Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 154 S E Z I O N E 3 Regioni e stati del mondo Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 155 in questa sezione America del Nord ■ ■ ■ L’America anglosassone L’America centrale L’area caraibica America del Sud ■ ■ ■ La regione equatoriale amazzonica La regione andina Il Cono Sud Asia ■ ■ ■ ■ ■ L’Asia sud-occidentale L’Asia centrale La regione indiana La regione sino-giapponese L’Asia sud-orientale Africa ■ ■ ■ ■ ■ ■ L’Africa mediterranea La regione del Sahel L’area del golfo di Guinea Il Corno d’Africa L’Africa equatoriale L’Africa australe Oceania Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:02 Pagina 156 America del Nord AMERICA DEL NORD LO STATO PIÙ POPOLATO Stati Uniti ❯ 295 135 000 ab. LO STATO MENO POPOLATO Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) 24 226 697 507 258 000 21 Saint Kitts e Nevis ❯ 39 000 ab. LE ISOLE PRINCIPALI Groenlandia ❯ 2 175 600 km2 Baffin ❯ 476 065 km2 Ellesmere ❯ 212 687 km2 I LAGHI PIÙ ESTESI Superiore ❯ 84 131 km2 Huron ❯ 61 797 km2 Michigan ❯ 58 016 km2 I MONTI PIÙ ALTI McKinley ❯ 6194 m Logan ❯ 6050 m Orizaba ❯ 5610 m LO STATO PIÙ ESTESO Canada ❯ 9 984 670 km2 LO STATO PIÙ PICCOLO Saint Kitts e Nevis ❯ 269,4 km2 I MAGGIORI BACINI IDROGRAFICI LE CITTÀ PIÙ POPOLOSE (aree metropolitane) I FIUMI PIÙ LUNGHI Mississippi-Missouri ❯ 3 328 000 km2 Athabasca Mackenzie ❯ 1 760 000 km2 San Lorenzo ❯ 1 550 000 km2 New York ❯ 18 710 000 ab. Città del Messico ❯ 18 327 000 ab. Los Angeles ❯ 12 925 000 ab. Mississippi-Missouri-Red Rock ❯ 5970 km Athabasca-Mackenzie ❯ 4241 km San Lorenzo ❯ 3058 km 156 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 157 1 Prima esplorazione dell’America del Nord Dal punto di vista geografico, il continente americano viene tradizionalmente suddiviso in tre parti: i due grandi blocchi dell’America del Nord (settentrionale) e dell’America del Sud (meridionale; vedi a p. 196), unite dalla stretta striscia istmica che costituisce l’America centrale. La conformazione delle due parti e l’apertura del canale di Panamá (1920), che ha artificialmente separato l’America meridionale dall’America centrale, fanno sì che quest’ultima venga spesso trattata insieme all’America settentrionale, come faremo noi. La parte nord del continente americano è delimitata dall’oceano Atlantico a est, dall’oceano Pacifico a ovest e dal mar Glaciale Artico a nord. A nord e a sud le coste sono movimentate da ampi golfi: a nord si apre la baia di Hudson; a sud il golfo del Messico, delimitato dalle penisola della Florida e dello Yucatán. Tra lo Yucatán e l’America meridionale si estende invece il mar delle Antille (o mar dei Caraibi). I confini. Le coste e le isole. La costa dell’oceano Pacifico è ricca di fiordi nella parte settentrionale, mentre nella parte meridionale è meno movimentata. Nel mar Glaciale Artico si trovano numerose grandi isole (la Groenlandia, la più vasta isola del pianeta, dal punto di vista politico appartiene però alla Danimarca), coperte dai ghiacci per gran parte dell’anno. Numerose isole minori bordano la costa settentrionale del Pacifico e, con l’arcipelago delle Aleutine, si prolungano in una sorta di arco verso l’Asia; nell’Atlantico le Grandi e le Piccole Antille, insieme alle isole Bahama, individuano il bacino caraibico. Il rilievo è caratterizzato dalla presenza di una vasta area pianeggiante centrale delimitata a est e a ovest da catene montuose. A occidente troviamo alte montagne di origine abbastanza recente (ragionando in termini geologici), suddivise in due grandi catene, una costiera (Catena Costiera, Sierra Madre Occidentale, Sierra Madre del Sud) e un’altra più interna (Montagne Rocciose, Sierra Madre Orientale). Dove le due catene si discostano maggiormente tra loro, si aprono altipiani spesso desertici. Le due catene si restringono sempre più verso sud, per poi proseguire nell’America meridionale con la catena (cordigliera) delle Ande. Grandi catene montuose e grandi pianure. Veduta aerea di Conception, una delle numerose piccole isole dell’arcipelago delle Bahama. I suggestivi colori delle pareti stratificate del Grand Canyon, nell’altopiano del Colorado (Stati Uniti). 157 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:02 Pagina 158 America del Nord Nei territori del celebre West americano predomina un clima continentale arido. Il corso del Mississippi a New Orleans, in Louisiana (Stati Uniti). La parte settentrionale dell’area pianeggiante centrale è costituita dallo scudo canadese, una delle formazioni geologiche più antiche della Terra, formato da basse colline quasi completamente spianate, tra le quali si aprono innumerevoli laghi. Più a sud, invece, si allarga la vasta pianura alluvionale (Grandi Pianure) creata dal Mississippi-Missouri e dai suoi molti affluenti. Anche la catena orientale comprende rilievi di antica data, quasi spianati dall’erosione; tra essi spiccano le alture Laurenziane e i monti Appalachi. Grandi fiumi e grandi laghi. I principali fiumi nordamericani nascono nelle Montagne Rocciose e sfociano nell’Atlantico (Mississippi, San Lorenzo, Rio Grande) o nel mar Glaciale Artico (Mackenzie); i corsi d’acqua che scendono verso l’oceano Pacifico (Yukon, Columbia, Colorado) sono invece generalmente più brevi e spesso con una portata più irregolare. Nella parte settentrionale vi sono migliaia di laghi di ogni dimensione; una particolare importanza riveste il sistema dei Grandi Laghi (Superiore, Michigan, Huron, Erie, Ontario), al confine tra Canada e Stati Uniti. La notevole estensione dell’America del Nord nel senso della latitudine fa sì che sul suo territorio si succedano climi molto diversi. All’estremo nord predomina il clima artico, con il paesaggio della tundra, che più a sud cede il passo alle foreste di conifere tipiche di un clima continentale freddo, e poi alle foreste di latifoglie, che indicano condizioni climatiche meno rigide. Al centro troviamo una vasta area con clima continentale piuttosto arido: è la zona delle grandi praterie rese famose dall’epopea western. Sulle coste settentrionali del golfo del Messico ampie zone godono di un clima subtropicale umido, mentre gli Stati Uniti sud-occidentali e il Messico settentrionale sono occupati da vaste aree desertiche. Le coste del mar dei Caraibi sono occupate da foreste tropicali, mentre quelle sul Pacifico hanno un clima tropicale asciutto con savane aride. I climi. 158 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 159 2 Un continente, molte suddivisioni La suddivisione del continente americano in una parte settentrionale e una meridionale risponde a criteri fisici. Tuttavia la storia del continente ha determinato un’altra divisione, quella tra America anglosassone e America latina, oggi identificabile nella frontiera tra Stati Uniti e Messico. Tra il XVI e il XVIII secolo, infatti, il nord del continente venne colonizzato prevalentemente da genti provenienti dalla Gran Bretagna, mentre i paesi dell’America centrale e meridionale divenivano colonie spagnole o portoghesi (e per questo vengono spesso identificati come «America latina»). Le due aree conobbero modelli di sviluppo economico e sociale diversi: spagnoli e portoghesi furono più interessati allo sfruttamento delle enormi ricchezze del continente; i coloni di origine inglese, molto spesso emigrati alla ricerca di un luogo dove poter liberamente esprimere il proprio credo politico o religioso, ebbero maggiori attenzioni per lo sviluppo economico della loro nuova patria. Nell’America settentrionale possiamo distinguere tre principali macroregioni. L’America anglosassone è formata da Canada e Stati Uniti, nella parte settentrionale del continente; è l’area economicamente più prospera del pianeta. L’America centrale comprende Messico, Guatemala, Belize, Honduras, Nicaragua, El Salvador, Costa Rica e Panamá; questi stati fanno parte dell’America latina (sono tutti ex colonie spagnole, tranne il Belize, possedimento britannico fino al 1981). Sono paesi in via di sviluppo, la cui economia è fortemente influenzata da quella statunitense. In questa regione si svilupparono alcune delle grandi civiltà amerinde (aztechi, maya, olmechi) e ancora oggi la popolazione è in larga parte composta da indigeni o da meticci. I Caraibi sono formati dall’arco di isole tra golfo del Messico, mar dei Caraibi (o delle Antille) e oceano Atlantico; rappresentano una realtà composita dal punto di vista politico ed economico, a causa della passata colonizzazione da parte di spagnoli, inglesi, francesi e olandesi. Ancora oggi Francia, Paesi Bassi e Regno Unito vi mantengono dei possedimenti. Il grado di sviluppo è molto vario: alcune isole hanno sviluppato il settore dei servizi finanziari, divenendo dei «paradisi fiscali», mentre altri stati versano in gravi condizioni economiche. Un caso a sé stante è rappresentato da Cuba, la maggiore delle isole caraibiche, governata per quasi cinquant’anni dal regime comunista di Fidel Castro. L’imponente profilo di un antico tempio maya nella penisola dello Yucatán (Messico). 159 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:02 Pagina 160 America del Nord L’America anglosassone Le Montagne Rocciose nel Parco nazionale di Banff (Canada). 1 Due grandi stati Le cascate del Niagara, che segnano il confine tra Stati Uniti e Canada, formano un salto d’acqua di quasi 50 m. L’America anglosassone è la parte di continente americano che ha ricevuto un’impronta decisiva dalla colonizzazione inglese. Sebbene anche altre nazioni siano state colonie inglesi (ad esempio il Belize nell’America centrale, la Giamaica nei Caraibi o la Guyana nell’America meridionale), l’America anglosassone si considera formata solamente da Canada e Stati Uniti, il cui sviluppo storico, politico ed economico ha seguìto un percorso simile che li ha condotti a costituire una realtà nettamente caratterizzata rispetto al resto del continente. Il territorio occupato da Canada e Stati Uniti, due tra i più estesi stati del mondo, corrisponde a circa l’80% dell’America settentrionale e centrale, al 46% dell’intero continente americano e a poco meno di due volte l’intera Europa; è fisicamente delimitato dal mar Glaciale Artico a nord, dall’oceano Atlantico a est, dal golfo del Messico a sud e dall’oceano Pacifico a ovest. Abitualmente si ripartisce il rilievo in tre zone: orientale, con bassi rilievi di origine antica; centrale, pianeggiante e solcata da grandi fiumi; occidentale, occupata dalle Montagne Rocciose e dalle catene costiere. La grande estensione sia in latitudine sia in longitudine determina una grandissima varietà di paesaggi e di climi (dal clima artico del Grande Nord canadese a quello subtropicale della Florida), alternando vaste zone inospitali, come le gelide terre artiche, a regioni fertili e accoglienti. Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 161 L’ A m e r i c a a n g l o s a s s o n e 2 Un crogiolo di popoli e culture L’America anglosassone è un’area nel suo insieme poco popolata, con una densità media di circa 17 ab./km2. In realtà i circa 330 milioni di abitanti si addensano in alcune aree, quali le coste o l’area intorno ai Grandi Laghi, dove il popolamento è molto più fitto e dove si sono formate alcune vaste megalopoli (la megalopoli della costa orientale tra Boston e Washington, negli Stati Uniti; la megalopoli transnazionale dei Grandi Laghi; la megalopoli della California meridionale sulle coste del Pacifico). I quattro quinti della popolazione vivono infatti in centri urbani. La popolazione dell’America anglosassone è formata in gran parte dai discendenti dei coloni provenienti dall’Europa: in primo luogo inglesi, ma anche scozzesi, irlandesi, italiani, polacchi, russi, tedeschi, scandinavi, portoghesi e spagnoli. I movimenti migratori più intensi si sono verificati tra la metà del XIX e la metà del XX secolo; nella seconda metà del Novecento si è esaurita la spinta migratoria europea e sono aumentati gli arrivi dall’Asia (cinesi, coreani, vietnamiti, indiani; ma le più antiche comunità cinesi risalgono già al XIX secolo) e dall’America latina, in particolare dal Messico e dagli stati dell’America centrale e dei Caraibi. Negli Stati Uniti, inoltre, più di un abitante su dieci discende dagli schiavi africani utilizzati nel XVIII e XIX secolo nelle piantagioni di cotone e di tabacco degli stati meridionali. Questa natura composita della popolazione ha determinato la nascita di una società fortemente multiculturale, che trova la sua migliore espressione nelle grandi città cosmopolite (New York, Los Angeles, San Francisco, Toronto, Montréal). Nella società dell’America anglosassone hanno invece poco peso i nativi americani (gli «indiani»), i discendenti delle tribù un tempo padrone del territorio e che la conquista europea ha decimato e, generalmente, relegato in riserve. La popolazione bianca e quella di colore sono quelle numericamente più consistenti negli Stati Uniti. Il panorama di Chicago, una delle città più popolose degli Stati Uniti. 161 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:02 Pagina 162 America del Nord 3 Un grande sviluppo economico Bill Gates, fondatore e proprietario dell’azienda leader mondiale nella produzione di software, è diventato uno dei simboli del progresso tecnologico e del benessere economico degli Stati Uniti a livello internazionale. L’America anglosassone è l’area economicamente più sviluppata del pianeta. Gli Stati Uniti sono ai vertici mondiali dell’economia, ma anche il Canada è tra le otto nazioni più industrializzate al mondo. Caratteri comuni all’economia di Stati Uniti e Canada sono: un’agricoltura altamente produttiva, basata sulla meccanizzazione, sull’uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi e sull’organizzazione in aziende agricole di vaste dimensioni; una grandissima disponibilità di materie prime (petrolio, gas naturale, carbone, minerali metallici), anche se non sempre sufficiente a soddisfare la richiesta dell’industria locale; un sistema industriale basato sulle grandi imprese e sulle multinazionali, con interessi in tutto il mondo; una grande attenzione alla ricerca scientifica, sviluppata in centri dove operano a stretto contatto centri universitari e imprese; una grande propensione della manodopera alla mobilità; una fitta rete di servizi – dai trasporti ai servizi finanziari – che produce la maggior parte dei PIL nazionali e facilita lo sviluppo delle imprese; l’esistenza di severe norme che favoriscono la libera concorrenza tra le imprese. L’economia canadese, il cui sviluppo è più recente, è fortemente integrata all’economia statunitense. Nel 1992 Stati Uniti, Canada e Messico firmarono un accordo, entrato in vigore nel 1994, che prevede la graduale eliminazione di tutte le barriere doganali fra i tre stati in modo da realizzare un’unica vastissima area di libero commercio: è il cosiddetto NAFTA (North American Free Trade Agreement, ovvero «Accordo di libero scambio del Nord America»), i cui effetti positivi sono però controversi. Nonostante ciò, gli Stati Uniti vorrebbero ampliarlo agli stati dell’America centrale e meridionale e dei Caraibi, ma incontrano molte resistenze dettate dal timore che le fragili economie di questi paesi divengano completamente dipendenti da quella statunitense. Lavori di agricoltura meccanizzata nelle pianure centrali degli Stati Uniti. 162 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 163 L’ A m e r i c a a n g l o s a s s o n e Riportiamo il testo di una lettera scritta da un capo indiano seathl, della tribù di Duwamish, al presidente degli Stati Uniti F. Pierce nel 1855. grande capo di Washington ci ha mandato a dire che desidera comprare la nostra terra: ci ha assicurato anche la sua amicizia e la sua benevolenza. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che la nostra amicizia non gli è necessaria. Tuttavia, se non accetteremo, l’uomo bianco verrà con le armi e ci strapperà la nostra terra. Il Alcuni indiani piegan, una tribù della regione dei Grandi Laghi, in una foto d’epoca. Come puoi comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa possibilità ci è estranea. Noi non siamo i padroni della purezza dell’aria o dello splendore dell’acqua. Noi possiamo decidere solo del nostro tempo. Tutta questa terra è sacra per la mia gente. L’uomo bianco non comprende il nostro modo di vivere. Per lui una zolla di terra è uguale all’altra. Lui è uno straniero che viene di notte e spoglia la terra di tutte le sue ricchezze. La terra non è sua sorella, bensì sua nemica, e dopo averla svuotata, lui se ne va via. […] Il suo guadagno impoverirà la terra e dietro di sé lascerà il deserto. La vista delle sue città è un tormento agli occhi dell’uomo rosso. […] Non si può incontrare pace nelle città dell’uomo bianco. Il rumore delle città è un affronto alle orecchie. Che specie di vita è quella in cui l’uomo non può ascoltare la voce del corvo notturno o il chiacchiericcio delle rane nella palude, durante la notte? L’aria è preziosa per l’uomo rosso. Non sembra che l’uomo bianco si interessi dell’aria che respira. Come un moribondo, egli è insensibile al cattivo odore. L’uomo bianco deve trattare gli animali come se fossero suoi fratelli. Ho visto migliaia di bisonti marcire nelle praterie abbandonate dall’uomo bianco, abbattuti da fucilate sparate dal treno in corsa. I bisonti noi li uccidiamo solo per sfamarci. Se tutti gli animali venissero sterminati, gli uomini morirebbero di solitudine spirituale, perché tutto ciò che succede agli animali può capitare anche agli uomini. Tutto ciò che offende la terra, offende anche i figli della terra. I nostri figli videro i nostri padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri soccombono sotto il peso della vergogna. E, dopo la sconfitta, passano il tempo oziando e avvelenando il loro corpo con cibi dolci e bevande alcoliche. Il nostro Dio è il medesimo Dio dell’uomo bianco. Pensi, per caso, che lo puoi possedere come desideri possedere la nostra terra? Egli è il Dio dell’umanità intera. E ama ugualmente l’uomo rosso come l’uomo bianco. La terra è amata da Lui. […] Se accetteremo la tua offerta, è per garantirci le riserve che ci hai promesso. Là forse potremo vivere gli ultimi giorni come desideriamo. Leggiamo insieme Lettera di un capo indiano al presidente degli Stati Uniti Chiave di lettura 1. Spiega brevemente il contenuto della lettera del capo indiano al presidente degli Stati Uniti. 2. Quali affermazioni del capo indiano ti colpiscono di più? 3. Che cosa chiede il capo indiano al presidente degli Stati Uniti? 4. Evidenzia le frasi della lettera che ti colpiscono maggiormente e parlane con i tuoi compagni e con il tuo insegnante. 163 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:02 Pagina 164 America del Nord CANADA Superficie (km2) 9984 670 Popolazione (ab.) 32 271 000 Densità (ab./km2) 3,2 Popolaz. urbana (%) 81,0 Una veduta aerea dell’isola di Somerset, nel territorio di Nunavut, che nel 1999 il governo canadese assegnò al popolo eschimese. 164 forma di governo capitale moneta sigla internazionale stato federale Ottawa (828 000 abitanti) moneta dollaro canadese (100 centesimi) CND Il paesaggio del Parco nazionale di Nahanni (nord-ovest del paese), dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1978. Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 165 Canada 1 Un territorio immenso Il Canada è il secondo stato più vasto del mondo dopo la Russia. A nord è bagnato dal mar Glaciale Artico; a est dall’oceano Atlantico e a ovest dall’oceano Pacifico. Confina con gli Stati Uniti a sud e a nord-ovest (Alaska). Moltissime sono le isole: le più vaste sorgono nel mar Glaciale Artico (isole di Baffin, Ellesmere, Vittoria); sul versante atlantico troviamo le isole di Terranova, Principe Edoardo, Anticosti e Capo Bretone; a ovest vi è l’isola di Vancouver, la più estesa tra le migliaia di isole che bordano la costa del Pacifico. Sei grandi regioni geografiche. Il territorio canadese può essere suddiviso in sei regioni: il Grande Nord, compreso tra il bacino del fiume Yukon e le grandi isole nel mar Glaciale Artico. Qui scorre il più lungo fiume canadese, il MacKenzieAthabasca, e vi sono molti grandi laghi, quali il Gran Lago degli Schiavi e il Gran Lago degli Orsi; lo scudo canadese, disposto attorno alla baia di Hudson; è un rilievo di antichissima origine, ormai ridotto dall’erosione a un territorio appena ondulato; la regione dei monti Appalachi, a sud del fiume San Lorenzo, con la penisola della Nuova Scozia e le isole di Terranova e Principe Edoardo; le basse terre del San Lorenzo, comprendenti le sponde dei Grandi Laghi e l’amplissima vallata del fiume; le pianure meridionali, ricche di foreste e di laghi, tra i quali il Winnipeg; le Montagne Rocciose, che occupano una fascia larga 700 km nella parte occidentale del paese comprendente anche la parallela catena delle Montagne Costiere. Nel sud il clima è continentale, con inverni lunghi e freddi ed estati talora molto calde e umide. Verso nord il clima si fa più rigido, fino ad assumere caratteri polari nei territori più settentrionali e sulle Montagne Rocciose. Il clima canadese risente dei forti venti provenienti dall’Artico, dell’influsso della vasta e gelida baia di Hudson che si incunea in profondità nel territorio e dell’azione della fredda corrente del Labrador. La parte meridionale della costa occidentale beneficia però degli effetti mitiganti della corrente calda del Pacifico. Le foreste, soprattutto di conifere, coprono poco più di un quarto del territorio; all’estremo nord e sulle isole artiche predomina la tundra. Le coste della Nuova Scozia, nel sud-est del paese, dove il clima è molto rigido a causa dell’influenza della corrente del Labrador. Il clima. Il delta del fiume Mackenzie (Canada nord-occidentale). 165 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:38 Pagina 166 America del Nord 2 Un paese ricco e quasi disabitato Lingua inglese, francese Religione cattolici (43,6%), protestanti (29,2%), anglicani (8,1%), atei (16,5%) Numero di figli per donna 1,5 Popolazione < 15 anni 17,9% Popolazione > 60 anni 17,5% Speranza di vita M 77, F 82 ISU 0,950 (6° posto nel mondo) Il Canada è uno stato federale formato da dieci province e due territori. Dal 1999 anche il Nunavut, il territorio abitato dagli inuit (eschimesi), ha ottenuto un suo statuto e dal 2019 sarà governato da un parlamento autonomo. Il capo dello stato è il sovrano inglese, rappresentato da un governatore generale, ma il potere è esercitato dal primo ministro. Il governo federale legifera in materia di difesa, politica estera e politica fiscale. Il Canada è un paese quasi disabitato: la densità media è di soli 3 ab./km2, ma i territori del nord hanno densità prossima allo zero. La popolazione si concentra lungo la valle del San Lorenzo e nelle regioni meridionali, sulle sponde dei Grandi Laghi, nella regione a ridosso del confine con gli Stati Uniti e nella regione di Vancouver. La quasi totalità della popolazione discende dagli emigranti europei giunti nel paese dopo la sua colonizzazione. I due gruppi più numerosi sono inglesi (34,2%) e francesi (22,7%), seguiti da scozzesi, irlandesi, tedeschi, italiani, cinesi, ucraini; gli indigeni sono il 3,4% della popolazione. La grande maggioranza della popolazione è cristiana (sia cattolici, sia protestanti e anglicani). Inglese e francese sono le lingue ufficiali. Oltre che nel Québec, il francese è parlato in alcune zone dell’Ontario, del New Brunswick e del Manitoba. Nel Nunavut è riconosciuta come ufficiale anche la lingua inuit. Suddivisioni amministrative e densità di popolazione Un pescatore inuit al lavoro. Vastissime aree del territorio canadese appaiono, come in questa fotografia, pressoché disabitate. 166 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 167 Canada 3 Le maggiori città LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Quattro canadesi su cinque vivono in un centro urbano e quattro su dieci vivono nell’area metropolitana delle cinque maggiori città. Sebbene non sia la città canadese più importante, capitale federale è Ottawa, centro amministrativo e importante polo dell’industria ad alta tecnologia. Le principali metropoli. Toronto, sulla riva occidentale del lago Ontario, è la città più popolosa e il principale centro economico del Canada. Grazie alla sua favorevole posizione, la città si sviluppò intorno a un forte costruito dai francesi nel 1750. Nel XIX secolo fu uno dei primi centri canadesi a conoscere una forte industrializzazione; oggi, oltre che importante polo industriale e commerciale, è una delle maggiori piazze finanziarie mondiali. Il centro storico di Montréal, fondato dai francesi nel 1639, si è sviluppato su un’isola alla confluenza dei fiumi Ottawa e San Lorenzo. La città, la principale del Québec e per decenni la più importante del paese, è il maggior porto canadese sull’Atlantico (al quale è collegato dal fiume San Lorenzo): da qui passa gran parte del commercio da e verso l’Europa. Negli ultimi decenni è diventata un importante centro dell’industria ad alta tecnologia (soprattutto nei settori aeronautico e aerospaziale), grazie anche alla presenza di avanzati centri di ricerca collegati alle quattro università locali. Vancouver, sulla costa del Pacifico, non lontana dal confine statunitense, è il più importante porto canadese, il principale centro dell’industria del legno e polo della produzione cinematografica e televisiva. Calgary, sulle pendici delle Montagne Rocciose, famosa stazione sciistica, è anche centro dell’industria petrolifera, così come Edmonton, poco più a nord. Québec, «capitale» del Canada francofono, è una delle più antiche città canadesi. Grande centro culturale e tecnologico, è un’affermata meta turistica. Toronto Montréal Vancouver Ottawa Calgary Edmonton ABITANTI (AREA METROPOLITANA) 5 304 000 3 636 000 2 208 000 1 149 000 1 060 000 1 002 000 Un’immagine notturna di Toronto. Le altre maggiori città. Il porto vecchio di Montréal, che prende il nome da uno dei primi esploratori del Canada, Jacques Cartier. 167 Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 35 064 $ 15:02 Pagina 168 America del Nord 4 L’economia Il Canada è oggi uno degli stati più industrializzati e ricchi al mondo. Fino agli inizi del XX secolo l’economia del paese era basata essenzialmente sull’agricoltura e sullo sfruttamento delle immense ricchezze naturali, ma la seconda guerra mondiale diede un grande slancio all’industrializzazione: lontano dalle zone di guerra, al riparo dai bombardamenti nemici, grazie alle ricchezze naturali che lo rendevano quasi del tutto autosufficiente nell’approvvigionamento di materie prime, il Canada sviluppò un grande apparato industriale la cui produzione era destinata a sostenere non solo il Regno Unito, ma anche la Cina e l’Unione Sovietica nella lotta contro la Germania nazista e il Giappone. Terminata la guerra, l’industria bellica venne prontamente riconvertita e il Canada è divenuto uno degli otto stati più industrializzati del pianeta. Le fertili pianure centro-meridionali (il cosiddetto Canada utile) hanno permesso lo sviluppo di un’agricoltura molto produttiva, grazie anche all’elevata meccanizzazione. Sebbene solo il 5% del territorio sia coltivabile, il Canada è uno dei principali produttori mondiali di cereali (soprattutto frumento, orzo, mais e avena), patate, soia, semi oleosi e tabacco. Al contrario di quanto avviene in molti stati economicamente avanzati (nei quali, generalmente, l’agricoltura è un settore debole), in Canada non sono previsti sussidi governativi, se non in caso di calamità. Di massima importanza è anche la silvicoltura. Il Canada è il primo esportatore mondiale di legname da costruzione e tra i primi per carta e pasta di legno. Molto diffuso è l’allevamento razionale di bovini, suini e volatili da cortile; quello di animali da pelliccia, molto diffuso nel nord, è in declino anche in seguito alla maggiore sensibilità ecologista; è invece ripresa, tra le proteste internazionali, la caccia alle foche sulle coste del Labrador, che ogni anno comporta l’uccisione di decine di migliaia di cuccioli. Sia le acque marine sia quelle dolci sono molto pescose; i principali prodotti della pesca sono merluzzi (ma i banchi che hanno reso celebri le acque di Terranova sono oggi molto ridotti), aragoste, salmoni, trote, storioni e lucci. Il settore primario. Il trasporto del legname sull’acqua presso il porto di Victoria, nella Columbia Britannica. Il settore secondario. La disponibilità di materie prime del Canada è seconda solo a quella della Russia. Il loro sfruttamento ha sorretto il primo sviluppo dell’economia canadese ma ha ormai perso importanza; molte delle cittadine sorte al di fuori della fascia agricola del paese devono la loro esistenza alla presenza di minerali utili. Particolare rilievo hanno i minerali energetici: il Campi coltivati nella provincia di Alberta. Sez3_da154a169_AmericaNord1_3e 16-02-2007 15:02 Pagina 169 Canada Un cilindro rotante che separa l’oro dalle impurità in una miniera dello Yukon. Canada è il principale produttore di uranio ed è l’unico tra i paesi più industrializzati a essere anche esportatore di petrolio e gas naturale. Il Canada è ai primi posti del mondo in tutti i settori industriali. La regione dei Grandi Laghi e il Québec sono le aree più industrializzate, grazie alla facilità di spostamento delle merci lungo il sistema Grandi Laghi-San Lorenzo e alla vicinanza della megalopoli statunitense dei Grandi Laghi, della quale molti centri canadesi sono ormai parte integrante. L’industria metallurgica trasforma i minerali estratti nel paese. Il Canada è inoltre il principale produttore di alluminio, estratto però da minerale importato. Un altro importante comparto legato allo sfruttamento delle risorse naturali è quello della lavorazione del legno (produzione di carta, pasta di legno, mobili), sviluppato soprattutto nella Columbia Britannica e, in particolare, a Vancouver. L’industria automobilistica si concentra nell’Ontario; gli automezzi e i loro componenti rappresentano la principale voce delle esportazioni canadesi. L’industria tessile è diffusa nel Québec (seta e cotone) e nell’Ontario (lana e abbigliamento); la chimica nelle regioni centrali; la petrolchimica nell’Alberta, dove si trovano i principali giacimenti petroliferi. Anche le industrie ad alta tecnologia sono molto sviluppate: informatica ed elettronica, industria delle biotecnologie, aerospaziale, ingegneria dei materiali avanzati; Vancouver è poi il terzo centro nordamericano (dopo Los Angeles e New York) per le produzioni cinematografiche e televisive. Il Canada è tra i protagonisti del commercio mondiale e ha una bilancia commerciale attiva. Il commercio estero è tuttavia fortemente condizionato dalla dipendenza dall’economia statunitense: il 57% delle importazioni e l’81% delle esportazioni hanno come origine e destinazione gli Stati Uniti. Questa dipendenza ha spinto il Canada a creare, con Stati Uniti e Messico, il NAFTA (Accordo di libero scambio del Nordamerica), entrato in vigore nel 1994. Il turismo è in continua crescita, sia come numero di turisti sia come volume di entrate, grazie all’attività di promozione e all’alto livello delle strutture; la principale attrazione del paese sono i parchi naturali. I trasporti via terra si sviluppano soprattutto nella parte meridionale (la più intensamente abitata) lungo la direttrice est-ovest e sono fortemente integrati alla rete statunitense. Il trasporto aereo è molto sviluppato e si avvale di 900 aeroporti, fondamentali per raggiungere anche il Grande Nord. Di grande rilievo è poi la via d’acqua rappresentata dal San Lorenzo e dal sistema dei Grandi Laghi, nonostante le acque del fiume siano ghiacciate per alcuni mesi all’anno. Il settore terziario. ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 587 007 24 455 31 152 GWh GWh GWh Uno dei fattori che ha favorito lo sviluppo industriale del Canada è la grande disponibilità di energia, grazie all’abbondanza di carbone, petrolio, gas naturale e uranio presenti nel sottosuolo e anche allo sfruttamento dei corsi d’acqua: il Canada è il principale produttore di energia idroelettrica. SOCIETÀ medici laureati computer 2,1 4,9 487 dati sulla base di 1000 abitanti 169 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:04 Pagina 170 America del Nord La bandiera STATI UNITI La bandiera statunitense, comunemente chiamata Stars and Stripes («stelle e strisce»), è formata da 13 strisce rosse e bianche (che simboleggiano le 13 colonie la cui unione diede vita agli Stati Uniti), ritagliate nell’angolo superiore sinistro da un rettangolo blu con 50 stelle bianche (i 50 stati che formano oggi gli Stati Uniti). La bandiera ha conosciuto 26 modifiche, in seguito ai successivi ingressi di nuovi stati nell’Unione; la versione attuale risale al 1960, dopo l’ingresso delle Hawaii. 170 2 Superficie (km ) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) Popolazione urbana (%) forma di governo capitale moneta sigla internazionale STATI UNITI UE 9 372 614 296 410 000 32 80,0 4 318 487 490 490 000 114 72,9 Repubblica federale Washington (554 000 abitanti) dollaro statunitense (100 centesimi) USA Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:04 Pagina 171 Stati Uniti 1 Alte montagne, grandi pianure Bagnato a est dall’oceano Atlantico e a ovest dall’oceano Pacifico, il territorio degli Stati Uniti (USA, ovvero United States of America) si affaccia a sud sul golfo del Messico. Gli unici confini terrestri sono con il Canada a nord (ma l’Alaska, il più settentrionale degli stati della confederazione, delimita il territorio canadese a ovest) e con il Messico a sud. Le coste orientali sono movimentate a nord, creando numerose baie che rappresentano ottimi porti, per poi diventare basse e rettilinee verso sud; simili sono anche le coste del golfo del Messico, al centro delle quali si protende il vasto delta del Mississippi. Vi sono notevoli porti anche sulle coste pacifiche, caratterizzate dalla prossimità delle catene montuose. All’estremo nord-ovest le coste occidentali dell’Alaska sono ricche di fiordi e bordate da innumerevoli isole; le coste sul mar Glaciale Artico sono invece basse e sabbiose. Le coste. Il rilievo divide gli Stati Uniti in tre regioni: orientale, centrale e occidentale. Nella regione orientale spicca la presenza degli Appalachi, catena montuosa di antica origine, con cime arrotondate dall’erosione e poco elevate (massima vetta è il Mitchell, 2037 m). Gli Appalachi sono orientati da nord-est a sudovest, per cui tendono ad allontanarsi progressivamente dalla costa, lasciando il posto alla pianura costiera atlantica e poi alla penisola della Florida, che separa il golfo del Messico dall’oceano Atlantico. La regione centrale è il territorio delle Grandi Pianure, sconfinate distese pianeggianti che dai Grandi Laghi – a nord – si estendono verso sud fino al golfo del Messico, interrotte qua e là da gruppi di basse colline. Nella regione occidentale il rilievo si innalza nelle aspre cime delle Montagne Rocciose, con numerose vette che si spingono oltre i 4000 m (la vetta più alta è il monte McKinley, 6194 m, ma si trova in Alaska). Una seconda bastionata, la Catena Costiera, si allunga parallela alla costa pacifica. Tra le Montagne Rocciose e la Catena Costiera si estende una vasta regione di altipiani rocciosi semidesertici, solcati da profonde valli (i famosi canyon, tra i quali il Grand Canyon, formato dal fiume Colorado) intagliate dai fiumi che scendono dalle Montagne Rocciose. Qui si trova anche l’inospitale depressione nota con il sinistro nome di Valle della Morte (86 m sotto il livello del mare), l’area più bassa dell’America del Nord. Rilievi e pianure. Il cratere di Ubehebe, nella Death Valley (la Valle della Morte) in California. Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:04 Pagina 172 America del Nord Il corso del fiume Missouri nelle praterie del Montana. Il sistema idrografico degli Stati Uniti è dominato dal bacino del Mississippi-Missouri, uno dei maggiori del mondo, che raccoglie le acque di quasi tutti i fiumi provenienti dal versante occidentale degli Appalachi e dal versante orientale delle Montagne Rocciose e che sfocia con un vastissimo delta che si allunga nel golfo del Messico. I fiumi che scendono dagli Appalachi verso l’oceano Atlantico hanno corsi relativamente brevi; tuttavia hanno creato profondi estuari che hanno favorito lo sviluppo di importanti porti. I corsi d’acqua che sfociano nell’oceano Pacifico (tra i quali il Columbia, nel nord, e il Colorado, a sud) hanno generalmente corsi molto tortuosi, essendo costretti ad aprirsi la strada attraverso gli altipiani rocciosi. I Grandi Laghi, al confine con il Canada, rappresentano il più grande sistema lacustre del pianeta. Dei cinque laghi che lo costituiscono, solo il Michigan è interamente in territorio statunitense; gli altri quattro (Superiore, Huron, Erie e Ontario) sono condivisi con il Canada. I diversi laghi si trovano a quote diverse: i tratti fluviali che li uniscono formano perciò spettacolari cascate, come le famosissime cascate del Niagara. Emissario dei Grandi Laghi è il San Lorenzo, grazie al quale le navi provenienti dall’oceano Atlantico possono raggiungere le grandi città industriali sorte sulle rive dei laghi. Gli altri laghi degli Stati Uniti hanno dimensioni più ridotte; ricordiamo il Gran Lago Salato, a ovest delle Montagne Rocciose, che occupa un bacino privo di emissari. I fiumi. Il panorama del lago Superiore, il più esteso dei Grandi Laghi (84 131 km2). 172 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:04 Pagina 173 Stati Uniti Gli Stati Uniti sono molto estesi nel senso della latitudine e della longitudine e perciò sono caratterizzati da fasce climatiche molto differenziate. Inoltre la disposizione delle catene montuose, mentre ostacola la diffusione dell’umidità proveniente dagli oceani, non costituisce una barriera alla circolazione dell’aria fredda di origine artica né a quella proveniente dal golfo del Messico, dove in estate si formano devastanti uragani. La maggior parte del paese ha un clima di tipo continentale, con inverni molto rigidi ed estati calde. Le precipitazioni sono abbondanti nella parte orientale e nel sud; nelle pianure centrali predomina un clima più secco. Nella regione occidentale il clima è prevalentemente arido, a causa dell’effetto-barriera creato dalle Montagne Rocciose e dalla Catena Costiera. Sulle coste il clima è fortemente influenzato dalle correnti. Il tratto settentrionale della costa orientale risente dell’effetto della fredda corrente del Labrador, che conferisce al clima invernale particolare rigidità: New York, posta alla stessa latitudine di Napoli, ha una temperatura media nel mese di gennaio di soli 0,5°C. Nella porzione meridionale, invece, grazie agli effetti della calda corrente del Golfo, il clima è subtropicale. A occidente la fredda corrente della California rende temperato il clima della regione costiera. Ai differenti climi corrispondono differenti coperture vegetali. La zona degli Appalachi e della costa orientale era un tempo coperta da foreste di latifoglie, oggi in gran parte sostituite dalle coltivazioni, che hanno anche quasi completamente eliminato le vaste praterie della regione centrale. Sulle Montagne Rocciose il clima più arido ha consentito lo sviluppo di foreste di conifere; più a ovest, nella regione degli altipiani interni si trovano ampi deserti. In totale le foreste coprono circa un quarto del territorio, mentre le aree protette ne occupano il 15,8%. Il clima e la natura. Le vaste aree desertiche dell’Arizona, dove il clima è molto arido. Durante la stagione autunnale la vegetazione del Vermont si tinge di magnifici colori. 173 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:04 Pagina 174 America del Nord La lunga storia degli Stati Uniti 1513 Lo spagnolo Ponce de León è il primo europeo a porre piede sul suolo dei futuri Stati Uniti 1929 Crollo della Borsa di New York; inizia la «Grande depressione» ■ ■ 1941 I giapponesi attaccano la base statunitense di Pearl Harbour; gli USA entrano in guerra ■ 1607 Gli inglesi fondano Jamestown (Virginia) e avviano la colonizzazione ■ 1945 Bombe atomiche su Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto) ■ 1756-1763 Guerra dei Sette anni: gli inglesi sconfiggono i francesi, bloccandone l’espansione nell’America del Nord ■ 1774-1778 Rivoluzione americana ■ 1776 Dichiarazione di indipendenza ■ 1787 Viene promulgata la Costituzione ■ 1812-1814 Seconda guerra contro la Gran Bretagna ■ 1846-1848 Guerra contro il Messico; gli Stati Uniti si affacciano sul Pacifico ■ 1860 Abramo Lincoln viene eletto presidente ■ 1861-1865 Guerra civile ■ 1865 Abolizione della schiavitù ■ 1917-1918 Partecipazione statunitense alla prima guerra mondiale ■ Il primo popolamento e la colonizzazione. Il popolamento del continente americano è ancora oggetto di accaniti dibattiti tra gli studiosi. Probabilmente i primi «americani» giunsero dal Pacifico a partire da circa 40 000 anni fa, seguendo la ghirlanda di isole che congiunge l’Asia nord-orientale con l’Alaska. Le nuove popolazioni si dispersero sul territorio, suddividendosi in molte tribù. Intorno al 2500 a.C. la scoperta dell’agricoltura spinse la maggior parte delle tribù ad abbandonare la caccia come principale mezzo di sostentamento. L’arrivo degli europei segnò una svolta. Il primo europeo a mettere piede sul territorio dei futuri Stati Uniti, nell’attuale Florida, fu il navigatore spagnolo Juan Ponce de León (1513). Durante il XVI secolo gli spagnoli si stabilirono sulla costa sud-orientale, iniziando la penetrazione verso l’interno, mentre i francesi dal Canada orientale si spingevano nelle valli dei fiumi Ohio e Mississippi. 174 1950-1953 Guerra di Corea ■ Abramo Lincoln in un ritratto fotografico d’epoca. 1965-1973 Guerra del Vietnam ■ 1991 Guerra del Golfo ■ 2001 (11 settembre) Attacchi alle Torri Gemelle a New York e al Pentagono a Washington ■ 2001 Invasione dell’Afghanistan ■ 2003 Invasione dell’Iraq ■ La colonizzazione britannica ebbe inizio nel 1607 con la fondazione di Jamestown, in Virginia. Nel XVII secolo gli inglesi crearono 12 colonie sulla costa orientale. Il costante arrivo di nuovi coloni dall’Europa e il disboscamento di sempre più vaste aree rese difficili i rapporti tra i coloni e le tribù indigene, che dopo una strenua resistenza vennero annientate o costrette a spostarsi verso ovest. L’indipendenza delle colonie inglesi. In seguito alla guerra dei Sette Anni (1756-1763) i francesi dovettero rinunciare al Canada e a tutti i possedimenti a est del Mississippi. Ma i costi della guerra spinsero la corona inglese a imporre nuove tasse e limitazioni al commercio nelle colonie americane; la decisione irritò profondamente i coloni e nel 1774 la rabbia esplose in una guerra aperta. Il 4 luglio 1776 venne proclamata l’indipendenza delle 13 colonie inglesi. Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:04 Pagina 175 Stati Uniti Nel 1778 il generale statunitense George Washington sconfisse definitivamente gli inglesi. Nel 1787 la Costituzione sanciva la nascita degli Stati Uniti come repubblica federale. L’espansione sul continente. Intanto era iniziata la grande espansione territoriale degli Stati Uniti, che nel 1850 si affacciarono sull’oceano Pacifico. Nel frattempo emerse il contrasto tra stati schiavisti e stati abolizionisti. La Costituzione stabiliva la fine della schiavitù, ma negli stati meridionali gli schiavi provenienti dall’Africa costituivano la manodopera per la coltivazione delle piantagioni di cotone e di tabacco. L’avvio dell’industrializzazione accentuò le differenze: il Nord si avviava a divenire un paese industriale, mentre il Sud rimaneva legato all’agricoltura di piantagione. L’elezione alla presidenza (1860) di Abramo Lincoln, fermo oppositore della schiavitù, fece precipitare la situazione: la Carolina del Sud si proclamò indipendente, presto seguita da numerosi altri stati, che formarono la Confederazione degli Stati d’America. Si scatenò una sanguinosa guerra civile, che si concluse dopo quattro anni con la resa degli stati confederati. La schiavitù venne abolita e fu riconosciuto il diritto di voto alla popolazione di colore. Lo sviluppo economico. Gli anni successivi alla guerra civile videro l’impetuoso sviluppo degli Stati Uniti. Mentre veniva completata la conquista dei territori occi Soldati statunitensi in Vietnam. dentali, con lo sterminio e la deportazione delle ultime tribù indiane, centinaia di migliaia di emigranti europei iniziarono a giungere sulla costa orientale. Agli inizi del XX secolo gli Stati Uniti erano ormai una delle principali potenze economiche mondiali. Nel 1917 entrarono in guerra a fianco di Regno Unito, Francia e Italia. Nel 1941 l’attacco giapponese alla base statunitense di Pearl Harbour provocò un nuovo ingresso in guerra degli Stati Uniti, che stavano riprendendosi da una gravissima crisi economica sviluppatasi dopo il crollo della Borsa del 1929. Il secondo dopoguerra. La vittoria nella seconda guerra mondiale conferì definitivamente agli Stati Uniti il ruolo di superpotenza mondiale, contrapposta all’Unione Sovietica. Iniziava il periodo della «guerra fredda», dominato dalla paura dell’atomica. Tra il 1950 e il 1953 si combatté la guerra di Corea, che vide contrapporsi la Corea del Nord, guidata da un governo comunista appoggiato dalla Cina e dall’Unione Sovietica, e la Corea del Sud, appoggiata da truppe delle Nazioni Unite guidate dagli Stati Uniti. Nel 1965 le truppe statunitensi giunsero nel Vietnam del Sud per appoggiare quel governo contro il Vietnam del Nord e i guerriglieri comunisti sudvietnamiti. Ne derivò una guerra che si protrasse fino al 1973 e che vide la sconfitta politica e militare degli Stati Uniti. Gli anni successivi furono contraddistinti dal superamento della guerra fredda, con la firma di trattati contro la proliferazione delle armi nucleari. Gli Stati Uniti unica superpotenza. La crisi del blocco comunista e la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991) hanno lasciato agli Stati Uniti il ruolo di unica superpotenza. Gli anni Novanta sono stati caratterizzati da una serie di interventi militari sotto le insegne delle Nazioni Unite o della NATO: la guerra del Golfo (1991), in difesa del Kuwait invaso dalle truppe irachene di Saddam Hussein; l’intervento in Bosnia-Erzegovina (19941995) e contro la Serbia nella crisi del Kosovo (1999). L’11 settembre 2001 i tre attentati compiuti da terroristi islamici contro le Torri gemelle del World Trade Center a New York e il Pentagono a Washington causarono 3000 vittime e provocarono la dura reazione degli Stati Uniti e dei loro alleati: alla fine del 2001 l’invasione dell’Afghanistan determinò la caduta del governo fondamentalista dei taleban, accusati di proteggere i terroristi; nel 2003 è stata la volta dell’Iraq, sospettato di preparare attentati con armi di distruzione di massa. 175 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:04 Pagina 176 America del Nord 2 Una repubblica, cinquanta stati Gli Stati Uniti sono una repubblica federale composta da 50 stati, ognuno con un proprio governatore e un’assemblea legislativa, più il distretto federale della capitale Washington e una serie di territori esterni: Puerto Rico (che è uno stato associato) e le isole Vergini Americane nei Caraibi, l’isola di Guam, le Midway, le Marianne Settentrionali e le Samoa Americane in Oceania. La popolazione è distribuita irregolarmente sul territorio. La densità di popolazione è molto bassa, anche perché oltre un terzo degli abitanti si concentra nell’area delle tre megalopoli (vedi il paragrafo 3). L’attuale popolazione degli Stati Uniti è il frutto di una lunga serie di ondate migratorie: agli indigeni si sovrapposero i primi coloni provenienti dall’Inghilterra e dalla Francia; poi i neri utilizzati come schiavi nelle piantagioni; quindi, intorno alla metà del XIX secolo, gli irlandesi, seguiti da scandinavi, tedeschi e britannici; tra le fine del XX e gli inizi del XX secolo fu il turno dei mediterranei (soprattutto italiani) e degli europei dell’Est; infine, nella seconda metà del XX secolo, sono divenuti protagonisti i latinoamericani e gli asiatici. Ne è derivata una società fortemente multietnica (definita melting pot, «crogiolo di fusione»), all’interno della quale le singole comunità conservano spesso tratti della cultura originale. Oggi un gruppo in fortissima crescita è quello dei latino-americani, che costituiscono circa il 14% della popolazione. La lingua ufficiale è l’inglese, ma molte comunità continuano a usare anche la propria lingua d’origine; particolarmente diffuso è lo spagnolo. La popolazione gode mediamente di un elevato tenore di vita; tuttavia più di 15 statunitensi su 100 non hanno un reddito sufficiente a soddisfare le esigenze di base. Il «melting pot». Lingua inglese Religione protestanti (24,6%), cattolici (22,1%), altri cristiani (36,8%), atei (2,2%), ebrei (2,2%) Numero di figli per donna 2,1 Popolazione < 15 anni 20,7% Popolazione > 60 anni 16,6% Speranza di vita M 74, F 80 (UE: M 74, F 80) ISU 0,948 (8° posto nel mondo) Negozi a Little Italy, lo storico quartiere della comunità italiana a New York. 176 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:04 Pagina 177 Stati Uniti 3 Le megalopoli e le metropoli La storia dell’urbanizzazione negli Stati Uniti è legata alla colonizzazione europea; tuttavia nel sud-ovest del paese le popolazioni indigene avevano già dato vita, tra il 1200 a.C. e il XVI secolo d.C., a una civiltà caratterizzata da villaggi permanenti (pueblos), spesso di dimensioni paragonabili a quelle di una piccola città. I primi insediamenti europei furono spagnoli e si svilupparono sulle coste della Florida: la prima città statunitense di fondazione europea è Saint Augustine, fondata nel 1565. Le città statunitensi, al contrario di quelle europee – la cui struttura è stata determinata da un lento sviluppo attraverso i secoli – si sono sviluppate senza vincoli. Hanno spesso una struttura a scacchiera, con strade ampie e diritte che si incrociano ad angolo retto. Al centro della città vi è di solito il quartiere degli affari (la city), con le strutture amministrative, finanziarie e commerciali. A partire dagli anni Trenta del XX secolo intorno alle maggiori città sono sorti ampi sobborghi residenziali per le classi medio-alte, caratterizzati da case unifamiliari immerse nel verde, dai quali ogni giorno milioni di persone si muovono per recarsi al lavoro nelle città. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ New York Los Angeles Chicago Filadelfia Dallas Miami Houston Atlanta Detroit Boston San Francisco ABITANTI (AREA METROPOLITANA) 18 710 000 12 925 000 9 392 000 5 801 000 5 700 000 5 362 000 5 180 000 4 708 000 4 493 000 4 425 000 4 154 000 Washington è la capitale federale degli Stati Uniti. Per garantire l’indipendenza del governo il suo territorio non fa parte di nessuno stato, ma è al centro di un distretto autonomo, il distretto di Columbia. Washington è soprattutto un centro amministrativo, dove si trovano le sedi delle principali istituzioni del paese: la Casa Bianca, residenza del presidente degli Stati Uniti; il Congresso, sede del Senato e della Camera dei rappresentanti; il Pentagono, sede del Ministero della Difesa. La capitale federale. La Casa Bianca a Washington, residenza ufficiale del presidente degli Stati Uniti. Panorama di San Francisco; in primo piano il Golden Gate, l’enorme ponte di acciaio simbolo e punto di riferimento della città. 177 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:04 Pagina 178 America del Nord Qui hanno sede anche la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. L’architettura di Washington si distingue da quella delle altre città americane: non vi sono avveniristici grattacieli, ma edifici in stile neoclassico, con profusione di marmi bianchi e colonnati. La megalopoli atlantica. BosWash è l’abbreviazione con la quale negli Stati Uniti è comunemente indicata la megalopoli atlantica, estesa per oltre 600 km lungo la costa orientale, da Boston (a nord) a Washington (a sud). In quest’area vivono circa 45 milioni di persone (più di uno statunitense su sei). La città principale è New York: i suoi 18 milioni di abitanti nell’area metropolitana la rendono una delle prime metropoli al mondo per numero di abitanti e senza dubbio la città globale più importante (vedi la scheda a p. 180). Altre notevoli metropoli sono Filadelfia e Baltimora, importanti centri industriali e portuali, e Boston, capitale del Massachusetts, primario centro culturale, sede dell’università di Harvard e del MIT (Massachusetts Institute of Technology), centro di ricerca scientifica di rilievo mondiale. Sulle sponde meridionali dei Grandi Laghi si è sviluppata ChiPitts, estesa da Buffalo, tra i laghi Erie e Ontario, a Milwaukee, sulla costa occidentale del lago Michigan. È una delle regioni più dinamiche e produttive degli Stati Uniti. La megalopoli dei Grandi Laghi. La lunga fila di grattacieli sul lungomare di Seattle, una delle principali città della megalopoli californiana. 178 Una veduta di Boston. Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:04 Pagina 179 Stati Uniti Carrozzelle per turisti nel quartiere francese di New Orleans. Il principale centro urbano è Chicago, sul lago Michigan: terza città del paese, sorta al centro di un distretto industriale estremamente diversificato, ha industrie alimentari, elettroniche, meccaniche, chimiche e siderurgiche. Grazie alla sua posizione è inoltre un importantissimo porto e nodo ferroviario; anche le attività del terziario vi sono molto sviluppate. Tra le principali città inglobate dalla megalopoli vi è Pittsburgh, un tempo capitale dell’acciaio e ora sede di numerose compagnie che operano nel settore dell’alta tecnologia, spaziando dalla robotica alla biotecnologia: un’evoluzione simile a quella toccata a Cleveland. Detroit, invece, è la capitale dell’automobile, sebbene il settore stia vivendo una forte crisi: il tasso di disoccupazione in città è tra i più alti degli Stati Uniti. La terza grande megalopoli statunitense si è sviluppata sulle coste della California, tra San Francisco e San Diego; qui vivono circa 36 milioni di persone. Al suo interno la città più importante è Los Angeles, la seconda per importanza degli Stati Uniti (vedi la scheda a p. 180). San Francisco deve il suo sviluppo alla famosa «corsa all’oro» che verso la metà del XIX secolo attirò in California migliaia di persone da tutto il mondo: in un solo anno (1848-1849) la sua popolazione balzò da 1000 a 25 000 abitanti. La sua origine multietnica si riflette oggi nella vivacità culturale della città, sede di importanti università, tra le quali quella di Berkeley. Il Golden Gate, il famoso ponte sospeso che attraversa la baia di San Francisco, è il simbolo della città. Nel nord-ovest, presso il confine con il Canada, sorge Seattle, uno dei principali centri mondiali dell’industria aeronautica, informatica e delle biotecnologie. La megalopoli californiana. Lussuose ville sul mare a Miami, uno dei più prestigiosi e frequentati centri turistici degli Stati Uniti. Negli stati meridionali sono sorte alcune grandi città, tra le quali, in Texas, gli importanti poli petroliferi di Dallas e Houston. In Florida sorge Miami, uno dei maggiori centri turistici balneari degli Stati Uniti e ambita meta del turismo mondiale. La capitale della Georgia, Atlanta, è sede di compagnie di telecomunicazioni e di multinazionali in vari comparti industriali. Presso il delta del Mississippi si è sviluppata New Orleans, uno dei più attivi porti statunitensi, che prima di essere devastata dall’uragano Katrina (2005) era anche una pittoresca e frequentata meta turistica. Le città del sud. 179 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:04 Pagina 180 America del Nord Un passo in avanti La Grande Mela e la Città degli Angeli La collina su cui sorge Hollywood, capitale mondiale del cinema. Il quartiere amministrativo e finanziario di Los Angeles. ew York (nota con il soprannome di Big Apple, «Grande Mela») e Los Angeles (L.A. o anche City of Angels, «Città degli Angeli») sono le due maggiori città degli Stati Uniti e, probabilmente, le due città più conosciute nel mondo, grazie agli innumerevoli romanzi e film che vi sono ambientati. N LOS ANGELES Economia. Si basa sul commercio internazionale, sulle industrie dell’intrattenimento (musica, cinematografia, televisione), aeronautica e aerospaziale, petrolifera, ma anche sull’agricoltura e sul turismo. Con la vicina Long Beach costituisce il più grande porto dell’America settentrionale. Principali attrazioni. Downtown (il centro amministrativo), El Pueblo (il quartiere storico con alcuni edifici di epoca spagnola), Hollywood (il quartiere dove è nata l’industria cinematografica), Beverly Hills (residenza di molte stelle dello spettacolo), le spiagge di Santa Monica e Malibù, frequentate dai surfisti, il parco dei divertimenti di Disneyland. Descrizione. La popolazione di Los Angeles conta un’alta percentuale di abitanti di origine ispanica (il 48,8% del totale). Elevata è anche la quota di asiatici (11,1%), mentre relativamente bassa è quella di neri (9,9%). Los Angeles è sviluppata per 71 km lungo la costa e 47 km verso l’interno, inglobando 180 Data di fondazione Nome originale Superficie della città Popolazione (2004) Densità Estensione dell’area metropolitana Popolazione dell’area metropolitana PIL 1786 El Pueblo de Nuestra Señora la Reina de Los Angeles del Río de Porciúncola 1214,9 km2 3 846 000 ab. 3041 ab./km2 88 000 km2 12 925 000 ab. 581,3 miliardi di dollari nel suo processo di espansione molti centri minori. La città ha quindi un aspetto urbano piuttosto disordinato, molto differente da quello delle città europee. Inoltre questa particolare struttura, unitamente alla conformazione del territorio, che comprende anche un’ampia porzione di territorio collinoso e montuoso, ha contribuito a privilegiare il trasporto privato (solo il 13% dei nuclei familiari non possiede un’automobile) e i vari centri sono collegati tra loro da una fitta rete di freeways, autostrade gratuite a sei corsie. I trasporti pubblici sono piuttosto lenti e la metropolitana comprende un’unica linea. Quasi metà degli edifici della città è costituita da unità monofamiliari: ciò spiega l’enorme estensione dell’area urbana. I grattacieli sono poco numerosi, a causa dell’elevata sismicità della zona. Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:05 Pagina 181 Stati Uniti NEW YORK Economia. L’economia di New York dipende in larghissima parte dal terziario e, in particolare, dai servizi offerti da banche, compagnie di assicurazione, società finanziarie, agenzie di pubblicità; rilevante anche l’industria della comunicazione (stazioni televisive, case editrici). L’attività portuale è in declino. Principali attrazioni. L’isola di Manhattan è il cuore di New York. Vi si trovano le principali istituzioni culturali (il Metropolitan Museum of Art, il Metropolitan Museum of Modern Art, il museo di Storia naturale, il Solomon R. Guggenheim Museum e decine di altri); Broadway, con i suoi cinema e teatri; il Central Park, con i suoi 3,4 km2 di prati e boschi; lo storico quartiere di Little Italy, dove si ammassavano gli emigranti italiani all’inizio del XX secolo; la pittoresca Chinatown, uno dei quartieri cinesi della città; la Fifth Avenue, con i suoi negozi di lusso. Altre attrazioni sono Liberty Island, su cui sorge la celebre Statua della Libertà, uno dei simboli della città; Coney Island e i suoi parchi di divertimenti; Ellis Island, dove sorgeva la dogana e che ha rappresentato la porta di ingresso negli Stati Uniti per milioni di emigranti. Il panorama di New York visto dall’Empire State Building, l’edificio più alto della città (443 m) dopo il crollo delle Torri Gemelle nel 2001. Data di fondazione Nome originale Superficie comunale Popolazione (2004) Densità Estensione dell’area metropolitana Popolazione dell’area metropolitana PIL 1615 Nieuw Amsterdam (cambiato in New York nel 1664, dopo il passaggio sotto il dominio inglese) 786 km2 8 104 000 ab. 10 292 ab./km2 8683 km2 18 710 000 ab. 901,3 miliardi di dollari Descrizione. La popolazione di New York comprende il 44% di bianchi, il 25,4% di neri e l’11,6% di asiatici; gli ispanoamericani sono il 29% del totale. La città si è sviluppata su tre isole principali (Manhattan, Long Island e State Island) e solo in minima parte sulla terraferma. Gli alti costi dei terreni edificabili spinsero, a partire dall’inizio del XX secolo, a privilegiare gli edifici sviluppati in altezza. Si formò così il caratteristico panorama newyorkese, caratterizzato da una fitta schiera di grattacieli. Solamente nei sobborghi residenziali si sono sviluppati quartieri formati da unità monofamiliari. New York è dotata di un’efficiente rete di trasporti pubblici, utilizzata dalla maggior parte degli abitanti per gli spostamenti; la metropolitana, in particolare, si sviluppa su 1142 km di linee e 469 stazioni. 181 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 42 101 $ (UE a 25: 26 927 $) 15:05 Pagina 182 America del Nord 4 L’economia Dagli inizi del XX secolo gli Stati Uniti sono la principale potenza economica mondiale, situazione che, unitamente al ruolo militare e politico assunto dopo la seconda guerra mondiale, giustifica e assicura loro il ruolo di superpotenza mondiale. Molti sono i fattori che hanno favorito lo sviluppo dell’economia statunitense: l’enorme disponibilità di materie prime e risorse naturali; la disponibilità di vaste estensioni di terreni, grazie alla quale agricoltura e industria non sono entrate in conflitto; il massiccio afflusso di immigrati che ha messo a disposizione della nascente industria statunitense manodopera relativamente a buon mercato e, spesso, qualificata; l’alto livello tecnologico e scientifico della produzione; l’ampiezza dei mercati, sia interno sia internazionali; il lunghissimo periodo di stabilità politica e l’assenza, sul territorio statunitense, delle distruzioni causate dalle due guerre mondiali. L’economia statunitense è basata sulla libera concorrenza tra le imprese; tuttavia il governo ha sempre svolto un ruolo attivo nello sviluppo economico sia con interventi diretti, quali le sovvenzioni all’agricoltura o a sostegno di settori minacciati dalla concorrenza estera, i massicci acquisti di armi e gli investimenti nella ricerca, sia stabilendo norme contro la formazione di monopoli e controllando lo sviluppo dei mercati finanziari. Inoltre dal 1994 il NAFTA promuove l’integrazione delle economie di Stati Uniti, Canada e Messico: questi ultimi due stati sono i principali partner commerciali degli Stati Uniti. ■ Il settore primario L’agricoltura. L’abbondanza di terreno coltivabile e la grande varietà di climi presenti sul territorio statunitense hanno permesso lo sviluppo di un fiorente settore agricolo. L’agricoltura è praticata in aziende dove – grazie alla meccanizzazione, all’impiego di sistemi di irrigazione più efficienti, all’utilizzo di tecniche di coltivazione avanzate e all’abbondante uso di fertilizzanti e insetticidi – un numero limitato di addetti riesce a coltivare vaste estensioni di terreno. Molte aziende appartengono inoltre a grandi compagnie, che si occupano di tutte le fasi, dalla produzione delle sementi alla commercializzazione del prodotto. La coltivazione dei cereali nel Montana. 182 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:05 Pagina 183 Stati Uniti Per ottimizzare le rese, la produzione agricola statunitense si è specializzata secondo le aree climatiche. Si sono così venute a creare diverse regioni agricole (indicate con il termine inglese belts, «cinture»), ciascuna specializzata in una determinata produzione. Nella cotton belt (fascia del cotone), nelle regioni sud-orientali, si coltivano tradizionalmente cotone e tabacco. La wheat belt (fascia del frumento) si sviluppa nelle pianure centrali. Nella corn-soy belt (fascia del mais e della soia), a sud dei Grandi Laghi, predominano le coltivazioni di mais e soia, destinati all’utilizzo come mangimi per gli animali. Nella dairy belt (fascia dei prodotti lattiero-caseari), intorno ai Grandi Laghi, prevale l’allevamento di vacche da latte. In California e in Florida il clima mite favorisce la produzione di agrumi, ortaggi e frutta. In California, inoltre, si è sviluppata la coltivazione della vite, che consente la produzione di vini di alta qualità. La silvicoltura è diffusa soprattutto nel nord-est e nel nord-ovest del paese. aree coltivate riso ovini campagna urbanizzata boschi, prati e pascoli uva suini ortofrutta pesca aree incolte cotone industria conserviera frumento legname latte e formaggi mais bovini vino tabacco Le attività economiche principali aree industriali gomma centrali elettriche siderurgia oleodotti autoveicoli raffinerie aeronautica, aerospaziale informatica, elettronica tessile e abbigliamento carta, stampa, editoria cantieristica chimica 183 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo ENERGIA ELETTRICA prodotta 4 081 468 importata 30 390 esportata 23 972 GWh GWh GWh 15:41 Pagina 184 America del Nord L’allevamento bovino è molto sviluppato; viene praticato in modo intensivo nella dairy belt, per la produzione di latte, e in modo estensivo nelle regioni a ovest del Mississippi, per la produzione di carne. Grande importanza hanno anche l’allevamento dei suini e quello dei volatili da cortile. Lungo le coste si è inoltre diffusa l’acquacoltura di molluschi e crostacei. La pesca si avvale di una flotta peschereccia tra le prime al mondo. Allevamento e pesca. ■ Il settore secondario Il sottosuolo degli Stati Uniti è ricchissimo di materie prime: petrolio, gas naturale, carbone, ferro, uranio, oro, argento, rame, piombo, zinco, sale, fosfati, molti metalli rari. Questa abbondanza di minerali energetici rende gli Stati Uniti il quarto produttore di energia elettrica al mondo. Tuttavia, la richiesta di energia nel paese è altissima, tanto che nelle grandi città non sono rare le interruzioni di fornitura (black out). Inoltre, nonostante gli Stati Uniti siano il terzo produttore mondiale di petrolio, importano i due terzi dell’«oro nero» che consumano. Risorse energetiche e minerarie. L’interno dello stabilimento della Boeing, una delle più note case produttrici di aerei, a Everett (stato di Washington). 184 L’industria. Il sistema industriale statunitense ha conosciuto nel recente passato una pesante ristrutturazione dei comparti tradizionali (siderurgia, cantieristica, chimica, petrolchimica, tessile, automobilistica), dovuta alla crisi prodotta dalla concorrenza europea, giapponese e, soprattutto, dei paesi emergenti. La ristrutturazione ha comportato una riduzione della produzione, con conseguente chiusura di impianti e licenziamento di molti lavoratori. Diversa la situazione nei settori a tecnologia avanzata (industrie aerospaziale, elettronica, informatica, delle telecomunicazioni, della chimica fine, delle biotecnologie), nei quali il paese è leader mondiale, grazie anche ai forti investimenti nella ricerca (vedi sotto). I prodotti ad alta tecnologia costituiscono quasi un terzo dei manufatti esportati dagli Stati Uniti. Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e 16-02-2007 15:05 Pagina 185 Stati Uniti Il palazzo dove ha sede una delle più importanti Borse valori del mondo, quella di New York a Wall Street. ■ Il settore terziario Il terziario assorbe oltre i tre quarti della forza lavoro statunitense. L’elevata qualità dei servizi offerti fa sì che il settore rappresenti una delle voci più attive della bilancia commerciale statunitense, altrimenti fortemente negativa. Negli Stati Uniti operano le principali borse valori del mondo (Wall Street, a New York, per quanto riguarda i titoli e la Borsa di Chicago per le merci) e hanno sede le principali banche d’affari mondiali. Una turista fotografa un cervo nel Parco nazionale di Yellowstone (Wyoming). Ricerca scientifica e tecnologica. Un ruolo fondamentale nello sviluppo economico statunitense è rivestito dagli istituti di ricerca scientifica, che operano in stretto contatto con le industrie e permettono loro di mantenersi all’avanguardia nei settori più avanzati. In più parti del paese (spesso lontano dai grandi centri industriali tradizionali) sono sorte delle technocities, tra cui la celebre Silicon Valley, vicino a San Francisco, dove operano 2800 aziende ad alta tecnologia a stretto contatto con le università di San Francisco e di Palo Alto. La ricerca è finanziata in parte dallo stato e in parte direttamente dalle imprese; molte attività di ricerca sono finalizzate allo sviluppo di tecnologie militari e al miglioramento della sicurezza. Gli oltre 46 milioni di visitatori all’anno fanno degli Stati Uniti la terza meta turistica mondiale. Le principali attrazioni sono i grandi parchi naturali, le metropoli della costa orientale, la California, i centri di vacanza della Florida, i parchi di divertimenti, le città del gioco d’azzardo (Las Vegas e Reno nel Nevada, Atlantic City nel New Jersey). Turismo. Trasporti e comunicazioni. Il sistema dei trasporti è particolarmente sviluppato ed efficiente. La rete ferroviaria, che nel XIX secolo ebbe un ruolo determinante nello sviluppo del paese, conta oggi cinque linee coast to coast, più numerose altre che collegano il paese da nord a sud. La rete stradale e quella autostradale sono le più sviluppate del mondo e coprono tutto il paese, in particolare nel centro-est. Sulle distanze medie e lunghe sono molto utilizzati anche i trasporti aerei. Le vie d’acqua interne sono molto sviluppate e, grazie al collegamento tra i sistemi del Mississippi e dei Grandi Laghi, collegano l’Atlantico settentrionale con il golfo del Messico. SOCIETÀ medici laureati computer STATI UNITI UE 5,5 7,6 659 3,2 7,3 318 dati sulla base di 1000 abitanti 185 Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:05 America del Nord Esercizi 1 Pagina 186 America anglosassone, Canada, Stati Uniti Evidenzia, nel piccolo planisfero muto, gli stati appartenenti all’America anglosassone. Scrivi i loro nomi nella posizione corretta, i nomi dei mari od oceani che li bagnano, degli stati confinanti. e. Il territorio canadese può essere suddiviso in sei regioni: il ………………………………………, lo ……………………………………………………, la regione dei ………………………………………, le basse terre del ……………………………………, le pianure meridionali, le ……………………………. f. La regione centrale degli Stati Uniti è il territorio delle …………………………………………………, sconfinate distese pianeggianti che dai …………… …………………………… – a nord – si estendono verso sud fino al golfo del …………………………, interrotte qua e là da gruppi di basse colline. g. Il sistema idrografico degli Stati Uniti è dominato dal bacino del ………………………………………. h. I ……………………………………………, al confine con il ……………………………, rappresentano il più grande sistema lacustre del pianeta. Dei cinque ………… che lo costituiscono, solo il ……………… è interamente in territorio statunitense. 2 Completa le seguenti frasi. a. L’America anglosassone si considera formata da ………………………… e …………………………; è fisicamente delimitata dal mar …………………… ………………………………… a nord, dall’oceano Atlantico a …………………………………, dal golfo del ……………………………… a sud e dall’oceano Pacifico a ………………………… . b. L’America anglosassone è un’area nell’insieme poco …………………………………. I suoi abitanti si addensano in alcune aree, quali le ……………… ………………… o l’area intorno ai ……………… …………………………………………, dove il popolamento è molto più fitto e dove si sono formate alcune vaste ………………………… . c. L’America anglosassone è l’area economicamente più ………………………… del pianeta. Gli …………………………………………… sono ai vertici mondiali dell’economia, ma anche il Canada è tra le otto nazioni più ……………………………… al mondo. d. Il Canada è il secondo stato più …………………… del mondo dopo la ……………………… . A nord è bagnato dal mar ……………………………………; a ……………………………… dall’oceano Atlantico e a …………………………… dall’oceano Pacifico. 186 3 Vero o falso? a. Il golfo del Messico è un bacino interno dell’oceano Pacifico. b. Sia sulla costa orientale, sia sulla costa occidentale dell’America anglosassone si trovano affollate megalopoli. c. Gli Stati Uniti non furono interessati dalla tratta degli schiavi nel XVII e XIX secolo. d. Gli indiani d’America sono i discendenti di immigrati dall’Asia meridionale nel XIX secolo. e. Buona parte del territorio canadese ha un’origine geologica antichissima. f. In Canada è molto estesa la tundra. g. Il Canada è un paese abbastanza fittamente abitato. h. La capitale canadese è Toronto. 4 a. b. c. d. V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V F ■■ V ■ F ■ V F ■■ Sì o no? Gli Stati Uniti sono più estesi dell’Europa? Gli Stati Uniti si trovano nell’emisfero boreale? I monti Appalachi si trovano negli Stati Uniti? La California è una penisola interamente in territorio statunitense? e. I primi europei che misero piede sul territorio statunitense furono gli inglesi? f. La guerra del Vietnam fu vinta dall’esercito statunitense? g. Gli stati che formano gli Stati Uniti sono più di 50? S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ 16-02-2007 15:05 Pagina 187 h. La megalopoli dei Grandi Laghi si chiama ChiPitts? 8 a. b. c. d. Quali sono le produzioni più importanti dell’agricoltura statunitense? E dell’agricoltura canadese? 10 Osserva la cartina in basso, che mostra la rete dei principali collegamenti stradali e ferroviari negli Stati Uniti e rispondi alle seguenti domande. a. Osservando i simboli utilizzati, quali altri dati (oltre alla rete delle maggiori strade e linee ferroviarie) presenta la carta? b. Ti pare che la distribuzione delle vie di comunicazione sia omogenea? Oppure vi sono aree in cui è più fitta e altre in cui è più rada? Spiega le ragioni di una tale situazione. c. Dove si trovano i maggiori porti statunitensi? d. Secondo te, quella qui riprodotta è una carta fisica, una carta politica o una carta tematica? Rispondi brevemente. a. Il Canada confina con gli Stati Uniti solo verso sud? b. In quali continenti si trovano gli stati degli Stati Uniti? c. Quali sono le principali attrazioni turistiche degli Stati Uniti? d. Quali caratteristiche peculiari ha la metropoli dei Grandi Laghi? autostrade principali porti Olympia Seattle C A N A D A Spokane Portland Grand Forks Helena Albany Mi s Boise Minneapolis s o i Omaha Madison Chicago Des Moines Salt Lake City San Francisco Indianapolis Denver Cleveland Cincinnati Topeka Las Vegas Wichita St.Louis Kansas City Phoenix Albuquerque Oklahoma City Tucson Richmond Frankfort Little Rock Dallas Raleigh Columbia Birmingham Jackson Atlanta Charleston Montgomery Mi El Paso OCEANO PA C I F I C O Filadelfia Washington Charleston Nashville Rio San Antonio Houston G ran M E S S I C O de Baton Rouge Boston New York Harrisburg Memphis Los Angeles San Diego Buffalo Detroit ur Cheyenne Sacramento Augusta Duluth Bismarck aeroporti NTICO ferrovie principali ………………………………………………………. ………………………………………………………. ………………………………………………………. ………………………………………………………. 9 Perché... a. … l’America anglosassone si chiama così? b. … l’America anglosassone mostra una grande varietà di climi? c. … le pianure centro-meridionali del Canada sono definite il «Canada utile»? d. … il clima di New York, che si trova alla stessa latitudine di Napoli, è più freddo di quello della città italiana? 7 Elenca tre caratteristiche peculiari del paesaggio canadese. O AT LA 6 … il NAFTA … Boswash … la Florida … gli inuit … il Québec … il melting pot … i pueblos … la Casa Bianca … le belts statunitensi EAN a. b. c. d. e. f. g. h. i. Spiega che cos’è / che cosa sono… OC 5 e. Qual è la maggiore metropoli dell’America anglosassone? f. In quale modo l’afflusso di immigrati negli Stati Uniti ha favorito lo sviluppo dell’economia? g. Quali sono le materie prime presenti in maggiore quantità nel sottosuolo degli Stati Uniti? S ■ N ■ s s is s i p p i Sez3_da170a187_AmericaNord2_3e New Orleans Tampa Corpus Christi Miami BAHAMA 187 Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:06 Pagina 188 America del Nord L’America centrale La lussureggiante vegetazione nell’entroterra del Belize. 1 Il Messico e gli altri Il litorale a nord di San José, la capitale del Costa Rica. 188 Geograficamente, l’America centrale è la parte del continente americano compresa tra l’istmo di Tehuantépec a nord e l’istmo di Panamá a sud. Essa comprende, dunque, il territorio di Belize, Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panamá, oltre agli stati meridionali del Messico. Dal punto di vista fisico, dunque, il Messico è situato in gran parte al di fuori dell’America centrale; ma esso viene spesso studiato insieme con gli altri paesi di tale area, con i quali condivide molte delle caratteristiche e dei problemi. Il Messico e l’America centrale costituiscono il ponte naturale che collega l’America settentrionale con quella meridionale. Si tratta di un’area essenzialmente montuosa, il cui rilievo è formato da una serie di catene che rappresentano il prolungamento delle cordigliere nordamericane; l’ampiezza del rilievo diminuisce nettamente procedendo verso sud e raggiunge il minimo poco prima del congiungimento con il Sudamerica. Tutta l’area è fortemente sismica e numerosi sono i vulcani attivi, soprattutto in Messico. Lungo tutta la costa atlantica si estende una pianura generalmente piuttosto ristretta, con l’eccezione della penisola dello Yucatán, che individua il golfo del Messico separandolo dal mar dei Caraibi (o delle Antille). Il clima è caldo e umido, di tipo tropicale sulle coste – che di solito godono di elevate precipitazioni – ma molto più fresco e arido nelle regioni montuose (soprattutto in Messico, dove si raggiungono le maggiori altezze). Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno le coste orientali sono spesso colpite da violentissimi uragani. Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e 16-02-2007 15:06 Pagina 189 L’ A m e r i c a c e n t r a l e 2 Grandi civiltà nel passato, gravi conflitti sociali oggi Il Messico e l’America latina sono stati la culla di alcune delle maggiori civiltà dell’America precolombiana: aztechi, maya, olmechi, toltechi e altri popoli costituirono imperi che governarono su larga parte della regione prima che l’arrivo dei conquistatori spagnoli ne cancellasse pressoché ogni traccia. I discendenti di questi antichi popoli ancora vivono nelle terre ancestrali e costituiscono una parte significativa della popolazione centroamericana, in particolare in Guatemala – dove gli indigeni sono oltre il 40% della popolazione – e in Messico, dove rappresentano circa un quinto della popolazione. Gli indigeni occupano in genere i posti inferiori nella scala sociale, sono sfruttati e talvolta sono oggetto di genocidio da parte dei governi, com’è ad esempio accaduto negli ultimi decenni in Guatemala. Per reagire alle discriminazioni e alle persecuzioni talvolta sono nati movimenti armati, come nello stato messicano del Chiapas o nello stesso Guatemala. Del resto le infinite guerre civili sono una costante della storia recente dell’America centrale: dalla rivoluzione messicana (1910-11) a quella sandinista in Nicaragua (1961-79) e a quella zapatista nello stato messicano del Chiapas (iniziata nel 1994), i movimenti guerriglieri hanno spesso rappresentato la risposta popolare ai governi autoritari succedutisi alla guida degli stati centroamericani. I conflitti sociali sono acuiti dalla realtà economica dei vari paesi. Con l’eccezione del Messico, che grazie alla vicinanza agli Stati Uniti e ai proventi derivanti dal petrolio ha avviato un processo di industrializzazione e ammodernamento dell’economia, gli stati dell’area centroamericana dipendono in larga parte dall’economia di piantagione, controllata dalle grandi compagnie statunitensi, così come controllati da compagnie estere sono il settore estrattivo e quello del turismo, altre due voci importanti dell’economia locale. Alle difficili condizioni economiche si accompagnano disoccupazione ed elevati tassi di mortalità e analfabetismo. Un guerrigliero del Chiapas. Una piantagione di noci di cocco nella Repubblica Dominicana. Il Palazzo delle maschere, i cui resti si trovano in un sito archeologico maya dello Yucatán (Messico). 189 Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:06 Pagina 190 America del Nord MESSICO Superficie (km2) 1 958 201 Popolazione (ab.) 103 088 000 Densità (ab./km2) 53 Popolazione urbana (%) 75,5 L’imponente cima del Popocatépetl, un vulcano alto 5452 m. forma di governo capitale moneta sigla internazionale stato federale Città del Messico (8 670 000 ab.) peso messicano (100 centesimi) MEX Una spiaggia incontaminata nella zona di Quintana Roo (Messico meridionale). Un territorio prevalentemente montuoso. Le due catene della Sierra Madre Occidentale e della Sierra Madre Orientale si allungano parallele alle coste, racchiudendo un altopiano (la Mesa) che raggiunge i 2000 m di altitudine, e infine si congiungono a formare la Sierra Madre del Sud. Le aree pianeggianti si concentrano lungo la costa atlantica; la pianura più estesa è la penisola dello Yucatán. 190 Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e 16-02-2007 15:06 Pagina 191 Messico La natura montuosa del territorio influenza fortemente il clima, tanto che si distinguono quattro zone climatiche in base all’altitudine: le tierras calientes (terre calde), dal livello del mare a 800-1000 m, caratterizzate da un clima tropicale umido sul versante orientale (dove si trova la foresta tropicale) e secco su quello occidentale; le tierras templadas (terre temperate), comprese tra circa 800 e 1800-2000 m, a clima mite tutto l’anno; le tierras frias (terre fredde), fino a 4000 m, con pascoli e foreste di conifere nel sud e steppe nel nord; le tierras heladas (terre gelate), oltre i 4000 m, spesso coperte da nevi perenni. Lingua spagnolo Una popolazione in forte crescita. La popolazione messicana è sempre stata caratterizzata da alti tassi di accrescimento, tanto che dal 1970 è più che raddoppiata. Inoltre, la popolazione è molto giovane: quasi un messicano su tre ha meno di quindici anni. Gran parte degli abitanti è di origine meticcia (64%) o indigena (18%). Nel 2001 è stata approvata una legge che garantisce alle comunità indigene una maggiore autonomia e il rispetto dello stile di vita tradizionale. La capitale, Città del Messico, si trova al centro di un’area urbana di oltre 18 milioni di abitanti, il quarto agglomerato umano del pianeta. È una delle città più inquinate e caotiche al mondo, dove quartieri modernissimi si alternano a fatiscenti baraccopoli e le piramidi precolombiane sono circondate dalle costruzioni contemporanee. Speranza di vita M 72, F 77 LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Città del Messico Guadalajara Monterrey Puebla Tijuana León Ciudad Juárez ABITANTI (AREA METROPOLITANA) Religione cattolici (88%), protestanti (5,2%), atei (3,5%) Numero di figli per donna 2,2 Popolazione < 15 anni 31,5% Popolazione > 60 anni 8,3% ISU 0,821 (53° posto nel mondo) Una giovane donna del Chiapas con il suo bambino al mercato. Veduta aerea di Città del Messico. 18 327 000 3 678 000 3 243 000 2 220 000 1 274 000 1 235 000 1 187 000 191 Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e Regioni e stati del mondo L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 7298 $ 16-02-2007 15:06 Pagina 192 America del Nord Emigrazione e immigrazione. Il Messico alimenta una nutrita emigrazione verso gli Stati Uniti, dove si calcola vivano ormai 10 milioni di messicani, molti dei quali clandestini; nello stesso tempo, le condizioni di vita nettamente superiori a quelle degli altri paesi centroamericani e le crescenti difficoltà di ingresso clandestino negli Stati Uniti fanno sì che il Messico sia anche meta di immigrazione dai paesi confinanti. Il Messico è uno degli stati emergenti nel panorama economico americano. Dotato di ingenti risorse naturali, ha saputo sviluppare un sistema industriale e finanziario moderno. Tuttavia oggi gran parte dell’apparato produttivo (nel passato quasi interamente controllato dallo stato) appartiene a compagnie e multinazionali straniere, soprattutto statunitensi; inoltre la ricchezza è distribuita in modo molto irregolare ed esclude vasti strati della popolazione. L’agricoltura riveste ancora una notevole importanza per numero di addetti e si basa sulla coltivazione dei cereali (soprattutto mais) e di prodotti tropicali tipici (banane, canna da zucchero, caffè, cacao, caucciù, agave). Le foreste tropicali forniscono essenze pregiate (mogano, ebano, cedro, sandalo e altre). Molto sviluppati sono l’allevamento (bovini, caprini, suini e volatili) e la pesca. Il sottosuolo del Messico è ricco di risorse minerarie, in particolare petrolio e gas naturale, ma anche argento (primo produttore mondiale), piombo, zinco, oro, rame, ferro, grazie ai quali si è sviluppata un’attiva industria metallurgica. Altri comparti di rilievo sono la chimica e la petrolchimica, il tessile, l’industria automobilistica, l’industria del cemento e quella alimentare. Presso il confine con gli Stati Uniti sono sorte le maquilladoras, piccole e medie industrie di assemblaggio, spesso a capitale statunitense, operanti nei settori elettrico, elettronico, automobilistico e tessile. Il settore del commercio estero è ben sviluppato, grazie anche agli accordi internazionali (in primo luogo il NAFTA, con Stati Uniti e Canada, verso i quali si indirizza la maggior parte delle esportazioni messicane). Un’importante voce nell’economia del Messico è il turismo: principali mete sono le località balneari quali Acapulco e Cancún, i siti archeologici precolombiani e le città storiche. L’economia. Lavori su una piattaforma petrolifera al largo delle coste messicane. 192 Le spiagge di Acapulco, rinomata località turistica sulla costa messicana che si affaccia sull’oceano Pacifico. Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e 16-02-2007 15:06 Pagina 193 Messico In fuga da povertà, violenza e miseria. Rischiando furti, stupri, arresti. Ogni anno migliaia di disperati fuggono dal Guatemala. Per arrivare, via Messico, negli Stati Uniti. iamo a Tecún Umán, cittadina al confine tra Messico e Guatemala. Entro il 2015, il governo guatemalteco dovrebbe debellare la povertà dal suo paese. Per il momento, incontriamo solo persone in fuga. […] Quanti immigrati clandestini riescono a varcare questa prima «frontiera» per gli Stati Uniti? […] Circa 500 al giorno, una piccola minoranza dei quali sceglie la ferrovia per salire al nord. Il governo centrale del Messico e quello del Guatemala hanno promesso a Washington di occuparsi di questa frontiera estremamente violabile. Ma i mezzi, e la volontà, mancano. «I poliziotti si fanno trasferire qui perché è vantaggioso», confida padre Ademar: «Con traffico di droga e falsi documenti si arricchiscono. Poi vengono cacciati, per dare il buon esempio, e tutto ricomincia». […] Le autorità messicane vorrebbero farla finita con la cattiva fama dei loro corpi di polizia. «Proteggere gli emigranti» è il credo proclamato, slogan stampato sulle T-shirt e i fianchi dei veicoli dei membri del Grupo Beta Sur, creato negli anni ’90 lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti. I Beta hanno l’aria da piedipiatti, ma non lo sono. Dipendono dall’Istituto per l’emigrazione e non dal Ministero degli Interni e nemmeno dall’Esercito. […] La loro missione principale è la prevenzione: incontrare gli emigranti, avvertirli che il «primero mundo» non è necessariamente il paradiso da essi sognato. […] S Spesso l’artigianato è l’unica fonte di sostentamento per i poveri del Guatemala; nella fotografia, lavori di tessitura. La vita degli indigeni guatemaltechi è ancora molto dura: l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Il presidente Oscar Berger ha fatto appello a Rigoberta Menchú Tum, l’indiana che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1992, affinché lo aiutasse nella sua lotta contro la povertà e in difesa delle culture indigene. […] Il Guatemala ha avuto la possibilità di affrancarsi dalla miseria, nel 1951, quando il colonnello Arbenz varò una grande riforma agraria. Ma questo ledeva troppo gli interessi delle grandi compagnie americane come la United Fruit, onnipotente nel paese. Nel 1954 la CIA organizzò la prima delle sue operazioni paramilitari per la destabilizzazione del Guatemala. Arbenz fu costretto alla fuga. Ne seguì una violenta rivolta che diede vita a un movimento di guerriglia nelle foreste del Petén. Il conflitto è terminato nel 1998, ma, come nel Nicaragua e nel Salvador, nonostante l’addio alle armi, i governi che si sono succeduti non hanno mai rispettato gli accordi di pace. Né, soprattutto, hanno mai elaborato un piano sociale di grande respiro. La restituzione delle terre alle comunità che erano state costrette all’esilio non si è mai conclusa. Centinaia di indios continuano a cadere ogni anno sotto i colpi di killer al servizio dei grandi proprietari terrieri. Leggiamo insieme Il paradiso oltre la frontiera [P. Delannoy, in «L’espresso», 9 marzo 2006] Chiave di lettura Un’immagine di Rigoberta Menchú Tum, paladina dei diritti degli indios del Guatemala e premio Nobel per la pace nel 1992. 1. Che cosa significa che la frontiera tra Guatemala e Messico è «estremamente violabile»? 2. Che cos’è il «primero mundo» del quale si parla nell’articolo? 3. In quali condizioni vive gran parte della popolazione del Guatemala? 4. Perché nel passato sono falliti i tentativi di migliorare le condizioni economiche della popolazione? 193 Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:06 Pagina 194 America del Nord L’area caraibica La baia di Soufrière, nell’isola di Saint Lucia (Piccole Antille). 1 Una costellazione di isole L’area caraibica è costituita dalla miriade di isole, grandi e piccole, che separano il golfo del Messico dal mar delle Antille (o mar dei Caraibi) e quest’ultimo dall’oceano Atlantico. Le isole sono raggruppate in numerosi arcipelaghi, a loro volta riuniti in gruppi più vasti: le Grandi Antille (Cuba, Hispaniola, Giamaica e Portorico) formano la metà occidentale dell’arco insulare e comprendono le isole più estese. La maggiore è l’isola di Cuba: da sola rappresenta metà della superficie totale di tutte le Antille; le Piccole Antille formano la metà orientale dell’arco insulare; le isole Bahama, di natura corallina, a nord delle Grandi Antille. Il clima è tropicale, piuttosto piovoso e con una temperatura costante su tutto l’arco dell’anno, mitigata dalla presenza del mare. Il verdeggiante entroterra di Portorico. 194 Colonizzate nel XVI secolo dagli spagnoli, le isole dei Caraibi sono state successivamente contese tra le principali potenze europee; con l’eccezione di Haiti (indipendente dalla Francia dal 1804) e di Cuba (indipendente dalla Spagna nel 1898), le altre isole hanno raggiunto l’indipendenza nella seconda metà del XX secolo. Alcuni stati europei e gli Stati Uniti hanno tuttavia mantenuto vari possedimenti nell’area: alla Francia appartengono le isole della Martinica e di Guadalupa; al Regno Unito appartengono l’isola di Anguilla, le isole Cayman, le Vergini Britanniche, Turks e Caicos e altre minori; ai Paesi Bassi appartengono Aruba, Curaçao e altre quattro isole minori; agli Stati Uniti appartengono le isole Vergini Americane e Puerto Rico. Molti piccoli stati di recente indipendenza. Sez3_da188a195_AmericaCentr_3e 16-02-2007 15:06 Pagina 195 L’ a r e a c a r a i b i c a 2 Una popolazione che viene da lontano La popolazione indigena delle isole caraibiche venne quasi totalmente sterminata dagli spagnoli nei primi decenni della colonizzazione; per poter disporre di manodopera vennero quindi importati molti schiavi dall’Africa. In conseguenza di ciò, la maggior parte della popolazione delle isole è oggi costituita da neri e mulatti. A seconda delle vicende storiche che le hanno interessate, nelle varie isole si parla spagnolo, inglese, francese od olandese; molto diffusi sono anche i linguaggi creoli, nati dalla commistione tra le diverse lingue europee e gli idiomi parlati dagli schiavi africani. Il livello di sviluppo economico delle varie isole è molto variabile. Quattro stati caraibici (Barbados, Cuba, Saint Kitts e Nevis, Bahamas) figurano tra quelli ad alto sviluppo umano nella classifica basata sull’ISU; tutti gli altri stati sono compresi nel gruppo a medio sviluppo e uno solo, Haiti, uno dei paesi più poveri della Terra, in quello a basso sviluppo. L’economia dei Caraibi si fonda su tre pilastri: agricoltura, turismo e attività finanziarie. Queste ultime hanno spesso attirato le attenzioni e le sanzioni delle organizzazioni internazionali: le facilitazioni concesse ai capitali stranieri e la mancanza di controlli hanno fatto di molti stati dei veri e propri «paradisi fiscali» in cui vengono riciclati i proventi di attività criminose da tutto il mondo. Lo sviluppo dell’area. Un villaggio di Saint Vincent, microstato dove prosperano le attività finanziarie, ma dove la popolazione locale non ha un alto tenore di vita. Una piantagione di canna da zucchero nelle isole Barbados. Turisti su una spiaggia dell’Avana (Cuba). 195 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:08 Pagina 196 America del Sud AMERICA DEL SUD I LAGHI PIÙ ESTESI Maracaibo ❯ 14 243 km2 Lagoa dos Patos ❯ 10 000 km2 Titicaca ❯ 8300 km2 Equatore Greenwich I MAGGIORI BACINI IDROGRAFICI Rio delle Amazzoni-Ucayali ❯ 7 050 000 km2 Rio de la Plata-Paraná ❯ 3 140 000 km2 Madeira-Mamoré ❯ 1 160 000 km2 LO STATO PIÙ ESTESO Brasile ❯ 8 514 876 km2 LO STATO PIÙ PICCOLO Trinidad e Tobago ❯ 5128 km2 LO STATO PIÙ POPOLATO Brasile ❯ 184 184 000 ab. LO STATO MENO POPOLATO Suriname ❯ 489 000 ab. LE CITTÀ PIÙ POPOLOSE (aree metropolitane) San Paolo ❯ 19 037 000 ab. Rio de Janeiro ❯ 11 571 000 ab. Buenos Aires ❯ 11 548 000 ab. I MONTI PIÙ ALTI Aconcagua ❯ 6959 m Ojos del Salado ❯ 6863 m Huascarán ❯ 6768 m I FIUMI PIÙ LUNGHI Rio delle Amazzoni-Ucayali ❯ 6280 km Rio de la Plata-Paraná ❯ 4700 km Madeira-Mamoré ❯ 3200 km LE ISOLE PRINCIPALI 196 Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) 17 828 230 371 528 000 21 Isla Grande de Tierra del Fuego ❯ 47 000 km2 Chiloé ❯ 8394 km2 East Falkland ❯ 6760 km2 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 197 1 Prima esplorazione dell’America del Sud L’America del Sud ha una forma simile a un triangolo delimitato a nord e a est dall’oceano Atlantico e a ovest dall’oceano Pacifico. A nordest la regione del Darién, coperta da un’invalicabile foresta tropicale, si salda all’estremità meridionale dell’America centrale. Le coste sono poco movimentate, con le eccezioni del tratto sul mar delle Antille e dell’estremità meridionale del continente. La disposizione dei rilievi ricorda quella dell’America settentrionale, con una divisione in tre aree principali. 1. A ovest la cordigliera delle Ande, con cime oltre i 6000 m, si allunga parallela alla costa dell’oceano Pacifico per tutta la sua estensione. È un estesissimo sistema montuoso che forma un ampio arco dall’isola di Trinidad al Cile settentrionale, per proseguire poi più linearmente verso sud. La parte settentrionale è articolata in numerose catene parallele, separate da profonde vallate o da altipiani, che si fondono poi in un’unica catena. L’area andina è altamente sismica e comprende moltissimi vulcani, sia spenti sia attivi. 2. Al centro una vasta area pianeggiante di origine alluvionale si compone di tre regioni distinte: a nord la vasta regione dei Llanos, occupata dal bacino del fiume Orinoco, tra le Ande e il massiccio della Guayana; al centro l’immensa pianura amazzonica, formata dal Rio delle Amazzoni e dai suoi affluenti e compresa tra il massiccio della Guyana a nord e gli altipiani del Mato Grosso e del Brasile a sud; a sud del Mato Grosso la regione occupata dal bacino dei fiumi Paraná e Paraguay. 3. A est una vasta serie di massicci e altipiani (massiccio della Guayana – o Guyana –, altopiano del Brasile, Mato Grosso) è formata da rilievi molto antichi suddivisi in gruppi isolati, profondamente incisi dalle vallate dei fiumi e organizzati in un complesso sistema di altipiani e catene costiere. Il rilievo. Le pianure alluvionali nel centro del Brasile. I suggestivi colori della cordigliera delle Ande tra Cuzco e Arequipa (Perú). 197 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:08 Pagina 198 America del Sud L’America del Sud è ricchissima di corsi d’acqua. I fiumi che scorrono verso l’oceano Atlantico hanno percorsi molto lunghi e grande portata d’acqua: il Rio delle Amazzoni è il secondo fiume del pianeta per lunghezza e con i suoi affluenti forma il bacino fluviale più vasto; altri fiumi importanti sono i già citati Orinoco e Paraná, con il Paraguay, suo principale affluente. I fiumi che scendono verso l’oceano Pacifico hanno invece percorsi brevi e portata estremamente irregolare, a causa della vicinanza delle Ande alla costa e alle scarse precipitazioni. I grandi fiumi. Gran parte dell’America del Sud è compresa tra i tropici del Cancro e del Capricorno. La posizione geografica garantisce temperature uniformi e piuttosto elevate, temperate solamente dall’altitudine nella regione andina. A sud del tropico del Capricorno (il cosiddetto «Cono Sud») le temperature diminuiscono progressivamente fino a divenire piuttosto rigide nella Patagonia meridionale e ancor più nella Terra del Fuoco. Le grandi aree pianeggianti, la costa atlantica e il versante orientale delle Ande settentrionali godono in generale di abbondanti precipitazioni, che favoriscono lo sviluppo della foresta pluviale e di vaste aree paludose. Nelle aree interne dei massicci orientali le precipitazioni sono invece scarse e la foresta cede il posto alla savana. Anche sul settore tropicale del versante pacifico le precipitazioni sono molto scarse: qui si trovano alcune delle aree più aride del pianeta, come il deserto di Atacama, al confine tra Bolivia e Cile. Nella regione del Cono Sud il clima si fa temperato e troviamo un regime pluviale capovolto: sul versante occidentale aumentano le precipitazioni e si sviluppa una densa foresta di conifere; sul versante atlantico la pianura argentina è occupata dalla pampa, una vasta distesa stepposa. I climi e la natura. Un tratto del Rio delle Amazzoni. Il deserto di Atacama, nel nord del Cile; nel riquadro, il desolato paesaggio del ghiacciaio Jorge Montt, in Patagonia. 198 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 199 2 Gli stati e il popolamento In base alle condizioni fisiche e climatiche, all’interno dell’America del Sud possiamo distinguere tre grandi macroregioni: la fascia equatoriale amazzonica, comprendente Venezuela, Trinidad e Tobago, Suriname, Guyana e Brasile, nonché la Guyana Francese (un dipartimento d’Oltremare della Francia); la fascia andina, con Colombia, Ecuador, Perú e Bolivia; il Cono Sud, comprendente Paraguay, Uruguay, Argentina e Cile. L’America del Sud è interamente parte dell’America latina. Essa, infatti, venne colonizzata dagli spagnoli (Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú, Bolivia, Cile, Argentina, Uruguay e Paraguay) e dai portoghesi (Brasile). Fanno eccezione Trinidad e Tobago e la Guyana, colonizzata dagli inglesi, e Suriname, ex colonia olandese. L’unico residuo coloniale sul continente è rappresentato dalla Guyana Francese; nell’Atlantico meridionale si trovano le isole Falkland e altri arcipelaghi appartenenti al Regno Unito (ma rivendicati dall’Argentina). Come si distribuisce la popolazione. L’America del Sud è nell’insieme un continente poco abitato; la densità media è di 21 ab./km2, ma vaste regioni, quali la foresta amazzonica, sono pressoché disabitate. La popolazione si concentra prevalentemente sulle coste caraibiche, atlantiche, del Pacifico meridionale e nella pianura del Paraná; sulla costa atlantica, a sud del tropico del Capricorno, si sono formate alcune grandi aree metropolitane (Rio de Janeiro, San Paolo, Porto Alegre, Curitiba, Montevideo, Buenos Aires) nelle quali vive circa un settimo della popolazione dell’intero Sudamerica. La popolazione è formata in prevalenza da bianchi e meticci; tuttavia nella regione andina gli indigeni rappresentano il gruppo più numeroso e anche negli altri stati sopravvivono minoranze significative. Negli stati caraibici e in Brasile sono inoltre presenti forti minoranze di neri e mulatti, discendenti dagli schiavi importati per lavorare nelle piantagioni. L’America del Sud è un’area con grandi difficoltà economiche, nonostante una notevole ricchezza di materie prime. L’economia sudamericana è caratterizzata soprattutto da un’alta percentuale di lavoratori nel settore primario, che è però spesso poco produttivo in quanto basato su un’agricoltura di sussistenza, e dalla debolezza del settore terziario. Anche negli stati più sviluppati – Argentina, Brasile e Cile – l’economia è molto fragile e risente negativamente dei condizionamenti esterni; inoltre la ricchezza è irregolarmente distribuita, con larghe fasce della popolazione che ne beneficiano solo in minima parte e gravi conseguenze su educazione e situazione sanitaria. Grandi squilibri economici. Una veduta di San Paolo, in Brasile, una delle aree metropolitane più estese dell’America del Sud. Il triste fenomeno dei niños de rua esprime gli squilibri socioeconomici dell’America latina; sono bambini che sopravvivono con l’elemosina, piccoli furti o lavori faticosi e sottopagati. 199 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:08 Pagina 200 America del Sud La regione equatoriale amazzonica Un tratto del fiume Orinoco in Venezuela. 1 Il dominio della foresta e dei grandi fiumi La regione equatoriale coincide quasi interamente con il bacino amazzonico. Dal punto di vista politico corrisponde ai territori di Brasile, Guyana, Guyana Francese, Suriname, Trinidad e Tobago e Venezuela: più di metà dell’intera America del Sud. Il rilievo della regione è caratterizzato dall’estremità settentrionale delle Ande a nord e dalle regioni pianeggianti occupate dal bacino dell’Orinoco e da quello del Rio delle Amazzoni, delimitati dal massiccio della Guyana e dagli altipiani del Brasile e del Mato Grosso. Tutta la regione è solcata da numerosissimi fiumi, la maggior parte dei quali è tributaria dell’Orinoco o del Rio delle Amazzoni. Gli altipiani del Brasile e del Mato Grosso sono attraversati dal Tocantins e dal Saõ Francisco, che li attraversano da sud verso nord. In quest’area, più arida, sono stati costruiti numerosi sbarramenti artificiali. Il clima è di tipo equatoriale, con precipitazioni abbondanti e temperature costanti, che favoriscono la crescita della rigogliosa foresta pluviale. A nord la pianura dell’Orinoco è occupata dai Llanos, vaste aree pianeggianti invase dalle acque per molti mesi all’anno. Sull’altopiano del Brasile, invece, le pre- 200 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 201 La regione equatoriale amazzonica cipitazioni sono scarse, soprattutto nella porzione nord-orientale (Sertão), dove la vegetazione consiste in una stentata savana. La regione amazzonica è ancora in buona parte inesplorata ed è caratterizzata da un altissimo grado di biodiversità. Essa rappresenta oltre metà della foresta pluviale ancora presente sulla Terra e svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, assorbendo grandi quantità di ossido di carbonio. Tuttavia la deforestazione, soprattutto per creare nuovi pascoli, sta distruggendo la foresta amazzonica a ritmi molto sostenuti, tanto che un quinto di essa è già andato perduto. 2 Società molto composite Prima dell’arrivo degli europei, la regione equatoriale dell’America latina era abitata da numerosi gruppi indigeni dediti alla caccia, alla pesca o a un’agricoltura primitiva. Gli europei (portoghesi, spagnoli, francesi e olandesi) si stabilirono inizialmente sulle coste e la colonizzazione dell’interno procedette molto lentamente. In queste regioni si sviluppò un’economia basata sulla coltivazione di prodotti tropicali (soprattutto canna da zucchero e cacao) e sullo sfruttamento delle risorse forestali; la scoperta e la valorizzazione delle risorse minerarie è relativamente recente. Per coltivare le vaste piantagioni vennero importati molti schiavi dall’Africa occidentale, dal momento che le popolazioni indigene, numericamente poco consistenti, erano state sterminate o si erano ritirate nell’interno. La popolazione di colore divenne così un elemento caratterizzante della società della regione equatoriale rispetto al resto dell’America meridionale. Nel corso del tempo, ma soprattutto tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, la composizione della popolazione venne rivoluzionata da una forte immigrazione dall’Europa (in Brasile e Venezuela) e dall’Asia (in Guyana, Suriname e Guyana Francese). Si sono così formate società fortemente multietniche. Culturalmente Trinidad e Tobago, Suriname e Guyana sono molto vicine al mondo caraibico, tanto che, generalmente, ne sono considerate parte integrante. L’economia della regione è molto differenziata, ma è caratterizzata da una diseguale distribuzione della ricchezza. Il Brasile è ormai la decima potenza industriale del mondo ma quasi un quarto della sua popolazione vive con meno di due dollari al giorno; i poveri sono circa un terzo della popolazione in Venezuela – nonostante la ricchezza derivante dalle ingenti riserve petrolifere – e quasi il 40% a Trinidad e Tobago, che pure è l’unico stato della regione a essere annoverato tra i paesi ad alto sviluppo umano. In questa incisione del XIX secolo Simon Bolívar, considerato il padre dell’indipendenza dei paesi dell’America latina, concede la libertà agli schiavi. Un indio yanoama nella foresta pluviale del Venezuela. Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:08 Pagina 202 America del Sud Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) Popolazione urbana (%) forma di governo capitale moneta sigla internazionale 202 8 514 876 184 184 000 22 84,0 Repubblica federale Brasilia (2 231 000 abitanti) real (100 centesimi) BR La bandiera BRASILE La bandiera brasiliana è un rettangolo verde con al centro un rombo giallo. Al centro del rombo vi è un cerchio blu con 27 stelle bianche, attraversato da un nastro bianco su cui spicca il motto Ordem e Progreso («Ordine e progresso»). Il verde simboleggia le immense foreste del paese e il giallo l’oro, di cui un tempo il Brasile era il maggior produttore mondiale. Il cerchio blu rappresenta il cielo di Rio de Janeiro – ex capitale del Brasile – il 15 novembre 1889, quando venne proclamata la repubblica. Le stelle rappresentano gli stati confederati. La bandiera entrò in uso il 19 novembre 1889, con solo 21 stelle, via via aumentate ogni volta che venivano creati nuovi stati (l’ultima modifica è del 1992). Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 203 Brasile 1 La foresta più estesa e il fiume più ricco di acque Il Brasile è il quinto stato al mondo per estensione (circa due volte l’Unione Europea). Bagnato dall’oceano Atlantico a est, confina con quasi tutti gli stati dell’America del Sud: da nord, in senso antiorario, Guyana Francese, Suriname, Guyana, Venezuela, Colombia, Perú, Bolivia, Paraguay, Argentina e Uruguay. Circa un terzo del territorio è occupato dall’immensa foresta (o selva) amazzonica, nel nord del paese. È una pianura alluvionale formata dal Rio delle Amazzoni e dai suoi affluenti. Verso nord la pianura amazzonica è delimitata dal versante meridionale del massiccio della Guayana (o della Guyana). Più a sud sono invece l’altopiano del Brasile e il Mato Grosso, solcati da profonde vallate scavate dai fiumi. Tra le pendici orientali delle Ande e il Mato Grosso si estende un ampio tratto pianeggiante che collega la pianura amazzonica con la pianura dell’alto Rio Paraguay, nota come Pantanal, in quanto invasa delle acque per molti mesi all’anno. Lo spettacolo delle cascate dell’Iguaçú, nel parco nazionale omonimo (stato di Paraná), dichiarate nel 1986 dall’Unesco patrimonio dell’umanità. I fiumi. Il Brasile è molto ricco di fiumi. Il Rio delle Amazzoni è il secondo fiume della Terra per lunghezza (6280 km), ma il primo per portata d’acqua e per estensione del bacino fluviale. Nasce sulle Ande peruviane e sfocia nell’oceano Atlantico con un profondo estuario fronteggiato da numerose isole, tra le quali Marajó, la più estesa isola fluviale del mondo. Altri fiumi importanti sono il Rio Negro e il Madeira (affluenti del Rio delle Amazzoni), il Tocantins, il São Francisco, il Rio Paraguay e il Paraná. In pianura lunghi tratti fluviali sono navigabili; quelli della regione degli altipiani sono invece interrotti da rapide e cascate (famose quelle dell’Iguaçú, al confine con l’Argentina). L’area amazzonica gode di un clima equatoriale, caldo e umido tutto l’anno. A sud dell’Amazzonia il clima diventa di tipo tropicale, con estati piovose, tranne che nella parte nord-orientale (il Sertão), decisamente arida. L’estremità meridionale del paese, infine, ha un clima subtropicale, con estati umide e inverni secchi, mitigato sulle coste dalla presenza dell’oceano. Le foreste coprono quasi i due terzi del territorio e costituiscono un’immensa ricchezza, non solo per il Brasile ma per l’intero pianeta. La foresta amazzonica è il «polmone verde» del pianeta e per la difesa della sua integrità si battono personalità e associazioni ambientaliste di tutto il mondo. Nonostante ciò, la superficie forestale è in costante diminuzione. Parte di questo patrimonio è protetto con parchi e riserve naturali (18% della superficie nazionale). Il clima e la natura. La vegetazione tropicale della foresta amazzonica. 203 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:08 Pagina 204 America del Sud La lunga storia del Brasile 1500 ll portoghese Pedro Àlvares Cabral sbarca sulle coste del Brasile ■ 1549 Il Portogallo crea il Governo Generale del Brasile ■ 1807-1821 La corte del Portogallo (invaso da Napoleone) si trasferisce in Brasile ■ 1964-1984 Dittatura militare ■ 1995 Entra in vigore il Mercosur ■ Pedro Àlvares Cabral in un ritratto del XVI secolo. ll palazzo del governo dove venne proclamata l’indipendenza del Brasile nel 1822. 1815 Creazione del regno del Brasile ■ 1822 Indipendenza del Brasile e creazione dell’impero ■ 1888 Abolizione della schiavitù ■ 1889 Proclamazione della repubblica ■ 1930-1954 Presidenza di Getùlio Vargas ■ 1960 Brasilia diventa capitale ■ Qualche appunto di storia. La scoperta europea del Brasile è opera del navigatore portoghese Pedro Àlvares Cabral. I primi insediamenti stabili risalgono agli anni Trenta del XVI secolo. Vasti tratti di foresta vennero disboscati per far posto alle piantagioni di canna da zucchero; tuttavia gli indigeni erano poco numerosi e restii a lavorarvi, perciò a partire dalla metà del secolo iniziò la tratta degli schiavi dall’Africa (che continuò fino al 1888). La scoperta di miniere d’oro e di diamanti nella regione di Rio de Janeiro aprì poi la stagione della colonizzazione dell’interno. Fino al XIX secolo il Brasile fu la principale colonia portoghese. Nel 1822 Pedro di Braganza, primogenito del re del Portogallo e reggente del Brasile, dichiarò l’indipendenza del paese, che divenne un impero retto da un regime costituzionale. Nella seconda metà del XIX secolo il Brasile conobbe una rapida crescita economica, grazie allo sviluppo della coltura del caffè e alla produzione di caucciù; nel 204 1889 una rivoluzione incruenta segnò la fine dell’impero e la nascita della Repubblica degli Stati Uniti del Brasile. Lo sviluppo economico del Brasile attirò anche numerosi emigranti dall’Europa e proseguì fino al 1929, quando la grande crisi che travolse gli Stati Uniti e le principali economie occidentali frenò le importazioni dei prodotti brasiliani. La difficile situazione economica portò al governo Getùlio Vargas, che fino al 1954 impose una dittatura personale, equidistante sia dai conservatori reazionari, sia dai tentativi rivoluzionari di stampo comunista o fascista. Nel 1964 un colpo di stato militare instaurò una feroce dittatura; negli anni Settanta, tuttavia, la crescente protesta interna e le pressioni internazionali portarono a un graduale ammorbidimento del regime e, infine, al ritorno alla democrazia, siglato dalle libere elezioni del 1985. Da allora il Brasile è guidato da governi democraticamente eletti. Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 205 Brasile 2 Una popolazione composita Il Brasile è una repubblica federale costituita da 26 stati e un distretto federale che ospita la capitale, Brasilia. Pur essendo uno degli stati più popolati della Terra, la densità è molto bassa: vastissime aree, quali la regione amazzonica e il Mato Grosso, sono infatti quasi disabitate e la popolazione si concentra sulle coste e nella regione meridionale, più favorevole per le coltivazioni. Quello brasiliano è un popolo molto giovane: oltre un quarto dei brasiliani ha meno di 15 anni e l’età media è di 28 anni. La popolazione brasiliana è anche estremamente composita: accanto al 53,4% di bianchi (soprattutto di origine portoghese, italiana, spagnola e tedesca) vi è il 39,4% di mulatti e meticci e il 6,1% di neri, numerosi soprattutto nelle regioni costiere settentrionali. Gli amerindi rappresentano ormai solo lo 0,4% dell’intera popolazione e vivono per lo più nella foresta amazzonica e nel Mato Grosso. Una legge del 2004 ne tutela la cultura e le tradizioni, cercando di porre fine allo sterminio di cui sono stati fatto oggetto a causa della loro opposizione alla distruzione della foresta. Lingua ufficiale del paese è il portoghese; la religione più seguita è quella cattolica. Danze folkloristiche nel Brasile nord-orientale. Lingua portoghese Religione cattolici (73,6%), protestanti (15,4%), atei (7,3%) Numero di figli per donna 2,3 Popolazione < 15 anni 26,6% Popolazione > 60 anni 8,8% Speranza di vita M 68, F 75 ISU 0,792 (69° posto nel mondo) Una giovane donna di Salvador, città capitale dello stato di Bahia. 205 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:08 Pagina 206 America del Sud 3 Le città principali La maggior parte della popolazione del Brasile vive nei centri urbani. Le città sono generalmente molto popolose e si concentrano soprattutto sulla costa e sull’altopiano del Brasile, dove più sviluppate sono le attività economiche. In particolare, sulla costa meridionale si è sviluppata una vasta megalopoli – che comprende le due maggiori città brasiliane, Rio de Janeiro e San Paolo – nella quale vivono circa 43 milioni di abitanti. Il panorama notturno di Brasilia. Le favelas di Rio de Janeiro. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ ABITANTI (AREA METROPOLITANA) San Paolo 19 037 000 Rio de Janeiro 11 571 000 Belo Horizonte 5 391 000 Porto Alegre 3 978 000 Recife 3 599 000 Brasilia 3 455 000 Salvador 3 351 000 Fortaleza 3 350 000 Curitiba 3 141 000 206 La capitale del Brasile è Brasilia, città sorta dal nulla tra il 1956 e il 1960, quando divenne ufficialmente la capitale dello stato. È dunque una città modernissima, costruita sull’altopiano del Brasile per attirare parte della popolazione della costa e contribuire al popolamento delle regioni interne. Fino al 1960 capitale dello stato era Rio de Janeiro, la città simbolo del Brasile. Fondata dai portoghesi nel XVI secolo, deve il suo sviluppo soprattutto alla scoperta delle miniere d’oro e di diamanti nel suo entroterra nel XVIII secolo. Oggi la città è un importante centro commerciale (ospita uno dei più attivi porti del paese) e industriale. È conosciuta in tutto il mondo per il suo carnevale, la sua musica (la samba), le sue spiagge e lo straordinario paesaggio che la circonda e per i monumenti e gli edifici in stile coloniale del suo centro storico. Rio, come molte grandi città sudamericane, mostra grandi contrasti sociali: quasi un abitante su sei vive in condizione di povertà, stipata nelle favelas, i quartieri di fatiscenti baracche aggrappate ai pendii delle colline, a breve distanza dai quartieri residenziali dell’alta borghesia. La principale città del Brasile e dell’intera America del Sud è però San Paolo, principale polo finanziario, industriale e commerciale del paese, al centro di un’area metropolitana che ospita oltre 18 milioni di persone. Belo Horizonte è la terza città brasiliana per numero di abitanti. Grazie alle vicine miniere è divenuta un importantissimo centro dell’industria siderurgica e automobilistica. Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 207 Brasile 4 L’economia Il Brasile è tra le dieci maggiori potenze industriali del mondo. Tuttavia la sua economia stenta a stabilizzarsi, a causa di profonde contraddizioni irrisolte: il paese è ricchissimo di materie prime, ma il loro sfruttamento è spesso poco razionale o difficoltoso a causa della conformazione del territorio; l’agricoltura si basa sulla coltivazione di sterminate piantagioni, che sottraggono però spazio all’agricoltura di sussistenza (solo il 7% del territorio è infatti coltivabile): molti contadini sono così costretti ad abbandonare i campi; il settore turistico dispone di grandi attrattive, ma le strutture non sono sufficientemente sviluppate per sopportare un grande aumento dei visitatori; il settore finanziario è sviluppato, ma mancano i fondi per finanziare le attività pubbliche di assistenza. Inoltre, lo sviluppo recente dell’industria brasiliana è stato in gran parte determinato dagli investimenti di compagnie straniere, attratte dal basso costo della manodopera; questi investimenti hanno prodotto molti nuovi posti di lavoro, ma gran parte dei profitti è finita all’estero. Per finanziare le politiche di sviluppo il governo brasiliano ha quindi dovuto ricorrere a prestiti internazionali, accumulando così un forte debito verso l’estero. Infine, lo sviluppo economico non ha interessato in modo uniforme tutti gli stati e tutti gli strati sociali; l’ineguale distribuzione della ricchezza fa sì che un terzo della popolazione debba vivere con l’equivalente di meno di 2 dollari al giorno e che il 14% dei brasiliani sia analfabeta. Le contraddizioni di una grande potenza economica. Dal 1995 è in vigore l’area di libero commercio con Argentina, Paraguay e Uruguay (Mercosur, ovvero Mercado Común del Sur («Mercato Comune del Sud»). Il trattato creava un’area di libero scambio tra i paesi aderenti con l’eliminazione delle barriere doganali interne. Il beneficio portato alle economie dei quattro paesi attirò l’attenzione degli altri paesi dell’area, che via via sono entrati nell’accordo come paesi associati; nel 2006 il Venezuela è divenuto membro effettivo del Mercosur. La creazione del Mercosur ha rappresentato il primo passo di un progetto molto più ambizioso: nel 2004 è stata creata la Comunità delle nazioni dell’America meridionale, con l’obiettivo di integrare entro il 2019 tutti gli stati in un organismo politico-economico simile all’Unione Europea. Il Mercosur. Una piantagione di agrumi nel cuore della foresta amazzonica. L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 4297 $ (UE a 25: 26 927 $) Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 364 899 37 151 6 GWh GWh GWh 15:08 Pagina 208 America del Sud Il settore primario. Il Brasile è uno dei principali esportatori di derrate alimentari: tipici prodotti tropicali (caffè, cacao, canna da zucchero, banane, agrumi) in primo luogo, ma anche mais, soia e riso. Accanto all’agricoltura di piantagione, che fornisce i prodotti destinati all’esportazione, vi è poi una diffusa agricoltura di sussistenza, praticata con mezzi insufficienti sui terreni più poveri e, quindi, alla continua ricerca di nuove aree da sfruttare (spesso ottenute bruciando vasti tratti di foresta che, dopo pochi anni di coltivazione, divengono totalmente improduttivi). L’allevamento è molto sviluppato. La foresta tropicale alimenta l’industria del legno, fornendo legni pregiati da costruzione, legni adatti alla produzione di carta e di pasta di legno, caucciù. Il settore secondario. L’industria brasiliana è moderna e notevolmente differenziata. La ricchezza di minerali metallici (soprattutto ferro, bauxite e stagno, ma anche oro, zinco, nichel, tungsteno, cromite) ha permesso lo sviluppo della metallurgia e in particolare della siderurgia. Le discrete riserve petrolifere alimentano il comparto petrolchimico, ma sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno nazionale. Uno dei settori di punta è quello dell’industria meccanica ad alta tecnologia (automobilistica e aeronautica); tuttavia l’industria automobilistica è quasi totalmente in mano alle grandi multinazionali del settore. Dagli anni Ottanta il governo ha dato grande impulso allo sviluppo tecnologico, con la creazione di alcuni parchi tecnologici. Anche i comparti tessile e agro-alimentare hanno saputo mantenere la tradizionale rilevanza. SOCIETÀ medici laureati computer 2,1 2,3 75 dati sulla base di 1000 abitanti Il settore terziario. Le difficoltà nei trasporti sono uno dei fattori che hanno storicamente limitato lo sviluppo di molte aree del Brasile. La rete stradale è ben sviluppata lungo la costa e nelle regioni industrializzate del sud-est, ma il Mato Grosso e la foresta amazzonica sono percorse da strade e piste sterrate. La Transamazzonica, l’autostrada destinata a collegare la costa atlantica con quella del Pacifico (in Perú), è ancora in costruzione: nei progetti governativi dovrà favorire il popolamento e lo sfruttamento economico della foresta amazzonica e per tale motivo ha suscitato le proteste degli ambientalisti. Anche la rete ferroviaria è insufficiente. Il turismo stenta a decollare, nonostante la ricchezza dell’offerta, soprattutto paesaggistica. Le strutture ricettive non sono infatti ancora adeguate agli standard internazionali. Turisti sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, una delle più belle e celebri della costa brasiliana. Una miniera di ferro nello stato di Minas Gerais (Brasile sud-orientale). 208 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 16-02-2007 15:08 Pagina 209 Brasile Fino a poco tempo fa c’erano 23 tribù amazzoniche mai entrate in contatto con l’uomo bianco. Ora sono 22 perché i missionari hanno cercato di far uscire gli Zoè dalla foresta. Risultato: malattie e crisi di identità. Un processo che qualcuno ha fermato, grazie anche alla tecnologia. antarém (Brasile). «Auahanne?» Ovvero: come ti chiami? La domanda è accompagnata da un sorriso, l’unico vestito indossato dagli Zoè, uno degli ultimi popoli dell’Amazzonia ancora isolati. […] «Ci sono ancora 22 popolazioni che vivono in Amazzonia senza essere mai entrate in contatto con un bianco», spiega Sidney Possuelo, responsabile del dipartimento Indios isolados del Funai (l’ente brasiliano per la difesa degli indios). «Erano 23, ma alla fine degli anni Ottanta il territorio degli Zoè è stato violato da un gruppo di missionari protestanti nordamericani che hanno cercato in vario modo di convincerli ad abbandonare la foresta per trasferirsi in città. Poi è scoppiata un’epidemia di influenza che è costata agli indios 37 morti: queste popolazioni ancora oggi, come ai tempi delle spedizioni di Francisco Pizarro, non hanno difese immunitarie contro i germi portati dall’esterno. Siamo dovuti intervenire e i missionari hanno lasciato il territorio degli Zoè». Il Funai ha restituito agli Zoè la loro identità: la vita seminomade, la caccia, la pesca, la coltivazione della manioca, un sistema di relazioni sociali senza capi e con le famiglie che si allargano e si restringono seguendo i flussi di una poligamia e di una poliandria prive di tensione. Ma ha anche costruito una minuscola pista di atterraggio in terra battuta, nel cuore della foresta. Accanto c’è un padiglione sanitario. E, di tanto in tanto, a un antropologo o a un ricercatore viene concesso il permesso di atterrare per un contatto guidato. […] Il viaggio verso la terra degli Zoè parte da Santarém, a metà strada tra Manaus e Belém […]. Il taxi aereo impiega un’ora per arrivare al centro della riserva degli Zoè e per metà del tempo sorvola un’area che ha perso la sua naturalità: le linee dei campi appena creati sono offuscate dalle colonne di fumo. Ai due lati del Rio delle Amazzoni il manto verde arretra sotto la spinta del fuoco. La foresta viene bruciata per S far posto alle vacche da hamburger ma soprattutto alla soia, spesso transgenica […]. Un baratto poco conveniente, perché la ricchezza dell’Amazzonia non sta nel terreno, povero di sostanze minerali e di nutrienti, ma nel polmone verde alto quanto un palazzo di 15 piani. […] Una volta distrutto l’ecosistema pluviale in equilibrio da millenni, venuta meno la capacità di evaporazione delle foglie, la fertilità del suolo svanisce in pochi anni. […] Il disboscamento, tra il Mato Grosso e il Parà, in un solo anno si è quintuplicato. A bloccare gli incendi restano pochi argini: uno sono gli Zoè, il loro diritto alla terra che abitano da millenni. [A. Cianciullo, in «Il venerdì di Repubblica», febbraio 2006] Chiave di lettura 1. Nel brano compaiono alcuni termini piuttosto difficili, di cui ti invitiamo a cercare il significato su un vocabolario e di trascriverlo sul tuo quaderno: poligamia; poliandria; antropologo; soia; transgenico; ecosistema. 2. Chi sono gli Zoè? Dove vivono? Quali sono le loro abitudini di vita? 3. Perché in questo caso l’opera dei missionari protestanti non è stata positiva? 4. Perché la foresta amazzonica è stata definita un «polmone verde»? Leggiamo insieme Come aiutare gli indios a star fuori dal mondo Le devastazioni dell’uomo nella foresta amazzonica nei dintorni di Manaus. 209 Sez3_da196a211_AmericaSud_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 15:08 Pagina 210 America del Sud Esercizi America del Sud, Brasile 1 Evidenzia, nella carta muta dell’America del Sud, il Brasile e, con un colore diverso, gli altri stati della regione equatoriale amazzonica. Scrivi i rispettivi nomi nella posizione corretta, i nomi dei mari e oceani che li bagnano, i nomi degli stati confinanti. rappresenta oltre metà della ………………………… ancora presente sulla Terra. Tuttavia la ………………………… sta distruggendo la foresta a ritmi molto sostenuti. e. Prima dell’arrivo degli ………………………………, la regione equatoriale era abitata da numerosi gruppi …………………………… dediti alla caccia, alla …………………… o a un’…………………… primitiva. f. Il Brasile è il quinto stato al mondo per ………………………… (circa due volte l’Unione Europea). Bagnato dall’…………………………………………………… a est, confina con quasi tutti gli stati dell’America del Sud: solo Ecuador e ………………………… ne sono esclusi. g. L’Amazzonia è una pianura alluvionale formata dal …………………………………………………… e dai suoi affluenti. Verso nord la pianura amazzonica è delimitata dal versante meridionale del massiccio della …………………………. Più a sud sono invece l’altopiano del Brasile e il ……………………………. h. Il Rio delle Amazzoni è il secondo fiume della Terra per …………………………, ma il primo per ………………………… d’acqua e per estensione del ……………………………………………………. Nasce sulle ………………………… peruviane e sfocia nell’…………………………………………. 2 Completa le seguenti frasi. 3 a. Dal punto di vista politico la regione equatoriale amazzonica corrisponde ai territori di …………………………, …………………………, Guyana Francese, …………………………, Trinidad e Tobago e …………………………: più di metà dell’intera America …………………………. b. Tutta la regione è solcata da numerosissimi fiumi, la maggior parte dei quali sono affluenti dell’………………………… o del ……………………………………………………. c. Il clima della regione è per lo più di tipo …………………………, con precipitazioni ………………………… e temperature costanti, che favoriscono la crescita della rigogliosa ……………………………………………………. d. La regione amazzonica è ancora in buona parte ………………………… ed è caratterizzata da un altissimo grado di …………………………. Essa 210 Vero o falso? a. Le Ande attraversano il territorio brasiliano da nord a sud. b. Un breve tratto della costa brasiliana è bagnato dall’oceano Pacifico. c. Il Brasile è lo stato più esteso d’America. d. Nella regione equatoriale amazzonica per coltivare le vaste piantagioni vennero importati molti schiavi dall’Africa occidentale. e. L’economia della regione è caratterizzata da una diseguale distribuzione della ricchezza. f. Le foreste coprono quasi i due terzi del territorio brasiliano. g. Il Brasile è attraversato dall’equatore. h. Il Brasile fu «scoperto» da un navigatore spagnolo. i. Oggi il Brasile è una monarchia erede dell’impero esistente nel XIX secolo. l. Il Brasile ha costituito un’area di libero commercio con Argentina, Paraguay e Uruguay. V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V F ■■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Sez3_da196a211_AmericaSud_3e 4 16-02-2007 15:08 Sì o no? a. b. c. d. Il Brasile è più esteso dell’Unione Europea? Il Brasile è bagnato da due oceani? Il Brasile è densamente abitato? Il Brasile confina anche con qualche stato dell’America centrale? e. Il Brasile si trova interamente nell’emisfero australe? f. Il Brasile è situato a est dell’oceano Atlantico? g. La regione equatoriale amazzonica si trova a sud del mar del Caraibi? h. Il Rio delle Amazzoni scorre nel nord del Brasile? 5 a. b. c. d. e. f. 6 Pagina 211 S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S ■ N ■ S N ■■ S ■ N ■ S ■ N ■ Spiega che cos’è / che cosa sono… … i Llanos … l’Orinoco … il caucciù … il Pantanal … il Mercosur … la tratta degli schiavi 1. La più estesa isola fluviale del mondo 2. Grande metropoli sudamericana 3. Grande arteria stradale in costruzione tra il Brasile e la costa pacifica 4. Stato insulare dell’America meridionale 5. Grandi cascate al confine con l’Argentina 9 Elenca quattro caratteristiche del paesaggio e dell’ambiente naturale brasiliano che ti sembrano particolarmente importanti. a. ………………………………………………………… ………………………………………………………… b. ………………………………………………………… ………………………………………………………… c. ………………………………………………………… ………………………………………………………… d. ………………………………………………………… ………………………………………………………… 10 Osserva la fotografia e rispondi alle seguenti domande. Perché… a. … la bandiera del Brasile ha 27 stelle bianche? b. … l’Amazzonia viene definita il «polmone verde» della Terra? c. … l’estensione della foresta brasiliana è in continua diminuzione? d. … il Brasile meridionale è molto densamente popolato? e. … alla fine degli anni Cinquanta venne costruita Brasilia? f. … in Brasile vi sono pochi spazi per l’agricoltura di sussistenza? g. … il progetto dell’autostrada Transamazzonica ha suscitato molte proteste? 7 In ogni gruppo di nomi c’è un «intruso»: eliminalo (e spiega perché). a. Salvador, Belo Horizonte, Caracas, Manaus, Porto Alegre b. Tocantins, Paraná, Rio Grande, Sao Francisco, Purus c. Uva, caffè, cacao, canna da zucchero, banane d. Italiani, portoghesi, spagnoli, francesi, olandesi e. Perú, Ecuador, Bolivia, Argentina, Venezuela 8 a. b. c. d. e. Collega ogni termine o nome geografico con la definizione o la caratteristica che lo riguarda (in alto a destra). Trinidad e Tobago San Paolo Marajó Iguaçú Transamazzonica a. Che cosa illustra l’immagine? In essa vedi un paesaggio naturale o modificato dall’uomo? b. Come puoi definire questo tipo di agricoltura? Quali sono le sue caratteristiche principali? c. Questo tipo di agricoltura è diffuso solo in Brasile? 211 Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:13 Pagina 212 America del Sud La regione andina 1 Una veduta del lago Titicaca, il più grande dell’America del Sud (8300 km2), dal versante boliviano. Un’area dominata dalle montagne La cordigliera delle Ande è una delle maggiori catene montuose della Terra. Si estende sul territorio di Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú, Bolivia, Cile e Argentina ma – per ragioni storiche, culturali e politiche – Venezuela, Cile e Argentina non vengono abitualmente considerate parte della regione andina. Parleremo di «regione andina», dunque, per identificare la porzione centro-settentrionale delle Ande, che si affaccia sulle coste dell’oceano Pacifico; solo la Colombia ha un tratto di costa anche sul mar delle Antille, mentre la Bolivia è priva di sbocchi sul mare. Le Ande si innalzano con prevalente direzione nord-sud parallelamente alla costa del Pacifico articolandosi in due (e talora tre) catene parallele, solcate dalle vallate dei fiumi tributari dell’oceano o del Rio delle Amazzoni; nella parte meridionale della regione le due catene si discostano molto l’una dall’altra e racchiudono gli altipiani del Perú e della Bolivia. Fiumi e laghi. I fiumi che scorrono verso il Pacifico sono brevi, con regimi torrentizi; quelli del versante atlantico hanno regimi più regolari, sono più lunghi e defluiscono verso il mar delle Antille o alimentano i bacini dell’Orinoco, del Rio delle Amazzoni (Marañon, Ucayali) e del Paraguay-Paraná. Sull’altopiano della Bolivia si trovano i due maggiori laghi sudamericani: il Titicaca, in parte peruviano, e il Poopó, collegati dal fiume Desaguadero. Il clima dipende fortemente dalla distanza dal mare e dall’altitudine. In base all’altitudine si distinguono quattro regioni climatiche: tierras calientes («terre calde»), fino a 1000 m: è la zona della foresta pluviale; Il clima. 212 Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 15:13 Pagina 213 La regione andina tierras templadas («terre temperate»), fino a 2000-2500 m: il clima temperato dà vita a formazioni vegetali particolarmente ricche nelle vallate; tierras frías («terre fredde»), fino a 4000 m: il clima è freddo e la vegetazione abbondante solo nelle zone più riparate; tierras heladas («terre gelate»), sopra i 4000 m: il clima è di tipo subartico e steppe e praterie lasciano gradatamente il posto alla nuda roccia. Le Ande sono abitate fino a circa 4700 m di altitudine. Tranne che nella parte settentrionale della regione, la costa è per lo più arida; nelle aree orientali il clima è di tipo equatoriale, con ampie foreste pluviali. 2 L’eredità delle antiche civiltà sudamericane La regione andina fu la culla delle grandi civiltà sudamericane: l’altopiano della Bolivia, le coste peruviane, le vallate delle Ande colombiane videro la nascita di culture che praticavano avanzati sistemi di pesca e di agricoltura, erigendo monumenti ed edifici i cui resti imponenti sono giunti fino a noi. Il loro culmine fu rappresentato dall’impero degli inca, i quali tra il XIV e il XVI secolo riuscirono a unificare quasi tutta la regione. La conquista spagnola segnò la fine di queste civiltà, le cui tradizioni sono però spesso sopravvissute tra le popolazioni indigene ancor oggi presenti in percentuale rilevante. I quechua, diffusi dalla Colombia meridionale all’Argentina nord-occidentale, gli aymará, numerosi in Bolivia, Perú meridionale e Cile settentrionale, e i chibca della Colombia sono le etnie più diffuse, ma numerosi altri gruppi indigeni vivono nella regione; sono tuttora in uso oltre 200 lingue e dialetti diversi. In Ecuador, Bolivia e Perú la maggior parte della popolazione è di origine indigena; nonostante ciò, gli indios occupano i gradini più bassi della società. Sfruttati per secoli dagli spagnoli, vivono in piccoli villaggi sugli altipiani o nelle periferie degradate delle grandi città. Di origine india è anche la maggior parte della manodopera impiegata nelle numerose miniere. All’estremo opposto i bianchi, che rappresentano tra l’11 e il 20% della popolazione, detengono le leve del potere politico ed economico. L’economia della regione andina si basa sull’agricoltura (caffè, cacao, frutta) e sui prodotti minerari (oro, argento, ferro, rame, piombo, stagno, zinco, petrolio, gas naturale e altro), mentre l’industria è poco sviluppata ed è legata soprattutto alla lavorazione delle materie prime locali. Tuttavia la maggior parte della ricchezza prodotta da piantagioni e miniere resta nelle mani delle grandi multinazionali statunitensi che controllano il settore. Una veduta di Machu Picchu, antico insediamento inca nelle Ande peruviane. 213 Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:13 Pagina 214 America del Sud Il Cono Sud Il delta del fiume Paraná. 1 Due oceani e le vette più alte del continente Glossario Scala Richter Scala che valuta l’energia sprigionata da un terremoto; si differenzia dalla scala Mercalli, che valuta invece gli effetti che un sisma ha avuto sui manufatti e sul paesaggio. 214 Il «Cono Sud» occupa la parte meridionale del Sudamerica e comprende i territori di Paraguay, Uruguay, Cile e Argentina. Le coste dell’oceano Atlantico – a est – sono movimentate da ampie baie; quelle dell’oceano Pacifico – a ovest – sono rettilinee a nord ed estremamente frastagliate e fronteggiate da centinaia di isole verso sud. Possiamo ripartire il rilievo in tre aree distinte: a ovest la cordigliera delle Ande, che in questo tratto raggiunge la sua massima altezza con l’Aconcagua (6959 m), sul confine tra Cile e Argentina; a est una vasta regione pianeggiante, con il Gran Chaco a nord, la Mesopotamia (tra i fiumi Paraná e Uruguay) a est e le Pampas argentine a sud; a sud gli aridi altipiani della Patagonia. All’estremo sud l’arcipelago della Terra del Fuoco è separato dal resto del continente dallo stretto di Magellano. La regione andina è fortemente sismica; nel 1960 il sud del Cile venne colpito da quello che è considerato il più violento terremoto mai registrato (oltre 9 gradi della scala Richter). I principali corsi d’acqua (Paraná, Paraguay, Uruguay e loro affluenti) solcano le pianure orientali e sfociano nell’oceano Atlantico. Paraná e Uruguay danno vita a un profondo e vasto estuario, il Río de la Plata. Dal punto di vista climatico il Cono Sud si estende dall’area tropicale a quella temperata. La regione costiera sul Pacifico è molto arida verso nord (deserto di Atacama) e molto umida e fredda verso sud, dove si sviluppano fitte foreste. La regione delle pianure riceve poche precipitazioni, ma vaste aree vengono periodicamente inondate dai fiumi: la copertura vegetale varia dal bosco tropicale nelle aree più umide alla savana. La Pampa orientale è coperta da una ricca vegetazione erbosa, mentre in quella occidentale e in Patagonia, più aride, prevale la steppa. Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 15:13 Pagina 215 Il Cono Sud 2 L’area più ricca del Sudamerica L’area del Cono Sud fu marginalmente interessata dal fiorire delle culture andine: solo il Cile settentrionale e il nord-ovest dell’Argentina fecero parte dell’impero inca. Le tribù indigene opposero poi una strenua resistenza alla conquista spagnola, ma vennero sterminate o assimilate. In Cile e in Paraguay – dove la lotta degli indios ebbe maggior successo – la popolazione è oggi in larga parte di origine meticcia, mentre Argentina e Uruguay – dove gli indios vennero sterminati – sono abitati per lo più da bianchi. Indigeni e meticci occupano soprattutto i gradini più bassi della gerarchia sociale; i bianchi (sia i pochi discendenti dei colonizzatori spagnoli sia i discendenti degli emigranti europei che qui cercarono fortuna tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo) controllano le leve della politica e dell’economia. La densità di popolazione è molto bassa e vaste aree del Cono Sud sono pressoché deserte. La popolazione si addensa soprattutto nella zona del Río de la Plata, dove sorgono le capitali di Argentina (Buenos Aires) e Uruguay (Montevideo), e nel Cile centrale. Intorno a Buenos Aires e a Santiago si sono sviluppate vaste aree metropolitane afflitte dai tipici problemi delle grandi città sudamericane: inquinamento, periferie fatiscenti, crescita urbana disordinata. Nel complesso, però, la popolazione del Cono Sud gode del tenore di vita più elevato dell’America meridionale: se in Paraguay quasi un terzo della popolazione deve sopravvivere con meno di due dollari al giorno, la classifica ISU colloca gli altri stati nel gruppo ad alto sviluppo umano. Una bambina di San Pedro de Atacama, in Cile. L’economia si fonda su tre capisaldi: i prodotti del settore primario: si coltivano cereali (soprattutto mais e riso), frutta e ortaggi, spesso esportati come primizie; molto diffuso è l’allevamento di bovini e di suini; in Cile è sviluppata anche la pesca; le risorse minerarie e le fonti di energia: rame, uranio e oro sono le principali ricchezze del sottosuolo; l’Argentina possiede anche giacimenti di petrolio e di gas naturale. I numerosi fiumi garantiscono un enorme potenziale idroelettrico che, pur non ancora completamente sfruttato, rende i paesi del Cono Sud indipendenti per la produzione di energia elettrica; la lavorazione delle materie prime: tranne che in Argentina, l’industria non è ancora molto sviluppata; i suoi comparti più produttivi sono il metallurgico, il tessile, l’agroalimentare. I punti di forza. L’allevamento è tra le attività economiche più importanti nel Cono Sud; nella fotografia, una mandria attraversa un fiume diretta verso i pascoli di alta quota delle Ande. 215 Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:14 Pagina 216 America del Sud ARGENTINA Superficie (km2) 2 780 403 Popolazione (ab.) 38 592 000 Densità (ab./km2) 14 Popolazione urbana (%) 90,1 1 Cinque grandi aree geografiche L’Argentina occupa gran parte del «Cono Sud». A oriente si affaccia sull’oceano Atlantico con una serie di ampie baie; a nord confina con la Bolivia e con il Paraguay; a nord-est con il Brasile e l’Uruguay; a ovest con il Cile. Sul territorio argentino si riconoscono cinque aree geografiche: le Ande, allungate in senso nord-sud, occupano la parte occidentale del paese e segnano il confine con il Cile. Nella loro sezione centrale si innalza la più alta vetta del continente americano, l’Aconcagua (6959 m); il Gran Chaco, una vasta area semiarida nel nord del paese, tra la sponda occidentale del fiume Paraguay e le Ande; la Mesopotamia, a est del Chaco, una depressione umida compresa tra i fiumi Uruguay e Paraná; le Pampas, fertile regione pianeggiante nel centro dell’Argentina; la Patagonia, un altopiano a terrazze solcato dalle profonde vallate di alcuni fiumi, nel sud del paese; l’estremo sud della Patagonia prende il nome di Terra del Fuoco. Il panorama dell’Aconcagua, vulcano oggi inattivo che costituisce il punto di massima elevazione dell’America meridionale. forma di governo capitale moneta sigla internazionale 216 Repubblica federale Buenos Aires (3 018 000 abitanti) peso argentino (100 centesimi) RA Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 15:14 Pagina 217 Argentina La lunga storia dell’Argentina bitato da gruppi indigeni, il paese fu marginalmente interessato dalla civiltà degli inca, che si fermò nel nord-ovest a causa della strenua resistenza degli indios mapuche (chiamati anche araucani o patagoni), che popolavano la Pampa e la Patagonia. Nel 1516 il navigatore spagnolo Juan Díaz de Solís scoprì il Río de la Plata, e in questa regione a partire dalla seconda metà del XVI secolo ebbe inizio la colonizzazione; la resistenza dei mapuche si protrasse fino alla seconda metà del XIX secolo. La colonia spagnola prosperò grazie alle risorse minerarie dei paesi andini, ai quali forniva prodotti alimentari e dai quali riceveva i metalli da inviare in Europa. Approfittando delle difficoltà create in Europa dalle guerre napoleoniche, nel 1810 a Buenos Aires si insediò una giunta rivoluzionaria e nel 1816 venne proclamata la repubblica ed emanata una costituzione. A I decenni successivi furono caratterizzati da una forte instabilità politica ma anche da un notevole progresso economico e da una forte emigrazione dall’Europa (moltissimi italiani cercarono fortuna in Argentina) che stravolse i tradizionali equilibri sociali e politici. Da Péron ai giorni nostri. Il XX secolo fu caratterizzato dalla nascita del peronismo, dal nome di Juan Domingo Perón, il generale che fu presidente dell’Argentina dal 1946 al 1955 e poi ancora nel 1973. Perón impose una dittatura populista, che cercava l’appoggio degli strati più poveri della popolazione; tuttavia la sua dottrina non sopravvisse alla sua morte, avvenuta nel 1973. Nel 1976 fu instaurata una feroce dittatura militare, durante la quale furono fatti «scomparire» migliaia di oppositori politici (i desaparecidos); la disastrosa guerra contro il Regno Unito per il possesso Il clima argentino è molto vario, in funzione della latitudine e della distanza dal mare: nel nord è di tipo subtropicale, con boschi nelle regioni più umide e steppa in quelle aride; le Ande sono semi-aride e con temperature molto basse ad alta quota; le Pampas godono di un clima temperato, che le rendono la regione più abitata; la Patagonia ha un clima di tipo subdesertico, con scarse precipitazioni e inverni molto freddi; la temperatura media diminuisce verso sud. Il clima e la natura. Juan Domingo Perón in una fotografia del 1946. delle isole Falkland ne determinò la fine nel 1982. Nel 1995 entrò in vigore l’accordo noto come Mercosur (vedi a p. 207). Nel 2001 il paese attraversò una gravissima crisi economica: le entrate dello stato non erano più sufficienti a restituire l’ingente debito pubblico. Un gruppo di pinguini in Patagonia, dove predomina un clima freddo e arido. La vegetazione è prevalentemente di tipo stepposo. Le regioni settentrionali, dove le precipitazioni sono più abbondanti, sono coperte da boschi tropicali; le regioni più aride da boschi radi. La Pampa, oggi quasi completamente trasformata dall’uomo, era una prateria cespugliosa; nella regione andina e in Patagonia la vegetazione è composta prevalentemente da arbusti spinosi. 217 Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:14 Pagina 218 America del Sud I colorati edifici del celebre Barrio Boca a Buenos Aires. Il centro cittadino di Córdoba. Un’immagine di Plaza 25 de Mayo, nel centro di Rosario, sulla quale si affacciano il palazzo del Municipio e la cattedrale. Lingua spagnolo 2 Un vasto territorio poco popolato Religione cattolici (87,8%), protestanti (7,5%), musulmani (1,5%) L’Argentina è una repubblica formata da 23 province, più la capitale federale e i 24 distretti della provincia di Buenos Aires (che contano come un’unica provincia). L’Argentina rivendica il possesso di alcuni arcipelaghi nell’Atlantico meridionale (le isole Falkland, o Malvinas; la Georgia del Sud; le Sandwich Meridionali; le Orcadi Meridionali), appartenenti al Regno Unito. Ad eccezione della regione di Buenos Aires, dove si addensa circa un terzo dell’intera popolazione, la densità abitativa del paese è molto bassa; oltre metà della popolazione vive nelle regioni centrali. Poiché nove argentini su dieci vivono in un centro urbano, esistono vastissime aree completamente disabitate, soprattutto nella regione andina e in Patagonia. La maggior parte della popolazione (86,4%) discende dagli emigranti europei giunti in Argentina tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo; circa un terzo della popolazione è di origine italiana. Gli indigeni sono ormai una piccola minoranza (3,4%), concentrata nelle regioni nord-orientali. Numero di figli per donna 2,3 Popolazione < 15 anni 25,8% Popolazione > 60 anni 14,2% Speranza di vita M 72, F 80 ISU 0,863 (36° posto nel mondo) LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Buenos Aires Córdoba Rosario Mendoza San Miguel de Tucumán 218 ABITANTI (AREA METROPOLITANA) 11 548 000 1 368 000 1 159 000 847 000 736 000 La capitale Buenos Aires, con la sua vastissima area metropolitana (la seconda dell’America del Sud per numero di abitanti, dopo San Paolo, e una delle più affollate del pianeta), è il motore finanziario, commerciale, culturale e industriale del paese. Le altre principali città hanno dimensioni molto inferiori alla capitale. Córdoba, la seconda città argentina, è il centro dell’industria meccanica e un importante centro culturale; Rosario, sulle rive del Paraná, è un attivo porto; Mendoza e San Miguel de Tucumán sono notevoli centri agricoli. Ushuaia, capoluogo della Terra del Fuoco, rivendica il titolo di città più meridionale del mondo. Le maggiori città. Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 15:14 Pagina 219 Argentina L’economia in cifre 3 L’economia L’economia argentina sta faticosamente uscendo dalla gravissima crisi che tra il 1999 e il 2003 ha provocato la chiusura di moltissime imprese e bruciato i risparmi di decine di migliaia di famiglie. Il settore primario riveste grande importanza: alimenta le esportazioni e i suoi prodotti sono alla base di molte industrie. L’agricoltura è molto produttiva e ha i suoi punti di forza nella cerealicoltura (frumento e mais) e nelle coltivazioni di soia, girasole e frutta. L’attività zootecnica è tra le più sviluppate del mondo: i bovini allevati nelle Pampas e gli ovini della Patagonia fanno dell’Argentina uno dei principali produttori ed esportatori di carne, latte, formaggi, lana e pellami. Le risorse minerarie sono notevoli; nel sottosuolo sono presenti oro, argento, rame, piombo e zinco, che alimentano l’industria metallurgica. Il paese è quasi autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie ai giacimenti di petrolio, gas naturale e uranio. Enorme e ancora non pienamente sfruttato è il potenziale idroelettrico. L’apparato industriale argentino è tra i più diversificati dell’America meridionale; accanto alla metallurgia spiccano l’agroalimentare, la petrolchimica e la meccanica. Il turismo ha conosciuto un grande incremento grazie ai paesaggi andini, alle spiagge atlantiche e alla recente «scoperta» della Patagonia e della Terra del Fuoco. L’Argentina è uno degli stati promotori del Mercosur, l’area di libero commercio con Brasile, Paraguay e Uruguay (vedi a p. 207). PIL PRO CAPITE 4512 $ Un’azienda agricola in Patagonia dove si allevano enormi greggi di ovini. L’interno di uno stabilimento a Córdoba per la produzione di automobili di una nota azienda francese. ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 92 074 7578 2543 GWh GWh GWh 219 Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 15:14 Pagina 220 America del Sud Leggiamo insieme Patagonia, se il sole segna rosso 220 Un semaforo solare indica ogni giorno il fattore di rischio: davanti alle scuole i ragazzi lo riportano su un cartellone. nviano messaggi dal loro cellulare, come tanti coetanei di questo Cile in corsa verso il Primo mondo. E sognano un giorno di partire da Punta Arenas, sonnolenta cittadina spazzata dai venti dello stretto di Magellano, perduta in fondo alle Americhe. Camila, Andrea e Marco hanno 17 anni e sono simili agli adolescenti di tante province profonde sparse in tutto il globo, pieni di sogni, capaci di qualche ingenuità. Hanno solo un problema in più: il buco dell’ozono. Sì, è un fenomeno ambientale, che altrove appare così lontano e astratto. Ma questa città dell’emisfero australe, assieme all’argentina Ushuaia, la più vicina all’Antartide, con l’allerta per le radiazioni ultraviolette ci convive ormai da tempo. […] Adesso sono le otto di mattina di un giorno qualunque. E i ragazzi, appena arrivati al liceo sperimentale Umag, navigano sul sito internet www.ozono.umag.cl per controllare la situazione. Che non è proprio delle migliori: il «semaforo solare» riporta il livello di esposizione ai raggi ultravioletti, che oggi è «molto alto», a quota 9. «È l’allerta rossa», confermano. Tra le dieci di mattina e le quattro di pomeriggio bisognerà esporsi il minimo al sole: prima di uscire, occorrerà applicare una crema solare con almeno un fattore di protezione 15, senza dimenticare cappello e occhiali scuri. Camila e Marco sono già usciti a collocare dinanzi alla scuola una bandiera rossa, che ricorda anche ai passanti il tipo di allerta. Andrea, intanto, si occupa di mettere il numero 9 su un tabellone. […] Il semaforo solare è stato generalizzato. È un sistema che consente, sulla base del colore, di capire subito come comportarsi. Si parte dal verde (nessuna al- I lerta) e si passa man mano al giallo, all’arancione, al rosso e al viola, la situazione più a rischio. La mattina […] quasi tutti sanno già qual è il colore del giorno. L’hanno letto nell’ultima pagina della «Prensa Austral», il giornale locale, che lo pubblica quotidianamente. O l’hanno visto all’entrata della maggioranza delle scuole, dove viene esibito, perché ne siano consapevoli i genitori degli studenti, ma pure i passanti. «Anche una delle compagnie che assicura il trasporto in comune in città pone la bandiera con il colore del semaforo solare su ogni mezzo, al pari di tutti i pulmini scolastici», aggiunge Lidia Amarales Osorio, direttrice regionale del Ministero della Sanità. […] Il primo a denunciare i rischi del buco dell’ozono è stato Bedrich Magas […]. Professore all’Universidad da Magallanes, anche oggi scruta con ansia il cielo, giudicato davvero «troppo» sereno. È stato il primo in città a occuparsi del problema, dal 1987, quando collaborò con una missione scientifica della Nasa che venne nella zona a studiare in segreto il fenomeno. «Qui a Punta Arenas mi prendevano per un pazzo», racconta. [L. Martinelli, «Il Sole-24 Ore», 5 giugno 2005] Punta Arenas, una città «lontana da ogni luogo del mondo». Chiave di lettura 1. Dove si trova Punta Arenas? 2. Che cos’è il «buco nell’ozono»? Quali conseguenze comporta? 3. Con quali sistemi si avvisa la popolazione del grado di rischio cui è esposta? 4. Nel luogo dove abiti il problema del buco nell’ozono è importante? 5. Immagina di dover comunicare alla popolazione della città o paese in cui abiti le variazioni nella presenza di sostanze inquinanti nell’aria. Quali sistemi adotteresti per raggiungere il maggior numero possibile di persone? Sez3_da212a221_Argentina_3e 16-02-2007 15:14 Esercizi Pagina 221 Regione andina, Cono Sud, Argentina 1 Evidenzia, nella carta muta, gli stati appartenenti al cosiddetto «Cono Sud». Scrivi nella posizione corretta i loro nomi, i nomi degli oceani che li bagnano, delle rispettive capitali e degli stati confinanti. 2 Rispondi brevemente. a. Che cosa si intende per «regione andina»? b. Quale caratteristica fisica differenzia Bolivia e Paraguay da tutti gli altri stati dell’America meridionale? c. Qual è lo stato più esteso del Cono Sud? d. Che cos’è la Terra del Fuoco? e. Quale primato ha il lago Titicaca? f. Che cosa sono le tierras templadas? 3 Completa le seguenti frasi. a. La regione andina si affaccia sulle coste dell’……………………………………………………; solo la Colombia ha un tratto di costa anche sul ……………………………………………………. b. Le ………………………… si innalzano con prevalente direzione nord-sud parallelamente alla costa dell’………………………………………. c. La regione andina fu la culla delle grandi ………………………… sudamericane; il loro culmine fu rappresentato dall’impero degli …………………………………………. d. Possiamo ripartire il rilievo della regione del Cono Sud in tre aree distinte: a ovest la cordigliera delle …………………………; a est una vasta regione pianeggiante, con il …………………………………………… a nord, la ………………………… (tra i fiumi Paraná e Uruguay) a est e le ……………………………… argentine a sud; più a sud gli altipiani della ………………………………………. e. I fiumi Paraná e Uruguay danno vita a un profondo e vasto estuario, il ……………………………………, che separa un tratto di Uruguay e ………………………………………. f. La densità di popolazione nel Cono Sud è molto ………………………… e vaste aree sono pressoché ………………………………………. g. Dal punto di vista climatico il Cono Sud si estende dall’area ………………………… a quella ………………………………………………. h. Sul territorio argentino si riconoscono cinque aree geografiche: le …………………………………… occupano la parte occidentale del paese; il ……………………………………………………, una vasta area semiarida nel nord del paese; la ………………………………………; le fertili …………………………; la …………………………, nel sud del paese; l’estremo sud prende il nome di ……………………………………………………. 4 Vero o falso? a. La Patagonia ha un clima piuttosto umido e quindi una vegetazione rigogliosa. b. Il Cono Sud conobbe le grandi civiltà precolombiane. c. Alcuni stati del Cono Sud mostrano un elevato indice di sviluppo umano. d. Nel loro insieme, gli stati del Cono Sud non dispongono di grandi risorse minerarie né di molti fonti energetiche. e. Gli stati del Cono Sud hanno un settore primario piuttosto sviluppato. 5 V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Spiega che cos’è / che cosa sono… a. … l’Aconcagua b. … lo stretto di Magellano c. … il Poopó d. … le tierras calientes e. … i quechua 221 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:05 Pagina 222 Asia ASIA Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) 44 590 951 3 892 323 000 87 I MONTI PIÙ ALTI Russia (parte asiatica) ❯ 12 836 900 km Cina ❯ 9 572 900 km2 2 Equatore Greenwich LO STATO PIÙ ESTESO LO STATO PIÙ PICCOLO Everest ❯ 8848 m K2 ❯ 8611 m Kanchenjunga ❯ 8586 m Maldive ❯ 298 km2 LO STATO PIÙ POPOLATO Cina ❯ 1 303 720 000 ab. I LAGHI PIÙ ESTESI I FIUMI PIÙ LUNGHI Caspio ❯ 371 000 km2 Aral ❯ 41 000 km2 (nel 1988) Bajkal ❯ 31 500 km2 Chang Jiang (Fiume Azzurro) ❯ 5800 km Ob-Irtys ❯ 5410 km Huang He (Fiume Giallo) ❯ 4845 km LE CITTÀ PIÙ POPOLOSE (aree metropolitane) I MAGGIORI BACINI IDROGRAFICI LE ISOLE PRINCIPALI Chongqing ❯ 31 300 000 ab. Shanghai ❯ 17 110 000 ab. Mumbai ❯ 16 368 000 ab. Ob-Irtys ❯ 2 975 000 Enisej ❯ 2 580 000 km2 Lena ❯ 2 490 000 km2 Nuova Guinea ❯ 785 000 km2 Borneo ❯ 736 000 km2 Sumatra ❯ 420 000 km2 LO STATO MENO POPOLATO Maldive ❯ 299 000 ab. 222 km2 * Amministrativamente la Nuova Guinea appartiene per metà all’Oceania (stato di Papua Nuova Guinea) Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:05 Pagina 223 1 Prima esplorazione dell’Asia L’Asia è il continente più vasto della Terra: occupa infatti quasi un terzo delle terre emerse. L’Asia è convenzionalmente separata dall’Europa dalla catena dei monti Urali, ma sappiamo che forma con essa un’unica massa continentale, l’Eurasia; è unita all’Africa dall’istmo di Suez (dove nel XIX secolo venne aperto l’omonimo canale) e divisa dall’America settentrionale dallo stretto di Bering (92 km). A nord l’Asia si affaccia sul mar Glaciale Artico con coste basse e abbastanza uniformi. Le coste orientali, bagnate dall’oceano Pacifico, sono articolate in ampie insenature (tra cui i golfi del Tonchino e del Siam) e penisole (tra le quali Camciatca, Corea e Indocina) e fronteggiate da numerose isole (le Curili, l’arcipelago Giapponese, le Ryukyu, le Filippine, il Borneo, l’arcipelago Indonesiano). Penisole e isole delimitano numerosi bacini marini interni, come il mare di Ohotsk, il mar del Giappone e il mar Giallo. Tutta l’Asia orientale e sud-orientale è molto instabile dal punto di vista geologico: vi si innalzano infatti decine di vulcani attivi ed è continuamente interessata da terremoti anche molto violenti. L’Asia meridionale è bagnata dall’oceano Indiano. Queste coste sono caratterizzate dalla presenza di tre grandi penisole: l’Indocina con la Malacca – che separa l’oceano Indiano dal Pacifico –, la penisola Indiana e la penisola Arabica. L’Asia occidentale a sud degli Urali è caratterizzata dalla massiccia penisola dell’Anatolia, che si affaccia a nord sul mar Nero, a sud sul mar Mediterraneo e a ovest sul mar Egeo. Le coste. Le sconfinate pianure e i bassipiani dell’Asia settentrionale (la Siberia) sono delimitati dai monti Urali a occidente e dai monti di Verhojansk a oriente. La fascia centrale comprende vasti altipiani e catene montuose tra le più imponenti dell’intero pianeta: il Caucaso (tra il mar Nero e il mar Caspio), l’Hindukush (tra Afghanistan e Pakistan) e il grande sistema formato da Karakoram, Kunlun Shan e Himalaya, che racchiude l’immenso altopiano del Tibet; in queste catene si trovano le montagne più alte del mondo (quattordici tra esse superano gli 8000 m). Nell’Asia sud-occidentale le antiche catene montuose sono state intensamente erose e trasformate in estesi tavolati, come quelli della penisola Arabica e della penisola Indiana (il Deccan). Glossario 8000 m Spesso si sente parlare dei “quattordici 8000” per indicare le cime che superano tale altitudine; come sappiamo, le due montagne più alte in assoluto sono l’Everest (8848 m) e il K2 (8612 m). I rilievi. Una spiaggia di sabbia corallina a Bali (Indonesia). L’Annapurna, uno dei «quattordici ottomila» della catena himalayana. 223 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:05 Pagina 224 Asia I fiumi. Le gelide pianure siberiane sono attraversate da maestosi corsi d’acqua (i maggiori sono Ob, Enisej e Lena) che sono ghiacciati per lunghi tratti e per molti mesi all’anno. I fiumi dell’Asia centro-occidentale passano attraverso regioni molto aride e spesso non arrivano a sfociare in mare, ma formano paludi e bacini interni; il Syrdarja e l’Amudarja, ad esempio, immettono nel lago d’Aral le acque non ancora consumate dall’intensa evaporazione e dall’irrigazione delle steppe coltivate a cotone. I territori dell’Asia meridionale e orientale sono solcati da grandi fiumi (tra i quali l’Indo, il Gange, il Brahmaputra, lo Huang He, il Chang Jiang) alimentati dai ghiacciai dell’Asia centrale, ma il loro regime dipende soprattutto dall’alternanza delle condizioni climatiche: in inverno prevalgono le magre, mentre in estate – per l’arrivo delle piogge portate dai monsoni – i fiumi si gonfiano e spesso fuoriescono dagli argini causando gravi inondazioni. Le acque del Gange presso Varanasi (India nord-orientale). Glossario Monsoni Venti che soffiano dal mare verso terra per metà dell’anno (giugno-metà dicembre), portando abbondanti precipitazioni, e da terra verso il mare per l’altra metà dell’anno, determinando una stagione secca. Le acque ghiacciate del lago Bajkal, in Siberia. 224 In Asia si estendono alcuni grandi laghi, per lo più posti nella fascia centrale; qui si trova lo specchio d’acqua comunemente considerato il maggiore lago del mondo, il Caspio, chiamato di solito «mare», sia per le sue dimensioni (quanto Italia e Austria messe insieme), sia per il fatto che ha acque salate. Anche i laghi d’Aral e Balhas hanno acque salate, e dunque il più vasto lago di acqua dolce dell’Asia è il Bajkal (che è anche il più profondo della Terra). I laghi. Una grande varietà di climi e di ambienti. A causa della sua enorme estensione, della disposizione di pianure e catene montuose, del decisivo influsso dei monsoni, l’Asia mostra una estrema varietà di climi e quindi di ambienti e di paesaggi. Semplifichiamo, per capire meglio la situazione: procedendo da nord verso sud possiamo individuare tre grandi regioni climatiche. L’Asia fredda abbraccia tutta la Siberia, dai monti Urali alle coste del Pacifico, ed è caratterizzata da inverni lunghi e rigidi e da estati brevi (poco più di due mesi). L’Asia arida comprende la fascia degli altipiani centrali, dall’Anatolia alla Mongolia, ma anche la penisola Arabica e i bassipiani dell’Iran. È caratterizzata da inverni rigidi (con l’eccezione dell’Arabia e dell’Iran meridionale) e da estati caldissime e secche; le precipitazioni sono scarsissime o inesistenti. L’Asia dei monsoni comprende la penisola Indiana, l’Indocina, la parte orientale della Cina e le isole e gli arcipelaghi tra l’oceano Pacifico e l’oceano Indiano. Molto estesa nel senso dei paralleli, la regione ha un clima abbastanza vario, ma con il forte elemento unificante rappresentato dai monsoni, che in inverno portano aria asciutta e in estate provocano piogge torrenziali. Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:05 Pagina 225 2 Grandi macroregioni nel continente più popolato L’Asia non è solo il continente più vasto, ma anche quello più popolato: il 30% delle terre emerse del pianeta ospita il 61% della popolazione (e due soli stati, India e Cina, accolgono il 36% dell’umanità). La densità media di popolazione è superiore a quella degli altri continenti (87 ab./km2), ma la distribuzione della popolazione non è omogenea: vaste regioni dell’Asia settentrionale, centrale e sud-occidentale sono quasi disabitate (Mongolia: 2 ab./km2; Russia asiatica: 2,6 ab./km2; Kazakistan: 6 ab./km2; Arabia Saudita: 11 ab./km2), mentre la popolazione si concentra nelle regioni orientali, in quelle meridionali, lungo le coste e sulle numerose isole; escludendo Singapore, che essendo una città-stato è in un certo senso «fuori classifica» (5084 ab./km2), troviamo le densità più elevate in Bahrein (1011 ab./km2), nelle Maldive (1003 ab./km2) e nel Bangladesh (926 ab./km2). In base a criteri geografici, storici e culturali all’interno del continente asiatico distinguiamo diverse grandi macroregioni: Asia sud-occidentale, comprendente la regione anatolico-caucasica (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Turchia), il Vicino Oriente (Autorità Nazionale Palestinese, Giordania, Israele, Libano, Siria), la penisola Arabica (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Yemen) e il Medio Oriente (Afghanistan, Iran, Iraq, Kuwait); Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan); subcontinente indiano (Bangladesh, Bhutan, India, Maldive, Nepal, Pakistan, Sri Lanka); regione sino-giapponese, comprendente Cina, Corea del Nord, Corea del Sud, Giappone, Mongolia e Taiwan; Asia sud-orientale, comprendente l’Indocina (Cambogia, Laos, Myanmar, Malaysia, Singapore, Thailandia, Vietnam) e l’Insulindia (Brunei, Filippine, Indonesia, Timor Est). Dell’Asia settentrionale, ovvero lo sterminato territorio della Russia asiatica, e di Cipro, stato membro dell’Unione Europea, abbiamo già parlato nel volume 2; la penisola del Sinai, che prima del taglio del canale di Suez era unita all’Africa, appartiene all’Egitto. Turchia e Kazakistan estendono il loro territorio su limitate porzioni di territorio europeo, mentre appartiene allo Yemen l’isola di Socotra, fisicamente parte del continente africano. Infine, lo stato di Papua Nuova Guinea, che occupa la parte orientale della Nuova Guinea (la porzione occidentale appartiene all’Indonesia), è tradizionalmente considerato parte dell’Oceania. Il villaggio di Khudjirt, in Mongolia, lo stato meno densamente abitato della Terra. Folla e traffico nel centro di Dacca, la capitale del Bangladesh, uno degli stati più fittamente popolati del continente asiatico. Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:05 Pagina 226 Asia 3 Un continente-mosaico I quasi quattro miliardi di abitanti dell’Asia sono suddivisi in un’infinità di popoli parlanti oltre 2000 lingue diverse, per scrivere le quali si utilizzano 30 alfabeti diversi. Cinquantasei lingue asiatiche contano più di 10 milioni di parlanti e il mandarino (lingua ufficiale della Cina) è la lingua parlata dal maggior numero di persone nel mondo. Gli incroci tra i due gruppi principali, i caucasoidi (prevalenti nell’Asia sud-occidentale e nel subcontinente indiano) e i mongoloidi (diffusi nell’Asia settentrionale e orientale), hanno dato vita a una molteplicità di tipi fisici; nell’Insulindia sono presenti anche gruppi di pelle scura, di origine melanesiana. L’Asia, infine, è stata la culla di tutte le grandi religioni: ebraismo, cristianesimo, islamismo, induismo, giainismo, buddhismo, confucianesimo, taoismo, shintoismo sono nate e si sono sviluppate in questo continente. Purtroppo questa molteplicità di culture ha spesso innescato fenomeni di intolleranza e di persecuzione e oggi sono in atto numerosi conflitti tra nazioni e tra comunità diverse. Le principali cause di tensione nel continente asiatico sono: il conflitto israelo-palestinese, che ha riflessi in tutto il Vicino e il Medio Oriente; il conflitto in Iraq seguìto all’invasione statunitense e alla deposizione del dittatore Saddam Hussein; la guerra per l’indipendenza del Kurdistan, che i combattenti di etnia curda conducono soprattutto contro la Turchia, ma anche contro Siria e Iran; il conflitto in Afghanistan seguìto all’invasione delle truppe delle Nazioni Unite e al crollo del regime dei talebani; il conflitto tra il Pakistan e l’India per il controllo della regione del Kashmir; il conflitto in Nepal tra ribelli comunisti e governo; il conflitto nello Sri Lanka tra separatisti tamil e governo; i contrasti tra minoranza cristiana e maggioranza islamica in Indonesia. Molti di questi conflitti sono amplificati dalle minacce delle organizzazioni terroristiche islamiche contro Israele, Stati Uniti e le altre potenze occidentali. Anche lo sviluppo del programma nucleare da parte dell’Iran e la realizzazione di esperimenti nucleari da parte della Corea del Nord sono causa di tensioni internazionali. Numerose aree «calde». L’ingresso di un tempio buddhista in Giappone. Abitanti del Kashmir manifestano contro l’occupazione indiana. 226 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:05 Pagina 227 4 L’Asia alla riscossa Dagli anni Settanta del XX secolo il panorama economico mondiale ha visto tornare alla ribalta con sempre maggior forza l’economia asiatica. Ricchissima di materie prime, fino alla rivoluzione industriale l’Asia era la principale area di produzione di manufatti; poi, dalla metà del XIX secolo, l’Europa prese il sopravvento e i paesi asiatici, con l’eccezione del Giappone, non seppero adeguare le loro economie ai nuovi sistemi di produzione. Nella seconda metà del XX secolo qualcosa ha iniziato a cambiare: mentre gli stati petroliferi dell’Asia occidentale acquisivano sempre maggior importanza in seguito alla crescita industriale dell’Occidente, a Oriente iniziava l’ascesa delle quattro «tigri asiatiche» (Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Hong Kong) che, con l’esempio e l’appoggio del Giappone, si sono rapidamente industrializzate, specializzandosi nei settori più innovativi e redditizi (meccanica di precisione, informatica, settore automobilistico). Verso la fine del secolo si è assistito al risveglio dell’India e, ancor più, della Cina, che in pochi anni è assurta al rango di grande potenza economica mondiale, suscitando la preoccupazione dei paesi occidentali e innescando un processo a catena che sta coinvolgendo altri stati asiatici. Dunque l’Asia sta riacquistando importanza nell’economia mondiale, per quanto riguarda sia la produzione industriale, sia le attività finanziarie. Oggi 15 dei 25 paesi protagonisti dei quattro quinti del commercio mondiale sono asiatici. Le due facce dell’Asia di oggi: il rapido e impetuoso sviluppo economico (qui sotto, un centro commerciale di Hiroshima, in Giappone) e una povertà ancora diffusa (più in basso, bambini che vivono per le strade di Hanoi, in Vietnam). Questo impetuoso sviluppo economico non è però indolore. Esso si basa su indubbie capacità commerciali, sulla disponibilità di manodopera a basso costo e sugli investimenti stranieri. Ma l’industrializzazione si è sviluppata in modo irregolare e così, accanto ad alcune aree economicamente prospere, ne rimangono molte altre dove prevale un’economia rurale arretrata. La distribuzione della ricchezza è molto ineguale: se dai dati economici generali si passa a studiare le statistiche sociali, si scopre che la maggior parte degli stati asiatici – Cina e India comprese – rientra tra quelli a sviluppo umano medio e che, ad esempio, in Cina un quarto degli abitanti non ha accesso all’acqua potabile e in India i tre quarti della popolazione (un numero di individui superiore agli abitanti dell’intera Europa!) sopravvivono con meno di due dollari al giorno. Lo sviluppo industriale sta inoltre avendo un pesante risvolto ambientale, a causa dell’indiscriminato utilizzo delle risorse naturali e della mancanza di adeguate norme anti-inquinamento. L’altra faccia della medaglia. 227 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:05 Pagina 228 Asia L’Asia sud-occidentale Il paesaggio della regione di Maan, nella Giordania meridionale. 1 Molti nomi per una grande regione La costa turca presso Bodrum, sul mar Mediterraneo. L’Asia sud-occidentale corrisponde a quell’area che i mezzi di comunicazione di solito chiamano «Medio Oriente» o, meno frequentemente, «Vicino Oriente». Le espressioni «Vicino» e «Medio Oriente» sono il frutto di una visione del mondo che poneva l’Europa al suo centro e per la quale l’Asia rappresentava l’«Oriente» e l’America l’«Occidente». Oggi una tale visione non ha più ragione di essere ma, come spesso accade, il linguaggio quotidiano registra con ritardo i cambiamenti politici ed economici. Del resto le espressioni «Vicino» e «Medio Oriente» sono generiche e possono indicare realtà diverse a seconda di chi le usa. Per taluni il Medio Oriente può corrispondere all’area che noi chiameremo Asia sud-occidentale, oppure estendersi ulteriormente fino a inglobare l’Egitto e tutta l’Africa settentrionale; può comprendere quello che altri chiamano Vicino Oriente (Siria, Israele, Giordania, Libano, Egitto ed eventualmente Turchia, Iraq e penisola Arabica) oppure escluderlo e comprendere solamente Iraq, Iran e Afghanistan. Noi manterremo i nomi di Vicino Oriente e Medio Oriente per indicare due sub-regioni della vasta area geografica che, geograficamente, rappresenta il sud-ovest dell’Asia. I confini della regione. I confini geografici dell’Asia sud-occidentale sono definiti da bacini marini e da catene montuose: a nord il mar Nero, la catena del Caucaso, il mar Caspio, i monti del Kopet Dag e l’alto corso del fiume Amudarja; a est l’Hindukush e i monti Sulaiman; a sud il mar Arabico e il golfo Persico; a ovest il mar Mediterraneo e il mar Rosso. 228 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:05 Pagina 229 L’ A s i a s u d - o c c i d e n t a l e A nord-ovest la penisola Anatolica separa il mar Nero dal Mediterraneo; a sud-ovest la penisola Arabica si protende parallelamente alla costa dell’Africa, alla quale fino al 1869 (anno di inaugurazione del canale di Suez) era collegata attraverso la penisola del Sinai. Il rilievo e i fiumi. La regione si divide in una parte settentrionale montuosa, che comprende le catene del Tauro, del Caucaso, degli Zagros, degli Elburz, del Kopet Dag, dell’Hindukush e dei Sulaiman, che circondano e racchiudono gli altipiani anatolici e iraniani, e una porzione sud-occidentale costituita dall’esteso tavolato della penisola Arabica; al centro, a far da raccordo tra le due parti, vi è la Mesopotamia, la vasta e fertile pianura alluvionale formata dal Tigri e dall’Eufrate. Tutta la regione è fortemente sismica e gli stati che ne fanno parte sono spesso colpiti da violenti terremoti. I fiumi sono per lo più brevi e con regimi irregolari; fanno eccezione l’Eufrate (2760 km), il Tigri (1950 km), il Kizilirmak (1150 km), che hanno le loro sorgenti nell’Anatolia orientale. In questa stessa zona si trovano tre vasti laghi: Urmia (in Iran), Van (in Turchia) e Sevan (in Armenia). Data l’estensione e la conformazione della regione, si succedono molti tipi di clima: quello mediterraneo sulle coste del Mediterraneo, quello subtropicale umido sulle coste del mar Nero e del mar Caspio, quello continentale arido nelle regioni interne dell’Anatolia e dell’Afghanistan, quello desertico in gran parte della penisola Arabica e dell’Iran. Il corso del fiume Tigri nei pressi di Mosul, città dell’Iraq settentrionale. Le cime innevate del Caucaso in Georgia. Le quattro maggiori sub-regioni. Possiamo suddividere l’Asia sud-occidentale in quattro sub-regioni: la regione anatolico-caucasica (comprendente Armenia, Azerbaigian, Georgia e Turchia); il Vicino Oriente (Autorità Nazionale Palestinese, Giordania, Iraq, Israele, Kuwait, Libano e Siria); la penisola Arabica (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Yemen); il Medio Oriente (Afghanistan e Iran). 229 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:05 Pagina 230 Asia 2 Lingue e religioni diverse Le antiche mura di Babilonia, oggi ricostruite sul sito originario. Babilonia rappresenta uno dei primi esempi di città nella storia. L’Asia sud-occidentale è da sempre al centro della storia. Abitata fin dalla più remota preistoria, culla delle prime civiltà urbane, ha svolto per millenni una fondamentale funzione di tramite e di punto di incontro tra Oriente e Occidente, che si riflette oggi nella grande varietà di lingue parlate e di religioni praticate (anche se la maggioranza della popolazione è musulmana). 1. Popolazioni parlanti lingue semitiche. Arabi: partiti dalla penisola Arabica, si sono insediati in tutto il Vicino Oriente e sono la maggioranza della popolazione di Arabia Saudita, Bahrein, Giordania, Iraq, Libano, Oman, Qatar, Siria, Yemen. Ebrei: si sono insediati in Palestina, dove hanno creato lo stato di Israele. Piccole comunità di lingua aramaica: discendono dalle popolazioni che abitavano la regione prima dell’espansione araba. 2. Popolazioni parlanti lingue indoeuropee. Iranici: sono gran parte della popolazione di Iran e Afghanistan, oltre ai curdi che vivono tra Iran, Iraq, Siria e Turchia e ad altri piccoli gruppi. Armeni: partendo dal Caucaso meridionale, occuparono gran parte dell’Anatolia orientale, fino al Mediterraneo; sterminati dai turchi durante il genocidio del 1915-16, moltissimi furono costretti a trovare rifugio in Europa e in America; piccole comunità sono presenti in quasi tutti gli stati della regione. 3. Popolazioni parlanti lingue altaiche: turchi, azeri e gruppi minori provenienti dall’Asia centrale e stabilitisi durante il Medioevo nella penisola anatolica, nel Caucaso orientale, in Iran e Afghanistan. 4. Popolazioni parlanti lingue caucasiche, concentrate nell’area del Caucaso centro-occidentale: sono i georgiani e una trentina di altri piccoli gruppi diffusi anche nel Caucaso russo. Le differenze religiose complicano ulteriormente il panorama culturale. La grande maggioranza della popolazione è di religione islamica, nelle sue due principali divisioni (sunniti e sciiti) e in molte sette, che spesso gli altri musulmani considerano eretiche (come i drusi in Libano o gli alawiti in Siria). I cristiani sono la maggioranza solo in Armenia e in Georgia; costituiscono minoranze di rilievo in Libano (circa il 40% della popolazione), Azerbaigian, Giordania, Iraq, Israele e Siria. Gli ebrei, un tempo largamente presenti in tutta la regione, sono oggi concentrati in Israele. Accanto ai fedeli delle tre religioni principali sopravvivono fedeli di antiche religioni, anteriori alla diffusione del cristianesimo e dell’Islam, come gli zoroastriani (un tempo diffusi nell’Iran e in Asia centrale). 230 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:05 Pagina 231 L’ A s i a s u d - o c c i d e n t a l e 3 Una regione tormentata dalla guerra Dopo un lungo periodo di decadenza, nella seconda metà del XX secolo l’Asia sud-occidentale è balzata al centro dell’attenzione internazionale grazie all’importanza economica delle sue immense riserve di petrolio. La regione produce un terzo di tutto il petrolio estratto sulla Terra e custodisce il 62% di tutte le riserve note. Ecco perché le potenze occidentali hanno grandi mire economiche sull’Asia sud-occidentale e cercano di condizionarne la politica per proteggere i propri interessi. Purtroppo numerosi conflitti hanno travagliato e travagliano la regione. Conflitto tra israeliani e palestinesi e guerre arabo-israeliane (1948, 1967, 1973, 1982): dalla creazione dello stato di Israele, gli israeliani hanno affrontato quattro guerre contro Egitto, Giordania, Libano, Siria e la guerriglia palestinese che rivendica la creazione di uno stato palestinese autonomo. Guerra tra Iraq e Iran (1980-1988): fu scatenata dal dittatore iracheno Saddam Hussein, che voleva conquistare le aree petrolifere dell’Iran sudoccidentale. Guerra civile in Libano (1975-1990): ha visto contrapporsi le une alle altre le varie comunità religiose del paese. Prima guerra del Golfo (1991): truppe delle Nazioni Unite invasero l’Iraq, in risposta all’occupazione del Kuwait da parte delle truppe di Saddam Hussein. Invasione sovietica dell’Afghanistan (1978-89) e successiva guerra civile, durante la quale salirono al potere i taleban. Conflitto tra Armenia e Azerbaigian (dal 1988) per il controllo del NagornoKarabah, regione dell’Azerbaigian a maggioranza armena. Invasione dell’Afghanistan da parte di truppe della Nazioni Unite dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti da parte di terroristi di al-Qaeda. Seconda guerra del Golfo e occupazione dell’Iraq: nel 2003 gli eserciti di una coalizione guidata dagli Stati Uniti invasero l’Iraq per rovesciare il regime di Saddam Hussein, accusato di costruire armi di distruzione di massa e di preparare attentati contro gli Stati Uniti; l’insediamento di organi democratici non è bastato per riportare ordine nel paese, in preda alla guerra civile. Lotta per l’indipendenza del popolo curdo: da decenni i curdi si battono contro i governi di Iran, Iraq, Siria e Turchia per ottenere l’indipendenza; oggi il movimento è attivo soprattutto in Turchia. Un bambino di Gaza stringe tra le mani la bandiera della Palestina e la foto di un «martire» della jihad («guerra santa»). Glossario Taleban Studenti delle scuole coraniche che imposero con la forza la rigida legge islamica su gran parte dell’Afghanistan. al-Qaeda Organizzazione terroristica islamica guidata dal miliardario arabo Osama bin Laden e a lungo protetta dal governo afghano dei taleban. Un gruppo di taleban, saliti al potere in Afghanistan in seguito all’occupazione sovietica e destituiti dopo l’invasione statunitense del 2001. 231 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:06 Pagina 232 Asia 4 La Turchia e l’area caucasica Pastori nomadi di etnia curda in Turchia. La Turchia e l’area caucasica rappresentano la porzione settentrionale dell’Asia sud-occidentale: il territorio turco si identifica in pratica con l’Anatolia (la vasta penisola che separa mar Nero e mar Mediterraneo), ma si estende per un breve tratto anche in Europa (Turchia Europea, in Tracia); le tre repubbliche caucasiche (Armenia, Georgia e Azerbaigian) occupano il versante meridionale del Caucaso e confinano verso nord con le repubbliche caucasiche della Federazione Russa. Fino al 1991 facevano parte dell’Unione Sovietica e ora sono parte della Comunità di Stati Indipendenti (CSI). La regione è abitata prevalentemente da popoli di origine turco-mongola (turchi e azeri), iranica (curdi), armena e caucasica (georgiani). Turchi, azeri e curdi sono in prevalenza musulmani, armeni e georgiani sono cristiani. Nel complesso l’economia appare ancora piuttosto arretrata; il settore primario ha un peso considerevole, mentre il terziario è poco sviluppato. Fa parzialmente eccezione la Turchia, grazie anche a investimenti stranieri e a un grande flusso turistico, sebbene esistano fortissime differenze tra le regioni costiere più sviluppate e quelle centrali e orientali più arretrate. Nel 2005 sono iniziati i lunghi negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. I principali problemi dell’area, oltre a quelli economici, derivano dall’attività della guerriglia curda contro il governo centrale turco: centro dell’azione degli indipendentisti curdi è soprattutto la Turchia sud-orientale, ma attentati terroristici colpiscono periodicamente anche Istanbul e altre città della costa. In Georgia i movimenti separatistici dell’Ossezia meridionale e dell’Abkhazia sono appoggiati dalla Russia, che cerca di mantenere il controllo della regione caucasica dopo la scoperta del petrolio in Azerbaigian. Dal 1988, inoltre, si trascina una guerra non dichiarata tra Armenia e Azerbaigian per il controllo della regione del Nagorno-Karabah, politicamente appartenente all’Azerbaigian ma abitata in maggioranza da armeni, anche se la concessione di una vasta autonomia e di un corridoio che collega il Nagorno-Karabah all’Armenia hanno notevolmente diminuito la violenza del contrasto. La piccola chiesa dei Santi Apostoli sul lago Sevan (Armenia orientale). 232 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:06 Pagina 233 L’ A s i a s u d - o c c i d e n t a l e 5 Il Vicino Oriente Il Vicino Oriente è la parte centrale dell’Asia sud-occidentale, comprendente Siria, Iraq, Libano, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese e Kuwait (più Cipro, membro dell’Unione Europea); questa definizione è più restrittiva rispetto a quella che comprende tutti i paesi dove si parla arabo (aggiungendovi, dunque, anche la penisola Arabica, l’Egitto e gli altri stati dell’Africa settentrionale). I confini dell’area sono: a ovest, la regione mediterranea con una breve pianura costiera alle spalle della quale si innalza una catena con monti poco elevati, che verso sud, in Palestina, si riducono a una serie di rilievi collinari; a sud-ovest le propaggini del deserto arabico, alle spalle delle catene costiere, delimitate verso est dalla valle dell’Eufrate; a nord-ovest la Jazira (in arabo significa «isola»), un altopiano semidesertico e stepposo, racchiuso tra le vallate dell’Eufrate e del Tigri, prima che questi giungano in pianura; a sud-est la Mesopotamia, la vasta pianura alluvionale formata dal Tigri e dall’Eufrate; a est i monti Zagros, che separano la Mesopotamia dall’altopiano iranico; a sud-ovest la montuosa penisola del Sinai, delimitata dal Mediterraneo a nord, dal golfo di Suez a ovest e dal golfo di Aqaba a est, che politicamente appartiene all’Egitto. La regione è piuttosto arida e scarsamente abitata; le popolazioni si concentrano lungo la costa mediterranea, nelle vallate dei fiumi e nella Mesopotamia centrale. La maggioranza della popolazione è di lingua araba e di religione musulmana; il nord dell’Iraq e la Siria nord-orientale sono parte del Kurdistan. In Israele la popolazione è formata in gran parte da ebrei provenienti da ogni parte del mondo, ma soprattutto dall’Europa orientale e dal mondo musulmano. Comunità di cristiani vivono sparse in tutti gli stati della regione. Le acque del fiume Eufrate nei pressi di Al Kubar (Siria centrale). I «pilastri di re Salomone» nel deserto del Negev, in Israele. 233 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo Prima della caduta del suo regime, Saddam Hussein era venerato dalla maggior parte degli iracheni; nella fotografia, una donna di Baghdad sfila con il ritratto del dittatore durante i festeggiamenti per il suo compleanno. 16:06 Pagina 234 Asia Il Vicino Oriente è un’area politicamente molto turbolenta: nel corso degli ultimi sessant’anni ha visto la nascita dello stato di Israele, l’affermazione del nazionalismo arabo in Siria e Iraq e un gran numero di conflitti internazionali o interni che hanno spesso avuto pesanti riflessi internazionali. Nella seconda metà del XX secolo l’area ha infatti assunto un’importanza economica cruciale per la presenza di ingenti giacimenti di petrolio e gas naturale. Durante gli anni della «guerra fredda» il Vicino Oriente è stato una delle regioni in cui si sono affrontati gli Stati Uniti, alleati di Israele, e l’Unione Sovietica, alleata dei governi arabi ostili a Israele. Il caso Iraq. Un’altra area di crisi è costituita dall’Iraq, dove nel 1979 divenne presidente Saddam Hussein, che instaurò una dura dittatura. Nel 1980 scatenò una guerra contro l’Iran, cercando di approfittare delle difficoltà create dalla rivoluzione islamica per impadronirsi della regione petrolifera del Khuzestan, nel sud-ovest. Terminata la guerra nel 1988 senza un vincitore ma con centinaia di migliaia di vittime, nel 1990 l’Iraq invase il Kuwait, altra notevole area petrolifera. L’intervento di una coalizione composta da 34 nazioni riunite sotto la bandiera dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti respinse gli invasori fuori dal Kuwait e invase l’Iraq, fermandosi però prima di arrivare a Baghdad e di provocare la caduta del regime di Hussein. All’Iraq venne tuttavia imposto un rigido embargo economico, che causò il collasso dell’economia del paese e un drammatico impoverimento della popolazione. Nel 2003 Stati Uniti e Regno Unito accusarono Saddam Hussein di disporre di armi di distruzioni di massa e di preparare un attentato contro gli Stati Uniti e alla testa di un’altra coalizione internazionale (ma senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite) invasero nuovamente l’Iraq provocando la fine del regime di Hussein, che venne catturato e consegnato al nuovo governo iracheno. L’arresto, la condanna alla pena capitale e l’esecuzione (2006) di Hussein non sono però serviti ad assicurare la pacificazione del paese, nel quale è in atto una sanguinosa guerra civile tra i maggiori gruppi etnici e religiosi. Secondo molti osservatori, la vera causa scatenante dei conflitti nel Medio e Vicino Oriente è la volontà di assicurarsi gli approvvigionamenti di petrolio; nella fotografia, un molo per il carico dell’«oro nero» in Kuwait. 234 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:06 Pagina 235 L’ A s i a s u d - o c c i d e n t a l e 6 La penisola Arabica La penisola Arabica è costituita da un vasto altopiano delimitato a est dal golfo Persico, a sud dall’oceano Indiano e dal golfo di Aden e a ovest dal mar Rosso. I lati occidentale e meridionale dell’altopiano sono segnati da catene montuose che corrono parallelamente alla costa e che raggiungono i 3000 m di altitudine. Verso est l’altopiano digrada progressivamente fino a formare una pianura costiera. Un’altra pianura costiera borda il lato occidentale. Il clima è generalmente arido e gran parte della regione è occupata da deserto; solamente le coste e la regione montuosa (soprattutto la sua parte sud-occidentale) beneficiano di qualche precipitazione. Il territorio della penisola Arabica è suddiviso tra Arabia Saudita (che ne occupa la porzione maggiore), Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Yemen. Una duna di bianchissima sabbia sul litorale dell’isola di Socotra (Yemen). Il paesaggio dei monti Hajar nei pressi di Nakhl (Oman). La natura desertica del territorio fa sì che esso sia scarsamente abitato e, dunque, con una densità di popolazione molto bassa (circa 16 ab./km2); la popolazione si concentra lungo le coste – in particolare nelle città – e nelle oasi. L’isola di Bahrein (1011 ab./km2) ha una delle più alte densità abitative al mondo. La maggiore ricchezza della regione è il petrolio: nella regione, infatti si estrae un quinto di tutto il petrolio del mondo e vi si trova un terzo delle riserve petrolifere note. Questa grande abbondanza rende la penisola Arabica una regione strategicamente importante per le economie avanzate del mondo occidentale e, in particolare, per quella degli Stati Uniti. Tuttavia la grande ricchezza generata dal petrolio è distribuita in modo molto irregolare: mentre i piccoli stati della costa orientale (Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Qatar) figurano tra i paesi a elevato sviluppo umano, Arabia Saudita e Oman si collocano tra quelli a sviluppo medio e lo Yemen – dove il 45% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno – tra quelli a sviluppo basso. La ricchezza delle risorse petrolifere, inoltre, ha condizionato lo sviluppo degli altri settori dell’economia: un certo rilievo hanno assunto il turismo e, soprattutto, le attività finanziarie. 235 Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:06 Pagina 236 Asia 7 Il Medio Oriente Indicheremo come «Medio Oriente» l’area comprendente Iran e Afghanistan. La regione è per lo più montuosa e arida; si affaccia a sud sul golfo di Oman, a sud-ovest sul golfo Persico, a nord sul mar Caspio. Alcune catene montuose (Elburz, Kopet Dag, Zagros) racchiudono un vasto altopiano attraversato da catene minori e occupato da estese aree desertiche. A est della depressione desertica del Sistan (al confine tra Iran e Afghanistan) il territorio è quasi interamente occupato da impervie catene montuose, la maggiore delle quali è l’Hindukush. La posizione geografica rende il Medio Oriente una regione di collegamento tra Mediterraneo, Asia Centrale e regione indiana. Lo sviluppo economico è stato fortemente condizionato dalle tormentate vicende politiche degli ultimi decenni. Glossario Scià Parola iranica che indica il titolo attribuito a re e imperatori di Persia, che godevano di assoluti poteri in campo politico e anche di notevole ascendente in campo spirituale. L’Iran. L’Iran (chiamato Persia fino al 1935) è stato governato da una monarchia autoritaria fino al 1979, anno in cui una rivoluzione popolare guidata dal leader religioso sciita Khomeini depose lo scià, costringendolo all’esilio. Il nuovo governo, dopo alcuni contrasti con le componenti laiche, diede vita a una repubblica islamica basata sulla legge coranica (chiamata sharia). Ma nel 1980 l’Iran venne attaccato dall’Iraq e la guerra si protrasse fino al 1988, con uno lungo e tragico strascico di morti e distruzioni. Ancora più tormentata la storia recente dell’Afghanistan, dove nel 1979 truppe sovietiche intervennero in appoggio al governo comunista: per dieci anni i ribelli antigovernativi (mujaeddin), appoggiati dai paesi arabi e dagli Stati Uniti, lottarono senza quartiere contro il governo e le truppe sovietiche, che nel 1988 vennero ritirate. Ma il ritiro sovietico aprì una guerra civile in cui le diverse milizie, in genere costituite su base etnica o tribale, si contesero il controllo sul paese. Nel 1996 la milizia dei taleban, gli studenti delle scuole coraniche, riuscì a conquistare la capitale Kabul e a imporsi su gran parte del paese, instaurando un regime islamico particolarmente repressivo, soprattutto nei riguardi delle donne. Caratterizzato da un violento odio antioccidentale, indirizzato in particolare contro gli Stati Uniti, i taleban offrirono rifugio e appoggio all’organizzazione integralista islamica al-Qaeda. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti chiesero al governo afghano la consegna di Bin Laden; di fronte al rifiuto, una forza militare sotto l’egida delle Nazioni Unite attaccò il paese, determinando la caduta del governo dei taleban, senza tuttavia riuscire a sconfiggerli definitivamente né a catturare Bin Laden. L’invasione ha anche determinato il crollo della già stentata economia afghana e il nuovo governo, pur democraticamente eletto nel 2005, nel primo periodo della sua attività non è stato in grado di assumere il controllo di gran parte del paese. L’Afghanistan. L’interno del mausoleo di Khomeini a Teheran, capitale dell’Iran. L’economia dell’Afghanistan è tra le più povere del mondo e sopravvive grazie agli aiuti internazionali e a un’agricoltura ancora molto arretrata. Sez3_da222a237_Asia_3e 16-02-2007 16:06 Pagina 237 Esercizi 1 L’Asia sud-occidentale Evidenzia con colori diversi gli stati appartenenti alla regione dell’Anatolia e del Caucaso, al Vicino Oriente, alla penisola Arabica, al Medio Oriente. Scrivi i nomi dei principali tra essi, i nomi dei mari e oceani che li bagnano e dei continenti che confinano con questa parte del mondo. dell’Anatolia e dell’Afghanistan, ……………………… in gran parte della penisola ………………………… e dell’Iran. d. L’Asia sud-occidentale è abitata fin dalla più remota ………………………… ed è stata la culla delle prime civiltà …………………………; ha svolto per millenni un’importantissima funzione di tramite e di punto di incontro tra ………………………… e …………………………. e. L’Asia sud-occidentale riveste grandissima importanza politica ed economica grazie alle sue immense ……………………………………………………. 3 Vero o falso? a. La Turchia è lo stato asiatico più vicino all’Europa. b. Il Caucaso si estende tra il mar Caspio e il mar Mediterraneo orientale. c. Il mar Rosso separa la penisola Arabica dall’Africa. d. Un tratto dell’Asia sud-occidentale è bagnato dall’oceano Indiano. e. Nell’Asia sud-occidentale non vi sono grandi fiumi a causa del clima arido. f. L’Asia sud-occidentale non ha grandi laghi. 2 Completa le seguenti frasi. a. I confini geografici dell’Asia sud-occidentale sono definiti da bacini marini e da catene …………………………: a nord il mar …………………………, la catena del …………………………, il mar Caspio, i monti del Kopet Dag e l’alto corso del fiume Amu Darja; a est l’………………………… e i monti Sulaiman; a sud il mar ………………………… e il golfo Persico; a ovest il mar ………………………… e il mar Rosso. A nord-ovest la penisola Anatolica separa il mar Nero dal …………………………. b. La ………………………… è la vasta e fertile pianura alluvionale formata dal Tigri e dall’…………………………. c. Data l’………………………… e la conformazione della regione, si succedono molti tipi di clima: ………………………… sulle coste del Mediterraneo, subtropicale umido sulle coste del mar ………………………… e del mar Caspio, ………………………… arido nelle regioni interne 4 a. b. c. d. 5 V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V F ■■ Spiega che cos’è / chi sono… … il Kizilirmak … i taleban … i curdi … la penisola del Sinai Rispondi brevemente, osservando una carta dell’Asia sud-occidentale. a. Quali sono gli stati più estesi dell’area? b. Quali sono gli stati più orientali? Quali quelli più occidentali? Quali quelli più meridionali? c. L’oceano Atlantico bagna l’area in esame? d. Quale stato è più vicino, dal punto di vista geografico, all’Italia? 6 In ogni gruppo di nomi c’è un «intruso»: eliminalo (e spiega perché). a. Tauro, Caucaso, Zagros, Karakoram, Hindukush b. Arabia Saudita, Egitto, Israele, Iran, Turchia c. Lingue cuscitiche, lingue semitiche, lingue indoeuropee, lingue altaiche, lingue caucasiche d. Sunniti, sciiti, drusi, copti, alawiti e. Iran, Iraq, Israele, Libano, Emirati Arabi Uniti 237 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:10 Pagina 238 Asia TURCHIA La bandiera TURCHIA La bandiera turca mostra una mezzaluna e una stella bianche su fondo rosso e ricorda quella dell’impero ottomano. Numerose sono le leggende per spiegare la scelta della mezzaluna e della stella (poi divenute simboli dell’islam: compaiono anche sulle bandiere di altri stati islamici); l’ipotesi più verosimile vede in esse antichi simboli religiosi, anteriori alla conversione alla religione musulmana. L’interpretazione popolare identifica il colore rosso con il sangue versato per la conquista dell’Anatolia e la difesa della libertà; la mezzaluna e la stella sono la continuità con le culture che hanno preceduto quella turca in Anatolia (la luna era il simbolo della dea greca Artemide, la stella è spesso associata alla Vergine Maria). 238 Superficie (km2) 783 562 Popolazione (ab.) 72 065 000 Densità (ab./km2) 92 Popolaz. urbana (%) 67,0 forma di governo capitale moneta sigla internazionale UE 4 318 387 490 490 600 114 72,8 Repubblica Ankara (3 203 000 abitanti) nuova lira turca (100 kurus) TR Un tratto della costa turca che si affaccia sul mar Mediterraneo, nel parco naturale di Onudeliz. Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 239 Tu r c h i a 1 Una grande penisola montuosa La Turchia occupa il territorio dell’Anatolia, la grande penisola che separa il mar Nero (a nord) dal mar Mediterraneo (a sud e a ovest). Gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo e il mar di Marmara separano l’Anatolia dall’Europa, ma la Turchia si estende anche sulla sponda europea degli stretti nella regione della Tracia (è la cosiddetta Turchia europea). La Turchia confina a nord-est con Georgia e Armenia, a est – per soli 9 km – con l’Azerbaigian (repubblica autonoma del Nahicevan) e l’Iran, a sud con Iraq e Siria, a nord-ovest con Bulgaria e Grecia. Il territorio è per lo più montuoso: il Ponto a nord e il Tauro a sud circondano l’altopiano anatolico, mentre la parte orientale del paese è occupata dalle propaggini meridionali del Caucaso e dall’estremità settentrionale dei monti Zagros. La cima più alta è l’Ararat, al confine con l’Armenia (5137 m). Le aree pianeggianti sono limitate alle coste e alle vallate dei maggiori fiumi; la pianura più vasta è la Tracia. I fiumi sono numerosi, ma generalmente hanno corso breve e regime torrentizio; l’altopiano centrale è invece povero di acque. I fiumi principali sono il Tigri e l’Eufrate, che nascono nell’Anatolia orientale, e il Kizilirmak, l’unico grande fiume che attraversa la regione centrale, prima di gettarsi nel mar Nero. Sul suolo turco vi sono due grandi laghi salati: il lago di Van, a sud-est, e il lago Tuz, nel centro; molti sono i laghi artificiali lungo il corso dei fiumi (particolarmente importanti quelli formati dalle dighe sull’Eufrate). Tutta la regione è fortemente sismica. Il clima è generalmente di tipo mediterraneo sulle coste, con inverni miti e piovosi ed estati calde; la piovosità è maggiore sulle coste del mar Nero, dove è distribuita lungo tutto l’arco dell’anno. La barriera delle montagne rende continentale arido il clima dell’altopiano centrale, che ha così inverni molto freddi ed estati molto calde. Nelle regioni orientali gli inverni sono molto freddi e con abbondanti precipitazioni, soprattutto nevose, mentre le estati sono calde. Le foreste, un tempo abbondanti nelle regioni montuose, coprono ormai solo il 13% del territorio, sebbene siano in corso opere di riforestazione. Il clima e la natura. Il paesaggio turco nei dintorni di Golbasi, non lontano da Ankara. L’Ararat è il monte sulle cui pendici, secondo la Bibbia, si arrestò l’arca di Noè. 239 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:11 Pagina 240 Asia La lunga storia della Turchia penisola dell’Anatolia è abitata da epoche molto antiche e nel corso dei millenni ha visto nascere e tramontare civiltà e imperi diversi: hittiti, greci, persiani, romani e bizantini si sono succeduti e, spesso, combattuti. Nel IV secolo d.C. l’impero bizantino ereditò i territori orientali dell’impero romano e per oltre mille anni gli imperatori bizantini governarono la regione. La L’impero ottomano. Nel 1282 inizia l’espansione degli Ottomani (dal nome del fondatore della dinastia, Othman I) in Anatolia e nell’Europa balcanica. Nel 1453 la conquista di Costantinopoli segnerà la fine dell’impero bizantino e la definitiva consacrazione della potenza dell’impero ottomano. La fase di massima espansione dei turchi si chiuse nel 1571 con la sconfitta subita nella battaglia navale di Lepanto per opera della flotta delle potenze europee coalizzate; ma ancora, più di un secolo dopo, gli Ottomani arriveranno per la seconda volta ad assediare Vienna (1683). Nel XVIII secolo iniziò un declino che in seguito si concretizzò nella perdita di vaste porzioni dell’impero: Grecia, Egitto, Serbia, Montenegro, Bosnia, Algeria, Tunisia, Cipro, Bulgaria, Romania, Macedonia, Albania, Libia divennero indipendenti o passarono sotto il controllo di Francia, Regno Unito o Italia. Nel 1914, all’inizio della prima guerra mondiale – in cui la Turchia entrò al fianco della Germania e dell’impero austro-ungarico – l’impero ottomano si estendeva ancora sul Vicino Oriente e sulla penisola Arabica. Le rovine dell’antica Smirne, ricostruita dai romani intorno al 180 d.C. dopo essere stata distrutta da alcuni terremoti. 240 La nascita dello stato turco. Alla fine del XIX secolo, intanto, era nato in Turchia un forte movimento nazionalista che reclamava la modernizzazione del paese e si scagliò contro le minoranze cristiane, soprattutto greci e armeni, fatti oggetto di un vero e proprio genocidio (1915-16). Persi tutti i territori esterni all’Anatolia in seguito alla sconfitta nella prima guerra mondiale, nel 1922 con un colpo di stato il generale Kemal Ataturk depose l’ultimo sultano ottomano e nel 1923 proclamò la repubblica. Ataturk varò molte riforme per modernizzare e rendere laica la Turchia: abolì l’islamismo come religione di stato, proibì il velo per le donne, adottò l’alfabeto latino (al posto di quello arabo), promulgò una legislazione non più fondata sulla legge coranica. La scelta «occidentale». Dopo la seconda guerra mondiale la Turchia si volse al mondo occidentale, entrando a far parte della NATO (1952); all’interno i militari continuarono a esercitare un forte controllo sulla vita politica e si verificarono ripetuti colpi di stato. Dagli anni Ottanta la politica na- Il «padre della Turchia», Kemal Ataturk. zionalista dei governi turchi si scontrò con le aspirazioni all’autonomia della minoranza curda nell’est del paese, che chiedeva il riconoscimento della propria cultura e che da allora diede vita a un’intensa guerriglia. La scelta «occidentale» ha portato la Turchia a stringere forti legami economici con l’Unione Europea; nel 2005 sono stati avviati i negoziati per l’ingresso del paese nella UE, che però procedono a rilento per l’opposizione di alcuni paesi europei e le difficoltà della Turchia di adattarsi ad alcuni requisiti, soprattutto in materia di diritti umani e di legislazione. Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 241 Tu r c h i a 2 Lo stato e la popolazione Nel corso della storia, molti popoli diversi si sono stabiliti sul territorio dell’odierna Turchia. Fino agli inizi del XX secolo, accanto all’etnia turca vi erano importanti comunità di armeni, greci, ebrei, georgiani, arabi, curdi; ma il nazionalismo turco portò all’espulsione violenta di greci e armeni e alla «turchizzazione» delle altre etnie. Oggi la maggiore etnia non turca è quella dei curdi (secondo le diverse stime, rappresentano dal 7 al 20% del totale della popolazione), concentrati nella parte orientale del paese e nelle grandi città. La quasi totalità dei turchi è di fede islamica. La bassa età media della popolazione (28 anni), unita alla situazione economica, ha alimentato nei decenni passati una forte emigrazione, soprattutto verso l’Europa e, in particolare, la Germania. Una notevole parte del territorio turco è inospitale e la popolazione è distribuita molto irregolarmente; le densità più alte si registrano nella Turchia europea (371 ab./km2) e lungo le coste del mar Egeo e del Mediterraneo. Ankara, la romana Ancyra, venne scelta nel 1923 come capitale della neonata repubblica di Turchia per la sua posizione al centro del paese; è l’unica grande città dell’interno. Accanto alle attività amministrative, l’industria e l’agricoltura rappresentano le principali fonti di ricchezza. Istanbul è la principale città del paese e la più conosciuta nel mondo. È anche l’unica città che si estende su due continenti e che è stata la capitale di tre differenti imperi (romano, bizantino e ottomano). Al centro di una fertile regione agricola, votata al commercio grazie alla posizione dominante sul Bosforo, centro culturale di primo piano dal Medioevo, l’antica Bisanzio (poi Costantinopoli) è oggi anche il principale centro industriale della nazione, oltre che frequentatissima meta turistica. Sulle coste del mar Egeo si affaccia Smirne (Izmir in turco), importante porto e centro industriale, oltre che rilevante centro turistico. Le maggiori città. Lingua turco Religione musulmani (99,8%) Numero di figli per donna 2,2 Popolazione < 15 anni 26,6% Popolazione > 60 anni 9,4% Speranza di vita M 69, F 74 ISU 0,757 (92° posto nel mondo) LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Istanbul Ankara Smirne Bursa Adana ABITANTI (AREA METROPOLITANA) 8 832 000 4 611 000 2 250 000 1 184 000 1 133 000 Il ponte sullo stretto del Bosforo a Istanbul. 241 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 5062 $ (UE a 25: 26 927 $) 16:11 Pagina 242 Asia 3 L’economia L’economia turca, dopo una forte crisi alla fine del XX secolo, in parte conseguenza dei danni provocati dal terremoto che nel 1999 colpì il nord-ovest dell’Anatolia – la regione più industrializzata –, ha conosciuto negli ultimi anni una forte crescita. Tuttavia essa presenta grandi problemi strutturali e soprattutto forti squilibri: le regioni occidentali beneficiano dei vantaggi della crescita, ma quelle centrali e orientali sono ancora legate a un’economia tradizionale basata sull’agricoltura e sull’allevamento. Un nuovo slancio per l’ammodernamento dell’economia potrebbe venire dai progressi dei negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea. Il settore primario. Il settore primario impiega quasi un terzo della forza lavoro turca. L’agricoltura è piuttosto arretrata, soprattutto nelle produzioni per il consumo interno, mentre è più moderna per le colture industriali. La Turchia è una grande produttrice di frumento, orzo, cotone, patate, barbabietole da zucchero, semi per la produzione di oli vegetali. Veduta aerea di campi coltivati nella regione di Ankara. La fase di asciugatura della lana tinta in una fabbrica della Cappadocia. Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 243 Tu r c h i a Lungo le coste mediterranee è molto sviluppata la coltivazione di viti, olivi, ortaggi, agrumi e frutta in genere (notevole importanza commerciale hanno nocciole, uva sultanina e fichi secchi); sulle coste del mar Nero si coltivano pregiate varietà di tabacco; importante è anche la produzione di tè. Sull’altopiano anatolico è molto diffuso il papavero da oppio, la cui coltivazione (illegale) è controllata da organizzazioni criminali. L’allevamento rappresenta una grande ricchezza, soprattutto per le regioni centrali e orientali, dov’è maggiormente diffuso: le capre e i conigli d’Angora producono lane pregiatissime (rispettivamente mohair e angora); molto diffuso è anche l’allevamento di bovini e volatili da cortile. La Turchia è ricca di importanti risorse minerarie: carbone, argento, ferro, bauxite, sale, zolfo, rame, oro, metalli rari. Le riserve di petrolio sono scarse ma cospicue entrate derivano dai diritti di passaggio degli oleodotti che trasportano sulle coste del Mediterraneo il petrolio estratto in Azerbaigian. L’industria, in buona parte controllata dallo stato, è in espansione, soprattutto grazie agli investimenti e agli aiuti stranieri. Siderurgia e metallurgia, meccanica (soprattutto il settore automobilistico), elettromeccanica, tessile (lavorazione del cotone, della lana e della seta), telefonia, agroalimentare sono i comparti più produttivi. L’approvvigionamento energetico è garantito dalle importazioni di petrolio, dal carbone e dal notevole potenziale idroelettrico, ancora solo parzialmente sfruttato. ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 140 581 1158 588 GWh GWh GWh Il settore secondario. SOCIETÀ medici laureati computer TURCHIA UE 1,2 4,2 45 3,2 7,3 318 dati sulla base di 1000 abitanti La rete stradale e ferroviaria è piuttosto sviluppata, ma solo nelle regioni occidentali raggiunge un buon livello di efficienza e rappresenta un valido supporto per lo sviluppo economico. Il turismo è una grande risorsa per il paese, ricco di splendide località balneari, città d’arte, siti archeologici e bellezze naturali: i circa 20 milioni di visitatori all’anno fanno della Turchia uno dei paesi più visitati al mondo. Molto importanti per l’economia turca sono poi le rimesse degli emigranti. Il settore terziario. Il turismo è uno dei settori trainanti dell’economia turca; nella fotografia, una spiaggia affollata nei pressi di Marmaris (Turchia sud-occidentale). 243 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:11 Pagina 244 Asia Leggiamo insieme In Turchia la terra insegna ue terremoti l’hanno messa in ginocchio e adesso aspetta i turisti! Düzce è una città della Turchia settentrionale nella regione occidentale del mar Nero. Nel 1999 due sismi distrussero o lesionarono irreparabilmente tre abitazioni su cinque, 980 persone morirono. […]. La gente perse il lavoro, le proprietà; il tessuto sociale si è sfaldato e molti dei 150 000 abitanti della regione sono emigrati. Aiuti sono arrivati da tutto il mondo e in particolare un progetto (MERP) ha messo insieme la competenza di alcuni soggetti europei per un piano di «riabilitazione» dell’economia che punta all’agricoltura biologica su 73 ettari di terreno, alla crescita del volontariato e all’impianto di un centro per tali attività e alla promozione di attività ispirate al turismo responsabile. […]. A Düzce si arriva in automobile da Istanbul con l’autostrada che porta ad Ankara: ci si lascia alle spalle la caotica e bellissima Istanbul e si penetra nella zona degli altipiani del mar Nero ricchi di corsi d’acqua e di foreste. […]. Aggirandosi per la città, i segni del terremoto sono stati cancellati: alcune case della città vecchia sono state ricostruite ma molti degli abitanti si sono trasferiti nella città nuova nata a est dell’altopiano e comunque sempre a rischio in questa zona ad altissima attività sismica. Un gruppo di circa 200 persone vive ancora però nella baraccopoli costruita dopo il terremoto: sono soprattutto famiglie con anziani e donne sole con figli; molte sono state abbandonate dai mariti benché sposate secondo il rito musulmano, che tuttavia non è ri- D Tutto il territorio turco è fortemente sismico; nella fotografia, i resti di un sito archeologico danneggiati dal terremoto. Le terribili conseguenze del terremoto a Düzce nel 1999. conosciuto legalmente dal codice civile turco. «Le nostre donne sono circa 40, siamo ripartiti dalle loro storie e da quello che sapevano fare» spiega Selma Demirelli, sorridente responsabile di Foundation for the support of women’s work, ente che ha gestito un asilo, che ha fornito formazione e adesso gestisce un laboratorio di candele, di cucito e un catering realizzato grazie a due cucine industriali fornite dalla Croce Rossa e dalla cooperazione italiana alla baraccopoli. «Ho sempre fatto il pane come mi ha insegnato mia madre e lo preparo tutti i giorni da una vita» spiega Nasan, la più anziana tra le cuoche. «Ci siamo organizzate e distribuiamo i pasti negli uffici, non sapevo che si chiamasse catering». La mensa gestita dalle donne di Selma è prelibata, con piatti della cucina abkaza, laz e circassa, radici di gusti che rivelano una convivenza tra minoranze etniche pacifica da millenni in questa zona. […] Attorno a Düzce i boschi di pioppo, nocciolo, faggi, querce, abeti, pini producono frutti e legname che si ritrovano ancora negli usi della gente comune. Squisita è la marmellata con frutti di bosco usata per la colazione della mattina; per raccoglierne un chilo ci vuole il lavoro di due donne per un giorno intero e da un chilo si ricavano circa 10 vasetti di confettura. Alle donne rimane l’equivalente di 10 dollari. [Tratto da U. Di Maria, in «Territori», n. 119, novembre 2004] Chiave di lettura 1. Scrivi sul tuo quaderno le parole di cui non conosci il significato e spiegale con l’aiuto di un dizionario. 2. Spiega brevemente che cos’è un terremoto (o sisma). 3. Evidenzia le frasi dell’articolo che ti sembrano spiegare più chiaramente la situazione di Düzce qual era subito dopo i terremoti del 1999 e qual è oggi. 244 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 245 Israele ISRAELE L’altopiano roccioso di Masada, la località della Giudea che domina la riva occidentale del mar Morto. Una veduta della valle del fiume Giordano. Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) Popolazione urbana (%) forma di governo capitale moneta sigla internazionale 20 700 6 870 000 332 91,7 Repubblica Gerusalemme (706 000 abitanti) sciclo (sheqel,100 agorot) IL 1 Tra mare e deserto Il territorio di Israele è una lunga e stretta fascia di terreni bagnati a ovest dal mar Mediterraneo; a sud lo stato si affaccia per un brevissimo tratto sul golfo di Aqaba. Verso nord confina con il Libano e la Siria, a est con la Giordania e a sud con l’Egitto. Una bassa serie di rilievi separa la stretta pianura costiera lungo le coste del Mediterraneo dalla valle del fiume Giordano, che nasce nel nord del paese e scorre in una profonda depressione in cui si trovano il lago di Tiberiade (–209 m sotto il livello del mare) e il mar Morto (–395 m: la massima depressione del mondo sulla terraferma). A sud del mar Morto si estende il deserto del Negev. Il clima è mediterraneo sulle coste, più arido nell’interno e propriamente desertico nel Negev. L’aridità del clima e la forte presenza dell’uomo confinano le foreste in poco più del 6% del territorio, oltre un quinto del quale è però protetto in parchi e riserve naturali. 245 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:11 Pagina 246 Asia 2 Lo stato e le città principali Lingua ebraico Religione ebrei (76,2%), musulmani (16,1%) Numero di figli per donna 2,9 Popolazione < 15 anni 28,3% Popolazione > 60 anni 12,9% Speranza di vita M 78, F 82 ISU 0,927 (23° posto nel mondo) Dopo il Bahrein, Israele è lo stato dell’Asia sud-occidentale con la più alta densità di popolazione; solo l’area del Negev è scarsamente popolata. Tre quarti della popolazione è costituita da ebrei. Nonostante l’Israele moderno corrisponda in gran parte all’antica patria del popolo ebraico, la maggioranza degli ebrei israeliani vi giunse a partire dalla fine del XIX secolo e, soprattutto, dopo la fine della seconda guerra mondiale. La restante parte della popolazione è costituita quasi interamente da arabi. Accanto all’ebraismo sono professati anche l’islamismo e il cristianesimo. La percentuale di popolazione urbana è molto alta; due terzi degli abitanti vivono nelle tre maggiori aree metropolitane del paese. Le maggiori città. La capitale di Israele è Gerusalemme, che però non è riconosciuta come tale dalle Nazioni Unite e da molti stati, in quanto la risoluzione dell’ONU che sanciva la nascita dello stato di Israele prevedeva anche uno status internazionale per la città. Abitata da oltre cinquemila anni, la città vecchia si erge su una collina cinta dalle possenti mura del XVI secolo e racchiude al suo interno i luoghi sacri per le tre religioni ebraica, cristiana e islamica. Tel Aviv, capitale di Israele fino alla conquista di Gerusalemme, è la più importante città del paese. Di aspetto moderno (fu fondata alla fine del XIX La lunga storia di Israele stato di Israele nacque ufficialmente il 14 maggio 1948, quando terminò il mandato britannico sulla Palestina: fu il coronamento del sogno dei sionisti, che dalla fine del XIX secolo si battevano per il ritorno degli ebrei in Israele e la creazione di uno stato indipendente. Gli ebrei erano stati costretti ad abbandonare (diàspora) la Palestina in seguito a due violente rivolte antiromane (70 e 132-135 d.C.) e si erano dispersi tra tutte le città dell’impero. Dopo la conquista da parte degli arabi (638), gran parte della popolazione si convertì all’Islam e in Palestina sopravvissero poche migliaia di famiglie ebree. Lo Il ritorno degli ebrei in Palestina. Con la diffusione delle idee sioniste, molti ebrei emigrarono in Palestina, allora parte dell’impero ottomano, dove spesso diedero vita a comunità agricole (i kibbutz; vedi la scheda a 246 p. 249), introducendo nuovi metodi di coltivazione e recuperando terreni abbandonati. Alla fine della prima guerra mondiale la Palestina venne posta sotto il mandato britannico, nonostante nel 1917 il ministro degli Esteri britannico Balfour si fosse dichiarato favorevole alla creazione di una patria ebraica in Palestina. Ma l’immigrazione ebraica non si fermò; anzi, aumentò a causa del I funerali di un cittadino palestinese morto in seguito agli scontri tra forze di occupazione israeliane in Cisgiordania e palestinesi nel 1976. diffondersi delle persecuzioni antisemite in Germania e nell’Europa orientale. Il continuo afflusso di persone non era però ben visto né dagli inglesi, che imposero delle restrizioni, né dalle comunità arabe, che insorsero reclamando la fine dell’immigrazione. Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 247 Israele secolo), è un vivacissimo centro culturale e tecnologico e si è ormai saldata all’antico porto di Giaffa, formando la più vasta area metropolitana israeliana. Alle pendici del monte Carmelo si estende Haifa, la seconda città del paese, importante centro industriale. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Tel Aviv-Giaffa Haifa Gerusalemme ABITANTI (AREA METROPOLITANA) Il panorama di Tel Aviv, la città più popolosa di Israele. 2 987 000 988 000 832 000 Una veduta della parte più antica di Gerusalemme. Dopo la seconda guerra mondiale il problema si ripropose con maggiore drammaticità: migliaia di sopravvissuti ai campi di concentramento chiedevano di poter recarsi in Palestina, ma arabi e inglesi continuavano a essere fortemente contrari. La nascita dello stato di Israele. Nel 1947 le Nazioni Unite stabilirono la fine del mandato britannico sulla Palestina e la divisione del territorio in due stati, uno a maggioranza ebraica e uno a maggioranza palestinese. Il 14 maggio 1948 le autorità ebraiche proclamarono la nascita dello stato di Israele. I leader arabi rifiutarono la spartizione e attaccarono il neonato stato. Le guerre arabo-israeliane. Gli israeliani, tuttavia, ebbero la meglio sia in questa sia nelle guerre che seguirono (guerra dei Sei giorni, 1967; guerra del Kippur, 1973), arrivando a conquistare non solo Gerusalemme e il territorio destinato allo stato palestinese, ma anche tutta la penisola del Sinai e altri territori appartenenti a Siria e Giordania. Nel frattempo, tra i palestinesi che avevano abbandonato le loro terre erano nati movimenti (riuniti nell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, OLP) che rivendicavano anche con metodi terroristici la creazione di uno stato palestinese indipendente. dei coloni ebrei dalla striscia di Gaza (agosto 2005) è servito a migliorare i rapporti tra le due comunità, tanto che il governo israeliano ha avviato la costruzione di un muro per separare fisicamente il territorio dello stato ebraico dai territori palestinesi. Una pace sempre più lontana. Nel 1993 il primo ministro israeliano Yztak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat firmarono a Washington uno storico accordo che prevedeva l’autonomia della striscia di Gaza (lungo la costa del Mediterraneo) e della Cisgiordania in vista di una futura indipendenza. Ma l’assassinio di Rabin per mano di un estremista ebreo (1995) e l’incapacità dell’Autorità palestinese di far cessare gli attentati suicidi da parte delle fazioni estremistiche palestinesi contro gli israeliani hanno impedito la piena realizzazione degli accordi e nemmeno il ritiro dei militari e 247 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’economia in cifre 16:11 Pagina 248 Asia 3 L’economia L’economia israeliana è la più evoluta dell’Asia sud-occidentale; la presenza di tecnici altamente qualificati tra gli immigrati che hanno dato origine allo stato ebraico ha infatti contribuito a indirizzarla fin dalle origini verso modelli di produttività ed efficienza paragonabili a quelli degli stati più sviluppati. L’economia risente pesantemente delle ingenti spese militari, ma Israele è oggi, dopo il Giappone, il paese asiatico con il più elevato tenore di vita, come testimonia anche la posizione nella classifica in base allo sviluppo umano. PIL PRO CAPITE 18 266 $ Il lavoro all’interno di una fabbrica per la produzione di cosmetici. La coltivazione e la raccolta delle arance nei dintorni di Haifa. ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 47 041 0 1470 GWh GWh GWh L’agricoltura è praticata con sistemi avanzatissimi ed è molto produttiva. I prodotti più importanti sono gli agrumi e in generale la frutta (il clima caldo permette la coltivazione di piante tropicali, quali avocado, ananas, mango, di cui Israele è un forte esportatore), gli ortaggi e le olive. La produzione destinata al consumo interno è sufficiente a soddisfare la domanda. Anche l’allevamento bovino è praticato con criteri moderni; scarsa importanza ha invece la pesca. Il settore primario. Il settore secondario. Israele è poverissima di risorse minerarie e dipende dalle importazioni per la produzione di energia. Anche per questo motivo l’industria, per lo più concentrata tra Tel Aviv e Haifa, è orientata soprattutto verso il settore manifatturiero, in particolare quello ad alta tecnologia (aeronautica, robotica, informatica, ottica, elettronica), strettamente legato alla produzione di armi e di sistemi per la difesa. Importanti settori tradizionali sono la metallurgia, la chimica, l’agroalimentare e la lavorazione dei diamanti (la principale voce delle esportazioni). SOCIETÀ ISRAELE medici laureati computer 4 10,5 243 dati sulla base di 1000 abitanti 248 Il settore terziario. Strettamente legato alla produzione industriale è il settore della ricerca tecnologica e della formazione (Israele vanta un’alta percentuale di laureati). Anche il turismo, soprattutto quello religioso, è molto sviluppato, sebbene risenta pesantemente della difficile situazione politica. Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 249 I kibbutz el 2009 Degania, il primo kibbutz, festeggerà i cento anni dalla sua fondazione. Ma che cos’è un kibbutz? Nella lingua ebraica la parola kibbutz (il plurale è kibbutzim) significa «gruppo», «riunione». Rappresenta un sistema sociale ed economico del tutto originale, basato sull’uguaglianza, sul principio di condivisione della proprietà e della cooperazione di produzione, di consumo e di formazione; inoltre si fonda sulla partecipazione volontaria dei suoi componenti. Un kibbutz è un’azienda agricola, artigianale e industriale organizzata in modo tale che le capacità di tutti i suoi membri vengano messe a disposizione della comunità per sostenere in ogni momento della vita le persone che ne fanno parte. Fondamentale nel sistema dei kibbutz è l’assoluta uguaglianza di tutti i membri: i vari compiti vengono sorteggiati e periodicamente si ha una rotazione negli incarichi; non vi sono lavoratori stipendiati, non si usa denaro nei rapporti interni al kibbutz e tutti rinunciano alla proprietà individuale poiché ogni membro deve dare secondo le sue capacità e ricevere secondo le sue necessità. I primi kibbutz vennero fondati nel primo decennio del XX secolo e al primo venne appunto dato il nome Degania (degan in ebraico significa «chicco»). Fondatori furono giovani ebrei, provenienti principal- N Alcuni coloni ebrei provenienti dalla Boemia lavorano la terra in un kibbutz da loro fondato negli anni Cinquanta. mente dall’Europa Orientale, che si proponevano di creare un nuovo modo di vivere. Nonostante le grandi difficoltà, rappresentate in parte dalla penuria di acqua, dal terreno poco fertile e dalla scarsità dei fondi monetari, riuscirono a prosperare a svilupparsi. Nel corso degli anni, i coltivatori dei kibbutz hanno ridato vita a una terra che sembrava sterile, con campi coltivati, frutteti, allevamenti con il cui rendimento poterono creare una vera e propria economia. Con il passare del tempo oltre a queste attività sono nate e si sono sviluppate fabbriche e industrie e anche il turismo ha avuto un suo sviluppo: molti kibbutz gestiscono pensioni, hotel o sistemazioni rurali, insieme a tutti i servizi e strutture correlati come le attività sportive, i centri di divertimento e tour guidati. Il kibbutz è stato uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di Israele; nel corso dei decenni la maggior parte di essi ha attraversato lunghi periodi di mutamenti e anche di crisi, sia economiche, sia ideologiche: dagli anni Settanta in poi la maggioranza dei giovani nati nei kibbutz ha scelto di non rimanerci, ma di inserirsi nella società israeliana «normale». Dagli anni Novanta, però, molti di coloro che erano rimasti nei kibbutz hanno scelto di rimanervi cercando di cambiare dall’interno il sistema, per adattarlo gradatamente alle norme della società esterna. Nei primi anni del XXI secolo vi sono ancora 240 kibbutz, nei quali vivono e lavorano decine di migliaia di persone. Un passo in avanti Israele Miniverifica 1. 2. 3. 4. Spiega in non più di 40 parole che cos’è un kibbutz. Quando sorse questa forma di organizzazione? Quali rapporti regolano la vita nei kibbutz? In quali settori economici sono più attivi i kibbutz? 249 Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:11 Pagina 250 Asia Esercizi 1 Turchia, Israele Evidenzia con colori differenti Turchia e Israele e scrivi i nomi dei mari che bagnano i due stati. e. Il fiume ………………………… nasce nel nord di Israele e scorre in una profonda depressione in cui si trovano il lago di ………………………… e il mar …………………………. A sud di esso si estende il deserto del …………………………. f. Lo stato di Israele nacque ufficialmente il 14 maggio …………………………, quando terminò il mandato britannico sulla …………………………. 4 2 Completa la seguente tabella. a nord confina con… a est confina con… a sud confina con… a ovest confina con… 3 TURCHIA ISRAELE ………… ………… ………… ………… ………… ………… ………… ………… Completa le seguenti frasi. a. La Turchia occupa il territorio dell’…………………………, la grande penisola che separa il mar Nero (a …………………………) dal mar ………………………… (a sud e a ovest). b. Il territorio turco è per lo più montuoso: il ………………………… a nord e il ………………………… a sud circondano l’altopiano anatolico, mentre la parte orientale del paese è occupata dalle propaggini meridionali del ………………………… e dall’estremità settentrionale dei monti Zagros. La cima più alta è l’…………………………, al confine con l’Armenia. c. I principali fiumi turchi sono il ……………………… e l’…………………………, che nascono nell’Anatolia orientale. d. Il territorio di Israele è una lunga e stretta fascia di terreni bagnati a ovest dal mar …………………………; a sud lo stato si affaccia per un brevissimo tratto sul golfo di …………………………. 250 Vero o falso? a. La Turchia è prevalentemente pianeggiante o debolmente ondulata. b. La Turchia confina anche con Bulgaria e Grecia. c. I fiumi turchi sono numerosi ma per lo più brevi. d. La Turchia fa parte dell’Unione Europea dal 2007. e. Istanbul è la più importante città turca. f. Buona parte del territorio di Israele è interessato da un clima arido. g. Secondo la decisione dell’ONU, nel 1947 l’intera Palestina avrebbe dovuto essere occupata dal popolo ebraico. h. La totalità della popolazione di Israele è costituita da ebrei. i. La capitale di Israele è Tel Aviv. 5 a. b. c. d. e. f. 6 V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Spiega che cos’è... … il Kurdistan … una depressione (in senso geografico) … il Bosforo … Smirne … la diaspora degli ebrei … un kibbutz Perché... a. … Ankara venne scelta come capitale turca, sebbene non sia la città principale dello stato? b. … Gerusalemme non è riconosciuta dall’ONU e da molti stati come capitale di Israele? c. … l’economia turca presenta ancora forti squilibri territoriali? d. … moltissimi ebrei si trasferirono in Israele alla fine della seconda guerra mondiale? e. … l’economia di Israele risente pesantemente di ingenti spese militari? 7 Rispondi brevemente. a. Qual è la posizione geografica della Turchia nell’ambito del continente asiatico? Qual è invece la posizione geografica di Israele? b. La popolazione della Turchia è etnicamente omogenea? Quali sono le principali etnie che vivono sul territorio turco? Sez3_da238a251_Turchia_3e 16-02-2007 16:11 Pagina 251 c. Quali sono i principali prodotti del settore primario in Turchia? d. La Turchia dispone di risorse minerarie? Se sì, quali? e. Quali sono i principali prodotti del settore primario in Israele? f. Quali sono le caratteristiche del settore secondario israeliano? g. In Turchia e in Israele il turismo è sviluppato? Se sì, con quali caratteristiche? 8 Elenca le tre caratteristiche che ti paiono più importanti relativamente all’economia della Turchia. a. ………………………………………………………… ………………………………………………………… b. ………………………………………………………… ………………………………………………………… c. ………………………………………………………… ………………………………………………………… 9 Elenca le tre caratteristiche che ti paiono più importanti relativamente all’economia di Israele. a. ………………………………………………………… ………………………………………………………… b. ………………………………………………………… ………………………………………………………… c. ………………………………………………………… ………………………………………………………… 10 Osserva la fotografia, che mostra una folla di turisti in visita alle rovine di Efeso, e rispondi alle domande. a. Dove si trova Efeso? b. A quale epoca e a quale civiltà risalgono gli edifici che si vedono in fotografia? c. Quali grandi popoli e civiltà dell’antichità abitarono il territorio dell’attuale Turchia? Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:12 Pagina 252 Asia L’Asia centrale Un bosco alle pendici della catena montuosa degli Altaj. 1 Il cuore dell’Asia Il deserto del Karakum, in Turkmenistan. 252 L’Asia centrale occupa il «cuore» del continente asiatico. Non esiste una definizione univoca di che cosa si intenda per «Asia centrale»; due sono le definizione più usate, una di tipo geografico, l’altra di tipo politico: dal punto di vista geografico è la vasta zona compresa tra il mar Caspio e il deserto del Gobi in senso ovest-est e tra il limite della taiga e l’Himalaya in senso nord-sud; questo vastissimo territorio comprende le repubbliche ex sovietiche di Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan, la Siberia meridionale, la Mongolia, la Cina occidentale (compreso il Tibet), l’India nord-occidentale, l’Afghanistan e il Pakistan settentrionali; in senso politico – ed è la definizione che adotteremo noi – si comprende nell’Asia centrale il territorio delle cinque repubbliche ex sovietiche. Si tratta comunque di un’area molto vasta, delimitata a sud e a est da alte catene montuose (Kopet Dag, Hindukush, Pamir, Tian Shan e Altaj) e aperta verso nord. Il resto del territorio è pianeggiante o leggermente ondulato e ospita vaste distese erbose estese dai confini della Cina fino all’Europa orientale e due ampi deserti sabbiosi: il Karakum (tra Turkmenistan e Uzbekistan) e il Kyzylkum (tra Uzbekistan e Kazakistan). Pochi fiumi attraversano la regione. I principali sono l’Amudarja e il Syrdarja, che sfociano nel lago d’Aral, l’Hari Rud/Tedzen e il Murghab, che si perdono nelle sabbie del Karakum, formando le oasi di Tedzen e Merv. Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:12 Pagina 253 L’ A s i a c e n t r a l e Nell’Asia centrale si trovano anche due vasti bacini lacustri, il lago d’Aral (vedi la scheda a p. 255) e il lago Balqash (o Balkash). Il clima è di tipo continentale arido, con una forte escursione termica stagionale: dove non predomina il deserto è diffusa una vegetazione steppica; rare foreste di conifere crescono nelle aree montuose. 2 Un’area multietnica La regione dell’Asia centrale nel passato era spesso chiamata Turkstan, in quanto terra di origine delle popolazioni di origine turca. Ancor oggi gran parte delle genti di Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Uzbekistan è di stirpe turca, mentre i tagiki, che abitano non solo nel Tagikistan, ma anche nell’Uzbekistan sud-orientale e nel Turkmenistan orientale (e sono una delle minoranze più numerose in Afghanistan), sono di stirpe iranica e parlano una variante del farsi, la lingua ufficiale dell’Iran. Un’altra minoranza numericamente consistente, soprattutto in Kazakistan, è quella russa, retaggio dell’epoca sovietica. La maggior parte della popolazione è di fede musulmana sunnita, ma sono ancora numerosi gli atei e i cristiani ortodossi. Gran parte del territorio è di natura desertica e la popolazione si concentra soprattutto nelle aree montuose, lungo le valli fluviali e nelle oasi; la densità di popolazione è bassa (da 6 ab./km2 in Kazakistan a 59 ab./km2 in Uzbekistan), così come la percentuale di popolazione urbana, che non va oltre il 56% del Kazakistan, anche perché parte della popolazione continua a praticare il nomadismo. L’agricoltura coinvolge una fetta consistente della popolazione, anche se i terreni coltivabili sono limitati; è praticata lungo il corso dei fiumi e nelle oasi e le produzioni più abbondanti sono cotone, frumento e frutta (soprattutto meloni e cocomeri); l’allevamento è abbastanza sviluppato (in particolare ovini, caprini e cammelli). Il sottosuolo è ricco di risorse minerarie: petrolio, gas naturale, carbone, ferro, oro, rame, piombo, argento, zinco, bauxite, stagno. L’industria è limitata ai settori agroalimentare, metallurgico e meccanico (produzione di macchine agricole). La raccolta del cotone in una piantagione dell’Uzbekistan. Bambine tagike studiano il Corano. 253 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:12 Pagina 254 Asia 3 Il «Grande gioco» La Via della Seta in una carta geografica del XIII secolo. 254 L’Asia centrale ha svolto un ruolo fondamentale nella storia non solo dell’Asia ma anche dell’Europa. Fin dall’antichità le sue steppe sono state popolate da agguerriti popoli nomadi che a più riprese si sono espansi a est verso la Cina, a sud verso l’India e l’Iran e a ovest verso l’Europa. Dall’Asia centrale sono venuti sciti, sarmati, unni, avari, turchi e mongoli, per citare solo le popolazioni che hanno lasciato un più marcato segno nella storia. Inoltre, attraverso l’Asia centrale passava la Via della seta, il percorso lungo il quale, per secoli, la seta cinese raggiunse i porti del Mediterraneo. Nelle città sorte nelle oasi lungo la via si incontravano mercanti di tutte le razze e fedeli di tutte le religioni: buddhismo, cristianesimo, ebraismo, manicheismo e, poi, l’islam hanno lasciato tracce importanti nella storia di questa regione. A partire dal XIX secolo l’Asia centrale assunse una grande importanza strategica a causa dell’espansione della Russia e della conquista inglese dell’India: i russi cercavano di raggiungere il Medio Oriente e la regione indiana per disturbare il commercio inglese e gli inglesi tentarono in tutti i modi di conquistare l’Afghanistan per contenere questa espansione; il complesso di mosse militari, economiche, diplomatiche e spionistiche messe in atto dai due contendenti venne definito dagli inglesi il «Grande gioco». Una nuova fase del «Grande gioco» si è aperta con la caduta dell’Unione Sovietica e l’indipendenza delle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Ma in questa nuova partita i contendenti sono quattro: Stati Uniti, Russia, Turchia e Iran, ai quali si è poi aggiunta la Cina. Dal punto di vista strategico la regione è fondamentale per controllare Russia, Cina e Medio Oriente, mentre dal punto di vista economico fanno gola le risorse energetiche di cui è ricco il sottosuolo. Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:12 Pagina 255 L’ A s i a c e n t r a l e egli ultimi decenni il lago d’Aral è diventato uno dei simboli dei danni ambientali che l’uomo è capace di causare con i suoi interventi dissennati. Posto tra Kazakistan e Uzbekistan, fino all’inizio degli anni Sessanta del XX secolo il lago aveva un’estensione di circa 68 000 km2 (era il quarto del mondo per superficie). Nel 2004 la sua superficie si era ridotta a un quarto (17 160 km2) e dal 1987 appare diviso in due bacini a causa dell’emergere di una lingua sabbiosa. Nonostante le sue acque abbiano un elevato tasso di salinità, il lago d’Aral costituiva un’importantissima riserva idrica in un ambiente prevalentemente arido; ospitava inoltre abbondante pesce e mitigava il clima continentale e arido della regione. N po costituiva il fondo del lago è oggi coperto da un crosta di finissima polvere di sali e di inquinanti che il vento disperde, causando gravi problemi di salute alla popolazione. Ma il canale del Karakum ha fallito il suo obiettivo: se infatti ha permesso di destinare all’agricoltura (soprattutto cotone) nuovi territori un tempo incolti per mancanza di acqua e di rifornire di acqua dolce Asgabat – la capitale del Turkmenistan –, l’incredibile dispersione causata dalle obsolete tecniche costruttive (si stima che metà dell’acqua trasportata dal canale vada perduta) ha determinato l’innalzamento delle falde acquifere e la salificazione dei terreni, che sono diventati così nuovamente improduttivi. Porre rimedio all’immane disastro non sarà facile: alcuni provvedimenti, quali il miglioramento dei canali di irrigazione, l’adozione di varietà di cotone che richiedano meno acqua o la limitazione nell’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici, potranno evitare la morte definitiva di ciò che resta del lago; per poter farlo tornare alle condizioni originarie, tuttavia, saranno necessari progetti faraonici, quali la deviazione di parte delle acque di Volga, Ob e Irtys, che nell’arco di decenni potrebbero nuovamente colmare il bacino lacustre. Un passo in avanti L’agonia del lago d’Aral Alcuni pescherecci nel lago d’Aral nel 1960. Le cause del disastro All’origine del disastro ecologico vi è la costruzione – iniziata nel 1954 – del canale del Karakum, che preleva le acque dell’Amudarja (il principale immissario del lago insieme al Syrdarja) e le conduce attraverso il deserto del Karakum fino al mar Caspio. L’opera venne terminata nel 1988 e in questi decenni il prelievo d’acqua è stato talmente intenso da determinare il progressivo prosciugamento dell’Aral, le cui acque, a causa della forte evaporazione e del mancato ricambio, sono diventate ancora più salate e risultano gravemente inquinate. Il suolo che un tem- Un’immagine attuale del lago d’Aral: dove un tempo vi erano i porti ora si incontrano carcasse di navi, testimoni eloquenti dello scempio compiuto. 255 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:12 Pagina 256 Asia La regione indiana 1 La regione dei monsoni Il massiccio Kanchenjunga (8586 m) nell’Himalaya indiano al confine con il Nepal. 256 L’atollo di Villivaru, una piccola isola delle Maldive. La regione indiana (o «subcontinente indiano») comprende il territorio a sud delle grandi catene montuose dell’Himalaya e dell’Hindukush, delimitato a ovest dalla valle dell’Indo e dai monti Sulaiman e a est dalla valle del Brahmaputra e dal versante occidentale dei monti Letha. Al suo interno possiamo distinguere: una regione montuosa, comprendente i versanti meridionali dell’Hindukush, del Karakoram e dell’Himalaya, in cui si trovano le più alte vette del mondo (Everest, 8848 m, e K2, 8611 m); la pianura indo-gangetica, formata dalle vallate dell’Indo, del Gange e del Brahmaputra; il Deccan, estesissima penisola triangolare che si protende nell’oceano Indiano, separando il mare Arabico a ovest dal golfo del Bengala a est; numerose isole: oltre all’isola di Ceylon (Sri Lanka), a sud-est dell’estremità meridionale del Deccan, le isole Laccadive e Maldive nel mare Arabico e le isole Andamane e Nicobare nel golfo del Bengala. Il clima, soprattutto nella parte orientale della regione, è dominato dai monsoni, venti stagionali che nella stagione estiva portano abbondantissime piogge (vedi anche a p. 224). L’area nord-occidentale e il centro del Deccan hanno invece un clima tropicale asciutto che diventa arido all’estremità occidentale della regione. I differenti tipi di clima condizionano naturalmente la crescita della vegetazione e così si trovano: vaste foreste nelle aree monsoniche (coste del Deccan, valli del Gange e del Brahmaputra, pendici meridionali dell’Himalaya; steppe e savane all’interno del Deccan e nell’ampia area tra le valli dell’Indo e del Gange; deserto nella parte occidentale. Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:12 Pagina 257 La regione indiana 2 Grandi contrasti, grandi povertà Il territorio della regione indiana è oggi diviso tra Pakistan, Unione Indiana (o, più brevemente, India), Nepal, Bhutan, Bangladesh, Sri Lanka e le isole Maldive. Si tratta di una regione densamente popolata: su una superficie pari a un decimo dell’intera Asia vive infatti oltre il 36% della popolazione. Particolarmente affollata è l’area dei delta del Gange e del Brahmaputra, quasi interamente occupata dal Bangladesh (densità 926 ab./km2). La posizione geografica ha da sempre reso la regione indiana un crocevia di popoli, culture e religioni. Le centinaia di lingue differenti parlate nella regione appartengono a tre gruppi principali: lingue indoeuropee, le più diffuse; lingue dravidiche, parlate soprattutto nell’India meridionale e nello Sri Lanka (ma piccoli gruppi sono presenti anche in Pakistan); lingue tibeto-birmane, parlate nella regione himalayana e nell’India nordorientale (Assam). La religione più praticata è l’induismo, alla quale aderisce l’81% degli indiani e l’86% dei nepalesi; l’islamismo è seguito dalla maggioranza della popolazione di Pakistan, Bangladesh e Maldive e da minoranze significative negli altri paesi; il buddhismo, infine, è diffuso soprattutto nello Sri Lanka e nel Bhutan. Le differenze religiose sono spesso sfociate in violenti conflitti; in particolare l’ostilità tra induisti e musulmani portò, al termine della dominazione britannica (1947), alla nascita di due stati distinti: il Pakistan, a maggioranza musulmana, e l’Unione Indiana, a maggioranza indù. La rivalità tra i due stati continua ancora oggi per il controllo della regione settentrionale del Kashmir. Altra area «calda» è lo Sri Lanka, dove da decenni la minoranza tamil conduce nel nord dell’isola una feroce guerra per ottenere il riconoscimento dell’indipendenza; movimenti di guerriglia sono attivi anche nel Nepal e negli stati nord-orientali dell’India. Gran parte della popolazione della regione indiana vive in estrema povertà, a causa dell’arretratezza del sistema economico, ancora largamente basato sull’agricoltura tradizionale e sull’allevamento, e di un’ineguale ripartizione della ricchezza; nonostante il recente boom economico, ad esempio, che ha portato l’India a divenire una delle maggiori potenze industriali del mondo, poco meno dell’80% della sua popolazione vive ancora con l’equivalente di 2 $ al giorno. Le misere «botteghe» di alcuni calzolai di Mumbai (India). Donne indù pregano e fanno offerte lungo le rive del Gange. 257 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:12 Pagina 258 Asia UNIONE INDIANA Superficie (km2) 3 287 263 Popolazione (ab.) 1 093 000 000 Densità (ab./km2) 332 Popolazione urbana (%) 28,3 forma di governo capitale moneta La bandiera sigla internazionale Repubblica federale Nuova Delhi (295 000 ab.) rupia indiana (100 paise) IND La bandiera indiana è costituita da un tricolore orizzontale con bande di uguale altezza di colore zafferano, bianco e verde; al centro della banda bianca vi è una ruota con 24 raggi di colore blu. La bandiera, adottata nel 1947 al momento dell’indipendenza, si basa su quella del Partito del Congresso, la principale forza politica artefice della svolta. Secondo l’interpretazione ufficiale, il color zafferano simboleggia il disinteresse personale che l’uomo politico deve dimostrare nel servire gli interessi dello stato; il bianco la luce che illumina l’azione dei servitori dello stato; il verde il legame con la terra; la ruota, simbolo di movimento, rappresenterebbe la legge del dharma, la verità. Secondo un’interpretazione religiosa, invece, lo zafferano simboleggia l’induismo, il verde l’islam, il bianco il giainismo e il cristianesimo, la ruota il buddhismo. 258 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:12 Pagina 259 Unione Indiana 1 Una grande penisola L’Unione Indiana (o, più brevemente, India) occupa una grande penisola di forma triangolare protesa nell’oceano Indiano. A est è bagnata dal golfo del Bengala e a ovest dal mar Arabico. L’India confina a nord con la Cina, il Nepal e il Bhutan; a est con il Myanmar e a ovest con il Pakistan. Lo stato del Bangladesh separa quasi completamente l’India orientale dal resto del paese. Il territorio può essere diviso in tre grandi regioni: a nord la catena dell’Himalaya separa la regione indiana dall’altopiano del Tibet; a sud dell’Himalaya la regione delle grandi pianure è formata dalle valli dei fiumi Gange, Brahmaputra e Indo; a sud la regione peninsulare è formata dall’altopiano del Deccan, bordato a est e a ovest dai modesti rilievi dei Ghati Orientali e Occidentali. I maggiori fiumi indiani sono il Gange, l’Indo e il Brahmaputra. Il Gange (2700 km) nasce nell’Himalaya, scorre dapprima verso sud e poi verso est e si getta nel golfo del Bengala. Le sue acque sono considerate sacre dagli induisti. L’Indo (3180 km) nasce in Tibet e scorre verso sud, entrando in Pakistan; tuttavia la parte orientale del suo bacino, occupata dal deserto del Thar, appartiene all’India. Anche il Brahmaputra nasce sull’altopiano tibetano e scorre nell’India orientale solo per la prima parte del suo corso, prima di entrare nel Bangladesh e gettarsi nel golfo del Bengala. Il Deccan è solcato da numerosi fiumi, i maggiori dei quali sfociano nel golfo del Bengala. I grandi fiumi indiani. Il clima e la natura. Spesso si immagina l’India come un paese di foreste impenetrabili; in realtà solo poco più di un quinto della sua superficie è occupato da foreste, che assumono caratteri differenti in relazione al clima e all’altitudine. Il clima è fortemente condizionato dai monsoni (vedi a p. 224), il cui effetto è più intenso lungo le coste orientali che lungo quelle occidentali; procedendo verso l’interno le precipitazioni diminuiscono, tanto che vi sono aree steppose o addirittura desertiche e il clima assume caratteri più continentali, soprattutto nel nord del paese. Sull’Himalaya il clima è influenzato anche dall’altitudine. L’India è un paese ricchissimo dal punto di vista degli ambienti naturali e della biodiversità, ma purtroppo solo il 5% del suo territorio è protetto e molte specie vegetali e animali sono a rischio di estinzione. Un tratto dell’altopiano del Deccan in una fotografia aerea. Un paesaggio del distretto di Ladakh, regione dell’India settentrionale racchiusa tra le catene montuose del Karakoram e dell’Himalaya. 259 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:12 Pagina 260 Asia La lunga storia dell’India La civiltà dell’Indo e gli arii. A partire dalla metà del III millennio a.C. nella valle dell’Indo emerge una progredita civiltà umana, che ci è nota soprattutto attraverso i ritrovamenti effettuati nelle località di Harappa e di Mohenjo-Daro. La civiltà dell’Indo scomparve verso la metà del II millennio a.C. dopo un breve periodo di decadenza causato dall’arrivo di popolazioni parlanti una lingua indoeuropea (gli arii). Questi popoli colonizzarono l’India settentrionale e la valle del Gange, respingendo verso sud le popolazioni locali e creando una serie di regni indipendenti. I nuovi arrivati portarono anche un nuovo credo religioso, la religione vedica: dall’incontro con i culti locali si svilupperà l’induismo classico. Dall’impero Maurya alla dinastia Gupta. Alla fine del IV secolo a.C. iniziò a formarsi l’impero Maurya, che gradualmente si affermò sulla regione indiana; il suo sovrano più famoso, Aśoka, dopo aver portato l’impero alla massima espansione, disgustato dalla violenza della guerra abbracciò il buddhismo e fece prosperare il suo vasto regno. Alla morte di Aśoka l’impero si disgregò e l’India settentrionale venne a più riprese invasa da popolazioni provenienti dall’Asia centrale; solamente tra la metà del III secolo e la metà del VI secolo d.C. gran parte dell’India venne riunita sotto i sovrani della dinastia Gupta. L’islam e i primi europei. Alla fine del X secolo la dinastia turca dei Ghaznavidi avviò la penetrazione islamica in India. Si formarono così i primi sultanati islamici ed ebbe inizio una sanguinosa lotta tra principati induisti e regni musulmani, culmi- 260 nati nel XVI secolo nella creazione dell’impero Moghul da parte di un discendente del condottiero turco Tamerlano. In quel secolo giunsero anche i primi europei: portoghesi, danesi, francesi, inglesi e olandesi. La colonizzazione britannica e la figura di Gandhi. Il declino dell’impero Moghul (inizio del XVIII secolo) coincise con la sempre più aggressiva penetrazione britannica mediante la Compagnia delle Indie Orientali. Nel 1876 la regina Vittoria fu incoronata imperatrice dell’India. Intanto nel paese si era sviluppato un forte movimento nazionalista, che nel periodo tra le due guerre mondiali avviò una campagna per rivendicare l’indipendenza. Grande protagonista di questa lotta, in cui non mancarono gli episodi di violenza, fu Mohandas Karamchand Gandhi, soprannominato il Mahatma («Grande Anima»), che seppe creare un vastissimo movimento di disobbedienza civile non violento. Dall’indipendenza a oggi. Al termine della seconda guerra mondiale il Regno Unito si vide costretto a riconoscere l’indipendenza dell’India, proclamata il 15 agosto 1947. Per il paese fu tuttavia un momento tragico: a causa dei contrasti tra maggioranza indù e minoranza islamica, l’India britannica venne divisa tra il Pakistan, musulmano, e la Repubblica Indiana, induista. Milioni di persone migrarono tra i due stati, con violenze e massacri di ogni tipo, aggravati dall’uccisione di Gandhi – l’unica figura capace di mantenere l’unità del paese – per mano di un fanatico indù (1948). I decenni successivi furono contraddistinti dalle continue tensioni con il Pakistan (contro il quale ven- Il Mahatma Gandhi e Indira Gandhi, che non era sua parente e che fu a capo del governo indiano durante gli anni Sessanta-Settanta del XX secolo. nero combattute due guerre) per il controllo della regione del Kashmir. Dal secondo dopoguerra a oggi (tranne che dal 1999 al 2004) la politica indiana è stata guidata dal Partito del Congresso, già protagonista della lotta per l’indipendenza, prima sotto la guida di Nehru, poi di sua figlia Indira Gandhi (fino al suo assassinio, avvenuto nel 1984) e in seguito del figlio di questa, Rajiv, che cercò di pacificare i contrasti interni e di modernizzare il paese, prima di venire anch’egli assassinato (1991). Dopo la morte di Rajiv la guida del partito venne assunta da sua moglie Sonia Gandhi, di origine italiana, che nel 2004 ha però rinunciato a guidare in prima persona il governo. Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:12 Pagina 261 Unione Indiana 2 La più popolata democrazia del mondo L’India è una repubblica federale, formata da 28 stati e 7 territori amministrati dal governo centrale. L’India è il secondo paese più popolato della Terra (dopo la Cina). Ogni anno la sua popolazione aumenta di oltre 17 milioni di unità e si calcola che, se il tasso di accrescimento dovesse mantenersi sugli attuali valori, entro poche decine di anni la popolazione indiana supererà quella cinese. Le vicende storiche della regione hanno fatto sì che in India convivano oltre 2000 etnie diverse, ciascuna con una propria lingua o dialetto. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che molte lingue possono essere scritte con alfabeti diversi. Le lingue indiane appartengono a due famiglie principali, indoeuropea e dravidica. Il 74% degli indiani parla una lingua del gruppo indoeuropeo e il 24% una lingua dravidica (diffuse soprattutto nel Deccan); il restante 2% parla lingue appartenenti ad altri gruppi. A livello federale le lingue ufficiali sono l’hindi e l’inglese, ma sono riconosciute altre 18 lingue. Un mosaico di popoli e lingue differenti. Lingua hindi, inglese Religione induisti (81,4%), musulmani (12,4%), cristiani (2,2%), sikh (1,9%) Numero di figli per donna 2,9 Popolazione < 15 anni 31,7% Popolazione > 60 anni 7,5% Speranza di vita M 63, F 65 ISU 0,611 (126° posto nel mondo) Una mamma indiana con il suo bambino. Altrettanto composito risulta il panorama religioso dell’India, che è stata la culla dell’induismo, del buddhismo, del giainismo e del sikhismo. I quattro quinti degli indiani praticano l’induismo, che presenta numerose correnti al suo interno; nonostante al momento dell’indipendenza (1947) la maggior parte dei musulmani indiani si fosse trasferita in Pakistan, nel paese un indiano su otto è musulmano: l’India risulta così uno dei paesi con la comunità islamica più numerosa. Vi sono poi anche cristiani, sikh e altre fedi. Un retaggio del passato che continua a pesare sulla società indiana è il sistema delle caste, imposto dalla religione induista (vedi la scheda a p. 262). India, culla di grandi religioni. Suddivisione amministrativa e densità di popolazione Un’antica pagoda indù (VII secolo d.C.) a Mahabaliphuram, nell’India sud-orientale. 261 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:12 Pagina 262 Asia Un passo in avanti Una società rigidamente strutturata Un brahmano in un tempio dello stato del Tamil Nadu (India meridionale). Contadini di un villaggio dell’Andhra Pradesh attingono acqua a un pozzo; essi appartengono alla casta dei vaisya. società induista tradizionale è da oltre 3000 anni suddivisa in caste, ossia in gruppi sociali rigorosamente separati gli uni dagli altri. Il sistema delle caste (definito da Gandhi «l’elemento che porterà l’induismo alla morte») si basa su due criteri di divisione: la varna («colore») e la jati («nascita»). La varna riguarda l’organizzazione complessiva della società. Secondo un inno contenuto nel Rig Veda, uno dei più antichi testi sacri dell’induismo, dal corpo del dio Purusha sarebbero nati quattro gruppi di uomini: dalla testa i brahmani (sacerdoti, studiosi ed educatori), identificati dal colore bianco; dalle braccia gli kshatriya (re e prìncipi, guerrieri, amministratori del potere), identificati dal colore rosso; dalle gambe i vaisya (commercianti, uomini d’affari, proprietari terrieri, contadini e allevatori), identificati dal colore giallo; dai piedi i sudra (servi), identificati dal colore nero. La Con il tempo, a questi quattro gruppi se ne è aggiunto un quinto, quello dei dalit («oppressi»), ovvero gli «intoccabili», coloro che per il loro modo di vita non possono trovare posto nella gerarchia sociale indù. 262 Le struttura sociale è ulteriormente complicata dalla jati. Ognuna delle cinque caste è infatti a sua volta suddivisa in ben 4635 jati, generalmente in base alla professione svolta. Ogni jati ha abitudini di vita e usi religiosi propri, che la differenziano dalle altre; l’appartenenza alla jati e alla varna è ereditaria e immutabile, tranne che in casi particolari. I matrimoni tra caste diverse sono proibiti, eccetto quelli tra esponenti delle due classi superiori; i dalit sono completamente emarginati, essendo ritenuti impuri poiché svolgono mansioni che li pongono a contatto con la morte o con i rifiuti. Un tempo, se un dalit per sbaglio sfiorava un brahman, poteva essere ucciso senza che l’uccisore incorresse in alcuna sanzione. I dalit sono circa 160 milioni; la costituzione indiana (il cui «padre» fu B. R. Ambedkar, proprio un dalit) afferma che nessun cittadino deve subire trattamenti discriminatori e ha abolito il sistema delle caste; la legislazione riserva ai dalit circa un quarto degli impieghi pubblici e dei posti nelle scuole, tuttavia il sistema continua a esistere e – soprattutto nelle campagne – i fuori casta sono ancora oggetto di discriminazioni e persecuzioni e spesso sono ridotti in schiavitù. Ecco perché tra i dalit si registrano molte conversioni al cristianesimo o al buddhismo; al loro interno, tuttavia, è sorto anche un vivace movimento che rivendica il rispetto dei diritti sanciti dalla costituzione. Miniverifica 1. Quali sono le caste in cui è suddivisa la società indiana? 2. Chi sono gli «intoccabili»? 3. Quali rapporti intercorrono tra le varie caste? 4. La costituzione indiana ammette le caste? Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:13 Pagina 263 Unione Indiana 3 Le città L’India ha una bassa percentuale di popolazione urbana: solo tre indiani su dieci vivono in una città. Tuttavia qui esistono alcune tra le più grandi metropoli del mondo e sono numerose le città e le aree metropolitane che ospitano più di un milione di abitanti, tanto più che lo sviluppo economico richiama moltissimi contadini verso i centri più industrializzati. La capitale federale è Nuova Delhi (New Delhi), un sobborgo moderno di Delhi, l’antica capitale degli imperatori Moghul e, dal 1911, del vicereame britannico. L’area metropolitana di Delhi, la terza del paese, conta quasi 13 milioni di abitanti. La città vecchia conserva importanti monumenti a testimonianza del suo passato; Nuova Delhi è invece un centro moderno, edificato dagli inglesi tra il 1912 e il 1931, con grandi giardini e viali alberati (intasati però da un traffico tra i più caotici del pianeta). Centro politico e amministrativo del paese, è un importante nodo di comunicazioni e ospita una rinomata università. La capitale. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Mumbai (Bombay) Kolkata (Calcutta) Delhi Chennai (Madras) Bangalore Hyderabad Ahmadabad Pune ABITANTI (AREA METROPOLITANA) 16 368 000 13 217 000 12 791 000 6 425 000 5 687 000 5 534 000 4 519 000 3 756 000 Mumbai (in inglese Bombay), sulla costa occidentale, è la città più popolosa dell’India e una delle più grandi aree urbane del mondo. Cresciuta in modo disordinato, anche a causa della forte immigrazione, le sue baraccopoli si sono estese anche al centro della città. È il maggiore porto indiano (durante il dominio inglese era definita la «porta» dell’India) e un grande polo industriale, commerciale, finanziario e culturale. È inoltre il principale centro dell’industria cinematografica indiana, alla quale spetta il primato mondiale per numero di film prodotti e numero di spettatori. La seconda area urbana indiana è Kolkata (Calcutta), sul delta del Gange. Capitale dell’India Britannica dal 1722 al 1911, la sua importanza economica è legata allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, che ha portato la città a essere il principale centro industriale indiano. Chennai (Madras), nel sud, è il principale polo industriale dell’India meridionale (in particolare, è il principale centro dell’industria automobilistica). Bangalore, altro importante centro industriale dell’India meridionale, spicca per le produzioni ad alta tecnologia (aeronautica, informatica, elettronica) e la produzione di servizi. Varanasi (Benares), nella pianura del Gange, è la città santa per gli induisti: ogni anno è meta di imponenti pellegrinaggi da parte di milioni di fedeli che si purificano immergendosi nelle acque del grande fiume. Le altre maggiori città. Traffico in un mercato di Delhi; sullo sfondo si scorge la moschea Jama Masijd (XVII secolo), la più grande dell’India. La periferia di Mumbai, sviluppatasi in modo disordinato e caotico. 263 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 714 $ 16:13 Pagina 264 Asia 4 L’economia La lunga dominazione britannica diede all’India una tipica economia coloniale, basata sulle colture industriali, lo sfruttamento delle risorse minerarie e un’industria limitata alla lavorazione delle materie prime locali (si sviluppò soprattutto l’industria tessile). Lasciò però anche una buona rete di comunicazioni, soprattutto ferroviarie, e alcuni grandi porti. Nei decenni successivi all’indipendenza, i governi indiani hanno cercato di sviluppare l’economia puntando sulla modernizzazione della produzione agricola e – seppure con scarso successo – sullo sviluppo dell’industria pesante. Negli anni Settanta il paese poté così raggiungere l’autosufficienza alimentare, ma l’economia rimase nel complesso stagnante. La lavorazione della canna da zucchero a Kamareddi (India centro-meridionale). Turisti a bordo di un elefante a Jaipur, nel Rajasthan. Dagli anni Novanta, grazie alle privatizzazioni e all’apertura del mercato indiano agli investitori stranieri, l’economia indiana ha conosciuto un improvviso sviluppo che ha fatto balzare il paese tra le principali economie emergenti. Un particolare impulso hanno ricevuto le produzioni ad alta tecnologia (soprattutto quelle legate all’informatica e all’elettronica); grazie all’informatica anche il settore dei servizi si è fortemente sviluppato, con la creazione di centri di calcolo di cui si servono molte grandi multinazionali occidentali. Un impetuoso sviluppo economico. 264 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:13 Pagina 265 Unione Indiana Le attività economiche principali aree coltivate riso campagna urbanizzata boschi, prati e pascoli ortofrutta legname aree incolte bovini frumento industria conserviera siderurgia meccanica, elettrotecnica informatica, elettronica tessile e abbigliamento pelletterie, calzature carta, stampa, editoria autoveicoli cantieristica aree industriali centrali elettriche raffinerie chimica Purtroppo, però, lo sviluppo non è stato omogeneo e gran parte del paese resta legato a un’economia di tipo tradizionale. Le grandi città indiane sono l’emblema di questo squilibrio: accanto a grattacieli e ville si estendono le baraccopoli dei contadini che hanno perso la terra o sono emigrati in città alla ricerca di migliori occasioni di lavoro e di vita, senza però in molti casi trovarle. L’India è uno dei maggiori produttori agricoli del pianeta, ma gran parte della produzione è destinata al consumo interno. Il principale problema dell’agricoltura indiana è la frammentazione e l’ineguale distribuzione della proprietà terriera: da un lato vi è un gran numero di piccoli o piccolissimi proprietari che lavorano una minima parte dei terreni agricoli; dall’altro lato, la maggior parte dei terreni è in mano a un numero limitato di grandi proprietari e di multinazionali straniere. Le principali produzioni riguardano i cereali (frumento, mais, riso, miglio), patate, soia, canna da zucchero, frutta, tè, tabacco e cotone. Le vaste foreste forniscono grandi quantità di essenze pregiate (come tek e sandalo), tanto che l’India è il secondo produttore mondiale di legname; importante è anche lo sfruttamento del bambù per la produzione di carta. L’allevamento è molto sviluppato e diffuso. L’India è il paese che alleva il maggior numero di bovini ed è il maggior produttore mondiale di latte e burro; la produzione di carne dipende però da ovini, caprini, suini e volatili, poiché la religione indù non consente di consumare carne bovina. Nel Kashmir si alleva una particolare varietà di capre che fornisce l’omonima varietà di pregiatissima lana. Anche la pesca è fiorente. Il settore primario. Dal sottosuolo indiano si estraggono petrolio e gas naturale (insufficienti a coprire il fabbisogno del paese), carbone, ferro, rame, piombo, zinco, cromo, bauxite, oro e altri minerali. Il settore secondario. PRODOTTO POSIZIONE DELL’INDIA NEL MONDO Frumento Riso Mais Patate Soia Canna da zucchero Zucchero Tè Tabacco Frutta Banane Cotone Legname Bovini Ovini Caprini Latte, burro Carne Pesca 2 2 6 3 5 2 2 2 3 2 1 3 2 1 3 2 1 5 3 265 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 633 275 1748 58 GWh GWh GWh SOCIETÀ UNIONE INDIANA medici laureati computer 0,5 1,4 72 dati sulla base di 1000 abitanti Tecnici informatici al lavoro in un centro di ricerca di Bangalore. 16:13 Pagina 266 Asia L’India è la quattordicesima potenza industriale al mondo. Dopo l’indipendenza il governo favorì la diversificazione dell’industria, senza però riuscire a raggiungere l’autosufficienza della produzione. La liberalizzazione del mercato ha permesso la crescita del settore. Il comparto che ha conosciuto la maggiore crescita è quello ad alta tecnologia (aeronautica, elettromeccanica, informatica, biotecnologie), concentrato soprattutto nel sud del paese e, in particolare, nella regione di Bangalore. L’industria di base lavora le materie prime locali producendo ferro, acciaio, ghisa e altri materiali, prodotti petrolchimici, prodotti alimentari e tessuti di cotone, lana e seta. L’industria automobilistica è ben sviluppata, grazie anche a investimenti di grandi compagnie straniere. Importante infine l’industria cinematografica, che contende agli Stati Uniti il primato economico nel settore. Il settore terziario. Lo straordinario sviluppo dell’industria informatica ha anche favorito lo sviluppo dei servizi per le imprese che si basano sulla tecnologia informatica; molti centri di elaborazione dati sono nati o sono stati trasferiti dai paesi più sviluppati nella regione di Bangalore. Tale successo è stato reso possibile anche dall’elevato livello dell’insegnamento fornito dal sistema scolastico indiano, sebbene nel paese permangano gravissimi problemi di analfabetismo (39%): la grande povertà rende tuttora impossibile l’accesso all’istruzione per moltissime persone. Un altro fattore che ha favorito lo sviluppo industriale dell’India è il buon sistema di comunicazioni, soprattutto per quanto riguarda il trasporto ferroviario, il più esteso dell’Asia. Il turismo è abbastanza sviluppato, ma la scarsità di strutture ricettive non permette di sfruttare le grandi potenzialità di un paese ricchissimo di testimonianze storico-artistiche e di La locandina di uno dei numerosissimi film realizzati paesaggi naturali unici. ogni anno dall’industria cinematografica indiana. Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:13 Pagina 267 Unione Indiana Una scienziata indiana in un laboratorio di ricerca sui semiconduttori. Dominique Lapierre è uno scrittore francese noto per aver scritto molti libri di grande successo (La città della gioia, Mezzanotte e cinque a Bhopal, Un dollaro mille chilometri); da decenni è impegnato in progetti umanitari per aiutare le popolazioni del delta del Gange. In questa intervista ci parla dell’India. alcutta, primo scalo indiano della nostra luna di miele» racconta Lapierre. «Là, un giorno, agli inizi degli anni Ottanta, incontrammo Madre Teresa e padre Gaston Dayanand che ci avrebbero cambiato la vita. Il loro coraggio, la fede e l’amore mi avrebbero ispirato La città della gioia e il desiderio di aiutare quella gente». Oggi però, quando si parla di India, non si pensa solo ai poveri che muoiono in mezzo alla spazzatura, al sistema delle caste […]. Oggi l’India […] è diventata sinonimo di sviluppo economico soprattutto nel campo dell’informatica più raffinata e della telefonia mobile. Abbiamo chiesto a Dominique Lapierre se il nuovo corso indiano stia modificando la sua percezione di questo paese. «C Che effetto le fa sapere che questo paese è diventato, insieme con la Cina, uno dei motori economici del pianeta? «I dati parlano chiaro. Il tasso di sviluppo annuo in India si aggira attorno all’8%. Giganti informatici americani come IBM e Google hanno trasferito migliaia di loro tecnici in India e gli ingegneri indiani sono tra i più apprezzati del pianeta. Prima o poi doveva accadere che questo popolo meraviglioso riuscisse a mettere a frutto le sue enormi capacità, il suo grande ingegno. […]. Lei che va spesso a Calcutta, ha potuto notare dei cambiamenti, degli effetti positivi? «[…] Ci sono degli effetti curiosi, divertenti. Io vado a chiedere aiuto a tutti per i miei poveri, anche ai nuovi imprenditori, naturalmente. E allora, quando mi trovo là, fanno a gara nell’aiutarmi. L’impiegato semplice – il cui grado di importanza si riconosce dal numero e dalla grandezza dei condizionatori d’aria che ha a disposizione – mi presenta il manager. E il manager mi presenta il top manager, che di condizionatori d’aria ne ha tre. Oppure mi diverto moltissimo in banca, quando vado a cambiare i dollari in rupie. In tutte le banche indiane un dollaro può valere 42, 44 o 47 rupie. Dipende dall’umore dell’impiegato. A quel punto io tiro fuori il mio album di foto dei bambini poveri, dicendo che i soldi servono a loro. Allora l’impiegato vuol far bella figura e mi concede il cambio più favorevole. […] Ma non va dimenticato che, se in India lo sviluppo economico è inarrestabile, altrettanto inarrestabile è lo sviluppo demografico. Per adesso esistono due Indie: una ricca e brillante, un’altra poverissima. La speranza è che, prima o poi, gli effetti positivi dell’una si possano riversare, in maniera sempre più significativa, anche sull’altra». Leggiamo insieme Il doppio volto del miracolo indiano [Adattato da un’intervista di P. Baglioni, in www.30giorni.it] Chiave di lettura 1. Chi è Dominique Lapierre? Quali sono le sue principali attività? 2. Quale immagine dell’India e del suo popolo emerge dalle parole dello scrittore? 267 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:13 Pagina 268 Asia Leggiamo insieme Cindia, l’impero d’Oriente baricentro del mondo si sta spostando a Oriente e, con lui, la nostra quotidianità. «Quella parte del mondo ha una capacità di traino che coinvolge tutti», spiega Federico Rampini, corrispondente da Pechino per il quotidiano «la Repubblica» e autore de L’impero di Cindia. E quella parte di mondo comprende oggi più che mai anche l’India, considerata dagli amministratori delle più importanti imprese mondiali la seconda meta più attraente per gli investimenti dopo la Cina, e il paese che offre la maggiore stabilità politica. Cindia è la derivazione di un agglomerato geografico composto dalla Cina e dall’India, abitato da quasi due miliardi e mezzo di persone, circa un terzo della popolazione mondiale, con una forte identità storica. Fino a vent’anni fa era anche una delle zone più povere del globo. Oggi è la regione a maggiore sviluppo economico. […] Le civiltà più antiche del mondo sono nate qui, 5 mila anni fa. All’inizio l’Europa fu un’immensa colonia dell’Oriente, conquistata a ondate successive. […] «Le civiltà cinese e indiana meritano rispetto e attenzione non solo sotto un profilo economico», spiega Rampini: «Stanno tornando a essere centrali nella geopolitica globale due paesi che lo sono storicamente sempre stati». La necessità di studiarne le tradizioni, capirne i mutamenti e conoscerne le pecu- Il Alcuni contadini indiani lavorano in una risaia nella regione di Orissa, nella parte orientale dell’India. liarità nasce dal fatto che tra questi due giganti potrebbero svilupparsi alleanze che ci faranno sentire sempre più piccoli, accentuando il senso di marginalità e di declino dell’Europa. Lo sanno bene gli Stati Uniti, che seguono con ansiosa attenzione la dinamica delle relazioni tra Nuova Delhi e Pechino, sempre più rivolte a una calorosa collaborazione economica, anche se frenate dalla profonda differenza dei due regimi politici: l’India è la più grande democrazia d’Asia, mentre la Cina ne è la maggiore dittatura. Se la Cina e l’India stabilissero una solida alleanza potrebbero rappresentare una formidabile minaccia economica e politica all’egemonia mondiale statunitense. Non a caso Washington sta tentando di spostare l’India nella sua sfera d’influenza in funzione anticinese, così come ha gia fatto con la Corea del Sud e il Giappone […]. «Mentre la Cina ci mette in difficoltà, l’India dimostra che non basta nemmeno posizionarsi sui settori avanzati per sentirsi più tranquilli». L’India è il leader globale nel software informatico, il suo numero di laureati supera l’intera popolazione della Francia […]. Quello che colpisce degli abitanti di Cindia è l’ottimismo sfacciato: un sentimento candido e unificante che spiazza gli europei di ultima generazione. A differenza nostra, gli abitanti di Cindia hanno un’età giovane e una grande fiducia nel domani: sono profondamente convinti che il futuro appartenga loro. La Cina e l’India sono temute e rispettate anche e soprattutto in virtù della loro massa demografica che non solo impone di per sé attenzione ma costituisce un bacino immenso sia di lavoratori a basso costo sia di consumatori benestanti. […] «Prediligo il modello di crescita indiano perché sono convinto che la democrazia a lungo andare è più flessibile e può gestire tutte le inevitabili crisi verso la modernizzazione in maniera più indolore e con più rispetto per i diritti degli individui». [Adattato da F. Bianchi, in «L’espresso», 4 maggio 2006] Chiave di lettura 1. Che cosa indica la parola «Cindia»? 2. Che cosa significa, secondo te, affermare che «Il baricentro del mondo si sta spostando a Oriente»? 3. Quali principali caratteristiche accomunano India e Cina? Che cosa le differenzia profondamente? 4. Che cosa si intende per «egemonia mondiale statunitense»? In che cosa, in particolare, si manifesta? 5. Sottolinea le parole o le frasi dell’articolo che ti pare descrivano meglio la situazione di grande crescita economica di India e Cina. 268 Sez3_da252a269_India_3e 16-02-2007 16:13 Pagina 269 Esercizi 1 2 Regione indiana, India Colora gli stati appartenenti alla regione indiana, scrivendo i loro nomi nella posizione corretta. Scegli il completamento corretto (attenzione: potrebbe essercene anche più di uno). 1. L’India ■ a. ha un territorio più esteso di quello italiano ■ b. ha un territorio meno esteso di quello italiano ■ c. ha un territorio di estensione confrontabile con quello dell’Italia ■ d. è più popolata dell’Italia ■ e. è meno popolata dell’Italia ■ f. ha una popolazione confrontabile con quella dell’Italia ■ g. ha una densità di popolazione superiore a quella dell’Italia ■ h. ha una densità di popolazione inferiore con quella dell’Italia 2. Il Pakistan: ■ a. si trova a est dell’India ■ b. si trova a ovest dell’India ■ c. è più esteso dell’India ■ d. è più popolato dell’India 3. L’India ■ a. si trova nell’emisfero australe ■ b. si trova nell’emisfero boreale ■ c. è attraversata dall’equatore ■ d. è attraversata dal 45° parallelo 4. Le maggiori città indiane ■ a. hanno tutte un’origine recente ■ b. sono le città più popolate del continente asiatico ■ c. soffrono di gravi squilibri sociali ed economici a causa del massiccio afflusso di contadini dalle campagne ■ d. non possiedono edifici moderni né un quartiere degli affari 3 Sottolinea le affermazioni sbagliate e correggile. a. Gange, Indo e Brahmaputra scorrono interamente in territorio indiano. ………………………………………………………… ………………………………………………………… b. Il clima indiano è fortemente condizionato dai monsoni, che apportano copiose piogge invernali. ………………………………………………………… ………………………………………………………… c. L’India è un paese ricchissimo dal punto di vista degli ambienti naturali e della biodiversità. ………………………………………………………… ………………………………………………………… d. L’India è il paese più popolato della Terra. ………………………………………………………… ………………………………………………………… e. In India si parlano centinaia di lingue diverse. ………………………………………………………… ………………………………………………………… 4 Osserva la fotografia e rispondi alle domande seguenti. a. Vediamo una folla di persone che si bagna nelle acque del Gange: qual è il motivo di questa pratica? b. Quali religioni sono maggiormente praticate in India? c. Che cosa puoi dire a proposito della presenza dei musulmani in India? 269 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:13 Pagina 270 Asia La regione sino-giapponese Una veduta aerea delle isole Amakusa (Giappone). 1 Tra mari e montagne I rilievi della Cina meridionale fanno da sfondo alla vallata del fiume Xi Jiang. La regione sino-giapponese occupa oltre un quarto dell’Asia e corrisponde in parte all’area spesso chiamata «Estremo Oriente». Vi comprendiamo Cina, Mongolia, Corea del Nord, Corea del Sud e gli stati insulari del Giappone e di Taiwan. La porzione continentale si affaccia a est e a sud-est sul mar del Giappone, sul mar Giallo, sul mar Cinese Orientale e sul mar Cinese Meridionale; l’arcipelago del Giappone separa il mar del Giappone dall’oceano Pacifico, mentre l’isola di Taiwan separa il mar Cinese Orientale dal mar Cinese Meridionale. A nord la penisola di Corea delimita a nord-est il mar Giallo. Oltre che dal mare il territorio della regione è delimitato da catene montuose: Himalaya e Karakoram a sud, Hindukush, Tian Shan e Altaj a ovest, Saiani e Jablonovy a nord. Le aree principali. All’interno della regione possiamo distinguere alcune sub-regioni: la regione tibetana, la porzione sud-occidentale della regione, è una serie di aridi altipiani con un’altezza media di 3000 m, circondati dalle montagne più alte del mondo; la regione dei deserti, posta a nord, è occupata dalle aree desertiche o semidesertiche del Taklimakan, della Zungaria e dei Gobi; la regione delle pianure settentrionali è a nord e a ovest della penisola di Corea; la regione sud-orientale è occupata da catene di rilievi poco elevati che si irraggiano dalla regione tibetana verso est e verso sud; le pianure centrali, attraversate dai principali fiumi cinesi, il Chang Jiang (o Fiume Azzurro) e lo Huang He (o Fiume Giallo) e dai loro affluenti; la penisola di Corea, protesa tra il mar del Giappone e il mar Giallo, montuosa nella porzione orientale e pianeggiante in quella occidentale; la regione insulare, comprendente l’arcipelago giapponese (formato da quattro isole principali e oltre 3000 isole minori), le isole Ryukyu, tra mar Cinese Orientale e oceano Pacifico, e l’isola di Taiwan (o Formosa). 270 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 271 La regione sino-giapponese 2 La regione più popolata del mondo La regione sino-giapponese corrisponde al territorio di Repubblica Popolare Cinese, Mongolia, Corea del Nord, Corea del Sud, Taiwan (Repubblica della Cina Nazionale) e Giappone e ospita circa il 40% della popolazione asiatica e circa un quarto di tutta la popolazione del pianeta. Le aree più densamente popolate sono quelle insulari (con l’esclusione dell’isola di Hokkaido, la più settentrionale dell’arcipelago giapponese) e costiere, mentre le regioni occidentali e quelle settentrionali hanno densità abitative molto basse (circa 2 ab./km2 in Tibet e in Mongolia). All’interno dei vari stati si registra una notevole omogeneità etnica: nella Repubblica Popolare Cinese il 91% della popolazione appartiene all’etnia han; nelle due Coree oltre il 97% è di etnia coreana; in Giappone è di etnia giapponese il 98,5% degli abitanti, in Mongolia l’85% appartiene a una popolazione mongola. Il cinese mandarino è la lingua più parlata, non solo nella regione, ma nel mondo intero; viene scritto con caratteri ideografici, utilizzati anche per scrivere la maggior parte delle 56 lingue parlate in Cina, in modo che i parlanti di lingue diverse possano intendersi tra loro; il cinese, inoltre, ha profondamente influenzato le altre lingue della regione (mongolo, coreano e giapponese). Le lingue. Le religioni. I non credenti superano percentualmente i credenti in Cina, nelle due Coree e a Taiwan e, del resto, la concezione di religione elaborata dalle culture cinese, coreana e giapponese è molto diversa da quella occidentale. Tra coloro che si dichiarano religiosi, il maggior numero è seguace di una delle religioni tradizionali cinesi, seguite dal buddhismo, la religione più diffusa nella Corea del Sud, in Giappone (dove si è fuso con lo shintoismo, la religione tradizionale giapponese), in Mongolia e a Taiwan, oltre che in alcune regioni della Cina (tra cui il Tibet). I cristiani sono poco numerosi, anche a causa delle numerose persecuzioni di cui sono stati oggetto, in quanto il cristianesimo è stato spesso visto come uno strumento di penetrazione culturale da parte delle potenze occidentali; l’islam è diffuso soprattutto tra le popolazioni di lingua turca della Mongolia e della Cina nord-occidentale, anche se non mancano comunità di cinesi musulmani (hui). Una mamma della Mongolia con la sua bambina. Giovani monaci buddhisti in Tibet. 271 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:14 Pagina 272 Asia Un passo in avanti Lotte fratricide Due Cine Grazie alla sua potenza economica e militare e alla sua raffinatissima cultura, spesso la Cina ha svolto un ruolo egemonico; sebbene nella sua millenaria storia sia stata più volte invasa da stranieri, ha saputo mantenere intatta la sua identità culturale, anche dopo lo scontro con le potenze occidentali. Oggi gran parte del territorio dell’antico impero cinese fa parte della Repubblica Popolare Cinese, retta da un governo comunista. Ad essa si contrappone ideologicamente la Repubblica della Cina Nazionale, erede del governo che resse tutta la Cina nel periodo tra le due guerre mondiali e oggi limitata all’isola di Taiwan. Dunque quando si parla di Cina, senza altre specificazioni, ci si riferisce alla Repubblica Popolare Cinese; la Repubblica della Cina Nazionale viene spesso chiamata «Cina nazionalista», «Cina Taipei» (dal nome della capitale) o, appunto, Taiwan. Taiwan ha uno statuto internazionale ambiguo. Considerata dalla Cina popolare una provincia ribelle, dal 1971 non è più riconosciuta dalle Nazioni Unite come stato sovrano e il suo seggio è stato trasferito alla Cina popolare; oggi solo 24 stati hanno relazioni diplomatiche con essa, anche se quasi tutte le grandi potenze mantengono contatti informali e gli Stati Uniti hanno minacciato un intervento armato contro la Cina popolare se questa cercherà di annettere Taiwan. Un panorama di Taipei, la capitale di Taiwan. 272 Un tratto del confine tra le due Coree, lungo il 38° parallelo. Due Coree Se le relazioni tra le due Cine sono sostanzialmente pacifiche, altrettanto non può dirsi dei rapporti tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Già colonia giapponese, alla fine della seconda guerra mondiale la penisola coreana si trovò divisa in due parti: a nord del 38° parallelo la zona liberata dalle truppe sovietiche; a sud la zona liberata dall’esercito degli Stati Uniti. Questa divisione provocò la nascita di due distinte entità statali: la Repubblica Democratica Popolare della Corea, comunista, a nord; la Repubblica di Corea a sud. Un tentativo di invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord portò allo scoppio di una guerra (1950-53) che contrappose le truppe delle Nazioni Unite, guidate dagli Stati Uniti, intervenute a difesa della Corea del Sud, e quelle nordcoreane, appoggiate dall’Unione Sovietica e dalla Cina. La guerra non modificò una situazione che ancor oggi sussiste. La Corea del Sud ha raggiunto un notevole sviluppo economico, mentre la Corea del Nord è uno stato poverissimo; gran parte della sua popolazione è ridotta alla fame, ma il paese mantiene un ingente potenziale militare e sta dotandosi di un arsenale nucleare, che utilizza per ricattare le grandi potenze (soprattutto Stati Uniti e Giappone, oltre alla Corea del Sud) e per ottenere finanziamenti e aiuti economici. Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 273 La regione sino-giapponese 3 Due giganti economici Giappone, Cina, Taiwan e Corea del Sud costituiscono una delle principali aree economiche del pianeta. Il Giappone, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, ha saputo rapidamente riprendersi e ricostruire il proprio apparato industriale, che ne ha fatto la seconda potenza economica mondiale. Insieme con Singapore e Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud formano il gruppo delle «tigri asiatiche» che, tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta, sono giunte al livello economico degli stati più sviluppati, basandosi su un’industria manifatturiera orientata all’esportazione grazie a investimenti stranieri, a un basso costo e a un alto livello di preparazione della manodopera e a un potenziamento dei servizi finanziari. Glossario Hong Kong Possedimento britannico fino al 1997, oggi fa parte della Repubblica Popolare Cinese, sia pure con una grande autonomia economica e amministrativa (vedi la scheda a p. 279). La Cina rappresenta il fenomeno economico dell’ultimo decennio. La progressiva apertura agli investimenti stranieri e all’economia di mercato ha promosso un intenso sviluppo industriale che l’ha portata a essere (2007) la quinta potenza industriale mondiale. Punto di forza della sua industria è la produzione di massa di prodotti di livello qualitativo mediocre ma di bassissimo costo, rispetto ai quali le produzioni dei paesi occidentali, di qualità migliore ma molto più costosi, non riescono a reggere la concorrenza. Inoltre la Cina promuove attivamente le attività di ricerca, in modo da colmare il divario anche nelle produzioni ad alta tecnologia e di proporsi come potenza, anche politica, alternativa agli Stati Uniti. Tuttavia, nonostante da anni l’economia cresca a ritmi vertiginosi, gran parte della popolazione cinese è ancora tagliata fuori dai benefici di questo boom economico; inoltre il partito comunista mantiene un ferreo controllo sulla vita intellettuale e politica del paese, respingendo ogni richiesta di apertura democratica. Il boom della Cina. L’interno di una fabbrica tessile alla periferia di Shanghai (Cina). Lavori agricoli manuali in Corea del Sud. L’economia di questo stato, nonostante il grande «balzo in avanti», poggia ancora in parte su attività di tipo tradizionale. 273 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:14 Pagina 274 Asia CINA CINA La bandiera Superficie (km2) 9 572 900 Popolazione (ab.) 1 303 720 000 Densità (ab./km2) 136 Popolazione urbana (%) 41,8 UE 3 970 450 490 490 600 114 72,9 forma di governo capitale moneta sigla internazionale repubblica popolare Pechino (7 699 000 abitanti) yuan (100 fen) VRC La bandiera della Repubblica Popolare di Cina, in uso dal 1949, è rossa con nell’angolo superiore sinistro una stella più grande e quattro stelle più piccole. Il colore rosso simboleggia il sangue versato dai soldati durante la lunga guerra civile, mentre sul significato delle stelle esistono varie interpretazioni: la stella più grande rappresenterebbe il ruolo di guida del partito comunista, le stelle più piccole le quattro classi sociali della Cina rivoluzionaria (operai, contadini, piccola borghesia, capitalisti patriottici) oppure le quattro classi rivoluzionarie (operai, contadini, studenti e soldati); secondo un’altra interpretazione, la stella più grande sarebbe il simbolo degli han, l’etnia maggioritaria, e le stelle più piccole i simboli delle etnie minoritarie (mongoli, manchu, uighuri e tibetani). 274 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 275 Cina 1 Uno stato immenso La Cina è il terzo paese del mondo per superficie, dopo Federazione Russa e Canada. A est si affaccia sull’oceano Pacifico, che forma una serie di bacini interni: mar Giallo, mar Cinese Orientale, stretto di Formosa, mar Cinese Meridionale e golfo del Tonchino. Confina con ben 14 stati: Mongolia e Russia a nord, Corea del Nord a nordest, Vietnam, Laos, Myanmar, India, Bhutan e Nepal a sud; Pakistan, Afghanistan e Tagikistan a sud-ovest; Kirghizistan e Kazakistan a nord-ovest. L’immenso territorio presenta una grande varietà di paesaggi naturali e di aree climatiche. La parte sud-occidentale è occupata dal vasto altopiano del Tibet, circondato da imponenti catene montuose (tra le quali l’Himalaya e il Karakoram, che comprendono le montagne più alte del pianeta); a nord del Tibet si estende un immenso altopiano desertico, occupato dal Taklimakan, delimitato a settentrione dalla catena del Tian Shan. Un altro grande deserto, quello del Gobi, si estende verso la Mongolia. Nel sud-est e nel nord-est vi sono colline e rilievi di modesta altezza e la parte centro-orientale del paese è una vasta e fertile pianura che fu la culla della civiltà cinese. I grandi fiumi cinesi. I maggiori fiumi hanno origini in Tibet e scorrono per lo più da ovest verso est o da nord verso sud. Il Chang Jiang (o Fiume Azzurro, 5800 km) e lo Huang He (o Fiume Giallo, 4845 km) dall’Himalaya si dirigono verso il mar Giallo: a questi fiumi e ai loro affluenti si deve la formazione della vasta pianura alluvionale centro-orientale. Sempre nella regione tibetana nascono il Brahmaputra e i principali fiumi della penisola indocinese (Mekong e Fiume Rosso). A nord, l’Amur segna per un lungo tratto il confine tra Cina e Federazione Russa. In gran parte della Cina il clima è continentale, con inverni rigidi e asciutti ed estati molto calde e più piovose. La distanza dai mari e la presenza di alte montagne conferiscono al Tibet un clima secco con scarsissime precipitazioni e temperature basse tutto l’anno. La regione sud-orientale beneficia ancora dell’influenza dei monsoni (vedi a p. 224) e gode di un clima umido, di tipo subtropicale. Le coste sul mar Cinese Orientale sono spesso esposte a violenti tifoni. Il clima. Un paesaggio dell’altopiano del Tibet al confine con il Nepal. Le cime arrotondate della regione di Guilin, nella Cina meridionale. 275 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:14 Pagina 276 Asia 2 Il paese più popolato del mondo Lingua cinese Religione religioni popolari cinesi (20,1%), buddhisti (8,5%), cristiani (6%), musulmani (1,4%), atei (63,9%) Numero di figli per donna 1,7 Popolazione < 15 anni 21,4% Popolazione > 60 anni 10,8% Speranza di vita M 70, F 74 ISU 0,768 (81° posto nel mondo) La Cina è una repubblica popolare, governata dal Partito comunista. Alla fine degli anni Novanta del XX secolo sono tornate sotto la sovranità cinese le ultime due colonie europee: Hong Kong e Macao (vedi la scheda a p. 279). Esse godono di uno statuto speciale: il governo cinese si è impegnato a garantire per cinquant’anni il rispetto del loro sistema economico e sociale. La Repubblica Popolare Cinese considera Taiwan alla stregua di una provincia ribelle e continua a rivendicare la sovranità sull’isola di Formosa. La Cina è il paese più popoloso al mondo (oltre 1,3 miliardi di abitanti), nonostante da decenni il governo abbia avviato una politica di limitazione delle nascite, ponendo il limite di un solo figlio per coppia (chi ne procrea di più va incontro a pesanti sanzioni economiche). La popolazione cinese è molto giovane; purtroppo la limitazione delle nascite ha aggravato il triste fenomeno della soppressione delle femmine (considerate un peso inutile per la famiglia) attraverso l’aborto selettivo, nonostante tale pratica sia proibita dal governo. La politica di controllo delle nascite ha incontrato molte resistenze tra le ben 56 minoranze etniche cinesi, che temono di essere completamente assorbite dagli han, l’etnia di gran lunga prevalente (91,6% della popolazione). La lingua ufficiale è il cinese mandarino (dialetto di Pechino); alcune lingue minoritarie sono ufficialmente riconosciute a livello provinciale. Le politiche di limitazione delle nascite. La lunga storia della Cina territorio della Cina è abitato da tempi remotissimi: già 600 000 anni fa vi viveva Homo erectus. Intorno al VII millennio a.C. nella valle dello Huang He sorsero villaggi in cui era praticata l’agricoltura, dai quali si sviluppò la prima civiltà urbana cinese. I primi documenti scritti risalgono al XIII secolo a.C. circa. Il L’unificazione dell’impero e le grandi dinastie cinesi. Per molti secoli la Cina fu divisa in stati feudali, spesso in lotta tra loro; solo nel 221 a.C. Qin Shi Wang, il primo imperatore della dinastia Qin, unificò la Cina in un unico impero, avviando anche la costruzione della ciclopica Grande Muraglia per difendere il regno dalle invasioni dei nomadi delle steppe settentrionali. Ma l’impero Qin fu di breve durata: nel 206 a.C. salì al potere la dinastia Han, che lo mantenne fino al 220 d.C. Il periodo Han è ritenuto uno dei più splendidi della civiltà cinese; questi sovrani estesero la propria influenza politica e culturale su Corea, Tibet, Vietnam, Mongolia e Asia centrale. Nei secoli successivi più dinastie si alternarono sul trono imperiale cinese e spesso l’impero si divise in regni indipendenti. Tra il 1271 e il 1368 i mongoli conquistarono la Cina; ad essi seguirono le dinastie Ming (1368-1644) 276 e Qing (1666-1911), durante il cui governo iniziarono i contatti con le potenze europee e il declino dell’autorità imperiale. I contrasti con gli europei e la nascita della repubblica. Nel XIX secolo, infatti, le potenze europee costrinsero il governo imperiale ad abolire le restrizioni al commercio e a permettere la creazione di stanziamenti europei nelle principali città cinesi. Un tratto della Grande Muraglia, che si sviluppa per oltre 2000 km nella Cina settentrionale. Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 277 Cina Fede religiosa e ateismo di stato. Suddivisioni amministrative e densità di popolazione Dal punto di vista religioso, sebbene prevalga l’ateismo, propagandato dallo stato, un quinto della popolazione è ancora fedele alle religioni tradizionali (confucianesimo e taoismo). Nella regione nord-occidentale del Sinkiang vivono numerosi musulmani, di etnia uighur (di origine turca), mentre i cristiani – la cui presenza nel paese risale almeno al VII secolo d.C. – sono diffusi soprattutto nelle grandi città. Una popolazione irregolarmente distribuita. La popolazione cinese vi- ve ancora per lo più nelle campagne e si concentra soprattutto nelle regioni centro-orientali, mentre quelle centrooccidentali e quelle settentrionali, a causa del clima inospitale, sono poco abitate – se non quasi del tutto disabitate – sebbene il governo incoraggi la popolazione a spostarsi dalle aree sovrappopolate a quelle più spopolate. Parallelamente alla debolezza della dinastia e al crescere dell’ingerenza europea negli affari interni cinesi crebbe anche il sentimento nazionalistico, che sfociò dapprima nella rivolta antieuropea dei Boxer (1899-1901) e poi nel colpo di stato con cui venne proclamata la Repubblica cinese (1912). Seguì un decennio di anarchia, ma negli anni Venti l’energico leader del Partito nazionalista Chiang Kai-shek, grazie anche all’alleanza con il Partito comunista, riuscì a riunire gran parte del paese. La Lunga marcia. Nel 1927 Chiang Kai-shek si volse contro il Partito comunista, costringendo i suoi militanti ad abbandonare le basi nel sud e nell’est del paese per rifugiarsi nelle inospitali regioni del nord, in quella che è conosciuta come la «Lunga marcia»: nel 1934-35 centinaia di migliaia di militanti percorsero a piedi 12 500 km, decimati dagli attacchi dei nazionalisti e delle tribù ostili ai cinesi, dalla mancanza di rifornimenti e dalle difficoltà del cammino. Circa 300 000 militanti iniziarono la ritirata, solo 40 000 la conclusero. Le due Cine. Le ostilità tra comunisti e nazionalisti terminarono nel 1937 a causa dell’invasione giapponese, durante la quale morirono almeno 21 milioni di cinesi. Al termine di tale terribile conflitto riesplose la guerra civile, ma questa volta i comunisti, guidati da Mao Zhedong e appoggiati dall’Unione Sovietica, ebbero la meglio; nel 1949 Chiang Kai-shek e i suoi sostenitori si rifugiarono sull’isola di Taiwan, proclamando la Repubblica della Cina Nazionale, sotto la protezione degli Stati Uniti. Il 1° ottobre 1949 nacque ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese. Venne abolita la proprietà privata delle terre e delle industrie e imposta la gestione statale di ogni forma di attività economica. Verso la Cina di oggi. Mao Zhedong morì nel 1976; il suo successore, Deng Xiaoping, avviò una serie di riforme economiche (creazione delle zone economiche speciali – ZES – aperte agli investimenti stranieri, privatizzazione delle terre e delle imprese industriali e commerciali; vedi a pag. 280) che resero più efficiente il sistema economico cinese, consentendo una crescita dei redditi e della produttività. Era l’inizio del boom economico cinese, che nei primi anni del XXI secolo ha portato il paese tra le grandi potenze economiche mondiali; ma il benessere ha per ora raggiunto solo una piccola parte della popolazione. La liberalizzazione in campo economico non ha avuto effetti in campo politico e sociale; il partito comunista mantiene un ferreo controllo sulla società e reprime ogni forma di dissenso. Nel 1989 l’esercitò pose brutalmente fine alla protesta studentesca che chiedeva aperture democratiche: tra le migliaia di giovani che protestavano pacificamente in piazza Tienanmen, nel cuore di Pechino, vi fu un numero imprecisato di morti e migliaia di feriti. 277 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:14 Pagina 278 Asia 3 Le maggiori metropoli Solo poco più di quattro cinesi su dieci vivono nei centri urbani. Questo non significa che in Cina non esistano grandi città, anzi vi sono alcune tra le aree metropolitane più affollate (e, purtroppo, più inquinate) del pianeta. La capitale della Cina è Pechino (Beijing); fondata nel I millennio a.C., divenne capitale dell’impero nel XIII secolo d.C. sotto i sovrani mongoli, che la scelsero per la sua posizione, più vicina alle loro terre d’origine. Al centro dell’insediamento sorge la famosa Città Proibita, il vasto palazzo imperiale la cui costruzione iniziò nel XV secolo: comprende più di 800 edifici e 8000 ambienti che ospitavano l’imperatore e la sua corte, separati dal resto del paese da mura possenti. Negli ultimi decenni il volto architettonico di Pechino – secondo polo industriale e principale centro politico, amministrativo e culturale del paese – è molto cambiato: la crescente prosperità economica e le moderate aperture del governo alle influenze occidentali hanno fatto fiorire la città di edifici modernissimi. La capitale. Veduta notturna di una via centrale di Pechino. Chongqing è l’unica grande area metropolitana nella parte occidentale del paese; nei progetti governativi dovrà servire da «testa di ponte» per lo sviluppo economico delle province occidentali, tra le meno sviluppate della Cina. Fondata nell’XI secolo a.C., dal 1937 al 1945 fu capitale della Cina nazionalista. Posta a monte della ciclopica diga delle Tre Gole (vedi la scheda a p. 284), è il maggior porto fluviale della Cina; la regione circostante è ricca di risorse minerarie (carbone, gas naturale, stronzio) e nella metropoli ha sede il più grande centro asiatico di produzione dell’alluminio. La più grande metropoli del mondo. Shanghai sorge alla foce del Chang Jiang; cittadina di provincia fino al XIX secolo, in seguito all’apertura al commercio estero e alla concessione di territori alle potenze straniere, divenne il principale porto cinese e uno dei maggiori del mondo. Lo sviluppo moderno è iniziato con le riforme del 1992, ma da allora prosegue ininterrotto e tumultuoso, tanto che oggi Shanghai rivaleggia con Hong Kong quale principale centro economico del paese. Il principale centro economico cinese. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ Chongqing Shanghai Pechino Tientsin Hong Kong Canton Wuhan ABITANTI (AREA METROPOLITANA) 31 300 000 17 110 000 14 560 000 10 110 000 6 936 000 4 653 000 4 593 000 I palazzi del centro di Canton. 278 La principale metropoli del sud. Canton (Guangzhou), sul delta del Fiume delle Perle, è un attivo porto, al centro di una delle aree maggiormente industrializzate della Cina. Le sue origini risalgono al III secolo a.C.; negli ultimi anni ha conosciuto un profondo rinnovamento architettonico e urbanistico, anche se una parte significativa dei suoi abitanti continua a vivere sulle tradizionali case galleggianti. Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 279 Cina Hong Kong territorio di Hong Kong (Xianggang in cinese) si trova all’estremità sud-orientale del lungo estuario del Fiume delle Perle (Cina meridionale). L’area è per lo più montuosa e con pochi terreni edificabili, per cui la città si è in gran parte sviluppata in altezza, con innumerevoli grattacieli. La zona è abitata fin dal Neolitico e durante la conquista mongola vi trovò rifugio la corte imperiale cinese; ma balzò alla ribalta mondiale durante la prima guerra dell’Oppio, quando l’isola di Hong Kong fu occupata dagli inglesi. Nel 1898 l’isola, insieme alla vicina penisola di Kowloon e al territorio retrostante (i cosiddetti «Nuovi Territori»), venne ceduta al Regno Unito per 99 anni: la concessione è scaduta nel 1997, tuttavia il governo cinese ha garantito per un periodo di cinquant’anni il rispetto dell’autonomia economica e sociale di Hong Kong, riservandosi le decisioni nel campo della difesa e della politica estera. La dominazione inglese trasformò il territorio in un trafficatissimo porto e vi sviluppò un attivo apparato industriale. Con il ritorno sotto la sovranità cinese Hong Kong, pur restando un porto importante, ha trasformato la propria economia, delocalizzando molte attività industriali nella vicina ZES di Shenzhen e specializzandosi nel settore terziario, (commercio, servizi finanziari). Il reddito pro capite di Hong Kong è uno dei più alti al mondo. Il Macao acao sorge su una penisola all’estremità sudoccidentale dell’estuario del Fiume delle Perle, praticamente di fronte a Hong Kong. Nel XVI secolo i portoghesi vi stabilirono un insediamento commerciale per il quale pagavano un tributo annuale all’imperatore cinese; fino al XIX secolo la città fu il principale porto attraverso cui passava il commercio estero cinese (particolarmente redditizi i traffici con il Giappone, paese con cui la Cina non aveva contatti diretti). Nel 1849 il Portogallo dichiarò Macao territorio d’oltremare e cessò di pagare il tributo; tuttavia l’insediamento degli inglesi a Hong Kong, che ha un porto migliore, ridusse l’importanza di Macao come centro commerciale internazionale. Nel 1999 Macao è tornata sotto la sovranità della Cina, che ne ha garantito l’autonomia economica per cinquant’anni. Oggi l’economia di Macao dipende in gran parte dal turismo, attirato dai numerosi casinò, e dalle attività bancarie; vi sono anche industrie tessili e dell’abbigliamento. M Un hotel con annesso casinò a Macao. Un passo in avanti Le ex colonie europee L’interno del modernissimo aeroporto di Hong Kong, costruito su progetto dell’architetto di fama internazionale N. Foster. 279 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 1703 $ (UE a 25: 26 927 $) 16:14 Pagina 280 Asia 4 L’economia Nel corso dei primi anni del XXI secolo la Cina ha conosciuto un eccezionale sviluppo economico, che l’ha portata a divenire la quinta potenza mondiale e a suscitare la preoccupazione delle nazioni a economia più avanzata. Al contrario di quanto è successo nell’Unione Sovietica, il governo comunista cinese ha saputo introdurre nel suo sistema economico elementi di novità quali la proprietà privata o la libera iniziativa, che hanno stimolato la ben nota intraprendenza economica dei cinesi, senza tuttavia rinunciare al ferreo controllo della politica e della società. Al termine della guerra civile contro i nazionalisti (1949) il governo comunista abolì la proprietà privata dei mezzi di produzione (terre e capitali) e proibì la libera iniziativa. Alle prime riforme del 1979, che reintrodussero la proprietà privata nell’agricoltura e che aprirono l’economia cinese agli scambi con l’Occidente, introducendo le Zone economiche speciali (ZES), ne seguirono altre nel 1997, con la privatizzazione delle grandi imprese pubbliche. Un incredibile sviluppo economico. Il fatto di essere divenuta una potenza economica non ha però risolto i problemi della Cina, anzi ne ha enfatizzato gli squilibri. Osserviamo le carte che illustrano le attività produttive (vedi alle pagine 281-82): notiamo subito la forte differenza di sviluppo tra la parte orientale, più evoluta, e quella occidentale. Anche lo sviluppo industriale non è uniforme, ma riguarda soprattutto le aree costiere, più facilmente raggiungibili. Inoltre il marcato sviluppo industriale ha accentuato le differenze economiche e sociali tra i lavoratori – costretti spesso a lavorare in condizioni di sfruttamento e di scarsa sicurezza – e i «nuovi ricchi», il cui livello di benessere è ormai paragonabile a quello dei paesi occidentali. L’intenso sviluppo agricolo e industriale ha comportato pesanti risvolti a livello ambientale: all’inizio del XXI secolo sette delle dieci città più inquinate del mondo sono cinesi. L’uso intensivo del carbone per generare energia, la mancanza di severi controlli sulle emissioni, la realizzazione di enormi opere pubbliche (come la diga delle Tre Gole, che ha sconvolto uno delle più belle regioni naturali cinesi; vedi la scheda a p. 284) hanno gravi ripercussioni sulla salute pubblica e sul degrado dell’ambiente, non solo localmente, ma su scala planetaria. Uno sviluppo non omogeneo. Terrazzamenti per lo sfruttamento dei terreni agricoli nell’altopiano del Loess (Cina settentrionale). Glossario ZES (Zona economica speciale) Regione dotata di leggi in materia di economia diverse da quelle vigenti nella nazione di appartenenza. Le ZES sono di solito create per attrarre maggiori investimenti stranieri; oltre che in Cina ne esistono in altri paesi, tra cui India, Polonia, Kazakistan, Filippine e Russia. Le ZES cinesi sono Shenzhen, Zhuhai e Shantou (provincia del Guangdong), Xiamen (provincia del Fujian) e la provincia dell’Hainan. 280 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 281 Cina Il settore primario ha un grandissimo peso nell’economia cinese: tuttora impiega il 49% della forza lavoro e partecipa per il 13% alla formazione del PIL. Già tali due cifre sono sufficienti a evidenziare il principale problema dell’agricoltura cinese: la scarsa produttività. Prima delle riforme del 1979, i lavoratori agricoli erano organizzati in cooperative: lo scarso impiego di macchinari moderni e di fertilizzanti rendeva necessario l’impiego di moltissima manodopera. La riforma del 1979 permise la proprietà privata della terra e la libera vendita sul mercato dei prodotti, incentivando così il ricorso a macchinari e a fertilizzanti per aumentare la produzione. Da allora il numero di addetti al settore è andato costantemente calando e la produttività è aumentata: nel 1984 la Cina raggiunse finalmente l’autosufficienza alimentare e da allora è in testa alle classifiche delle produzioni di quasi tutti i principali prodotti agricoli, favorita anche dalla presenza di terreni molto fertili e da una varietà di climi che permette produzioni molto differenziate, sebbene solo un quarto delle aziende agricole sia organizzato secondo criteri moderni. La Cina è, comunque, il maggior produttore al mondo di frumento, riso, patate, patate dolci, arachidi, tè, tabacco, frutta, cotone e lino ed è ai primi posti per la produzione di mais, soia, oli vegetali e canna da zucchero. È anche il paese dove si allevano più ovini, caprini, suini e volatili e il terzo per numero di bovini; il settore della pesca produce oltre un terzo dell’intera produzione mondiale; dalle foreste si ricavano grandi quantità di legname e di caucciù. Il settore primario. Alcune contadine piantano il riso nel distretto di Menghai (Cina sud-occidentale). Le attività economiche principali aree coltivate campagna urbanizzata boschi, prati e pascoli aree incolte frumento riso tè ortofrutta legname bovini ovini suini pesca industria conserviera birra tabacco 281 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo L’interno di un’acciaieria a Pechino. 16:14 Pagina 282 Asia Il settore secondario. L’industria, in particolare quella manifatturiera, è stato il motore dello sviluppo dell’economia cinese. Dopo la seconda guerra mondiale la Cina, che era un paese molto arretrato dal punto di vista industriale, avviò un programma di industrializzazione basato sulla siderurgia e sulla meccanica, favorito anche dalle abbondanti risorse minerarie. Il sottosuolo della Cina, infatti, è ricco di carbone, petrolio, gas naturale, ferro, oro, argento, zinco, piombo, stagno, bauxite, zolfo e fosfati naturali. Alla fine degli anni Settanta la creazione delle ZES e l’apertura agli investimenti stranieri ha dato il via allo sviluppo dell’industria manifatturiera; inizialmente rivolta soprattutto all’esportazione, la produzione è oggi sostenuta anche da un vivace mercato interno, grazie alle migliorate condizioni di vita di parte della popolazione. Le ZES sono quasi tutte localizzate presso le coste o lungo i fiumi navigabili, per facilitare le comunicazioni e il trasporto dei materiali. Da un lato l’industria cinese si è specializzata nelle produzioni di massa, di scarsa qualità ma di bassissimo costo, che hanno invaso i mercati di tutto il mondo, dall’altro ha puntato sull’industria ad alta tecnologia, i cui prodotti costituiscono il 30% dei manufatti esportati. L’enorme quantità di energia elettrica necessaria all’apparato industriale cinese è fornita per quasi l’80% da centrali termoelettriche funzionanti a carbone, altamente inquinanti. Per ridurre la dipendenza dal carbone, il governo ha avviato un programma che prevede l’incremento della produzione idroelettrica (oggi il 15% del totale) attraverso la costruzione di nuove dighe, e lo sviluppo del nucleare, con la costruzione di 30 nuove centrali entro il 2020. Le attività economiche principali aree industriali centrali elettriche oleodotti raffinerie chimica siderurgia meccanica, elettrotecnica informatica, elettronica tessile e abbigliamento cantieristica 282 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 283 Cina ENERGIA ELETTRICA prodotta 1 907 384 importata 2980 esportata 10 339 GWh GWh GWh Prima del grande boom economico, la produzione di sete pregiate era un punto di eccellenza del settore secondario cinese; nella fotografia, un setificio a Wanxian (Cina centrale). Il commercio interno ed estero è in continua crescita e la bilancia commerciale è largamente attiva. La rete delle comunicazioni è però ancora largamente insufficiente: i trasporti di merci e persone avvengono soprattutto tramite ferrovie e vie d’acqua interne; la rete stradale è sviluppata in modo soddisfacente solamente nelle regioni costiere. Anche il turismo è in continua crescita: con quasi 42 milioni di visitatori all’anno la Cina è il quarto paese più visitato al mondo, potendo contare su grandi attrazioni quali i paesaggi naturali, Pechino e le altre città storiche, la Grande Muraglia, le tombe degli imperatori Ming e i siti archeologici. Il settore terziario. SOCIETÀ medici laureati computer CINA UE 1,6 1,4 41 3,2 7,3 318 dati sulla base di 1000 abitanti Turisti in visita al mausoleo dell’imperatore Hongwu, fondatore della dinastia Ming, a Nanchino. 283 Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:14 Pagina 284 Asia Leggiamo insieme La grande diga e la grande estinzione È stata inaugurata in Cina la diga delle Tre Gole. Gli alti costi umani ambientali ed ecologici valgono i benefici economici? la più grande diga del mondo. Ed è considerata anche la più pericolosa. Perché è stata costruita lì, nel cuore della Cina, a interrompere e a frammentare in mille pezzi un luogo ove è massima la biodiversità. Stiamo parlando della grande diga delle Tre Gole, costruita nella provincia cinese dello Hubei per interrompere il flusso, che ormai in prossimità della pianura sta per diventare placido, dello Yangtze, il grande Fiume Azzurro. Lunga 2335 metri e alta, nel suo punto massimo, 185, la diga ha iniziato ad allagare un invaso che, a regime, si estenderà per oltre 436 km di lunghezza, coprirà una superficie superiore ai mille km2 e conterrà 22,15 miliardi di metri cubi di acqua. Il più grande bacino artificiale del pianeta intanto ha già iniziato a inghiottire 13 città, 116 villaggi e uno dei paesaggi più belli del paese della seta. […] È Un battello in navigazione sul Fiume Azzurro nella regione delle Tre Gole. 284 La Grande Diga sorge proprio dove c’è la Grande Riserva: la riserva delle Tre Gole, che si estende per 58 000 km2, una superficie grande quanto l’intera Italia meridionale (isole escluse). L’area è, manco a dirlo, la più ricca in biodiversità dell’intera Cina. E una delle più ricche, per genere e famiglie, del mondo. Ospita, per esempio, 6388 specie di piante superiori, che appartengono a 1508 diversi generi e a 238 diverse famiglie. Insomma la riserva, pur coprendo solo lo 0,6% del territorio cinese, ospita oltre il 20% di tutte le piante produttrici di semi della Cina. Il 57% di queste piante è considerato in via di estinzione. […] Che ne sarà di tutto ciò? […] La Grande Diga determinerà una grande estinzione? Alcuni indizi ci portano a credere di sì. […] Capire gli effetti di un’azione umana sugli ecosistemi è necessario. Ma occorre anche avere ben chiare le cause. Perché la Cina ha deciso di costruire quella che è considerata la peggiore tra le 20 dighe peggiori del mondo? La prima risposta è, ovviamente, quella più banale. Per ottenere energia elettrica. Un’energia necessaria a sostenere la più dinamica economia del pianeta, che da qui a qualche anno trasformerà un paese povero nella più grande economia del mondo. Con 26 turbine da 700 megawatt a regime, nel 2009, il sistema delle Tre Gole produrrà 84,7 miliardi di kilowattora ogni anno. Più o meno quanto una ventina di centrali nucleari. Si tratta solo di una frazione dell’energia necessaria alla Cina. Ma una frazione significativa, che si inquadra nel tentativo cinese di aumentare la sua indipendenza energetica. Che, come tutti sanno, significa anche autonomia geopolitica. Il progetto della grande diga delle Tre Gole persegue almeno altri due antichi obiettivi […]: migliorare la navigazione interna del paese e prevenire le periodiche inondazioni del Fiume Azzurro. Nei prossimi mesi il primo obiettivo potrà essere raggiunto e navi fino a 10 000 tonnellate di stazza potranno navigare dal Pacifico fino alla città di Chongqing, almeno nella stagione umida che è quella estiva, risalendo in tre ore le cinque chiuse del bacino. Il secondo è tutt’altro che certo. Perché, dicono i critici della grande diga, per quanto titanico il bacino delle Tre Gole non tratterrà che il Sez3_da270a285_Cina_3e 16-02-2007 16:14 Pagina 285 Cina 10% della portata che ha lo Yangtze nella stagione della piogge. Sia perché a produrre le inondazioni non è tanto il Fiume Azzurro, quanto i suoi tributari che si trovano a valle delle Tre Gole e, quindi, della Grande Diga. [Tratto da P. Greco, in www.scienzaesperienza.it, 19 giugno 2003] Cerimonia modesta per il completamento della diga delle Tre Gole I costruttori della diga delle Tre Gole, il più grande progetto idroelettrico del mondo, hanno partecipato sabato a una cerimonia modesta per marcare il completamento dei lavori del genio civile della diga. L’impresa di costruzioni China Yangtze River Three Gorges Developpement Corp. ha scelto una maniera modesta per celebrare l’avvenimento, costata qualche migliaio di yuan. «Benché la costruzione della diga sia completata, la costruzione degli edifici accessori e la messa in opera dei gruppi elettrogeni continueranno fino al 2008» ha spiegato Li Yong’an, direttore generale della compagnia. […]. La diga delle Tre Gole si stende sul corso medio e superiore del fiume Yangtze (6360 km). È costruita sulle tre gole Qutang, Wuxia e Xiling lungo 200 km: si tratta di una destinazione turistica conosciuta nel mondo per la bellezza dei paesaggi e un gran numero di vestigia culturali e storiche. Con l’approvazione del 3 aprile 1992 da parte della quinta sessione della settima Assemblea popolare nazionale (parlamento cinese), questo progetto è stato ufficialmente lanciato il 14 dicembre 1994 in presenza dell’anziano Primo ministro Li Peng. L’investimento totale del progetto è di 126 miliardi di yuan (16 miliardi di dollari), comprese le spese destinate alla costruzione della diga, alla rilocazione degli abitanti e all’installazione delle attrezzature di trasmissione dell’elettricità. Il progetto si stende su una superficie di 1084 km2 con una diga di 2309,47 m di lunghezza costruita con 27,15 milioni di metri cubi di cemento e 530 000 tonnellate di acciaio. La capacità di tenuta dell’acqua aumenterà a 39,3 miliardi di metri cubi, con un dislivello di 120 m tra il bacino a monte e il livello del fiume a valle. […] 26 gruppi di generatori di una capacità installata di 18,2 milioni di KW sono e saranno installati sulle due rive, 14 sulla riva sinistra e 12 su quella destra. I 14 gruppi della riva sinistra sono già in opera mentre i 12 della riva destra, in corso di installazione, entreranno in funzione L’immagine da satellite evidenzia la posizione e l’imponenza della diga della Tre Gole. nell’agosto del 2007. Quando tutte le centrali saranno installate, la Cina potrà economizzare un consumo di carbone tra 400 e 500 milioni di tonnellate per anno. Un ascensore è stato installato nella chiusa per issare le navi di 3000 tonnellate mentre quelle più grandi seguiranno la chiusa a cinque livelli. La diga ha totalmente o parzialmente cancellato 13 città e 1,13 milioni di abitanti sono stati trasferiti e rialloggiati in altre città e province del paese. La costruzione di questa opera, un tempo solo un sogno per i cinesi, era stata pensata circa cento anni fa da Sun Yat-sen, il padre della Repubblica Cinese, ma anche dal fondatore della Repubblica Popolare Mao Zhedong 50 anni fa. [Tratto da www.cinaoggi.it, 22 maggio 2006] Chiave di lettura 1. In queste pagine hai letto due articoli che parlano dell’inaugurazione della grande diga delle Tre Gole. Ti pare che in essi vengano espressi gli stessi concetti? 2. Chi ha scritto gli articoli è favorevole o contrario alla faraonica opera? 3. Quali dati fanno capire la grandiosità del progetto? 4. Quali aspetti positivi dovrebbe comportare la costruzione della diga? Quali aspetti negativi? 5. Perché moltissimi cinesi hanno dovuto trasferirsi a seguito della costruzione dell’impianto? 285 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:16 Pagina 286 Asia GIAPPONE Superficie (km2) 372 824 Popolazione (ab.) 127 757 000 Densità (ab./km2) 343 Popolazione urbana (%) 78,9 forma di governo capitale moneta sigla internazionale 286 UE 3 970 450 490 490 600 114 72,9 Monarchia costituzionale Tokyo (8 483 000 abitanti) yen (100 sen) J La bandiera giapponese è formata da un cerchio rosso al centro di un campo bianco. Il disco rosso rappresenta il sole che sorge: in Giappone la bandiera è infatti chiamata Hinomaru (disco solare) o Nisshoki (bandiera del sole). L’adozione del disco rosso come simbolo imperiale (l’imperatore del Giappone è considerato discendente della dea del sole Amaterasu) viene fatta risalire al XIII secolo e ai tentativi di invasione da parte dei mongoli. La bandiera moderna venne adottata nel 1870, ma il suo uso è stato ufficialmente ratificato solamente nel 1999. La bandiera di guerra aggiunge al disco solare 8 o 16 raggi. La bandiera GIAPPONE Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:16 Pagina 287 Giappone 1 Il paese del Sol Levante Il lago Mashu, nel Parco nazionale di Akan (isola di Hokkaido). Il Giappone è un arcipelago formato da quattro isole principali (da nord a sud: Hokkaido, Honshu, Shikoku e Kyushu) e circa 3000 isole minori; a nord le quattro isole principali separano il mar del Giappone (a ovest) dall’oceano Pacifico (a est); a sud, le isole Ryukyu delimitano il mar Cinese Orientale. Le isole maggiori rappresentano il relitto di un’antica catena montuosa, un tempo parte del continente asiatico; di conseguenza il territorio è quasi interamente occupato dai rilievi (le Alpi Giapponesi), con poche e limitate pianure. Numerosi sono i vulcani (165, di cui una sessantina attivi) e uno di essi, il celebre Fuji Yama, è anche la cima più alta del paese (3776 m). I fiumi hanno corso breve e rapido; numerosi sono i laghi di origine vulcanica. A sud l’arcipelago delle Ryukyu è formato da centinaia di isole di origine corallina o vulcanica; la principale è Okinawa. A nord di Hokkaido si trovano le isole Curili, appartenenti alla Federazione Russa ma in parte rivendicate dal Giappone. L’arcipelago Giapponese si trova sulla «cintura di fuoco» del Pacifico e ai margini della placca continentale eurasiatica ed è una zona fortemente sismica. Il clima e la natura. Il Giappone è molto esteso nel senso della latitudine e questo determina condizioni climatiche molto varie, dal clima subtropicale delle Ryukyu a quello rigido, soprattutto in inverno, di Hokkaido. In generale, la parte centrale e settentrionale dell’arcipelago subisce l’influenza della corrente fredda delle Curili, che mitiga le alte temperature estive, e dei freddi venti siberiani, che in inverno fanno scendere la temperatura sotto lo zero e portano la neve su Hokkaido e il nord di Honshu. Le regioni meridionali, invece, dal clima mite, risentono dell’azione dei monsoni e della corrente calda di Kuro Shiwo, che diventa subtropicale all’estremità meridionale del paese. Su tutto l’arcipelago sono abbondanti le precipitazioni, in particolare nelle regioni sottoposte ai monsoni. Le condizioni climatiche, la conformazione del territorio (poco adatto all’agricoltura) e il profondo rispetto per la natura che è proprio dei giapponesi, fanno sì che il 68% del territorio sia coperto da boschi e foreste e il 14% sia tutelato in parchi e riserve naturali. L’Aso, nell’isola di Kyushu, è il più alto vulcano tuttora attivo in Giappone (1592 m). Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:16 Pagina 288 Asia La lunga storia del Giappone oco è noto delle fasi più antiche della storia del Giappone. Circa 10 000 anni prima di Cristo vivevano sull’isola popolazioni di cacciatori-raccoglitori, in parte imparentate con gli attuali ainu. Successive migrazioni dal continente e dalle isole asiatiche introdussero l’agricoltura e la lavorazione dei metalli. P Soldati giapponesi scavano trincee durante l’occupazione della Manciuria. Secondo la tradizione giapponese il primo imperatore iniziò a regnare nel 660 a.C.; quasi tutti gli storici, però, ritengono inverosimile tale data e pongono la nascita dell’impero intorno al V secolo d.C. Nel 552 venne introdotto il buddhismo, che si diffuse rapidamente, spesso fondendosi con le credenze dello scintoismo, la religione tradizionale giapponese. Gradualmente il potere imperiale si impose sulle isole principali (tranne Hokkaido), mentre venivano stabiliti contatti commerciali e politici con la Corea e la Cina. Nel 1192 il potere effettivo passò dalle mani dell’imperatore a uno shogun, esponente delle famiglie nobili più potenti del paese. Così, per 675 anni gli shogun 288 esercitarono il potere, mentre nel paese si instaurava una società di tipo feudale, che vedeva ai vertici i nobili (daimyo) e la casta militare dei samurai, mentre i settori produttivi (commercianti, artigiani e contadini) non godevano di alcun potere politico. L’arrivo degli europei. Nel XVI secolo giunsero i primi navigatori europei; san Francesco Saverio vi introdusse il cristianesimo (1548). L’invadenza degli occidentali provocò la reazione dello shogun, che proibì il cristianesimo e cacciò tutti gli stranieri, ad eccezione di olandesi e cinesi, confinati però su un’isoletta nel porto di Nagasaki. Nel 1853 una flotta militare statunitense impose con la forza l’apertura dei porti al commercio straniero; nel 1867 l’imperatore Mutsuhito pose fine al governo degli shogun e riprese il potere, avviando la rapida modernizzazione del paese. L’espansione del Giappone. Alla fine del XIX secolo iniziò l’espansione militare del Giappone; bisognoso di materie prime per le sue nascenti industrie, approfittando della debolezza della Cina, nel 1894 il Giappone invase la Corea (trasformata in colonia nel 1910) e l’isola di Formosa. Si rivolse poi verso la Manciuria (nell’attuale Cina nord-orientale), ricca di carbone, entrando in concorrenza con la Russia. Il contrasto sfociò in guerra aperta (1904) e la vittoria impose il Giappone come potenza emergente. L’età contemporanea. Nel 1937 ebbe inizio l’invasione della Cina, a cui fece seguito, nel periodo 194145, l’occupazione di gran parte dell’Asia sud-orientale e di alcuni arcipelaghi dell’Oceania. Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki misero però definitivamente fine alle ambizioni giapponesi; gli Stati Uniti imposero al Giappone la smilitarizzazione e l’adozione di istituzioni democratiche: l’imperatore perse le sue prerogative divine, vennero legalizzati i partiti politici e creato un sistema parlamentare, che permisero al paese di ritornare a essere una grande potenza. Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:16 Pagina 289 Giappone 2 Una popolazione molto omogenea Il Giappone è oggi una monarchia costituzionale, ma fino al 1946 l’imperatore veniva considerato di origine divina e godeva di amplissimi poteri. Dal punto di vista etnico, la popolazione giapponese è una delle più omogenee al mondo: ben il 98,5% è infatti di origine giapponese; il rimanente 1,5% è rappresentato da immigrati (coreani, cinesi, filippini, brasiliani). L’unica minoranza indigena (0,01% della popolazione) è costituita dagli ainu, discendenti delle popolazioni che un tempo abitavano gran parte dell’arcipelago e oggi relegati nell’isola di Hokkaido; la loro cultura e la loro lingua sono ormai in via di estinzione. Il giapponese è la lingua ufficiale; sull’isola di Okinawa si parla una lingua sviluppatasi indipendentemente dal giapponese. Anche in campo religioso si registra una grande omogeneità: oltre il 90% della popolazione segue i princìpi dello scintoismo (religione nazionale giapponese) o del buddhismo, due fedi che si sono profondamente influenzate nel corso dei secoli. La società giapponese è la più anziana al mondo dopo quella del Principato di Monaco: le persone con più di 60 anni sono infatti più del doppio dei giovani con meno di 15 anni e la speranza di vita è la più alta al mondo; l’età media della popolazione è di quasi 43 anni. La densità di popolazione è molto elevata, tuttavia le condizioni climatiche e le caratteristiche fisiche del territorio hanno determinato una distribuzione piuttosto irregolare: nell’isola di Hokkaido la densità è di soli 72 ab./km2, mentre nelle principali aree metropolitane è dalle 10 alle 17 volte più alta della media nazionale. Lingua giapponese Religione scintoisti e buddhisti (90,8%), cristiani (1,2%) Numero di figli per donna 1,3 Popolazione < 15 anni 13,7 % Popolazione > 60 anni 26,7 % Speranza di vita M 79, F 86 ISU 0,949 (7° posto nel mondo) L’entrata di un tempio scintoista a Kobe. I giapponesi sono il popolo più longevo del mondo; nella fotografia, due anziani di Kyoto. 289 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:17 Pagina 290 Asia Una veduta del modernissimo quartiere di Shinjuku a Tokyo. 3 Le città principali Quasi quattro giapponesi su cinque vivono in città. La rete urbana comprende due aree metropolitane molto estese (Tokyo e Osaka), una decina di città con più di un milione di abitanti e molte con più di 100 000 abitanti; in realtà, tranne Sapporo, tutte le maggiori città del Giappone fanno parte della vasta megalopoli chiamata «cintura del Pacifico» (circa 83 milioni di persone), che comprende la parte centro-meridionale di Honshu e la parte settentrionale di Shikoku e Kyushu. Tokyo («capitale orientale» in giapponese) divenne capitale del Giappone nel 1869, dopo essere stata per 263 anni residenza degli shogun, con il nome di Edo. Il suo sviluppo è coinciso con la modernizzazione del paese, che ha permesso di creare un efficiente sistema di comunicazioni su rotaia. Nel 1923 un violentissimo terremoto causò la morte di circa 140 000 persone ed estese distruzioni; la ricostruzione della città subì un arresto durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti aerei. Tokyo è poi cresciuta inglobando i villaggi circostanti, in modo spesso caotico e irrazionale. Si tratta dell’area urbana che produce il più alto reddito al mondo; la sua regione è il principale centro industriale, commerciale e culturale del paese e la sua Borsa valori è una delle più importanti al mondo. La capitale. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ ABITANTI Tokyo 12 571 000 * Osaka 8 817 000 * Yokohama 3 579 000 Sapporo 1 881 000 Kobe 1 525 000 Kyoto 1 475 000 Fukuoka 1 401 000 Kawasaki 1 327 000 Saitama 1 176 000 Hiroshima 1 155 000 * area metropolitana 290 Le altre grandi città. Sulla costa occidentale della baia di Tokyo si trova Yokohama, il primo porto giapponese aperto al commercio con gli occidentali (1859). Da allora la città è il secondo porto del Giappone. Osaka, la seconda città giapponese e una delle più antiche (fu fondata nel VII secolo), è un importante centro commerciale che forma con Kyoto – l’antica capitale, ricca di monumenti – e con Kobe – il maggiore porto del paese – un’unica conurbazione di oltre 18 milioni di abitanti. Sapporo è la principale città dell’isola di Hokkaido. Fondata nel 1868, è un importante centro commerciale, industriale e turistico. Hiroshima è tristemente famosa per essere stata il bersaglio della prima bomba atomica (6 agosto 1945), che rase al suolo i due terzi della città e uccise decine di migliaia di persone. Tuttavia la città è risorta dalle sue ceneri ed è oggi un grande centro industriale e città simbolo della lotta per l’abolizione delle armi nucleari, insieme a Nagasaki, su Kyushu, colpita tre giorni dopo Hiroshima dalla seconda bomba atomica. Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:17 Pagina 291 Giappone 4 L’economia Il Giappone è una delle principali potenze economiche mondiali ed è ai primi posti in quasi i settori industriali. L’industrializzazione del Giappone, avviata nella seconda metà del XIX secolo, raggiunse in breve tempo un altissimo tasso di sviluppo, soprattutto nel settore tessile. Negli anni Trenta del XX secolo la preparazione alla guerra favorì lo sviluppo dell’industria pesante (metallurgia e chimica) e di quella meccanica e la nascita dei grandi gruppi famigliari (zaibatsu). Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti statunitensi distrussero almeno un terzo dell’apparato produttivo industriale. Ma la ripresa fu rapidissima e negli anni Sessanta-Settanta conobbe un vero e proprio boom che riportò il Giappone tra le grandi potenze economiche. Nei due decenni successivi i prodotti giapponesi, soprattutto quelli legati all’elettrotecnica e all’elettronica, invasero i mercati mondiali. Il successo dell’economia giapponese è anche da attribuire all’attenta politica governativa: liberista all’interno, per stimolare la concorrenza, e protezionista verso l’esterno, per ridurre la concorrenza da parte delle produzioni straniere. Negli anni Novanta le proteste di Stati Uniti e Unione Europea hanno costretto il Giappone ad attenuare la politica protezionista. Alla fine del decennio una grave crisi finanziaria causò una fase di recessione: per la prima volta dal dopoguerra diminuirono le vendite e molte industrie si videro costrette a licenziare dei dipendenti. Negli ultimi anni, tuttavia, vi sono segnali di ripresa, con crescita del PIL, riduzione dell’ingente debito pubblico e aumento dei consumi. I successi dell’economia giapponese. L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 35 787 $ (UEa 25: 26 927 $) A causa della conformazione geografica del territorio, la superficie coltivabile è ridotta (13% del totale). L’agricoltura si fonda su imprese di piccole dimensioni, altamente meccanizzate e che adottano le più moderne tecniche agronomiche, che permettono un’alta produttività. Malgrado Il settore primario. La coltivazione in serra delle fragole nei pressi di Shizuoka (Honshu). 291 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:17 Pagina 292 Asia Il Giappone è l’ottavo produttore mondiale di tè; nella fotografia, enormi distese di piante di tè nell’isola di Kyushu. Lavori in un cantiere navale di Kure (Shikoku). ciò, la produzione agricola giapponese è insufficiente a soddisfare la richiesta interna e il paese è costretto a importare molti prodotti agricoli. Circa metà della superficie agricola è destinata alla coltivazione del riso; altre importanti piante alimentari sono frumento, soia, patata e patata dolce. Rilevante è la produzione di tè e agrumi, in gran parte destinati all’esportazione. L’allevamento è poco sviluppato, a differenza della pesca, una delle più redditizie al mondo, praticata da navi-officina che permettono il trattamento del pescato direttamente a bordo. Altri prodotti marini ampiamente sfruttati sono le alghe, utilizzate per l’alimentazione e per la concimazione dei campi, e le perle, per la cui coltivazione il Giappone è famoso in tutto il mondo. Il Giappone non dispone di rilevanti risorse minerarie: il sottosuolo ospita modeste quantità di carbone, petrolio, ferro, rame, zinco, oro, argento e altri minerali. L’apparato industriale giapponese dipende perciò Il settore secondario. 292 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:17 Pagina 293 Giappone Le attività economiche principali legname aree industriali autoveicoli bovini centrali elettriche pesca raffinerie aree incolte industria conserviera chimica meccanica, elettrotecnica informatica, elettronica carta, stampa, editoria frumento birra siderurgia cantieristica aree coltivate campagna urbanizzata boschi, prati e pascoli riso fortemente dalle importazioni, sia per il settore energetico sia per le materie prime. Per diminuire la dipendenza in campo energetico, il Giappone ha avviato un programma di potenziamento del settore nucleare, che già oggi produce oltre un quarto dell’energia elettrica del paese. L’industria è altamente diversificata e copre praticamente qualsiasi settore produttivo. Il sistema produttivo si basa sulla coesistenza di grandi gruppi industriali, gli zaibatsu, con una diffusa rete di piccole industrie; in ogni caso il secondario può contare su una manodopera altamente specializzata ed è appoggiata da una ricerca scientifica all’avanguardia. Settori di punta sono i comparti automobilistico, elettronico e informatico, ma la siderurgia e la metallurgia in generale, la chimica, la petrolchimica e la cantieristica (specializzata nella produzione di superpetroliere) contribuiscono in maniera significativa alla ricchezza del paese. Fiorentissimo è il commercio internazionale: il Giappone è il terzo paese esportatore al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. Il settore finanziario sta riprendendosi dopo la crisi del 1997-98, durante la quale fallirono numerosi istituti bancari; la Borsa di Tokyo continua però a essere una delle più importanti al mondo. Il territorio, prevalentemente montuoso, ha reso difficile la creazione della rete di comunicazioni, che si sviluppa soprattutto lungo le coste e che ha spesso adottato ardite soluzioni tecniche. Tutte le isole principali sono collegate tra loro da ponti ferroviari e stradali. Fin dal XIX secolo è stata prestata particolare cura allo sviluppo della rete ferroviaria, che oggi è una delle più efficienti al mondo e conta numerosi treni ad alta velocità, come il famoso Shinkasen, il «treno proiettile» in grado di raggiungere i 580 km/h. Le ferrovie giapponesi utilizzano anche la più lunga galleria ferroviaria al mondo (oltre 20 km sotto i monti dell’Honshu centro-settentrionale) e il più lungo ponte sospeso, che collega la città di Kobe con l’isola di Awaji. Il Giappone dispone inoltre della più numerosa flotta commerciale al mondo. ENERGIA ELETTRICA prodotta 1 080 124 importata 0 esportata 0 GWh GWh GWh Il settore terziario. SOCIETÀ medici laureati computer GIAPPONE UE 2 4,2 541 3,2 7,3 318 dati sulla base di 1000 abitanti 293 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:17 Asia Esercizi 1 Pagina 294 La regione sino-giapponese, Cina, Giappone Evidenzia gli stati appartenenti alla regione sino-giapponese. Scrivi nella posizione corretta i loro nomi, i nomi delle rispettive capitali, dei mari e oceani che li bagnano, degli stati confinanti. d. e. 2 Completa le seguenti frasi. a. La regione sino-giapponese occupa oltre ………………………… dell’Asia e corrisponde in parte all’area definita «……………………………………………………». Vi comprendiamo …………………………………, Mongolia, Corea del Nord, …………………………………………………… e gli stati insulari del ……………………………… e di Taiwan. b. Il territorio della regione è delimitato dal mare ma anche da elevate ……………………………………………………: ………………………… e Karakoram a sud, Hindukush, Tien Shan e Altaj a …………………………, Saiani e Jablonovy a nord. c. All’interno della regione possiamo distinguere alcune sub-regioni: la regione …………………………, una serie di alti e aridi altipiani, circondati dalle montagne più ………………………… del mondo; la regione dei …………………………, a nord; la regione delle pianure settentrionali; la regione sud-orientale, occupata da catene di rilievi poco elevati; le ………………………… centrali, attraversate dai principali fiumi cinesi, il Chiang Jiang (o ……………………………………………………) e lo ………………………………………………… 294 f. g. h. 3 ………………………… (o Fiume Giallo); la penisola di …………………………; la regione insulare, comprendente l’arcipelago …………………………, le isole Ryukyu e l’isola di ………………………… (o Formosa). …………………………, …………………………, ………………………… e Corea del Sud rappresentano una delle principali aree economiche del pianeta. Il …………………………, dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, ha saputo rapidamente riprendersi e ricostruire il proprio apparato industriale, che ne ha fatto la …………………………………………………… economica mondiale. La Cina è il ………………………… paese del mondo per superficie, dopo …………………………………………………… e Canada. A est si affaccia sull’……………………………………………………, che forma una serie di bacini interni, e confina con ben ………………………… stati. In gran parte della Cina il clima è …………………………; la distanza dai mari e la presenza di alte montagne conferiscono al ………………………… un clima secco con temperature basse tutto l’anno. La regione sud-orientale beneficia dell’influenza dei ……………………………………………. Il Giappone è un ………………………… formato da quattro ………………………… principali (da nord a sud: Hokkaido, …………………………, Shikoku e Kyushu) e circa 3000 …………………………………………… minori. Il territorio giapponese è quasi interamente occupato da rilievi (le …………………………………………), con poche e limitate pianure. Numerosi sono i ………………………… e uno di essi, il celebre ……………………………………………………, è anche la cima più alta del paese. Vero o falso? a. La Cina nel suo complesso è uno degli stati con la densità di popolazione più alta al mondo. b. Il Giappone ha una densità di popolazione superiore a quella italiana. c. La popolazione giapponese è pari a più del doppio di quella italiana. V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:17 Pagina 295 d. In Giappone il governo ha messo in atto una serie di politiche per la limitazione delle nascite. e. La Cina occidentale è in parte semidesertica. f. Il Giappone settentrionale ha un clima piuttosto rigido. g. La Cina è ai primi posti nella classifica delle grandi potenze economiche. 4 a. b. c. d. e. f. g. h. 5 V ■ F ■ V F ■■ V ■ F ■ a. b. c. d. e. 7 Osserva la cartina e rispondi alle domande. V ■ F ■ Spiega che cos’è… … il Tian Shan … l’Amur … una ZES … il mandarino (e non stiamo parlando di alimenti…) … Hokkaido … uno shogun … lo scintoismo … Osaka Perché… a. … nel 1949 venne proclamata la Repubblica della Cina Nazionale separata dalla Repubblica Popolare Cinese? b. … in Cina da decenni il governo ha avviato una politica di limitazione delle nascite? c. … la parte occidentale della Cina è molto meno densamente popolata della parte orientale? d. … Hong Kong e Macao, pur essendo poste sul territorio cinese, da pochi anni appartengono effettivamente alla Cina? e. … il Giappone è detto «il paese del Sol levante»? f. … il Giappone presenta condizioni climatiche piuttosto varie? g. … in Giappone i fiumi hanno un corso breve e rapido? h. … nel 1945 le città di Hiroshima e Nagasaki vennero quasi completamente rase al suolo? i. … in Giappone i terreni destinati alle coltivazioni non sono molto estesi? 6 3. La principale delle isole Ryukyu 4. La più meridionale delle quattro maggiori isole giapponesi 5. Ex colonia portoghese oggi appartenente alla Cina a. b. c. d. 8 Che cosa illustra? Quali sono le principali città comprese in essa? Su quali isole si estende? Nel resto del Giappone vi sono altre importanti città? Osserva la fotografia e rispondi alle domande seguenti. Collega ogni termine o nome geografico qui di seguito elencato con la definizione o la caratteristica che lo riguarda (più in basso). Canton Macao Kyushu Sapporo Okinawa 1. La più settentrionale delle maggiori città giapponesi 2. Grande città del sud della Cina a. Che cosa illustra? b. A che cosa doveva servire la costruzione che vedi nella fotografia? c. Quando fu eretta? d. Descrivi il paesaggio visibile nella fotografia. 295 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:17 Pagina 296 Asia L’Asia sud-orientale Una spiaggia dell’isola di Phi Phi, in Thailandia. 1 Una regione molto composita L’Asia sud-orientale è composta da due distinte unità territoriali: la penisola Indocinese e l’arcipelago Malese. 1. La penisola Indocinese, posta a est dell’India e a sud della Cina, è bagnata a ovest dal golfo del Bengala e dal mar delle Andamane e a est dal mar Cinese Meridionale. Ha un profilo piuttosto articolato; a nord-est si apre il golfo del Tonchino, a sud il golfo del Siam e la costa occidentale è bordata da migliaia di isolette. Verso sud la penisola si prolunga con la lunga e stretta penisola di Malacca, separata dall’isola di Sumatra dallo stretto di Malacca. Il territorio è in gran parte montuoso; il rilievo è costituito da numerose catene parallele che dal Tibet si diramano verso sud-est. Le aree pianeggianti si allargano lungo le coste o nelle vallate dei maggiori fiumi; molto estese sono le pianure che costituiscono il cuore di Thailandia e Cambogia. 2. L’arcipelago Malese, posto tra oceano Indiano e oceano Pacifico, comprende migliaia di isole di ogni dimensione raggruppate in quattro arcipelaghi principali: le Grandi isole della Sonda, con Borneo, Giava, Sulawesi (Celebes) e Sumatra; le Piccole isole della Sonda, comprendenti l’arco di isole tra Giava e la Nuova Guinea (le più note sono Bali, Flores e Timor); 296 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:17 Pagina 297 L’ A s i a s u d - o r i e n t a l e l’arcipelago delle Molucche, tra Sulawesi e la Nuova Guinea; l’arcipelago delle Filippine, a nord-est del Borneo. Anche le isole sono prevalentemente montuose, con pianure costiere generalmente poco estese ad eccezione di quelle orientali di Sumatra e quelle meridionali del Borneo, che sono in gran parte paludose. Appartiene politicamente alla regione del Sud-Est asiatico anche la parte occidentale della Nuova Guinea, una delle più estese isole del mondo. Tutta l’area è fortemente sismica e gran parte delle isole che formano l’arcipelago Malese sono di origine vulcanica. Il 26 dicembre 2004 un violentissimo terremoto con epicentro a ovest di Sumatra ha provocato oltre 100 000 morti nella parte settentrionale dell’isola, mentre lo tsunami generato dal sisma ha colpito le coste di molti stati che si affacciano sull’oceano Indiano causando altre decine di migliaia di morti e gravissime distruzioni. I fiumi più lunghi scorrono nella penisola indocinese: l’Irrawaddy (2250 km) attraversa tutto il Myanmar, da nord a sud, e si getta con un vasto delta nel mar delle Andamane; il Salween (2550 km) nasce in Tibet, per poi entrare in Myanmar e segnare per un tratto il confine con la Thailandia; il Mekong (4500 km) è il principale fiume della regione e uno dei più lunghi al mondo; nasce in Tibet e attraversa Cina, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam, prima di gettarsi nel mar Cinese Meridionale; il Fiume Rosso (1200 km) nasce dai monti della Cina meridionale e si getta nel golfo del Tonchino. La rete idrografica. Il clima è di tipo tropicale e risente fortemente dell’influenza dei monsoni nelle aree costiere. Procedendo verso l’interno della penisola Indocinese, diminuiscono le precipitazioni e le temperature si fanno più temperate. Tutta la regione è ancora in buona parte coperta dalla foresta tropicale, che conserva un alto tasso di biodiversità. Gli effetti dello tsunami che ha colpito l’Asia sud-orientale nel dicembre 2004; nella fotografia, il litorale di Banda Aceh, in Indonesia. Il clima. Il corso del fiume Mekong, nel Laos. 297 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:17 Pagina 298 Asia 2 Una costellazione di popoli diversi L’Asia sud-orientale comprende Cambogia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam nella penisola Indocinese; Filippine, Indonesia, Brunei e Timor Orientale (lo stato di più recente indipendenza) nell’arcipelago malese. Nell’Asia di Sud-Est vivono oltre 550 milioni di persone (circa 14 asiatici su 100), appartenenti a quattro gruppi etnici principali: mon khmer, diffuso soprattutto in Cambogia, Vietnam, Laos e Thailandia nord-orientale; thai, diffuso in Thailandia, Laos e Myanmar; tibeto-birmano, a cui appartiene l’etnia dominante nel Myanmar, ma presente anche in Thailandia; malese, diffuso in Malesia, Indonesia, Filippine e Timor Orientale. A causa della conformazione del territorio, questi gruppi si sono polverizzati in un grandissimo numero di popoli con tradizioni e lingue differenti. Esistono anche consistenti minoranze di cinesi, indiani ed europei, in percentuale diversa nei vari stati. I cinesi, in particolare, si sono installati da secoli in tutta l’Asia sud-orientale, dedicandosi con successo al commercio. Le popolazioni si concentrano nelle aree pianeggianti, lungo i fiumi e sulle coste; la percentuale di popolazione urbana è nel complesso bassa, in particolare nella penisola indocinese. Tre sono le fedi predominanti: buddhismo, la religione più seguita in Cambogia, Laos, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam; islamismo, diffuso soprattutto nel Brunei, in Malaysia e in Indonesia (il maggiore stato islamico del mondo, se ci si riferisce al numero di abitanti); cristianesimo, predominante nelle Filippine e a Timor Orientale. I rapporti tra le varie etnie e le differenti religioni sono spesso molto tesi e non di rado sfociano in conflitti armati. Le religioni. L’interno di un tempio buddhista a Bangkok, capitale della Thailandia. Danzatrici di Bali (Indonesia), nei costumi della tradizione. 298 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:17 Pagina 299 L’ A s i a s u d - o r i e n t a l e Agricoltori al lavoro nelle risaie delle Filippine. 3 Una regione in bilico L’Asia sud-orientale presenta aspetti molto contraddittori. Singapore, una delle quattro «tigri asiatiche», è uno degli stati più prosperi del continente, grazie a un’economia basata sull’industria ad alta tecnologia, sul commercio internazionale e sulle attività finanziarie; anche il Brunei, grazie a buone riserve di petrolio e di gas naturale e al ridotto numero di abitanti, gode di un elevato tenore di vita. All’estremo opposto Cambogia, Laos, Myanmar, Timor Orientale e Vietnam hanno per lo più economie arretrate, basate soprattutto sull’agricoltura (che impiega, in media, oltre il 60% della forza lavoro), praticata con sistemi tradizionali, e sullo sfruttamento delle risorse minerarie. L’agricoltura produce riso e altri cereali, patate dolci e manioca per il consumo interno e caffè, tè, cacao, canna da zucchero, frutta tropicale, oli vegetali, tabacco per l’esportazione. Un ruolo importante ha lo sfruttamento delle foreste, che forniscono legname pregiato e caucciù. Molto sviluppato è l’allevamento di bovini, suini e volatili da cortile; la pesca, sia nelle acque marine sia in quelle interne, svolge un ruolo insostituibile nell’alimentazione. Solo il Vietnam sta sperimentando una certa crescita nel settore industriale. Tra i due estremi si trovano Filippine, Indonesia, Malaysia e Thailandia, stati che hanno avviato un programma di ammodernamento delle strutture produttive, grazie soprattutto agli investimenti stranieri attirati dal basso costo della manodopera e dalle facilitazioni offerte dai governi. In tali economie l’agricoltura mantiene un ruolo importante sia per la percentuale di addetti sia per la partecipazione alla formazione del PIL; più produttivo è il settore secondario (in particolare l’industria ad alta tecnologia), mentre ancora poco sviluppate risultano le attività del terziario, legate in special modo al turismo. Il disastroso terremoto del 2004 ha comportato una brusca frenata nello sviluppo di alcuni stati (soprattutto Indonesia e Thailandia). La regione è anche uno dei principali centri della coltivazione illegale del papavero da oppio, concentrata nel cosiddetto «Triangolo d’oro» al confine tra Laos, Thailandia e Myanmar. Tutti gli stati della regione, tranne Timor Orientale, fanno parte dell’ASEAN (Associazione delle nazioni dell’Asia sud-orientale), fondata nel 1967 per creare un’area di libero scambio tra gli stati membri. La fluitazione del legname ricavato dalla foresta del Borneo sul fiume Mahakam (Indonesia). 299 Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:17 Pagina 300 Asia 4 Una vicenda molto travagliata Soldati francesi in trincea durante la guerra per il dominio sull’Indocina contro il Vietnam nel 1953. Un edificio costruito per celebrare l’indipendenza della Malaysia (1957), nella città di Malacca. 300 La storia recente del Sud-Est asiatico è stata particolarmente travagliata, in quanto essa si collocava al confine tra le aree di influenza del mondo comunista e quelle del mondo occidentale ed è, perciò, stata oggetto di contesa durante il periodo della guerra fredda. Durante il XIX secolo le potenze coloniali europee si spartirono l’Asia sudorientale: gli inglesi imposero il controllo sul Myanmar (allora noto come Birmania), sulla Malaysia (compresa Singapore) e su parte del Borneo; gli olandesi consolidarono la dominazione sulle isole della Sonda, sulle Molucche, sulla Nuova Guinea e sulla parte del Borneo non controllata dagli inglesi; i francesi si stabilirono in Cambogia, Laos e Vietnam (che costituirono l’Indocina francese); gli statunitensi alla fine del secolo si sostituirono agli spagnoli come potenza dominante nelle Filippine. Solamente la Thailandia (Siam) riuscì a mantenere una certo grado di indipendenza. Durante la seconda guerra mondiale i paesi del Sud-Est asiatico vennero occupati dai giapponesi, spesso con l’aiuto dei nazionalisti locali. La guerra del Vietnam. Al termine della guerra le potenze coloniali dovettero riconoscere l’indipendenza delle colonie, talvolta solo dopo cruente guerre, come in Vietnam o in Indonesia. In Vietnam la lotta contro i francesi, conclusasi nel 1954, portò alla divisione del paese: al nord del 17° parallelo la Sez3_da286a301_Giappone_3e 16-02-2007 16:17 Pagina 301 L’ A s i a s u d - o r i e n t a l e Repubblica Democratica del Vietnam (Vietnam del Nord), con un governo comunista appoggiato dalla Cina, a sud la Repubblica del Vietnam (Vietnam del Sud), con un governo autoritario, appoggiato dagli Stati Uniti. Le crescenti difficoltà del governo sudvietnamita nel contrastare gli assalti dei guerriglieri comunisti (vietcong) spinse gli Stati Uniti a inviare truppe sempre più numerose e a impegnarsi duramente a favore del Vietnam del Sud. Nonostante gli sforzi, però, nel 1973 gli Stati Uniti ritirarono le proprie truppe e nel 1976 venne completata la riunificazione del paese con la creazione della Repubblica Socialista del Vietnam. La guerra del Vietnam e la sconfitta degli Stati Uniti ebbe ripercussioni anche in Laos e in Cambogia, dove nel 1975 i khmer rossi instaurarono una feroce dittatura comunista, che in quattro anni di potere fece un numero di vittime imprecisato, ma comunque stimato in uno-due milioni. Le distruzioni causate dalla guerra in Indocina furono di tale portata che ancora oggi condizionano lo sviluppo economico dell’area. Le attuali aree di crisi. Oggi le principali aree di crisi sono rappresentate dal Myanmar, dove dal 1988 è al potere una dittatura militare e dove numerose minoranze da decenni conducono una lotta armata per il riconoscimento delle proprie peculiarità culturali e per una maggiore autonomia amministrativa; e dalle regioni dove si registrano scontri a sfondo religioso tra musulmani e cristiani (Filippine e Indonesia) o tra musulmani e buddhisti (Thailandia meridionale). Numerosi movimenti terroristici islamici operanti nella regione sono accusati dagli Stati Uniti di far parte dell’organizzazione al-Qaeda, creata dal miliardario saudita Osama Bin Laden. Un soldato sudvietnamita scorta un vietcong preso in ostaggio durante la guerra del Vietnam (1960-75). Profughi musulmani provenienti dal Myanmar in viaggio verso un campo di raccolta nel Bangladesh. 301 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 302 Africa AFRICA Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) 30 198 835 876 938 000 29 I LAGHI PIÙ ESTESI Vittoria ❯ 68 100 km2 Tanganica ❯ 32 893 km2 Malawi (Niassa) ❯ 30 800 km2 I FIUMI PIÙ LUNGHI I MONTI PIÙ ALTI Nilo-Kagera ❯ 6671 km Congo-Zaire ❯ 4200 km Niger ❯ 4160 km Kilimangiaro ❯ 5895 m Kenya ❯ 5199 m Ruwenzori ❯ 5109 m LE CITTÀ PIÙ POPOLOSE Lagos ❯ 13 427 000 ab.* Il Cairo ❯ 10 834 000 ab.* Kinshasa ❯ 5 277 000 ab. * Area metropolitana LO STATO PIÙ PICCOLO Seicelle ❯ 455 km2 LO STATO PIÙ ESTESO Sudan ❯ 2 503 890 km2 LO STATO PIÙ POPOLATO Nigeria ❯ 128 220 000 ab. LO STATO MENO POPOLATO Seicelle ❯ 84 000 ab. Madagascar ❯ 587 000 km Socotra ❯ 3626 km2 Riunione ❯ 2510 km2 302 I MAGGIORI BACINI IDROGRAFICI 2 Congo ❯ 3 690 000 km2 Nilo-Kagera ❯ 2 867 000 km2 Niger ❯ 2 092 000 km2 Equatore Greenwich LE ISOLE PRINCIPALI Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 303 1 Prima esplorazione dell’Africa L’Africa è un continente ampio quasi tre volte l’Europa dalla forma piuttosto tozza. È bagnata a nord dal mar Mediterraneo, a est dal mar Rosso e dall’oceano Indiano, a ovest dall’oceano Atlantico. Separata dall’Europa dallo stretto di Gibilterra (oltre che dal Mediterraneo), si collega all’Asia attraverso la penisola del Sinai (anche se il canale di Suez ha diviso i due continenti). Le coste africane sono poco articolate, con l’unica eccezione della penisola Somala, a est, tra il golfo di Aden e l’oceano Indiano. Nell’Atlantico si apre l’ampio golfo di Guinea. Appartiene all’Africa il Madagascar, la quarta isola del mondo per superficie, nell’oceano Indiano (così come gli arcipelaghi delle Comore e delle Seicelle); nell’Atlantico sorgono gli arcipelaghi delle Canarie e di Capo Verde. Caratteristica di gran parte dell’Africa è la presenza di altipiani a forma di tavolato; le catene montuose sono insolitamente rare. Nel nord-ovest si innalza il sistema dell’Atlante, mentre all’interno spiccano alcuni massicci vulcanici: il Tassili n’Ajjer, l’Hoggar, il Tibesti. Rilievi simili sono presenti anche nella regione centrale (massicci del Gebel Marra, Adamaoua, Camerun). A oriente, poco a sud dell’acrocoro Etiopico, imponenti fenomeni geologici hanno determinato la formazione di un lunghissimo sistema di fratture, la Rift Valley, e di grandi montagne di origine vulcanica tra cui il Kilimangiaro, il Kenya e il Ruwenzori (le maggiori vette del continente). A sud, i tavolati che occupano gran parte del territorio dell’Africa meridionale si rialzano nei monti dei Draghi e nel Gran Karroo. Un rilievo molto particolare. Dai rilievi dell’Africa centrale nasce il Nilo (6671 km), il più lungo fiume del mondo, la «spina dorsale» del Sudan e, soprattutto, dell’Egitto. Nel Nordafrica i pochi corsi d’acqua hanno regime di uadi. Nell’Africa centrale scorrono il Congo, che forma un estesissimo bacino e sfocia nell’Atlantico; il Niger, che si getta nel golfo di Guinea; lo Zambesi e il Limpopo, che sfociano nell’oceano Indiano. Grandi laghi profondi e dalla forma allungata (Malawi, Tanganica, Alberto, Turkana) occupano la Rift Valley; non lontano è il più vasto lago africano, il Vittoria, il terzo al mondo per superficie; il lago Ciad, a sud del Sahara, è paludoso e poco profondo e la sua estensione varia a seconda dell’apporto idrico stagionale. Un tratto della costa egiziana che si affaccia sul mar Rosso. I fiumi e i laghi. Glossario Uadi (al plurale uidian). Letto di un corso d’acqua tipico delle regioni desertiche, di solito asciutto tranne che nei brevi periodi di pioggia. Spesso non arriva al mare, ma si esaurisce nelle depressioni dei bacini interni (chott), dove le acque evaporano o si infiltrano nel terreno. Un elefante «passeggia» su un isolotto sul fiume Zambesi. 303 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 304 Africa I CLIMI E GLI AMBIENTI. In Africa si possono distinguere quattro grandi zone climatiche (zona equatoriale, zona subequatoriale, zona subtropicale, zona tropicale desertica), alle quali corrispondono altrettanti tipi di vegetazione, di fauna e di risorse naturali. La foresta equatoriale nei dintorni di Kuma Konda, nel Togo. Un tipico paesaggio della savana in Tanzania. Zona tropicale desertica settentrionale Zona subtropicale temperata settentrionale La sottile fascia costiera sul versante settentrionale dell’Atlante ha un clima di tipo mediterraneo; le piogge cadono soprattutto in inverno. La vegetazione è tipicamente mediterranea, con arbusti sempreverdi, pini e querce. Più a est il clima assume caratteri subdesertici. Qui si estende il Sahara, un immenso tavolato che copre quasi un terzo del continente (circa 9 milioni di km2), dall’oceano Atlantico al mar Rosso. In territorio algerino il deserto è caratterizzato dall’erg, deserto di dune di sabbia, e dall’hammada, deserto roccioso. Verso est è anche presente il serir, una distesa pianeggiante coperta di ciottoli. Ove l’acqua contenuta nelle falde profonde giunge presso la superficie, si formano le oasi, nelle quali sono possibili gli insediamenti e l’agricoltura. Zona subequatoriale settentrionale Si estende fino ai margini del Sahara e comprende anche buona parte dell’altopiano Etiopico; la temperatura è elevata tutto l’anno ma, mentre l’inverno è caldo e asciutto, l’estate è la stagione delle piogge. Zona equatoriale Comprende il bacino del fiume Congo e le regioni affacciate sul golfo di Guinea. Il caldo è intenso (media annua 25 °C), l’atmosfera satura di umidità e le piogge molto abbondanti. Il clima favorisce lo sviluppo della foresta equatoriale (vedi a p. 22). La vita per l’uomo è resa problematica da caldo, umidità, miriadi di insetti apportatori di malattie. Zona tropicale desertica meridionale I deserti dell’Africa meridionale non sono estesi come il Sahara: il Namib, lungo la costa atlantica, e il deserto del Kalahari, lungo il tropico del Capricorno. Le piogge, scarsissime, sono rovesci brevi e violenti, e l’acqua piovana scompare immediatamente per effetto dell’evaporazione o per assorbimento nel terreno poroso. I forti venti (simun) provocano spaventose tempeste di sabbia. 304 Zona subequatoriale meridionale Ne fanno parte gli altipiani che delimitano la conca del fiume Congo. L’estate è asciutta e piove in inverno; è la regione delle savane, formate da alte erbe e da alberi sparsi, spesso giganteschi, come il baobab. Lungo i corsi d’acqua si sviluppa una foresta di tipo equatoriale, detta «a galleria». Zona subtropicale temperata meridionale Nella stretta fascia costiera posta all’estremo sud, intorno al capo di Buona Speranza, il clima è di tipo mediterraneo. Negli altri tratti costieri il clima è invece subdesertico, tranne che nell’area sudafricana dei monti dei Draghi, che godono di un clima temperato, con estati fresche. Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 305 2 Un popolamento «a macchie» Dopo l’Asia, l’Africa è il continente più popolato, anche se la densità di popolazione è bassa (29 ab./km2). In realtà il popolamento del continente è fortemente condizionato dalla presenza di vaste aree inospitali: il deserto del Sahara occupa circa un terzo dell’area continentale; il deserto del Kalahari e la foresta pluviale del bacino del fiume Congo sono altre due aree pochissimo abitate. La popolazione africana si concentra soprattutto sulle coste del mar Mediterraneo, su quelle del golfo di Guinea, lungo la valle del Nilo e in poche altre aree. Anche la percentuale di popolazione urbana è piuttosto bassa (mediamente meno del 50%); ciò non significa che in Africa non esistano grandi metropoli (l’area metropolitana di Lagos, in Nigeria, conta oltre 13 milioni di abitanti; quella del Cairo, in Egitto, oltre 10), ma piuttosto che manca una rete di centri urbani medi e piccoli. Abbiamo suddiviso l’Africa in sei macroregioni, in base alle caratteristiche geografiche, culturali ed economiche dei paesi che le compongono: Africa settentrionale: comprende gli stati a nord del Sahara (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto), conquistati nel VII-VIII secolo d.C. dagli arabi, che si sovrapposti all’originaria popolazione berbera; Sahel: comprende l’area immediatamente a sud del Sahara e a ovest della valle del Nilo (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Sudan); Corno d’Africa: è la regione a est del Nilo, compresa tra la regione dei Grandi Laghi a sud e il mar Rosso a nord (Eritrea, Etiopia, Gibuti e Somalia); area del golfo di Guinea: comprende gli stati tra il Sahel e le coste settentrionali del golfo di Guinea, allargandosi a ovest sull’oceano Atlantico (Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria e Camerun, più l’arcipelago di Capo Verde al largo delle coste del Senegal); Africa equatoriale: comprende gli stati a ridosso dell’equatore (Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica Centrafricana, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Ruanda, Burundi, Kenya, Tanzania, Angola, Zambia, Malawi e l’arcipelago di São Tomé e Príncipe nel golfo di Guinea); Africa meridionale: comprendi gli stati che occupano il sud del continente (Namibia, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Sudafrica, Lesotho e Swaziland) e alcuni stati insulari dell’oceano Indiano (Seicelle, Comore, Madagascar e Maurizio). Le principali macroregioni. Un villaggio tradizionale di capanne in Ciad, paese dove la densità media di popolazione è molto bassa (7 ab./km2). Una veduta di Lagos, capitale della Nigeria e la più estesa metropoli del continente africano. 305 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 306 Africa 3 Molti popoli differenti I masai sono una popolazione di stirpe nilo-camitica che vive in Kenya e Tanzania; nella fotografia, un momento di una danza rituale. La popolazione africana si presenta molto varia dal punto di vista etnico e culturale: la presenza delle «barriere naturali» (deserti, foreste ecc.) ha favorito l’isolamento di molte popolazioni che si sono così evolute in modo caratteristico; si stima che in tutto il continente si parlino circa 2500 lingue diverse. Possiamo riassumere la situazione come segue: Nell’Africa settentrionale, nel Sahel occidentale e in parte del Corno d’Africa troviamo popolazioni di tipo mediterraneo (berberi, arabi, popolazioni etiopiche ed eritree discendenti da immigrati provenienti dalla regione meridionale della penisola arabica); il Sahel orientale e la regione lungo la costa settentrionale del golfo di Guinea sono abitati da popoli di etnia sudanese; lungo la valle del Nilo, fino alla regione dei Grandi Laghi da cui il fiume ha origine si sono diffuse le tribù di ceppo nilotico; nel Corno d’Africa abitano anche i popoli del gruppo cuscitico (o etiopico), con forti influenze provenienti dall’Asia sud-occidentale; l’Africa equatoriale e meridionale sono abitate dalle popolazioni del gruppo bantu, che partendo dalle sedi originali nell’Africa occidentale si sono diffusi in tutta l’area; nelle regioni aride dell’Africa meridionale vivono la ultime popolazioni khoisanidi (ottentotti e boscimani), sopravvissute alla penetrazione dei popoli bantù e alla colonizzazione europea; nella foresta pluviale del bacino del Congo vivono i pigmei, un particolare gruppo caratterizzato dalla bassa statura e da una cultura materiale adatte alla sopravvivenza nell’ambiente forestale. Islam e cristianesimo contano il maggior numero di fedeli. L’islam è religione maggioritaria in tutto il Nordafrica, nei paesi del Sahel e in molti stati dell’Africa occidentale e del Corno d’Africa; forti comunità musulmane si trovano lungo la costa e sulle isole dell’oceano Indiano. La diffusione del cristianesimo ha conosciuto due fasi distinte: una prima penetrazione, in epoca antica, portò alla creazione della chiesa copta d’Egitto e di quella etiope, entrambe sopravvissute alla diffusione dell’islam; una seconda, legata alla colonizzazione, ha portato in Africa il cattolicesimo e le numerose chiese protestanti e ha interessato soprattutto l’Africa equatoriale e meridionale. In tutta l’Africa subsahariana sono poi ancora vitali le credenze tradizionali. Nel Sahel, nell’Africa occidentale e nel Corno d’Africa la coesistenza tra le differenti fedi sfocia spesso in violenti contrasti. Le religioni. La moschea Sidi Bou Makhlouf a El Kef, in Tunisia. 306 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 307 ricerche dei paleontologi hanno dimostrato che l’Africa, e in particolare la grande Rift Valley (Africa orientale), è la «culla dell’umanità». A partire dall’antichità la storia del continente si è sviluppata in modo diverso a nord e a sud del Sahara. A nord, a partire dal III millennio a.C., fiorì la grande civiltà egizia; successivamente, fenici, greci e romani diffusero su tutta la costa mediterranea uno stile di vita basato sull’urbanizzazione, su sistemi politici complessi e sui commerci ad ampio raggio. A sud la struttura cittadina e l’economia commerciale rimasero a lungo ignote, mentre si sviluppò un modello sociale basato sulla tribù e sul villaggio. Ma dai primi secoli dopo Cristo il modello egiziano di impero fondato su un re divino si diffuse anche a sud del Sahara e nella regione del Sahel nacquero alcuni grandi imperi, la cui ricchezza si basava sul commercio con il mondo mediterraneo, reso possibile dalla diffusione del dromedario, grazie al quale il deserto diveniva più facilmente valicabile. Lungo le stesse piste percorse dalle carovane si diffuse anche l’islam, penetrato in Africa nel VII secolo con la conquista araba dell’Africa settentrionale. Nel XV secolo ebbe inizio l’epoca delle esplorazioni europee; tuttavia, a parte alcuni casi, la presenza europea fino al 1880 fu limitata alle regioni costiere, dove vennero creati empori e centri portuali per il commercio con i potentati locali. A partire dal XVII secolo, fra le voci principali di tali commerci vi furono gli schiavi, deportati dai commercianti europei verso le piantagioni delle colonie americane, dove le popolazioni locali erano state sterminate o erano troppo esigue. Si stima che in circa due secoli di tratta degli schiavi vennero trasportati in America da 10 a 28 milioni di giovani neri. Nel 1884-85 il congresso di Berlino stabilì che solo l’occupazione effettiva di un territorio da parte di una potenza coloniale ne avrebbe stabilito il reale possesso: si Le aprì così la corsa alla conquista dell’Africa. All’inizio del XX secolo l’Etiopia e la Liberia erano gli unici stati realmente indipendenti di tutto il continente. Francesi, inglesi, portoghesi, spagnoli, tedeschi, italiani e belgi si spartirono il continente avviandone lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, forti anche del pregiudizio che vedeva negli africani esseri geneticamente inferiori agli europei. Solo dopo la seconda guerra mondiale i paesi africani si resero gradualmente indipendenti, talvolta a prezzo di sanguinose guerre di liberazione. Tuttavia i nuovi stati vennero creati mantenendo i vecchi confini coloniali, senza tenere conto dei desideri delle popolazioni: genti ostili da secoli si trovarono così a convivere entro uno stesso stato, mentre tribù appartenenti al medesimo popolo si trovarono a vivere in stati diversi. Da qui nacquero i conflitti etnici e religiosi che ancora oggi insanguinano molte regioni. Inoltre le compagnie europee mantennero uno stretto controllo sullo sfruttamento delle risorse del paese, favorendo gli uomini politici che garantivano loro il massimo profitto: le classi dominanti africane si arricchirono a spese dei propri paesi e, dalla loro indipendenza, la maggior parte degli stati africani ha conosciuto un susseguirsi di colpi di stato e di dittature, senza che la vita delle popolazioni sia minimamente migliorata. Un passo in avanti Grandi civiltà e lunghi sfruttamenti La Sfinge e la piramide di Micerino ad al-Giza (Egitto), illustri testimonianze della civiltà egizia. 307 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 308 Africa 4 Sottosviluppo e degrado ambientale Secondo le statistiche, l’Africa è l’unico continente i cui indicatori economici e sociali continuano a peggiorare. Ancora in gran parte esclusi dalla moderna civiltà tecnologica, quasi tutti gli stati africani si trovano in condizioni di sottosviluppo economico e sociale. L’unico paese che compare tra gli stati ad alto sviluppo umano è il piccolo arcipelago delle Seicelle, nell’oceano Indiano. In realtà, l’unico paese dotato di infrastrutture e di industrie sviluppate è il Sudafrica, che deve però fare i conti con la pesante eredità di degrado sociale causata da decenni di politica discriminatoria nei confronti dei neri. Di un discreto livello medio di reddito gode anche la Libia, grazie alla ricchezza ricavata dal petrolio. Tuttavia, anche nei paesi in cui è stato avviato un programma di sfruttamento delle abbondanti risorse (soprattutto minerarie), la ricchezza rimane concentrata nelle mani di pochi. In tutta l’Africa le condizioni di vita sono particolarmente arretrate nei villaggi rurali, dove si pratica un’agricoltura di sussistenza. Nelle città le attività economiche più comuni sono il commercio, la piccola manifattura, i servizi amministrativi; ma per milioni di persone che vivono nelle sterminate baraccopoli i lavori sono occasionali e la sopravvivenza una scommessa da fare giorno per giorno. La grave crisi dell’Africa. Un bambino tra le macerie di Huambo, in Angola, paese sconvolto da una sanguinosa guerra civile durata ben 27 anni (1975-2002). Una piantagione di caffè nei dintorni di Nairobi, in Kenya. 308 Alcune ragioni del sottosviluppo. I principali fattori che impediscono lo sviluppo sono: le precarie condizioni igieniche e le frequenti carestie, che sono spesso causa di gravi malattie come la malaria, l’AIDS e la lebbra; i sanguinosi conflitti per contrasti etnici o religiosi, che ostacolano il progresso economico e gli investimenti di capitali stranieri; le colture di piantagione (eredità dell’epoca coloniale), i cui prodotti sono destinati all’esportazione e non a sfamare la popolazione locale, che in tal modo non riesce a raggiungere l’autosufficienza alimentare. Nell’ultimo decennio il boom demografico, le siccità e le guerre civili in molti paesi hanno provocato la crisi delle strutture sanitarie esistenti: per tale mo- Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 309 Lavori di deforestazione in Benin per ottenere carbone. tivo si sono propagate terribili epidemie, in primo luogo di AIDS. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), da anni l’Africa subsahariana detiene il triste primato del più alto numero di sieropositivi al mondo (circa 30 milioni di ammalati). Per quanto poco sviluppata, l’industria genera un forte inquinamento in molte aree, perché spesso gli impianti mancano dei più elementari sistemi di sicurezza e di smaltimento delle scorie. In molti paesi (Nigeria, Benin, Congo, Guinea…), inoltre, sono stati creati depositi di rifiuti tossici pericolosi «importati» dall’Europa e dal Nordamerica: anche se illecito e condannato dalle organizzazioni internazionali, questo traffico di rifiuti continua, grazie alla connivenza delle autorità locali. Nelle regioni dell’Africa centro-settentrionale negli ultimi decenni il deserto è avanzato, a danno della savana e dei terreni coltivabili. Tra le cause della desertificazione, oltre che cause climatiche vi sono lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e la deforestazione massiccia. Molte iniziative sono state prese per fronteggiare il fenomeno, con l’aiuto di organismi internazionali (come la FAO) e di associazioni private europee e nordamericane. Negli ultimi anni, grazie anche a lievi mutazioni positive del clima, alcune aree un tempo desertiche sono tornate verdi. Un numero altissimo di persone in Africa riesce a sopravvivere soltanto grazie agli aiuti umanitari; nella fotografia, la distribuzione di cibo in Mauritania. La carenza di acqua e di cibo. I gravissimi problemi dell’acqua e della fame affliggono i popoli africani da decenni e sono divenuti una vera e propria emergenza non solo per l’agricoltura. Il divario tra fabbisogno d’acqua e scorte disponibili è in costante aumento in molte aree dell’Africa. Ogni anno 3,4 milioni di uomini, donne e bambini muoiono a causa di malattie legate alla carenza d’acqua. La questione è ancora aggravata dal fatto che in molti paesi mancano le strutture per il trattamento delle acque di scarico, poiché non esistono fognature e impianti di depurazione. In molti paesi africani accade allora che corsi d’acqua e laghi, quando presenti, vengano usati sia per attingere acqua a scopo alimentare e igienico, sia per il deposito dei rifiuti, con gravi ripercussioni sulle condizioni di salute della popolazione. Povertà e sottosviluppo mettono a rischio anche il ricchissimo patrimonio faunistico africano. In poco più di cinquant’anni i grandi mammiferi si sono ridotti di almeno venti volte: questa strage è stata causata dall’espansione delle città e delle coltivazioni, dall’allevamento del bestiame e dalla caccia. 309 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 310 Africa L’Africa mediterranea Dune di sabbia nel deserto del Sahara algerino. Una veduta aerea del Nilo e della pianura circostante nei pressi di Assuan (Egitto). 1 Una regione omogenea L’Africa mediterranea comprende, da ovest a est, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto; è una regione molto omogenea dal punto di vista ambientale e culturale: il deserto del Sahara la isola infatti dal resto del continente. Il territorio comprende tre regioni ben distinte: le pianure costiere, lungo le coste dell’oceano Atlantico e del mar Mediterraneo; la catena dell’Atlante, che attraversa il territorio di Marocco, Algeria e Tunisia e comprende alcune cime che superano i 4000 metri; il deserto del Sahara, che si estende a sud dell’Atlante e delle pianure costiere. A est la stretta e fertile valle del Nilo separa il deserto Libico dal deserto Orientale. Il Nilo è l’unico grande fiume della regione: altrove i fiumi hanno corsi brevi e regimi stagionali. Prima della formazione del lago Nasser – a seguito della costruzione della diga di Assuan sul Nilo – nella regione non esistevano laghi di acqua dolce, ma solo dei chott, bacini di acqua salata. Appartengono fisicamente all’Africa settentrionale ma politicamente all’Europa gli arcipelaghi delle Canarie (Spagna) e di Madera (o Madeira, Portogallo) al largo delle coste atlantiche; la penisola del Sinai, che politicamente appartiene all’Egitto, fisicamente è asiatica. Il clima è condizionato dalla presenza del mare e del deserto. Sulle zone costiere regna un clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti e umidi, che permettono lo sviluppo dell’agricoltura e di foreste nelle regioni montuose. L’umidità diminuisce rapidamente verso l’interno, dove si passa al deserto, caratterizzato anche da ampie escursioni termiche giornaliere. 310 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 311 L’ A f r i c a m e d i t e r r a n e a 2 Lunghe dominazioni prima dell’indipendenza Strettamente legata al resto del mondo mediterraneo, l’Africa settentrionale vide fiorire la civiltà degli egizi e grandi città fenicie, greche e romane, come Alessandria, Cirene, Cartagine e Leptis Magna. Questa unità culturale fu infranta dalla penetrazione degli arabi, che intorno al VII secolo conquistarono la regione, imponendo la loro religione (l’islam), la loro lingua e i loro costumi. La dominazione araba durò quasi mille anni e la sua influenza fu così profonda che né il successivo dominio turco né la colonizzazione europea modificarono sostanzialmente le tradizioni sociali di questa parte del mondo arabo-islamico. Anche negli ultimi decenni l’islam svolge un ruolo decisivo nel rafforzare l’identità politica e culturale dei paesi nordafricani. A partire dal 1830 circa, dopo il lungo dominio turco, l’Africa settentrionale fu conquistata e spartita tra Francia (che si impose nel Maghreb: Algeria, Marocco e Tunisia) e Regno Unito (che instaurò un protettorato in Egitto, la cui rilevanza militare e commerciale crebbe dal 1869 grazie all’apertura del canale di Suez). La Libia, invece, prima di passare sotto l’autorità britannica e francese, fu colonia italiana (1912-43). L’indipendenza politica degli stati della regione si realizzò tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. In Algeria, dove erano numerosi i coloni francesi, la lotta per la liberazione fu particolarmente lunga (1954-62) e sanguinosa. Il dittatore Benito Mussolini durante una visita a Tripoli, in Libia, nel 1937. L’unico popolo che ha mantenuto una sua identità rispetto agli arabi, pur accettando la religione islamica, è stato quello dei berberi. Originari abitanti di queste regioni, i berberi si definiscono «uomini liberi», fieri di una tradizione di indipendenza che risale all’antichità, quando seppero resistere alle invasioni dei popoli provenienti dal mare (fenici, romani, vandali, bizantini). Organizzati in società a struttura tribale, sono in prevalenza agricoltori sedentari nel nord e nomadi nel sud. Le comunità berbere sono concentrate negli stati del Maghreb: in Marocco rappresentano il 33% della popolazione, in Algeria il 26%. I berberi. Le aree «calde». La regione è percorsa da tensioni legate alla nascita di movimenti «integralisti» che rifiutano i valori e le istituzioni politiche dell’Occidente, molto attivi soprattutto in Egitto e in Algeria (paese in cui dal 1993 è in atto una feroce guerra civile). Un’altra area calda è rappresentata dal Sahara Occidentale, che il Marocco si è annesso contro la volontà della popolazione locale (vedi a p. 315). Un gruppo di berberi dell’Algeria. Glossario Maghreb In arabo significa «occidente»: indica la macroregione africana nord-occidentale, comprendente le catene dell’Atlante e le pianure costiere di Marocco, Algeria e Tunisia. 311 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 312 Africa 3 Una popolazione in forte crescita Alcuni bambini ad Hammamet (Tunisia). Le popolazioni dell’Africa mediterranea godono di un benessere economico e sociale più elevato rispetto agli altri stati africani (a parte il Sudafrica). Il pieno sviluppo della regione è stato però ostacolato dalla crescita impetuosa della popolazione, quasi triplicata dal 1960; ma negli ultimi anni la natalità è in diminuzione, per effetto delle politiche di pianificazione familiare, e l’età del matrimonio tende a salire (da una media di 16-18 anni nel 1950-60 a 26-28 anni all’inizio del XXI secolo). Anche la mortalità infantile, benché elevata, sta riducendosi e la speranza di vita è in aumento. L’esplosione demografica ha alimentato l’esodo dalle campagne e una rapida e disordinata espansione delle città. Queste, sorte soprattutto nella fascia litoranea (la più industrializzata), accolgono i due terzi della popolazione; le aree interne mantengono un forte carattere rurale. Si accentua così lo squilibrio, presente fin dall’antichità, tra le aree costiere e l’entroterra. La povertà diffusa, la mancanza di case e la disoccupazione spingono una parte della popolazione, soprattutto i giovani, a emigrare in cerca di migliori condizioni di vita. I flussi migratori sono diretti verso i paesi avanzati dell’altra sponda del Mediterraneo, in particolare verso le ex potenze coloniali: importanti minoranze di nordafricani risiedono in Francia e, da tempi più recenti, in Italia. Le emigrazioni. I rapporti con l’Europa. I paesi nordafricani hanno mantenuto intensi rapporti commerciali e di cooperazione tecnico-economica con le ex potenze coloniali europee anche dopo l’indipendenza politica. I due terzi degli scambi di questi paesi avvengono infatti con l’Unione Europea: la Francia è uno dei principali partner commerciali di Marocco, Algeria e Tunisia; l’Italia è uno dei più importanti destinatari delle esportazioni della Libia. Il francese (in Marocco, Algeria e Tunisia) e l’inglese (in Egitto) sono ancora usati negli affari, nel commercio e nell’insegnamento. Nel corso degli ultimi decenni i governi nazionali, anche con il concorso di capitali stranieri, hanno tentato di affiancare alle attività tradizionali (agricoltura, pastorizia, artigianato) nuove attività economiche, per lo più collegate allo sfruttamento delle risorse minerarie. Si sono così sviluppate alcune industrie legate al petrolio (Algeria, Libia, Egitto) e ai fosfati (Marocco, Tunisia). In anni più recenti il turismo è divenuto una voce sempre più importante nell’economia di Marocco, Tunisia ed Egitto, dove sono sorte moderne strutture ricettive. Operai al lavoro presso un impianto per l’estrazione di petrolio in Egitto. 312 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 313 Marocco MAROCCO forma di governo capitale moneta sigla internazionale Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) Popolazione urbana (%) 458 730 29 948 000 65 55,1 monarchia costituzionale Rabat (628 000 abitanti) dirham (100 franchi) MA 1 Alte montagne e pianure costiere Affacciato a ovest sull’oceano Atlantico e a nord sul mar Mediterraneo, il Marocco confina a est e a sud-est con l’Algeria e a sud-ovest con il Sahara Occidentale. È lo stato africano più vicino all’Europa (al di là dello stretto di Gibilterra, a 14,5 km, vi sono le coste spagnole). Le coste sono basse e sabbiose sull’Atlantico, alte e frastagliate sul Mediterraneo (per l’estendersi in prossimità della costa della catena del Rif). Il territorio è dominato dai due sistemi montuosi del Rif e dell’Atlante; quest’ultimo è costituito da tre catene parallele separate da altipiani e pianure e raggiunge i 4165 m nel monte Toubkal. Le aree fertili (il cosiddetto «Marocco utile») si estendono lungo le fasce litoranee. A sud il Marocco è lambito dal Sahara. Il clima è mediterraneo lungo la costa e continentale nell’interno. Le precipitazioni, relativamente abbondanti sul Rif e sulle pendici settentrionali dell’Atlante, permettono lo sviluppo di foreste di querce e cedri. Il paesaggio nei dintorni di Marrakech. 313 Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 16:18 Pagina 314 Africa 2 La popolazione e le città Lingua arabo Religione musulmani (99,8%) Numero di figli per donna 2,7 Popolazione < 15 anni 32,1% Popolazione > 60 anni 7,1% Speranza di vita M 68, F 73 ISU 0,631 (124° posto nel mondo) Una veduta di Fès, terza città del Marocco per numero di abitanti e antica capitale imperiale. LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ ABITANTI Rabat 1623 000 * Casablanca 2 934 000 Fès 947 000 Marrakech 823 000 Tangeri 670 000 * area metropolitana La facciata del Palazzo reale a Rabat, capitale del paese. 314 Il Marocco è il paese del Maghreb con la più alta percentuale di berberi (vedi a p. 311), insediati per lo più nelle aree di montagna. La popolazione araba vive soprattutto nelle pianure e nel Rif occidentale. La maggior parte degli abitanti si concentra nel «Marocco utile»: i valori massimi di densità si registrano nella zona di Tangeri e Casablanca, per poi decrescere all’interno del paese, con minimi nella regione sahariana. I flussi migratori verso i paesi europei (soprattutto verso Spagna, Francia e Italia) sono molto intensi. La popolazione urbana è in costante aumento, per effetto delle migrazioni dalle campagne. La lingua ufficiale è l’arabo, ma l’insegnamento scolastico viene impartito anche in francese, inglese e nella lingua berbera. La religione dominante è l’islamismo. La capitale, Rabat, sorge sulla costa atlantica: antica città islamica imperiale, oggi è sede di attività commerciali, industriali e turistiche. A sud-ovest, la vivace e moderna Casablanca (la città più popolosa del paese) è ricca di interessanti testimonianze dell’architettura coloniale; nel 1993 vi è stata inaugurata una grande moschea (seconda per dimensioni solo a quella della Mecca) e il suo porto è tra i maggiori del Nordafrica per volume di traffici. Nell’interno si trovano invece Marrakech, chiamata «la Rossa» per il colore delle sue mura e della terra su cui sorge, e Fès, sede della più antica università islamica. Tangeri, antichissima città sullo stretto di Gibilterra, oggi è scalo marittimo di rilievo e fiorente stazione turistica. Sez3_da302a315_Africa_3e 16-02-2007 16:18 Pagina 315 Marocco SAHARA OCCIDENTALE Colonia spa252 120 gnola fino al 1976, il territorio del Sahara Superficie (km2) Popolazione (ab.) 417 000 Occidentale venne subito annesso dal Maal-Ayoune rocco. Nello stesso anno il Fronte Polisa- Capoluogo (184 000 abitanti) rio (movimento indipendentista del popolo saharawi, che abita la parte occidentale del deserto) costituì una «repubblica araba sahariana» nell’area presso il confine con l’Algeria, opponendosi con le armi all’occupazione marocchina, mai riconosciuta a livello internazionale. Un piano di pace del 1988, patrocinato dall’ONU, prevede un referendum per l’autodeterminazione della regione, ma il voto è stato sempre rimandato per l’opposizione del governo marocchino, che non vuole abbandonare un territorio su cui sono presenti ricchi giacimenti di fosfati e minerali di ferro. Il re del Marocco si è dichiarato favorevole a concedere al Sahara Occidentale una larga autonomia, ma contrario all’indipendenza. Da tempo gli indipendentisti saharawi denunciano la politica persecutoria delle autorità marocchine nei confronti della popolazione e il continuo afflusso di lavoratori marocchini, destinato, a loro parere, ad alterare l’equilibrio tra le etnie in vista del futuro referendum. Il Sahara Occidentale. L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 1725 $ 3 L’economia Più di un terzo della popolazione attiva lavora nell’agricoltura. Per aumentare la produttività, il governo ha finanziato nel centro e nel sud del paese la costruzione di opere idrauliche che hanno esteso la superficie irrigua. Le colture principali sono quelle di cereali (primo produttore africano di orzo), canna da zucchero e cotone; in gran parte destinati all’esportazione sono agrumi, uva, fichi, datteri, olive, pomodori, patate e legumi. Nel Rif è molto diffusa la coltivazione clandestina della canapa indiana, da cui si ricava l’hashish. Molto diffuso è l’allevamento (soprattutto ovini e caprini) e fiorente la pesca. Il Marocco dispone di buone riserve minerarie (fosfati, cobalto, manganese, piombo, argento, zinco) ma di scarse fonti energetiche. Le industrie principali sono quelle alimentari, tessili (rinomata è la produzione di tappeti) e le manifatture dei tabacchi. In fase di crescita sono i comparti chimico, siderurgico, metallurgico, petrolchimico e meccanico; i prodotti industriali ad alta tecnologia costituiscono ormai il 10% dei manufatti esportati. Il turismo, attirato dal patrimonio naturale e storico-artistico, è una delle maggiori fonti di reddito. Glossario Hashish Sostanza resinosa che, se fumata, induce euforia, allucinazioni e altri gravi problemi fisici e psichici. I tappeti marocchini sono celebri e apprezzati in tutto il mondo. 315 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:08 Pagina 316 Africa EGITTO Superficie (km2) Popolazione (ab.) Densità (ab./km2) Popolazione urbana (%) forma di governo capitale moneta sigla internazionale 1 001 449 69 997 000 70 42 Repubblica Il Cairo (7 629 866 abitanti) lira egiziana (100 piastre) ET 1 Il paese del Nilo Il corso del Nilo nella Nubia (Egitto meridionale). Glossario Limo Sabbia molto fine, trasportata in sospensione dalla corrente dei fiumi, che durante le piene si deposita sui terreni circostanti le sponde e dona fertilità ai terreni. 316 Bagnato a nord dal mar Mediterraneo e a est dal mar Rosso, l’Egitto confina a nord-est con Israele, a sud con il Sudan e a ovest con la Libia. Il territorio egiziano è quasi interamente occupato dal deserto. La vita è stata resa possibile dal fiume Nilo, che attraversa il paese da sud a nord e sfocia nel Mediterraneo con un vasto delta. Il Nilo, infatti, non solo è la principale fonte di acqua per l’irrigazione, ma con le sue piene annuali da millenni rendeva fertili i campi, depositandovi periodicamente uno spesso strato di limo. Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:08 Pagina 317 Egitto La lunga storia dell’Egitto storico greco Erodoto (V secolo a.C.) definì l’Egitto «un dono del Nilo», alludendo al fatto che la maggior parte del territorio egiziano è desertica e solo lungo la valle e il delta del grande fiume, oltre che nelle oasi, è possibile l’insediamento umano. Lungo il Nilo, le periodiche piene hanno consentito sin dall’antichità l’irrigazione delle terre e lo sviluppo dell’agricoltura, ponendo così le basi della luminosa civiltà egizia, che raggiunse il suo culmine nella seconda metà del II millennio a.C. con i sovrani del Nuovo Regno. Dopo un lungo periodo di declino, l’Egitto rinacque sotto la dinastia dei Tolomei (323-30 a.C.), i sovrani di origine macedone insediatisi nel paese dopo la sua conquista da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. Alessandria d’Egitto, la nuova capitale, divenne il principale centro Lo culturale del Mediterraneo e il suo prestigio sopravvisse alla dominazione romana (30 a.C.-394 d.C.) e a quella bizantina (394-639 d.C.). Tra il 639 e il 646 gli arabi assunsero il controllo dell’Egitto, portandolo nell’orbita dell’Islam, anche se la conversione alla nuova religione da parte della popolazione egiziana procedette lentamente. Nel 1517 l’Egitto cadde sotto il potere dei turchi ottomani; dal 1798 al 1801 venne occupato da Napoleone Bonaparte. Occupato dagli inglesi (1882), l’Egitto divenne poi una monarchia indipendente (1922), ma sotto il controllo del Regno Unito. Nel 1952 una rivolta militare rovesciò la monarchia e l’anno successivo fu proclamata la repubblica, di tipo presidenziale, con a capo G. A. Nasser. Nel 1956 la nazionalizzazione del canale di Suez causò una grave crisi Gamal Abdel Nasser, primo presidente della repubblica egiziana. internazionale e una guerra con Israele, che occupò la penisola del Sinai e la striscia di Gaza. Le tensioni con Israele sfociarono in un nuovo aperto conflitto nel 1967 (guerra dei Sei giorni) e nel 1973 (guerra del Kippur). Solo nel 1979 i due stati conclusero accordi di pace che sancirono il ritorno del Sinai all’Egitto. Oggi, tuttavia, il limo non raggiunge più i campi egiziani: l’alta diga di Assuan, realizzata tra il 1964 e il 1971 con l’assistenza tecnica e finanziaria dell’ex Unione Sovietica, ha infatti sbarrato il corso del fiume, creando il grande invaso del lago Nasser e impedendo il libero deflusso delle acque e dei detriti da esse trasportati. La diga ha una grandissima importanza economica per l’Egitto, in quanto consente la produzione di energia elettrica e il controllo delle piene del Nilo, nonché di estendere l’irrigazione permanente all’insieme delle terre agricole. Tuttavia ha generato anche fenomeni negativi: il limo che si deposita sul fondo del lago Nasser ne provoca il lento interramento e giunge in quantità sempre più ridotte ai campi. I contadini devono allora ricorrere a fertilizzanti chimici, con costi maggiori e problemi di inquinamento dei terreni e delle falde freatiche. A ovest del Nilo si estende il deserto Libico, una distesa di dune sabbiose punteggiata da oasi. Tra il Nilo e il mar Rosso si estende invece l’estremità occidentale del deserto arabico (deserto Orientale), formato da una serie di rilievi e di tavolati. Fa parte dell’Egitto anche la penisola del Sinai, elemento di congiunzione tra il continente africano e quello asiatico, sebbene dal 1869 sia stata artificialmente separata dal resto del paese con l’apertura del canale di Suez (vedi a p. 319). Lungo la fascia costiera il clima è di tipo mediterraneo, ma nel resto dell’Egitto è tropicale arido. Glossario Falda freatica Una falda è una zona sotterranea impregnata d’acqua, delimitata da strati di roccia impermeabile. A partire dalla superficie si possono incontrare più livelli di falde acquifere, la prima delle quali si chiama falda freatica o di superficie. 317 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:09 Pagina 318 Africa Lingua arabo 2 Una popolazione in forte aumento Religione musulmani (89,9%), cristiani copti (10%) Nel XX secolo si è verificato un fortissimo incremento demografico (da meno di 10 milioni di abitanti nel 1900 a 70 milioni nel 2006), sebbene il tasso di crescita nei primi anni del XXI secolo sia in diminuzione. Intensi flussi migratori sono diretti verso i paesi arabi e l’Europa. La popolazione vive soprattutto sulla costa mediterranea e lungo la valle del Nilo, dove la densità raggiunge valori superiori ai 2000 ab./km2. La lingua ufficiale è l’arabo e prevale la religione islamica. Numero di figli per donna 3 Popolazione < 15 anni 33,1% Popolazione > 60 anni 6,9% Speranza di vita M 68, F 73 ISU 0,659 (119° posto nel mondo) LE MAGGIORI CITTÀ CITTÀ ABITANTI Il Cairo 10 834 000* Alessandria 3 756 000* Porto Said 530 000 Suez 479 000 * area metropolitana Il forte che il sultano Quaitbay decise di erigere nel XV secolo ad Alessandria per fortificare i sistemi di difesa della città. Nel nord del paese, nella pianura del Nilo, sorge la capitale, Il Cairo, una delle più popolose città africane, centro di gravità politico e culturale del mondo arabo. La fortissima densità, determinata sia dal boom demografico, sia dal continuo flusso di contadini attirati in città dalla speranza di una vita migliore, ha reso drammatico il problema della casa, inducendo parte della popolazione a insediarsi persino nella città dei morti, l’antico cimitero ai piedi della cittadella. Il Cairo è anche uno dei più importanti centri del turismo internazionale: nella sua area metropolitana si trova infatti alGiza, che conserva alcuni dei più grandiosi monumenti della civiltà egizia: le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, la gigantesca Sfinge, la necropoli di Menfi. La seconda città del paese è Alessandria: fondata nel IV secolo a.C. da Alessandro Magno, sorge sulla costa del Mediterraneo, presso il braccio più occidentale del delta del Nilo, ed è il maggiore porto del paese. Nell’antichità la sua biblioteca, con i suoi 700 000 manoscritti, era considerata una delle sette meraviglie del mondo. Incendiata (47 a.C.) dalle legioni di Giulio Cesare e poi completamente distrutta (391 d.C.) per ordine del vescovo Teofilo, che la considerava un luogo pagano, la biblioteca è stata ricostruita e riaperta nel 2002 grazie a un’iniziativa dell’Unesco e del governo egiziano. Il nuovo edificio è formato da 11 piani, ognuno dei quali dedicato a un ramo del sapere, e contiene 8 milioni di libri, 100 000 manoscritti e migliaia di dischi multimediali. La parete esterna reca incisi tutti gli alfabeti dell’umanità. Porto Said e Suez sono i due porti sorti agli opposti imbocchi del canale di Suez, al quale devono il loro sviluppo. La capitale e le altre città. Una veduta del Cairo, nella parte che si affaccia sul Nilo. Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:09 Pagina 319 Egitto 3 L’economia L’economia si basa ancora largamente sull’agricoltura, condizionata dall’irrigazione e dunque praticata sulle sponde e presso il delta del Nilo. La fertilità dei terreni permette di ottenere anche tre raccolti l’anno: vi sono così le colture invernali (frumento, fagioli, orzo, fave, cipolle, lino), estive (cotone, riso, mais, canna, arachidi, sesamo) e autunnali (riso e mais); tuttavia la produzione è inferiore alle necessità del paese. Molto praticata è la pesca (spugne e, nel mar Rosso, madreperla e coralli, a rischio di estinzione per l’eccessivo sfruttamento). Le risorse minerarie sono ingenti (petrolio, gas naturale, fosfati, zolfo, minerali metallici). La disponibilità di energia elettrica è stata triplicata dall’entrata in funzione delle grandi centrali idroelettriche di Assuan, che hanno consentito lo sviluppo di settori industriali avanzati (siderurgia, meccanica, petrolchimica) accanto a quelli più tradizionali (tessile, alimentare, lavorazione delle pelli). Malgrado i periodici attentati da parte di estremisti islamici contro gli stranieri, il turismo – attratto dai siti archeologici della valle del Nilo e dalle località balneari sul mar Rosso – rimane molto attivo e rappresenta un settore fondamentale nell’economia egiziana. L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 1316 $ Il canale di Suez collega mar Mediterraneo e mar Rosso. Venne inaugurato nel 1869, dopo dieci anni di lavori: permise comunicazioni molto più rapide e meno costose tra paesi asiatici ed europei, avvantaggiando in particolare quelli affacciati sul Mediterraneo. Più volte ampliato per far fronte al continuo aumento del tonnellaggio delle navi, il canale, lungo 170 km, ha oggi una larghezza compresa fra 286 e 352 m (in superficie) e una profondità massima di 20 m. Le navi in transito pagano un pedaggio all’ente che amministra il canale (che dal 1956 è gestito dal governo egiziano); ciò assicura all’Egitto cospicue entrate. Il canale è stato più volte chiuso a causa dei conflitti arabo-israeliani. Le conseguenze sono state notevolissime, soprattutto per il traffico del petrolio diretto in Europa dal golfo Persico. Per diminuire i costi di trasporto (le navi erano costrette a circumnavigare l’Africa), vennero costruite petroliere gigantesche. Così, quando fu riaperto (1975), il canale era diventato troppo stretto per queste superpetroliere e l’Egitto dovette avviare lavori per rendere il canale transitabile anche a navi con un tonnellaggio superiore alle 250 000 t. Oggi attraverso il canale passano circa 14 000 navi all’anno, che trasportano soprattutto idrocarburi, cemento, metalli, cereali, prodotti dell’industria meccanica. Il canale di Suez. Il dissodamento del terreno nella fertile pianura del Nilo. Una nave in transito attraverso il canale di Suez. 319 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:09 Pagina 320 Africa Esercizi 1 Africa mediterranea, Marocco, Egitto Evidenzia gli stati appartenenti all’Africa mediterranea. Scrivi i loro nomi nella posizione corretta, i nomi dei mari e oceani che li bagnano, degli stati confinanti. c. d. e. f. 2 Completa la seguente tabella. a nord confina con… a est confina con… a sud confina con… a ovest confina con… 3 MAROCCO EGITTO ………… ………… ………… ………… ………… ………… ………… ………… Completa le seguenti frasi. a. L’Africa mediterranea è isolata dal resto del continente dal ………………………………………. Il territorio comprende tre differenti regioni: le pianure costiere, lungo le coste dell’…………………………………………………… e del …………………………………………………; la catena dell’………………………………………; il …………………………………………………… . b. Appartengono fisicamente all’………………………………… settentrionale ma politicamente all’…………………………… gli arcipelaghi delle ………………………………… (Spagna) e di ………………………… (Portogallo) al largo delle coste atlantiche; la penisola 320 g. h. 4 del ……………………………, che politicamente appartiene all’…………………………, fisicamente è asiatica. L’Africa settentrionale vide fiorire la civiltà degli ………………………… e sorgere grandi città fenicie, ……………………………………………… e …………………………………………, come …………………………, Cirene, Cartagine e Leptis Magna. Questa unità culturale fu infranta dalla penetrazione degli …………………………. L’area dell’Africa mediterranea è caratterizzata dall’impetuosa crescita della …………………………; l’esplosione demografica ha alimentato l’esodo dalle ………………………… e una rapida e disordinata espansione delle ………………………………………………. Dal Marocco i flussi …………………………… verso i paesi europei (soprattutto verso …………………………, …………………………… e Italia) sono molto intensi. Bagnato a nord dal ………………………………… e a est dal ……………………………………………, il territorio egiziano è quasi interamente occupato dal ………………………………. Solamente il fiume ………………………………, che attraversa il paese da sud a …………………………………… e sfocia nel ……………………………… con un vasto delta. A ovest del fiume …………………………………… si estende il deserto ………………………………; tra il ………………………… e il mar ……………… si estende invece l’estremità occidentale del deserto arabico (deserto …………………………). Lungo il corso del ……………………………………, le periodiche ………………………………… hanno consentito sin dall’antichità l’irrigazione delle terre e lo sviluppo dell’…………………………………, ponendo così le basi della luminosa civiltà ………………………………, che raggiunse il suo culmine nella seconda metà del II millennio a.C. con i sovrani del ……………………………………. Vero o falso? a. L’Algeria è il più esteso stato dell’Africa mediterranea. b. La Tunisia è lo stato africano più vicino all’Italia. c. L’Egitto è lo stato più occidentale dell’Africa mediterranea. V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:09 Pagina 321 d. L’Africa mediterranea è in parte attraversata dal tropico del Cancro. e. L’Africa mediterranea è totalmente desertica. f. L’Atlante è l’unica catena montuosa della regione. g. Il Sinai è una penisola separata dal resto dell’Egitto dal canale di Suez. h. Tutte le maggiori città dell’Africa mediterranea si trovano nell’interno, a una certa distanza dalla costa. i. Le coste dell’Africa mediterranea sono nel complesso abbastanza lineari, poco frastagliate. 5 V ■ F ■ V F ■■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Perché… a. … l’Egitto venne già nell’antichità definito «un dono del Nilo»? b. … oggi in tutta l’Africa mediterranea si parla arabo e la religione di gran lunga prevalente è l’islam? c. … vi è una situazione di continua tensione tra il Marocco e il Sahara Occidentale? d. … una consistente parte della popolazione dell’Africa settentrionale emigra in Europa? e. … l’apertura del canale di Suez ebbe un’importanza economica fondamentale? 6 4. Catena montuosa del Marocco 5. Popolazione dell’Africa settentrionale 8 Elenca tre caratteristiche peculiari del paesaggio del Marocco. a. ………………………………………………………… ………………………………………………………… b. ………………………………………………………… ………………………………………………………… c. ………………………………………………………… ………………………………………………………… 9 Osserva la fotografia, che mostra coltivazioni in Marocco, e rispondi alle domande. Rispondi brevemente. a. Chi sono i berberi? b. Che cosa si intende, in senso geografico-politico, con l’espressione «Sahara Occidentale»? c. Che cosa attira maggiormente i turisti in Marocco e in Egitto? d. Che cos’è il «Marocco utile»? e. Per quali motivi il francese (in Marocco, Algeria e Tunisia) e l’inglese (in Egitto) sono ancora usati negli affari, nel commercio e nell’insegnamento? f. Che cos’è il limo? Qual è la sua importanza per l’agricoltura egiziana? 7 a. b. c. d. e. Collega ogni termine o nome geografico qui di seguito elencato con la definizione o la caratteristica che lo riguarda (più in basso). Rif Tangeri Berberi Assuan Nasser 1. Città del Marocco 2. Città egiziana presso cui sorge una grande diga 3. Presidente egiziano dagli anni Cinquanta agli anni Settanta a. Ti pare che si tratti di coltivazioni estensive o intensive? b. Questo tipo di paesaggio denota la presenza di un clima arido? c. Come definiresti questo paesaggio? Naturale, antropizzato, urbanizzato o altro? d. Quali sono i prodotti tipici dell’agricoltura del Marocco? 321 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:09 Pagina 322 Africa La regione del Sahel Il deserto del Sahara in territorio sudanese. 1 Il dominio del clima desertico Il Sahel è l’ampia fascia di terre aride a sud del deserto del Sahara. A ovest la regione si affaccia sull’oceano Atlantico, mentre a est la valle del Nilo la separa dal Corno d’Africa (vedi a p. 326). Il Sahel è tradizionalmente suddiviso in due regioni, prive di confini netti: il Sahel dei nomadi, a nord, a ridosso del Sahara, un’area arida abitata solamente da tribù di pastori e allevatori nomadi; il Sahel dei sedentari, a sud, dove alcuni grandi fiumi (Senegal, Niger, Chari, Nilo e loro affluenti) permettono lo sviluppo dell’agricoltura e della pesca. Al centro di quest’area è il lago Ciad, formato dal fiume Chari. Il clima è desertico; nel sud le precipitazioni sono un po’ più frequenti, ma molto irregolari. L’area, complessivamente poco popolata, comprende Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Sudan. A nord, nella parte desertica, vivono popolazioni arabe o arabo-berbere, per lo più nomadi; nella fascia meridionale, dove le condizioni di vita sono meno difficili, vivono popolazioni nere sudanesi, concentrate in villaggi lungo i fiumi. Una popolazione ovunque scarsa. Il Sahel, periodicamente colpito da calamità naturali, è la regione più povera dell’Africa; i suoi paesi sono agli ultimi posti nella classifica basata sull’indice di sviluppo umano. Negli ultimi decenni si sono registrati due tragici periodi di siccità (1968-73 e 1984-85). L’economia è molto arretrata: le uniche attività possibili sono la pastorizia nomade e, quando le piogge lo consentono, un’agricoltura di sussistenza, per lo più itinerante. Il sottosuolo è ricco di minerali (petrolio, gas naturale, fosfati, rame). Forte è l’emigrazione verso i paesi vicini più ricchi. I danni dovuti alla siccità sono aggravati dagli effetti di un pascolo troppo intenso e dall’espandersi della monocoltura (piantagioni di arachidi, tabacco, piretro). La crescita della popolazione ha spinto a sovrasfruttare terreni già poco fertili, rendendoli così, in poco tempo, del tutto sterili; inoltre l’incremento del bestiame ha distrutto grandi estensioni di pascoli e ha contribuito a provocare l’espansione del deserto. I paesi della povertà assoluta. Glossario Piretro Pianta cespugliosa perenne con capolini bianco-giallastri che, polverizzati, sono usati come insetticida. 322 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:09 Pagina 323 La regione del Sahel 2 Un’area tormentata da continui conflitti Nel corso dei secoli, per la sua posizione, il Sahel fu un’area di passaggio tra le regioni dell’Africa mediterranea e quelle affacciate sul golfo di Guinea: si formarono così alcuni importanti centri di traffico (come Timbuctù – o Tombouctou – e Nouakchott) per le carovane che attraversavano il Sahara: da nord provenivano rame, sale e stoffe, da sud oro, avorio e schiavi. In quest’area, durante il Medioevo sorsero alcuni potenti regni che estesero il proprio controllo fino ai paesi del golfo di Guinea. La ricchezza e la magnificenza di Timbuctù erano proverbiali sia in Europa sia nel mondo arabo. Gli attuali confini tra gli stati sono il risultato delle spartizioni coloniali: occupati fra Ottocento e Novecento dalle potenze europee, questi paesi conquistarono l’indipendenza nella seconda metà del XX secolo. Le difficili condizioni di vita e le diversità religiose, etniche e culturali alimentano le rivalità tra le diverse comunità, che molto spesso sfociano in sanguinosi scontri. Semplificando, le popolazioni del nord sono di etnia araba o berbera, dedite al nomadismo e all’allevamento e di religione islamica; quelle sedentarie del sud, dedite all’agricoltura e alla pesca, sono di etnia sudanese e di religione cristiana o animista. Un drammatico esempio di queste rivalità è fornito dal Sudan, dove un conflitto durato oltre cinquant’anni ha opposto le popolazioni del Sudan meridionale, cristiane e animiste, al governo centrale, dominato dalla minoranza di origine araba e di religione islamica. La guerra civile si è conclusa nel 2005 con il riconoscimento dell’autonomia della regione, in previsione di un futuro referendum per l’indipendenza. Negli ultimi anni è inoltre riesplosa la guerriglia nella regione occidentale del Darfur, dove le forze dei gruppi indipendentisti affrontano l’esercito regolare sudanese e le milizie paramilitari dei janjaweed, formate da miliziani di etnia araba. Il feroce conflitto ha pesantemente coinvolto la popolazione civile, esposta a continui attacchi, causando centinaia di migliaia di morti e obbligando circa due milioni di persone ad abbandonare le loro case per cercare rifugio nei campi profughi o nel vicino Ciad. Un accordo di pace del 2006 non ha avuto effetto pratico e gli operatori umanitari incontrano grandi difficoltà nel portare aiuto alle popolazioni civili, anche a causa degli ostacoli posti dal governo sudanese, che considerano il Darfur un problema esclusivamente interno. Il dramma del Sudan. Una bambina bozo, tribù che vive in Mali. Un campo profughi nel Darfur. 323 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:09 Pagina 324 Africa L’area del golfo di Guinea Un tratto della costa del golfo di Guinea in Costa d’Avorio. 1 Tra la savana, la foresta e l’oceano Affacciata sull’oceano Atlantico, l’area del golfo di Guinea è per lo più pianeggiante, limitata all’interno da modesti altipiani su cui si innalzano rari massicci isolati dai quali nascono i grandi fiumi della regione: Senegal, Gambia, Volta, Niger. Il clima è di tipo tropicale, con precipitazioni più abbondanti sulle zone costiere meridionali. Nel nord si estende la savana e verso sud, avvicinandosi all’equatore, la foresta pluviale, sempre più a rischio a causa del disboscamento, effettuato per ricavare legname e per ampliare le terre destinate alle piantagioni. Una popolazione in forte crescita. Nell’area del golfo di Guinea (e dell’Africa occidentale) comprenderemo Senegal, Capo Verde, Gambia, GuineaBissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Camerun. È l’area più densamente abitata dell’Africa. La crescita incontrollata della popolazione – senza corrispondenti miglioramenti nelle produzioni agricole e industriali – è uno dei principali fattori del sottosviluppo dell’Africa occidentale. Esistono centinaia di gruppi etnici diversi; prevalgono i neri sudanesi, con numerosi altri gruppi neri (bantu, pigmei, haussa, yoruba, ibo) e popolazioni arabe e berbere. L’islamismo è la religione più diffusa, soprattutto nelle regioni occidentali e settentrionali, ma non mancano culti animisti tradizionali e anche il cristianesimo. Alla grande varietà etnica corrisponde un’ancor più ampia varietà linguistica. L’area è caratterizzata da frequenti conflitti etnico-religiosi e da una notevole instabilità politica. La povertà. La pressione demografica, le guerre e la povertà delle campagne spingono verso le città consistenti flussi migratori, costituiti soprattutto da giovani in cerca di lavoro; le opportunità sono però scarse e gran parte di essi rimane inattiva o lavora con compensi irrisori. L’urbanizzazione incontrollata ha impoverito di manodopera il mondo rurale e ha accentuato i gravi problemi che già affliggevano le città (mancanza di alloggi, scarsità di servizi pubblici, diffusione della criminalità). La difficoltà della vita delle popolazioni si riflette anche nell’alto numero di analfabeti, nella bassa speranza di vita e nel crescente numero di ammalati di AIDS. 324 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:09 Pagina 325 L’ a r e a d e l g o l f o d i G u i n e a 2 Il dominio politico ed economico dell’Occidente Tutti i paesi dell’Africa occidentale e dell’area guineana, con l’eccezione della Liberia, sono stati per lungo tempo colonie o possedimenti europei. Anche dopo il raggiungimento dell’indipendenza politica per questi stati la sovranità appare solo formale: essi sono rimasti in condizioni di dipendenza politica ed economica nei confronti dei paesi ricchi, non riuscendo così a creare strutture produttive moderne e autonome. Nonostante la disponibilità di risorse naturali, dunque, quasi tutta l’area si trova in condizioni di sottosviluppo. La situazione è aggravata dalle frequenti calamità naturali e dall’alto grado di instabilità politica, che si manifesta con frequenti colpi di stato, guerre e conflitti etnici. Nelle terre migliori domina l’agricoltura di piantagione, controllata da compagnie straniere e rivolta prevalentemente all’esportazione. Le piantagioni sottraggono spazio alle coltivazioni per il consumo interno, che vengono praticate con tecniche rudimentali sui terreni meno favorevoli; quasi tutti i paesi africani sono perciò costretti a importare cereali dal Nordamerica e dall’Europa. Questo tipo di economia, basata sulla produzione e sull’esportazione di uno o pochi prodotti, espone i paesi ai rischi commerciali della monocoltura. La regione è ricca di risorse minerarie. Buona parte delle attività estrattive è però gestita dalle ex potenze coloniali e la popolazione non beneficia della ricchezza derivante dallo sfruttamento di tali prodotti. L’abbondanza di manodopera a basso costo ha attirato alcune società di paesi occidentali, che hanno impiantato attività industriali di livello tecnologico modesto (tessile, alimentare) e stabilimenti molto inquinanti nei comparti petrolchimico e siderurgico. Gli stessi aiuti economici inviati dagli stati più ricchi vengono distribuiti tenendo conto più degli interessi delle classi dominanti locali che delle reali necessità della popolazione; spesso, come hanno dimostrato alcune indagini giudiziarie, sono serviti da copertura a traffici illegali (soprattutto di armi) o come finanziamento a fazioni politiche in lotta per la conquista del potere interno. Le piantagioni di cacao sono tra le più diffuse nei paesi dell’area del golfo di Guinea; nella fotografia, la fase dell’essiccazione dei frutti del cacao. Operai in una miniera d’oro in Ghana. 325 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:09 Pagina 326 Africa Il Corno d’Africa 1 Grandi risorse naturali e una diffusa povertà La regione del Corno d’Africa comprende due regioni distinte. L’Acrocoro Etiopico è un massiccio di origine vulcanica, con montagne dalle cime spianate (amba), alte più di 4000 metri, e profonde vallate; è attraversato da sudovest a nord-est dalla depressione della Rift Valley. Verso sud-est digrada formando l’altopiano dell’Ogaden, mentre a nord-est si interrompe a strapiombo. Il Corno d’Africa vero e proprio è una vasta penisola triangolare che si protende nell’oceano Indiano, chiudendo il mar Rosso e il golfo di Aden. È formato dalle propaggini orientali e meridionali dell’Acrocoro Etiopico e da una pianura costiera. Il Corno d’Africa è occupato dai territori di Eritrea, Etiopia, Gibuti e Somalia. La densità abitativa è piuttosto bassa e una parte consistente della popolazione, soprattutto in Somalia, è nomade. Numerosi gruppi etnici e tribali parlano lingue che rientrano nelle famiglie delle lingue semitiche (amharico, lingua ufficiale dell’Etiopia, e tigrino, lingua ufficiale dell’Eritrea) e delle lingue cuscitiche. Nelle regioni meridionali sono inoltre presenti popoli di stirpe sudanese e bantu. Le popolazioni dell’interno sono per lo più cristiane, seguaci della chiesa copta etiopica, mentre quelle delle regioni costiere, dove nel corso dei secoli si è maggiormente fatto sentire l’influsso arabo, hanno aderito all’islam. I paesi del Corno d’Africa sono tra i più poveri dell’Africa: calamità naturali ricorrenti, sistemi produttivi arretrati, mancanza di infrastrutture, malattie, guerre contribuiscono a rendere estremamente precarie le condizioni di vita della popolazione. L’agricoltura e l’allevamento impiegano la maggior parte della forza lavoro, ma la produzione è indirizzata soprattutto all’autoconsumo ed è fortemente condizionata da lunghe e frequenti siccità. Caffè, banane, cotone, canna da zucchero e cereali sono i principali prodotti destinati all’esportazione. Il sottosuolo è ricco di risorse minerarie, solo in piccola parte sfruttate. L’apparato industriale è poco sviluppato (fabbriche tessili e per la lavorazione del pellame, qualche impianto petrolchimico, meccanico e per la lavorazione dei prodotti alimentari). Le popolazioni. Glossario Rift Valley Immenso sistema di faglie che ha origine in Mozambico e si dirige verso nord fino a raggiungere il mar Rosso (Eritrea), per poi continuare in Asia fino alla valle del Giordano. Il paesaggio naturale nei pressi di Gondar (Etiopia nord-occidentale). 326 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:10 Pagina 327 Il Corno d’Africa 2 Guerre civili e conflitti internazionali Il Corno d’Africa è travagliato da continue guerre, sia civili sia tra stati diversi, che ne hanno fortemente compromesso le possibilità di sviluppo. Colonizzati da italiani, inglesi e francesi dalla fine del XIX secolo, gli stati della regione hanno raggiunto o riconquistato l’indipendenza dopo la seconda guerra mondiale: l’Etiopia, occupata dall’Italia nel 1936, recuperò la piena sovranità nel 1944: l’Eritrea, colonia italiana dal 1890, venne federata all’Etiopia nel 1952, annessa nel 1961 e resa indipendente nel 1993; la Somalia, nata dall’unione della colonia italiana e di quella inglese e privata della regione dell’Ogaden a favore dell’Etiopia, divenne indipendente nel 1960; la piccola repubblica di Gibuti, colonia francese, solamente nel 1977 vide riconosciuti i propri diritti. Alle tradizionali rivalità tra cristiani copti (il cristianesimo penetrò nella regione nel IV secolo, grazie a missionari provenienti dall’Arabia meridionale) e musulmani e tra popoli semitizzati e popoli di stirpe cuscita, si sono sommate le rivendicazioni sorte dopo le scelte operate al momento della decolonizzazione, di associare all’Etiopia l’Eritrea e la regione somala dell’Ogaden. A partire dagli anni Settanta in Eritrea si sviluppò un forte movimento indipendentista che impegnò l’esercito etiopico in una lunga guerra di liberazione, coronata dall’indipendenza proclamata nel 1993. I rapporti tra Eritrea ed Etiopia rimasero molto tesi, tanto che nel 1998 scoppiò una guerra per il possesso di alcune regioni di confine; la vertenza tra i due stati è ancora aperta. Truppe italiane in Eritrea in una fotografia degli anni Trenta. La situazione in Somalia. Tra il 1977 e il 1978 la Somalia, guidata dal dittatore Siad Barre – salito al potere pochi anni dopo l’indipendenza –, invase la regione dell’Ogaden, abitata in prevalenza da popoli di stirpe somala. Dopo iniziali successi, le truppe somale vennero duramente sconfitte, ma nella regione continua a essere attivo un movimento indipendentista. La sconfitta nella guerra dell’Ogaden ebbe pesanti riflessi anche in Somalia, dove l’appoggio popolare al regime diminuì fortemente. Nel 1991 il regime di Siad Barre venne rovesciato, ma il nuovo governo non fu in grado di assumere il controllo del paese, che precipitò in una guerra civile (non ancora conclusa) tra i diversi clan tribali, guidati da vari «signori della guerra». Un sacerdote copto dell’Etiopia mostra a due giovani i testi sacri. 327 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:10 Pagina 328 Africa L’Africa equatoriale Alcuni bufali al pascolo nelle savane alle pendici del Kilimangiaro, in Tanzania. 1 Fiumi, laghi, foreste, montagne L’Africa equatoriale si affaccia a ovest sull’oceano Atlantico e a est sull’oceano Indiano. Il suo territorio comprende tre aree distinte: la regione dei Grandi Laghi, corrispondente alla grande Rift Valley, che attraversa il continente da sud a nord e che ospita una collana di grandi bacini lacustri, tra cui il Malawi (o Niassa), il Tanganica, l’Alberto, il Vittoria, il Turkana (o Rodolfo); il bacino del fiume Congo, a ovest della Rift Valley, un vastissimo catino bordato da rilievi montuosi e altipiani; l’altopiano dell’Africa Orientale, a est della Rift Valley, che digrada verso l’oceano Indiano; qui si trovano le più alte cime dell’Africa, il Kilimangiaro (5895 m) e il Kenya (5199 m), entrambi di origine vulcanica. Dalla regione dei Grandi Laghi nascono i due più grandi fiumi dell’Africa: il Nilo e il Congo. Il Nilo nasce in Ruanda con il nome di Kagera, forma il lago Vittoria, da cui esce con il nome di Nilo Vittoria e, dopo aver formato il lago Alberto, si dirige verso nord. Il Congo forma il secondo bacino più grande al mondo dopo quello del Rio delle Amazzoni; nasce al confine con lo Zambia e descrive un ampio arco in territorio congolese prima di sfociare nell’oceano Atlantico. Il clima della regione è di tipo equatoriale, molto umido nel bacino del Congo, più asciutto a oriente, dove predomina la savana. La foresta del Congo è la più vasta estensione di foresta equatoriale dopo quella amazzonica. I maggiori fiumi africani. 328 Sez3_da316a329_Egitto_3e 16-02-2007 17:10 Pagina 329 L’ A f r i c a e q u a t o r i a l e I molti stati dell’Africa equatoriale non sono densamente abitati; la popolazione si concentra soprattutto nella regione dei Grandi Laghi, sulla costa tanzaniana, nella regione mineraria tra Repubblica Democratica del Congo e Zambia e alle foci del fiume Congo. In gran parte dell’Africa equatoriale vivono popoli di origine bantu; nelle foreste del Congo abitano le ultime tribù di pigmei; tribù di origine nilotica, tra i quali i masai (Kenya e Tanzania) e i tutsi (Uganda, Ruanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo), sono nel corso dei secoli penetrate nella regione dei Grandi Laghi e sull’altopiano orientale. Una popolazione molto differenziata. 2 Instabilità politica e drammatici conflitti Come gli altri stati africani, anche gli stati dell’Africa equatoriale divennero colonie delle potenze europee tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. La conquista dell’indipendenza, negli anni Sessanta, ha aperto la strada a una serie di regimi autoritari e di dittature personali che hanno finora impedito lo sviluppo democratico e lo sviluppo sociale ed economico dell’area, peraltro ricca di risorse minerarie e di fertili terreni. Proprio le ricchezze del sottosuolo hanno risvegliato la cupidigia delle compagnie occidentali, che hanno spesso appoggiato dittature e movimenti indipendentisti pur di appropriarsi di tali ricchezze. L’instabilità politica è particolarmente forte nella regione dei Grandi Laghi (basti pensare al genocidio dell’etnia tutsi in Ruanda nel 1994, con almeno un milione di vittime) e nella Repubblica Democratica del Congo, dove si susseguono guerre civili e colpi di stato. Le ricchezze sono così trattenute nelle mani di pochi, mentre gran parte della popolazione vive in povertà, tanto che molti degli stati dell’Africa equatoriale condividono con quelli del Sahel, del Corno d’Africa e dell’Africa occidentale il triste primato di stati meno sviluppati. L’agricoltura è il settore che impiega la maggior parte della popolazione, ma il suo contributo alla ricchezza è limitato, soprattutto perché gran parte della produzione è indirizzata all’autoconsumo. Tra le principali colture industriali si segnalano tè, caffè, frutta tropicale, arachidi, cotone e tabacco. Le ricchezze del sottosuolo contemplano petrolio, gas naturale, diamanti, oro, rame, stagno, zinco e metalli rari, ma il loro sfruttamento è frenato dalla mancanza di infrastrutture e dall’insicurezza creata dalle precarie condizioni politiche. Particolarmente attivo è il commercio illegale dei diamanti, utilizzato dalle varie formazioni combattenti per finanziare la propria lotta. Il turismo è un’importante risorsa solo per Kenya e Tanzania, grazie a un clima politico più disteso, alla bellezza dei panorami naturali e alla ricchezza della fauna selvatica, protetta in numerosi parchi naturali. Soldati del Fronte patriottico ruandese, guidato dai tutsi, posizionano mine anticarro. Una colata di rame in un impianto metallurgico a Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo). 329 Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 17:11 Pagina 330 Africa L’Africa australe Il paesaggio semi-desertico del Damaraland, nella Namibia centro-occidentale. 1 Non solo il Sudafrica L’Africa australe occupa la porzione meridionale del continente e comprende anche alcune isole e arcipelaghi. Dal punto di vista fisico riconosciamo cinque grandi aree: la conca occupata dal deserto del Kalahari; il sistema di altipiani che la circonda; le fasce costiere pianeggianti; il Madagascar, la più grande isola africana (la quarta al mondo); gli arcipelaghi dell’oceano Indiano. La regione è attraversata da tre grandi fiumi: lo Zambesi e il Limpopo, che sfociano nell’oceano Indiano, e l’Orange, che si getta nell’Atlantico. Fanno parte dell’Africa meridionale anche gli arcipelaghi delle isole Seicelle, Comore e Maurizio, di origine vulcanica o corallina. Il clima, tropicale a nord, a est e in Madagascar, è invece desertico nell’interno e temperato lungo la costa meridionale. In Mozambico e Zimbabwe esistono ancora vaste estensioni di foreste, mentre nel resto della regione predomina la savana; circa un quarto della regione è occupato dal deserto del Kalahari. Molte isole godono di un clima equatoriale, molto umido, che favorisce la crescita di una vegetazione lussureggiante. La presenza dell’uomo. Dal XVI secolo iniziarono a giungere gli europei (portoghesi, olandesi, inglesi e francesi), che colonizzarono la regione. Anche dopo la fine del colonialismo i bianchi hanno mantenuto la loro supremazia, esercitata attraverso la gestione della vita politica e delle principali risorse economiche. La maggioranza degli abitanti appartiene al gruppo bantu, che nel passato respinse nelle aree più aride le popolazioni originarie (boscimani e ottentotti). Da decenni la Repubblica Sudafricana è il paese più ricco e industrializzato del continente africano. A lungo la comunità bianca ha privato i neri dei diritti politici e civili, dando vita a un regime di segregazione razziale (l’apartheid) e condizionando la vita politica degli stati della regione. La situazione è cambiata dopo il 1991, quando l’apartheid venne abolito e il Sudafrica avviò una politica di collaborazione con i paesi vicini. 330 Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e 16-02-2007 17:11 Pagina 331 L’ A f r i c a a u s t r a l e 2 Grandi ricchezze e grandi problemi L’Africa meridionale è una regione di grandissime ricchezze naturali e, grazie al ruolo di guida assunto dal Sudafrica e all’adesione alla SADC (Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe), composta da 14 paesi, gli stati della regione hanno realizzato una crescita economica superiore a quella degli altri stati subsahariani. Per il Botswana si è addirittura parlato di «miracolo africano»: grazie allo sfruttamento dei giacimenti di diamanti e a un’efficiente gestione degli aiuti internazionali, il PNL del paese è cresciuto negli ultimi anni a un tasso medio annuo tra i più alti del mondo. Lo sviluppo economico dell’area è però fortemente minacciato dalla diffusione dell’AIDS: Botswana, Lesotho, Namibia, Swaziland, Sudafrica e Zimbabwe sono gli stati con la più alta percentuale di adulti ammalati, con percentuali comprese tra il 21,3% e il 38,8%. Questo significa che nei prossimi anni si assisterà a una consistente riduzione della popolazione attiva, oltre che a una crescita dei costi sociali per l’assistenza. L’economia si basa soprattutto sull’agricoltura e sul settore minerario. L’agricoltura è particolarmente produttiva in Sudafrica, dove è praticata con criteri moderni (vedi a p. 335). L’allevamento è molto sviluppato, sia quello ovino e caprino in Sudafrica, sia quello bovino in Botswana, Namibia e Zimbabwe; le foreste forniscono essenze pregiate e la pesca è un’importante risorsa per tutti gli stati rivieraschi. La grande ricchezza è però data dalle risorse minerarie: innanzitutto i diamanti, di cui la regione è la principale produttrice mondiale, ma anche oro, platino, argento, carbone, ferro, uranio, zinco, alluminio, tungsteno, gas naturale. Il Sudafrica è l’unico stato dotato di un settore industriale sviluppato e diversificato; negli altri stati predominano impianti metallurgici e per il trattamento dei prodotti alimentari. Il turismo rappresenta una grande risorsa per gli stati insulari ma anche negli stati continentali, in particolare il Sudafrica, è in continua espansione, grazie all’attrazione rappresentata dai grandi parchi naturali. Gaborone (Botswana): la sede della maggiore società che commercia in diamanti. Il Botswana è il maggior produttore mondiale di questi preziosi minerali. Le isole Seicelle sono l’unico stato africano classificato ad alto sviluppo umano; tuttavia l’economia è molto fragile, dipendendo quasi interamente dal turismo internazionale. 331 Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e 16-02-2007 Regioni e stati del mondo 17:11 Pagina 332 Africa SUDAFRICA forma di governo capitale moneta sigla internazionale Superficie (km2) 1 219 090 Popolazione (ab.) 46 888 000 Densità (ab./km2) 38 Popolazione urbana (%) 57,0 Repubblica federale Città del Capo (987 000 abitanti) rand sudafricano (100 centesimi) ZA Il paesaggio dei monti dei Draghi nella Riserva naturale Giant’s Castle. 1 Tra i deserti e gli oceani Un tratto della costa sudafricana nei pressi di Città del Capo. 332 Bagnato a est e sud-est dall’oceano Indiano e a sud-ovest e ovest dall’oceano Atlantico, il Sudafrica (o Repubblica Sudafricana) confina a nord con il Botswana, a nord-est con Zimbabwe e Mozambico e a nord-ovest con la Namibia. Il territorio circonda anche il Lesotho e lo Swaziland ed è formato da un vasto altopiano che si abbassa gradualmente verso il deserto del Kalahari e la valle del fiume Limpopo a nord, mentre a sud scende rapidamente sul mare Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e 16-02-2007 17:12 Pagina 333 Sudafrica formando litorali alti e quasi rettilinei; solo nei pressi del capo di Buona Speranza la costa è frastagliata e ricca di porti naturali. Oltre al Limpopo, importante è il fiume Orange, con il suo affluente Vaal. I monti dei Draghi, nel sud-est del paese, sono la maggior catena montuosa della regione. Il clima, per lo più tropicale temperato, diventa di tipo mediterraneo lungo la costa meridionale ed è più fresco e umido nell’area dei monti dei Draghi. La lunga storia del Sudafrica nticamente abitato da cacciatori boscimani, da allevatori ottentotti e dai fieri guerrieri zulu, il territorio del Sudafrica fu colonizzato nel XVII secolo dagli olandesi (boeri), ai quali si aggiunsero, all’inizio del XIX secolo, migliaia di coloni inglesi, che fondarono le colonie del Capo e del Natal. Tra boeri e inglesi scoppiò ben presto la rivalità, che culminò nella guerra anglo-boera (18991902) conclusasi con la vittoria degli inglesi, che crearono la colonia dell’Africa Australe, autonoma dal 1910 con il nome di Unione Sudafricana. A L’apartheid. L’oligarchia angloboera privò la popolazione nera dei diritti politici e civili (apartheid). Il regime di segregazione razziale venne ufficialmente istituito nel Un cartellone esposto nelle città sudafricane in occasione della Conferenza mondiale dell’ONU contro il razzismo tenutasi a Durban nel 2001. 1948, con la promulgazione di un sistema di leggi che privava i neri dei diritti fondamentali – il diritto di voto, la libertà di stampa, la possibilità di spostarsi liberamente nel paese – e li costringeva a vivere separati dalla minoranza bianca, in speciali «stati riserva» (i bantustan) situati nelle aree più povere del paese. Negli anni Cinquanta l’opposizione nera si organizzò nell’ANC (African National Congress) guidato da Nelson Mandela, che fu a lungo imprigionato. Isolato e condannato dall’ONU, il paese uscì dal Commonwealth e proclamò la Repubblica Sudafricana (1961). Verso il futuro. Dopo molte rivolte della comunità nera, represse con la violenza dal governo dei bianchi, dal 1990 il regime di apartheid è stato progressivamente smantellato. Nel 1994, alle prime elezioni libere multirazziali, l’ANC ebbe la maggioranza e Mandela venne eletto presidente della repubblica. Nelson Mandela non solo è stato il primo presidente di colore della Repubblica Sudafricana, ma si è anche visto assegnare il premio Nobel per la pace nel 1993. 333 Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 17:12 Pagina 334 Africa 2 Pari diritti tra neri e bianchi Lingua afrikaaner, inglese, lingue indigene Religione protestanti (31,2%), cattolici (7,2%), anglicani (3,6%) Numero di figli per donna 2,8 Popolazione < 15 anni 32,4% Popolazione > 60 anni 7,6% Speranza di vita M 45, F 49 ISU 0,658 (120° posto nel mondo) LE CITTÀ PRINCIPALI CITTÀ ABITANTI (AREA METROPOLITANA) Città del Capo Soweto Johannesburg Durban Pretoria 2 893 000 1 098 000 1 481 000 2 118 000 1 104 000 Alcuni grattacieli fanno da sfondo agli edifici più antichi (XIX secolo) del centro di Durban. Dopo una lunga e travagliata storia di segregazione, oggi in Sudafrica l’integrazione tra la popolazione bianca e quella nera può in qualche modo dirsi compiuta. 334 L’assetto del nuovo Sudafrica è disciplinato dalla costituzione in vigore dal 1997, la quale garantisce parità di diritti a tutti i cittadini, indipendentemente dal gruppo etnico cui appartengono. Il paese è una repubblica presidenziale suddivisa in 9 province, dotate di ampia autonomia. Le aree più popolose sono le regioni orientali del Natal e del Transvaal. Il saldo naturale della popolazione è molto alto: l’incremento è dovuto soprattutto ai neri, il cui tasso di crescita (3% annuo) è circa tre volte maggiore rispetto a quello dei bianchi e quasi il doppio di quello delle altre etnie. Quattro sudafricani su cinque sono neri, appartenenti per lo più a etnie bantu; meno numerosi sono boscimani e ottentotti. Caso unico nel continente africano, una minoranza consistente è formata da bianchi di origine europea (9,3%), divisi più o meno a metà tra afrikaaners (i discendenti dei coloni olandesi) e inglesi. Essi non si considerano più coloni appartenenti a una madrepatria straniera, ma si sentono africani a pieno titolo. Sono inoltre presenti minoranze di meticci e di asiatici (in prevalenza indo-pakistani). Dal 1994 lingue ufficiali sono l’afrikaans, un idioma di origine olandese, l’inglese e le lingue delle nove principali etnie del paese. La popolazione bianca è in maggioranza di religione protestante; anche i neri e i meticci sono in maggioranza cristiani, ma numerosi sono i seguaci di culti animisti; gli asiatici sono di religione induista o islamica. Le città. Il cuore urbano del paese è l’area metropolitana situata nel nord-est, presso il grande bacino aurifero di Witwatersrand, che comprende le città di Pretoria, la capitale amministrativa, e di Johannesburg, il centro più importante del paese dal punto di vista economico. La sede del parlamento si trova a Città del Capo, fondata poco a nord del capo di Buona Speranza ai tempi della prima colonizzazione europea. Nel Natal si trova invece Durban, attivo porto sull’oceano Indiano, la cui popolazione è per metà circa asiatica. Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e 16-02-2007 17:12 Pagina 335 Sudafrica 3 Lo stato più sviluppato dell’Africa Il Sudafrica è l’unico stato africano dotato di un sistema economico sviluppato: gli europei che lo colonizzarono non si limitarono a sfruttarne le risorse, ma crearono anche le condizioni necessarie per la trasformazione delle materie prime e per reinvestire il ricavato sul territorio. Nel paese convivono, tuttavia, realtà diverse e contrastanti, eredità del lungo periodo di apartheid: i bianchi gestiscono i settori più produttivi e avanzati dell’economia (le industrie estrattive, siderurgiche, metallurgiche e le piantagioni specializzate) e occupano la maggior parte delle posizioni dirigenziali e di controllo; i neri svolgono quasi sempre mansioni subordinate e mal retribuite (minatori, braccianti, operai ecc.) e sono i più colpiti dalla disoccupazione e dai gravi disagi del paese. La situazione è però in progressiva evoluzione, con l’emergere di una nuova élite nera desiderosa di partecipare attivamente alla crescita economica, creando nuove società a capitale africano o inserendosi in ruoli di responsabilità nelle imprese dei bianchi. L’economia in cifre PIL PRO CAPITE 5100 $ Una forte ipoteca sull’avvenire del paese è però posta dalla diffusione dell’AIDS, che colpisce il 21,5% della popolazione adulta. Anche se la messa a punto di nuove cure a costi ridotti permette di allungare la vita dei malati, si prevede che nel prossimo futuro si registrerà una contrazione della manodopera a causa dei decessi dovuti alla malattia, senza contare i costi sociali che il paese dovrà affrontare per fornire assistenza ai malati e alle loro famiglie. L’agricoltura è fiorente: si coltivano cereali (mais, frumento), cotone, canna da zucchero, tabacco, ortaggi e frutta. Molto diffusi sono l’allevamento, soprattutto ovini, e la pesca nell’oceano Atlantico. Lo sfruttamento delle ingenti risorse minerarie ha avviato il processo di industrializzazione e di urbanizzazione del paese. Il paese è il primo produttore mondiale di oro, platino, manganese, cromo e il sesto di diamanti; cospicue sono anche le riserve di minerali di vanadio, titanio, ferro, uranio, carbone, fosfati e altri. Grande rilievo hanno le industrie di trasformazione legate alle attività minerarie (impianti siderurgici e metallurgici). Vi sono poi industrie chimiche, meccaniche (automobili, navi, aerei), tessili (cotone, lana) e alimentari (zuccherifici). Importante è il turismo: il Sudafrica è (con il Marocco) uno dei paesi africani che attirano più visitatori, soprattutto grazie al ricco patrimonio naturalistico. Le principali produzioni. ENERGIA ELETTRICA prodotta importata esportata 244 607 9818 13 254 GWh GWh GWh Una veduta aerea di una miniera d’oro presso Johannesburg. 335 Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e Regioni e stati del mondo 16-02-2007 17:12 Pagina 336 Africa Esercizi Africa centro-meridionale, Sudafrica 1 Evidenzia con colori diversi le differenti aree storico-geografiche studiate nelle pagine precedenti: la regione del Sahel, l’area del golfo di Guinea, il Corno d’Africa, l’Africa equatoriale, l’Africa australe; prepara anche un’adeguata legenda. Scrivi poi i nomi dei mari e oceani che bagnano tali aree. 2 Completa le seguenti frasi. a. Il Sahel è l’ampia fascia di terre aride a sud del deserto del …………………………. A ovest la regione si affaccia sull’……………………………, mentre a est la valle del ………………………… la separa dal Corno d’Africa. b. L’area del golfo di Guinea è pianeggiante, limitata all’interno da una serie di modesti ………………………… su cui si innalzano rari ………………………… isolati dai quali nascono i grandi fiumi della regione: …………………………, Gambia, Volta, ………………………… . Il clima è di tipo …………………………, con precipitazioni abbondanti sulle zone costiere meridionali. Nel nord si estende la ………………………… e verso sud, avvicinandosi all’equatore, la ……………………………… (sempre più a rischio a causa del …………………………, effettuato sia per ricavare legname, sia per ampliare le terre destinate alle piantagioni). c. L’Africa equatoriale si affaccia a ……………………… sull’oceano Atlantico e a ………………………… 336 sull’oceano Indiano. Il suo territorio comprende: la regione dei ………………………………………, corrispondente alla grande Rift Valley, che attraversa il continente da sud a ………………………… e che ospita una collana di grandi bacini lacustri: Malawi, ……………………, Alberto, ………………………, Rodolfo; il bacino del fiume …………………………, a ovest della Rift Valley; l’altopiano dell’Africa …………………………, a est della Rift Valley, che digrada verso l’…………………………………; qui si trovano le più alte cime dell’Africa, il ………………………… e il Kenya, entrambi di origine vulcanica. d. L’Africa australe occupa la porzione ………………………… del continente. La regione è attraversata da tre grandi fiumi: lo ……………………… e il Limpopo, che sfociano nell’oceano ………………, e l’Orange, il più lungo, che si getta nell’…………………………………. Circa un quarto della regione è occupato dal deserto del ……………………………. e. L’area del golfo di Guinea è l’area più densamente ………………………… dell’Africa. La crescita incontrollata della popolazione è uno dei principali fattori del ………………………… dell’Africa occidentale. In questa regione comprendiamo …………………………, Capo Verde, Gambia, Guinea-Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, ……………………………………………………, Ghana, Togo, Benin, …………………………, Camerun. f. Bagnato a est e sud-est dall’………………………… e a sud-ovest e ovest dall’……………………………, il Sudafrica confina a nord con il …………………………, a nord-est con Zimbabwe e Mozambico e a nord-ovest con la Namibia. 3 Vero o falso? a. Etiopia e Somalia costituiscono il Corno d’Africa. b. In Congo si estende una grande foresta pluviale, seconda per estensione solo a quella amazzonica. c. Bantu, pigmei, masai e tutsi vivono nell’Africa del Sahel. d. L’unico stato dell’Africa australe bagnato da due oceani è il Sudafrica. e. Nell’Africa australe non vi sono estese regioni desertiche. V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ V ■ F ■ Sez3_da330a337_AfricaAustral_3e 16-02-2007 17:12 V ■ F ■ f. Il Sudafrica ha tre capitali. g. Il Madagascar è la maggiore isola dell’oceano Atlantico. 4 V ■ F ■ Spiega che cos’è… (attenzione: qualche termine può avere più di un significato) a. … il Niger b. … il Sahel c. … il Darfur 5 Pagina 337 d. … l’amharico e. … la Rift Valley f. … l’apartheid 6 a. b. c. d. e. 7 In ogni gruppo di nomi c’è un «intruso»: eliminalo (e spiega perché). Mauritania, Mali, Libia, Niger, Sudan bantu, pigmei, yoruba, quechua, ibo Senegal, Gambia, Volta, Niger, Nilo Eritrea, Kenya, Etiopia, Gibuti, Somalia Ciad, Tanganica, Alberto, Vittoria, Rodolfo Osserva le fotografie e rispondi alle domande. Osserva con attenzione la tabella e rispondi alle domande. POSIZIONE STATO 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 Zambia Malawi Rep. Dem. Congo Mozambico Burundi Etiopia Ciad Rep. Centrafricana Guinea Bissau Burkina Faso Mali Sierra Leone Niger ISU SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA 0,407 0,400 0,391 0,390 0,384 0,371 0,368 0,353 0,349 0,342 0,338 0,335 0,311 37,7 39,8 43,5 41,6 44,0 47,8 43,7 39,1 44,8 47,9 48,1 41,0 44,6 Fonte: Human Development Report 2006. Dati del 2004 a. Che cosa si intende con la sigla ISU? b. Che cos’è la speranza di vita alla nascita? c. Che cosa indicano i numeri nella prima colonna? d. Dove si trovano gli stati elencati nella tabella? e. Se modificassimo la classifica in base alla speranza di vita, le posizioni rimarrebbero le stesse? f. Tra le seguenti, cancella le affermazioni che ti paiono sicuramente errate. – In molti paesi africani la qualità della vita è veramente scadente. – La speranza di vita in molti paesi africani è pari a poco più della metà della speranza di vita nei paesi del mondo occidentale. – Molti stati africani si distinguono per la qualità dei servizi che possono offrire ai loro cittadini. – In Etiopia mediamente si vive meno che nello Zambia. – Il Sudafrica soffre di una qualità di vita peggiore della media degli altri stati africani. – Gli stati dell’Africa mediterranea si classificano oltre il 177° posto. a. Quale immagine si riferisce a un’agricoltura per l’autoconsumo, e quale a un’agricoltura di piantagione? b. Perché in molti paesi africani convivono i due tipi di agricoltura? c. Per quale tipo di agricoltura si parla di «monocoltura»? d. Quali problemi economici e sociali comporta la presenza di grandi piantagioni nei paesi africani? e. Quale dei due tipi di agricoltura è più redditizio? f. Fai qualche esempio di produzioni agricole destinate all’esportazione e di produzioni destinate all’autoconsumo. 337