Lettura popolare III Quaresima Anno A La grazia da chiedere è vivere la Chiesa come il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù, della scoperta e maturazione della propria fede e della testimonianza gioiosa verso ogni uomo. 3.1 Per gli Accompagnatori Il brano di vangelo che fa da base all’incontro è Gv 4, 5-42: la conversione dei samaritani.. 1. Spiegazione del racconto Questo lungo racconto del Vangelo di Giovanni comprende due dialoghi (Gesù con la samaritana vv. 7-26; Gesù con i discepoli vv. 31 – 38), che accadono mentre i personaggi si spostano tra la città e il pozzo di Giacobbe, dove sta Gesù. Prima si spostano i discepoli (cfr. v. 8), mentre Gesù parla con la donna, poi si spostano i Samaritani (cfr. v. 30), mentre Gesù parla con i suoi discepoli. Non appena Gesù chiede da bere alla donna (v. 7), ci viene ricordato che i discepoli erano partiti per comprare cibo (v. 8). Tornati da Gesù, lo esortano a mangiare, ma egli afferma che il suo cibo è fare la volontà del Padre e compiere la sua opera (vv. 31 – 34). Sete e fame di Gesù sono in realtà simbolo del suo desiderio di donare il Suo Spirito (l’acqua viva) alla donna e di accendere la fede in lei e in tutto il villaggio dei Samaritani. Attraverso la testimonianza della donna infatti un intero popolo di Samaritani viene generato alla fede nel messia Gesù (v. 39). L’immagine simbolica della mietitura (v. 35) rappresenta proprio il frutto dell’annuncio del Vangelo (cfr. Lc 10, 2), raccolto dai discepoli con il Battesimo e seminato da Gesù con la sua parola (v. 36). Come è potuta accadere questa nascita straordinaria di un popolo, della Chiesa? Tutto parte dal dialogo tra Gesù e la donna presso il pozzo di Giacobbe, che rimanda agli incontri dei patriarchi con le loro future spose (cfr. Gen 29, 1-9). La donna non è però una vergine in attesa di matrimonio, ma una divorziata/risposata cinque volte, attualmente convivente con un sesto uomo (vv. 16 – 18) e Gesù non vuole semplicemente far bere la donna al pozzo, ma donarle un’acqua che diventa fonte zampillante per l’eternità (v. 14). La donna rappresenta il popolo di Israele, sposa che si prostituisce con i suoi amanti, idoli e divinità che non sono JHWH suo sposo (cfr. Os 2, 4 – 25). Gesù è nella posizione di Dio stesso, in grado di donare ad Israele l’acqua dello Spirito, che compie tutta la rivelazione dell’Antico testamento (l’acqua del pozzo di Giacobbe per i rabbini è simbolo della Legge e della rivelazione) e costituisce il vero luogo dell’adorazione del Padre (v. 23). Nell’ora dell’elevazione sulla croce Gesù consegnerà ad una donna, la madre, e al discepolo prediletto lo Spirito (19, 30), simbolizzato dall’acqua che scaturisce dal costato trafitto di Gesù (19, 34). Nella madre e nel discepolo prediletto si trova il primo nucleo della Chiesa. Quest’acqua che Gesù dona alla Samaritana può così richiamare il Battesimo, con il quale ogni uomo riceve lo Spirito Santo, diventa capace di adorare il Padre nella verità di Cristo ed entra a far parte della comunità dei credenti che è la Chiesa. 2. Attualizzazione La donna samaritana compie un’evoluzione straordinaria lungo tutto il racconto. All’inizio ella si chiede un po’ maliziosamente quali intenzioni abbia quest’uomo che le chiede da bere presso il pozzo. Era giunta ad attingere acqua verso mezzogiorno, un orario un po’ insolito per uscire di casa: probabilmente non aveva intenzione di incontrare nessuno, perché era emarginata e isolata e la sua situazione matrimoniale ne è una conferma! Gesù dapprima è in grado di suscitare in lei la curiosità e il desiderio di approfondire la conoscenza con lui (“Dammi quest’acqua”, v. 15). Poi, attraverso il dialogo sui suoi mariti, la porta a sintonizzarsi con la qualità profetica del suo ministero (“vedo che sei un profeta”, v. 19). Infine le suscita il desiderio di confrontarsi sulle attese religiose più profonde del suo popolo (“so che deve venire il messia”, v. 25). Gesù le si rivela e lei da partner di dialogo diviene subito testimone nei confronti dei suoi compaesani: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. Da donna confusa ed emarginata a testimone e leader di un popolo: questo è l’itinerario della samaritana. Il passaggio fondamentale di questa donna è quello di chi riscopre la bellezza della sua fede, in un incontro improvviso e inaspettato con Gesù: ciò comporta l’approfondimento di una serie di aspirazioni spirituali al livello del sentire comune fino a giungere ad una conoscenza personale e diretta del mistero di Dio che si è rivelato in Cristo. Ella diviene poi necessariamente testimone e annunciatrice del Vangelo, così che proprio per mezzo suo i samaritani si muovono verso Gesù e lo incontrano al pozzo di Giacobbe. Il loro incontro con Gesù è paragonato ad una messe, che i discepoli sono chiamati a mietere, ma chi ha seminato è Gesù nel cuore della donna. Nei discepoli è anticipata la missione della Chiesa, vista come un mietere un raccolto che proviene da una semina nascosta e reale, realizzata da Gesù nel cuore di ogni persona. La Chiesa è dunque nata per vivere e sperimentare la gioia della mietitura, la gioia della missione! Un ultimo aspetto da sottolineare è che Gesù non sostituisce le attese religiose della donna e dei Giudei, ma le porta a compimento. Egli infatti non dice che non si deve adorare Dio nel tempio di Gerusalemme (v. 22), ma che è venuta l’ora in cui il luogo dell’adorazione sarà lo Spirito Santo, che conduce alla verità dell’incarnazione (v. 23). Tutto il culto, la legge, la storia del popolo ebraico non sono rinnegate, ma portate a compimento dall’ebreo Gesù, messia di Israele! Allo stesso modo possiamo dire che Gesù non rinnega nulla della ricerca sincera e profonda di ogni uomo e delle sue attese, ma è in grado di compierle perfettamente, perché Egli stesso è alla sorgente di ogni desiderio e aspettativa umana. 3. 2. Per il Cenacolo Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all'incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli Accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo "da relatore" con le file di sedie davanti). Durata complessiva dell'incontro: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell'incontro: non sono da prendere alla lettera, ma neanche da sottovalutare). 1. Condividiamo la vita. Porre la domanda: presso quale pozzo sto andando ad attingere? (10 minuti max.). Questa domanda ha l'obiettivo di coinvolgere i partecipanti al Cenacolo a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l'incontro non fosse ancora iniziato realmente. L'accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico. 2. Leggiamo con attenzione il brano del vangelo e soffermarsi su una parola o un versetto che colpisce: Gv 4, 5-42) (5 minuti c.). La lettura richiederà questa volta un po’ più di tempo, per la lunghezza del testo. 3. Dialogo e catechesi con l'Accompagnatore-Guida (20 minuti c.). Con l'aiuto del commento riportato su al n. 3.1. l’accompagnatore aiuterà ad osservare, nel dialogo con i partecipanti - cosa fa o dice Gesù - cosa fa o dice la donna e i samaritani - cosa fanno i discepoli Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il "perchè" ha scelto la parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni. Alcune domande possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuizioni condivise dai partecipanti. Può essere d’aiuto soffermarsi, nel dialogo su alcune parole chiave, come i verbi che caratterizzano l’azione dei personaggi, senza essere troppo scolastici, ma suggerendo alle persone le possibili identificazioni interiori. A titolo di esempio. -Gesù chiede alla donna “dammi da bere” e poi le dona l’acqua che diviene sorgente zampillante per la vita eterna. Anche nella mia vita Gesù si può avvincinare chiedendomi qualcosa, per farmi però un dono più grande. L’ho sperimentato? -La donna lascia la sua anfora e va in città a testimoniare. L’anfora può rappresentare l’insieme delle attese e dei desideri incompiuti della donna, prima di incontrare Gesù. Ora non ne ha più bisogno, perché ha incontrato l’oggetto vero del suo desiderio. Qual è la mia anfora? Posso anch’io lasciarla da parte, dopo aver incontrato Gesù? -I samaritani credono non più per la testimonianza della donna, ma perché hanno incontrato direttamente Gesù. A quale livello si pone ora la mia fede? Si tratta di un incontro personale con Gesù? -Gesù ha fame di fare la volontà del Padre ossia di seminare e mietere attraverso i suoi discepoli. Sento anch’io la fame di Gesù e mi metto a sua disposizione? 4. Al termine del dialogo: l’accompagnatore porta a sintesi il dialogo con un annuncio. È possibile anche aggiungere una testimonianza di vita (10 minuti c.). La testimonianza può essere data da uno degli Accompagnatori (eventualmente anche dallo stesso che guida o da un'altra persona per es., un Accompagnatore di un'altra parrocchia), che riesca a raccontare con umiltà e gratitudine la 'conversione' o cambiamento di vita che il Signore ha operato in lui/lei attraverso l'incontro con Gesù. Ci si può servire anche di una testimonianza videoregistrata, del tipo di quelle che vengono date in cattedrale agli incontri con i genitori dei cresimandi. Eventualmente si contatti IcaroTV. Si eviti comunque ogni atteggiamento narcisista o anche la sola impressione di voler 'mitizzare' un povero cristiano. Siamo tutti sempre e solo dei poveri peccatori, e - ripetiamo - il testimone non è tanto uno che racconta ciò che ha fatto per Dio o per gli altri, ma ciò che il Signore ha operato nella sua vita. 5. Condividiamo la nostra preghiera (5-10 minuti c.). L'ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall'Accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può aiutare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non se la sente ancora di pregare ad alta voce, sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera degli altri fratelli o sorelle.