. Perciò essi introdussero una “tassa sulle baracche” che gravava su tutte le loro dimore, pagabile esclusivamente in moneta britannica. Improvvisamente, l’area venne “monetizzata”, poiché a quel punto tutti avevano bisogno di denaro inglese, e la popolazione locale iniziò a vendere beni, servizi, e forza lavoro per ottenere il denaro necessario. Gli inglesi potevano così assumerli e pagarli in moneta britannica, per lavorare i campi e far crescere le loro colture. Ciò è esattamente quello che i genitori fanno per ottenere ore di lavoro dai propri bambini affinché essi svolgano le faccende. Ed è esattamente il sistema con cui funzionano le cosiddette “monete non convertibili” (non ci sono più gold standard, e pochissimi tassi di cambio fissi), come il dollaro USA, lo yen giapponese, e la sterlina inglese. Ora siamo pronti a vedere il ruolo delle tasse da una differente prospettiva, quella dell’economia moderna, usando il linguaggio economico. Un economista esperto oggi direbbe che “la funzione delle tasse è di ridurre la domanda aggregata”. Il termine “domanda aggregata” è solo un estroso modo per dire “potere d’acquisto”. Il governo ci tassa, portandoci via denaro, per una ragione: per farci avere meno da spendere, il che rende la valuta molto più scarsa e ne aumenta il valore. Sottrarci denaro può essere pensato anche con un modo di lasciar spazio al governo per spendere, senza causare inflazione. Pensate all’economia come ad un grande negozio pieno di tutti i beni e servizi che produciamo e vendiamo ogni anno. Veniamo pagati abbastanza in salari e profitti per comprare tutto quello che c’è nel negozio, ponendo per ipotesi che spenderemmo tutto il denaro che guadagniamo e tutti i profitti che facciamo (e se ci indebitiamo, possiamo comprare anche di più di quello che si trova nel negozio). Ma quando parte delle nostra moneta se ne va, per pagare le tasse, non abbiamo abbastanza potere d’acquisto per comprare tutto quello che c’è in vendita nel negozio. Questo dà “spazio” al governo per comprare ciò che vuole, cosicché quando esso spende quanto vuole, la spesa complessiva del governo e del resto di noi cittadini non sia troppa rispetto a quanto c’è in vendita nel negozio. Tuttavia, quando il governo tassa troppo, rispetto alla sua spesa, la spesa totale non è abbastanza per assicurare che tutto ciò che è in vendita nel negozio venga venduto. Allora più persone perdono il lavoro, e l’economia precipita in una spirale negativa che chiamiamo recessione. Tenete a mente che lo scopo pubblico, dietro a tutte queste azioni del governo, è fornire infrastrutture statali. Queste comprendono il sistema militare, legale, legislativo, e il braccio esecutivo del governo. Perciò esiste un minimo di materie che anche gli elettori più conservatori delegherebbero al governo. In sostanza, vedete la cosa in questo modo: per il “giusto” ammontare di spesa pubblica, che presumiamo sia necessario per far funzionare lo Stato nel modo in cui vogliamo, a quanto dovrebbero ammontare le tasse? Il motivo per cui guardo le cose da questa prospettiva è che il “giusto quantitativo di spesa pubblica” è una decisione economica e politica che, se propriamente compresa, non ha nulla a che fare con le finanze pubbliche. I costi “reali” di far funzionare un governo sono i beni e servizi reali che esso consuma – tutte le ore di lavoro, carburante, elettricità, acciaio, fibre ottiche, hard disk e così via, che sarebbero altrimenti a disposizione del settore privato. Perciò quando il governo acquisisce quelle risorse per i suoi scopi, ci sono molte meno risorse a disposizione per le attività del settore privato. Ad esempio, il costo reale di un esercito “di giuste dimensioni”, con abbastanza soldati, è il fatto che ci siano meno lavoratori rimasti nel settore privato per coltivare materie prime alimentari, costruire macchine, svolgere mansioni mediche, infermieristiche ed amministrative, tagliare l’erba ai prati ecc. ecc. Pertanto, per come la vedo io, prima fissiamo le dimensioni del governo al “giusto” livello di infrastrutture pubbliche, basato sui benefici e i costi reali, e non le considerazioni “finanziarie”. Il sistema monetario diviene allora lo strumento da utilizzare per raggiungere i nostri reali obiettivi politici ed economici; e non la fonte delle informazioni da cui capire quali siano i nostri obiettivi. Poi, dopo aver deciso quanto dobbiamo spendere per raggiungere il giusto livello di presenza del governo, aggiustiamo le tasse, affinché tutti possiamo avere abbastanza potere d’acquisto per comprare ciò che è ancora in vendita nel “negozio”, dopo che il governo avrà finito di fare il suo shopping. In generale, mi aspetterei che le tasse siano considerevolmente minori della spesa pubblica, per ragioni già spiegate e anche approfondite più avanti in questo libro. Nella realtà, un deficit pubblico di circa il 5% del PIL potrebbe essere la norma: nell’economia di oggi si tratta di circa 750 miliardi di $ l’anno. Tuttavia, quel numero in sé non determina particolari conseguenze economiche, e potrebbe essere molto più elevato o molto inferiore, a seconda delle circostanze. Ciò che importa è che lo scopo delle tasse consiste nell’equilibrare l’economia, e assicurarsi che non sia troppo bollente o troppo fredda e che la spesa del governo federale sia impostata a questa giusta quantità, considerando le dimensioni e gli scopi del governo che vogliamo. Questo significa che NON dobbiamo far crescere la dimensione del governo per aiutare l’economia in una fase di rallentamento. Dovremmo già essere al giusto livello, e di conseguenza non aumentarlo ogni volta che l’economia si ferma. Perciò, se da un lato aumentare la spesa pubblica durante una fase di stallo farà senz’altro tornare i conti, e farà terminare la recessione, per me è di gran lunga preferibile arrivare al risultato con i giusti tagli alle tasse, in una misura sufficiente a risollevare la spesa del settore privato ai livelli desiderati. Ancora peggio sarebbe aumentare la presenza del governo solo perché esso potrebbe trovarsi con un surplus di bilancio. Di nuovo, le finanze pubbliche non ci dicono nulla su quanto il governo debba essere presente. Il giusto ammontare di spesa pubblica non ha nulla a che fare con le entrate fiscali o la capacità di indebitarsi, poiché questi sono entrambi degli strumenti per implementare politiche sulla base di scopi pubblici; e non fonti di entrate effettivamente necessarie per la spesa pubblica. Affronterò il discorso nello specifico più avanti, ma a parità di tutto il resto, la mia visione è quella di un governo molto più snello ed efficiente, una che sia interamente concentrata sulle fondamenta della pubblica utilità. Per fortuna, esistono infinite strade degne di nota già disponibili per fare questo. Possiamo porre in essere i giusti incentivi per indirizzare le forze del mercato, e guidarle per promuovere meglio le pubbliche utilità con molte meno regole. Ciò darebbe luogo a un governo e a una cultura che sarebbe invidiata dal mondo intero. Sarebbe un governo che esprime i nostri valori americani, come il premiare l’impegno nel lavoro e l’innovazione, la promozione delle pari opportunità, l’aspettativa di risultati sociali equi, e legislazione e regolamenti applicabili che possiamo rispettare con vero orgoglio. Ma sto divagando. Tornando al problema di quanto alte debbano essere le tasse, ricordate che se il governo provasse semplicemente a comprare tutto ciò che vuole e non ci sottraesse minimamente del potere d’acquisto, non ci sarebbero tasse: ci sarebbe “troppa moneta che insegue troppo pochi beni”, e il risultato sarebbe l’inflazione. In effetti, senza tasse, per prima cosa nulla verrebbe più venduto in cambio della moneta pubblica, come discusso in precedenza. Per evitare che la spesa pubblica causi quel tipo di inflazione, il governo deve sottrarci parte del nostro potere d’acquisto tassandoci (non lo fa per pagare effettivamente qualcosa, ma affinché la sua spesa non causi inflazione). Un economista la direbbe in questo modo: le tasse servono a regolare la domanda aggregata, non ad aumentare le entrate in sé. In altre parole, il governo ci tassa, portandoci via denaro, per prevenire l’inflazione, non per incassare il nostro denaro al fine di spenderlo nuovamente. Lo ripeto ancora una volta: le tasse servono a regolare l’economia, e non per far avere al Congresso dei soldi da spendere. E, di nuovo, il governo non possiede né deve possedere dei dollari; semplicemente, esso modifica le cifre dei nostri conti correnti, accrescendole quando spende e riducendole quando tassa. Tutto questo avviene, presumibilmente, allo scopo di regolare l’economia per la pubblica utilità. Ma finché il governo continuerà a credere a questa innocente truffa mortale, la prima di sette, ovvero che esso debba incassare denaro dalle tasse o dall’indebitamento per spendere, continuerà a sostenere politiche che soffocano la produttività e l’occupazione, e ci impedirà di raggiungere quelli che altrimenti sarebbero risultati economici immediatamente conseguibili.