STORIA CONTEMPORANEA Direttore Valentina S “Sapienza” Università di Roma Comitato scientifico Antonello Folco B “Sapienza” Università di Roma Giuliano C Università Telematica delle Scienze Umane “Niccolò Cusano” Andrea C “Sapienza” Università di Roma Giancarlo G “Sapienza” Università di Roma Giuseppe I Libera Università degli Studi “Maria SS. Assunta” di Roma (LUMSA) Matteo P Università degli Studi di Napoli “Federico II” STORIA CONTEMPORANEA La collana ospita monografie e raccolte di saggi critici riguardanti la storia contemporanea e le relazioni internazionali a partire dal fino ai nostri giorni, comprendendo sia lavori scientifici e accademici, sia opere dal taglio più giornalistico–divulgativo, in particolare per il periodo relativo all’attualità. L’obiettivo della collana è quello di inserirsi utilmente nel dibattito storiografico contemporaneo al fine di arricchire lo stato dell’arte con contributi nuovi e originali da parte di storici, di esperti della materia sia italiani che stranieri e di giovani studiosi che possano aprire nuove prospettive di ricerca. Stefanella Spagnolo La Patria sbagliata di Giuseppe Bottai Dal razzismo coloniale alle leggi razziali (–) Copyright © MMXII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: febbraio Alla memoria dei miei genitori Indice Introduzione Parte I Nazionalismo e imperialismo della Nazione liberale Capitolo I Il colonialismo italiano nell’Italia liberale Capitolo II La guerra di Libia – Capitolo III Dal Patto di Londra al primo governo Mussolini – Parte II La vocazione imperiale della Patria fascista Capitolo I La politica coloniale di Mussolini dal al Capitolo II La “riconquista” della Libia Indice Capitolo III Una “favorevole” situazione internazionale Capitolo IV L’attacco all’Etiopia – Capitolo V La guerra “imperiale” di Giuseppe Bottai Capitolo VI Il Quaderno affricano Capitolo VII Zibaldone di pensieri Capitolo VIII Veni vidi vici Capitolo IX “I conti sono stati regolati” Parte III Razzismo coloniale e razzismo antisemita Capitolo I Il Littorio Romano Impero Capitolo II Il razzismo coloniale fascista Capitolo III Il razzismo antisemita Indice Capitolo IV Nel nome di Roma bisogna rinnovare “la mediocre razza italiana” Capitolo V Il Conclusione Bibliografia Indice analitico Introduzione Gli argomenti del libro sono suddivisi in tre parti. Nella prima parte alcuni capitoli illustrano gli elementi caratterizzanti il colonialismo italiano dall’ultimo decennio dell’Ottocento fino all’avvento del fascismo, al fine di evidenziare una certa continuità tra la politica coloniale liberale e quella fascista negli anni –. La seconda parte ha come oggetto di approfondimento la politica coloniale del regime che, dopo la riconquista della Libia, culmina con l’impresa etiopica, voluta da Mussolini per affermare la “potenza” della nazione e per consolidare il prestigio internazionale del fascismo; si sarebbe realizzato così l’ultimo impero coloniale della storia che sarebbe stato il primo ad essere distrutto nel corso della seconda guerra mondiale. Il Quaderno affricano di Giuseppe Bottai è la testimonianza di come l’operazione propagandistica fosse perfettamente riuscita. La guerra, che nella realtà storica fu una brutale guerra di aggressione, condotta con una schiacciante superiorità di mezzi e di uomini, compresi gli aerei da combattimento che usarono contro le truppe e la popolazione civile gas asfissianti e l’iprite, fu presentata come una guerra nazionale, giusta perché intrapresa nell’interesse supremo della patria fascista; essa doveva “regolare i conti” di Dogali e di Adua, raddrizzare i torti subiti nei trattati di pace e sancire il ruolo di potenza imperiale dell’Italia. L’opera di Bottai esprime non solo fanatismo patriottico, ma anche un sentimento La Patria sbagliata di Giuseppe Bottai di profondo razzismo verso la popolazione africana che si ritiene sia scaturito non solo da convinzioni personali, bensì sia un elemento fondante della ideologia fascista, indipendentemente dall’alleanza con la Germania e dalla politica razzista del nazismo che comunque esercitò la sua influenza. Questa costituisce la tesi centrale del libro, oltre a essere una delle chiavi interpretative dell’integralismo ideologico di una personalità sicuramente più complessa per cultura e capacità rispetto al pensiero elementare che caratterizza alcuni esponenti di spicco dell’entourage mussoliniano. Nella terza parte vengono affrontati sia il tema del razzismo coloniale fascista, che nell’Africa orientale italiana instaurò attraverso una legislazione segregazionista un regime di apartheid, sia quello antisemita, di poco successivo, in cui Bottai, come ministro dell’Educazione Nazionale, avrà un ruolo di primissimo piano. Il libro si chiude con il , anno della pubblicazione del “Quaderno”. Il primo settembre l’invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco da inizio alla seconda guerra mondiale. P I NAZIONALISMO E IMPERIALISMO DELLA NAZIONE LIBERALE Capitolo I Il colonialismo italiano nell’Italia liberale Quando l’Italia, nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, prese coscienza della propria identità di nazione, l’Europa stava vivendo un frenetico rilancio del colonialismo: in quegli anni la gara espansionistica di paesi come la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, il Belgio raggiunse il massimo sviluppo. La spinta economica fondamentale derivò dalla ricerca di nuove zone negli immensi territori dell’Africa e dell’Asia col fine di investire capitali eccedenti, accaparrarsi materie prime e trovare nuovi sbocchi di mercato. Elementi caratterizzanti l’ideologia imperialista furono sia il razzismo sia l’esasperazione del sentimento nazionalistico, perché le nazioni più forti rivendicavano il diritto ad una politica di potenza e di conquista . Questa frenetica lotta concorrenziale delle potenze coloniali, che portò una tensione tra le potenze europee fino allora sconosciuta, sfocerà nella prima guerra mondiale. L’imperialismo nacque quando la classe dominante cozzò contro le limitazioni nazionali all’espansione dei suoi affari. La borghesia si dedicò alla politica spinta dalla necessità economica; perché, se non voleva buttare a mare il sistema capitalistico, basato sulla legge del costante sviluppo industriale, do. Cfr. R. V, Storia dell’Europa contemporanea, Laterza, Bari , cap. X, pp. –. La Patria sbagliata di Giuseppe Bottai veva imporre questa legge ai rispettivi governi, proclamando l’espansione come il fine ultimo della politica estera . L’Italia, da pochi anni unita e povera di capitali, ancora agli albori del processo di industrializzazione, quindi priva di un eccesso di produzione, pur nell’assenza dei prerequisiti economici che in altri paesi favorirono le conquiste, fra il e il fece le sue prime esperienze coloniali. L’apertura del canale di Suez nel aveva sviluppato un certo interesse italiano per la costa africana del mar Rosso e il suo entroterra, nella speranza di trovare favolose ricchezze, illudendosi di garantire l’emigrazione alla popolazione eccedente. Nel la compagnia genovese di navigazione Rubattino (quella che fornì le navi per la spedizione dei Mille di Garibaldi) acquistò da un sultano locale una concessione di terreno nella piccola baia di Assab per fornire alle sue navi uno scalo per i rifornimenti di carbone. Dopo che la Francia ebbe occupato la Tunisia (), il nostro governo decise di muovere i primi passi sulla via dell’espansionismo coloniale; nel marzo il governo italiano ricomprò un’area in fondo alla baia di Assab dalla Rubattino e nel giugno, con il consenso inglese, quel porto divenne la prima colonia italiana . Successivamente, in accordo con l’Inghilterra impegnata nel Sudan nella repressione di una rivolta dei dervisci seguaci del Mahdi, Depretis autorizzò l’occupazione del porto di Massaua e del suo retroterra da parte dei bersaglieri del colonnello Saletta ( febbraio ). . H. A, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Milano , p. . . Cfr. C. S–W, L’Italia dal Liberalismo al fascismo –, Laterza, Bari , vol. I, pp.–. . Il colonialismo italiano nell’Italia liberale Questi primi passi di espansione coloniale, caratterizzati da molta conflittualità interna e dal divario tra la grandezza delle ambizioni e la povertà di mezzi, furono subordinati alle vicende parlamentari italiane. Una notevole impreparazione e sottovalutazione delle genti africane fu alla base dello scontro di Dogali il gennaio . Deboli forze italiane si spinsero nel territorio etiopico dominato dal negus d’Abissinia Giovanni VI e sotto la signoria del ras del Tigré Alula che reagì, attaccando di sorpresa soldati italiani guidati dal tenente colonnello De Cristoforis. L’eccidio, causato dall’incapacità degli alti comandi, divenne una questione di onore nazionale ed uno dei miti della nostra epopea coloniale che colpirono di più l’immaginazione popolare. Morto Depretis nel , lo stesso anno del disastro di Dogali, Crispi, convinto ammiratore del modello statale prussiano, tenace assertore della concentrazione del potere (tenne per sé il ministero dell’Interno e quello degli Esteri), in un anno molto difficile per la sconfitta africana e le agitazioni sociali volle imporre un governo forte e durissimo nella repressione delle istanze dei lavoratori; rilanciò quindi una politica estera di prestigio e di espansione coloniale in Africa orientale e promosse all’interno un programma di riforme che avrebbero garantito un’amministrazione più moderna. Nel fu varato il nuovo codice penale Zanardelli , rispettoso dei diritti di quella borghesia nazionale di cui rappresentava gli interessi. Mentre le grandi potenze esportavano capitali e tecnologia, Crispi vedeva la colonizzazione come un mezzo per . Il codice Zanardelli, che unificò in tutto il territorio nazionale la legislazione penale, abolendo la pena di morte, fu sostituito nel dal codice Rocco. La Patria sbagliata di Giuseppe Bottai assicurare all’Italia un prestigio internazionale e per soddisfare la fame di terra delle plebi italiane. Ecco alcuni passi dei suoi discorsi: Taluni han creduto che le colonie fossero un lusso; non han capito che sono una necessità per la madre patria, la quale se ne vale pel consumo dei suoi prodotti. Quando i mercati saranno chiusi ed avremo bisogno dei mercati stranieri, dovremo ricorrere alle armi per poterceli aprire. (Napoli giugno ) Noi non possiamo rimanere inerti e far sì che le altre potenze occupino sole tutte le parti del mondo inesplorate; altrimenti saremmo colpevoli di un gran delitto verso la Patria nostra. ( maggio ) Nelle varie parti del mondo, di non occupate non ci sono che alcune regioni dell’Africa; [...] bisogna far presto, affinché altri non ci precedano. ( marzo ) Nell’Africa noi esercitiamo una missione di civiltà. [...]. Noi siamo sull’altopiano etiopico in una posizione che nessuno ci può contrastare Quello stesso altopiano è in tali condizioni che l’Italia, colonizzandolo, vi può avviare quella massa di emigranti che prendono ora le vie dell’America, con la differenza che la colonia in Africa è sotto la bandiera italiana, mentre nel nuovo continente i nostri concittadini vanno a lavorare sotto una bandiera straniera e senza che l’Italia possa politicamente trarne profitto ( marzo ) . Siamo lontanissimi dagli ideali politici liberali del Risorgimento che vengono capovolti e rifiutati. Si affermano gli argomenti consueti della pubblicistica coloniale europea: un nazionalismo arrogante, una politica di potenza, . T. P C, Francesco Crispi di fronte alla storia, La Fenice, Firenze . . Il colonialismo italiano nell’Italia liberale l’espansione coloniale considerata una necessità vitale per la nazione. Nel fu proclamata la colonia Eritrea; nello stesso tempo sulla costa somala dell’Oceano Indiano l’Italia imponeva ai sultanati di Obbia e dei Migiurtini il protettorato. L’imperatore dell’Abissinia, Menelik, ripagò l’appoggio dell’Italia nella sua elezione a negus, riconoscendo al nostro paese il possesso dell’Eritrea e il confine con l’Etiopia fissato al fiume Mareb. La firma del trattato di Uccialli () con Menelik , che secondo Crispi stabiliva il protettorato italiano sull’Etiopia, concluse questo primo atto della guerra coloniale africana. Crispi, tornato al potere nel , incoraggiò il generale Baratieri, governatore dell’Eritrea, ad avanzare in territorio etiopico. Lo scontro decisivo ebbe luogo presso Adua il primo marzo . Il contingente italiano ( uomini di cui due terzi italiani) venne distrutto, lasciando sul campo oltre morti, un numero maggiore di quelli di tutte le battaglie del Risorgimento. Crispi, date le dimissioni, scomparve per sempre dalla scena politica e per circa dieci anni il programma espansionistico venne abbandonato. Il trattato di Addis Abeba del ottobre fissò i confini eritrei sulla linea Mareb–Belesa–Muna. Cassala, occupata dal generale Baratieri nel , fu ceduta agli inglesi. L’ideologia nazionalista, che confluirà nel fascismo, si afferma proprio negli anni successivi alla sconfitta di Adua. . Cfr. G. R – G. M, Breve storia dell’esercito italiano dal al , Einaudi, Torino pp.–. Già nel febbraio Menelik aveva rifiutato l’interpretazione estensiva (il testo amarico si differenziava in alcuni punti da quello italiano) data da Crispi al trattato di Uccialli, che aveva denunciato, assumendo una posizione sempre più ostile verso la penetrazione italiana; esitava però a prendere l’offensiva perché non sottovalutava la forza degli invasori. La Patria sbagliata di Giuseppe Bottai Nel Enrico Corradini fonda la rivista fiorentina “Il Regno” (-), coinvolgendo numerosi intellettuali che daranno vita nel all’Associazione Nazionale Italiana e nel al settimanale “L’Idea Nazionale”, fondato da Corradini, Federzoni, Coppola, Forges Davanzati e Maraviglia. Corradini, figura chiave del movimento, esprime la necessità che la contrapposizione tra le classi sociali sia superata in nome della lotta tra le nazioni. Al movimento nazionalista corrisponde in campo artistico - letterario la “violenza travolgente e incendiaria” del Futurismo. Se Corradini celebra la guerra, conforme allo spirito della modernità, Marinetti nel primo Manifesto del Futurismo italiano, scritto nel , glorifica “la guerra — sola igiene del mondo — il militarismo, il patriottismo, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna” . Anche D’Annunzio, poeta nazionalista, nel primo decennio del nuovo secolo, con i suoi miti elitari e antidemocratici, esprime la crisi definitiva degli ideali del Risorgimento, esaltando nelle Canzoni della gesta d’oltremare , ispirate alla guerra di Libia, il destino dell’Italia dominatrice. . F. T. M, Manifesti del Futurismo, Firenze . . Le Canzoni delle gesta d’oltremare costituiscono una raccolta di dieci componimenti, pubblicati nel , ispirati alla guerra di Libia e inneggianti al ritorno di Roma sulla sponda africana. Questi componimenti formano il IV libro (intitolato Merope) delle Laudi del Cielo della Terra del Mare degli Eroi.