Relazione di Fisica Effetto magnetico della corrente elettrica (Esperimento di Oersted) Obiettivo: Dimostrare l’effetto magnetico della corrente elettrica, utilizzato per ottenere campi magnetici mediante l’elettrocalamita. Materiale: 1 Morsetto diametro 6 mm 1 Base a treppiede 1 Asta metallica 30 cm 1 Base a botte 1 Schermo ottico metallico 1 Interruttore su basetta 2 Cavetti di collegamento 60 cm 1 Bobina 400 spire 1 Perno con punta per ago magnetico 1 Ago magnetico 1 Alimentatore 40 Watt 1 Giogo di chiusura per nucleo ad “U” 1° Operazione Si disponga lo schermo ottico metallico come piano d’appoggio e su di esso si collochi la bobina, i cui terminali devono essere collegati, tramite l‘interrutore, al generatore regolato in modo da fornire una tensione di 10 Volt in corrente continua. 2a Operazione Si prepari, a parte, l’ago magnetico sull’apposito perno infilato sulla base a botte, e si disponga il tutto in modo che l’ago si trovi all’altezza del foro centrale della bobina. A questo punto si chiuda l’interruttore. Domande: a) Alla chiusura dell’interruttore cosa circola nel filo della bobina? b) Come si comporta l’ago magnetico al passaggio della corrente nella bobina? c) Come si può spiegare il fenomeno osservato? Risposte: a) Alla chiusura dell’ interruttore nella bobina circola corrente elettrica b) Al passaggio della corrente nella bobina si crea un campo magnetico che induce l’ago a oscillare, tendendo verso il foro della bobina, nella direzione delle linee di campo magnetico c) La bobina al passare di corrente elettrica si comporta come un magnete e quindi crea un campo magnetico. Questo, comportandosi come un magnete, attiva quindi l’ago, subendo una forza magnetica comincia a tendere la punta verso la bobina. L’intensità che fa deviare l’ago esprime l’intensità del campo magnetico. 3° Operazione Invertire i fili di collegamento al generatore, si osservi il comportamento dell’ago. Domande: a) Invertendo le polarità elettriche, che fenomeno ha luogo? b) Come si comporta l’ago magnetico? c) Che conclusioni si possono trarre? Risposte: a) Invertendo le polarità elettriche si inverte il polo dell’ago che tende al foro, e quindi ha luogo un inversione dei poli magnetici. b) L’ago magnetico oscilla come nel caso precedente ma con la parte opposta tendente al foro. Si muove in senso antiorario tendendo all’allineamento con le linee di campo magnetico. c) Invertendo i fili cambia la direzione della corrente e quindi si inverte il polo magnetico per la regola della mano destra. 4° Operazione Si ripeta più volte la precedente operazione, variando ogni volta la tensione di alimentazione Domande: a) E’ lecito affermare che il campo magnetico creato dalla bobina diviene più intenso aumentando la corrente che circola? Risposte: a) Si, aumentando la corrente elettrica aumenta il campo magnetico e l’ago oscilla più velocemente 5° Operazione Si ripetano le prove precedenti sostituendo la bobina di 400 spire con quella di 1600 spire, regolando la d.d.p. del generatore in modo da far circolare correnti elettriche con le stesse intensità della precedente prova. Domanda: b) A parità di intensità di corrente, il campo elettrico è più intenso se si aumenta il numero di spire della bobina? Risposte: b) No L'intensità del campo magnetico è proporzionale al numero di spire che costituiscono l'avvolgimento, L'aumento del numero di spire e quindi della lunghezza del filo riduce però la corrente circolante (a parità di tensione) in conseguenza della legge di Ohm 6° Operazione Si ripetano le precedenti operazioni avendo cura di introdurre nella bobina il nucleo di ferro Domande: b) L’introduzione di un nucleo di ferro esalta il campo magnetico? c) Come si può spiegare tale fenomeno? d) I fenomeni osservati suggeriscono qualche applicazione pratica? Risposte: b) Si, l’introduzione di un nucleo di ferro aumenta il campo magnetico. c) Tale fenomeno è spiegabile col fatto che al campo magnetico della bobina si aggiunge quello del nucleo di ferro d) I fenomeni osservati possono essere impiegati: direttamente, per esempio per deflettere particelle elettricamente cariche, come nel tubo catodico, negli acceleratori di particelle, nello spettrometro di massa (alcune gru utilizzano un potente elettromagnete per agganciare e sollevare rottami di ferro). Indirettamente, l'elettromagnete è più comunemente usato per produrre lavoro meccanico; in questo caso è associato ad una parte mobile, in materiale ferromagnetico, chiamata generalmente ancora. Il nucleo e l'ancora sono separati da uno spazio di aria chiamato traferro, quando è applicata corrente, il campo magnetico provoca un'attrazione tra i due elementi che tende a chiudere il traferro. La forza prodotta può svolgere diverse azioni: chiudere contatti elettrici nei relè, manovrare valvole nelle elettrovalvole, fare scattare serrature elettriche, muovere martelletti nei campanelli, spostare la testina degli hard disk, azionare gli aghi o le frizioni nelle stampanti, muovere le lancette degli strumenti di misura ecc. Un altro esempio d'uso si ha nel campo delle serrature, dove l'elettromagnete viene usato per tenere una porta chiusa, garantendone però l'apertura in caso di mancanza di corrente. Conclusioni e accenni teorici: Un esperimento simile fu compiuto dal fisico danese Hans Christian Oersted nel 1821. Con esso, si dimostrò che la corrente elettrica produce un campo magnetico (la bobina attivata faceva deviare l'ago magnetico). In particolare: quando non passa corrente, l'ago magnetico è parallelo alla bobina, orientato secondo il campo magnetico terrestre; quando passa corrente, l'ago magnetico ruota di 90°; quando si inverte la corrente, l'ago magnetico ruota in senso opposto. Questa fantastica scoperta permise alla fisica di collegare due ambiti che precedentemente si pensavano distinti l’uno dall’altro: il mondo dei fenomeni elettrici e quello del magnetismo. Interazioni elettriche possono produrre forze magnetiche e viceversa: per questo, da allora, si parla di elettromagnetismo. Induzione Elettromagnetica Obiettivo: Verificare che un campo magnetico per induzione elettromagnetica produce corrente elettrica. Materiale: 1 Magnete lineare 1 Bobina 400 spire 1 Strumento universale 1 Bobina 1600 spire 1° Operazione Si disponga sul tavolo la bobina di 400 spire in modo da poter infilare al suo interno il magnete lineare, cosi che tutto il flusso magnetico creato dal magnete si concateni con le spire della bobina. Si colleghino quindi i terminali della bobina con il tester che dovrà essere utilizzato come millivoltmetro in c.c. con fondo scala di 100mV. Domanda: a) Mentre il magnete è fermo lo strumento segnala passaggio di corrente? Risposta: a) Se il magnete è fermo lo strumento non segnala passaggio di corrente. 2° Operazione Estraendo dalla bobina il magnete si potrà osservare che lo strumento segnala l’insorgere di una piccola f.e.m. Qualora l’ago si spostasse a sinistra basterà invertire le polarità del magnete e ripetere l’operazione. Domande: a) Inizialmente il flusso magnetico che si concatenava con la bobina era massimo, alla fine del movimento era nulla, quindi qual è la vera causa del fenomeno? b) Quale effetto si è provocato nella bobina, con la variazione di flusso magnetico generato dal movimento del magnete c) Se anziché muovere il magnete si dovesse muovere la bobina si otterrebbe lo stesso effetto? Risposte: a) La variazione di velocità del magnete. Il magnete fermo, infatti, non produce corrente elettrica b) Si è creata una corrente elettrica c) Si perché l’importante è la variazione di velocità tra i due magneti. 3° Operazione Si ripeta la precedente operazione ¾ volte, facendo variare ogni volta la velocità di estrazione del magnete. Domanda: a) In che modo influisce la velocità di estrazione sul valore della f.e.m. che si induce nella bobina? Risposte: a) Aumentando la velocità di estrazione del magnete aumenta il valore della f.e.m. che si induce nella bobina 4° Operazione Si ripetano le prove precedenti sostituendo alla bobina di 400 spire quella di 1600 spire. Si prenda nota del valore massimo della f.e.m. Nel caso di massima velocità di estrazione dei due casi. Domande: a) Come influisce il numero di spire della bobina sul valore della f.e.m. indotta? b) Alla luce delle esperienze eseguite è possibile affermare che la f.e.m. indotta in una bobina è proporzionale alla variazione del flusso magnetico, alla velocità con cui varia tale flusso e al numero di spire della bobina? c) Tali conclusioni trovano riscontro nella legge di Faraday sull’induzione elettromagnetica? Risposte: a) Aumentando le spire aumenta la corrente elettrica generata b) Assolutamente si, sono tutte e tre variabili essenziali per la riuscita dell’esperimento c) Si per la formula E=-N(delta)(flusso magnetico)/(delta)(tempo) Orientazione del circuito e della superficie concatenata usati nella legge di Faraday. Quando il flusso magnetico cresce nella direzione della linea orientata si origina una corrente elettrica di verso contrario a quello indicato, in accordo con la legge di Lenz. Lo scienziato Faraday La Legge di Lenz 1° Operazione Risposte: a) All'introduzione del magnete il flusso magnetico aumenta. b) Il campo magnetico è di verso opposto e si oppone alla forza che l'ha causato. c) Vero. La corrente alternata è un tipo di corrente elettrica caratterizzata da un alternarsi di pulsazioni positive e pulsazioni negative. In questo processo infatti, a seconda dei casi, si vedrà un'alternanza della direzione del verso che si oppone, il quale scorrerà in un verso o nell'altro se il magnete esce o entra nella bobina. d) Nel primo caso il verso sarà verso l'alto (verso l'esterno); nel secondo caso il verso è verso il basso (verso l'interno). In entrambi i casi, e in generale, il verso è sempre opposto alla forza che lo ha causato. Conclusioni e accenni teorici: Avvicinando un magnete lineare a un circuito (in questo caso una bobina 400 spire), la variazione di flusso del campo magnetico ΔΦ produce nel circuito una corrente indotta. Questa corrente genera a sua volta un campo magnetico, il cui effetto sul circuito è, come dimostrato nell'esperimento, quello di opporsi al campo magnetico esterno: il verso della f.e.m. (forza elettromotrice) indotta è tale da opporsi alla causa che l'ha prodotta. Questo significa che se, per esempio, la f.e.m. è stata generata da un aumento del flusso del campo magnetico concatenato col circuito, essa tende a far circolare una corrente di verso tale da produrre un flusso di verso opposto a quello inducente. Quanto detto è riassunto dalla legge di Lenz, che stabilisce che la corrente indotta circola sempre con verso tale da opporsi alle variazioni di flusso che l'hanno generata. Quindi la legge di Lenz permette di prevedere quale sarà il verso della corrente indotta in un circuito da un campo magnetico variabile. La legge di Faraday-Neumann, con la legge di Lenz (legge di Faraday-Neumann-Lenz), stabilisce che la f.e.m. indotta in un circuito sia esprimibile attraverso la relazione: dove ΔΦ è la variazione di flusso nel tempo (Δt) e il segno meno tiene conto della legge di Lenz. L'autoinduzione Poiché si ha una "forza controelettromotrice" ogni volta che interviene una variazione di flusso di un campo magnetico, se consideriamo un solenoide nel quale si faccia variare − per esempio, aumentare − l'intensità della corrente, si produrrà un campo magnetico variabile. Man mano che l'intensità della corrente aumenta, aumenta anche il flusso del campo magnetico generato dalla corrente stessa, quindi sul solenoide si produrrà una corrente indotta, il cui effetto è quello di opporsi all'aumento della corrente inducente. Questo fenomeno prende il nome di autoinduzione e la f.e.m. che si genera prende il nome di f.e.m. autoindotta. In sintesi, quando il flusso di campo magnetico concatenato con un circuito varia per effetto della variazione dell'intensità della corrente del circuito stesso, la f.e.m. è detta di autoinduzione. Lo schema della figura 19.3 riassume i fenomeni principali connessi ai magnetismi.