giornate internazionali di studi sull`area elima

Comune di Gibellina
Scuola Normale Superiore di Pisa
CESDAE
Centro Studi e Documentazione sull 'Area Elima
- Gibellina -
GIORNATE INTERNAZIONALI
DI
STUDI SULL'AREA ELIMA
(Gibellina, 19-22 Settembre 1991)
ATTI
I
Pisa - Gibellina 1992
Questo volume è stato curato da Laura Biondi, Alessandro
Corretti, Stefania De Vido, Michela Gargini, Maria Adelaide
Vaggioli.
La parte grafica è stata curata da Cesare Cassane l/i.
SEGESTA E ATENE
PIETRINA ANELLO
Che tra Segesta e Atene sia intercorsa una symmachia è un
dato di fatto 1• I problemi sorgono, come è noto, quando se ne
vuole precisare la cronologia. Il tema dei rapporti Atene-Segesta,
infatti, è strettamente collegato a queJlo più ampio della politica
di Atene in Occidente, una vexata quaestio che finora è vissuta
su due fondamentali chiavi di lettura. Da una parte l'opinione di
quanti, convinti di un precoce interesse di Atene per l' Occidente
e per il Tirreno in particolare, ne hanno datato il trattato con
l'elima Segesta o nel454/3 a.C. 2 o nel 458/7 a.C. 3 . Dall'altra il
punto di vista di coloro che, più propensi a porre l'inizio della
politica occidentale della città attica negli anni intorno al 446443 a. C., in connessione con la fondazione di Thurii4 , hanno
collocato la symmachia Atene-Segesta o nel 421/0 a.C. 5 o nel
418/7 a.C. 6 .
I due sistemi implicano oltre che una considerevole differenza cronologica, anche posizioni metodologiche e concezioni
storiche molto differenti. Pertanto, al fine di una maggiore
chiarezza di quanto si dirà nel prosieguo dell'indagine, sarà
opportuno ripercorreme brevemente le linee essenziali.
Alla base della 'cronologia alta ' ci sono testimonianze
epigrafiche, purtroppo di difficile lettura e datazione, e fonti
letterarie tarde. I dati epigrafici sono offerti oltre che dall a già
ricordata alleanza con Segesta, anche dalle symmachiai di Atene
con Regio7 e Leontinoi8 •
Il trattato tra Atene e Segesta era datato sulla pietra con il
nome d eli ' arconte, di cui sono però chiaramente leggibili solo le
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P. ANELLO
due lettere finali --- ]ov.
Cinque sono gli arconti, nel periodo compreso tra la riforma
di Efialte (462/1 a.C.) e l ' inizio della grande spedizione ateniese
in Sicilia (415/13 a.C. )9, il cui nome termina in -wr)0, ma la scelta
si restringe ulteriormente se si tiene conto dei motivi paleografici
(presenza del sigma a tre tratti e del rho tagliato), che hanno indotto
gli studiosi, fautori della 'cronologia alta', a fissare il terminus
ante quem del trattato Atene-Segesta nel438!7 a.C 11• Per cui, in
un primo momento si era pensato di integrare il nome di 'A{krr(J)l) 2 ,
anche perché l'anno del suo arcontato (454/3 a. C.) è quello di
una guerra tra Segesta e Selinunte, in occasione della quale la
città elima avrebbe fatto appello ad Atene13 . Una diversa soluz ione è stata successivamente proposta dal Raubitschek, il quale,
dopo avere individuato in una lettera rotonda, già letta dal
Kohl er 14, un rho, e in un tratto verticale la traccia di un possibile
beta, integrava il nome di [ha]f.3p:w, l'arconte del458!7 a.C. 1s.
Le symmachiai con Regio e Leontini 16, presentate da un
medesimo proponente, Call ia 17, sono attestate epigraficamente
sotto l'arcontato di Apseudes, nel 433/2 a.C. 18 . Ma poiché i
prescritti che forniscono questa data sono ambedue incisi su
rasura 19 e soprattu tto poiché il testo del trattato di Atene e
Leontinoi sembra più arcaico rispetto al prescritto20 - soltanto lievi
differenze invece tra testo e prescri.tto nel trattato tra Regio e
Atene 21 - è stato generalmente ammesso che l 'atto diplomatico
del 433/ 2 a.C. fosse il rinnovo di trattati più arcaici 22 • La considerazione, poi, che una symmachia con Segesta non sarebbe
stata plausibile se Atene non avesse già avuto «saldi punti di
appoggio più orientali» e il controllo dello Stretto, ha indotto
alcuni studiosi a supporre che il primo trattato con Regio avesse
preceduto, collocandosi intorno al 460 a.C., la symmachia con
Segesta del 458!7 a.C. 23 •
Sostegno ulteriore a questa 'cronologia alta' verrebbe: l) dal
racconto di Giustino 24 che riferisce di una spedizione navale
dell 'ateniese Lampo n in Sicilia, in soccorso dei Catinienses25 , da
mettere in relazione con il trattato tra Atene e Segesta, alla luce
d i alcuni frammenti dell e Fuggiasche di Cratino26 ; 2) da un
SEOESTA E ATENE
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frammento timaico, noto attraverso gli Scholia di Tzetze alla
Alessandra di Licofrone, che ricorda la presenza in Occidente
dello stratego ateniese Diotimo, protagonista di una campagna
contro i Siculi, al termine della qu ale avrebbe continuato il suo
viaggio fino a Neapolis27 • Tale spedizione dovrebbe collocarsi
tra il 460 e il 450 a.C., periodo in cui la politica offensiva dei
Siculi in Sicilia, sotto la guida di Ducezio28, s i sarebbe fatta
particolarmente pericolosa per le città calcidesi29 e tale pertanto
da richiedere l' intervento di Atene, che da poco avrebbe stipulato i trattati con Regio, Leontinoi e Segesta30 .
Tuttavia, le colonne portanti di tale ' cronologia alta' -che
pure finora ba goduto di maggior seguito 3 1 -sembrano vacillare
pericolosamente, soprattutto sotto la spinta di studi recenti.
Va in primo luogo sottolineato che non esistono, allo stato
attuale, elementi tali da giustificare l'ottimismo di quanti hanno
affermato che «Sia orm ai fuori discussione» 32 la lettu ra del nome
deU' arconte H abron in / G 13 11 e che pertanto sia «definitivamente
datata»33 al 458/7 a.C. l 'alleanza di Atene con Segesta.
Non sono mancate, in passato, le voci discordanti di quanti,
alquanto perplessi nei confronti di una tale datazione alta, non
affatto sicura dal punto di vista epigrafico e priva di solide basi
dal punto di vista storico, hanno invece proposto di integrare ora
il nome dell'arconte 'A,ao-rit:vv(421/0 a.C.), ora quello di 'Avnrf/Lv
(418/7 a.C.)34 • Tali dubbi e perplessità sono stati ancora ribaditi
in un recentissimo lavoro, dove, dopo una rilettura del testo, alla
luce di sofisticate tecnologie moderne, Chamber, Gallucci e
Spanos hanno potuto riproporre -e con va lidi argomenti35 - la
candidatura dell'arconte 'Avn<,txZJ/ (41817 a.C.).
Anche per i trattati di Atene con Leontinoi e Regio si fa
sempre più strada la tendenza verso una ' cronologia bassa' .
Innanzi tutto va precisato con il Nenci che per raggiungere
il porto di Segesta, sulla costa settentrionale, «non era necessario,
come è stato ipotizzato, attraversare lo Stretto, visto che la
trad izione nautica greca conosceva e preferiva, per il periplo
della Sicilia, la rotta meridionale (STRABO, 6, 2, l)»Y'.
Anche ammettendo, però, una interrelazione Stretto-Segesta,
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P. ANELLO
è comunque la datazione al 461/0 a.C. per il trattato AteneRegio, e quindi per gli inizi della politica occidentale dell a città
attica, ad apparire insostenibile e dal punto di vista epigrafico e
dal punto di vista storico. Sono note in proposito le posizioni di
Mattingly, Smart, Ruschenbusch 37 • E in uno studio recente,
partendo dali' analisi epigrafica del testo dei trattati di Regio e
Leontinoi e sull a base di una nuova proposta di ricostruzione dei
prescritti originari, ottenuta grazie ad una serie di considerazioni
di ordine strettamente tecnico, il Cataldi giunge ad inferire la
contemporanea stipulazione dei due trattati, nel433/2 a.C. e trae
la convincente conclusione che il motivo per cui furono erasi i
precedenti prescritti fu l'esigenza di ordine propagandistico,
avvertita solo successivamente, di dare un valore epocale ed un
significato ufficiale di svolta alle symmachiai con Regio e con
Leontinoi, inserendo in essi la doppia datazione con l 'arconte e
il primo segretario del Consiglio38•
La stessa situazione politica della metà circa degli anni
Trenta, dominata in SiciJia dallo schiacciante espansionismo di
Siracusa, ai danni delle città calcidesi39, e in Italia dalla minacciosa pressione di Locri nei confronti di Regio 40, accrediterebbe
«la possibilità di un intervento militare, più o meno a breve
termine, di Atene in Occidente, allo scopo di ristabilire l 'equilibrio nell'ambito dei rapporti tra le sfere d'influenza doricocorinzio-siracusana e ionico-ateniese-calcidese»41 .
Né chiaro sostegno alla 'cronologia alta' viene daUe fonti
letterarie. I dati forniti daUa testimonianza timaica confluita in
Tzetze sono, infatti , talmente labili da dar adito ad un
caleidoscopio di soluzioni. Quella «guerra contro i Siculi» da
parte di Diotimo, di cui si parla nello scolio, potrebbe infatti
collocarsi bene sia nel454/2 a.C. o com unque negli anni dell' akme
di Ducezio42, sia anche intorno al446 a.C.43, cioè dopo il ritorno
in Sicilia del principe siculo, o anche nel 433/2 a.C., anno in cui
è attestata una strategia di Diotimo44•
Quanto poi alla spedizione di Lampone, ricordata da
Giustino 45, essa sembra essere «in rapporto logico e cronologico,
con la spedizione ateniese in Sicilia di Lachete e Careade, sulla
SEGESTA E ATENE
67
cui datazione(427 a.C.) e sugli intenti della quale siamo bene
informati attraverso Tucidide (3, 86)»46 • Che l'azione di Lampone vada riportata agli anni Trenta del V secolo sembrerebbe
essere confermato da due indicazioni presenti in Giustino: l) il
«quod Asiam Graeciamque penitus occupaverant», che potrebbe
alludere alla pace di Callia (449/8 a. C.), che risultava di fatto la
sanzione ufficial e delle risultanze politiche e militari dello
scontro greco-persiano47; 2) il «seu metu factae nuper (pridem)
a Syracusanis classis», che sembra trovare un preciso riscontro
in Diodoro (12, 30, 1), laddove sotto il439/8 a.C. -ma sembra
possibile uno spostamento al 436/5 a.C. 48 - si riferisce che
1:vpaK60'LOL Cià Tà;- TTfXJ€LfYT7/JÉI/aS éÌrJI.érXas tKaTÒ/ J1È1.I Tpt../pél5'
oolJTTTfYIPavrd9 ·• Resteremmo comunque negli anni Trenta anche
se fosse valida l' ipotesi del Cataldi50 «che la generica espress ione di Giu stino ( <<quod Asia m Graeciamque penitus
occupaverant») riecheggi le preoccupazioni peloponnesiache, e
spartane in particolare, suscitate dagli effetti deterrenti del
decreto megarese, che minacciavano di estendersi a quasi tutta
l'Asia Minore e la Grecia, incluso il Peloponneso».
Né chiaro riconoscimento all 'esistenza di accordi con Regio e Leontinoi, anteriori alla symmachia con Segesta, viene da
due luoghi tucididei (3, 86, 2-4; 6, 46, 2), come pure è stato
affermato 51 •
Tucidide (3, 86, 2-4), come è noto, riferisce del primo
intervento militare di Atene in Sicilia, richiesto da d. rCv AéovriJ..r:ùv
f4J.t..wxa, Kcmi Té rra)atàv fl.I1J1Llxfav Kal On. 1UJ1/€s- fpav. Sulla scorta
dei dubbi e delle riserve, che già Mazzarino52, Mattingly53 e
Smart54 avevano evidenziato, e dopo un ' attenta disamina del
testo tucidideo e un 'accurata analisi sull' uso di rraÀaté!:) e rra:laL
nell' opera dello storico attico, Silvio Cataldi ha ritenuto di poter
inferire che «ad ancestrali vincoli di sangue che fo ndavano
un 'antica obbligazione morale di mutua assistenza in caso di
bisogno, più che a form ali trattati di alleanza stipulati in un 'epoca
più o meno lontana nel tempo, e peraitro attestati solo per i
Reggini e i Leontini, sembra alludere l'uso descrittivo dell'aggett ivo rraÀau5S' nella generica espressione senza articolo
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P. ANELLO
Karà .. rraJ.auìv f l-llJ.laxt.av, legata indissolubilmente alla motivazione apparente ( rrp6</>ao-Ls), pubblicamente dichiarata dalla propaganda ateniese, ma non reale, della oikeiotes: Kaì an "l~s fp-av.
E ' dunqu e in virtù di questa affinità di stirpe, risalente ai tempi
remoti delle origini, che gli Ateniesi decisero di intervenire in
aiuto degli alleati dei Leontini ... » 55 •
Lo stesso motivo propagandistico ispirerebbe THUC., 6, 46,
2, dove viene rappresentato lo scoramento in cui nel 415 a.C.
erano piombati gli strateghi ateniesi per il fatto che i Regini non
volevano unirsi alla spedizione «nonostante che gli Ateniesi
avessero cominciato proprio da loro a fare opera di convincimento
e ciò fosse quanto mai logico, dal momento che erano affini di
sangue ai Leontini e avevano sempre prestato utili servizi agli
Ateniesi»56 . «In ragione dell a duplice motivazione addotta
(AéOvmt'.ù/.1 Té ~éWIS evras- KGL O"rji.Ol ll alé bn rr}8dou::;) , difficilmente- afferma il Cataldi 57 - si può credere che il testo di Tucidide
stia a significare che i Reggini, io quanto sempre 'amici' degli
Ateniesi e loro ' clienti ', fossero legati ad Atene da una fo rmale
all eanza stipulata parecchi anni prima, bensì.. .che assai antichi
e remoti nel tempo fossero tra Ateniesi e Reggini i rapporti di
collaborazione e di pratica utilità de i Reggini verso gli Ateniesi,
fondati com'erano, questi rapporti, su quegli ancestrali vincoli di
sangue, che univano i Reggini ai Leontini».
L'assoluta fragilità e inconsistenza del valore probante di
THuc ., 6, 46, 2, ai fini di una datazione al 460 dell'alleanza di
Atene con Regio e Leontinoi è stata di recente evidenziata anche
dal Musti 58, per il quale quel o~~ rr{:&ro/.1 fpfavro rrééh vsi riferisce
alla prima operazione compiuta dai generali ateniesi quando il
viaggio è finito e la grande operazione del 415 contro Siracusa
e Selinunte sta per cominciare: sarebbe solo sibillino l 'uso
assoluto di rréi8Eu1 per la prima stipula di un 'a lleanza; esso è del
tutto funzionale al contesto, e non resta sospeso per aria, ma
concettualmente si integra con il verbo (1XJT(X1Tdéw che domina
sovrano e illumina tutto il testo: ' non vollero combattere alloro
fi anco quei Reggini, che furono i primi che essi (Ateniesi)
cercarono di persuadere (a combattere a loro fianco) e che era
SEGESTA E ATENE
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anche del tutto plausibile che lo facessero (al momento della
spedizione)'».
Come unico supporto alla 'cronologia alta ' rimarrebbe, a
questo punto, il dato paleografico (sigma a tre tratti e rho
arrotondato e tagliato), che da solo non può costituire elemento
probante59 .
Avere scosso profondamente le basi documentarie della
teoria che colloca tra lo scorcio degli anni Sessanta e i primi anni
Cinquanta del V secolo le symmmachiai di Atene con Regio,
Segesta e Leontinoi, non significa però automaticamente avere
diradato del tutto la nebbia che circonda l 'attività di Atene in
Occidente. Non ne consegue, cioè, in maniera automatica, che
sia da accogliere il punto di vista di quanti collocano negli anni
Quaranta gli inizi dell'interesse di Atene per l'Italia e la Sicilia.
Un'analisi della vicenda storica della città attica dopo
Mikale (479 a.C.), insieme alla documentazione archeologica e
numismatica, potrà offrire ulteriori elementi di valutazione.
Ali ' indomani di Mikale è Atene, dopo la volontaria rinuncia di
Sparta 60, ad assumersi il compito della prosecuzione della lotta
contro i Medi, a tutela della libertà dei Greci. Nasce a tal fine,
come è noto, la lega delio-attica6 '.
E il pericolo e il timore di vedere ricomparire la flotta
persiana nell'Egeo non abbandonò mai completamente gli
Ateniesi, anche se, di fatto, dopo la battaglia dell' Eurymedon62
non si erano più registrati scontri di rilievo 63 . In più, già dopo
l' ostracismo di Cimone64 , si era aperto il contrasto con Sparta e
la lega peloponnesiaca6s.
L' alleanza di Atene con Argo e i Tessali66 e, poi, anche con
Megara67, aveva infatti reso altissima la tensione nella Grecia
centrale e determinato uno stato di conflittualità non solo - ma
forse sarebbe meglio dire non tanto - con Sparta68 ma soprattutto
con Cori nto69 e Egina70 • Come se non bastasse, dal 459 a.C.
Atene si era avventurata nella spedizione egiziana11 •
Sorge spontaneo chiedersi se in un contesto storico-politico
così complesso, della cui drammaticità è chiara attestazione in
una epigrafe del 459/8 o 460/59 a.C. 72, Atene fosse in grado di
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P. ANELLO
assumere un ulteriore impegno militare e di correre il rischio di
aprire un altro fronte in Occidente73 •
Non c'è dubbio che esistono degli episodi che sembrano
indirizzare il giudizio in tal senso. Si pensi, per esempio, all' occupazione ateniese del porto megarese di Pagai, sul Golfo
Corinzio, all'accentuata conflittualità di Atene nei confronti
delle città marinare della Lega peloponnesiaca (Corinto e Aigina),
al controllo di Naupaktos74, ottenuto forse nel contesto di quel
periplo del Peloponneso, guidato da Tolmides, che tra l'altro
portò alla conquista della città di Chalkis75 , sempre sul Golfo
Corinzio. Tutti fatti questi che potrebbero autorizzare ad ipotizzare
l'esistenza di un progetto ateniese di controllo delle rotte occidentali, del quale la stipula delle alleanze con le città siciliane
sarebbe stata parte integrante.
Ritengo, però, che un 'altra possa essere la valenza da
assegnare a tale insistenza di Atene non solo - ricordiamolo - nei
confronti del Golfo Corinzio ma anche di quello Saronico.
E qui ci soccorrono le testimonianze archeologiche e
numismatiche.
E' noto che dopo un quasi assoluto predominio del commercio corinzio nel VII secolo76, già dalla metà circa del secolo
successivo sono i magnifici vasi attici, accompagnati poi anche
dalle monete, ad avere il sopravvento pressoché ovunque in
Occidente77• A tutto ciò non era seguito, per quel che ne sappiamo, né un monopolio delle rotte da parte di Atene78 , né conflitti
di interesse tra Corinto e la città attica, per l'uso di rotte in parte
comuni79 .
E le cose non sembrano essere cambiate nei primi decenni
del V secolo, se è vero che la ceramica attica continua nella sua
progressiva espansione e anzi proprio tra il 480 e il450 a. C. il suo
afflusso raggiunge l' akme80• Ne consegue, pertanto, che dietro
l' azione insistita di Atene nella Grecia centrale non è da
intrawedere il bisogno di controllare, sottraendole a Corinto, le
rotte occidentali, bensì motivi di ordine strategico, strettamente
connessi con il nuovo equilibrio politico scaturito dallo smacco
di Itome, dal consolidamento in Atene del partito democratico,
SEGESTA E ATENE
71
dalle alleanze con Argo e Megara, da Atene non imposte ma
dagli alleati ricercate81•
Era ovvio, soprattutto dopo l'occupazione di Pagai e Nisea,
che Corinto ed Aigina, sentendosi soffocare dalla crescente
pote nza ateniese, reagissero82 . Ed era altrettanto inevitabi le che
Atene contrattaccasse, tentando di fiaccare la resistenza degli
avversari, colpendoli oltre che militarmente anche nei loro
interessi economici; e, per quel che riguarda Corinto, sorvegliandone e disturbandone i traffici con l' Occidente, ma non
certo impedendoli.
D ' altronde che Atene non detenesse e forse neppure aspirasse a detenere il monopolio delle rotte occidentali, lo si evince
chiaramente da quanto segue:
l) nel 454/3 a. C. Pericle conduce una spedizione lungo la
costa settentrionale del Peloponneso e verso l' Acarnania83. Essa
non solo non è un trionfo dal punto di vista militare (i Sicioni
vengono sconfitti, ma l 'attacco a11a città acarnana di Oeniades si
risolve in un nulla di fatto) - cosa che mal si accorda con un
monopolio delle rotte occidentali - ma forse non è neppure un
tentativo fa llito di impadronirsi di una nuova base sulla rotta
verso Occidente; sembra piuttosto un'azione dimostrativa, che
all ' indomani del disastro egiziano doveva fare intendere agli
avversari che «nonobstant san désastre orientai, Athènes
demeurait libre de ses mouvements en Grèce»84 •
2) Nel 446/5 a. C. gli Ateniesi, all ' atto della stipula dell a
pace dei trent'anni con Sparta e la lega peloponnesiaca, restituiscono - evidentemente senza tema di danneggiare i loro
interessi in Oriente e in Occidente - Ntnmav Kaì TI~ Kaì Tpt:J(r,--a
Kaì ttxadav8 5 e riconoscono l' autonomia di Aigina. Corinto inoltre vede «ripristinata la propria autorità nel golfo omonimo,
anche se Naupaktos restava ancora in mano ateniese»86 •
3) l Corinzi continuano ad avere vitali interessi in Adriatico
come anche in Sicilia e Magna Grecia, come si evince dal celebre
discorso da loro pronunciato ad Atene contro i Corciresi87, poco
prima de]]o scoppio della guerra del Peloponneso, discorso «in
cui rivendicano l'impellente necessità per i propri navigli mer-
72
P. ANELLO
cantili di fare scalo a Corcira»ss.
Motivi strategici, dunque, e non esigenze di controllo delle
rotte occidentali avrebbero determinato l ' attenzione di Atene
verso il Golfo corinzio. Per cui, se realmente la città attica ha
stipulato nel 460 a.C. o giù di lì, delle symmachiaì con Regio,
Segesta e Leontinoi, è in Occidente che ne dobbiamo rintracciare
le ragioni. Per quel poco che ne sappiamo, però, nelle città greche
di Sicilia ci sono problemj di riassetto interno, dopo la caduta
delle tirannidi, c 'è la questione grave degli f ivot, c'è il movimento siculo in ascesa, ma non sono attestate situazioni conflittuali
tali da giustificare il ricorso ad una potenza stranierall9 .
Come va interpretata, dunque, la presenza di Atene in
Occidente, considerato anche che i vasi attici giungono sui
mercati occidentali già dalla metà circa del VI secolo90 e le glaukes
sin dagli inizi del V secolo a.C. 91 ?
E.Will 92 , soffe rmandos i sulle «graves incertitudes
documentaires et méthodiques qui entourent les premières
entreprises occidentales athéniennes», constata che «Sans doute
les relations commerciales entre Athènes et l' Occident étaientelles anciennes et intenses, mais le négoce para'ìt toujours avoir
été assez indifférent à la conjoncture politique et rien ne prouve
qu 'Athènes aurait, dans cette zone de la Méditerranée, mis sa
puissance au service de ses intérets frumentaires».
A sua volta E. Lepore, contestando alcune affermazioni del
Mattingly, al Convegno di Numismatica di Napoli del 196793 ,
sottolinea come sia difficile «precisare perfino quando la presenza ateniese sia 'surely diplomatic rather than military', o negarJe
altri contenuti concreti, per esempio economici» e si chiede fino
a che punto abbia senso «definire interessi ateniesi' as commercia l
in the widestsense' e distinguerli da ' any politica) objectives'»94 •
Posto che sono i mercati granari o 1' esigenza di rifornì rsi di
altri generi di prima necessità ad interessare in particolare
AteneY5, se si accetta l ' ipotesi del Wili, è ovvio che la città attica
non avrebbe avuto bisogno per accedervi né di un impegno
politico in generale e tanto meno di un impegno politico particolare, quale era una symmachia, che comportava l' obbligo per i
SEGESTA E ATENE
73
contraenti di avere gli stessi amici e gli stessi nem ici 96. Se invece
seguiamo il punto di vista del Lepore, non ne con segue automaticamente l'esigenza di ricorrere a symmachiai.
Lo stesso obiettivo poteva essere raggiunto e con minori
rischi - soprattutto in presçnza della difficile temperie politica
che Atene stava vivendo in quegli anni nella Grecia centrale e in
Oriente (v. supra) - inaugurando o potenziando il motivo propagandistico della avyyivéw, di Atene metropolis del mondo ionico.
Qu ello stesso motivo che, come abbiamo visto, è presente ancora
in Tucidide e che è sotteso alla diffusione di leggende che legano
eroi attici all ' Occidente97 •
Quanto poi la symmachia non fosse indispensabile al rapporto commerciale lo si evince chiaramente da un dato di grande
interesse, fatto rilevare dall' Orlandini: «le monete attiche posteriori al460 a.C. finora rinvenute in Sicilia non si concentrano
tanto nella zona calcidese quanto proprio nel territorio geloo, sia
lungo la costa (Manfria, Sco ma vacche) quanto lungo la valle del
Salso (Campobello, Santa Caterina Villermosa)»98 .
E proprio i dati archeologici e numismatici, pur nella loro
parzialità e lacunosità 99 , permettono di precisare ulteriormente il
ruolo di Atene in Occidente.
La maggiore quantità di glaukes attiche sembra essere arrivata in Sicilia prima del480 a.C. 100, soprattutto per l'acquisto
di grano, visto che la via del mercato pontico (ma anche egiziano,
direi) doveva essere allora controllata dai Persiani 101 • Bisognerà
attendere alcuni decenni (la seconda metà del V secolo) per
ritrovare di nuovo in Occidente numerario argenteo attico 102,
ancora una voJta forse sotto la spinta di una nuova emergenza
granaria (a causa della momentanea chiusura del mercato egiziano tra il454 a.C. e il449 a.C. , anno della pace di Callia) 103 o forse
in conseguenza del1a rifondazione di Sibari, nel 446 a.C., e
successivamente di Thourioi 10-1. Questa volta però l' arrivo sarà
di quantità notevolmente inferiore ' 05 , anche se «caratterizzato, per
come ci si presenta, da un fenomeno di penetrazione lungo e
diffuso, che denota, in un certo senso, una assimilazione del.l e
' civette' alla valuta locale e com unque una assuefazione ad esse
74
P. ANELLO
dei mercati di Sicilia» 1o6.
Non sembrano contrastare con questo quadro i dati ceramici,
anche se manifestano un comportamento in parte differente.
Dopo aver raggiunto l' akme nel periodo compreso tra il480 e il
450 a.C., i vasi attici cominciano a d~clinare un po' dovunqueeccezion fatta per la Campan ia e l'Adriatico - già nel
venticinquennio 450-425 a.C., per poi quasi scomparire pressoché
dappertutto negli ultimi decenni del V secolo 1o7 •
Alla luce di questi dati, se non si può convenire con il
Kraay 108, quando sostiene che «dopo il 480... non si trovino fino
alla fine del V sec. glaukes, perché Atene ha rivolto il suo interesse all'Oriente e all ' Egitto», è lecito però inferirne una
minore attenzione - almeno fino alla seconda metà del V secolo
- della città attica per gran parte dei mercati occidentalil09, in
conseguenza, è da credere, di un recuperato controllo dell'area
egea e pontica111 .
In virtù di quanto fin qui detto, mi pare che acquisti sempre
più vigore l 'ipotesi che vede nella pace di Callia (449/8 a.C.)1 11
e in quella di poco posteriore dei Trent' anni (446/5 a.C.)1 12 la
chiave di volta della presenza occidentale di Atene. La prima
poneva fine allo scontro g reco-persiano, la seconda segnava «la
sconfitta dell 'imperiali smo armato» l13 . «La guerra del
Peloponneso scoppierà - sottolinea il Nenci - quando apparirà
chiaro che Atene ha ormai posto lo sguardo sui vantaggi di una
più attiva presenza commerciale in Occidente della quale tutto il
V secolo, come la ricerca archeologica in Occidente rivela ogni
giorno di più, segna una progressiva espansione, a danno soprattutto di Corinto, la grande rivale economica di Atene nei commerci e nei traffici» 11 4.
E' proprio in questa «più attiva presenza commerciale», ma
accompagnata da graduali e talvolta anche assai prudenti scelte
di tipo politico e militare (fondazione di Thourioi, epimachia e
non symmachia con Kerkyra ) 115 , che va ricercato l'humus per la
stipula delle symmachiai con Regio, Leontinoi, Segesta: le prime due da collocare presumibilmente nel433/2 a.C., quella con
Segesta o nel 421/0 a.C. o nel 41817 a.C.
SEGESTA E ATENE
75
Due dunque le date possibili, strettamente collegate a quelle
due lettere -ov con cui terminava il nome dell'arconte, che potrebbe perciò essere it~X<J"7'!u.v( 421/0 a.C.) o itvn~( 418/7 a.C.).
La candidatura di itp~.a-rfuJv, in un primo momento avanzata
dal Mattingly 11 6 , che ha messo in relazione il trattato AteneSegesta con il viaggio diplomatico dell'ateniese Feace in Sici- .
lia 117, urta contro le fonti letterarie e la logica. Tucidide, infatti,
ricordando l' ambasceria di Feace in Occidente, non menziona
affatto i Segestani. La presenza di «leontinesi-fuoriusciti e di
Segestani in Atene sarebbe in questo anno troppo vicina alla
conclusione sfortunata del viaggio diplomatico di Feace in
S icilia» 11 s. Cinque ann i di attesa «fra la ratifica del documento e
l 'intervento appaiono davvero troppi anche per giustificare le
rimostranze di una parte degli Ateniesi» 119 •
Anche la datazione al418/7 a.C. non trova però un immediato riscontro nelle fonti letterarie.
Tucidide, in un passo che a ragione è stato considerato una
crux, ricordando l'ambasceria segestana che portò alla decisione
ateniese di intervenire nuovamente in Sicilia, così riferisce: &rré
Tip YéVOflÉVT}I/ ènì !laX77T<O KaL rov TTfXJTÉfXJV TTO).fpov !lé()VT'{uuv cl
'EyéOrdì.a ~Jlaxfav éwaj.LLJ.WVO'KOVTéS' roù.; it fìr]vaiolS €8fovro arj1.m.
va[ç rr~ m GJ1.ft-m 120. Non mi soffermerò, in questa sede
sulle differenti letture cu i questo passo ha dato adito121 • Mi limiterò a seguire, ritenendola sufficientemente logica, l ' interpretazione di Dover 122, che cioè i Segestani basarono la loro richiesta di aiuto agli Ateniesi su una preceden te alleanza di Atene con
Leontinoi.
Fermo restando che Tucidide sembra datare l 'evento nel
416 a.C. e che /G 13 11 si colloca al più tardi nel418/7 a. C, come
spiegare il fatto che i Segestani non fanno riferimento alla loro
precedente symmachia con Atene?
Il problema si presenta di difficile soluzione, a meno di non
ipotizzare, come pure è accaduto, che Segesta, non avendo una
precedente alleanza con Atene, ne avesse conclusa una proprio
nel 416/5 a.C. 123 • Ipotesi questa che apparentemente sembra
sopportata da Diodoro 124• Lo storico di Agirio, infatti , ricordan-
76
P. ANELLO
do sotto l'anno 416/5 a.C. la guerra di confine scoppiata tra
Selinunte e Segesta, ci informa che, dopo alterne vicende belliche,
ma soprattutto dopo una gravissima sconfitta sub ita, «i Segestani,
umiliati, incapaci di combattere con le loro sole forze, tentarono
in un primo momento di ottenere l' allea nza di Agrigento e di
Siracusa; non avendo ottenuto alcun risultato da questi tentativi,
mandarono degli ambasciatori a Cartagine, per chiederne l 'aiuto;
ma poiché quelli non accettarono, cercarono un'alleanza al di là
del mare (l(f,row m..à &arréJmov O'l.f1IJ.afov), che a loro venne in
a iu to per fatti casuali» 125•
Diodoro spiega, poi (introducendoli con yqo) quali furono
questi ' fatti casuali'. «Poiché i Leontini erano stati espulsi dai
Siracusani e avevano perduto la loro città e la chora di essa, gli
esuli, riunitisi, giudicarono opportuno prendersi di nuovo per
alleati gli Ateniesi, loro ovyyéVéls'. Discussero di queste cose con
i popoli che avevano preso le loro parti e inviarono in comune
ambasciatori agli Ateniesi, per chiedergli di soccorrere le loro
città vittime dell 'ingiustizia, promettendogli nello stesso tempo
che li avrebbero aiutati a ristabilire la situazione politica in
Sicilia. Giunti dunq ue gli ambasciatori ad Atene, mentre da un
lato i Leontini avanzarono l'a rgomento della consanguineità e
dell'alleanza precedente ( ~jliv AEovrfuvvTi];~wvTT{XX/K{41ÉUw
xd Tip TTfXJw6pxowav O'l.fll1ax'l.{lv), i Segestani a loro volta pro m isere che avrebbero contribuito alla guerra con una grande
quantità di denaro e che sarebbero stati loro alleati contro i
Siracusa ni (CWf..ll..l.axfpEw Karà TW XlJfXIKOIJllùv)» 126 .
Non solo non c ' è neppure nella testimonianza diodorea,
come già in Tucidide, alcun accenno ali ' esistenza di una precedente synzmachia Atene-Segesta, ma addirittura l' Agirinense
sembra chiaramente marcare la differenza tra i Leontini, che
oltre ad essere auyyEvè.s sono anche aUJ.LJ.WXOL, e i Segestani che
aspirano a stipulare una symmachia ( TCv J.Lèv AEovrivwv. ..TWI o'
'EyEamw) 127•
In presenza della testimonianza epigrafica (IG 13 11), da
datare sicuramente prima del 416/5 a.C., ci si aprono due
possibili ipotesi: l) Tucidide (e quindi Diodoro) non sapeva
SEGESTA E ATENE
77
dell 'esistenza del trattato stipulato nel418/7 a.C. , perché esule
dal 424 a.C. e per almeno venti anni ' 28; 2) la chiave di lettura
delle due testimonianze è da ricercare nella caratteristica, che
sembra accomunarle entrambe, vale a dire nella notevole concentrazione di tempi.
Esclusa la prima ipotesi, perché non molto convi ncente e
poco aderente alle caratteristiche storiografiche dell ' ope ra
tucididea, è sulla seconda che conviene puntare l'attenzione.
Che Diodoro ci ponga frequentemente di fronte a problemi
cronologici, perché tende a riferire sotto uno stesso anno vicende
che invece richiedono un più lungo lasso di tempo, è noto. Che
questo sia il caso dei capitol i 82 e 83 del XII libro, non sarebbe
neppure opportuno sottolineare. E' assolutamente impensabiJ e
che nell ' arco di tempo di un anno sia scoppiata la guerra di
confine tra Segesta e Selinunte, ci siano stati più scontri, siano
stati effettuati i vari tentativi diplomatici in più direzioni, ci siano
stati i contatti con Leontinoi e quindi sia stata presa la decisione
di rivolgersi ad Atene, sia avvenuto l'invio da parte della città
attica di ambasciatori in Sicilia.
La cosa sarebbe sorprendente, invece, in Tucidide che è
celebrato per la precisione cronologica. Ma già in un 'altra
occasione, lo stori co attico aveva trasgredito alle norme
metodo logiche espresse nel libro I (ca pp. 20-23), avvertendo
però che avrebbe ricordato solo «le cose maggiormente degne di
nota» (a & A&yov J.lil).LCJTa ~w) 129 • Nel nostro caso manca l'avvertenza metodologica, ma leggendo con attenzione la parte
iniziale del libro VI si ha la sensazione che Tucidide abbia
operato alla stessa maniera, scegliendo «le cose più degne di
nota».
Ma procediamo con ordine.
E' noto, che il VI libro tucidideo inizia immettendoci, per
così dire, in medias res, informandoci che «in quello stesso inverno (416/5 a.C.) gli Ateniesi vollero di nuovo navigare verso
la Sicilia, con forze maggiori di quelle che erano salpate con
Lachete e Eurimedonte . .. » (6, l, 1). Si tratta di una indicazione
cronologica non precisa, perché, come apprendiamo dallo stesso
P. ANELLO
78
Tucidide ( 6, 8, 1-2), fu neli' estate del 415, dopo il ritorno dalla
Sicilia degli ambasciatori ateniesi e segestani, che l'assemblea
degli Ateniesi decretò di inviare 60 navi. Vedremo poi come si
possa spiegare questa apparente incongruenza.
Dopo il noto excursus sulle popolazioni preelleniche e suJle
apoikiai greche di Sicilia 130, per così dire didascalico, si arriva al
famigerato capitolo 6, cruciale per molti versi, come si è visto.
Qui, dopo le prime battute che costituiscono il raccordo logico
con le parole iniziali dellibro 131, Tucidide procede a ricordare la
alethestate prophasis (cioè il desiderio di conquistare la Sicilia),
e laprophasisimmediata (cioè la volontà di portare aiuto 7ris-émn-i;p
tun'élkn KGL
7TfXYY€}'éVrj.1éXXS (Lf..IIJ.GXOtS·
Se in questi 1TfXYYéYéVI7f..lOO tfwaxrx. distinti dai (vyyévéls
sono da individuare, come credo, i Segestani 132, abbiamo qui il
primo accenno in Tucidide all 'esistenza di una symmachia tra
Segesta e Atene (almeno nell ' inverno del416 a.C.). Di estremo
interesse, per una maggiore precisazione crologica, si rivela, a
mio avviso, tutta la seconda parte del capitolo, dove Tucidide,
con una tecnica che, con un termine cinematografico, possiamo
definire di flashback, ripercorre in forma sintetica ma chiara, per
chi aveva vissuto quelle vicende, le tappe salienti che avevano
portato alla decisione di intervenire in Sicilia. E che in questa
seconda parte del capitolo lo storico ateniese si riferisca ad un
periodo anteriore al 416 a.C., e segnatamente al 418/7 a.C.,
sembrano dimostrarlo, a mio avviso, a lcuni interessanti indizi.
Innanzi tutto la parte conclusiva del capitolo che, con il ricordo
deJle numerose assemblee che avevano preceduto la decisione
ateniese di inviare ambasciatori a Segesta, sembra richiamare le
linee 15-17 del trattato, laddove si registra la proposta di
Euphemos: «Euphemos disse: per tutto come piacque alla boule;
per il resto qualora giungano ambasciatori dai Segestani, l'araldo
li conduca ... » 133 .
Già il Vattuone 134 aveva intuito questa relazione tra le linee
15-17 del trattato e Tucidide, ma aveva considerato la clausola
di Euphemos come un'aggiunta posteriore, frutto degli avvenimenti e del lungo travaglio diplomatico, aggiunta operata, a suo
ms-
SEGESTA E ATENE
79
avviso, nel416/5 a.C.
E' mia opinione, invece, che la clausola proposta da
Euphemos facesse parte integrante del testo del trattato AteneSegesta, già al momento della stipula, nel418/7 a.C., e che fosse
il risultato di un compromesso tra le differenti posizioni delle
varie forze politiche ateniesi. Che l'atteggiamento del m9ndo
politico di Atene nei confronti del problema siciliano non
dovesse essere né univoco né concorde, lo si evince chiaramente
dallo stesso testo tucidideo: le numerose assemblee dedicate
aJI 'argomento (h- mis é<xÀrp{ats ... ), l'accenno alla presenza nell'assemblea di oratori che chiaramente parteggiavano per i
Segestani ( TCv ewayr:>pEli.vrwv aimis...), per non parlare poi delle
posizioni divergenti di Nicia e Alcibiade, ben evidenziate nei
loro discorsi, pronunziati quando la decisione di intervenire in
Sicilia era stata già presa dall 'assemblea, nell 'estate del 415
a.C. 135 •
E il compromesso, a mio avviso, si giustifica e si comprende
se lo si inserisce nella temperie politica che Atene stava vivendo,
soprattutto in quel 41817 a.C. Anche se non siamo in grado di
precisare se l' ambasceria segestana ad Atene si colloca nella
prima o nella seconda parte dell'anno arcontale di Antiphon,
essa comunque dovette verificarsi o immediatamente prima o
tutt'al più qualche mese dopo la battaglia di Mantinea (agosto
418 a.C.) 136 , con una leggera preferenza, forse, per la seconda
possibi1ità137• La sconfitta di Mantinea pesava soprattutto su Nicia,
ma in parte anche su Alcibiade «che era stato responsabile dell 'attacco in Arcadia e importante testimone dello sgretolamento
del ' muro peloponnesiaco'» 138• Il solo Iperbolo, capo delle forze
democratiche, poteva ritenersi, per allora, l' unico incolpevole.
Paradossalmente però, era proprio Iperbolo a subire le conseguenze più gravi, quando i voti congiunti di Nicia e Alcibiade,
che, seppure politicamente vicino al partito radicale, per opportunismo, aveva preferito legarsi a Nicia, lo mandarono esule,
vittima di quell 'ostracismo che lo stesso lperbolo aveva messo
in moto (primavera del 417 a.C. o del 416)13 9 • Diviene logico
supporre «che nell 'offrire il proprio voto e quello dei suoi,
80
P. ANELLO
Alcibiade legava sé e la sua fazione alla politica del nemico di
ieri, ma condizionava il recente 'amico' anche ai suoi propri
voleri» 140• In questa ottica, non è da escludersi che la clausola di
Euphemos rappresentasse il punto di incontro tra la politica
interventista di Alcibi ade e quella più prudente di Nicia. ln
sostanza, non si chiudeva la porta in faccia ai Segestani, ma si
guadagnava tempo decidendo di inviare ambasciatori con il
compito di accertarsi «Se nella tesoreria pubblica e nei templi vi
fosse il denaro, come dicevano i Segestani, e anche perché si
informassero in che situazione si trovavano nella guerra contro
i Selinuntini» 14 1•
Se si colloca nel 418/7 a.C. tutta la seconda parte del
capitolo 6 tucid ideo, allora si può anche dare un senso al fatto che
i Segestani ricordassero agli Ateniesi non la loro symmachia, che
ancora non esisteva, ma la symmachia dei Leontini con Atene,
avvenuta hri. Aaxqrco mì. rofmporépou 1TOÀÉj1ov. Il riferimento, strano
se visto in chiave diplomatica e cronologica, di venta, a mio
avviso, più comprensibile se letto in chiave politica.
Possono soccorrerei oltre che le rifl essioni sulla temperie
politica ateniese del418/7 a.C. anche alcune informazioni proprio
sul TT{i:!rcrxx.; rr61Ep.Cl5". Lachete, comandante della spedizione ateniese
in Sicilia, viene sostitu ito nel426/5 a. C. da Pitodoro 142, proprio
quando- a detta di Tucidide (3, 115, 3)- gli alleati erano riusciti
a convincere gli Ateniesi ad inviare forze più consistenti. Gli
avvenimenti del424 a.C. farebbero però dubitare che la richiesta
fosse partita dagli ' alleati di Sicilia'. Piuttosto, la sorte toccata a
Lachete che, tornato ad Atene, subisce un processo per peculato 143,
organizzato dagli uomini di Cleone, fa intuire che dietro il
maggiore impegno militare di Atene ci fosse proprio il gruppo
democratico cleoniano144 • La stessa sorte subiscono gli strateghi
della flotta di rinforzo 145 , segno che neanche la loro condotta
aveva soddisfatto i sostenitori di una politica più aggressiva 146•
Quanto il rrpérrérxx.; rr&ép.ClS" fosse stato inutile lo dimostra il
fatto che, partiti gli Aten iesi, Siracusa può riprendere la propria
politica aggressiva contro Leontinoi. Approfittando della lotta
interna tra i proprietari terrieri e il demos, Siracusa riesce ad
SEGESTA E ATENE
81
impadronirsi della città e prende il controllo della piana. I
democratici di Leont inoi e delle altre città, minacciate dalla
aggressiva politica s iracusana, si riuniscono attorno ai phrouria
di Focea e Bricinnia 147 •
Non mi pare senza significato, a questo punto, che nel
capitolo 6 del VI libro tucidideo il ricordo di Lacbete e del
rrpé{X>:; rro\Ep.<Y:> si associ proprio a quello della sorte toccata ai
Leontini: «fra le molte cose che dissero il punto principale era
che se i Siracusani, dopo aver scacciato i Leo ntini, fossero restati
impuniti e avessero distrutto gli alleati che ancora rimanevano
agli Ateniesi, e ottenuto loro l' intera dynamin della Sicilia, c 'era
pericolo che un giorno essi venissero in aiuto dei Peloponnesiaci
con imponenti forze militari ... » (THuc., 6, 6, 2).
Il messaggio doveva essere chiaro e trovare appoggi almeno
presso una parte del mondo politico ateniese: l'atteggiamento
moderato, eccessivamente prudente dei generali ateniesi durante
il rrpé{X>:) mS\Ep<Y:> aveva prodotto dei guasti gravissimi proprio
per l'alleato principale di Atene, ma rischiava di avere conseguenze ancora più gravi in fu turo.
La risposta non fu però immediata. I problemi interni ed
esterni di Atene dopo Mantinea, il compromesso politico tra
Nicia e Alcibiade, l'ostracismo di Iperbolo, l'azione di Alcibiade
ad Argo, nell'estate del 416 a.C. 14s, l'afta ire dei Meli 149, resero
possibile l'invio deli ' ambasceria ateniese a Segesta solo nel
tardo 416 a.C. Da quel momento, in fondo, iniziava l'avventura
siciliana di Atene. Ciò spiegherebbe perchè Tucidide, ben cosciente del fatto, introduca il primo dei due libri dedicati alla
spedizione sicili ana con quell ' indicazione, in apparenza
cronologicamente discrepante con il resto del racconto: «Nell' inverno dello stesso anno (416 a.C.), gli Ateniesi vollero di
nuovo navigare verso la Sicilia ... » 1so.
NOTE
1
TG 13 11.
2 Seguono questa interpretazione, che trae supporto dal passo diodo reo che
82
P. ANELLO
ricorda una guerra fra Segesta e Selinunte (11, 86, 2) (cf. infra, n. 13), fra gli altri:
H. DROYSEN,Athen und der Westen vor der sizilischen Expedition, Berlin 1882,
21, 57; E.A. FREEMAN,History ofSicily from the earliest Times, Oxford 1891, Il,
338, 550 sgg. ; Oxford 1892, III, 7; G. BusoLT, Grid1ische Geschichte2, Gotba
1897, III l, 521; G. Do SANcns, La prima spedizione ateniese nell'Occidente, RFIC, N. S. XIII, 1935, 71-72(=Scrittiminori, Roma 1983, V, 297 sgg.); lo.,
Pericle, Milano- Messina 1944,117; lo., Storia dei Greci dalle origini alla fine
del secolo V, Firenze 1967, II, 124; S. MAz:l.ARINo,Periclee /a Sicilia, Mem. Ace.
Se. 1st. Bologna, 1944-1945, 14 sgg.; lo., Per la cronologia della spedizione
'periclea' inSicilia,BSC,XI-XJI, 1946-1947,5; M.N. Too,ASelectionofGreek
Historicallnscriptions,Oxfordl946,1,260;A.W .GoMMF.,HistoricalCommentary
on Thucydides, Oxford 1948, 362; L. PARETI, Sicilia antica, Palermo 1959, 139.
3 A.E. RAUBITSOIEK,AthensandHalikyai, TAPhA,LXXV, 1944, 10sgg.;
AG. WoonHEAD, Greekinscriptions, Hesperia,XVll, 1948,59; Jn.,IG 13 II, Berlin
1981; B.D. MERm, The Athenian Tribute Lists, Princeton 1950, III, 304; S.
ACCAME, Note storiche su epigrafi attiche del V secolo, RFIC, XXX, 1952, 132
sgg. (= Scritti minori, Roma 1990, I, 449 sgg.); K.F. STRoHEKER, Die
Karthagergesandschaft inAthen 406 v. C., Historia, III, 1954-1955, 166 sgg. ; H.
WfNTKER, Sizilien und Athen, Heidelberg 1956, 60, 65, 69, 71, 130, 132; H.
BENGSION, Griechische Geschichte, Miinchen 1960, 205 (trad. it. a cura di C.
Tommasi, Bologna 1988, 347 sg., n. 13); Io., Die Vertriige der griechisdlromischen We/t von 700 bis 338 v. Chr., Il, (Die Staatsvertrii.ge desA/tertums),
Mtinchen 1962, or. 139; M.T. MANNI PrRAJNo,Atene eAlicie iniG J2 20, Kokalos,
VI, 1960, 58; S. CONSOLO LANGHER, Problemi della circolazione della moneta
attica in Occidente, in «La circolazione deUa moneta ateniese in Sicilia e in
Magna Grecia. Atti del I convegno del Centro internazionale di Studi numismatici.
Napoli 1967», AIIN, XII-XIV, Suppl., 1969, 179; E. LEroRE, ibid., 231; G.
MAooou,l/ VI e il V secolo, in AA. W., Storia della Sicilia, Napoli 1979, n, 68;
R. MEIGGS- D. LE.w1s,A Se/ection of Greek historical Inscriptions to the End of
the Fifth Century B. C., Oxford 1989, nr. 37, 80 sgg.
4 D10o., 12, 10-11. Diodoro pone l'avvenimento nel 446/5 a.C. Sembra
tuttavia che la fondazione vera e propria della colonia panellenica di Thourioi
debba ascriversi alla primavera del 443 a. C. e che la sua fondazione sia stata
preceduta da una ripresa della vita nell'antica Sybaris, operazione nella quale i
Sibariti furono aiutati dagli Ateniesi. Cf. CoNSOLO LANGHER, Problemi della
circolazione cii., 192; E. WuL,Lemondegrecetl'Orient.Le Vsiècle(510-403),
Paris 1972, I, 277 sg.; F. SARTORI, L'evoluzione delle città coloniali d'occidente,
in AA.W., Storia e Civiltà dei Greci, Milano 1979, m, 152 sgg.
5
H.B. MAITINGLY,Athensandthe WesternGreeks:c. 500-413B. C., in <~La
circolazione della moneta ateniese» cit., 213.
6 H.B. MAmNGLY, TheGrowthofAthenianlmperi.alism, Historia, XII, 1963,
257-273; J.D. SMART,Athens andEgesta, JHS, XCU, 1972, 130 sgg.; T. E. WicK,
SEGESTA E ATENE
83
A note on the date ofthe Athenian-Egestan alliance, JHS, XCV, 1975, 186 sgg.;
lo., The date oftheAthenian-Egestan alliance, CPb, LXXVI, 1981, 118 sgg.; R.
VATTUONE, Gli accordi fra Atene e Segesta alla vigilia della spedizione in Sicilia
de/415 a.C., RSA, IV, 1974, 23 sgg.; H.B. MAmNGLY, The alliance ofAthens
with Egesta, Chiron, XVI, 1986, 167 sgg.; M.H. CHAMBERS- R. GALLUCCI- P.
SPANOS, Athens' alliance with E gesta in the year ofAntiphon, ZPE, LXXXIII,
1990, 38 sgg. In questo stesso volume S. Al.EsSANORl, infra.
7 /G 13 53.
8 IG 13 54.
9 Benché, per un caso, negli anni Settanta del V secolo, ben tre arconti
hanno nomi cbe terminano con le lettere -wv (<Paf/XrJV, 476 a.C.; Mlvwv, 473 a.C.;
Llrp.o-rf/JJI/, 470 a.C.), sembra comunque difficile collocare il trattato tra Atene e
Segesta in un'età così remota. S. CAGNAZZI, Tendenze politiche ad Atene.
L 'espansione in Sicilia dal458 al415 a.C. , Bari 1990, 80 sg.
10 I cinque arconti il cui nome termina in -wv, tra i1462/1 e il415/4 a.C., sono:
"A,Bp:,)//(458/7 a.C.); 'Ap[o-n,w(454/3 a. C.); 'Erraf.lrowv(429/8 a. C.); 'A,a07U.rJV(421/
Oa.C.); 'AvnljJCv (41817 a.C.).
11
Usigma a tre tratti non comparirebbe più dopo il 445 a.C. e il rho tagliato
dopo il 438 a. C. Cf. RAUBITSCHEK, art. c., 10 sgg. ; R. MEIGGS, The Dating ofthe
Fifth-Century Attic lnscriptions, JHS, LXXXVI,1966, 92.
12 Cf. supra, n. 2. Già il primo editore, U. K6HLER, Attische Inschrìften,
Hermes, II, 1887, 16-18, suggestionato dalla presenza delle lettere Ap... dopo
~X"· aveva pensato al454 a.C., anno dell'arcontato di 'Aji(JTWV, il cui nome sarebbe però ausnahmweise posto dopo il verbo. In seguito l'integrazione di
'A{i<mrJV, prima del verbo~$, veniva proposta da H. LoWNG, 'Ap-t!1ta,\oytld.v Lle-..-\'riov,
VII, 1891, 165 sgg. e ripresa nell 'edizione del1924 di F. Hiu..ER voN GARTINGEN,
IGT2 19.
13 DIO o., 11, 86, 2. Si tratta di uno dei luoghi piu travagliati dellaBibliotheke
diodorea. Nel testo, tradito dai codici, si dice: KaTà Tlp méN.av 'Eyécrraf.ots ml
AtAq3:liOtç MGTTJ rrfW:f.los- TTéfX x~ 1fp ~ ~ Ma(ri{xp 170Taf.1iJ Ma, osservando
che Lilibeo nel 454 a.C. non esisteva, già il Kobler aveva proposto di correggere
At..-\tlb!as- in 'AALKW!aç a sua volta il BeJoch (Herrnes, xxxvm, 1893, 630 sgg.),
dopo avere rilevato che una guerricciola tra Segesta e le vicina Alide sarebbe
stata cosa di nessuna importanza, riteneva che si trattasse, più verosimilmente, di
un episodio della lunga contesa tra Segesta e Selinunte c proponeva di integrare
la correzione del Kohler aggiungendo neltesto TTJil; uAti-OW1iaç. Sulluogodiodoreo
sono tornati di recente: L. M. HANS, Karthago und Sizilien, Hildcsheim - Zurich
- New York 1983, lO sgg. e n. 58 (163); D. Mus·n, La storia diSegesta e di Erice
tra il V! e III secolo a.C. in «Gli Elimi e l'area clima fino all' inizio della prima
guerra punica. Atti del Seminario di Studi, Palermo-Contessa Entellina 1989»,
ASS, S. IV, XlV-XV, 1988-1989, 160 sgg.
14 KoHLER, art. c., 16-18, scriveva di aver creduto di riconoscere sulla pietra,
84
P. ANELLO
prima delle lettere finali del nome dell' arconte, «an der drittletzten Stelle die
Spuren eines kreisrunden Buchstaben», che trascriveva con un cerchietto simiJe
aLI ' o successivo, - ()()1.1. Così anche nell'edizione del1873 di A. KrROiHOFF,lG I 20.
Diventava pertanto impossibile una integrazione, perché non ci sono pervenuti
nomi di arconti di V secolo che terminano in -()()1.1.
15 RA.UBITSCHEK, art. c., 10, n. 3. Tale integrazione acquistava più valore per
la presenza, data per certa dal Klaffenbach (SEG X, 1949, nr. 7), di un alpha in
quintultima posizione. La lettura Habron è stata in seguito quasi generalmente
accolta; cf. supra, n. 3.
16 Cf. supra, nn. 7 e 8.
17
E' opinione di B.D. MERITI- H.T. WADE GeRv- M.F. McGREooR, The
Athenian Tribute Lists, Princeton 1950, III, 277, che questo Callia, autore non del
rinnovo ma del trattato originario, fosse Callia figlio di Ipponico, che negoziò la
pace con la Persia e con Sparla. Lewis (Double Representation in the Strategia,
JHS, LXXXI, 1961, 118, n. 8) ha posto io rilievo la stranezza che «the prescript
of an Athenian decree can have a live archon, a live grammateus, a live epistates,
living ambassadors, and a dead proposer». nCallia del 433/2 a.C. fu probabilmente il figlio di Calliade, che negli anni Cinquanta era stato discepolo di Zenone
di Velia e che aveva (con Pitodoro di Isoloco) uno stretto rapporto con il mondo
occidentale, specialmente tirrenico. Sul problema della identità di Callia, cf.
MEIGGS- Lewrs,A Selection cit., 173. Per le relazioni culturali e politiche tra Atene
e Velia, E. LEroRE,Elea e l'eredità di Sibari, PP, XXI, 1966,269 sgg.; cf. anche
S. CATAlDI, Prospettive occidentali allo scoppio della guerra del Peloponneso,
Pisa 1990, 31.
18 JG I3 53, 1.4: ... br! 'A~)aei&s- ap,XW1'0,)...; IG 13 54, 1.8 sg. · lrr 'Ac/xld&JS'
4>xovr/O!)..
19
Il primo a rilevare che i prescritti dei due trattati sono su rasura, con una
linea e una lettera in più rispetto ai precedenti prescritti, e quindi a formulare
l' ipotesi del rinnovo di trattati più antichi («indie Jahre um 450-440»), fu W.
BAuER,Epigraphischesaus demAthener Nationalmuseum, Klio, XV, 1918, 188191. L'opinione del Bauer è stata generalmente accolta dalla maggior parte degli
studiosi moderni (cf. infra, n. 22).
20 Nel prescritto la barra mediana dell'alpha ha la tendenza a salire verso
sinistra, mentre nel trattato verso destra. Inoltre nel testo ilny non ha le aste laterali
parallele, mentre sono tali nel prescritto. E' da sottolineare, poi, che sia nel testo
che nel prescritto non compare mai il rho caudato che, secondo il 'dogma epigrafico'
(cf. supra, n. 11), sarebbe attestato fino al 438 a.C., e che il sig1na, tanto nel testo
quanto nel prescritto, è sempre a quattro tratti; non compare mai ilsigma a tre tratti
che, secondo il ' dogma epigrafico', sarebbe attestato fino al445 a.C. Sul 'dogma
epigrafico', MEIGGS, The Dating of the Fifth Century Attic fnscriptions cit., 86
sgg. Sulle caratteristiche epigrafiche dei trattati ateniesi con Regio e Leontinoi,
Accame, Note storiche cit., 128 (=Scritti minori cit., 446, n. 81); S. CATALDI, I
SEGESTA E ATENE
85
prescritti dei trattati ateniesi con Reggio e Leontini, AAT, CXXI, 1987, 64, n. 3.
21 «L' apparente differenza neli' alleanza di Regio fra il ductus del prescritto
e quelJo del testo in quanto le lettere del primo si presentano con un ' incisione più
larga e talora più profonda e in complesso meno slanciate delle lettere del
secondo...è dovuta alla necessità in cui si è trovato illapicida di lavorare su d'una
rasura e di incidere otto linee in uno spazio che, in base al criterio originario,
quello adoperato per le linee del testo, ne doveva contenere soltanto sette»,
ACCAME, Note storiche cit., 128 sg. (=Scritti minori cit., 446 sg. ); cf. CATALDI,
l prescrittici t., 65. A torto, quindi, H.T. WADE GERY, Thucydides the son ofMelesiLls.
A Study of Periclean Policy, JHS, Lll, 1932, 216, n. 43 è stato indotto da tale
apparente differenza a supporre tra prescritto e testo del trattato un intervallo di
circa dieci anni (cf. A CCAME,Note storiche cit.,l 28, n. 4 (=Scritti minori cit., 446,
n. 83).
22
Per la datazione dei trattati originari sono state avanzate varie proposte.
Dopo iJ Bauer (cf. supra, n. 19), che aveva collocato i più antichi trattati al più
presto fra il450 e il440 a. C. ,si sono occupati del problema tra gli altri: S. ACCAME,
L'alleanzadiAteneconLeontinieRegio, RFIC,N. S. Xlll, 1935,73-75 (=Scritti
minori cit., 21-23), che datava i due trattati anteriormente a quello di Atene con
Segesta (454/3 a.C.); ha poi rivisto le sue posizioni in Note storiche cit., 127-135
(=Scritti minori cit., 445-453), proponendo di datare l'alleanza con Regio al461!
O, anno della caduta della tirannide degli Anassilaidi e della instaurazione della
democrazia,e quella con Leontinoi negli anni immediatamente successivi alla
pace di Callia; Too, A Selection cit., 57-58 («between 446 and 440»); B.D.
MERJTT, The AthenianAlliance with Rhegion and Leontinoi, CQ, XL, 1946, 8591(«c.448, possibly later>>); MAzz.AruNo, Pericle e la Sicilia cit., 16 (440 a.C.);
WENTKER, o. c., 70-71 e 89-93 (439 a.C.); D.M. L EWIS, The TreatieswithLeontini
andRhegium, ZPE,20, 1976,223-225 (ca.448a.C.);T.E. W ra<,Athens' Alliance
withRhegion andLeontinoi, Historia, XXV, 1976,288-304 («specifically to444/
3»); B.D. MERITT - M.F. McGREGOR, /G J3, l, 6l(«Foedus c.a. 448 vel antea
primum ictum codem die a. 433/2 renovatum est quo foedus cum Reginis» );
MEroos- LEWis,A Selection ci t., 173 («t be lettering of the texts confined possibles
dates to the forties» ).
23 AcCAME,Note storiche ci t., 133 sg. (= Scritti minori cit., l, 450). Seguono
la proposta di Acca me, E. Ler•oRE,Neapolis greca nel Vsecolo, inAA. VV.,Storia
di Napoli, Napoli 1967, I, 79; ID., in «La circolazione della moneta ateniese» cit.,
231; MAooou, Il VI e il V secolo cit., 69.
24 IuSTIN., 4, 3, 4: «Catiniensesquoque, cum Syracusanosgraves paterentur,
diffisi viribus suis auxilium ab Atheniensibus pctivere; qui seu studio maioris
imperii, quod Asiam Graeciamque penitus occupaverant, seu metu factae nuper
(pridem) a Syracusanis classis, ne Lacedaemoniis illae vires accederent,
Lamponium ducem cum classe in Siciliam misere, ut sub specie ferendi
Catiniensibus auxilii temptarent Siciliae imperium».
86
P. ANELLO
25 E' opinione di MAZZARINO, Perie/e cit., 9 che «Catinìenses poteva dirsi
dal punto di vista di un Filisto, il quale vedeva giustamente nel contrasto tra
Siracusani e Leontini l'effettivo contrasto fra Siracusani e Catanesi (gli uni e gli
altri interessati al controllo dell' agro di Leontini), e perciò faceva dei KammT.ot
i rappresentanti di quella lega ionica della Sicilia orientale (Catania, Leontiui,
Nasso) che nei trattati ufficiali (rinnovati nel 433) e in Tucidide è espressa
piuttosto dai M~ laddove in Andocideci si parla di <Jl.fJ.I.J.G.xfa w KammitùV>>.
[ Catinienses sarebbero' da identificare' coi <n/.ll.taxa, di cui parla Tucidide (3, 86,
3) e presenti anche nel testo del trattato (IG f 1 54), secondo le integrazioni del Tod
(GHI, r 58), per la CoNSOLO LANGHER, Problemi della circolazione della moneta
attica in Occidente cit., 183 e n. 71 (cf. contra S. CATALDI, Tucidide e un'antica
alleanza di Atene con gli 'alleati deiLeontini', Sileno, XIV, 1988, 184, n. 7 che
preferisce la «più semplice lettura» di MERITI, TheAthenianAlliancecit. , 87 sg.).
Sempre per il CATALDI, Tucidide cit , 83, n. 4: «Si potrebbe piuttosto supporre,
ferma restando l'ambasceria dei Leontini capeggiati da Gorgia nel 427, che
Tucidide con l'espressione 'alleati dei Leontini' alluda ad una precedente
ambasceria giunta ad Atene per chiedere aiuto. Questa ambasceria potrebbe
essere quella dei Catinienses di cui parla la fonte di Trogo (ap. IusnN., 4, 3, 4-7),
che ebbe come effetto l' invio di una piccola squadra navale capeggiata da
Lampone, cui seguì, qualche tempo o anno dopo, l' invio di una flotta più grande
e di Wl esercito più consistente al comando di Lachete e Careade, susollecitazione
di un'ambasceria dei Leontini, quella guidata da Gorgia, dopo gli interrotti
successi della squadriglia ateniese>>. Sulla base della testimonianza di Giustino
(4, 3, 5) e Andocide (De pace, 30), WENTKER, o. c., 94 sg. ipotizza, assai poco
convincentemente, l'esistenza di un trattato di alleanza tra Atene e Catania,
stipulato (come quelli con Regio e Leontiooi) nel 439.
26
A. MEINEKE, Fragmenta Comicorum Graecorum, Berolini 1839, II, 42
sgg., fr.l sgg.; TH. KOCK, ComicorumAtticorwn Fragmento, Lipsìae 1880, I, 2632, frr. 49-64; J.M. EoMONDS, The Fragments ofAttic Comedy, Leiden 1957, I
l , 37-42. Cf. MAzZAru:No, Pericle e La Sicilia cit., 10 sgg., che, basandosi sulle
allusioni nella commedia alla ' città' e al 'cane', simbolo di Segesta, e al ,&lot..l.ds"
Pericl e, oltreché sugli attacchi contro il pericleo Lampone, ha messo in relazione
talj elementi, considerati allusivi al trattato tra Atene e Segesta, con Giustino (4,
3, 4), che ricorda una spedizione navale di Lampone in Sicilia (cf. supra, nn. 2425), spedizione a fianco di Segesta contro Selinunte, da collocarsi ne1454/3, un
anno prima di quella di Diotimo contro i Siculi (cf. MAz:lARJNo, Per la cronologia
della spedizione 'periclea' ci t., 5 sgg.). L' ipotesi del Mazzarino è stata adottata
ancbedalla CoNSOLO LANGHER, Problemi della circolazione cit., 179 sgg., la quale,
però, avendo anche accettato la lettura deli' arconteHabron, fatta da Raubitschek,
colloca la spedizione di Lampone nel 457. Contra, con soluzioni differenti,
MANN1 PIRAINO, art. c., 63 sg.; LEPORE, Neapolis greca cit., 176 sg.; Io., La circolazione ci t., 233 sg.; MAooou, Il VI e il V secolo ci t., 71 sgg. ; S. CATALDI, La
SEGESTA E ATENE
87
spedizione di Diotima in Italia e i lìKEAd; RFIC, CXVII, 1990, 140, n. 2.
27 ScJwL L YCDPHR.,Alex., 732(=TrM.,FGrHist566F98): f/Jrpi Tl/).(lco;tMnp.w
rrv 'Aflr)vaut/1/ w.{apxov Tra{XlyrniléKJV éÌS NééJ:rrrJkv, Karà XPI]OJlW fliuat rr,. Tlap(JéJhrrri
Kat 8pqu:Jv rrodpm Mp.rrétfios· &ò mlp.t}(fX rofJ vtv Tfp MJ.Lrr&.ìos àyr;ì-a <.hrpfirJ:,-"'>
rékZafuL rrapà rr:is Nmrro).fratç. TzETz., adLycophr., Alex., 733: tJtémJ.LOS" & éÌS
NééJ:rrrJkv ~ l'!ré UT{XJTTJYÒS" Cl/ Th.v 'ABr]vauvv hro).ÉJ.ut rr:is llKéÀ&ç.
28
Dtoo., 11, 76, 78, 88-92. Cf. F.P. Rtzzo, La repubblica di Siracusa nel
momento di Ducezio, Palermo 1970; W tu, o. c., I, 248 sgg. ; MAooou, Il VI e il
V secolo ci t., 61 sgg.; D. Musn, Tradizioni letterarie e documentazione epigrafica
e numismatica, Kokalos, XXXIV-XXXV, 1988-1989, in corso di stampa.
29 E' ipotesi del Mazzarino (Per la crorwlogia cit., 7 sg.), accolta anche da
MANNI PIRAINO, art. c., 58), che l'azione di Dio timo fosse frutto di una intesa tra
Atene e Siracusa, di una cooperazione militare contro i Siculi. La Consolo
Langher (Problemi cit., 187), pur parlando di un Diotimo «ligio aUa conseJVazione di buoni rapporti con Siracusa>> (loc. c., n. 88), vede nell'intervento dello
stratego ateniese la conseguenza della pressione esercitata dai Siculi di Ducezio
ai confini delle città calcidesi e specialmente di Catania. Dubbi sul!' intesa AteneSiracusa hanno manifestato: LEJ>ORE, Neapolis greca cit., 181; Io., La circolazionecit., 233; M. PALWTTINo, LaSiciliafra l'Africa e l'Etruria, Kokalos,XVUIXIX, 1972-1973, 60; MAooou, Il VI e il V secolo cit., 71.
30 1l primo a datare la spedizione di Diotimo in Italia negli anni Cinquanta
del V secolo (454/3 a.C.) fu DESANCTIS, La prima spedizione ateniese in Occidente cit., 71 sg.; Io., Storia dei Greci, H, 124; Io.,Pericle ci t., 117. Sulla sua scia
si sono collocati: MA.zz.AruNo, Periclee la Sicilia cit., 11 sg.; Io.,Per la cronologia
cit., 6 sg.; Io.,//pensiero storico classico, Bari 1966, !, 203 sgg.; L. P ARETI, Storia
diRoma edelmondo romano, Torino 1952, I, 482sg.; lo., Sicilia antica cit., 139;
MANN:I PtRArNO, art. c., 64 sgg.; LEJ>ORE,Neapolis greca cit., 174-186 (459 a.C.);
CoNSOLO LANGHER, Problemi cit., 185 sgg. (457 a.C.); F. SARTORI, Problemi di
costituzioni miste in città italiote nel secolo V a.C., AlV, CXXXI, 1972-1973,
633; MAooou, IL VI ed il V secolo cit., 70 sg. (intorno al 454/3 a.C.). Una data
posteriore alla fondazione di Thurioi ipotizzano: H.T. W ADE GERY ,Essays in Greek
History, Oxford 1958,221 (circa il439 a.C.); F.J. BRANDHOFER, Untersuchungen
zur athenischen Westpolitik im Zeitalter des Perikles, diss. Miinchen 1971, 64
sg.; M. FREDERJKSEN, Campania, (ed. N. PuRCELL), London 1984, 104 sg. (442
a.C.).
3! Cf. supra, nn. 2 e 3.
32 MANNJ PutAINO, art. c., 58.
33 ACCAME, Note storiche cit., 133 (=Scritti mirwri ci t., I, 450). la medesima certezza della 'definitiva' datazione di IG 13 11 al 458n a.C. ispira anche:
CoNSOLOLANGHER,Problemicit., 179;LEroRE,La monet.azionecit.,231; MAnoou,
Il VI e il V secolo ci t., 68. Più prudenti: M EIGGS - LEwts,A Selection cit., 80 e A. G.
W oooHEAD, IG I3 11, che ha proposto con cautela la lettura [Ha)J3[p] w mettendo
in rilievo che «in lectione ita disputata textum sine supplemento reHnquere
88
P. ANELLO
sapientis est» (17).
34 MATIINGLY, TheGrowth ofAthenian lmperialism ci t., 267-269, convinto
che le tracce della lettera in terzuJtjma posizione, alla linea 3 del trattato AteneSegesta, potessero essere quelle di unphi e sicuro che il sigma a tre tratti fosse
abituale negli anni '20, proponeva di integrare 'Avn<P]w~. Sfruttando, inoltre, iJ
silenzio delle fonti sui rappori tra Atene e Segesta e tra Atene e l'Occidente in
genere, intorno alla metà del V sec. a.C., manifestava tutto il suo scetticismo circa
i motivi e gli interessi che avrebbero potuto spingere Atene a stringere un'alleanza, in età così arcaica, «With this remote Elyrnite community» e Segesta a
cercare un alleato così lontano e così impegnato con nemici interni e con l'impero
persiano? Poco dopo Mattingly (Atlzens and the Western Greeks cit., 213-216)
preferiva proporre la candidatura di 'Aptcni]W/.1, arconte del 421/0 a.C., avendo
individuato «the true context for the alliance between Athens and Egesta» nel
momento che aveva visto la missione diplomatica dell'ateniese Phaiax in Sicilia
(IHuc., 5, 4-5). Ulteriore supporto a tale ipotesi, veniva, secondo il Mattingly, dal
fatto che ' normali y' il preambolo di un decreto non conteneva il nome de Il' arconte
prima di il,ot0'7it.M/( 421/0). Non cosiituiva elemento ostante la presenza del sigma
a tre tratti, essendo frutto di un dogma epigrafico la negazione di un possibiJe
attardamento di tale segno. La lettura 'Avnif;CJ/è stata poi ripresa da SMART, art.
c., 128-146; VATIUONE, art. c.,23-53; WtcK,A Noteon theDatecit., 186-190; Io.,
TlreDateoftheAthenian-EgestanAlliancecit..l18-121; recentementeMATilNGLY,
The Alliance ofAthens with Egesta cit., 167-170 è ritornato alla propria precedente lettura.
35 CHAMBERS- GALLUCCI - SPANos, art. c., 38-63, in part. 41-48 per la descrizione dei procedimenti tecnici adottati che hanno permesso di individuare
uno iota e un phi prima di -w («the image processar, free of the wisb to discovcr
any archon on historical grounds, showed that 35 e 36 are most probably iota,phi»)
il raggio laser ha permesso di individuare <<a clearly rounded shape in stoichos 36
that could not be rlw and ca n be interpreted as phi».
36 G. NeNa,F ormaz ione ecaratteredell'imperoateniese, inAA.VV.,Storia
e civiltà dei Greci, Milano 1979, III, 83.
37 MATIINGLY, TheGrowth oftheAthenianfmperialism cit., 272; ID.,Athens
and t/te Western Greeks cit., 205-211 ; J.D. SMART, art. c., 144-146; E.
R uSCHENBUSCH, Die VertriigeAthens mit Leontinoi undRhegion vom l altre 433/
2 v. Cfw, ZPE, XIX, 1975, 225-232.
38 CATAlDI, l prescritti cit., 63 sgg.
39 CATALDI, Prospettive occidentali ci t., 34 sgg.
40 CATALOt,Prospettiveoccidentali ci t., 38sgg.; D. Musn, Città e santuario
a Locri Epizefirii, PP, XIX, 1974, 9 sgg. ; Io., Problemi della storia di Locri
Epizefirii, in «Locri Epizefirii. Attj del XV[ Convegno eli Studi sulla Magna
Grecia, Taranto 1976», Taranto 1977, 86.
41 CATALDI, Prospetrive occidentali cit., 33.
SE!GESTA E ATENE
42
43
89
a. supra.
D1oo., 12, 8, 29.
Già H. N ISSEN, Der Ausbruch des peloponnesischen Krieges, HZ, LXIII,
1889, 400sgg. ba datato la spedizione di Diotimo al tempo d eli 'unica sua strategia
nota (433/2) (fHUC., l , 45, 2; IGJ3 364, 1.9). Cf. W. JUDEICH, s.v. Diotimos, RE,
V l ( 1905), 1147; K.J. BeLOOf, Griechische Geschichte, Strassburg 1914, II, 203204; E. iliCERI, Storia della Magna Grecia, Milano-Roma 1928, I, 344; B.D.
MERITT, Athenian Financial Documents, An n Arbor 1932, 69 sgg.; K. ZIEGLER,
s.v. Neapolis, RE, XVI 2 (1935), 2115; RAUBITSCHEK,Athens and Halikyai cit.,
10, n. 2; G. Puouese CARRATELU, Napoli antica, PP, VII, 1952, 253; WENTKER,
o. c., 178, nr. 447; J. B ÉRARD, La colonisation grecque de l'Italie méridionale et
de laSici/e dans l'Antiquité, Paris 1957,59 sg. =La Magna Grecia, trad. ìt., Torino
1963, 64; MAntNGLY, Athens and the Westem Greeks cìt., 207; .CATAlDI, La
spedizionediDiotimo initalia,cit., 139sgg. (i SìculicontrocuicombatteDiolìmo
sarebbero quelli della penisola, in part. 148 sgg. ); Io., Prospettive occidentali cit.,
69 sgg.
45
Cf. supra, n. 24.
46 MAooou, Il VI e il V secolo ci t., 71.
47
Sebbene Tucidìde non parli di questa pace e il primo cenno ad essa si trovi
in IsocR., Panath., 117 sgg.,non sembra da mettere in dubbio la sua storicità
«magari sotto forma di temporaneo modus vivendi,nonostante le contraddizioni
in proposito dì Teopompo e di Callistene» (NENa, Formazione ci!., 64, n. 93). Cf.
BENGSTON, DieStaatsvertriigecit., 64sgg., nr.152. A favore della storicità sì sono
pronunciati: S.K. Eoov, CPh, LXV, 1970, 8 sgg.; J. WALSH, TheAuthenticity and
Dates ofthePeace ofCallias and the Congress Decree, Chiron, Xl, 1981, 31 sgg.
(la pace andrebbe riportata agli anni '60, dopo l' Eurymedon). Contro la storicità:
D. STOCKTON, Historia, VIU, 1959,61sgg.; H.B. MATTINGLY, Historia, XIV, 965,
273 sgg.; K. M EISTER, Die Ungeschichtlichkeit der Kalliasfriedens und deren
historische Folgen, Wiesbaden 1982; avanza riserve S. AcCAME, Ancora sulla
pace di Callia, MGR, IX, 1984, 7 sgg.
48 Per CATALDI, Prospettive occidentali cit., 35 non è da escludersi che il
programma bellicista di Siracusa sia da datare nel436/5 circa e che nel 433/2 la
sua realizzazione fosse avviata, se si tiene conto che Diodoro colloca confusamente questo programma sotto l ' arconte ateniese del 439 e i consoli romani del
446 e che passa subito dopo a parlare degli inizi della guerra corinzia.
4 9 Così anche MAooou, Il VI e il V secolo ci t. , 72.
so CATALDI, Prospettive occidentali cìt., 148, n. 180; sulla data della spedizione dì Lampone sono utili anche 144 sgg.
51 Per l'interpretazione in tal senso di THuc., 3, 86, 2-4. AccAME, L'alleanza
di Atene con Leontini e Regio cit., 74 =Scritti minori ci t., 22; Io., Note storiche
ci t., 136 (=Scritti minori ci t., I, 452). Su THuc., 6, 46, 2 come elemento probante
per una datazione al 460 a.C. del trattato Atene-Regio: LEPORE, Neapolis greca
44
90
P. ANELLO
cit., 179; Io., in «La circolazione della moneta ateniese» cit., 232; MAooou, Il VI
e il V secolo cit., 69.
52 M AZZARINO, Pericle e la Sicilia cit., 16, n. l; Io., Per la cronologia della
spedizione 'periclea' in Sicilia cit., 12.
53 MATTINGLY, Athens and the Western Greeks cit., 208 sg.
54 SMART, art. c., 145 sg.
55 CATALDI, Tucidùle e un'antica alleanza di Atene con 'gli alleati dei
Leontini' cit., 183 sg.
56 THUC., 6, 46, 2: Kaì d OT{Xl177yrX dBiE; ev ~[ç {pav fm aifrris' roiìr6 Té
TTfX1Jrov èo/T'éKéKpo{Ket KClÌ d 'Prrfù-o~ oix ftK).fpaVTC~ f wrpardElll, W> rr{furov i'p(avro
rrélf!kw Kaì éixrl; ~ J1f}Àlara, Aé~ T€ fvyyéVI'tS' cVrq, KClÌ arpinw al.è h n T'T'/&iOIJS'.
57 CATALDI, ibid ' 181.
58 D. Musn, Storia greca, Bari 1989, 452.
59 Su li 'argomento da ultimo: OiA.M:BeRs - GALLUCO- SPANOS, art. c., 55 sg.
60 Tiwc., l , 95. A dire il vero, le città insulari dell'Egeo, Iiberatesi dal giogo
dei Persiani ma timorose di un loro ritorno, avevano cercato appoggio in Sparta,
che, stanca degli intrighi del suo reggente Pausania e timorosa di intraprendere
operazioni in terre lontane dal Peloponneso, che avrebbero potuto indebolire la
sua stabilità interna e la sua stessa posizione nella Lega peloponnesiaca, aveva
preferito rientrare «in una dimensione quasi regionale» (Musn, Storia greca cit.,
298). La scelta, però, non sembra essere stata unanime. Diodoro (11, 50) data
sotto il 475/4 un dibattito in cui i più giovani avrebbero insistito perchè si
riprendesse la guerra Sll l mare, sottraendone l'egemonia ad Atene. Sul valore di
questa notizia: W1u., Le monde grec et l 'Orient cit., 140: NENCI, Formazione e
carattere cit., 50.
61 Le città del litorale egeo offrirono ad Atene l'egemonia per tutta la durata
della guerra (HD'T., 8, 3; THuc., l , 95; ArusroT.,Ath. poi. , 23, 4) e formarono con
essa una symmachia, cb e ebbe come centro il santuario federale degli Ioni a Delos
(THuc., l , 96, 2). La responsabilità della fondazione della Lega delio-attica,
avvenuta durante l'arcontato di Thimostbenes (478n aC. ), viene ascritta dalla
tTadizione (AruSTOT. ,Ath. poi., 23, 5; DIO D., l, 44-47; PLUT.,Arist., 24) ad Aristide.
Gli alleati si impegnarono con giuramento ad avere gli stessi amici e gli stessi
nemici di Atene (AruSTOT., Ath. poi., 23, 5).
62 THuc., l, 98-100. Diodoro (11, 60-62) data la battaglia al 470/69 a.C .
Poco giustificata, secondo Musn, Storia greca cit., 335, una cronologia al 466/
5 a.C., di recente avanzata (R. M EtGOS, The Athenian Empire, Oxford 1972).
63 I pochi episodi di un certo rilievo da collegare col prosieguo della lotta
antipersìana, hanno per teatro soprattutto Cipro ( fliUC., l, 104, 2; 112, 2; 102, 4).
Anche la spedizione in Egitto che, stando a Tucidide (1, 104, 2), viene a collocarsi
proprio in un momento in cui è in atto un 'azione contro l'isola mediterranea,
rientrerebbe, secondo una interessante lettura del Musti (Storia greca cit., 351),
<<nel quadro di una liberazione del Mediterraneo dai Persiani e la rivolta
dell'Egitto offriva innanzi tutto l'occasione per completare l'opera».
SEGESTA E ATENE
64
91
Avvenuto nella primavera del 461 a.C. (Pwr., Cim., 17, 3; Per., 9, 5;
NEP., Cim. , 3.
65
Il conflitto vero e proprio era stato preceduto da un periodo di 'guerra
fredda', in cui «Sparta e Atene, pur non entrando apertamente in conflitto,
cominciano a saggiare le proprie forze» (L. PICC!RILU, Su alcune alleanze fra
poleis: Atene, Argo e i Tessa/i -Atene e Megara Sparta eMegara, ASNP, S. III,
Ili, 1973, 717). A determinare la rottura diplomatica tra le due città il rinvio dalla
Messenia del contingente ateniese, guidato da Cimone, (nell'ottobre del 462
a.C.), la caduta dell 'Areopago, le riforme di Efialte e l'indebolimento della
potenza spartana «impegnata a lungo a domare l'insurrezione degli Iloti», il
consolidamento ad Atene del partito democratico. Cf. Prcaruw, art. c., 718 sgg.
66 L'alleanza con Argo e i Tessali è ricordata da Tucidide (1, 102, 4) e
incidentalmente menzionata da Diodoro (11, 80, 1). Stando a Tucidide, sembrerebbe che non fossero stati stipulati «due trattati bilaterali distinti, l' uno fra
Atene e Argo e l'altro fra Atene e i Tessali, ma che ci fu un unico atto che vide
il sorgere di una coalizione antispartana» (PICCIRlLU, art. c., 723; cf. M. SoRDI, La
legatessalafinoadAlessandroMagno, Roma 1958, 103,n.4;contra R. voN SCAI.A,
Die Staatsvertriige desAltertums, Leipzig 1898, l, 3). L'alleanza argivo-ateniese,
al pari di quella lessalo-ateniese, si collocherebbe nell'inverno del462 a.C. cioè
dopo lo smacco di Itome e le riforme di Efialte (autunno del462 a.C.) e prima
deli' ostracismo di Cimone (cf. supra,. 64), per il PICORILU, art. c., 723; cf. N.G.L.
H AMMOND,
Studies in Greek Chronology ofthe Sixth and Fifth Centuries B.C.,
Historia, IV, 1955, 371-411. A1460 a.C. datano l'alleanza di Atene con Argo e
i Tessali: VON SCALA, o. c., 37; V. MARTIN,Lavie internationaledans laGrècedes
cités (VI-/V s. J avJ.-C.), Paris 1940,341,422 sg. SoRDI, o. c., 103 ritiene che
l'alleanza con i Tessali seguì immediatamente l'ostracismo di Cimone.
67
THuc., l, 103,4;Dioo., 11, 79,1-2. Un'alleanzafraAteniesieMegaresi
si può dedurre anche da un passo di Elio Aristide (Panath., I XIII, 251 Dindorf)
secondo il PICClRILU, art. c.. 726, per il quale tale alleanza si collocherebbe nel
luglio-agostodel460 a.C.; cf. V. EHRENBERG,RE I1IA2(1929), s.v. Sparta, 1388;
H. SCHAFER, Staatsform undPolitik, Leipzig 1932, 162; HAMMOND, art. c., loc. c.;
G.E.M. DESTE CRorx, The Origin ofthe Pe/oponnesian War, London 1972, 123,
181,212 sg. Una datazione al461 a.C. propongono: G. GL017.., Histoire grec., U,
147; E. MEYER, RE XV l (1931), s. v. Megara, nr.2, 188; MERfiT - WADE GERY
- McGREGOR,ATL cit., 176; al459 a.C. pensano invece: G. BusoLT,Griec/zische
Geschichte, IIT l, 301 sg.; voN SCAlA, o. c., 39; V. MARTIN, o. c., 341.
68 L'intervento diretto di Sparla e della Lega del Peloponneso si ebbe solo
nel 45817 a.C. (in part. primavera del457 a.C.), quando truppe lacedemooi, con
il pretesto di sostenere i Doriesi dell 'Oite, metropoli degli Spartiati, contro i
Focesi, intervennero a bloccare di fatto i tentativi di espansione della presenza
politica di Atene (tradizionale sostenitrice dei Focesi) nella Grecia centrale. Narra
Tucidide (1, 107-108, 1), che il rischio di rimanere bloccati nella Grecia centrale,
per effetto della nuova situazione strategica, determinata dalle alleanze ateniesi
92
P. ANELLO
con Argo e in particolare con Megara, indusse gli Spartani ad entrare nella Beozia,
dove nei pressi di Tebe, a Tanagra, inflissero una dura sconfitta agli Ateniesi.
Dopo 61 giorni gli Atetùesi, al comando di Mironides, si prendono ad Enofita la
rivincita sui Beoti, alleati teodenziali degli Spartani (I'Huc., l , 108, 2-3).
69 THuc., l , 105, l: vittoria corinzia ad Haliesis, vittoria ateniese sulla
squadra peloponnesiaca presso l'isola di Kekryphaleia; THuc., l , 105, 3-6; 106:
i Corinzi e i loro alleati occupano le montagne della Geraoia e scendono nella
Megaride, convinti che gli Ateniesi, impegnati contro Aigina e l'Egitto, non
sarebbero stati in grado di aiutare i Megaresi; gli Ateniesi, però, fanno intervenire
i vecchi e i pitl giovani, tra quelli che erano rimasti in città, sotto il comando di
Mironides. Alla fine i Corinzi subiscono un grave disastro (I'Huc., l , 106, 2).
70 THuc., l , 105, 2 (459/8 a.C.); Aigina capitolerà dopo diciannove mesi di
assedio (THuc., l , 108, 4; NEP., Cim., 3; mentreD1oo., 11, 78,4 parla di nove mesi,
per un evidente errore della tradizione manoscritta), ne1457 a.C. o agli inizi del
456 a.C. Come in precedenza era accaduto per Taso (I'Huc., l, 101, 3), anche gli
Egineti furono costretti ad abbattere le mura, a consegnare le navi e a pagare un
phoros.
71 La cronologia della spedizione d'Egitto è fissata variamente negli studi:
dal 462 al 456, nella cronologia più alta, dal 460/59 al 454 a.C., secondo le
cronologie più basse. «Filologicamente, il metodo più garantito è quello che parte
dalle date conclusive. L' inizio delle liste delle sessagesime dei tributi della Lega
delio-attica nel 454/3, il collegamento causale stabilito nella tradizione con lo
spostamento del tesoro della Lega da Delo ali' acropoli di Atene, la coerenza della
determinazione della data di inizio a dopo il 462/l e di quella finale al455/4 circa,
la durata indicata da Tucidide in sei anni, sommati tutti insieme, induconoa
collocare i sei anni della spedizione ateniese tra il 460 e il454» ( Musn, Storia
greca cit., 351 sg.). Sulla spedizione in Egitto: Thuc., l, 104; 109-110; Dioo., 11,
71; 74-75; 77.
72 1G r 929, iscrizione per i caduti della tribù Erette ide, in cui vengono citati
i vari teatri di guerra, dove gli Ateniesi subirono perdite: Cipro, Egitto, Fenicia,
Grecia, Halieis (Argolide), Ai gina, Megara. I morti della tribù Eretteidesono 186.
Nota E. Wili (Le monde grec cit., 156: «Si chaque tribu en perdi! autant, c'est
beaucoup)».
73 E il rischio doveva essere più che concreto se, come è stato supposto (DE
SANCfiS, La prima spedizione cit., 7l sg. ; MAzzARINO, Pericle e la Sicilia cit., 15
sg.; A<..'CA.ME, Note storiche cit., 133 sg. =Scritti minori, cit., I 450 sg.), il trattato
di Atene e Segesta fosse realmente in relazione con il conflitto tra la città e lima
e i Selinuntini, di cui ci informa Diodoro (11, 86, 2). Cf. supra, n. 2.
74 La cronologia della conquista di Naupaktos è strettamente connessa a
quella della terza guerra messenica, variamente datata dai moderni: dal464 al459
a.C., daJ 468 al459, dal 464 al455 a.C. (cf. E. W ILL, o. c., 144, n. l). La ribellione
messenica durò circa dieci anni, durata attestata da Tucidide (1, 103, l) e
confermata da Diodoro (11, 64, 4). «Nessuna difficoltà fa la struttura del testo
SEGESTA E ATENE
93
tucidideo (1, 102-103) ad ammettere che la guerra del terremoto sia durata dal464
al 455 o al454.ln un inciso (1, 103, 1-3),Tucidide dà, in una specie di parentesi,
uno sguardo ad eventi avanzati nel tempo. Non c'è bisogno di far rimontare il
terremoto al469; Diodoro, che lo pone sotto quella data, è infatti lo stesso autore
che assegna alla rivolta una durata decennale e che data il trasferimento a
Naupatto al456/5 (9, 83 e 84). Non c'è neanche bisogno di pensare a un primo
terremoto del 469, distinto da un secondo nel 464: [... ]Proprio Diodoro avrebbe
tutto l'interesse, con la sua cronologia, a distinguere fra due terremoti e non lo fa.
Ma egli ha una cronologia erronea del regno di Arcbidamo [...]tale cronologia
risulta infatti anticipata di quattro o cinque anni, per quanto riguarda la sua data
di morte: Diododro lo infatti morire nel 432 [...], mentre Arcbidamo muore nella
realtà nel427. Probabilmente, datando l'inizio della guerra del terremoto sotto il
469, invece che sotto il 464; Diodoro teneva conto del dato (di tradizione
spartana), che il terremoto fosse avvenuto nel quarto anno di Arcbidamo (così
Purr., Cim., 16, 4), ma faceva slittare di aJcw1i anni verso l'alto l'episodio, come
l' intero arco del regno di Archidamo.» (MusTJ, o. c., 338 sg.); diversamente M.
BuoNOCORE, La terza guerra messenica, MGR, VIU, 1982, 57 sgg.
75
Thuc., l, 08, 5 informa che il Periplo del Peloponneso da parte di
Tolmides fece sì che gli Ateniesi: mi rò M:t/p.ov rCJ, J\GK~&ltpoW.c.~~~lvbrprpav Kaì
Xa).xf&J Kqx~ miùv ~~ K!1l Xoaw1~ ili énro{36:m Tfp
rfl:> 11érxn éqxinpav.
0IOD., 11, 84, 6-7 parla anche della conquista di Methone, prima ancora di quella
di Gythion e del conseguente incendio degli arsenali spartani; aggiunge anche che
Tolmides: é<-lifh 8t dJ-aft"ls mÀEWé Tfp Keif;aM.ryiA.as és ~v ra(;rryv 8t
,K€t~1,ps- Kai
rréluas
m, lv rfj l<éifxJM.TJIA.r;L JTO\éts
1Tpoo-aya"/4J.~IIOS ~ìs
ro 1ripav
&hrkwe Kai Kan}Jév ~is NafmaKTov. Per la cronologia di Naupaktos cf. supra,
n. 74.
76 Sull'argomento ancora sostanzialmente attuale G. V AUET, Rhégion et
Zancle. Histoire, commerce et civilisation des cités chalcidìennes du détroit de
Messine, Paris 1958, 163 sgg. e 183 sgg. Per il commercio corinzio in Etruria in
rapporto alla tradizione suU 'arrivo di Damarato cf. M. TOREI.U, Tre studi di storia
etrusca, DdA, VIII, 1974, 21 sg., 44 sgg. a. anche R. MARTIN- G. vALLET- G.
V oZA, Le colonie greche di Sicilia e il mondo mediterraneo, io AA VV., La Sicilia
antica cit., I, 460, 466.
77 VALLEI', o. c., 165; lo., in «La circolazione della moneta ateniese» cit.,
225 sgg.; C. TRONCHETTI, Contributo al problema delle rotte commerciali arcaiche, DdA, vn, 1973, 5-16; M ARTIN- v AUEr- VoZA, art. c.' 468 sg. Fa eccezione
la Sicilia; qui Corinto riesce a mantenere il suo monopolio commerciale sulle
coste orientali e meridionali, dove le importazioni attiche, di qualità mediocre, si
imporranno dalla fine del VI secolo (VALLm-,Rhégion ci t., 165). Lo sviluppo del
commercio attico in Sicilia si verifica soprattutto intorno al 480-470 a.C. In
questo periodo sono presenti opere di eccellente fattura, attribuibili a maestri
dello stile severo. La notevole quantità di forme e di soggetti comuni all'area
campana e allaSicilia, poi, farebbero pensare ali' isola come luogo di smistamento
94
P. ANELLO
della merce attica, e ai Siracusani come intermediari del commercio attico verso
il golfo di Napoli (F. Gru01ce, Osservazioni sul commercio dei vasi attici in
Etruria e in Sicilia:su una lekythos del pittore della Gigantomachia con l'iscrizione ~·A>A)A Cron Arch., XVIU, 1979, 159 sgg.
78
Ci si è posti anzi il problema se sia stata proprio Atene all'inizio a portare
i suoi prodotti sui mercati occidentali. A. FRENCH, The Growth of the Athenian
Economy, London 1964, 45 sg., ipotjzza, per esempio, che le navi che trasportavano i manufalti attici nel VI secolo «may stili have been
Corinthian».Sull 'importanza del ruolo degli intermediari, cf. J. P. MoREL, Les
relations économiques dans l 'Occìdent grec, in «Forme di contatto e processi di
trasformazione nelle società antiche. Atti del Convegno di Cortona 1981», Pisa
-Roma 1983, 565 sgg. Numerosi gli esempi in tal senso: «Oue l'on songe au plus
fameux peut-étre la diffusion de la céramique attique par des marchands ioniens,
éginètes et autres...» (MoREL, art. c., 566).
79 Due le rotte possibili verso l'Occidente, una «COtière» e una «lointaine
et directe». Cf. G. VAU.ET, Les routes maritimes de la Grande Grèce, in «Vie di
Magna Grecia. Atti del Il Convegno di Studi sulla Magna Grecia. Taranto 1962»,
Taranto 1963, 117-135. In Adriatico gli Ateniesi devono aver ribattuto rotte
commerciali precedentemente percorse «in prevalenza dai mercanti-navigatori
corinzi e corciresi» (L. BRACCESI, Grecità adriatica2 , Bologna 1977, 72).
80 G. VALI..ET, in «La circolazione della moneta ateniese>> cit., 225.
8! PICCIRILLI, Su alcune alleanze cit., 719.
82 Sono i Corinzi a nutrire TÒ CJ<(xJOpèv J.lt~contro gli Ateniesi, dopo l'alleanza della città attica con Megara (IìiUC., l, 103, 4); è per l'ostilità degli Egineti
che «gli Ateniesi decisero di sottometterli con la guerra» (DIOD., 11, 78, 3).
83 Thuc., l, 111, 2.
84 Wtu, o. c., 163.
85 Thuc., 1, 115, l. Sulla pace dei trent'anni H. BENGSTON, DieStaatsvertriige
cit., 74 sgg., n. 156.
86 NENa, Formazione e carattere cit., 65.
87 Thuc., l, 37, 3.
88 BRACCESI, Grecità cit., 97. Tale necessità non poteva essere giustificata,
secondo il Braccesi (/oc. cl), «con l'esigenza di assicurarsi regolari comunicazioni con la Sici li a e con la Magna Grecia dal momento che queste, come è noto,
mai furono interrotte neppure nei periodi di maggiore ostilità fra Corinto e
Corcira».
89 Droo., 11, 72-73; D1oo., 11, 76; 78, 5; 88, 6; 90, l-2. Lo stesso conflitto,
di cui parla Droo., 11, 86, 3 (cf. supra, n 13), potrebbe essere uno scontro locale
tra Segestani e Lilybaitai per ilManni (Sémites et Grecsen Sici/e jusqu 'au V siècle
avant J.-C.. Bull. Ass. G. Budé, 1974, 81 = .aKéktdr KaÌ '!m kxà. Scritti minori
di Storia antica della Sicilia e dell'Italia meridionale, Roma 1990, l, 171.
90 Cf. supra, n. 77.
SEGESTA E ATENE
91
95
L. BREGLIA, I rinvenimenti di monete ateniesi in Sicilia e in Magna
Grecia, in «La circolazione della moneta» ci t., 3 sgg., in part. lO; G. MANGANARO,
Per la storia della circolazione della moneta attica nella Sicilia orientale, ibid. ,
153.
92 W1u, o. c., 277.
93 MArnNGLY,Athens and the Western Greeks cit., 203.
94 LBPORE, in <<La circolazione della moneta» cit., 231.
95 Anche per il Lepore (loc. c.), infatti, non è da escludersi che alla base dei
contatti ateniesi con l'area tirrenica e l'Occidente in genere ci sia «un prevalere
di interessi per il commercio del grano o di altri generi di prima necessità, o
un'attenzione alla esperienza navale occidentale e alle sue risorse umane e
tecniche...». Cf. MATTINGLY,Athens and the Western Greeks cit., 202.
96 'fl.ruc., l, 44, 1: fz-waxfav. ..&rré rois ailroìc ~ Kal ~ t-q.Ji(étv.
97 Basti pensare, per esempio, a Teseo in Iapigia (NENa, Fomzazione e
carattere cit., 83) o a Phaleros, eroe fondatore ed eponimo di Neapolis (F.
CASsou., Problemi di storia neapolitana, in «Neapolis. Atti del XXV Convegno
di Studi Sulla Magna Grecia, Taranto 1985», Taranto 1986, 64).
98 P. ORU.NDINI, in «La circolazione della moneta ateniese>> cit., 198.
99 G. VALLET, in «La circolazione della moneta ateniese>> ci t, 225 sgg. mette
in rilievo la lacunosità e l'approssimazione dei dati statistici, fondati sostanzialmentesulleattribuzioni di Beazley,eauspica la necessità di effettuare 'inventaires'
«dans les réserves des musées et dans les grandes collections...surtout il est
indispensable que, dans les fouilles effectuées sur les sites grecs et sur les sites
indigènes comportants des importations grecques, un décompte rigoureux soit
fai t de toutes les séries de céramique importées de grands centres de production
grecs...» (227). Che io sappia, però, un simile progetto non ha trovato realizzazione.
UlO E' nei decenni 'a cavaliere' fra VI e V sec. , infatti, che si verifica la
maggiore intensità di arrivo di valuta di Atene. «E' in questi anni infatti che
abbiamo, specie nella Sicilia meridionale, i rinvenimenti più intensi - circa i tre
quarti del totale- di civerte di Atene. Tale intensità di documenazione è rafforzata
dalla constatabile presenza nello stesso periodo del sistema ponderate euboicoattico nelle coniazioni della costa meridionale di Sicilia e a Siracusa» (BREGLIA,
in »La circolazione della moneta ateniese>> cit., 236).
1 1
0 MANGANARO,Per la storia della circolazione ci t., 153, il quale ha anche
osservato: «Se si segnano, infatti, su una carta geografica della Sicilia i luoghi di
rinvenimento di monete attiche, anche fuori ripostiglio, viene spontaneo il
pensiero cbe la valuta argentea attica abbia sostato soprattutto in zone granarie e
in porti cioè dove si produceva e si esportava grano. Essa appare associata con
quella di Rhegion, Messana, Siracusa - centri eli esportazione - di Akragas,
Leontinoi, Katane, centri granari per eccellenza» (152). Non è però da escludersi,
come fa rilevare il Nenci, che «la concentrazione eli argento in Sicilia, negli anni
a cavaliere fra il VI e il V secolo...potrebbe rientrare in un fenomeno di fuga dei
96
P. ANELLO
capitali, da zone esposte, quali la Grecia continentale all'epoca delle invasioni
persiane, verso zone considerate sicure ... » (Formazione e carattere cit., 85).
1
02 B REGLIA, Rinvenimenti di monete ateniesi cit., 30.
103
R.J. HoPPER, Trade andlndustty in Classica! Greece, London 1979,77
sgg., ipotizza che lo smaltimento, avvenuto più o meno contemporaneamente a
Regio e a Messana, dell'accumulo di glaukes, pervenuto attraverso i normali
canali commerciali, sarebbe stato la conseguenza di un rilevante approvvigionamento granario dell'Attica nei mercati occidentali durante la crisi dei rapporti con
l 'Egitto e il mondo persiano nello scorcio degli anni Cinquanta. Cf. F RENCH, The
Growtlz oftlzeAthenianEconomy ci t., 107 sgg., 191; S. GA.RRAFFo,Le riconiazioni
in Magna Grecia e in Sicilia. Emissioni argentee dal VIal/V secolo a. C. , Palermo
1984, 126 sg., 145.
I04 C.M. I<RAAv, Fifth-Century Overstrikes at Rhegium and Messana, in
«La circolazione della moneta» cit., 141 sgg., in part. 147 sgg.; cf. M. CAcCAMo
CALTABIANO,Lepiù antiche emissioni bronzee di Messana, NAC, VIII, 1978,70,
n. 15; GARRAFFO, O. c., 126 sg., 144 sg.
lOS Solo 44 esemplari in ben 13 ripostigli, occultati fra la fine del V secolo
e la metà del rv (BREGLlA, Rinvenimenti di monete ateniesi cii., IO.
I06 BREOUA, Rinvenimenti di monete ateniesi cii., 30.
IO? V ALLET, in «La circolazione della moneta ateniese» ci t., 225 sgg. Dopo
il 425, ad eccezione di Spina, in Adriatico, il commercio di ceramica attica
«déserte les régìons précédentes et intéresse !es régìons pérìphériques de la
Médìterranée occidentale (Languedoc, Ligurìe, Espagne) el orientale (Crimée,
Syrie, Cyrénaique)» (VALLET, art. c., 227).
JOS C.M.l<AAAv, The early Coin.ageofAthens, NC, S. VIII, II, 1962, 420.
I09 E' opinione del Manganaro (Circolazione della moneta cit., 153) che
dietro questa minore presenza di Atene in Occidente possa esserci la signoria dei
Dìnomenìdi oltre che la riapertura dei mercati orientali.
11 0 La politica ateniese, negli anni immediatamente successivi a Mìkale,
sembra avere come obiettivo primario proprio il Medjterraneo orientale. Basti
pensare alla conquista di Eion sullo Strimone e di Scyro (THuc., l, 98, 1-2) che,
unita a Lemnos e lmbros, già in mano ateniese, fornjva «une base dc plus sur la
route cles Détroìts» (Wn.L, o. c., 136). In questa ottica vanno forse anche collocate
la campagna contro Carystos (THuc., l , 98, 3), la conquista di Thasos (1\ruc., l,
100, 2; 101, 3), l 'attenzione dì Atene verso ìJ Golfo Saronko, testimoniata
dalJ'alleanza con Megara, dalla particolare cura riservata al porto dì Nìsea
(collegato a Megara da una cinta muraria), dalla ripresa della lotta contro Ai gina
(cf. supra, p. 70)). Anche se non sì può parlare, in questa fase, come giustamente
fa rilevare il Wiii (o. c., l, 203), di imperialismo economico o alimentare, mi pare
però evidente l' interesse di Atene per la via degli Stretti. Cnteresse che durante la
guerra del Peloponneso sembra essere diventato vero e proprio monopolio, come
si evince da/Gr 57 (decreto per Methone) e da /G 12 58 (decreto per Aphytis).
97
SEGESTA E ATENE
Cf. WILL, o. c., I, 202 sgg.; M.l. FINLEY, Economia e Società nel mondo antico,
Roma - Bari 1984, 70 sgg.
1LI Supra, n. 85.
Ll 2 Supra, n. 47.
113 NENCI, Formazione e carattere cit., 65.
114 NENCI, Formazione e carattere cit., 80.
115SullafondazionediThourioicf.supra, n.4.PerlaepimachiaconKerkyra
TJ.ruc., 1, 44, l.
11 6 MATI1NGLY, Athens and the Western Greeks cit., 213; cf. supra, nn. 5 e
6.
117 TJ.ruc., 5, 4-5.
118 VATIUONE, Gli accordi fra Atene e Segesta ci t., 39.
119 V ATIUONE, ibidem.
120
TJ.ruc., 6, 6, 2.
121 Una rassegna in s~wrr. Athens andEgesta cit., 133 sg. e in CHAMBERS
- GALLUCO - SPANOS, art. c., 48 sgg.; 58 sgg. (App.l).
122 A. GOMME- A. ANDREWES- KJ. DoVER, A Historical Commentary on
Thucydidides, Oxford 1970, IV, 221.
123 JoWETI cit. in SMART, Athens andEgesta cit., 134 e n. 42.
124 D100., 12, 82-83.
125 0100., 12, 82, 7.
127 Cf. St.IART,Athens and Egesta cit., 134.
128 Cf. CHAMBERS - GALLUCO - SPANOS, art. c. , 54.
129 Thuc., 3, 90, l.
130 Thuc., 6, 2-5.
131
TJ.ruc., 6, 6, 1: brl 'T'OO'fp& olaav aùrfp(sc. I:ucéMaz1 d 'A8r}I410l <rrpar&w
1/w.TJvro... riprende concettualmente TJ.ruc., 6, l , l :
8 'airrof; XEL~ '.A8r}va70l
l(3o(.N>vro...brl l1K€Àiav rr)..Ef.aavréç K(Jm<rrpb/JaafhL...
rov
132 Thuc., 6, 6, L Di questo avviso sembra ancheSMART,AthensandEgesta
cit., 134, n. 43; cf. DoVER, o. c., 220.
133 /G 13 11, 11. 15-17: ls rrpl/TaVélw ls w] ~(ép.éWV xpéwv. "EU/fJ.LçfsEl1TE' TÙ J.l~ à'Ma Ka8d1Tép r€t ,B]oAé't · rò 8€ ;\omòv É1T'ét8àv rrfpia{Jéç 'EyEoTa[ov
d<PtKV8vrac ho K€]pvxs- 1Tpocray(ho... '~ 4 .. ..
134 VATTUONE, art. c., 51 sgg. Per il Vattuone (art. c., 39) la testimonianza
epigrafica «IG P 19 rappresenta la ratifica di una CTVJ.LJJ.axfa di cui THuc, 6, 6,
2-3 e THuc., 12, 82, 83 stanno a significare il momento in cui questa divenne
realmente operante».
135 Thuc., 6, 8, 1-2; 9-14; 16-18.
l36 La descrizione dello schieramento delle forze e deUa battaglia in Thuc.,
5, 66 sgg.
137 La primavera del4l 7 a. C. è ritenuta «historically more probable» e «at
any rate not excluded by the epigraphjcal evidence» da THUc, Athens andEgesta
98
P. ANELLO
ci t., 142 n. 113. A prima di Mantinea pensa invece VATIUONE, art. c., 43 e n. 73.
l38 M.J. For-rrANA,La politica estera diAlcibiade fino alla vigilia fino alla
vigilia della spedizione siciliana, in <<Studi di Storia antica offerti dagli allievi a
Eugenio Manni,>, Roma 1976, 125.
139 La data dell'ostracismo di Iperbolo non è certa. Dopo l'articolo di
WoooHEAD,JG195 and theOstracism ofHyperbolus, Hesperia, XVIII, 1949,7883 si propende per la primavera del 416 (cf. ancheSEG XII 32) ma si è pensato
anche al 417 (J. CARCOPINO, L'ostracisme athénienne, Paris 1935, 192-195;
B ENGSTON, Griechische Geschichte cit., 221). Ad un periodo immediatamente
successivo alla battaglia di Mantinea pensano: K.J. BELOCH, Griechische
Gesclzichte, lll, 350 sg.; NEUMANN,Die Politik.Athens demNikiasfrieden unddie
Datierung des Ostrakismos des Hyperbolos, Klio, XXiX, 1936, 36 sgg. Al415,
subito prima della spedizione di Sicilia, peosaRAUBITSCHEK, Ostracism, in <<Actes
du deux. Congr. Intero. d'Epigraphie grecque et latine», Paris 1952, 66. Cf.
Inoltre B. BA.LOWJN, Notes on Hyperbolus, Acta Class, XIV, 1971, 151 sgg.
140 FONTANA, art. c., 127.
141 Thuc., 6, 6, 3.
142 THUc., 3, 115, 6.
143 ArusroPH., Vesp. , 952, 954 sg.; 957-959; cf. Pmwc., FGH 328, F 127.
144 VATIUONE, art. c., 41; G. Scuca.MARRA, Note sulla prima spedizione
ateniese in Sicilia (427-424); RSA, XV, 1985, 47 sgg.
14 5 1Huc., 4, 65, 3. Pitodoro e Sofoci e subiscono l'esilio, Eurirnedonte una
multa. Nel frammento di Filocoro (supra, n. 143) sono nominati, accanto a
Lachete, solo Pitodoro e Sofocle.
146 Sul prevalere di una ' linea dura' nei confronti del problema siciliano
VATiìJONE, art. c., 41; G. ScucaMARRA, art. c., 47 sgg.
147 THuc., 5, 4-5; D1oo., 12, 54, 7. Sulle vicende di Leontinoi in questo
periodo cf. M. GruFFRIDA, Leontini, Ca tane, e Nasso dalla secorzdn spedizione
ateniese al 403, «<l>t.Ài.aç xapw. Miscellanea di Studi Classici in onore di E.
Manoi», Roma 1980, IV, 1140 sgg.
148 THuc., 5, 88, l.
149 THuc., 5, 84, l sgg.
150 THuc., 6, 1, l.