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È vietata la riproduzione anche parziale e con
qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione
scritta dell’editore.
gennaio 2016
526/8 • Scienze giuridiche ed economiche
Questo volume è stato stampato presso:
«Arti Grafiche Italo Cernia»
Via Capri, n. 67 - Casoria (NA)
Andiamo in stampa all’indomani della diffusione della bozza di Allegato al Bando del 18 gennaio 2016: questo manuale è conforme, quindi, ai contenuti dei programmi così come enunciati in questo allegato.
Qualora in sede di pubblicazione del bando in G.U. dovessero essere inseriti ulteriori argomenti (cosa alquanto remota) se ne darà conto in apposite espansioni online, disponibili nell’area
riservata accessibile tramite il Qrcode.
Il volume è a cura di: C. D’Agostino, C. De Rosa, S. Dell’Agnello, P. Emanuele,
S. Gallo, B. Locoratolo, R. Micillo, C. Palladino, A. Pedaci
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La pubblicazione di questo volume, pur curato con scrupolosa attenzione dagli Autori e dalla redazione, non comporta alcuna assunzione di responsabilità da parte degli stessi e della Casa editrice per
eventuali errori, incongruenze o difformità dai contenuti delle prove effettivamente somministrate
in sede di concorso.
Premessa
Nel nuovo e tanto atteso concorso a cattedre 2016, i candidati, com’è noto, dovranno cimentarsi con una prova scritta particolarmente articolata, finalizzata a testarne le competenze disciplinari oltre che didattiche, pedagogiche e digitali. Ciò avverrà con una tipologia di
verifiche alquanto nuova, ovvero con la somministrazione di 8 quesiti a risposta aperta,
di cui 2 in lingua straniera.
Il candidato affronterà pertanto una batteria di quesiti nella quale, in 150 minuti, dovrà fornire le risposte adeguate a dimostrare non solo le competenze scientifiche e professionali,
ma anche un’appropriata capacità di sintesi.
La prova orale, poi, consisterà in una lezione simulata, della durata di 35 minuti, e in un
colloquio immediatamente successivo, nel corso del quale saranno approfonditi i contenuti, nonché le scelte metodologiche e didattiche della lezione stessa.
Le prove di questo concorso si annunciano, quindi, particolarmente impegnative anche per
il poco tempo che i candidati avranno a disposizione per prepararsi.
Per venire incontro alle esigenze degli aspiranti docenti abbiamo, perciò, realizzato questo volume, indirizzato alla classe di concorso A46 Scienze giuridiche ed economiche
(ex A019 Discipline giuridiche ed economiche), che, lungi dall’essere il solito manuale teorico, utile per il ripasso delle nozioni fondamentali, si presenta come un’autentica e completa «palestra d’esame», fornendo al concorsista tutti gli strumenti necessari per un risultato d’eccellenza.
Il testo è strutturato come segue:
— Parte I – Fondamenti delle discipline di insegnamento, che ripercorre per punti e snodi essenziali l’intero programma d’esame così come specificato nel bando di concorso,
ma in un numero comunque contenuto di pagine, in modo da permetterne lo studio nei
ristretti tempi del concorso;
— Parte II – Competenze e strumenti pedagogico-didattici delle discipline di riferimento ed elementi della psicologia dello sviluppo e dell’educazione, con particolare attenzione ai Bisogni Educativi Speciali. Particolare attenzione è stata dedicata alle metodologie didattiche per l’insegnamento del diritto e dell’economia;
— Parte III – La prova scritta, ovvero un’ampia sezione in cui sono proposte varie tipologie di quesiti a risposta aperta, con soluzioni adeguatamente svolte, per consentire al
candidato di cimentarsi con tale prova. Si segnala che alcuni esempi di quesiti a risposta
sintetica in lingua, di contenuto disciplinare, sono disponibili come Espansione Web;
— Parte IV: La lezione simulata, ossia un ricco approfondimento su come impostare, appunto, una lezione simulata in vista della prova orale, corredato di importanti spunti pratici e di una lezione svolta.
Il lavoro si completa con numerose Espansioni Web, accessibili tramite il QR Code in calce al
volume, tra cui vari approfondimenti e integrazioni, una serie di quesiti in lingua, le Indicazioni nazionali e le Linee guida relative alle discipline oggetto d’insegnamento della classe A46.
Ricordiamo infine ai candidati che, oltre alle competenze disciplinari proprie di ciascuna
classe di concorso, le prove si svolgeranno anche sulle cosiddette Avvertenze generali. A
tale delicata parte del programma d’esame (comprendente argomenti di didattica, psicologia dell’età evolutiva, normativa scolastica etc.) la nostra Casa Editrice ha dedicato un apposito volume dal titolo Avvertenze generali per il concorso a cattedra 2016 (codice 526/B).
Indice Generale
Parte I
Fondamenti delle discipline
di insegnamento
Libro I
discipline giuridiche
Sezione I
I caratteri generali
dell’ordinamento giuridico
1.Norme sociali, norme giuridiche e diritto positivo.................................................... Pag. 8
2. La norma giuridica e la sanzione....................................................................................... »
8
3. Distinzioni fondamentali delle norme giuridiche...................................................... »
8
4. L’interpretazione della norma............................................................................................ »
9
5. Il ricorso all’analogia.............................................................................................................. »
10
6. L’efficacia della norma giuridica........................................................................................ »
10
6.1 L’efficacia nel tempo ..................................................................................................... »
10
6.2 L’efficacia nello spazio.................................................................................................. »
11
Capitolo 2: Le fonti del diritto
1. Definizione e classificazioni.................................................................................................
2. Le fonti dell’ordinamento costituzionale italiano......................................................
3. La Costituzione..........................................................................................................................
3.1Nozione............................................................................................................................... 3.2 Distinzioni.......................................................................................................................... 4. Le leggi di revisione costituzionale e le altre leggi costituzionali.......................
4.1Nozione............................................................................................................................... 4.2 I limiti alla revisione costituzionale........................................................................ 5. Le fonti dell’Unione europea...............................................................................................
5.1 Introduzione..................................................................................................................... 5.2Regolamenti...................................................................................................................... 5.3 Direttive.............................................................................................................................. 5.4 Decisioni............................................................................................................................. 5.5Raccomandazioni e pareri.......................................................................................... 5.6 L’esecuzione degli obblighi dell’Unione europea.............................................. 6. Le fonti internazionali............................................................................................................
7. Le leggi ordinarie.....................................................................................................................
8. I decreti legislativi....................................................................................................................
8.1 Generalità e limiti........................................................................................................... 8.2 Istantaneità e obbligatorietà della delega e invalidità di emanazione..... »
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18
Indice Generale
Capitolo 1: La norma giuridica
995
9. I decreti-legge............................................................................................................................ Pag. 18
9.1Nozione............................................................................................................................... »
18
9.2 Il controllo dei presupposti........................................................................................ »
18
9.3 I limiti alla decretazione d’urgenza......................................................................... »
19
10. Il referendum............................................................................................................................. »
19
10.1 Definizione e tipi.......................................................................................................... »
19
10.2 Il referendum abrogativo.......................................................................................... »
20
11. I regolamenti parlamentari.................................................................................................. »
20
12. I regolamenti dell’esecutivo................................................................................................. »
21
12.1 Concetto e fondamento della potestà regolamentare.................................. »
21
12.2 Classificazione............................................................................................................... »
21
12.3 I limiti della potestà regolamentare..................................................................... »
22
13. Le fonti regionali...................................................................................................................... »
22
13.1 Introduzione................................................................................................................... »
22
13.2 Gli Statuti regionali...................................................................................................... »
22
13.3 Le leggi regionali.......................................................................................................... »
23
13.4 I regolamenti regionali.............................................................................................. »
23
14. Le fonti degli enti locali......................................................................................................... »
23
14.1 Gli Statuti......................................................................................................................... »
23
14.2 I regolamenti.................................................................................................................. »
24
15. La consuetudine........................................................................................................................ »
24
Indice Generale
Capitolo 3: Il rapporto giuridico e le situazioni giuridiche
soggettive
996
1.
2.
3.
4.
5.
Il rapporto giuridico................................................................................................................
Le situazioni giuridiche soggettive...................................................................................
Le situazioni soggettive attive............................................................................................
Le situazioni soggettive passive.........................................................................................
Classificazione dei diritti.......................................................................................................
5.1 Diritti assoluti/Diritti relativi.................................................................................... 5.2 Diritti patrimoniali/Diritti non patrimoniali...................................................... 5.3 Diritti trasmissibili/Diritti intrasmissibili........................................................... 5.4 Diritti reali/Diritti di obbligazione.......................................................................... »
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1. Generalità....................................................................................................................................
2. L’esecuzione forzata................................................................................................................
2.1 L’espropriazione . ........................................................................................................... 2.2 L’esecuzione forzata in forma specifica................................................................. »
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Capitolo 4: La tutela giurisdizionale dei diritti
Sezione II
Diritto pubblico
Capitolo 1: Lo stato
1. Lo Stato e i suoi elementi costitutivi................................................................................
1.1 Il popolo e la cittadinanza........................................................................................... 1.2 La cittadinanza europea............................................................................................... 1.3 Il territorio......................................................................................................................... 1.4 La sovranità....................................................................................................................... Capitolo 2: La Costituzione repubblicana e l’evoluzione del
sistema costituzionale italiano
1. Lo Statuto albertino................................................................................................................
2.Evoluzione del sistema costituzionale italiano nel periodo 1861-1945..........
2.1 Dall’unità d’Italia al fascismo (1861-1921)......................................................... 2.2 Il periodo fascista (1922-1943)................................................................................ 3. L’assemblea costituente del 1946.....................................................................................
4. La Costituzione della Repubblica italiana......................................................................
4.1 Struttura............................................................................................................................. 4.2 Caratteri.............................................................................................................................. »
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1. Premessa......................................................................................................................................
2. Il diritto di voto.........................................................................................................................
2.1 Il corpo elettorale........................................................................................................... 2.2 L’elettorato attivo............................................................................................................ 2.3 Caratteri del voto............................................................................................................ 2.4 L’elettorato passivo........................................................................................................ 2.5 Ineleggibilità, incompatibilità e incandidabilità................................................ 2.6 Il voto degli italiani residenti all’estero................................................................. 3. La nuova legge elettorale: il cd. Italicum (L. 52/2015)............................................
4. I partiti politici..........................................................................................................................
4.1 Definizione e disciplina................................................................................................ 4.2 Divieti................................................................................................................................... 5. Il diritto di petizione popolare...........................................................................................
6. La parità di accesso alle cariche elettive........................................................................
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47
Capitolo 3: La partecipazione politica dei cittadini
Capitolo 4: Il Parlamento
Concetto e struttura................................................................................................................
Le prerogative delle Camere................................................................................................
Le Camere riunite in seduta comune...............................................................................
Il funzionamento delle Camere..........................................................................................
4.1 Periodi di lavoro.............................................................................................................. Indice Generale
2. Forme di Stato............................................................................................................................ Pag. 32
2.1 Introduzione..................................................................................................................... »
32
2.2 Lo Stato assoluto............................................................................................................. »
32
2.3 Lo Stato liberale e lo Stato di diritto....................................................................... »
32
2.4 Lo Stato autoritario e lo Stato totalitario.............................................................. »
32
2.5 Lo Stato sociale................................................................................................................ »
33
2.6 Stato unitario, Stato federale, Stato regionale.................................................... »
33
3. Forme di governo..................................................................................................................... »
33
3.1 La forma di governo e il principio della separazione dei poteri................. »
33
3.2 La forma di governo parlamentare......................................................................... »
34
3.3 La forma di governo presidenziale.......................................................................... »
34
3.4 La forma di governo semi-presidenziale.............................................................. »
34
3.5 La forma di governo direttoriale.............................................................................. »
34
4. Gli elementi distintivi tra i sistemi di civil law e di common law......................... »
34
997
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
Indice Generale
13.
998
4.2 Convocazione delle Camere........................................................................................ Pag. 47
4.3 Svolgimento dei lavori.................................................................................................. »
47
4.4 Lo scioglimento delle Camere.................................................................................... »
47
L’ufficio di parlamentare....................................................................................................... »
48
5.1 Generalità........................................................................................................................... »
48
5.2 Prerogative dei parlamentari..................................................................................... »
48
5.3 Cessazione dall’ufficio di parlamentare................................................................ »
48
Lo status di parlamentare.................................................................................................... »
48
L’attività del Parlamento....................................................................................................... »
49
Il procedimento legislativo per le leggi ordinarie...................................................... »
49
La fase preparatoria................................................................................................................ »
50
9.1 L’iniziativa legislativa.................................................................................................... »
50
9.2 L’istruttoria........................................................................................................................ »
50
La fase costitutiva..................................................................................................................... »
50
La fase di integrazione dell’efficacia................................................................................ »
50
Il procedimento legislativo per la revisione della Costituzione........................... »
51
12.1 Premessa.......................................................................................................................... »
51
12.2 La procedura di revisione......................................................................................... »
51
Gli atti di indirizzo politico................................................................................................... »
51
13.1 L’accordo o la revoca della fiducia al Governo................................................. »
51
13.2 Leggi d’indirizzo politico.......................................................................................... »
51
13.3 La deliberazione dello stato di guerra................................................................. »
52
13.4Atti d’indirizzo ed atti ispettivi............................................................................... »
52
13.5 Messa in stato d’accusa del Capo di Stato.......................................................... »
52
Capitolo 5: Il governo
1.Nozione.........................................................................................................................................
2. La formazione e le vicende del Governo........................................................................
3. Il Presidente del Consiglio....................................................................................................
3.1Nomina................................................................................................................................ 3.2 Posizione giuridica, attività e poteri....................................................................... 3.3Responsabilità.................................................................................................................. 3.4 Il vice Presidente del Consiglio................................................................................. 4. Lodo Alfano e legittimo impedimento.............................................................................
4.1 Il lodo Alfano..................................................................................................................... 4.2 Il legittimo impedimento............................................................................................. 5. I Ministri.......................................................................................................................................
5.1Attività e poteri dei Ministri....................................................................................... 5.2Responsabilità.................................................................................................................. 6. I Ministeri....................................................................................................................................
6.1 L’organizzazione dei Ministeri.................................................................................. 6.2 Le Agenzie.......................................................................................................................... 6.3 L’amministrazione periferica dello Stato.............................................................. 7. Il Consiglio dei Ministri..........................................................................................................
7.1Nozione............................................................................................................................... 7.2Attribuzioni....................................................................................................................... 8. Le attribuzioni del Governo.................................................................................................
8.1 I decreti governativi....................................................................................................... 9. La funzione di indirizzo politico........................................................................................
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Capitolo 6: Il Presidente della Repubblica
1. Generalità....................................................................................................................................
2. Vicende della carica.................................................................................................................
3.Responsabilità del Presidente della Repubblica.........................................................
4. Poteri e attribuzioni................................................................................................................
4.1 Funzione legislativa....................................................................................................... 4.2 Funzione esecutiva......................................................................................................... 4.3 Funzione giurisdizionale............................................................................................. »
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1. Concetto e struttura................................................................................................................
2. Lo status di giudice costituzionale....................................................................................
2.1 Incompatibilità................................................................................................................. 2.2 Prerogative......................................................................................................................... 3. Prerogative della Corte costituzionale............................................................................
4.Attribuzioni della Corte.........................................................................................................
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1. Concetto di giurisdizione......................................................................................................
2.Tipi di giurisdizione................................................................................................................
3. Principi costituzionali in materia di giurisdizione....................................................
3.1 Il principio di eguaglianza........................................................................................... 3.2 Il diritto alla tutela giurisdizionale.......................................................................... 3.3 Il diritto al giudice naturale........................................................................................ 3.4 La soggezione dei giudici soltanto alla legge...................................................... 3.5 L’indipendenza della magistratura.......................................................................... 3.6 L’obbligo della motivazione per tutti i provvedimenti giurisdizionali..... 3.7 Il principio dell’inamovibilità del giudice............................................................. 3.8 La ricorribilità in Cassazione contro i provvedimenti giurisdizionali in
materia di libertà personale....................................................................................... 3.9 Il giusto processo............................................................................................................ 4. Il pubblico ministero...............................................................................................................
5. Il Consiglio superiore della Magistratura......................................................................
6. Gli organi di rilievo costituzionale....................................................................................
6.1 Il CNEL................................................................................................................................. 6.2 Il Consiglio di Stato......................................................................................................... 6.3 La Corte dei conti............................................................................................................ 6.4 Il Consiglio supremo di difesa................................................................................... 6.5 Il Consiglio superiore della Magistratura............................................................. »
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1. Generalità....................................................................................................................................
2. I diritti inviolabili dell’uomo...............................................................................................
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Capitolo 7: La Corte costituzionale
Capitolo 8: La Magistratura e gli organi di rilievo costituzionale
Capitolo 9: Principi fondamentali della Costituzione italiana
e diritti di libertà
Indice Generale
10. La funzione di indirizzo politico economico-finanziario........................................ Pag. 59
11. L’attività legislativa eccezionale del Governo............................................................... »
60
12. Gli atti legislativi per fronteggiare lo stato di guerra................................................ »
60
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Indice Generale
1000
3. I doveri inderogabili................................................................................................................ Pag. 70
4. I diritti della personalità....................................................................................................... »
71
4.1 Generalità........................................................................................................................... »
71
4.2 Classificazione.................................................................................................................. »
71
5. Il principio di uguaglianza.................................................................................................... »
72
6. I rapporti civili........................................................................................................................... »
72
6.1 La libertà personale....................................................................................................... »
72
6.2 La libertà di domicilio................................................................................................... »
72
6.3 La libertà e la segretezza della corrispondenza................................................ »
72
6.4 La libertà di circolazione e soggiorno.................................................................... »
73
6.5 La libertà di riunione..................................................................................................... »
73
6.6 La libertà di associazione............................................................................................ »
73
6.7 La libertà religiosa.......................................................................................................... »
74
6.8 La libertà di manifestazione del pensiero............................................................ »
74
6.9 La libertà di stampa....................................................................................................... »
74
7. I rapporti economici e sociali.............................................................................................. »
75
7.1 Il lavoro come diritto-dovere del singolo............................................................. »
75
7.2 La tutela costituzionale del lavoro........................................................................... »
75
7.3 Il sindacato......................................................................................................................... »
75
7.4 Il diritto di sciopero....................................................................................................... »
76
7.5 La libertà di iniziativa economica privata............................................................ »
76
7.6 La proprietà....................................................................................................................... »
76
8. I rapporti etico-sociali............................................................................................................ »
76
9. La famiglia................................................................................................................................... »
77
9.1 Principi costituzionali................................................................................................... »
77
9.2Attuazione di tali principi nella riforma del diritto di famiglia................... »
77
9.3 La famiglia di fatto.......................................................................................................... »
77
10. La cultura e l’istruzione......................................................................................................... »
78
10.1 La cultura e la ricerca................................................................................................. »
78
10.2 La libertà artistica, scientifica e di insegnamento.......................................... »
78
10.3 La libertà dell’istruzione e il diritto allo studio............................................... »
78
10.4 L’istruzione scolastica................................................................................................ »
79
11. Il diritto alla salute................................................................................................................... »
79
Sezione III
Diritto amministrativo
Capitolo 1: Le funzioni amministrative
1.
2.
3.
4.
5.
La nozione di pubblica amministrazione.......................................................................
Funzione politica e funzione amministrativa: il controverso rapporto tra
amministrazione, governo e politica...............................................................................
Le funzioni amministrative..................................................................................................
Gli atti politici............................................................................................................................
Gli atti di alta amministrazione..........................................................................................
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Capitolo 2: L’organizzazione della Pubblica Amministrazione
Sezione Prima
Gli enti pubblici: inquadramento e struttura
1. Gli enti pubblici......................................................................................................................... Pag. 85
1.1 Lo Stato quale ente pubblico...................................................................................... »
85
1.2 Gli enti pubblici diversi dallo Stato: concetto e caratteri............................... »
85
2. Gli enti pubblici autarchici: caratteri e disciplina...................................................... »
85
3. Gli enti pubblici economici................................................................................................... »
86
1. Il decentramento amministrativo.....................................................................................
2.Organizzazione amministrativa diretta e indiretta...................................................
2.1Organizzazione diretta................................................................................................. 2.2Organizzazione indiretta............................................................................................. 3. L’organizzazione per Ministeri...........................................................................................
4. Le Agenzie e le Aziende autonome...................................................................................
4.1 Le Agenzie.......................................................................................................................... 4.2 Le Aziende autonome.................................................................................................... 5. Il Consiglio di Stato..................................................................................................................
6. La Corte dei conti.....................................................................................................................
6.1 Profili generali.................................................................................................................. 6.2 La funzione di controllo............................................................................................... 6.3 La funzione giurisdizionale........................................................................................ 6.4 La funzione consultiva.................................................................................................. 7. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL)......................................
8. Le autorità amministrative indipendenti.......................................................................
8.1 Generalità........................................................................................................................... 8.2 Poteri.................................................................................................................................... 9. L’organizzazione periferica dello Stato...........................................................................
10. La riorganizzazione dell’amministrazione statale e le prospettive di rifor
ma nella L. 125/2015.............................................................................................................
»
91
1. I rapporti fra Stato ed enti territoriali: il principio di sussidiarietà...................
2. Gli enti territoriali....................................................................................................................
3. Le Regioni....................................................................................................................................
3.1 Concetto e natura giuridica........................................................................................ 3.2 La potestà legislativa delle Regioni......................................................................... 3.3 La potestà regolamentare regionale....................................................................... 3.4 L’organizzazione regionale......................................................................................... 4. La Provincia................................................................................................................................
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Sezione Terza
L’organizzazione amministrativa indiretta:
gli enti territoriali
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Indice Generale
Sezione Seconda
L’amministrazione statale
1001
5. Segue: Il riordino delle autonomie locali nella legislazione ordinaria
(L. 56/2014)............................................................................................................................... Pag. 95
6. Il Comune..................................................................................................................................... »
96
7. Le Città metropolitane........................................................................................................... »
96
Indice Generale
Capitolo 3: L’attività della Pubblica Amministrazione
1002
1. L’attività amministrativa: definizione e criteri direttivi..........................................
2.Attività discrezionale e attività vincolata......................................................................
3. I principi dell’azione amministrativa...............................................................................
3.1 I principi costituzionali................................................................................................ 3.2 I principi di cui alla legge sul procedimento (L. 241/1990)........................ 4. L’informatizzazione dell’azione amministrativa.........................................................
4.1 profili generali.................................................................................................................. 4.2 Gli strumenti della P.A. digitale................................................................................. 4.3 La P.A. «digital first», «innanzitutto digitale»: la L. 124/2015..................... 5. Gli atti amministrativi............................................................................................................
6. I provvedimenti amministrativi.........................................................................................
7. Gli elementi essenziali dell’atto amministrativo........................................................
7.1Elementi dell’atto amministrativo........................................................................... 7.2 Il silenzio............................................................................................................................. 7.3 Struttura dell’atto amministrativo.......................................................................... 7.4 La motivazione del provvedimento amministrativo........................................ 8. Principali atti e provvedimenti amministrativi...........................................................
8.1 Le autorizzazioni............................................................................................................. 8.2 Le licenze............................................................................................................................ 8.3 Le concessioni.................................................................................................................. 9. Gli atti amministrativi diversi dai provvedimenti......................................................
9.1 Pareri.................................................................................................................................... 9.2 Proposte.............................................................................................................................. 10. La patologia dell’atto amministrativo.............................................................................
10.1 L’invalidità dell’atto amministrativo.................................................................... 10.2 La nullità.......................................................................................................................... 10.3 L’illegittimità dell’atto amministrativo............................................................... 11. L’inopportunità dell’atto amministrativo: i vizi di merito......................................
12. Gli atti di ritiro...........................................................................................................................
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1. Il procedimento amministrativo........................................................................................
1.1 Generalità........................................................................................................................... 1.2Evoluzione legislativa.................................................................................................... 1.3 Le fasi del procedimento............................................................................................. 1.4 Gli atti di controllo.......................................................................................................... 2. La tempistica del procedimento e la responsabilità della P.A...............................
2.1 L’art. 2 della L. 241/1990 e la conclusione del procedimento.................... 2.2 L’art. 2bis della L. 241/1990: il ritardo nella conclusione del procedi mento................................................................................................................................... 2.3 L’indennizzo per mero ritardo della P.A. nella conclusione del procedi mento................................................................................................................................... 3. Il responsabile del procedimento.....................................................................................
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Capitolo 4: Il procedimento amministrativo e il diritto di accesso
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4. La partecipazione al procedimento.................................................................................. Pag. 112
5. La semplificazione dell’azione amministrativa........................................................... » 113
5.1 Gli istituti della semplificazione nella L. 241/1990......................................... » 113
5.2 Semplificazioni, liberalizzazioni e crescita del Paese: la modernizzazione dei rapporti tra P.A., cittadini e imprese alla luce delle più recenti ma novre normative.............................................................................................................. » 113
5.3 L. 124/2015 e semplificazione amministrativa................................................. » 114
6. Il principio di trasparenza dell’azione amministrativa ed il «diritto di acces
so» degli interessati ai documenti amministrativi..................................................... » 114
6.1 Profili generali.................................................................................................................. » 114
6.2 Soggetti obbligati a consentire l’accesso.............................................................. » 115
6.3 Limiti all’esercizio del diritto d’accesso................................................................ » 115
6.4 La tutela del diritto di accesso................................................................................... » 116
1. L’insufficienza di una nozione solo «nazionalistica» di diritto amministrativo.......
2. Il diritto amministrativo europeo e il sistema di coamministrazione...............
3. Le fonti del diritto europeo..................................................................................................
3.1 Diritto originario e diritto derivato......................................................................... 3.2 L’assetto normativo dell’Unione europea dopo il Trattato di Lisbona: il
TUE ed il TFUE................................................................................................................. 4. Gli atti giuridici dell’Unione europea...............................................................................
5. I rapporti tra diritto europeo e diritto interno............................................................
5.1 Lo Stato e le procedure di esecuzione degli obblighi derivanti dall’ap partenenza all’Unione europea................................................................................. 5.2 Le Regioni e le procedure di esecuzione degli obblighi europei................ Capitolo 6: L’attività negoziale e consensuale della Pubblica
Amministrazione
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
L’attività contrattuale della P.A. in generale..................................................................
Classificazione dei contratti della P.A..............................................................................
La disciplina in materia di appalti pubblici: dalle direttive europee al Codice dei contratti pubblici.........................................................................................................
Il Codice dei contratti pubblici...........................................................................................
4.1 La disciplina del Codice dei contratti..................................................................... 4.2 I principi.............................................................................................................................. 4.3Ambito di applicazione del Codice: soggettivo ed oggettivo........................ Il procedimento di formazione del contratto (l’evidenza pubblica)..................
5.1 La cd. deliberazione a contrarre............................................................................... 5.2 La fase di scelta del contraente................................................................................. 5.3 La conclusione e l’approvazione del contratto................................................... La tutela........................................................................................................................................
Gli accordi integrativi e sostitutivi nella L. 241/1990..............................................
Gli accordi di programma.....................................................................................................
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Indice Generale
Capitolo 5: La dimensione ultrastatale del diritto amministrativo
1003
Capitolo 7: La giustizia amministrativa
Sezione Prima
Principi generali sulla tutela giurisdizionale
1.Nozioni generali........................................................................................................................ Pag. 127
2. Il sistema della tutela giurisdizionale in Italia............................................................. » 127
3. I mezzi di tutela del privato e la normativa di riferimento.................................... » 127
Sezione Seconda
La tutela in sede amministrativa
1. Principi generali. Il ricorso amministrativo..................................................................
2. Gli elementi essenziali dei ricorsi amministrativi......................................................
3. Il ricorso gerarchico................................................................................................................
3.1Nozione............................................................................................................................... 3.2 La mancata decisione del ricorso: il cd. silenzio-rigetto................................ 4. Il ricorso in opposizione........................................................................................................
5. Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica...........................................
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Indice Generale
Sezione Terza
La tutela giurisdizionale ordinaria
1004
Il G.O. e l’ambito della giurisdizione ordinaria............................................................
I limiti della potestà del giudice ordinario nei confronti della P.A......................
Le azioni ammissibili nei confronti della P.A................................................................
La giurisdizione del G.O. in tema di pubblico impiego.............................................
Sezione Quarta
La tutela giurisdizionale amministrativa
1. Il G.A. e la giurisdizione amministrativa.........................................................................
2.Tipologie di giudizio innanzi al G.A..................................................................................
3. Le azioni di cognizione esperibili innanzi all’autorità giurisdizionale ammi
nistrativa. Profili generali.....................................................................................................
» 131
» 131
1. Il processo amministrativo .................................................................................................
1.1 Definizione ed evoluzione........................................................................................... 1.2 Le parti nel giudizio....................................................................................................... 2. Lo svolgimento del giudizio.................................................................................................
2.1 La fase introduttiva: il ricorso................................................................................... 2.2 La costituzione delle parti in giudizio.................................................................... 2.3 La fase cautelare del giudizio..................................................................................... 2.4 La fase istruttoria............................................................................................................ 2.5 La discussione e la decisione del ricorso.............................................................. »
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Sezione Quinta
Il giudizio dinanzi al G.A.: dall’instaurazione del giudizio
all’esecuzione della decisione. I riti speciali
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3. Il giudizio di ottemperanza.................................................................................................. Pag. 134
3.1 Profili generali.................................................................................................................. » 134
3.2 Il commissario ad acta.................................................................................................. » 134
4. L’impugnativa delle sentenze del G.A.............................................................................. » 134
1. La giurisdizione della Corte dei conti. Caratteri ed ambito...................................
2. I giudizi davanti alle altre giurisdizioni speciali amministrative.........................
2.1 Il contenzioso tributario.............................................................................................. 2.2Tribunali delle acque pubbliche............................................................................... 2.3 I Commissari per gli usi civici.................................................................................... »
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135
1. Il diritto della Comunità internazionale.........................................................................
2. I soggetti dell’ordinamento internazionale..................................................................
2.1 La soggettività internazionale................................................................................... 2.2 Lo Stato................................................................................................................................ 2.3 Le organizzazioni internazionali.............................................................................. 2.4 Gli individui....................................................................................................................... 3. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)................................................................
3.1 Introduzione..................................................................................................................... 3.2 Competenze....................................................................................................................... 3.3 Struttura............................................................................................................................. 4.Ordinamento italiano e ordinamento internazionale...............................................
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1. Dalle Comunità europee all’Unione europea................................................................
1.1Breve storia dell’integrazione europea................................................................. 1.2 L’introduzione della moneta unica.......................................................................... 1.3 Il fallimento del progetto di Costituzione europea........................................... 2. Il Trattato di Lisbona..............................................................................................................
3. Il quadro istituzionale dell’Unione europea.................................................................
3.1 Premessa............................................................................................................................ 3.2 Il Parlamento europeo.................................................................................................. 3.3 Il Consiglio europeo e il suo Presidente................................................................ 3.4 Il Consiglio......................................................................................................................... 3.5 La Commissione europea............................................................................................ 3.6 La Corte di giustizia dell’Unione europea............................................................ 3.7 La Banca centrale europea.......................................................................................... 3.8 La Corte dei conti............................................................................................................ 4. Costituzione italiana e Unione europea..........................................................................
4.1 Il ricorso all’art. 11 Cost............................................................................................... »
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Sezione IV
L’ordinamento giuridico
internazionale
Capitolo 1: La Comunità internazionale
Capitolo 2: L’Unione europea
Indice Generale
Sezione Sesta
Le giurisdizioni amministrative speciali
1005
4.2 La riforma costituzionale del 2001......................................................................... Pag. 147
4.3 I cd. controlimiti.............................................................................................................. » 147
Sezione V
Diritto civile
Capitolo 1: Persone, famiglia e successioni
Indice Generale
Sezione Prima
Le persone fisiche
1006
1. I soggetti di diritto...................................................................................................................
2. La capacità giuridica: acquisto, limiti e perdita..........................................................
3. Incertezza sull’esistenza della persona..........................................................................
3.1 Scomparsa.......................................................................................................................... 3.2Assenza................................................................................................................................ 3.3 Dichiarazione di morte presunta............................................................................. 4. La capacità di agire: nozione, caratteri e vicende......................................................
5. Limiti alla capacità di agire..................................................................................................
6. Gli istituti di protezione degli incapaci: la responsabilità genitoriale - la tu
tela - la curatela - l’amministrazione di sostegno.......................................................
6.1 La responsabilità genitoriale..................................................................................... 6.2 La tutela.............................................................................................................................. 6.3 La curatela.......................................................................................................................... 6.4 L’amministrazione di sostegno................................................................................. 7. La sede giuridica della persona..........................................................................................
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1. Le persone giuridiche: definizione, tipi e caratteri....................................................
2. La capacità delle persone giuridiche...............................................................................
2.1 La capacità giuridica...................................................................................................... 2.2 La capacità di agire......................................................................................................... 3. Le vicende delle persone giuridiche: la costituzione................................................
4. La pubblicità delle vicende delle persone giuridiche...............................................
5. L’estinzione delle persone giuridiche..............................................................................
6. Le associazioni non riconosciute.......................................................................................
7. I comitati......................................................................................................................................
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1. Il diritto di famiglia: generalità..........................................................................................
2. Il matrimonio.............................................................................................................................
2.1 Promessa reciproca di matrimonio (sponsali) (artt. 79-81)....................... 2.2 La celebrazione del matrimonio............................................................................... 2.3 Invalidità del matrimonio........................................................................................... 2.4 Matrimonio putativo (artt. 128-129bis)............................................................... »
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Sezione Seconda
Le persone giuridiche e gli enti non riconosciuti
Sezione Terza
Il diritto di famiglia
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2.5Effetti del matrimonio.................................................................................................. Pag. 163
2.6 Separazione....................................................................................................................... » 163
2.7 Scioglimento del matrimonio.................................................................................... » 164
3. Il regime patrimoniale della famiglia.............................................................................. » 165
3.1 Le convenzioni matrimoniali..................................................................................... » 165
3.2 La comunione legale...................................................................................................... » 165
3.3 Comunione convenzionale (art. 210)..................................................................... » 166
3.4 La separazione dei beni (art. 215)........................................................................... » 166
3.5 Fondo patrimoniale (artt. 167-171)....................................................................... » 166
4. La filiazione................................................................................................................................. » 166
4.1 L’unicità dello status di figlio...................................................................................... » 166
4.2 I nuovi rapporti di parentela del figlio................................................................... » 167
4.3 Il riconoscimento del figlio nato fuori dal matrimonio.................................. » 167
4.4 Il disconoscimento della paternità.......................................................................... » 168
5. L’adozione.................................................................................................................................... » 168
5.1 L’adozione dei minori.................................................................................................... » 168
5.2 L’adozione di maggiorenni.......................................................................................... » 169
5.3 L’adozione internazionale........................................................................................... » 169
1. La successione a causa di morte........................................................................................
1.1 Generalità........................................................................................................................... 1.2 Vocazione e delazione................................................................................................... 1.3 La capacità di succedere (artt. 462-473).............................................................. 1.4 L’indegnità (artt. 463-466 c.c.).................................................................................. 1.5 Il diritto di accrescimento (artt. 674-678)........................................................... 2. L’acquisto dell’eredità............................................................................................................
2.1 il diritto di accettazione (art. 459).......................................................................... 2.2 L’accettazione e la rinuncia......................................................................................... 2.3 L’accettazione con beneficio d’inventario (artt. 484-511)............................ 2.4 Le azioni a tutela dell’erede........................................................................................ 2.5 La rinuncia all’eredità (artt. 519-527)................................................................... 2.6 L’eredità giacente (art. 528)....................................................................................... 3. La successione per legge.......................................................................................................
3.1 La successione legittima.............................................................................................. 3.2 Successione dello Stato................................................................................................ 3.3 La successione dei legittimari................................................................................... 3.4 Singole categorie di legittimari................................................................................. 3.5 Il diritto alla quota legittima ed il suo contenuto.............................................. 3.6 Lesione di legittima e riunione fittizia................................................................... 3.7 L’azione di riduzione (artt. 553-564)..................................................................... 3.8Azione di restituzione................................................................................................... 3.9 Legato in sostituzione e legato in conto legittima............................................ 4. La successione testamentaria.............................................................................................
4.1 Gli elementi accidentali nel testamento (artt. 633-648)............................... 4.2 Le forme del testamento.............................................................................................. 4.3 Capacità di testare e di ricevere per testamento............................................... »
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Indice Generale
Sezione Quarta
Le successioni per causa di morte e le donazioni
1007
4.4 Invalidità del testamento............................................................................................. Pag. 177
5. La successione a titolo particolare: il legato................................................................. » 177
5.1Nozione............................................................................................................................... » 177
5.2 L’acquisto del legato e la rinunzia............................................................................ » 178
6. La comunione ereditaria....................................................................................................... » 178
7. La donazione.............................................................................................................................. » 178
Indice Generale
Capitolo 2: I diritti sulle cose
1008
1.Nozione e caratteri dei diritti reali...................................................................................
2. Il diritto di proprietà (artt. 832 e ss.)..............................................................................
2.1 Generalità........................................................................................................................... 2.2 Modi di acquisto.............................................................................................................. 2.3Azioni a difesa della proprietà.................................................................................. 2.4 Limiti legali al diritto di proprietà........................................................................... 2.5 Perdita della proprietà................................................................................................. 3. La comunione (artt. 1100 e ss.).........................................................................................
4. I diritti reali limitati................................................................................................................
4.1 La superficie (artt. 952-956)..................................................................................... 4.2 L’enfiteusi (artt. 957-977)........................................................................................... 4.3 L’usufrutto (artt. 978-1020)....................................................................................... 4.4 L’uso e l’abitazione (artt. 1021-1026)................................................................... 5. Le servitù prediali (artt. 1027-1099)..............................................................................
6. Il possesso (artt. 1140-1152).............................................................................................
6.1 Le azioni possessorie (artt. 1168 e 1170)............................................................ 6.2 Le azioni di nunciazione (artt. 1171-1172)........................................................ 7. L’usucapione (artt. 1158-1167).........................................................................................
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1. Generalità....................................................................................................................................
2. Il negozio giuridico..................................................................................................................
2.1Nozione e caratteri......................................................................................................... 2.2Elementi del negozio..................................................................................................... 2.3 Classificazione dei negozi giuridici......................................................................... 2.4 Gli elementi essenziali del negozio: la volontà................................................... 2.5 La simulazione (artt. 1414-1417)........................................................................... 2.6 I vizi della volontà........................................................................................................... 2.7 La causa............................................................................................................................... 2.8 Segue: L’oggetto............................................................................................................... 2.9 Segue: La forma............................................................................................................... 2.10 Gli elementi accidentali del negozio giuridico. La condizione.................. 2.11 Il termine: concetto, tipi, effetti.............................................................................. 2.12 Il modus............................................................................................................................ 3. La rappresentanza...................................................................................................................
3.1Nozione e tipi.................................................................................................................... 3.2 La procura.......................................................................................................................... 3.3Abuso, eccesso e difetto del potere di rappresentanza (artt. 1394-1395)....
4. La patologia del negozio giuridico....................................................................................
4.1 Generalità........................................................................................................................... 4.2 La nullità............................................................................................................................. »
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Capitolo 3: FatTi e atti giuridici, il negozio giuridico
4.3 L’annullabilità................................................................................................................... Pag. 197
4.4 La convalida (art. 1444)............................................................................................... » 197
Capitolo 4: Obbligazioni e contratti
1. Il rapporto obbligatorio.........................................................................................................
2. Gli elementi dell’obbligazione............................................................................................
3. Principali tipi di obbligazione.............................................................................................
3.1Obbligazioni soggettivamente complesse............................................................ 3.2Obbligazione con pluralità di oggetti..................................................................... 3.3Altre distinzioni rispetto alla prestazione............................................................ 4. Le modificazioni nel lato attivo del rapporto obbligatorio....................................
4.1 La successione nel credito in generale.................................................................. 4.2 La cessione del credito (artt. 1260-1267)............................................................ 4.3 La surrogazione del terzo nei diritti del creditore........................................... 4.4 La delegazione attiva..................................................................................................... 5. Le modificazioni nel lato passivo del rapporto obbligatorio.................................
5.1 La delegazione (artt. 1268-1271)............................................................................ 5.2 L’espromissione (art. 1272)....................................................................................... 5.3 L’accollo (art. 1273)....................................................................................................... 6. La cessione del contratto (art. 1406)..............................................................................
7. L’estinzione del rapporto obbligatorio...........................................................................
8. L’adempimento..........................................................................................................................
8.1 Imputazione dei pagamenti (artt. 1193 e ss.).................................................... 8.2 L’adempimento del terzo (art. 1180)..................................................................... 8.3 Prestazione in luogo dell’adempimento (datio in solutum, art. 1197).... 9. Modi di estinzione diversi dall’adempimento.............................................................
9.1 Compensazione (artt. 1241-1252).......................................................................... 9.2 Confusione (artt. 1253-1255)................................................................................... 9.3Novazione (artt. 1230-1235)..................................................................................... 9.4 La remissione del debito (artt. 1236-1240)........................................................ 10. L’inadempimento (art. 1218)..............................................................................................
11. La mora del debitore (art. 1219).......................................................................................
12. La mora del creditore (art. 1206).....................................................................................
13. Il risarcimento del danno......................................................................................................
Sezione Seconda:
Le altre fonti di obbligazione: da atti unilaterali
e da atti illeciti [Espansione web]
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205
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205
Sezione Terza
I contratti
1. Il contratto...................................................................................................................................
2. Disciplina del contratto in generale ................................................................................
» 206
» 206
Indice Generale
Sezione Prima
Le obbligazioni
1009
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
Indice Generale
11.
1010
12.
13.
14.
Classificazioni dei contratti.................................................................................................. Pag. 207
La formazione del contratto................................................................................................ » 208
La proposta e l’accettazione................................................................................................ » 208
Il contratto per adesione....................................................................................................... » 209
I contratti del consumatore (D.Lgs. 206/2005).......................................................... » 209
7.1 Clausole vessatorie abusive e azione di classe................................................... » 209
7.2 Garanzie concernenti i beni di consumo............................................................... » 210
7.3 Le novità introdotte dal D.Lgs. 21/2014............................................................... » 210
Il contratto preliminare......................................................................................................... » 211
L’interpretazione e l’integrazione del contratto......................................................... » 212
9.1Nozione e sistematica del codice............................................................................. » 212
9.2 Principali criteri interpretativi.................................................................................. » 212
9.3 Interpretazione oggettiva............................................................................................ » 212
9.4 Interpretazione del cd. «contratto oscuro»......................................................... » 212
9.5 Integrazione del contratto.......................................................................................... » 212
Gli effetti del contratto verso le parti.............................................................................. » 213
10.1 Principi generali........................................................................................................... » 213
10.2 Il recesso (cd. ius poenitendi - art. 1373)........................................................... » 213
Gli effetti del contratto nei confronti dei terzi............................................................. » 213
11.1 Generalità........................................................................................................................ » 213
11.2 Il contratto a favore del terzo (artt. 1411-1413)............................................ » 214
11.3 Il contratto per persona da nominare (artt. 1401-1405)........................... » 214
L’estinzione del contratto: generalità.............................................................................. » 215
La risoluzione............................................................................................................................ » 215
13.1Risoluzione per inadempimento........................................................................... » 215
13.2 Casi di autotutela (o autodifesa privata)............................................................ » 216
13.3Risoluzione per impossibilità sopravvenuta della prestazione (artt.
1463-1466)..................................................................................................................... » 216
13.4Risoluzione per eccessiva onerosità (artt. 1467-1469).............................. » 216
La rescissione (artt. 1447-1452)....................................................................................... » 217
Capitolo 5: La tutela dei diritti soggettivi
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
La pubblicità...............................................................................................................................
La trascrizione (artt. 2643 e ss.)........................................................................................
La responsabilità patrimoniale..........................................................................................
I privilegi (artt. 2741 e ss.)...................................................................................................
I diritti reali di garanzia: il pegno e l’ipoteca................................................................
Segue: Il pegno..........................................................................................................................
Segue: L’ipoteca.........................................................................................................................
Le garanzie personali o semplici.......................................................................................
8.1 La fideiussione (artt. 1936-1957)........................................................................... 8.2 L’avallo (artt. 35-37 L. camb. e artt. 28-30 L. ass. banc.)................................ 8.3 Il mandato di credito (art. 1958)............................................................................. 9.Altre forme di garanzia..........................................................................................................
9.1 La clausola penale (artt. 1382-1384)..................................................................... 9.2 La caparra (artt. 1385-1386)..................................................................................... 9.3Anticresi (artt. 1960-1964)........................................................................................ 9.4 La cessione dei beni ai creditori (artt. 1977-1986)......................................... »
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223
223
223
10. I mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale............................................. Pag. 223
10.1 L’azione surrogatoria (art. 2900).......................................................................... » 223
10.2 L’azione revocatoria (o pauliana) (artt. 2901-2904).................................... » 223
10.3 Il sequestro conservativo (artt. 2905-2906).................................................... » 224
10.4 Il diritto di ritenzione................................................................................................. » 224
11. La prescrizione e la decadenza (artt. 2934 e ss.)....................................................... » 224
11.1 La prescrizione.............................................................................................................. » 224
11.2 La decadenza (artt. 2964 e ss.)............................................................................... » 225
Sezione VI
Diritto commerciale
1. L’imprenditore...........................................................................................................................
2. I caratteri dell’attività imprenditoriale...........................................................................
2.1Attività economica.......................................................................................................... 2.2Attività organizzata........................................................................................................ 2.3 Professionalità, scopo di lucro, scambio............................................................... 2.4Attività esercitata in nome proprio (cd. spendita del nome)....................... 2.5Esclusione dei liberi professionisti e degli artisti dal novero degli im prenditori........................................................................................................................... 3. Categorie imprenditoriali.....................................................................................................
3.1 Imprenditore agricolo................................................................................................... 3.2 L’imprenditore commerciale: nozione e caratteri............................................ 3.3 Impresa familiare - Azienda coniugale.................................................................. 3.4 Il piccolo imprenditore................................................................................................. 4. L’acquisto della qualità di imprenditore e la capacità di esercitare l’impresa.......
5. Scritture contabili e registro delle imprese..................................................................
5.1 Generalità e tipi............................................................................................................... 5.2Efficacia probatoria delle scritture contabili...................................................... 5.3Registro delle imprese.................................................................................................. 6. L’imprenditore e i suoi ausiliari.........................................................................................
6.1 Generalità........................................................................................................................... 6.2 L’institore............................................................................................................................ 6.3 Procuratori......................................................................................................................... 6.4 Commessi........................................................................................................................... 7. L’azienda: generalità...............................................................................................................
8. Il trasferimento dell’azienda...............................................................................................
8.1 Generalità........................................................................................................................... 8.2 Disciplina............................................................................................................................ 8.3 Divieto di concorrenza.................................................................................................. 8.4 Successione nei contratti dell’azienda ceduta.................................................... 8.5 Crediti e debiti dell’azienda ceduta......................................................................... »
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1.
2.
3.
4.
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239
240
Capitolo 2: La tutela della concorrenza
Il principio di libertà di concorrenza e suoi limiti.....................................................
La concorrenza sleale: definizione, fonti normative e sanzioni...........................
La pubblicità comparativa e le pratiche commerciali sleali...................................
La disciplina antitrust nel nostro Paese.........................................................................
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Indice Generale
Capitolo 1: Imprenditore e attività imprenditoriale
1011
5. Le intese....................................................................................................................................... Pag. 240
6.Abuso di posizione dominante........................................................................................... » 241
7. Concentrazione di imprese.................................................................................................. » 241
Indice Generale
Capitolo 3: Il lavoro subordinato e autonomo
1012
1. Il lavoro subordinato..............................................................................................................
1.1 Il criterio identificativo del codice civile: la subordinazione tecnico-fun zionale.................................................................................................................................. 1.2 Il criterio della subordinazione «in senso stretto»........................................... 2. Gli effetti della natura subordinata del rapporto di lavoro....................................
3. Il lavoro autonomo..................................................................................................................
4. La parasubordinazione, le co.co.co. e il lavoro a progetto......................................
5. La compatibilità tra rapporto associativo e lavoro subordinato.........................
5.1 Il rapporto di lavoro subordinato ed il vincolo associativo.......................... 5.2 Soci lavoratori nelle cooperative di lavoro........................................................... 6. Il lavoro accessorio..................................................................................................................
7. I soggetti del rapporto di lavoro subordinato..............................................................
7.1 Datore di lavoro............................................................................................................... 7.2 Prestatore di lavoro subordinato............................................................................. 7.3 La capacità giuridica e d’agire del datore di lavoro e del lavoratore........ 7.4 La capacità psico-fisica e l’idoneità tecnica del lavoratore .......................... 8. Il contratto di lavoro subordinato.....................................................................................
9. I requisiti essenziali del contratto di lavoro.................................................................
9.1 I presupposti soggettivi................................................................................................ 9.2 I presupposti oggettivi.................................................................................................. 10. Gli elementi accidentali del contratto di lavoro: il patto di prova.......................
11. Segue: Il termine. Il contratto di lavoro a tempo determinato.............................
11.1Requisiti che legittimano l’apposizione del termine.................................... 11.2 L’illegittimità del termine......................................................................................... 11.3 Il rapporto di lavoro.................................................................................................... 11.4 La proroga del contratto........................................................................................... 11.5 La prosecuzione temporanea del rapporto alla scadenza.......................... 11.6 La riassunzione a termine del lavoratore. Gli intervalli temporali tra
un contratto e un altro............................................................................................... 11.7 Il limite massimo di durata del lavoro a termine........................................... 11.8 Il diritto di precedenza.............................................................................................. 12. Il contratto a tempo indeterminato e il contratto a tutele crescenti (CATUC).....
12.1 Il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato........................ 12.2 Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (CATUC).............. 13. L’invalidità del contratto (art. 2126 c.c.)........................................................................
14. La certificazione del contratto di lavoro........................................................................
15. Le cause di estinzione del rapporto di lavoro subordinato....................................
15.1 Pluralità di cause.......................................................................................................... 15.2 Il recesso di una delle parti del rapporto........................................................... 15.3 Segue: La disciplina delle dimissioni................................................................... 16. La disciplina del licenziamento individuale.................................................................
16.1Evoluzione normativa................................................................................................ 16.2 La regolamentazione del licenziamento............................................................ 16.3 La giusta causa.............................................................................................................. » 242
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16.4 Il giustificato motivo soggettivo............................................................................. Pag. 258
16.5 Il licenziamento disciplinare................................................................................... » 258
16.6 Il giustificato motivo oggettivo............................................................................... » 258
Capitolo 4: Le società in generale
1. Le società: nozione e requisiti essenziali.......................................................................
1.1 I conferimenti................................................................................................................... 1.2Esercizio in comune di un’attività economica.................................................... 1.3 La divisione degli utili................................................................................................... 2.Tipi di società.............................................................................................................................
3.Autonomia patrimoniale e personalità giuridica.......................................................
3.1 L’autonomia patrimoniale nelle società di capitali........................................... 3.2 L’autonomia patrimoniale nelle società di persone......................................... 4. Le società di persone: generalità.......................................................................................
5. Le società di capitali: generalità........................................................................................
6. La nascita e la gestione dI imprese innovative: start-up.........................................
7. La nascita delle PMI innovative..........................................................................................
Capitolo 5: Le società di persone e di capitali
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1. La società semplice..................................................................................................................
2.Ragione e capitale sociale.....................................................................................................
3.Amministrazione, rappresentanza e responsabilità.................................................
3.1 Generalità........................................................................................................................... 3.2Amministrazione e rappresentanza....................................................................... 3.3 La responsabilità degli amministratori................................................................. 4. Volontà sociale e rapporti tra i soci..................................................................................
5.Responsabilità dei soci..........................................................................................................
6. Scioglimento e liquidazione della società......................................................................
7. La società in nome collettivo...............................................................................................
8. L’atto costitutivo.......................................................................................................................
9. Il capitale sociale......................................................................................................................
10. L’autonomia patrimoniale....................................................................................................
11.Amministrazione e rapporti tra soci................................................................................
12. Scioglimento e liquidazione.................................................................................................
13. La società in nome collettivo non registrata................................................................
14. La società in accomandita semplice.................................................................................
15. Particolare posizione dei soci accomandanti...............................................................
15.1 Divieti «ex lege» posti all’accomandante........................................................... 15.2 Poteri degli accomandanti........................................................................................ 16.Trasferimento della quota (art. 2322)............................................................................
17. La società in accomandita semplice non registrata...................................................
Indice Generale
Sezione Prima
Le società di persone
1013
Indice Generale
Sezione Seconda
Le società di capitali
1014
1. La società per azioni............................................................................................................... Pag. 271
1.1 Iscrizione nel registro delle imprese...................................................................... » 271
1.2 La nullità della società.................................................................................................. » 272
2. L’elemento personale e le azioni........................................................................................ » 272
3. L’elemento patrimoniale nella s.p.a.................................................................................. » 273
4.Organi della s.p.a...................................................................................................................... » 276
4.1 L’assemblea dei soci....................................................................................................... » 276
4.2 Gli amministratori.......................................................................................................... » 276
4.3 L’organo di controllo...................................................................................................... » 276
5. Scioglimento della s.p.a......................................................................................................... » 277
6. I gruppi di società per azioni: le holdings...................................................................... » 278
6.1 Il controllo societario.................................................................................................... » 278
6.2 L’attività di direzione e coordinamento................................................................ » 278
7.Altre forme di esercizio collettivo dell’impresa: ATI e GEIE [Espansione web]...... » 279
8. La società in accomandita per azioni............................................................................... » 279
9. Disciplina giuridica.................................................................................................................. » 280
9.1 Capitale sociale e denominazione sociale............................................................ » 280
9.2 La posizione di socio accomandatario................................................................... » 280
9.3 Gli altri organi sociali.................................................................................................... » 280
9.4 Scioglimento...................................................................................................................... » 280
10. La società a responsabilità limitata.................................................................................. » 280
11. Le quote........................................................................................................................................ » 281
12.Organi sociali.............................................................................................................................. » 281
12.1 L’assemblea..................................................................................................................... » 281
12.2 Gli amministratori....................................................................................................... » 281
12.3 I controlli......................................................................................................................... » 282
13. Scioglimento della società.................................................................................................... » 282
Capitolo 6: Le società cooperative
1.
2.
3.
4.
Generalità: lo scopo mutualistico......................................................................................
Le società cooperative............................................................................................................
Disciplina.....................................................................................................................................
Vigilanza e controlli. Scioglimento autoritativo..........................................................
Capitolo 7: Le procedure concorsuali
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288
Sezione Prima
Il fallimento
1. Il fallimento: nozione e presupposti................................................................................
2. La dichiarazione di fallimento............................................................................................
3.Effetti della dichiarazione di fallimento.........................................................................
3.1Effetti personali nei confronti del fallito............................................................... 3.2Effetti patrimoniali nei confronti del fallito........................................................ 3.3Effetti nei confronti dei creditori............................................................................. 3.4Effetti del fallimento sui contratti in corso di esecuzione............................. 4.Revocatoria fallimentare....................................................................................................... Pag. 289
5.Organi preposti al fallimento.............................................................................................. » 290
6. La procedura fallimentare.................................................................................................... » 291
6.1 Conservazione e amministrazione del patrimonio.......................................... » 292
6.2 La continuazione dell’impresa del fallito.............................................................. » 292
6.3Accertamento del passivo e dell’attivo.................................................................. » 292
6.4 La liquidazione dell’attivo........................................................................................... » 292
6.5 Il riparto.............................................................................................................................. » 293
6.6 La chiusura del fallimento........................................................................................... » 293
7. La riapertura del fallimento................................................................................................. » 293
8. Il concordato fallimentare.................................................................................................... » 294
9. L’esdebitazione del fallito..................................................................................................... » 295
Sezione Seconda
Le altre procedure concorsuali
» 300
» 302
1. Generalità....................................................................................................................................
2. La cambiale (R.D. 14-12-1933, n. 1669).........................................................................
2.1 La tratta o cambiale in senso stretto...................................................................... 2.2 Il vaglia cambiario o pagherò cambiario............................................................... 2.3Requisiti della cambiale............................................................................................... 2.4 La cambiale finanziaria................................................................................................ 2.5Azioni cambiarie............................................................................................................. 3.Assegno bancario (R.D. 21-12-1933, n. 1736).............................................................
3.1 La circolazione dell’assegno....................................................................................... 3.2 L’assegno circolare......................................................................................................... »
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308
1. La compravendita (artt. 1470-1547)...............................................................................
1.1Nozione e natura giuridica.......................................................................................... 1.2Obbligazioni del venditore.......................................................................................... 1.3Obbligazioni del compratore..................................................................................... 2. La permuta..................................................................................................................................
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309
309
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309
309
Capitolo 8: I titoli di credito
Capitolo 9: Contratti commerciali tipici e atipici
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295
298
298
298
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299
299
300
Indice Generale
1. Il concordato preventivo.......................................................................................................
2. La liquidazione coatta amministrativa...........................................................................
2.1Nozione e condizioni..................................................................................................... 2.2 Disciplina............................................................................................................................ 3. L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolven
za.....................................................................................................................................................
3.1 Presupposti soggettivi ed oggettivi......................................................................... 3.2 Procedimento ed organi............................................................................................... 3.3 Chiusura.............................................................................................................................. 4. La procedura d’urgenza per il risanamento aziendale: le modifiche al decre
to Marzano..................................................................................................................................
5. Il sovraindebitamento delle imprese non soggette a fallimento.........................
1015
Indice Generale
1016
3. Il contratto estimatorio (artt. 1556-1558).................................................................... Pag. 310
3.1Nozione............................................................................................................................... » 310
3.2 Disciplina............................................................................................................................ » 310
4. La somministrazione (artt. 1559-1570)........................................................................ » 310
4.1Nozione............................................................................................................................... » 310
4.2 Disciplina............................................................................................................................ » 310
5. Factoring...................................................................................................................................... » 310
6. Franchising................................................................................................................................. » 311
7. La locazione (artt. 1571-1614).......................................................................................... » 311
8. L’affitto (artt. 1615-1654).................................................................................................... » 311
9. Il leasing....................................................................................................................................... » 311
10. Contratti di godimento in funzione della successiva alienazione di immobili.... » 312
11. L’appalto (artt. 1655-1677)................................................................................................. » 312
11.1 Generalità........................................................................................................................ » 312
11.2Obbligazioni dell’appaltatore.................................................................................. » 312
11.3Obbligazioni del committente................................................................................ » 312
12. Il contratto d’opera (art. 2222).......................................................................................... » 312
13. Il trasporto (artt. 1678-1702)............................................................................................ » 313
13.1Nozione............................................................................................................................. » 313
13.2 Pubblici servizi di linea............................................................................................. » 313
13.3Trasporto di persone.................................................................................................. » 313
13.4Trasporto di cose.......................................................................................................... » 313
14. Il deposito (artt. 1766-1797).............................................................................................. » 314
14.1 Definizione...................................................................................................................... » 314
14.2Obblighi delle parti...................................................................................................... » 314
15. La subfornitura.......................................................................................................................... » 314
16. Il mandato (artt. 1703-1730).............................................................................................. » 314
16.1 Generalità........................................................................................................................ » 314
16.2Requisiti........................................................................................................................... » 315
16.3 Specie di mandato........................................................................................................ » 315
17. Commissione (artt. 1731-1736)........................................................................................ » 315
18. La spedizione (artt. 1737-1741)....................................................................................... » 315
19. La mediazione (artt. 1754-1765)...................................................................................... » 316
19.1Nozione, caratteri ed elementi............................................................................... » 316
19.2 Diritti ed obblighi del mediatore........................................................................... » 316
20. L’agenzia (artt. 1742-1753)................................................................................................. » 316
21. Il mutuo (artt. 1813-1822).................................................................................................. » 317
21.1 Disciplina......................................................................................................................... » 317
22. Il comodato (o prestito d’uso) (1803-1812)................................................................ » 317
Capitolo 10: I contratti di banca e di Borsa, aleatori e nelle liti
[Espansione web]
Capitolo 11: mercato mobiliare, servizi ed attività di investimento
1.
2.
3.
4.
5.
Il mercato mobiliare................................................................................................................
Gli strumenti finanziari e le attività di investimento................................................
L’esercizio professionale dei servizi e delle attività di investimento.................
Le società di intermediazione mobiliare........................................................................
I fondi comuni di investimento..........................................................................................
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318
318
320
321
322
6. Le SICAV e le SICAF.................................................................................................................. Pag. 322
Capitolo 12: Legislazione turistica [Espansione web]
Capitolo 13: Legislazione sanitaria [Espansione web]
Capitolo 14: Urbanistica e tutela dell’ambiente [Espansione web]
Capitolo 15: Diritto della navigazione [Espansione web]
Libro II
discipline economiche
Capitolo 1: I concetti base della scienza economica
1.Oggetto della scienza economica.......................................................................................
2. Microeconomia e macroeconomia....................................................................................
3. Il metodo nella scienza economica...................................................................................
4.Rapporti dell’economia politica con le altre scienze................................................
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326
326
327
327
1. Scuola mercantilista................................................................................................................
2. Scuola fisiocratica....................................................................................................................
3. Scuola classica...........................................................................................................................
4. Scuola marxista.........................................................................................................................
5. Scuola neoclassica e scuola matematica........................................................................
6. Scuola keynesiana....................................................................................................................
7. Monetaristi..................................................................................................................................
8.Aspettative razionali...............................................................................................................
9. Supply side economics...........................................................................................................
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329
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331
332
332
1. I diversi tipi di sistema economico...................................................................................
2. Gli operatori economici.........................................................................................................
3. Le relazioni fra i soggetti economici: flussi e sfere di attività economiche.....
» 333
» 333
» 334
Capitolo 2: Le principali correnti del pensiero economico
Capitolo 3: Il sistema economico
Sezione II
Il comportamento
del consumatore
Capitolo 1: Bisogni, beni, utilità economica ed equilibrio del
consumatore
1. I bisogni e la loro classificazione.......................................................................................
2. I beni..............................................................................................................................................
» 338
» 338
Indice Generale
Sezione I
L’economia politica
e il sistema economico
1017
3. Il concetto di utilità dei beni................................................................................................ Pag. 339
3.1 La legge dell’utilità decrescente............................................................................... » 340
4. Il piano del consumatore e l’uguaglianza delle utilità marginali ponderate.... » 341
5. Le curve di indifferenza......................................................................................................... » 342
6. Il vincolo e la retta di bilancio............................................................................................. » 343
7. L’equilibrio del consumatore: la scelta ottima............................................................. » 345
Capitolo 2: La domanda
1. Il concetto di domanda..........................................................................................................
2. Il prezzo di domanda..............................................................................................................
3. La costruzione della domanda individuale...................................................................
3.1 La curva della domanda............................................................................................... 4. Le decisioni di consumo e le trasposizioni della curva della domanda............
5. Segue: Altri modelli di consumo........................................................................................
6. L’elasticità della domanda....................................................................................................
6.1 L’elasticità della domanda rispetto al prezzo..................................................... 6.2 L’elasticità della domanda in funzione del reddito........................................... 6.3 L’elasticità incrociata della domanda..................................................................... 7. La domanda di mercato.........................................................................................................
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350
350
1. Concetto di produzione e settori produttivi.................................................................
1.1 I settori produttivi.......................................................................................................... 2. I fattori della produzione......................................................................................................
3. L’impresa: forma e organizzazione...................................................................................
4. L’imprenditore...........................................................................................................................
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»
354
354
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356
357
1.
2.
3.
4.
La funzione della produzione.............................................................................................
Il progresso tecnico.................................................................................................................
La produttività...........................................................................................................................
L’equilibrio del produttore...................................................................................................
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359
359
360
361
1. I vincoli finanziari dell’impresa: le funzioni di costo................................................
2. Il costo medio e il costo marginale...................................................................................
2.1 L’andamento del costo medio.................................................................................... 2.2 L’andamento del costo marginale............................................................................ 2.3Rapporto fra l’andamento del costo marginale e del costo medio............ 3. Il breve, il lungo periodo e i rendimenti di scala........................................................
4. Diversità del costo medio fra le imprese........................................................................
5. Le economie interne ed esterne........................................................................................
6. Le economie di scala e le dimensioni aziendali..........................................................
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Indice Generale
Sezione III
La produzione - Prezzi
e mercati
1018
Capitolo 1: Produzione, fattori della produzione e impresa
Capitolo 2: La funzione della produzione e la produttività
Capitolo 3: I costi di produzione
Capitolo 4: L’offerta
Capitolo 5: Lo scambio e il mercato
1. Lo scambio..................................................................................................................................
2. Il presupposto fondamentale dello scambio................................................................
3. Il mercato.....................................................................................................................................
4. Il prezzo d’equilibrio...............................................................................................................
5.Analisi dinamica.......................................................................................................................
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374
374
374
375
375
1. La massimizzazione del profitto........................................................................................
2. La concorrenza perfetta........................................................................................................
2.1 L’equilibrio nel breve periodo................................................................................... 2.2 L’equilibrio nel lungo periodo................................................................................... 3. Il monopolio...............................................................................................................................
3.1 L’equilibrio del monopolista...................................................................................... 4. La concorrenza imperfetta: la concorrenza monopolistica e l’oligopolio.......
4.1 La concorrenza monopolistica.................................................................................. 4.2 L’oligopolio......................................................................................................................... 5.Altre forme di mercato...........................................................................................................
5.1 Il monopsonio................................................................................................................... 5.2 Il monopolio bilaterale................................................................................................. 5.3 Il duopolio.......................................................................................................................... »
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385
385
385
385
I grandi aggregati.....................................................................................................................
Il circuito economico..............................................................................................................
La relazione tra grandezze economiche.........................................................................
La contabilità nazionale........................................................................................................
Il prodotto nazionale ed il reddito nazionale...............................................................
Le misure del reddito nazionale........................................................................................
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388
388
390
390
391
392
1. Produzione globale e domanda aggregata....................................................................
2. Lo schema neoclassico...........................................................................................................
2.1 L’equilibrio nella produzione..................................................................................... 2.2 L’equilibrio risparmi-investimenti.......................................................................... »
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394
394
394
395
Capitolo 6: Forme di mercato ed equilibrio dell’impresa
Sezione IV
L’analisi del reddito nazionale
Capitolo 1: La formazione del reddito nazionale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Capitolo 2: Le teorie sulla determinazione del reddito nazionale
e l’equilibrio economico generale
Indice Generale
1. Definizioni................................................................................................................................... Pag. 371
2. Legge dell’offerta e curva statica dell’offerta............................................................... » 371
3.Trasposizioni della curva dell’offerta.............................................................................. » 372
4. L’elasticità dell’offerta e sua misurazione...................................................................... » 372
4.1 L’elasticità dell’offerta nel breve e nel lungo periodo..................................... » 373
5. L’offerta di mercato................................................................................................................. » 373
1019
3. Lo schema keynesiano........................................................................................................... Pag. 395
3.1 Le funzioni del consumo e del risparmio............................................................. » 395
3.2 Gli investimenti................................................................................................................ » 396
3.3 Il reddito di equilibrio e il principio della domanda effettiva...................... » 397
3.4 Il moltiplicatore keynesiano....................................................................................... » 398
4. Due teorie del reddito............................................................................................................ » 399
Capitolo 3: La distribuzione del reddito
1. Il problema della distribuzione..........................................................................................
2. La distribuzione funzionale e personale del reddito................................................
» 400
» 400
1. Definizioni...................................................................................................................................
2. Le «quasi-rendite»...................................................................................................................
» 402
» 403
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
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Capitolo 4: La rendita
Indice Generale
Capitolo 5: Il salario e il mondo del lavoro
1020
Definizione e caratteristiche del salario.........................................................................
Le teorie sul salario.................................................................................................................
Segue: L’analisi neoclassica..................................................................................................
Segue: La teoria keynesiana................................................................................................
Caratteristiche del mercato del lavoro............................................................................
Segue: La domanda e l’offerta di lavoro.........................................................................
Segue: La disoccupazione.....................................................................................................
Capitolo 6: Il profitto
404
404
405
406
407
408
410
1. Introduzione...............................................................................................................................
2. Le teorie sul profitto...............................................................................................................
» 411
» 411
1. L’nteresse e il risparmio........................................................................................................
2. La determinazione del saggio d’interesse d’equilibrio............................................
3. Differenziazione dei saggi d’interesse.............................................................................
» 413
» 413
» 414
Capitolo 7: L’interesse
Sezione V
La moneta e il credito
Capitolo 1: La moneta
1. Le funzioni della moneta.......................................................................................................
2. L’offerta di moneta...................................................................................................................
2.1 La moneta a corso legale............................................................................................. 2.2 La moneta a corso fiduciario...................................................................................... 3. Gli aggregati monetari............................................................................................................
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1. Il credito e le banche...............................................................................................................
2. Le operazioni bancarie..........................................................................................................
» 419
» 419
Capitolo 2: Il mercato del credito e le banche
416
416
417
417
418
La creazione del credito: il moltiplicatore dei depositi........................................... Pag. 420
Il sistema bancario italiano.................................................................................................. » 420
Le funzioni della Banca d’Italia.......................................................................................... » 421
Il nuovo meccanismo unico di vigilanza bancaria dell’Unione europea.......... » 423
1.
2.
3.
4.
5.
Il mercato della moneta e del credito..............................................................................
I mercati finanziari..................................................................................................................
Il mercato mobiliare e la Borsa..........................................................................................
Come funziona la Borsa.........................................................................................................
Gli indici di Borsa.....................................................................................................................
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424
424
425
426
428
1. Il potere d’acquisto della moneta......................................................................................
2. La teoria quantitativa della moneta.................................................................................
2.1 La rielaborazione della scuola di Cambridge...................................................... 3. La teoria della preferenza per la liquidità: la domanda di moneta.....................
4. L’offerta di moneta keynesiana..........................................................................................
5. L’equilibrio monetario keynesiano...................................................................................
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1.
2.
3.
4.
5.
6.
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436
437
438
Capitolo 3: La moneta e il credito
Capitolo 4: Le teorie sulla moneta
Capitolo 5: L’inflazione
Il fenomeno inflazionistico...................................................................................................
Le cause dell’inflazione..........................................................................................................
Gli effetti dell’inflazione........................................................................................................
Il controllo dell’inflazione.....................................................................................................
Inflazione e disoccupazione: la curva di Phillips........................................................
La stagflazione e la spiegazione monetarista...............................................................
Sezione VI
Lo sviluppo economico
Capitolo 1: Sviluppo economico e crescita economica
1021
1. Il significato di sviluppo economico e di sottosviluppo...........................................
1.1 Le cause del sottosviluppo.......................................................................................... 2. Le organizzazioni a favore dello sviluppo.....................................................................
3. La crescita economica............................................................................................................
3.1 I fattori determinanti della crescita economica................................................. 3.2 Le teorie sulla crescita.................................................................................................. 4. Popolazione e ambiente [Espansione web]................................................................
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448
1. Introduzione...............................................................................................................................
2. Le fasi del ciclo economico...................................................................................................
3. Le teorie sui cicli economici................................................................................................
3.1 I classici e i neoclassici................................................................................................. 3.2 La teoria keynesiana...................................................................................................... 3.3 La teoria del moltiplicatore-acceleratore............................................................. »
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449
450
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451
451
Capitolo 2: Il ciclo economico
Indice Generale
3.
4.
5.
6.
3.4 La teoria di Schumpeter............................................................................................... Pag. 452
3.5 Le teorie monetarie........................................................................................................ » 452
3.6 Le teorie politiche........................................................................................................... » 453
4. Le politiche di stabilizzazione del ciclo.......................................................................... » 453
Sezione VII
Le relazioni economiche
internazionali
Indice Generale
Capitolo 1: Il commercio internazionale
1022
1. Mercato interno e mercato internazionale...................................................................
2. Una spiegazione alla nascita del commercio internazionale: la teoria dei co
sti comparati..............................................................................................................................
2.1 Il paradosso ricardiano................................................................................................ 3.Altre teorie sul commercio internazionale...................................................................
3.1 La teoria di Heckscher e Ohlin.................................................................................. 3.2 La teoria del gap tecnologico..................................................................................... 3.3 La teoria del ciclo del prodotto................................................................................. 4. I vantaggi del commercio internazionale......................................................................
5. Protezionismo e libero scambio........................................................................................
5.1 Gli strumenti della politica protezionistica......................................................... » 456
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1.
2.
3.
4.
5.
6.
I pagamenti internazionali...................................................................................................
La bilancia dei pagamenti internazionali.......................................................................
Le sezioni della bilancia dei pagamenti..........................................................................
I cambi esteri: tasso di cambio e mercato valutario..................................................
I mezzi di pagamento internazionali...............................................................................
Il regime dei cambi..................................................................................................................
6.1 I cambi flessibili............................................................................................................... 6.2 I cambi fissi........................................................................................................................ 6.3 I cambi amministrati..................................................................................................... 7. Il riequilibrio della bilancia dei pagamenti...................................................................
8. Il meccanismo dei pagamenti internazionali...............................................................
9. Dal sistema monetario europeo (SME) all’euro..........................................................
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1. L’FMI, la Banca mondiale e il GATT...................................................................................
2. L’OMC, l’OCSE e l’UNCTAD....................................................................................................
3. L’Unione europea......................................................................................................................
4.Altre organizzazioni economiche a carattere regionale..........................................
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475
Capitolo 2: I pagamenti internazionali e i cambi esteri
Capitolo 3: La cooperazione economica internazionale
Sezione VIII
L’intervento pubblico
in economia
Capitolo 1: La politica economica
1. La politica economica.............................................................................................................
» 478
Capitolo 2: La politica fiscale
1.
2.
3.
4.
I soggetti della politica fiscale.............................................................................................
Gli strumenti della politica fiscale....................................................................................
Il finanziamento della spesa pubblica.............................................................................
I limiti della politica fiscale..................................................................................................
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481
483
1.Obiettivi della politica monetaria.....................................................................................
2. Gli strumenti della politica monetaria............................................................................
3. I canali di trasmissione..........................................................................................................
4.Efficacia delle politiche monetarie...................................................................................
5. La politica monetaria europea...........................................................................................
5.1 Il Sistema Europeo delle Banche Centrali............................................................ 5.2 La Banca Centrale Europea......................................................................................... 5.3 Gli strumenti delle autorità monetarie europee................................................ »
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1. Introduzione...............................................................................................................................
2.Bisogni pubblici e beni pubblici.........................................................................................
3.Obiettivi della finanza pubblica.........................................................................................
4. Il diritto finanziario.................................................................................................................
5. Le teorie sulla natura dell’attività finanziaria pubblica...........................................
5.1Teorie economiche......................................................................................................... 5.2Teorie politico-sociologiche....................................................................................... 5.3Teoria delle scelte pubbliche..................................................................................... 6.Evoluzione storica della finanza pubblica.....................................................................
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1. Le entrate pubbliche e la loro classificazione..............................................................
2. Le entrate originarie...............................................................................................................
2.1 I beni di proprietà pubblica........................................................................................ 2.2 Le imprese pubbliche e il sistema dei prezzi...................................................... 3. Classificazione delle entrate derivate..............................................................................
4. Le entrate straordinarie........................................................................................................
5. Segue: il debito pubblico.......................................................................................................
5.1 Classificazione e forme dei prestiti pubblici....................................................... 6. Il problema del debito pubblico in Italia........................................................................
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1. Concetto di spesa pubblica...................................................................................................
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Capitolo 3: La politica monetaria
Sezione IX
L’attività finanziaria pubblica
Capitolo 1: L’attività finanziaria pubblica: concetti introduttivi
ed evoluzione storica
Capitolo 2: Le entrate pubbliche
Capitolo 3: Le spese pubbliche
Indice Generale
2. Gli obiettivi della politica economica............................................................................... Pag. 478
3. Forme dell’intervento pubblico.......................................................................................... » 479
1023
2. Classificazione delle spese pubbliche.............................................................................. Pag. 509
3. La redistribuzione del reddito nazionale....................................................................... » 510
3.1 Sistemi di redistribuzione........................................................................................... » 510
3.2 Forme di ripartizione del reddito............................................................................ » 510
4. L’incremento delle spese pubbliche................................................................................. » 511
Indice Generale
Capitolo 4: La finanza della sicurezza sociale
1024
1. Previdenza e sicurezza sociale...........................................................................................
2. Forme di finanziamento della sicurezza sociale.........................................................
3.Effetti collaterali dovuti all’incidenza dei contributi sociali..................................
4. Il sistema della sicurezza sociale in Italia. Il sistema pensionistico...................
4.1 Sistemi pensionistici a capitalizzazione e a ripartizione............................... 4.2 Sistemi retributivi e contributivi.............................................................................. 4.3Evoluzione del sistema pensionistico in Italia................................................... 4.4 Previdenza integrativa.................................................................................................. 4.5 Gli ammortizzatori sociali........................................................................................... 4.6Tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali............... 4.7 L’assegno per il nucleo familiare.............................................................................. 5. Segue: I trattamenti assistenziali......................................................................................
5.1 L’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori............................... 5.2 Prestazioni economiche assistenziali di maternità.......................................... 5.3 L’assegno di maternità per lavori atipici e discontinui................................... 5.4 L’assegno sociale per gli ultrasessantacinquenni privi di redditi.............. 6. Il Servizio Sanitario Nazionale...........................................................................................
7. L’attuale crisi del welfare state...........................................................................................
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1. Definizioni...................................................................................................................................
2. Il bilancio dello Stato italiano.............................................................................................
2.1 Il ciclo del bilancio e il principio della programmazione............................... 2.2 I rapporti con l’UE in tema di finanza pubblica: il Programma di stabili tà e il Programma nazionale di riforma................................................................. 2.3 Il Documento di economia e finanza...................................................................... 2.4 La legge di bilancio......................................................................................................... 2.5 Il bilancio pluriennale................................................................................................... 2.6 La struttura del bilancio............................................................................................... 2.7 I saldi del bilancio statale............................................................................................ 2.8 Il bilancio di assestamento......................................................................................... 2.9 Fondi di riserva e fondi speciali................................................................................ 3. Il rendiconto generale dello Stato.....................................................................................
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1. Il sistema impositivo...............................................................................................................
2. Le imposte...................................................................................................................................
2.1 Capacità contributiva.................................................................................................... 2.2 Funzione e fondamento................................................................................................ 2.3 Presupposto...................................................................................................................... 2.4Elementi.............................................................................................................................. »
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Capitolo 5: Il bilancio dello Stato
Capitolo 6: I tributi
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Capitolo 7: I principi giuridici delle imposte
1. La Costituzione: principi in materia tributaria...........................................................
2. Le altre fonti del diritto tributario....................................................................................
3. Lo Statuto del contribuente.................................................................................................
4.Efficacia della norma tributaria nel tempo e nello spazio......................................
5. L’abuso del diritto (o elusione fiscale)............................................................................
6. Il diritto di interpello..............................................................................................................
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1. Generalità....................................................................................................................................
2. La valutazione economica delle imposte.......................................................................
3.Traslazione, ammortamento e diffusione delle imposte.......................................»
3.1 La traslazione delle imposte...................................................................................... 3.2 L’ammortamento delle imposte................................................................................ 3.3 La diffusione delle imposte......................................................................................... 4.Altri effetti microeconomici delle imposte: evasione, erosione, elisione ed
elusione........................................................................................................................................
4.1 L’evasione........................................................................................................................... 4.2 L’erosione........................................................................................................................... 4.3 L’elisione............................................................................................................................. 4.4 L’elusione............................................................................................................................ »
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1. I soggetti attivi...........................................................................................................................
1.1 Il Ministero dell’economia e delle finanze e le Agenzie fiscali.................... 1.2 L’assistenza fiscale: CAF e professionisti.............................................................. 1.3 Soggetti ausiliari.............................................................................................................. 2. I soggetti passivi.......................................................................................................................
3. La capacità giuridica tributaria e la rappresentanza legale e volontaria.........
4. Il domicilio fiscale....................................................................................................................
5. Sostituto e responsabile d’imposta..................................................................................
5.1Responsabile d’imposta............................................................................................... 5.2 Sostituto d’imposta........................................................................................................ 6. L’obbligazione solidale e la successione.........................................................................
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1. Le dichiarazioni tributarie...................................................................................................
1.1 La funzione della dichiarazione................................................................................ 1.2 La dichiarazione annuale per le imposte dirette............................................... 1.3 La dichiarazione unica.................................................................................................. 1.4 Presentazione delle dichiarazioni............................................................................ 1.5 La dichiarazione delle persone fisiche................................................................... »
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Capitolo 8: Gli effetti economici delle imposte
Capitolo 9: I soggetti del diritto tributario
Capitolo 10: Le dichiarazioni tributarie, le modalità
di accertamento e il sistema di riscossione
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Indice Generale
2.5 Classificazione delle imposte..................................................................................... Pag. 531
3. Le tasse......................................................................................................................................... » 532
4. I contributi.................................................................................................................................. » 533
5. I monopoli fiscali...................................................................................................................... » 533
1025
2.
3.
4.
Indice Generale
5.
1026
6.
1.6 Segue: La dichiarazione precompilata................................................................... Pag. 551
1.7 La dichiarazione delle società di persone............................................................ » 551
1.8 La dichiarazione delle persone giuridiche........................................................... » 551
1.9 La dichiarazione dei sostituti d’imposta............................................................... » 551
1.10 Segue: La certificazione unica (CU)...................................................................... » 552
1.11 La dichiarazione annuale IVA.................................................................................. » 552
L’attività istruttoria................................................................................................................. » 553
2.1Anagrafe tributaria e codice fiscale......................................................................... » 553
2.2Adempimenti volontari dei contribuenti.............................................................. » 553
2.3 La liquidazione e il controllo formale delle dichiarazioni............................. » 554
2.4Accessi, ispezioni e verifiche...................................................................................... » 555
L’attività di accertamento..................................................................................................... » 555
3.1 L’avviso di accertamento............................................................................................. » 555
3.2 L’accertamento nei confronti delle persone fisiche......................................... » 555
3.3 L’accertamento nei confronti di possessori di redditi d’impresa e di la voro autonomo................................................................................................................. » 556
3.4 Le metodologie impiegate negli accertamenti induttivi: gli studi di settore.... » 557
3.5 L’accertamento ai fini IVA............................................................................................ » 557
3.6 L’accertamento con adesione del contribuente................................................. » 558
L’estinzione del debito d’imposta e la compensazione............................................ » 559
4.1 Modalità di riscossione delle imposte sui redditi............................................. » 559
4.2 La compensazione e il versamento unitario....................................................... » 559
Il sistema di riscossione........................................................................................................ » 560
5.1 La riscossione coattiva.................................................................................................. » 560
5.2 Segue: Rateizzazione delle somme iscritte a ruolo.......................................... » 560
5.3 Segue: La cartella di pagamento............................................................................... » 561
5.4 Il ricorso del contribuente: la sospensione della riscossione...................... » 561
I rimborsi d’imposta e il conto fiscale............................................................................. » 561
Capitolo 11: Le sanzioni e il contenzioso
1. Le sanzioni tributarie.............................................................................................................
1.1 Il sistema sanzionatorio amministrativo.............................................................. 1.2 I principi del sistema sanzionatorio non penale............................................... 1.3 Il ravvedimento................................................................................................................ 1.4 Il sistema sanzionatorio penale................................................................................ 1.5 La disciplina dei reati tributari................................................................................. 2. Il contenzioso tributario.......................................................................................................
2.1 Le Commissioni tributarie.......................................................................................... 2.2 Le parti in giudizio......................................................................................................... 2.3 Il ricorso.............................................................................................................................. 2.4 La trattazione delle controversie............................................................................. 2.5 La sospensione, l’interruzione, la prosecuzione e l’estinzione del pro cesso..................................................................................................................................... 2.6 La sospensione dell’atto impugnato....................................................................... 2.7 La conciliazione giudiziale.......................................................................................... 2.8 Le impugnazioni.............................................................................................................. 2.9 Il giudizio di ottemperanza......................................................................................... 2.10 L’autotutela..................................................................................................................... »
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Capitolo 12: Le imposte dirette
1. L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF)................................................. Pag. 572
2. Il reddito complessivo e le singole categorie di reddito.......................................... » 573
2.1 Il reddito complessivo................................................................................................... » 573
2.2 Le singole categorie di reddito.................................................................................. » 573
2.3 I redditi fondiari.............................................................................................................. » 573
2.4 I redditi di capitale......................................................................................................... » 574
2.5 I redditi di lavoro dipendente.................................................................................... » 575
2.6 I redditi di lavoro autonomo...................................................................................... » 575
2.7 I redditi di impresa......................................................................................................... » 576
2.8 Segue: La contabilità delle imprese e degli esercenti arti o professioni:
contabilità ordinaria...................................................................................................... » 577
2.9 Segue: Contabilità semplificata per le imprese minori................................... » 577
2.10 Segue: Il regime forfettario dei contribuenti minimi.................................... » 578
2.11 I redditi diversi.............................................................................................................. » 578
3. I criteri di applicazione dell’IRPEF................................................................................... » 578
3.1 Calcolo del reddito complessivo lordo................................................................... » 579
3.2 Determinazione del reddito imponibile................................................................ » 579
3.3 Determinazione dell’imposta.................................................................................... » 579
3.4 Detrazione delle ritenute d’acconto e dei crediti d’imposta........................ » 580
4. La liquidazione dell’imposta............................................................................................... » 580
5.Redditi soggetti a tassazione separata............................................................................ » 581
Sezione Seconda
L’IRES
1. Caratteri generali dell’IRES..................................................................................................
2. Le disposizioni comuni a tutti i soggetti d’imposta IRES........................................
2.1 Scomputo degli acconti................................................................................................ 2.2 Scomputo delle ritenute............................................................................................... 2.3Riporto o rimborso dell’eccedenza......................................................................... 3.Tassazione di gruppo: consolidati fiscali nazionale e mondiale..........................
4.Regime di trasparenza fiscale.............................................................................................
Capitolo 13: L’imposta sul valore aggiunto e le altre imposte
indirette
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Sezione Prima
L’imposta sul valore aggiunto
1.
2.
3.
4.
Generalità e caratteri dell’imposta...................................................................................
Presupposti e territorialità dell’imposta........................................................................
Soggetti passivi..........................................................................................................................
La nascita dell’obbligazione tributaria...........................................................................
4.1 Presupposto d’imposta................................................................................................. Indice Generale
Sezione Prima
L’IRPEF
1027
4.2Esigibilità dell’imposta................................................................................................. Pag. 588
5. La classificazione delle operazioni ai fini IVA.............................................................. » 588
6.Base imponibile ed aliquote................................................................................................ » 589
7. Il volume d’affari....................................................................................................................... » 590
8. I regimi contabili...................................................................................................................... » 590
9. Meccanismo applicativo dell’IVA....................................................................................... » 591
10. Gli obblighi del contribuente............................................................................................... » 591
10.1 Le denunce...................................................................................................................... » 591
10.2Tenuta dei registri obbligatori................................................................................ » 592
10.3 La fatturazione.............................................................................................................. » 592
10.4 Liquidazioni e versamenti........................................................................................ » 593
11. Le dichiarazioni......................................................................................................................... » 594
11.1 La dichiarazione annuale.......................................................................................... » 594
11.2 La comunicazione dei dati IVA............................................................................... » 594
12. Versamento di conguaglio e rimborsi.............................................................................. » 595
12.1 Il versamento di conguaglio o l’eventuale rimborso dell’eccedenza..... » 595
12.2Rimborsi infrannuali.................................................................................................. » 595
13. I sistemi di controllo............................................................................................................... » 596
Indice Generale
Sezione Seconda
Le altre imposte indirette
1028
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
L’imposta di registro...............................................................................................................
Le imposte ipotecaria e catastale......................................................................................
L’imposta di bollo.....................................................................................................................
L’imposta sulle successioni e donazioni.........................................................................
Le tasse sulle concessioni governative...........................................................................
I monopoli fiscali......................................................................................................................
Imposte di fabbricazione e imposte sui consumi.......................................................
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1. L’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP)................................................
2. L’addizionale regionale all’IRPEF......................................................................................
3. L’imposta unica comunale (IUC)........................................................................................
4. L’imposta municipale propria (IMU)...............................................................................
5. Il tributo sui servizi indivisibili (TASI)............................................................................
6. La tassa sui rifiuti (TARI)......................................................................................................
7. L’addizionale comunale all’IRPEF.....................................................................................
Approfondimento: Decentramento amministrativo e federalismo fiscale
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605
Capitolo 14: I principali tributi regionali e locali
[Espansione web]
Parte II
competenze e strumenti
pedagogico-didattici
Indicazioni nazionali e Linee guida per le discipline relative alla classe
di concorso A46 [Espansione web]
1. Concetto e storia della psicologia dello sviluppo....................................................... Pag. 608
1.1 Definizioni di base.......................................................................................................... » 608
1.2 Modelli teorici e clinici................................................................................................. » 608
2. Piaget e lo sviluppo mentale del bambino..................................................................... » 610
3. Istruzione e cultura dell’educazione per Bruner........................................................ » 611
4. Maturazione biologica e apprendimento....................................................................... » 612
5. Lo sviluppo psicologico in età scolare............................................................................. » 613
6.Ambiente e sviluppo secondo Vygotskij......................................................................... » 614
7. Le teorie psicoanalitiche dello sviluppo......................................................................... » 615
7.1 L’approccio psicoanalitico di Freud........................................................................ » 616
7.2Anna Freud........................................................................................................................ » 617
7.3 Lo sviluppo psico-sociale di Erikson...................................................................... » 618
7.4 Melanie Klein ................................................................................................................... » 620
7.5 Winnicott: dalla psicoanalisi infantile al concetto di Sé................................. » 622
7.6 Heinz Kohut . .................................................................................................................... » 624
8. La teoria dell’attaccamento di Bowlby............................................................................ » 625
9.Età evolutiva e apprendimento.......................................................................................... » 627
10. Pedagogia della preadolescenza e dell’adolescenza................................................. » 630
Capitolo 2: Agenzie educative e formazione
1. Insegnamento e società.........................................................................................................
1.1 Il ruolo della famiglia.................................................................................................... 1.2 Il ruolo della scuola........................................................................................................ 1.3 Il ruolo della città e del territorio............................................................................ 1.4 Le ricadute sulla formazione..................................................................................... 2. Il contesto ambientale............................................................................................................
3. Le professioni educative.......................................................................................................
4. La professionalità docente...................................................................................................
5. La comunicazione intersoggettiva (docente-allievo)...............................................
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1. I Bisogni Educativi Speciali..................................................................................................
1.1 Strategie di intervento.................................................................................................. 1.2 Il Piano Didattico Personalizzato............................................................................. 1.3 Gruppi di lavoro e inclusività..................................................................................... 2. I disturbi specifici di apprendimento (DSA).................................................................
2.1 La dislessia......................................................................................................................... 2.2 La disgrafia e la disortografia.................................................................................... 2.3 La discalculia..................................................................................................................... 2.4 La normativa per il diritto allo studio degli alunni con DSA........................ »
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Capitolo 3: Bisogni Educativi Speciali e scuola dell’inclusione
Indice Generale
Capitolo 1: Sviluppo cognitivo, affettivo e sociale
1029
2.5 Strumenti compensativi e misure dispensative ............................................... Pag. 648
2.6 Le competenze del referente d’istituto e del docente .................................... » 648
2.7Approcci didattici e metodologici............................................................................ » 649
3. Lo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale.......................................... » 651
4. Il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (DDAI o ADHD)..................... » 652
4.1 Strategie didattiche e metodologiche..................................................................... » 654
4.2 Misure dispensative, Strumenti compensativi................................................... » 654
5. Strumenti operativi................................................................................................................. » 655
5.1 Come compilare un PDP.............................................................................................. » 655
Capitolo 4: Progettazione e strategie per la didattica
Indice Generale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
1030
La cultura della programmazione.....................................................................................
La pianificazione di un curricolo.......................................................................................
Programmazione d’istituto..................................................................................................
Programmazione educativa.................................................................................................
Programmazione didattica...................................................................................................
La didattica disciplinare........................................................................................................
La programmazione curricolare........................................................................................
Conoscenza e accoglienza.....................................................................................................
8.1 Introduzione..................................................................................................................... 8.2 Strategie didattiche........................................................................................................ 9. Modalità di apprendimento.................................................................................................
9.1 Profili generali.................................................................................................................. 9.2 Cosa ci si aspetta dal docente?.................................................................................. 10. Mappe mentali e mappe concettuali................................................................................
10.1 Brain-storming............................................................................................................... 10.2 Mappe mentali............................................................................................................... 10.3 Mappe concettuali....................................................................................................... 11. Il “pensiero laterale” e il “pensiero verticale”..............................................................
11.1 Introduzione................................................................................................................... 11.2Tecniche metacognitive............................................................................................. 12. Lavori di gruppo.......................................................................................................................
12.1 Concetto........................................................................................................................... 12.2 Cooperative learning................................................................................................... 12.3 Discussione a piramide.............................................................................................. 13. Lettura e decodificazione di testi......................................................................................
13.1Tecniche........................................................................................................................... 13.2 Feedback.......................................................................................................................... 14. Didattica laboratoriale, problem solving e lavoro per progetti.............................
14.1 Didattica laboratoriale............................................................................................... 14.2 Il docente nella didattica laboratoriale............................................................... 14.3 La didattica per problemi......................................................................................... 14.4 Lavoro per progetti (project work)....................................................................... 15. La pedagogia differenziata...................................................................................................
16.Apprendimento personalizzato e apprendimento individualizzato..................
17. La teoria delle intelligenze multiple e l’educazione..................................................
17.1 Introduzione................................................................................................................... 17.2 Spunti operativi per insegnare “intelligentemente”..................................... 17.3Attività didattiche per sollecitare le intelligenze multiple......................... »
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Capitolo 5: gruppi e apprendimento cooperativo
1. Insegnare e apprendere in team........................................................................................
2. La scuola come organizzazione..........................................................................................
2.1 Il leader e il team............................................................................................................. 2.2 Dal gruppo di individui al team................................................................................ 3. Problem solving e Problem setting.....................................................................................
4. Le codocenze..............................................................................................................................
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1.
2.
3.
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5.
Concetto.......................................................................................................................................
Valutazione di sistema e valutazione delle scuole.....................................................
La valutazione dei docenti....................................................................................................
Perché valutare nella scuola?..............................................................................................
Le fasi della valutazione dello studente..........................................................................
5.1 La valutazione formativa............................................................................................. 5.2 La valutazione sommativa........................................................................................... 5.3 Dalla valutazione alla misurazione......................................................................... 5.4 Verifiche.............................................................................................................................. 6. L’era delle competenze..........................................................................................................
6.1 Le competenze chiave e le competenze di cittadinanza................................. 6.2 La certificazione delle competenze......................................................................... 6.3 Quando deve essere fatta la certificazione.......................................................... 6.4 Come deve essere fatta la certificazione............................................................... »
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1. Cittadinanza europea e conoscenza delle lingue........................................................
2. Il Content and Language Integrated Learning (CLIL)................................................
2.1 Modalità operative dell’insegnamento della DNL in lingua straniera...... » 713
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1.
2.
3.
4.
5.
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9.
10.
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Capitolo 6: La valutazione
Capitolo 7: Il CLIL: una lingua veicolare per l’apprendimento
Capitolo 8: La Scuola digitale
Comunicazione e società.......................................................................................................
La diffusione delle tecnologie informatiche nella scuola........................................
La didattica multimediale.....................................................................................................
Lo sviluppo professionale del personale scolastico..................................................
Le strategie di documentazione.........................................................................................
La reticolarità della comunicazione multimediale....................................................
I servizi per gli utenti..............................................................................................................
La diffusione della LIM in Italia..........................................................................................
La comunicazione efficace con gli strumenti digitali e le ICT...............................
In classe con la LIM: proposte di attività didattiche.................................................
10.1 LIM e quiz interattivi.................................................................................................. 10.2 LIM e mappe concettuali........................................................................................... 10.3 LIM e Learning object................................................................................................. 10.4 LIM e video digitali...................................................................................................... 719
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Indice Generale
18. Imparare ad imparare............................................................................................................ Pag. 690
18.1 La programmazione neuro-linguistica............................................................... » 691
18.2Approccio multisensoriale e pedagogia differenziata.................................. » 691
1031
10.5 LIM e WEB 2.0............................................................................................................... Pag. 733
10.6 Il blog con la LIM.......................................................................................................... » 734
10.7 Il podcast in classe con la LIM................................................................................. » 734
10.8 La wiki-didattica........................................................................................................... » 735
10.9 LIM e webquest.............................................................................................................. » 736
11. Una lezione in classe con la lim........................................................................................ » 737
11.1 Premessa.......................................................................................................................... » 737
11.2Operazioni preliminari a una lezione con la LIM........................................... » 738
11.3 Una semplice lezione con la LIM........................................................................... » 738
11.4 Una lezione con la LIM con l’uso di strumenti avanzati.............................. » 739
Capitolo 9: Metodologie didattiche per l’insegnamento del
diritto e dell’economia
Indice Generale
Sezione Prima
Il Diritto
1032
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Diritto e diritti...........................................................................................................................
L’approccio didattico al diritto e le indicazioni metodologiche ministeriali....
Gli obiettivi formativi.............................................................................................................
La didattica per percorsi
autoconsistenti applicata al diritto...............................
La situazione di partenza......................................................................................................
Metodi e strumenti..................................................................................................................
La scelta dei materiali............................................................................................................
L’analisi del testo: un approccio metodologico alle fonti del diritto..................
La verifica degli apprendimenti.........................................................................................
9.1 Vero o Falso....................................................................................................................... 9.2 Quesiti a completamento............................................................................................. 9.3Brano da completare..................................................................................................... 9.4 Caccia all’errore............................................................................................................... 9.5Risposte a quesiti............................................................................................................ 9.6 Prove di approfondimento.......................................................................................... 10. Il diritto nello sviluppo storico e filosofico: spunti per un approfondimento
interdisciplinare.......................................................................................................................
Sezione Seconda
L’Economia politica
1. L’insegnamento dell’economia...........................................................................................
2. Scelta di metodi, strumenti e contenuti..........................................................................
3. Gli obiettivi formativi e le finalità dell’insegnamento dell’economia................
4. La didattica per percorsi autoconsistenti applicata all’economia .....................
5. La scelta del materiale per le lezioni di economia.....................................................
6.Alcuni esempi per la predisposizione delle prove di verifica dell’apprendi
mento............................................................................................................................................
6.1 Completamento di frasi................................................................................................ 6.2 Completamento di brani.............................................................................................. 6.3 Vero o Falso....................................................................................................................... 6.4 Quesiti a scelta multipla............................................................................................... »
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6.5Risposte ai quesiti........................................................................................................... Pag. 761
6.6 Prove di approfondimento.......................................................................................... » 761
Parte III
La prova scritta
Esempi di quesiti disciplinari in lingua straniera (inglese) [Espansione web]
Libro I
discipline giuridiche
Test 1: I caratteri generali dell’ordinamento giuridico....................
» 766
Test 3: L’ordinamento giuridico internazionale ........................................
» 851
Test 4: Diritto civile...............................................................................................................
» 806
» 859
Test 5: Diritto commerciale............................................................................................
» 880
Test Unico: Economia politica e attività finanziaria pubblica ....
» 902
Libro II
discipline economiche
Parte IV
La lezione simulata
Capitolo 1: La lezione simulata come prova di concorso
1. La prova orale nel concorso a cattedre 2012...............................................................
2. Che cosa è una lezione simulata........................................................................................
3. I criteri di valutazione della lezione simulata..............................................................
» 958
» 958
» 959
1.
2.
3.
4.
Come si imposta una lezione...............................................................................................
Le competenze relazionali del docente..........................................................................
La comunicazione didattica.................................................................................................
I vari tipi di lezione: frontale, dialogata, partecipata................................................
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963
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1.
2.
3.
4.
5.
6.
Prova orale del nuovo concorso.........................................................................................
Come impostare una lezione simulata............................................................................
Gli obiettivi educativi e didattici........................................................................................
I momenti fondamentali della programmazione didattica....................................
La verifica degli apprendimenti.........................................................................................
Un modello di lezione simulata..........................................................................................
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976
Capitolo 2: La lezione in classe
Capitolo 3: Come organizzare una lezione simulata
Indice Generale
Test 2: Diritto amministrativo.....................................................................................
1033
Capitolo 4: lezione simulata di economia
Indice Generale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
1034
Le famiglie e le imprese......................................................................................................... Pag. 982
Il mercato..................................................................................................................................... » 982
La domanda dei consumatori............................................................................................. » 983
L’offerta del produttore......................................................................................................... » 986
L’incontro tra domanda e offerta: lo scambio.............................................................. » 988
Lo Stato e il Resto del mondo.............................................................................................. » 990
Le banche..................................................................................................................................... » 992
Libro
I
Sezione
I
discipline giuridiche
I caratteri generali
dell’ordinamento giuridico
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione I: i caratteri generali dell’ordinamento giuridico
Capitolo
8
1
La norma giuridica
1. Norme sociali, norme giuridiche e diritto positivo
Alla base di ogni ordinata convivenza esiste un complesso di regole di condotta (comandi o
divieti) denominate norme sociali; nell’ambito di esse, accanto a norme di carattere morale, religioso e di buona educazione, una particolare importanza rivestono le norme giuridiche, cioè le regole di condotta emanate dallo Stato e rivolte a tutti i cittadini tenuti
obbligatoriamente ad osservarle.
Per indicare il complesso delle norme giuridiche in vigore in un determinato Stato al fine
di disciplinare i rapporti reciproci tra i membri della comunità si parla di diritto (oggettivo, per distinguerlo da quello soggettivo che indica la possibilità riconosciuta dalla legge
ad ogni individuo di far uso delle norme giuridiche per tutelare i propri interessi) o di ordinamento giuridico.
Ogni comunità organizzata ha un suo ordinamento giuridico, che ne esprime le esigenze, le idealità politiche, il livello di civiltà.
Il diritto oggettivo, detto anche positivo in quanto imposto dallo Stato ai cittadini tenuti
ad osservare le norme che lo compongono, è, dunque, l’insieme delle norme giuridiche
vigenti in un determinato Stato in un determinato periodo storico e comprende anche
le norme emanate da altri Stati e dalla comunità internazionale quando esse sono riconosciute valide dallo Stato in questione.
2. La norma giuridica e la sanzione
La norma giuridica è il comando generale ed astratto rivolto dallo Stato ai consociati,
con il quale viene imposta a tutti una certa condotta, sotto la minaccia di una data sanzione.
Caratteristiche delle norme giuridiche sono: generalità, in quanto le norme sono rivolte
alla comunità nella sua interezza; astrattezza, in quanto la norma non prende mai in considerazione un singolo caso particolare, ma prevede una situazione generale ed astratta (cd.
fattispecie); obbligatorietà, in quanto l’osservanza della norma è garantita con la forza, e
cioè con la previsione di una particolare reazione contro chi non la osserva (sanzione); bilateralità, in quanto, da un lato, impongono degli obblighi (ogni soggetto deve rispettarle),
dall’altro, correlativamente, conferiscono dei diritti.
L’osservanza della norma giuridica da parte dei consociati è assicurata, in genere, da una
sanzione, che viene inflitta quando qualcuno trasgredisce la norma giuridica e non uniforma la propria condotta a quanto da essa prescritto.
Essa può essere:
— civile, in caso di inosservanza di norme di diritto privato (es.: esecuzione forzata, risarcimento del danno);
— penale, in caso di trasgressione di norme di diritto penale (es.: pene restrittive della libertà personale, pene
pecuniarie);
— amministrativa, in caso di inosservanza di disposizioni amministrative da parte del soggetto privato (es.:
revoca della licenza di esercizio di una certa attività economica).
3. Distinzioni fondamentali delle norme giuridiche
A) In base alla sanzione le norme giuridiche si dividono in:
— norme primarie, che contengono una regola;
— comune, quando è rivolta dall’ordinamento alla generalità dei consociati;
— speciale o particolare, rivolta a regolare materie o circostanze specifiche o categorie ben determinate di soggetti;
— eccezionale, che regola situazioni particolari in contraddizione con quanto stabilito
dalle norme comuni.
4. L’interpretazione della norma
Per interpretazione delle fonti si intende quell’attività finalizzata a individuare le norme
ricavabili da una disposizione e a determinare il loro significato linguistico.
In relazione al soggetto che compie l’attività interpretativa si distingue l’interpretazione:
a) giudiziale, compiuta dai giudici, organi incaricati dallo Stato dell’applicazione del diritto. Il risultato in questo caso è una norma giuridica che serve da fondamento per una decisione che ha valore giuridico;
b) autentica, operata dal legislatore che interviene per fissare il significato delle disposizioni normative contenute in leggi precedenti, vincolando così gli interpreti del diritto
a non dare altre interpretazioni di quella norma e ad applicarla, con quel significato, retroattivamente.
Secondo parte della dottrina (BIN - PITRUZZELLA) in questo caso non dovrebbe parlarsi di interpretazione in
quanto non si tratta di un’attribuzione di senso, ma di vera e propria legislazione;
c) dottrinale, prodotta dai cd. «esperti» che studiano il diritto. Il tratto distintivo, in questo caso, è che l’interpretazione, per quanto autorevole, non costituisce la forma risolutiva di una controversia;
d) burocratica, compiuta ad opera del Ministro che vincola, in via burocratica, tutti gli uffici del Ministero e tutti i soggetti esterni che vengono a contatto con tali uffici (ferma restando la possibilità di impugnarne l’esattezza davanti ai giudici).
Capitolo 1
La norma giuridica
— norme secondarie, che stabiliscono la conseguenza giuridica posta a carico del trasgressore;
e ancora in:
— norme perfette, cioè munite di sanzione;
— norme imperfette, prive di sanzione;
— norme meno che perfette, cioè norme per le quali è prevista una sanzione non adeguata.
B) In base al contenuto le norme giuridiche si distinguono in:
— precettive: che contengono un comando positivo;
— proibitive: che vietano un certo comportamento, contenendo, così, un comando negativo;
— permissive: che attribuiscono ai soggetti determinate facoltà.
C) Con riferimento all’efficacia la norma si distingue in:
— assoluta (imperativa o cogente), quando l’ordinamento impone la sua applicazione, prescindendo dalla volontà dei singoli;
— relativa o derogabile, quando la sua applicazione può essere evitata dagli interessati. In particolare sono dispositive le norme che regolano un rapporto, ma lasciano
le parti libere di disciplinarlo diversamente; sono, invece, suppletive le norme che disciplinano un rapporto in mancanza della volontà delle parti.
D) Con riferimento all’ambito di applicazione, la norma si distingue in:
9
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione I: i caratteri generali dell’ordinamento giuridico
10
In relazione ai criteri con cui l’attività interpretativa è svolta, è possibile distinguere fra interpretazione:
— letterale, attraverso cui si attribuisce alle disposizioni il significato proprio delle parole, così come risulta dall’uso comune e dalle connessioni sintattiche fra le stesse (si veda
in proposito l’art. 12 comma 1 delle Diposizioni sulla legge in generale);
— sistematica, mediante la quale si inserisce la disposizione da interpretare in connessione con le altre disposizioni e in relazione ai principi fondamentali dell’ordinamento;
— adeguatrice, che adatta il significato di una disposizione affinché non contrasti con il significato di altre norme di rango superiore (ad esempio una legge viene interpretata in
modo che non contrasti con la Costituzione);
— restrittiva, che riduce l’ambito applicativo di una norma;
— estensiva, che estende il significato della disposizione oltre il dato letterale;
— evolutiva, quando la disposizione da interpretare viene adattata al contesto storico, sociale e culturale in cui deve essere di volta in volta applicata;
— storica, quando la disposizione da interpretare viene letta alla luce della volontà del legislatore che l’ha formulata, così come previsto dal citato art. 12, comma 1, delle Diposizioni sulla legge in generale.
5. Il ricorso all’analogia
Ogniqualvolta un caso concreto non possa essere risolto applicando una norma preesistente nell’ordinamento giuridico, si configura una lacuna del diritto. Quando ciò accade, il secondo comma dell’art. 12 disp. prel. c.c. dispone che il giudice-interprete tenga conto delle
disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe e, se il caso rimane ancora dubbio,
decida secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato.
Il procedimento di integrazione si articola, quindi, in due momenti:
— innanzitutto il giudice può avvalersi del ragionamento analogico (cd. analogia legis),
vale a dire può applicare alla fattispecie in oggetto la disciplina prevista per altra fattispecie, laddove ritenga di poter accomunare entrambe sotto la stessa ratio (o principio);
— qualora il ragionamento analogico non sia sufficiente a risolvere il caso concreto, il giudice non può affidarsi a criteri esterni al diritto positivo (diritto naturale, coscienza individuale del giudice etc.), ma deve ricorrere ai principi generali dell’ordinamento giuridico, sanciti dalla Costituzione o ricavabili da norme di legge (analogia iuris).
Tale procedimento analogico non può essere applicato alle norme penali ed a quelle eccezionali (art. 14 disp. prel. c.c.):
— nel primo caso ad escluderlo è il principio di legalità penale, sancito dall’art. 25 Cost., in
base al quale nessuno può essere punito per un fatto che non era considerato reato nel
momento in cui è stato compiuto;
— nel secondo è il carattere derogatorio delle leggi eccezionali ad escluderlo.
6. L’efficacia della norma giuridica
6.1L’efficacia nel tempo
L’entrata in vigore della norma in genere coincide con il 15° giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Tale termine (cd. vacatio legis) ha lo scopo di permettere ai destinatari della norma stessa di prenderne conoscenza.
Nel nostro ordinamento vige il principio della irretroattività, che garantisce la certezza
e la sicurezza dei rapporti giuridici, secondo il quale la legge dispone solo per i fatti che
succedono alla sua entrata in vigore, non applicandosi a quelli precedenti, salvo casi eccezionali, previsti dal legislatore ed, in genere, favorevoli ai cittadini.
L’abrogazione consiste nella cessazione di efficacia di una norma giuridica.
6.2 L’efficacia nello spazio
Altro importante principio del nostro ordinamento è quello della territorialità del diritto, in base al quale le norme giuridiche hanno efficacia nel territorio di competenza dell’autorità che le ha emesse.
Capitolo 1
La norma giuridica
Il legislatore, inoltre, per stabilire quale sia la norma da applicare nel caso di rapporti giuridici che presentano elementi di estraneità rispetto all’ordinamento (perché una o entrambe le parti in causa sono cittadini stranieri o
perché il bene su cui verte la causa è situato al di fuori del territorio dello Stato), ha dettato un complesso di norme che nel loro insieme costituiscono il diritto internazionale privato, riformato con la Legge 31-5-95, n. 218
(Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato).
11
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione I: i caratteri generali dell’ordinamento giuridico
Capitolo
12
2
Le fonti del diritto
1. Definizione e classificazioni
Fonti del diritto sono tutti gli atti o i fatti dai quali traggono origine le norme giuridiche.
Caratteristica fondamentale degli ordinamenti giuridici moderni è la presenza di una pluralità
delle fonti ove si consideri la molteplicità dei centri di produzione (cd. fonti multilivello) .
Nell’ambito delle fonti del diritto è possibile distinguere:
a) le fonti di produzione, che rappresentano lo strumento tecnico predisposto o riconosciuto dall’ordinamento per creare, modificare ed estinguere le norme giuridiche.
Le fonti di produzione si suddividono in:
1. fonti fatto, determinate da fatti sociali o naturali considerati idonei a produrre diritto (fonti non scritte);
2. fonti atto, atti normativi posti in essere da organi o enti nell’esercizio di poteri ad
essi attribuiti dall’ordinamento (fonti scritte);
b) le fonti sulla produzione, che costituiscono le norme che determinano gli organi e le
procedure di formazione del diritto (es. il principio pacta sunt servanda stabilisce il rispetto assoluto degli accordi stipulati);
c) le fonti di cognizione, che sono gli strumenti attraverso cui è possibile conoscere le fonti di produzione.
Fra le fonti di cognizione è opportuno distinguere forme di pubblicazione:
1. necessarie (legali o privilegiate), che precedono e condizionano l’entrata in vigore di una fonte di un diritto (ad es. la Gazzetta Ufficiale);
2. non necessarie (notiziali), che non incidono sull’entrata in vigore e svolgono una
mera funzione pubblicitaria o di conoscenza (ad es. le raccolte ufficiali di usi curate
dalle Camere di Commercio. In questa categoria rientra la ripubblicazione, che costituisce una forma di pubblicazione di un provvedimento già oggetto di pubblicazione
necessaria (ad es. i testi unici meramente compilativi).
Perché si parla oggi di fonti «multilivello»?
Caratteristica fondamentale degli ordinamenti giuridici moderni è la pluralità delle fonti e il
diverso livello delle stesse ove si consideri la molteplicità dei centri nazionali, sovranazionali
e internazionali, di produzione.
Si parla — proprio alla luce dell’ingresso automatico di norme emanate dall’Unione senza la mediazione del legislatore nazionale — di fonti multilivello, che confondono non poco il vigore e l’applicazione
delle norme nei singoli Stati. Ciò anche per l’attuale costituzionalismo «asimmetrico» derivante dalla
ripartizione anomala, parziale e in via di sviluppo della governance tra ordinamenti nazionali e internazionali; tale ripartizione crea una dimensione nuova della separazione di poteri, non più secondo la
tripartizione montesquiesana delle fuzioni pubbliche in legislazione, amministrazione e giurisdizione,
ma in forza della dislocazione, a diversi livelli, delle competenze e modalità di intervento (SCUDIERO).
2. Le fonti dell’ordinamento costituzionale italiano
L’ordinamento repubblicano accoglie una pluralità di fonti del diritto, frutto anche del
moltiplicarsi negli ultimi anni dei centri di produzione di tali atti.
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione VI: diritto commerciale
Capitolo
238
2
La tutela della concorrenza
1. Il principio di libertà di concorrenza e suoi limiti
La disciplina della concorrenza tra imprenditori — cioè della loro libera competizione per
l’acquisizione e la conservazione della clientela — è basata, in linea di principio, sulla libertà della concorrenza stessa, che rappresenta un corollario del principio della libertà della
iniziativa economica privata, sancita dall’art. 41, comma 1, della Costituzione.
Essenziale è quindi la libertà dell’imprenditore di organizzare il processo produttivo, nel
modo che gli sembra più opportuno in vista della realizzazione del profitto. Ciò non significa che all’imprenditore sia permesso di attuare comportamenti che possano recare pregiudizio agli altri imprenditori, in quanto l’attività economica deve essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
L’art. 2595, in proposito — a tutela dell’interesse generale — stabilisce che la concorrenza
deve essere svolta in modo da non ledere gli interessi dell’economia nazionale.
A tal riguardo la legge pone limiti all’esercizio dell’attività imprenditoriale. Tali limiti, oltre
a quello generale espresso dall’art. 2595, possono essere: negoziali e legali.
I primi derivano, come effetti naturali, da determinati tipi contrattuali o patti inseriti nell’accordo contrattuale, mentre i secondi trovano la loro fonte in norme legislative.
Come esempi di limiti negoziali possono ricordarsi:
— le clausole di esclusiva;
— i patti di preferenza (es.: art. 1566);
— i patti di non concorrenza (art. 2596), sottoposti all’onere della prova scritta e validi solamente se circoscritti
ad una determinata zona o ad una particolare attività. Tali patti non possono mai superare la durata di un
quinquennio;
— i cd. «cartelli»: accordi con i quali i singoli imprenditori si obbligano a non vendere i loro prodotti nelle zone
riservate a taluni concorrenti (cartelli di zona), o a non vendere se non ad un dato prezzo (cartelli di prezzi), o
a non vendere a condizioni diverse da quelle d’accordo stabilite (cartelli di condizioni contrattuali).
I limiti legali sono stabiliti:
— a tutela di un determinato imprenditore e sono:
— il divieto di concorrenza imposto, a tutela dell’acquirente, a chi aliena l’azienda, il quale deve astenersi, nei cinque anni successivi al trasferimento, dall’iniziare una nuova
impresa che, per l’oggetto, l’ubicazione o altre circostanze, sia idonea a sviare la clientela dell’azienda ceduta (art. 2557);
— il divieto imposto al prestatore di lavoro di trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore (art. 2105);
— a tutela di tutti gli imprenditori che esercitano attività economica; esiste, infatti, un generico dovere di astensione da determinate forme di concorrenza, produttive di particolari pregiudizi (cd. concorrenza sleale).
2. La concorrenza sleale: definizione, fonti normative e sanzioni
La concorrenza deve attuarsi anzitutto con il rispetto di quelle norme di costume che costituiscono la correttezza professionale.
L’art. 2598 del codice civile elenca gli atti cd. tipici di concorrenza sleale, che sono: l’uso
di nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o i segni distintivi legit-
timamente usati da altri, l’imitazione servile dei prodotti di un concorrente, gli atti idonei a
creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente (atti di confusione), la diffusione di notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente per determinarne il discredito, l’appropriazione dei pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente (atti di denigrazione o vanteria).
Il n. 3 dell’art. 2598 dispone poi che compie atti di concorrenza sleale chiunque «si avvale
direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza
professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda».
In tema di concorrenza sleale, presupposto indefettibile dell’illecito è la sussistenza di una
situazione di concorrenzialità tra due o più imprenditori, derivante dal contemporaneo
esercizio di una medesima attività industriale o commerciale in un ambito territoriale anche solo potenzialmente comune.
In presenza di tali presupposti, l’imprenditore leso (ed anche la categoria professionale i
cui interessi risultino danneggiati: art. 2601) può azionare il rigido sistema di sanzioni previsto dal codice civile e cioè:
— azioni inibitorie e reintegratorie, esperibili indipendentemente da dolo o colpa o da
un danno concreto (art. 2599);
— azione di risarcimento ed eventuale pubblicazione di sentenza, in caso di dolo o colpa
del concorrente; peraltro, accertato l’illecito concorrenziale, la colpa si presume, salvo
prova contraria (art. 2600).
3. La pubblicità comparativa e le pratiche commerciali sleali
Il legislatore nazionale, nel 2007, ha adottato due decreti legislativi (D.Lgs. 145/2007 e D.Lgs. 146/2007), destinati rispettivamente ai rapporti tra professionisti ed alle pratiche intraprese da questi ultimi con i consumatori.
Il Codice del consumo, infatti, ha abbandonato il precedente specifico riferimento alla sola pubblicità ingannevole
e comparativa per abbracciare una disciplina più ampia riferibile, sotto il profilo oggettivo, ad ogni azione, omissione, condotta, dichiarazione e comunicazione commerciale «ivi compresa la pubblicità», posta in essere da un
professionista «prima, durante e dopo un’operazione commerciale relativa ad un prodotto», allargando notevolmente il campo delle condotte sanzionabili.
Per quanto riguarda l’ambito di applicazione soggettivo, le pratiche commerciali rilevanti ai fini della presente normativa sono solo quelle poste in essere tra professionisti e consumatori; rimangono, pertanto, escluse quelle condotte connesse ad un rapporto tra soli professionisti, cui invece fa riferimento il D.Lgs. 145/2007 sulla pubblicità ingannevole e comparativa.
La pubblicità è ingannevole quando è idonea ad indurre in errore i soggetti cui è rivolta e che può pregiudicare il
loro comportamento economico o ledere un concorrente (art. 2), considerate le caratteristiche dei beni e servizi
pubblicizzati ed il prezzo. La pubblicità comparativa è invece considerata lecita entro determinati limiti (quando non è ingannevole, quando confronta beni o servizi che soddisfano gli stessi bisogni e, tra di essi, confronta oggettivamente caratteristiche essenziali che siano pertinenti, verificabili e rappresentative, non crea confusione sul
mercato, non denigra concorrenti e loro prodotti, etc.) (art. 4).
Il D.Lgs. 146/2007, di parziale modifica del Codice del Consumo, disciplina invece le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra professionisti e consumatori. «Pratica commerciale» è definita «qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la commercializzazione del prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori» (art. 18, lett. d), Codice del consumo, modif. dal D.Lgs. 146/2007).
Capitolo 2
La tutela della concorrenza
Fra gli atti di concorrenza cd. atipici possono essere ricompresi: a) la concorrenza parassitaria, imitazione di ogni
iniziativa del concorrente; b) il boicottaggio economico, comportamento di chi, attraverso il rifiuto proprio o di altri soggetti di contrattare con un determinato terzo, impedisce a quest’ultimo l’accesso o la permanenza sul mercato; c) il dumping, sistematica vendita sottocosto dei propri prodotti; d) lo storno di dipendenti, sottrazione, con
mezzi subdoli, di dipendenti qualificati ad imprese concorrenti.
Il sistema di regole relative alla concorrenza sleale è predisposto nell’esclusivo interesse della categoria imprenditoriale. Restano estranei a tale tutela gli interessi dei consumatori, i quali tuttavia godono di un vantaggio indiretto
alla repressione di mezzi scorretti nella competizione tra gli operatori del mercato, e che sono destinatari di una
specifica ed autonoma tutela (D.Lgs. 206/2005, Codice del consumo, nonché D.Lgs. 145 e 146 del 2007).
239
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione VI: diritto commerciale
240
La «pratica commerciale è scorretta» quando è contraria alla diligenza professionale, falsa o idonea a falsare il comportamento economico del consumatore medio (art. 20, Codice del consumo). Le pratiche scorrette inoltre si distinguono in:
— «ingannevoli»: comprendono le azioni od ommissioni ingannevoli, volte a dare informazioni tali da indurre in
errore il consumatore o ad omettere informazioni rilevanti sul prodotto;
— «aggressive»: limitano la libertà di scelta del consumatore con molestie, coercizione o indebito condizionamento.
La tutela del consumatore è affidata in entrambi i casi all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la
quale è legittimata a sospendere (nei casi di urgenza) la pubblicità o la pratica illecita ed ad inibire la continuazione dei suddetti comportamenti.
Nel 2012, le tutele previste dal Codice del consumo a favore dei consumatori persone fisiche da pratiche commertciali ingannevoli e aggressive sono state estese anche alle microimprese (D.L. 1/2012 conv. in L. 27/2012).
Con lo stesso provvedimento è stata affidata all’Antitrust la tutela amministrativa contro le clausole vessatorie inserite nei contratti con i consumatori.
4. La disciplina antitrust nel nostro Paese
Il nostro Paese si è dotato di una disciplina antitrust con notevole ritardo rispetto agli altri
Stati membri della UE. L’approvazione della L. 10 ottobre 1990, n. 287 concernente «norme per la tutela della concorrenza e del mercato» è intervenuta dopo una lunghissima gestazione ed è frutto di delicati compromessi politici. Si tratta di una disciplina di carattere residuale e cioè operativa soltanto per comportamenti anticoncorrenziali limitati al mercato
nazionale: in caso di pratiche monopolistiche di rilievo europeo, attuate o subite da imprese italiane, troverà piena attuazione la normativa europea.
È stata, inoltre, istituita dalla L. 287/1990 un’Autorità garante della concorrenza e del
mercato, cui è demandato il compito di vigilare sul rispetto della normativa antitrust, con
ampi poteri istruttori e decisionali per il mantenimento ed il ripristino di condizioni di concorrenza effettiva. I poteri dell’Autorità Antitrust sono stati ulteriormente ampliati dal D.L.
201/2011 (decreto salva-Italia), conv. in L. 214/2011, che le ha attribuito il potere di impugnare innanzi alla giustizia amministrativa gli atti amministrativi generali, i regolamenti ed i provvedimenti che violino le norme a tutela della concorrenza. Il decreto, inoltre,
ha previsto il parere obbligatorio dell’Autorità sui disegni di legge governativi e regolamenti che introducono restrizioni all’accesso o all’esercizio di attività economiche, attività
già prevista dall’art. 22 della L. 287/1990, ma come facoltativa.
Sui poteri dell’Autorità è intervenuto il D.L. 1/2012 (decreto liberalizzazioni), conv. in L. 27/2012 che, con l’introduzione nel Codice del consumo dell’art. 37bis ha attribuito all’Autorità il potere di dichiarare la vessatorietà delle clausole inserite nei contratti tra professionisti e consumatori che si concludono mediante adesione a
condizioni generali di contratto o con la sottoscrizione di moduli o formulari. Inoltre, la L. 27/2012 ha attribuito
all’Autorità garante il compito di segnalare al Parlamento le modifiche normative necessarie a favorire l’introduzione di principi etici nei comportamenti aziendali, anche in rapporto alla tutela dei consumatori, e di procedere all’elaborazione di un rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazionale. Di questo rating si
terrà conto in sede di concessione di finanziamenti pubblici da parte delle Pubbliche Amministrazioni e in sede
di accesso al credito bancario.
5. Le intese
L’articolo 2 della legge 287/1990 fissa il divieto — e la conseguente nullità «a ogni effetto»
— di intese tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare, in maniera consistente, il gioco della concorrenza all’interno del mercato nazionale o in
una sua parte rilevante.
Trattasi delle intese consistenti nel:
— fissare direttamente o indirettamente i prezzi di acquisto o di vendita, ovvero altre condizioni contrattuali;
— impedire o limitare la produzione, gli sbocchi o gli accessi al mercato, gli investimenti, lo sviluppo tecnico o il
progresso tecnologico;
— ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento (cd. cartelli di territorio);
— applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni oggettivamente diverse per prestazioni
equivalenti, così da determinare per essi ingiustificati svantaggi nella concorrenza;
— subordinare la conclusione di contratti all’accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun rapporto con l’oggetto dei contratti
stessi.
L’articolo 4 della L. 287/1990 prevede la facoltà dell’Autorià garante di autorizzare (ma solo
per un periodo limitato) intese vietate ai sensi dell’art. 2, purché abbiano effetti tali da comportare un sostanziale beneficio per i consumatori.
La nostra legge antitrust (art. 3) vieta l’abuso, da parte di una o più imprese, di una posizione dominante all’interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante, specificando
che un abuso siffatto viene perpetrato attraverso le seguenti pratiche:
— imporre direttamente o indirettamente prezzi di acquisto, di vendita o altre condizioni
contrattuali ingiustificatamente gravose;
— impedire o limitare la produzione, gli sbocchi o gli accessi al mercato, lo sviluppo tecnico
o il processo tecnologico, a danno dei consumatori;
— applicare, nei rapporti commerciali con altri contraenti, condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti, così da determinare per essi ingiustificati svantaggi nella
concorrenza;
— subordinare la conclusione dei contratti all’accettazione da parte degli altri contraenti
di prestazioni supplementari che, per loro natura e secondo gli usi commerciali, non abbiano alcuna connessione con l’oggetto dei contratti stessi.
La posizione dominante non è vietata in assoluto, bensì solo nella misura in cui viene sfruttata abusivamente:
non è prevista, come per le intese, la possibilità di deroghe.
7. Concentrazione di imprese
Tale fenomeno esprime un concetto economico che trova il punto di identificazione nel «controllo» di un’impresa su una o più altre imprese. È necessario a tal riguardo chiarire che per
aversi concentrazione occorre che si produca una modificazione reale della struttura interna delle imprese interessate. Infatti, se le società del gruppo conservano il potere di agire in
modo autonomo si avrà semplicemente una ipotesi non di concentrazione, ma di coordinamento dei comportamenti sul mercato di imprese economicamente indipendenti.
Le operazioni di concentrazione non sono vietate in assoluto, ma unicamente nella misura in cui comportano la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante sul mercato nazionale, che influisca negativamente sul gioco
della libera concorrenza. È consentito (in particolari casi) derogare al divieto su autorizzazione dell’Autorità garante.
­
Capitolo 2
La tutela della concorrenza
6. Abuso di posizione dominante
241
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione VI: diritto commerciale
Capitolo
242
3
Il lavoro subordinato e autonomo
1. Il lavoro subordinato
1.1Il criterio identificativo del codice civile: la subordinazione tecnico-funzionale
Nel Libro V del codice civile, dedicato al «lavoro», non è contenuta una nozione di lavoro
subordinato.
Esiste però una definizione di prestatore di lavoro subordinato, individuato dall’art.
2094 c.c. in colui che «si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore».
Gli elementi più qualificanti della nozione offerta dal codice civile sono comunemente individuati nella parte conclusiva della norma, dalla quale trae origine la tradizionale identificazione della subordinazione con l’eterodirezione della prestazione lavorativa.
L’eterodirezione o subordinazione tecnico-funzionale consiste nella sottoposizione dei
prestatori di lavoro alle direttive del datore di lavoro cui spetta di determinare le modalità di
esplicazione dell’attività lavorativa, entro i limiti fissati dalla legge e dal contratto collettivo
a tutela della personalità e della dignità del lavoratore (artt. 35, 41 Cost.).
Il lavoratore subordinato esegue la prestazione dedotta in contratto secondo ordini, direttive ed impostazioni impartite dal datore di lavoro, o dai suoi collaboratori (art. 2086 c.c.).
1.2Il criterio della subordinazione «in senso stretto»
Più recentemente, in considerazione dei crescenti margini di autonomia che hanno anche i
lavoratori subordinati, è stato proposto un nuovo criterio identificativo della subordinazione, la subordinazione in senso stretto, che consiste nella estraneità del lavoratore subordinato sia all’organizzazione produttiva in cui è integrata la sua prestazione, sia al risultato della stessa (cd. doppia alienità).
Parte della dottrina, tuttavia, non ritiene superato il criterio della subordinazione in senso tecnico-funzionale: da
tale punto di vista, sarebbe sufficiente l’assoggettabilità del lavoratore alle direttive del datore, indipendentemente dalla necessità o meno di esse ai fini dell’esecuzione del lavoro e dal fatto che esse siano o meno effettivamente impartite (MAZZIOTTI).
Tradizionalmente, oltre al criterio della subordinazione tecnico-funzionale, si faceva riferimento anche alla subordinazione socio-economica. Tuttavia, la dipendenza o inferiorità economica, che ha caratterizzato storicamente il
lavoro salariato ed ha giustificato la formazione di un apparato di tutele giuridiche ed economiche in favore del lavoratore, non costituisce più un tratto essenziale ed esclusivo del lavoro subordinato ed è quindi sempre più in declino come criterio di qualificazione della subordinazione.
Infatti, è comune opinione che, attualmente, la dipendenza economica riguardi anche alcuni rapporti di lavoro non
subordinati, ove possono celarsi le forme peggiori di precarietà e di sfruttamento. Per contro, nell’ambito del lavoro subordinato, il possesso di elevate professionalità o di specializzazioni poco diffuse può finire con il rendere
i lavoratori più forti sotto il profilo negoziale e sociale.
2. Gli effetti della natura subordinata del rapporto di lavoro
La qualificazione del rapporto di lavoro come lavoro subordinato è determinante sotto il
profilo degli effetti giuridici.
Infatti i rapporti di lavoro subordinato sono regolati da una disciplina caratterizzata da una
marcata finalità protettiva e garantista.
— all’atto della instaurazione del rapporto di lavoro, il datore di lavoro ha l’obbligo di registrare i lavoratori
nella documentazione aziendale obbligatoria, comunicando preventivamente agli uffici competenti l’assunzione,
e, per tutta la durata del rapporto, di provvedere alle denunce obbligatorie al fine di documentare l’esistenza
del rapporto di lavoro nei confronti dell’ente previdenziale;
— il lavoratore deve essere inquadrato, vale a dire che, all’atto dell’assunzione, devono essere determinate, in base
all’accordo contrattuale, alle sue capacità professionali e alle mansioni che dovrà svolgere, la qualifica e la categoria
(art. 96 disp. att. c.c.). Egli deve essere, poi, adibito alle mansioni per le quali è stato assunto (art. 2103 c.c.);
— il datore deve corrispondere al lavoratore una retribuzione non inferiore agli importi previsti dal contratto
collettivo di categoria in base alla qualifica che gli è attribuita e alle mansioni da questi svolte e comunque
proporzionata alla qualità ed alla quantità del lavoro prestato (art. 36 Cost.);
— nell’organizzazione dell’attività lavorativa il datore di lavoro deve osservare le limitazioni in materia di durata
del lavoro accordando al prestatore i riposi giornalieri, settimanali e annuali (ferie) stabiliti dalla legge e dalla
contrattazione collettiva, a salvaguardia del suo benessere psico-fisico e della vita affettiva e sociale;
— il lavoratore subordinato beneficia di una speciale tutela previdenziale che si realizza mediante le cd. assicurazioni sociali obbligatorie e che fa sì che i lavoratori dipendenti siano sollevati dal rischio di eventi, connessi o
meno con l’attività lavorativa, in grado di incidere però sulla capacità di lavoro o di guadagno (malattia generica
e professionale, infortunio sul lavoro e non, riduzione dell’attività lavorativa e disoccupazione involontaria,
invalidità, vecchiaia, carico familiare etc.);
— il datore di lavoro è obbligato a provvedere al finanziamento delle assicurazioni sociali, mediante il pagamento
dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi previsti dalla normativa vigente.
La contribuzione grava quasi interamente sul datore di lavoro, anche se per alcune gestioni, quali quelle pensionistiche, una parte della stessa è a carico del lavoratore. In entrambi i casi, però, il datore di lavoro è l’unico
responsabile per il versamento dei contributi all’ente previdenziale, anche per quelli a carico del lavoratore
(art. 2115, co. 2, c.c.);
— l’estinzione del rapporto di lavoro da parte del datore di lavoro non è libera, ma è subordinata alla sussistenza di una giusta causa e di un giustificato motivo (L. 604/1966 e art. 18, L. 300/1970), ed inoltre vige un
vero e proprio divieto di recedere in determinate circostanze ove la stabilità del rapporto è garantita per legge
(maternità e paternità dei lavoratori, matrimonio della lavoratrice, malattia etc.);
— in caso di controversia avente origine dal rapporto di lavoro, si applica un rito speciale (art. 409 ss. c.p.c.),
diverso da quello ordinario, perché è finalizzato a garantire una celere risoluzione della vertenza per consentire
al lavoratore l’immediata soddisfazione dei propri diritti e crediti della vertenza.
3. Il lavoro autonomo
In base all’art. 2222 c.c., è lavoratore autonomo colui che «si obbliga a compiere verso un
corrispettivo un’opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di
subordinazione nei confronti del committente».
Il lavoro autonomo comprende, oltre alle prestazioni d’opera di cui all’art. 2222 c.c., anche le prestazioni professionali e intellettuali (art. 2229 c.c.), i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e il lavoro a progetto (art.
409, n. 3, c.p.c.).
L’assenza di subordinazione si riflette nelle modalità di estrinsecazione della attività
lavorativa: il lavoratore autonomo infatti agisce in piena discrezionalità e autodirezione
(MAZZIOTTI).
Inoltre, nel lavoro autonomo la materiale esecuzione dell’attività può essere affidata a sostituti o assistenti, anche
se il lavoratore rimane sempre l’unico e personale responsabile nei confronti del committente (art. 2226 c.c.); l’attività prestata nel lavoro autonomo è considerata, poi, nella sua unitarietà, mentre nel lavoro subordinato prevale
il carattere continuativo della prestazione che è temporalmente suddivisibile (mazziotti).
Talvolta nella realtà non è facile distinguere un rapporto di lavoro subordinato da quello autonomo.
La giurisprudenza ritiene che l’elemento fondamentale è costituito dall’assoggettamento del lavoratore al potere di direzione e di controllo del datore di lavoro, assoggettamento che non si riscontra tra lavoratore autonomo e committente.
Se non è possibile rinvenire tale elemento, è possibile riferirsi ai seguenti indici che, se riscontrati nello svolgimento del rapporto di lavoro, ne rivelano la natura subordinata:
— l’osservanza di un orario di lavoro predeterminato;
Capitolo 3
Il lavoro subordinato e autonomo
Il lavoratore subordinato è tutelato da norme inderogabili che regolano tutti i principali eventi ed aspetti del rapporto di lavoro (inquadramento, retribuzione, orario di lavoro, diritti del lavoratore, sospensioni, estinzione del
rapporto etc.) e in particolare da un determinato trattamento economico e normativo in virtù del quale:
243
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione VI: diritto commerciale
244
—
—
—
—
—
—
—
la collaborazione;
l’assenza del rischio in capo al lavoratore;
la natura della prestazione;
la continuità della prestazione;
il versamento, a cadenze fisse, di una retribuzione prestabilita;
l’inserimento del lavoratore nell’organizzazione produttiva;
il coordinamento dell’attività lavorativa all’assetto organizzativo dato all’impresa dal datore di lavoro.
In generale, poi, per determinare la natura (autonoma o subordinata) del rapporto di lavoro, è, di per sé, irrilevante la
denominazione giuridica attribuita dalle parti al contratto (cd. nomen iuris), in ossequio al principio in base al quale
si deve privilegiare il comportamento che esse hanno avuto durante lo svolgimento del rapporto stesso rispetto alla
volontà che avevano manifestato al momento della stipulazione del contratto.
Il nomen iuris è quindi soltanto uno degli elementi da valutare al fine di individuare l’esatta volontà delle parti.
4. La parasubordinazione, le co.co.co. e il lavoro a progetto
In alcuni casi, il lavoro autonomo può svolgersi con caratteristiche analoghe a quelle rinvenibili nel lavoro subordinato. La diffusione di lavoratori giuridicamente qualificabili come
autonomi, ma che di fatto si trovano in una posizione di dipendenza verso il committente,
ha fatto sì che la dottrina e la giurisprudenza, nel riferirsi a loro, creassero una vera e propria categoria: la cd. parasubordinazione.
L’istituto ha ricevuto il primo riconoscimento legislativo nell’ambito del diritto processuale
civile, in quanto la L. 533/1973, nel modificare l’art. 409 c.p.c., ha esteso l’applicazione delle disposizioni sul processo del lavoro ai rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale e a tutti gli «­altri rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione d’opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato» e comunemente denominati collaborazioni coordinate e continuative (cd. co.co.co.).
Ai rapporti di lavoro parasubordinato sono state estese anche altre norme applicate al rapporto di lavoro subordinato: l’art. 2113 c.c., sull’invalidità delle rinunzie e delle transazioni del lavoratore, e l’art. 429 c.p.c. che prevede,
in caso di condanna del datore di lavoro al pagamento di crediti di lavoro, anche quella al risarcimento del danno
da svalutazione monetaria e agli interessi nella misura legale.
In virtù di tali caratteristiche, lo strumento delle collaborazioni coordinate e continuative è
stato spesso utilizzato per eludere la normativa sul lavoro subordinato.
Per evitare l’utilizzo fraudolento di tali rapporti, il D.Lgs. 10-9-2003, n. 276 ha introdotto
il lavoro a progetto stabilendo che i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa,
prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione (natura autonoma), dovevano essere stipulati nell’ambito di tale tipologia contrattuale. In particolare, tutti i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa dovevano essere riconducibili a uno o più
progetti specifici, determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore.
Il committente, con la stipula di un contratto di lavoro a progetto, aveva l’obbligo di determinare per iscritto il
progetto, oggetto dell’attività del collaboratore che ne avrebbe poi gestito l’esecuzione autonomamente, seppur in
modo funzionalmente integrato con l’attività del committente. Il progetto doveva essere collegato a un determinato risultato finale, corrispondente ad uno specifico e verificabile interesse del committente.
Erano quindi vietati rapporti di collaborazione coordinata e continuativa atipici, cioè stipulati senza l’osservanza della disciplina del lavoro a progetto.
In particolare, il sistema sanzionatorio prevedeva che:
— in caso di mancanza del progetto, il rapporto di collaborazione a progetto si trasforma in rapporto di lavoro
subordinato a tempo indeterminato sin dall’origine.
Ciò in quanto l’individuazione di uno specifico progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto
di collaborazione coordinata e continuativa;
— nei casi di finto lavoro a progetto, ovvero in caso di accertamento giudiziale di un rapporto di natura subordinata,
indipendentemente dalla predisposizione o meno del progetto, il rapporto (simulato) di lavoro a progetto si trasforma
in un rapporto di lavoro subordinato «corrispondente alla tipologia negoziale di fatto realizzatasi tra le parti».
Il D.Lgs. 15-6-2015, n. 81 emanato in attuazione della L. 183/2014, cd. Jobs Act, nell’ambito di un’ampia riforma delle tipologie contrattuali, ha sancito il definitivo superamento
del lavoro a progetto, ponendo il divieto di stipulare nuovi contratti a progetto dal 25-62015 (data di entrata in vigore del decreto).
I contratti di lavoro a progetto in corso a tale data sono salvaguardati fino alla loro naturale scadenza.
Rapporti di co.co.co. potranno ancora essere attivati ex art. 409 c.p.c., senza però lo schema del lavoro a progetto.
Il D.Lgs. 81/2015, ha, quindi, stabilito che a partire dal 1°-1-2016, le co.co.co. stipulate in
funzione dissimulatoria siano trasformate in lavoro subordinato. In particolare, è stato previsto che alle collaborazioni esclusivamente personali, continuative le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro dovrà essere applicata la disciplina del lavoro subordinato.
CRITERI DISTINTIVI TRA LAVORO SUBORDINATO,
LAVORO AUTONOMO E PARASUBORDINATO
una persona si obbliga, dietro
retribuzione, a prestare il proprio lavoro per conto e sotto la
direzione di un’altra parte (datore di lavoro)
organizzazione
di mezzi
non esiste
posizione del la- subordinazione
voratore rispetto all’altra parte
incidenza del ri- non ricade sul lavoratore
schio
Lavoro autonomo
co.co.co.
una persona si obbliga a com- una persona collabora all’atpiere, verso corrispettivo, tività di altri (committenti),
un’opera o un servizio, con con una prestazione di opelavoro proprio e senza subor- ra continuativa e coordinadinazione, nei confronti di ta, prevalentemente persoun’altra parte (committente) nale e senza vincolo di subordinazione
generalmente è presente
(ma non prevalente)
autonomia e discrezionalità
sul tempo, il luogo e il modo di
organizzare la propria attività
ricade sul lavoratore
può esistere (ma non prevalente)
autonomia e collaborazione
ricade sul lavoratore
5. La compatibilità tra rapporto associativo e lavoro subordinato
5.1 Il rapporto di lavoro subordinato ed il vincolo associativo
In alcuni rapporti associativi è rinvenibile la situazione in cui il socio o l’associato si trova
ad eseguire un’attività di lavoro. La peculiarità di tali ipotesi è che, mentre nel rapporto di lavoro subordinato l’attività lavorativa è eseguita in ragione di un contratto di scambio, articolato in due obbligazioni principali o controprestazioni (la prestazione del lavoratore e la retribuzione del datore), nei rapporti di tipo associativo lo svolgimento di un’attività lavorativa è di regola una conseguenza stessa del vincolo associativo.
Le caratteristiche del rapporto associativo fanno sì che vengano a mancare quegli elementi indispensabili per l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato (eterodirezione ed estraneità
all’organizzazione e al profitto derivante dall’attività) e per l’applicazione della relativa disciplina.
Il socio d’opera è colui che nella società di persone conferisce, anziché beni, la propria opera
lavorativa. Egli, si obbliga a prestare lavoro in favore della società, non per ricevere in cambio la retribuzione, ma perché partecipa allo scopo societario ed è titolare degli stessi poteri
di amministrazione e decisione degli altri soci.
Il rapporto di lavoro subordinato è considerato compatibile con quello associativo, se l’attività lavorativa del socio,
svolta in forma subordinata, non costituisce oggetto del conferimento per partecipare alla società.
Capitolo 3
Il lavoro subordinato e autonomo
Lavoro subordinato
nozione
245
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione VI: diritto commerciale
Capitolo
318
11
mercato mobiliare, servizi ed attività
di investimento
1. Il mercato mobiliare
Il mercato mobiliare può essere definito come quella parte del mercato finanziario sul quale
vengono prodotti e/o scambiati valori mobiliari e svolte attività relative ai valori mobiliari.
➤➤ Esso può essere ripartito
nei fondamentali segmenti
➤➤ Bancario
➤➤ Assicurativo
➤➤ Mobiliare
La nozione di mercato mobiliare è stata incentrata su quella di valori mobiliari, con cui si intendono i prodotti
finanziari naturalmente destinati alla circolazione.
Il completamento della attuale disciplina del mercato mobiliare si è avuto con il D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58
(Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, cd. TUF). Tale atto legislativo non
persegue soltanto lo scopo, proprio dei testi unici, di unificare le norme in tema di intermediari mobiliari e di offerte pubbliche di acquisto, ma anche quello di dettare le norme sull’organizzazione dei mercati mobiliari, la cui gestione viene liberalizzata, e quello di dettare una nuova disciplina di alcuni istituti di diritto societario, finalizzata al
rafforzamento della tutela delle minoranze, con esclusivo riferimento alle società quotate in mercati regolamentati.
Il TUF ha ulteriormente innovato la nozione di valore mobiliare, estendendo l’ambito di applicazione del concetto
di strumento finanziario e introducendo quello di prodotto finanziario.
2. Gli strumenti finanziari e le attività di investimento
Il D.Lgs. 58/1998, all’art. 1, definisce in primo luogo la nozione di valore mobiliare (introdotto dal decreto MIFID) e di strumenti finanziari:
Per valori mobiliari si
intendono categorie di
valori negoziabili nel
mercato dei capitali,
quali (art. 1, co. 1bis,
TUF):
Per strumenti finanziari si intendono
(art. 1, co. 2, TUF,
modif. dal decreto
MiFID)
➤➤ a) le azioni di società e altri titoli equivalenti ad azioni di società, di partnership o
di altri soggetti e certificati di deposito azionario;
➤➤ b) obbligazioni e altri titoli di debito, compresi i certificati di deposito relativi a
tali titoli;
➤➤ c) qualsiasi altro titolo normalmente negoziato che permette di acquisire o di vendere i suddetti valori mobiliari;
➤➤ d) qualsiasi altro titolo che comporta un regolamento in contanti determinato con
riferimento ai valori mobiliari indicati alle precedenti lettere, a valute, a tassi di
interesse, a rendimenti, a merci, a indici o a misure.
➤➤ a) valori mobiliari, ossia i titoli negoziabili sul mercato dei capitali di cui all’art. 2,
comma 1bis TUF, tra i quali le azioni, i titoli di debito e gli strumenti finanziari
previsti dal codice civile, nonché i titoli di Stato;
➤➤ b) strumenti del mercato monetario, che sono categorie di strumenti normalmente negoziati nel mercato monetario, quali, ad es., i buoni del tesoro, i certificati
di deposito e le carte commerciali (art. 1, co. 1ter, introdotto dal MiFID);
➤➤ c) quote di un organismo di investimento collettivo del risparmio;
➤➤ d) contratti di opzione, contratti finanziari a termine standardizzati («future»),
«swap», accordi per scambi futuri di tassi di interesse e altri contratti derivati
connessi a valori mobiliari, valute, tassi di interesse o rendimenti, o ad altri strumenti derivati che possono essere regolati con consegna fisica del sottostante o
con il pagamento di differenziali in contanti;
➤➤ e) contratti di opzione, contratti «future», «swap», accordi per scambi futuri di tassi di interesse e altri contratti derivati connessi a merci il cui regolamento avviene
con il pagamento di differenziali in contanti o può avvenire in tal modo a discrezione di una delle parti, con esclusione dei casi in cui tale facoltà consegue a inadempimento o ad altro evento che determina la risoluzione del contratto;
Si può notare che il legislatore individua la species dei valori mobiliari nell’ambito della categoria degli strumenti finanziari, individuandoli nei valori negoziabili sul mercato dei capitali e fornendone un catalogo aperto. I valori mobiliari si caratterizzano per la loro attitudine alla circolazione, caratteristica che non posseggono gli strumenti finanziari elencati nel relativo catalogo.
Il TUF 58/1998 definisce inoltre i servizi e le attività di investimento, nei quali ricomprende le seguenti attività, quando hanno per oggetto strumenti finanziari (art. 1, co. 5, TUF,
modif. dal decreto MiFID):
a) negoziazione per conto proprio.
Tale attività, definita dal decreto MiFID, consiste nell’acquisto e vendita di strumenti finanziari, in relazione a
ordini dei clienti, nonché nell’attività di market maker (che è il soggetto che si propone sui mercati regolamentati e sui sistemi multilaterali di negoziazione come disposto a negoziare in contropartita diretta acquistando
e vendendo strumenti finanziari ai prezzi da esso definiti);
b) esecuzione di ordini per conto dei clienti;
c) sottoscrizione e/o collocamento con assunzione a fermo ovvero con assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente;
c-bis) collocamento senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente (l’intermediario, quindi, si obbliga a ricercare tra il pubblico i soggetti interessati alla sottoscrizione o all’acquisto degli strumenti finanziari, ma il rischio di insuccesso grava sull’emittente);
d) gestione di portafogli;
e) ricezione e trasmissione di ordini e attività di mediazione;
f) consulenza in materia di investimenti.
Tale attività è stata introdotta ex novo dal decreto MiFID e consiste nella prestazione di raccomandazioni
personalizzate a un cliente, dietro sua richiesta o per iniziativa del prestatore del servizio, riguardo a una o più
operazioni relative ad un determinato strumento finanziario. La raccomandazione è personalizzata quando è
presentata come adatta per il cliente o è basata sulla considerazione delle caratteristiche del cliente, mentre
non è personalizzata se viene diffusa al pubblico mediante canali di distribuzione (co. 5septies, introdotto dal
decreto MiFID);
g) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione.
Anche tale attività è stata introdotta ex novo dal decreto MiFID. I sistemi multilaterali di negoziazione
consentono l’incontro, al loro interno ed in base a regole non discrezionali, di interessi multipli di acquisto e
di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a contratti.
Capitolo 11
mercato mobiliare, servizi ed attività di investimento
Per strumenti finanziari si intendono
(art. 1, co. 2, TUF,
modif. dal decreto
MiFID)
➤➤ f) contratti di opzione, contratti «future», «swap» e altri contratti derivati connessi a merci il cui regolamento può avvenire attraverso la consegna del sottostante e che sono negoziati su un mercato regolamentato e/o in un sistema multilaterale di negoziazione;
➤➤ g) contratti di opzione, contratti «future», «swap», contratti a termine («forward»)
e altri contratti derivati connessi a merci il cui regolamento può avvenire attraverso la consegna fisica del sottostante, che non hanno scopi commerciali, e
aventi le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati;
➤➤ h) strumenti derivati per il trasferimento del rischio di credito;
➤➤ i) contratti finanziari differenziali;
➤➤ j) contratti di opzione, contratti «future», «swap», contratti a termine sui tassi d’interesse e altri contratti derivati connessi a variabili climatiche, tariffe di trasporto, quote di emissione, tassi di inflazione o altre statistiche economiche ufficiali, il cui regolamento avviene attraverso il pagamento di differenziali in contanti o può avvenire in tal modo a discrezione di una delle parti, con esclusione dei
casi in cui tale facoltà consegue a inadempimento o ad altro evento che determina la risoluzione del contratto, nonché altri contratti derivati connessi a beni,
diritti, obblighi, indici e misure, diversi da quelli sopra indicati, aventi le caratteristiche di altri strumenti finanziari derivati.
319
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro I: discipline giuridiche
Sezione VI: diritto commerciale
Per «servizi accessori» si intendono invece (art. 1, co. 6, TUF):
320
a)
b)
c)
la custodia e amministrazione di strumenti finanziari e relativi servizi connessi;
la locazione di cassette di sicurezza;
la concessione di finanziamenti agli investitori per consentire loro di effettuare un’operazione relativa a
strumenti finanziari, nella quale interviene il soggetto che concede il finanziamento;
d)
la consulenza alle imprese in materia di struttura finanziaria, di strategia industriale e di questioni connesse,
nonché la consulenza e i servizi concernenti le concentrazioni e l’acquisto di imprese;
e)
i servizi connessi all’emissione o al collocamento di strumenti finanziari, ivi compresa l’organizzazione e la
costituzione di consorzi di garanzia e collocamento;
f)
la ricerca in materia di investimenti, l’analisi finanziaria o altra forma di raccomandazione generale riguardanti operazioni relative a strumenti finanziari;
g)
l’intermediazione in cambi, quando collegata alla prestazione di servizi d’investimento;
g-bis) le attività e i servizi individuati con regolamento del Ministro dell’economia e delle finanze e connessi alla prestazione di servizi di investimento o accessori aventi ad oggetto strumenti derivati.
3. L’esercizio professionale dei servizi e delle attività di investimento
L’esercizio professionale, nei confronti del pubblico, dei servizi e delle attività di investimento è riservato alle imprese di investimento e alle banche, intendendosi per imprese
di investimento le Sim e le imprese di investimento comunitarie ed extracomunitarie (art.
18 del TUF 58/1998). Banche ed imprese di investimento rappresentano, dunque, le due
principali categorie di soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi ed attività di investimento e la riserva nei loro confronti è senza limitazioni: tali soggetti, infatti, possono prestare tutti i servizi ed attività di investimento senza alcuna eccezione.
Altri soggetti, poi, sono legittimati a prestare soltanto alcuni servizi di investimento ed a particolari condizioni. Trattasi degli intermediari finanziari iscritti in un apposito albo di cui all’art. 106 T.U. bancario come modificato dal D.Lgs.
141/2010 (merchant bank, società finanziarie, società di factoring etc.), la cui attività è limitata alla negoziazione
per conto proprio degli strumenti finanziari derivati ed all’esecuzione di ordini per conto dei clienti nonché alla
sottoscrizione e/o collocamento, e delle società di gestione del risparmio (SGR), limitatamente alla gestione di portafogli e consulenza in materia di investimenti.
A seguito delle novità introdotte dal D.Lgs. 44/2014, le SGR possono, altresì, prestare professionalmente nei confronti del pubblico il servizio di ricezione e trasmissione di ordini, qualora autorizzate a prestare il servizio di gestione di fondi di investimento alternativi (FIA). Inoltre, le società di gestione UE possono prestare professionalmente nei confronti del pubblico il servizio di gestione di portafogli e di consulenza in materia di investimenti, qualora autorizzate nello Stato membro d’origine.
Tra i servizi di investimento una particolare disciplina è riservata alla gestione individuale del patrimonio («gestione su base individuale di portafogli d’investimento per conto terzi»), che consiste nell’operazione con cui il risparmiatore affida all’intermediario (gestore) un singolo patrimonio allo scopo di incrementarne il valore e che
presenta alcune particolarità. Sempre nell’ambito delle gestioni patrimoniali rientra altresì la gestione patrimoniale in monte, ossia la gestione collettiva del risparmio, la cui disciplina è stata recentemente modificata dal
D.Lgs. 44/2014 che ha introdotto nuove categorie di soggetti e prodotti precedentemente non contemplati dal TUF.
L’art. 1, comma 1, lett. n) TUF (come modif. dal D.Lgs. 44/2014) definisce la gestione collettiva del risparmio come
«il servizio che si realizza attraverso la gestione di OICR e dei relativi rischi». La definizione, quindi, è incentrata attorno alla nozione di organismo di investimento collettivo del risparmio (OICR), la cui individuazione è fornita dall’art.
1, comma 1, lett. k) TUF secondo un’impostazione che riguarda, principalmente, l’attività svolta dall’organismo. Per
OICR si intende, infatti, «l’organismo istituito per la prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, il cui
patrimonio è raccolto tra una pluralità di investitori mediante l’emissione e l’offerta di quote o azioni, gestito in monte
nell’interesse degli investitori e in autonomia dai medesimi, nonché investito in strumenti finanziari, crediti, partecipazioni o altri beni mobili o immobili, in base ad una politica di investimento predeterminata». Tale definizione pone
in luce tutti gli elementi essenziali di tale figura. In particolare, gli elementi distintivi di un OICR – rispetto al servizio di gestione individuale – attengono al fatto che l’attività gestoria sia svolta «in monte» e cioè nell’interesse e per
conto di una pluralità di investitori. L’investitore, quindi, partecipa ad una forma collettiva di investimento acquisendo una quota di partecipazione ad un patrimonio indiviso al quale partecipano, pro-quota, anche altri investitori.
Diversamente dalla gestione individuale, il gestore opera non nell’interesse del singolo investitore, ma nell’interesse collettivo dei partecipanti. In un OICR, quindi, non vi è spazio per la considerazione delle esigenze individuali
del singolo investitore, elemento, quest’ultimo, che caratterizza i servizi di investimento, nei quali l’attività dell’intermediario è costantemente commisurata alle esigenze di investimento del singolo soggetto.
4. Le società di intermediazione mobiliare
Le SIM (società di intermediazione mobiliare) devono essere costituite nella forma della società per azioni; devono ricomprendere nella denominazione sociale le parole «società di intermediazione mobiliare» ed avere sede legale nel territorio della Repubblica. Il capitale sociale versato deve essere di ammontare non inferiore a quello determinato in via generale della Banca d’Italia.
Coloro che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo, nonché i titolari di
partecipazioni nelle SIM, devono possedere specifici requisiti di onorabilità, di competenza
professionale e di indipendenza, stabiliti con regolamento ministeriale adottato sentite la
Consob e la Banca d’Italia (artt. 13-14 TUF, come modificati dal decreto correttivo 37/2004,
dal D.Lgs. 21/2010 e da ultimo dal D.Lgs. 44/2014).
L’art. 19 del TUF (modif. dal D.Lgs. 164/2007 cd. MiFID, dal D.Lgs. 21/2010 e da ultimo dal D.Lgs. 72/2015) attribuisce alla Consob il potere di autorizzare l’esercizio dei servizi e delle attività di investimento da parte delle SIM,
subordinando il rilascio dell’autorizzazione (che deve avvenire entro 6 mesi dalla presentazione della domanda)
al rispetto delle condizioni anzidette e richiedendo altresì che:
— venga presentato, unitamente all’atto costitutivo ed allo statuto, un programma concernente l’attività iniziale, ivi
compresa l’illustrazione dei tipi e delle operazioni previste, delle procedure adottate per l’esecizio delle attività
e dei tipi di servizi accessori che si intendono esercitare, nonché una relazione sulla struttura organizzativa,
comprendente l’illustrazione dell’eventuale affidamento ai terzi di funzioni operative essenziali;
— la struttura del gruppo di cui è parte la società non sia tale da pregiudicare l’effettivo esercizio della vigilanza
sulla stessa.
L’autorizzazione deve essere negata quando «non risulta garantita la sana e prudente gestione e assicurata la capacità dell’impresa di esercitare correttamente i servizi e le attività di investimento».
Tutte le società di intermediazione mobiliare devono essere iscritte in un apposito Albo tenuto presso la Consob che
comunica alla Banca d’Italia le iscrizioni.
Capitolo 11
mercato mobiliare, servizi ed attività di investimento
La nozione generale di OICR si declina in una serie di sottonozioni che sono, in parte, frutto dell’evoluzione della
disciplina interna e, in parte, dovute all’impatto della normativa comunitaria.
La disciplina distingue, innanzitutto, gli OICR aperti e gli OICR chiusi: i primi sono quelli che consentono ai partecipanti di chiedere il rimborso del loro investimento; gli OICR chiusi, invece, sono tutti quelli divesi da quelli aperti. Altro elemento di distinzione tra le diverse categorie di OICR attiene alla struttura dell’organismo, che può avere una forma societaria o contrattuale. Gli OICR che hanno forma societaria sono rappresentati dalle SICAV e dalle
SICAF; gli OICR che hanno forma contrattuale sono rappresentati dai fondi comuni di investimento.
L’attività di gestione di un fondo comune di investimento prevede, nella sua articolazione strutturale, l’intervento
di tre soggetti o centri di imputazione di interessi. Il primo centro di imputazione di interessi è costituito dai risparmiatori che fanno affluire i loro risparmi al fondo. Il secondo è rappresentato dalla società di gestione, ossia dalla società che istituisce e gestisce il fondo. Il terzo soggetto è rappresentato dal depositario.
Sia l’attività di istituzione sia quella di gestione del fondo sono riservate alle società di gestione del risparmio (SGR)
e alle società omologhe autorizzate dalle direttive comunitarie.
Il recepimento della direttiva 2011/61/UE ad opera del D.Lgs. 44/2014 ha comportato l’ampliamento dei soggetti esteri che possono svolgere tale attività (società di gestione UE, gestori di FIA UE e gestori di FIA non UE).
La società di gestione del risparmio è uno degli intermediari cui è riservato l’esercizio professionale dell’attività
di gestione collettiva del risparmio.
Le SGR possono prestare, oltre al servizio di gestione collettiva del risparmio, anche il servizio di gestione di portafogli e il servizio di consulenza in materia di investimenti. Oltre a ciò, l’art. 33 TUF consente loro di prestare l’attività di istituzione e gestione di fondi pensione, di commercializzare quote o azioni di OICR gestiti da terzi, nonché prestare il servizio di ricezione e trasmissione di ordini, qualora la SGR sia autorizzata a prestare il servizio
di gestione di FIA.
L’altro soggetto che concorre alla prestazione del servizio di gestione collettiva è il depositario che svolge, innanzitutto, la funzione di custodire le attività dell’OICR rappresentate da strumenti finanziari.
Ai sensi dell’art. 47 TUF, per ciascun OICR — e dunque per ciascun fondo comune — il gestore è tenuto a conferire l’incarico di depositario a un unico soggetto. Le funzioni del depositario non si limitano alla custodia del patrimonio del fondo in quanto egli è tenuto anche a controllare l’operato della società di gestione e la sua conformità
alle previsioni di legge e di regolamento.
321
Libro
II
discipline economiche
Sezione
L’economia politica
e il sistema economico
I
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione I: L’economia politica e il sistema economico
Capitolo
326
1
I concetti base della scienza economica
1. Oggetto della scienza economica
Il termine economia politica deriva da tre parole greche: oikos (casa), nomos (legge) e polis
(Stato). Il significato etimologico, dunque, sottolinea come i problemi oggetto della scienza
economica riguardino tutti gli uomini, in quanto ogni individuo avverte la necessità di consumare, produrre, risparmiare ed investire quanto più razionalmente possibile le scarse risorse
disponibili in natura, per raggiungere il benessere individuale. Poiché l’economia prende in
considerazione gli individui come membri di una società, essa è definita «economia politica».
Argomento di studio della scienza economica è, dunque, l’analisi del comportamento umano di fronte al problema di soddisfare i bisogni individuali, potenzialmente illimitati e sempre nuovi, con risorse naturali limitate.
Ogni persona, perciò, è un soggetto economico quando, attraverso il suo comportamento,
mira a soddisfare, nel modo migliore, un certo bisogno. In questa situazione, infatti, egli opererà una scelta, in conseguenza della scarsità di risorse utili a soddisfare i suoi bisogni. Potrà seguire il principio utilitaristico dell’impiego del minimo mezzo o il principio del conseguimento del massimo risultato: in ogni caso avrà preso la decisione più razionale, agendo in maniera economica.
Data la scarsità dei mezzi, il raggiungimento della piena soddisfazione dei bisogni impone
agli operatori economici (pubblici o privati, singoli o associati) delle scelte:
— dare la priorità tra i bisogni che si presentano a quelli che si considerano, in un dato momento, più urgenti e importanti (si dà la precedenza all’acqua, ai cibi, al vestiario, rispetto ai beni voluttuari);
— utilizzare le risorse a disposizione nella maniera più idonea o utile e, comunque, sfruttando la migliore combinazione produttiva (ad esempio più macchine e meno operai in
caso di alto costo di mano d’opera).
Riassumendo, si può dire che oggetto dell’economia politica è il fenomeno economico, ovvero
il complesso degli atti dell’uomo aventi come fine ultimo il soddisfacimento dei propri bisogni.
2. Microeconomia e macroeconomia
La scienza economica studia il fenomeno economico sotto due aspetti fondamentali, per cui
è possibile distinguere fra microeconomia e macroeconomia.
La microeconomia analizza il comportamento dei «singoli» soggetti economici e studia,
perciò, il comportamento razionale del consumatore e dell’imprenditore. Lo strumento di
analisi è la teoria del prezzo, poiché è il prezzo che influenza le decisioni dei singoli operatori.
L’approccio macroeconomico, invece, esamina i fenomeni economici a livello di sistema, sottolineando le relazioni generali che intercorrono fra essi, e procedendo per aggregati.
La macroeconomia, perciò, studia il volume globale dei consumi e dei risparmi, il livello generale dell’occupazione, l’equilibrio della bilancia dei pagamenti di un Paese, e così via per grandezze aggregate.
3. Il metodo nella scienza economica
Ogni scienza nel suo processo conoscitivo può seguire due strade: procedere dal generale al
particolare (metodo deduttivo) o dal particolare al generale (metodo induttivo).
Il metodo deduttivo parte da principi generali (postulati e assiomi) per giungere, attraverso il puro ragionamento, all’enunciazione di leggi che spieghino ogni caso particolare.
Ad esempio, si suppone che ogni individuo cercherà di massimizzare la propria utilità. Da
questa legge generale per deduzione si ricava quale dovrebbe essere il comportamento razionale del consumatore.
Con il metodo induttivo si parte dall’osservazione di fatti concreti per poi giungere all’enunciazione di una legge generale, che spieghi in modo plausibile il fenomeno osservato e tutti gli altri fenomeni simili.
Ad esempio, se si osserva che ogni volta che il reddito aumenta, anche il consumo cresce, si
può supporre che esista una relazione diretta fra consumo e reddito.
L’economia politica si definisce una scienza sociale in quanto studia il comportamento
dell’uomo inserito in una società. Come tale essa ha rapporti con le altre discipline che interessano il rapporto uomo-società, come:
— la scienza delle finanze o economia pubblica, che studia l’attività svolta da Stato ed enti
pubblici per procurarsi i mezzi necessari a soddisfare l’interesse collettivo;
— la statistica: tale scienza è lo strumento teorico adottato in economia per la verifica della validità delle leggi economiche;
— altre discipline sociali quali la storia (in particolare la storia economica) e la sociologia.
L’economia politica, ovviamente, fornisce le conoscenze basilari e gli strumenti metodologici per numerose altre discipline economiche quali l’economia monetaria, l’economia internazionale, l’econometria e così via, ma è con la politica economica che essa presenta le
maggiori affinità. La politica economica, infatti, studia l’intervento dello Stato nell’economia e suggerisce gli strumenti da adottare per conseguire determinati obiettivi. Per le sue
caratteristiche la politica economica viene anche definita economia normativa poiché detta
delle norme di comportamento per raggiungere un certo fine e viene contrapposta all’economia politica (o economia positiva) volta allo studio del sistema economico ed alla creazione di modelli esplicativi.
Capitolo 1
I concetti base della scienza economica
4. Rapporti dell’economia politica con le altre scienze
327
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione I: L’economia politica e il sistema economico
Capitolo
328
2
Le principali correnti
del pensiero economico
1. Scuola mercantilista
Le basi della moderna scienza economica vanno cercate nelle opere dei «consiglieri amministratori» dei sovrani assoluti (sec. XVII e XVIII), che insegnavano l’arte del governo politico ed economico dello Stato.
Le argomentazioni dei «mercantilisti» si sviluppano dalla convinzione che la potenza dello Stato derivi da una politica che abbia come obiettivo primario una bilancia commerciale
favorevole, ossia una prevalenza delle esportazioni sulle importazioni; tale condizione consente di accumulare oro e argento, mentre l’espansione coloniale va promossa allo scopo di
procurare materie prime a basso costo per le proprie industrie.
2. Scuola fisiocratica
Come parziale reazione al mercantilismo, nasce la scuola fisiocratica la quale afferma che
l’economia è retta da leggi naturali immutabili, che vanno sempre rispettate.
I fisiocratici rappresentano la prima scuola scientifico-sistematica di economia politica. Essi
operano prevalentemente in Francia ed il loro principale esponente è il medico François Quesnay (1694-1774). Nella sua opera, il «Tableau Economique», fa derivare l’origine del flusso
della ricchezza nazionale principalmente dal settore agricolo, che per l’economista francese
rappresenta l’unico settore «produttivo» dell’economia («seminando uno, si può raccogliere venti») a differenza degli altri settori economici (industria, commercio) definiti «sterili»,
perché non producono apparentemente una crescita del prodotto trattato.
Anche se le convinzioni dei fisiocratici furono ben presto abbandonate, il loro esempio di liberalismo agrario aprì la porta al liberalismo economico generale, propugnato, verso la fine
del XVIII secolo, dalla scuola classica.
3. Scuola classica
Le prime trattazioni economiche svolte con equilibrio e coerenza tra analisi deduttiva e riferimenti empirici si fanno risalire alle opere degli economisti classici: Adam Smith (17231790), David Ricardo (1772-1823), Thomas Robert Malthus (1766-1834), John Stuart
Mill (1806-1873).
Nella sua opera principale Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776),
Smith sviluppa la dottrina del laissez faire, ovvero la necessità di limitare al massimo il ruolo e, quindi, l’intervento del potere pubblico, lasciando all’attività dei privati la risoluzione
dei problemi economici. Grazie al sistema di mercato, le iniziative dei privati, pur spinte dalla ricerca del guadagno personale, promuovono il benessere generale.
Il pensiero classico ebbe un notevole sviluppo negli anni successivi ad opera soprattutto di
Ricardo e Malthus.
A Ricardo va riconosciuto il merito di aver sottolineato il contributo del lavoro nella formazione del valore economico, nonché quello di aver approfondito lo studio della rendita fondiaria e delle ragioni determinanti gli scambi internazionali.
Per Ricardo, come per la maggior parte dei suoi successori, il liberismo, ossia la dottrina del
«lasciar fare, lasciar passare», costituisce la principale prescrizione di politica economica,
L’analisi economica classica trova necessariamente dei limiti nel contesto storico in cui essa operava; alcune delle
ipotesi fondamentali degli economisti classici (salario di sussistenza, legge degli sbocchi ecc.) furono ben presto
smentite dallo sviluppo del sistema economico.
Il punto debole doveva però rivelarsi la teoria del valore-lavoro; questa, infatti, aveva il grande limite di non spiegare la formazione del profitto imprenditoriale: se il prezzo di un bene è dato dal tempo impiegato per produrlo,
la quota di cui si appropriava l’imprenditore non era analiticamente giustificata.
Sarà Marx a trarre le logiche conseguenze dell’analisi classica e sarà proprio la teoria del valore-lavoro a costituire il nodo centrale di tutto il dibattito economico degli anni successivi, in quanto essa, com’è facilmente comprensibile, tocca anche questioni politiche, sociali ed etiche.
4. Scuola marxista
Dalla scuola classica trae origine la «scuola marxista», che formula una propria teoria del
valore-lavoro secondo la quale il valore di una merce è determinato dalla quantità di forzalavoro impiegata nella sua produzione. Solo una parte del valore totale prodotto va al lavoratore, sotto forma di salario: della parte rimanente, che costituisce il plusvalore, si appropria il capitalista sotto forma di profitto.
Il rapporto tra «salario» e «plusvalore» esprime il grado di sfruttamento del sistema sulla classe lavoratrice subordinata. In forza del processo di «accumulazione capitalista», il controllo
delle risorse produttive tende a restringersi nelle mani di un numero sempre più limitato e
potente di capitalisti, con la formazione di un proletariato sempre più povero e numeroso.
La capacità produttiva, quindi, si accresce ad un ritmo superiore all’aumento delle effettive
capacità d’acquisto della classe operaia. Secondo Karl Marx (1818-1883) questo squilibrio
avrebbe condotto a crisi periodiche di sovrapproduzione, dovute alla saturazione dei mercati, che si sarebbero progressivamente aggravate fino alla catastrofe finale, che avrebbe portato al crollo della stessa società capitalista e all’instaurazione di un’economia socialista.
5. Scuola neoclassica e scuola matematica
L’orientamento dominante del tardo 1800 è caratterizzato da una marcata separazione tra
teoria ed ideologia. L’esperienza offerta dalle concentrazioni industriali e dalla attiva presenza di un potere economico impone agli economisti di una nuova scuola, detta neoclassica o marginalista, uno studio approfondito del sistema di mercato.
Capitolo 2
Le principali correnti del pensiero economico
non solo nel campo del commercio estero ma anche negli altri campi della politica economica. Il liberismo economico viene giustificato con la «legge di Say» — contemporaneo di
Ricardo — secondo la quale l’offerta crea la propria domanda e con la tesi, logica derivazione di questa «legge», che il sistema economico, lasciato a se stesso, tende automaticamente al pieno impiego.
Fra gli altri esponenti della scuola classica si deve ricordare John Stuart Mill, che ha precisato
il concetto di «homo oeconomicus», su cui si basa tutta la teoria del liberismo. L’homo oeconomicus, in particolare, obbedisce solo all’istinto del proprio tornaconto, realizzando tuttavia
anche l’interesse generale, in un mercato caratterizzato dal gioco della libera concorrenza.
Malthus oppone invece una visione essenzialmente pessimistica a quella smithiana, sostenendo che l’accrescimento delle risorse produttive non avrebbe potuto tenere il passo con
l’aumento della popolazione. Di Malthus si ricorda soprattutto il Saggio sul principio della
popolazione in cui l’economista fonda la sua teoria (nota come trappola demografica) sul
contrasto tra due progressioni: quella della popolazione, che ha la tendenza a raddoppiare
ogni venticinque anni, aumentando secondo una progressione geometrica, e la produzione
alimentare che invece cresce secondo una progressione aritmetica. Pertanto, anche se all’inizio di un dato periodo la popolazione fosse ben rifornita di scorte alimentari, l’operare di
queste due progressioni produrrebbe ben presto una situazione insostenibile.
329
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione I: L’economia politica e il sistema economico
330
La nuova corrente di pensiero si afferma con le opere di Carl Menger (1840-1921), William Stanley Jevons (1835-1882) e Léon Walras (1834-1910).
Essi rifiutano l’idea che il profitto sia un residuo, cui non corrisponde alcuna attività o servizio. Ritengono, viceversa, che la differenza dei redditi esistente in ogni società sia imputabile alla diversità delle risorse in possesso dei vari soggetti. Distinguono perciò le risorse
personali — che danno luogo al salario o allo stipendio — dalle risorse naturali, che danno
luogo alla rendita; e distinguono i capitali — che danno luogo all’interesse — dall’attività
imprenditoriale che dà luogo al profitto.
La scuola marginalista dà così naturale impulso agli studi economici, apportando contributi la cui importanza è ancora oggi lungi dall’estinguersi.
Pietra miliare di questo indirizzo sono i «Principi di Economia Politica» di Alfred Marshall
(1842-1924) nei quali si indaga in modo approfondito sugli equilibri economici parziali,
vale a dire sull’interpretazione di quanto può accadere in singoli e limitati settori di attività.
In seguito, soprattutto ad opera di Lèon Walras e di Vilfredo Pareto (1848-1923), si
sviluppa la scuola matematica il cui fine principale è quello di indagare sulle possibili leggi dell’equilibrio economico generale, cioè sulla ricerca di una teoria che possa
rappresentare e spiegare attraverso modelli matematici il meccanismo economico nella sua complessità.
6. Scuola keynesiana
Le concezioni economiche dei neoclassici si rivelarono assai carenti nel periodo compreso
tra le due guerre mondiali, ed in particolare a seguito della crisi economica del 1929, allorché
venne messa in discussione la presunta capacità dei sistemi economici di riequilibrarsi senza
bisogno di interventi esterni e di assicurare la completa occupazione dei fattori produttivi.
Si affermò allora il pensiero del John Maynard Keynes (1883-1946), che, con la pubblicazione del Trattato sulla moneta (1930) e soprattutto con la Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936), per primo tentò di spiegare il fenomeno economico
della grande depressione del 1929: crollo dell’economia, invendibilità del prodotto, disoccupazione, stagnazione (mancanza di investimenti), crolli in borsa e così via.
Le teorie precedenti (neoclassiche) non offrivano una risposta a questi fenomeni. La loro
analisi prevedeva, infatti, attraverso il libero gioco delle forze di mercato, un automatismo
nel sistema economico che tendeva inevitabilmente a riportarlo in equilibrio.
Keynes cercò, invece, di creare un modello interpretativo in cui non si partisse da un’ipotesi di piena occupazione: da ciò l’esigenza di un massiccio intervento da parte dello Stato nel sistema economico. Infatti, nell’analisi keynesiana, anche supponendo che fosse valida l’ipotesi neoclassica di un mercato del lavoro perfettamente concorrenziale, niente assicurava il raggiungimento di un equilibrio di piena occupazione. Il perseguimento di questo obiettivo dipendeva essenzialmente dalle decisioni di investimento degli imprenditori: se lo Stato riteneva la piena occupazione obiettivo socialmente perseguibile, doveva stimolare la domanda dei beni di consumo e gli investimenti degli operatori economici privati (domanda effettiva). Se, come spesso accadde, la domanda effettiva non è abbastanza
elevata da garantire la piena occupazione si crea un equilibrio di sottoccupazione in cui,
sebbene il mercato del lavoro sia in equilibrio, può aversi una disoccupazione involontaria.
La teoria economica keynesiana fu rapidamente accettata dalla maggior parte degli economisti e trovò una pronta, anche se non propriamente fedele, applicazione nel New deal rooseveltiano. Il problema fu che Keynes, pur fornendo gli strumenti indispensabili all’analisi macroeconomica (le funzioni di investimento e risparmio costituiscono per l’analisi del
reddito l’equivalente delle curve di domanda ed offerta marshalliane nell’analisi del prezzo), aveva lasciato molte questioni senza risposta. Inoltre, non poche erano le contraddizio-
ni del pensiero keynesiano, dovute, per alcuni, alla sua asistematicità, per altri, all’urgenza
di elaborare una teoria capace di dare una risposta pratica alla «Grande crisi».
La teoria economica keynesiana venne, nel corso degli anni, perfezionata e raffinata, andando forse al di là delle stesse intenzioni di Keynes.
Composta in un primo momento dai colleghi e dai discepoli di Keynes, la scuola post-keynesiana si è arricchita negli ultimi due decenni di nuovi apporti. Anche se non esiste un unico punto di vista comune a tutti i componenti di
tale scuola è possibile individuare alcuni aspetti ricorrenti per tutti gli esponenti di tale filone:
— la consapevolezza del ruolo svolto dalla moneta in una moderna economia capitalistica;
— l’importanza accordata all’imprevedibilità del futuro e alle conseguenti imperfette aspettative formulate dagli
operatori economici;
— il rifiuto dell’approccio marginalista sia per quanto riguarda la distribuzione del reddito che per quanto concerne
la teoria del valore;
— l’interesse mostrato per i problemi legati allo sviluppo economico.
Questi punti, variamente combinati dai diversi autori, costituiscono il terreno comune su cui si muovono le teorie
espresse dalla scuola post-keynesiana. Per quanto riguarda il primo punto, ad esempio, essa riafferma che il modello neoclassico disconosce la natura monetaria dell’economia capitalistica e dunque la funzione di fondo di valore della moneta stessa. Proprio partendo da questa constatazione, autori come Paul Davidson (1930) e Hyman
Minsky (1919-1996) hanno approfondito i nessi esistenti tra la produzione e la complessa rete finanziaria tipica
di un moderno sistema economico.
Un secondo filone di questa scuola si è invece concentrato sul problema della distribuzione del reddito e sulla teoria marginalista dei prezzi: rivalutando il pensiero di Michal Kalecki (1889-1970) e operando in stretto contatto
con Piero Sraffa (1898-1983) e la sua scuola neoricardiana, autori come Joan Violet Robinson (1903-1983),
Luigi Pasinetti (1930) e Pierangelo Garegnani (1930-2011) criticarono i fondamenti della teoria marginalista
della distribuzione e diedero vita a un famoso dibattito fra le due Cambridge (quella inglese e quella americana,
nel Massachussets, d’ispirazione tipicamente neoclassica).
Aggiungiamo infine che gli economisti come Richard Kahn (1905-1989), Nicholas Kaldor (1908-1986) e, la già
citata, J.V. Robinson rappresentano quell’ala di autori che si richiamano al più autentico pensiero del loro caposcuola e per questo definiti neo-keynesiani.
Spesso tale corrente di pensiero viene confusa con quella che va sotto il nome di nuova macroeconomia keynesiana,
che teorizza come indispensabile l’adeguamento alla macroeconomia keynesiana dei principi microeconomici e considera i comportamenti degli operatori economici come improntati alla piena razionalità. I maggiori esponenti di questo
filone sono Edmund Strother Phelps (1933), Joseph Stiglitz (1943), Olivier Blanchard (1948), John Taylor (1946).
7. Monetaristi
Decisamente avversi all’intervento dello Stato nell’economia e convinti della capacità del
mercato di tornare in equilibrio attraverso meccanismi automatici sono i monetaristi della
Scuola di Chicago, capeggiati dal premio Nobel Milton Friedman (1912-2006).
Questi economisti non attribuiscono alcuna funzione riequilibratrice all’offerta di moneta
e negano la possibilità per i governi di ricorrere a politiche monetarie per risolvere le congiunture avverse. Per loro, sicuramente nel lungo periodo ma probabilmente anche in quello
breve, il reddito di equilibrio dipende esclusivamente da variabili reali (stato delle conoscenze tecnologiche, risorse, gusti e preferenze dei consumatori, e così via).
Il ricorso a politiche monetarie espansionistiche, consistenti nell’emissione di moneta aggiuntiva per incrementare la domanda aggregata, produce nel lungo periodo effetti perversi che si abbattono esclusivamente sul livello dei prezzi (inflazione).
Capitolo 2
Le principali correnti del pensiero economico
Tra le varie elaborazioni del pensiero keynesiano vi fu il tentativo di ingabbiare le idee dell’economista inglese
nell’ambito della teoria dell’equilibrio economico generale di cui avrebbe dovuto costituire un aspetto particolare (sintesi neoclassica).
Tale opera fu condotta da vari economisti tra cui John Hicks (1904-1989), Don Patinkin (1922-1995) e Harvey
Hansen (1887-1975) ed ebbe una sua elegante formulazione nel famoso modello IS-LM, con il quale si dimostra
come si può raggiungere simultaneamente l’equilibrio sul mercato reale e su quello monetario.
La sintesi neoclassica rappresentò, in definitiva, un’interpretazione in ottica marginalistica e riduttiva del pensiero keynesiano; a essa si contrappose una corrente di pensiero che ebbe il suo centro propulsore nell’Università inglese di Cambridge (la stessa dove Keynes aveva insegnato) e che prese il nome di scuola post-keynesiana.
331
Capitolo
6
Forme di mercato ed equilibrio
dell’impresa
Obiettivo di ogni impresa è quello di massimizzare i profitti, e cioè la differenza fra ricavi e costi. Per questo motivo, per determinare il livello di produzione che consente il massimo profitto, si debbono considerare non solo i costi ma anche i ricavi dell’impresa. Questi
ultimi si distinguono in totali, medi e marginali.
Per una singola impresa il ricavo totale è uguale al prezzo unitario del prodotto moltiplicato per la quantità venduta. Se indichiamo con RT il ricavo totale, con p il prezzo e con q la
quantità venduta, si potrà scrivere: RT = p × q.
Il ricavo medio, o unitario, per una singola impresa è pari al ricavo totale diviso per il numero delle unità vendute. Ovviamente il ricavo medio RM è uguale al prezzo unitario del
bene: infatti, se ci rifacciamo alla formula precedente, dividendo il ricavo totale per la quantità venduta otteniamo che: RT/q = p = RM.
Il ricavo marginale è l’incremento del ricavo totale che si ottiene aumentando di un’unità
le vendite: Rma = ΔRT/Δq.
Va sottolineato che il ricavo marginale non è il ricavo ottenuto dall’ultima unità venduta, ma l’incremento del ricavo totale dovuto alla vendita dell’ultima unità. Questo incremento corrisponde al prezzo al quale si vende l’ultima
unità solo in casi particolari, come quello dell’impresa in concorrenza perfetta.
L’andamento delle curve di ricavo è fortemente influenzato dalla forma di mercato in cui
l’impresa opera. Ogni mercato, infatti, è caratterizzato da un certa struttura, cioè dalle condizioni in cui operano produttori e consumatori. Sulla base di queste strutture è possibile distinguere diverse forme di mercato: concorrenza perfetta, monopolio, oligopolio, concorrenza monopolistica.
In definitiva ogni imprenditore deve rendere massima la differenza tra ricavi e costi, ovvero:
max π = RT – CT
2. La concorrenza perfetta
Un settore industriale è perfettamente concorrenziale quando sono verificate le seguenti
condizioni:
1) è presente un numero elevato di imprese, tale che il comportamento di ognuna di esse
non influisce significativamente su quello delle altre;
2) tutte le imprese offrono lo stesso prodotto e utilizzano la medesima tecnologia produttiva;
3) esiste informazione perfetta, nel senso che tutti i dati rilevanti sul mercato, compresi quelli relativi al prezzo e alla qualità dei prodotti, sono disponibili per imprese e consumatori;
4) le imprese sono libere di entrare e uscire dal settore in tempi rapidi e senza sostenere
costi significativi (non vi sono, cioè, barriere all’entrata e all’uscita).
In una situazione di questo tipo, la domanda dei consumatori viene soddisfatta da un numero elevato di piccole imprese tecnologicamente omogenee.
L’elevata frammentazione della produzione determina che ciascuna impresa debba assumere il prezzo di mercato come una variabile data e non direttamente modificabile, in quanto
indipendente dalla quantità di output che essa decide di produrre. È, infatti, comprensibi-
Capitolo 6
Forme di mercato ed equilibrio dell’impresa
1. La massimizzazione del profitto
377
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione III: La produzione - Prezzi e mercati
le che, in un settore composto da molte piccole imprese, nessuna di esse sia in grado di influire significativamente sul prezzo modificando il proprio livello di produzione. Naturalmente, è possibile replicare lo stesso ragionamento anche a proposito dei consumatori; essi
sono talmente numerosi e piccoli da non poter influire sul prezzo variando la propria domanda individuale.
Il prezzo di mercato, dunque, non è determinato dalle azioni individuali di produttori e consumatori ma dalla loro azione globale. Graficamente esso è rappresentato dal punto di intersezione fra la curva di domanda complessiva e la curva di offerta complessiva.
In un regime di concorrenza perfetta, quindi, le singole imprese sono price taker, nel senso che devono decidere
solo quanto produrre, poiché qualsiasi quantità di output esse producano potrà essere venduta a un unico prezzo:
il prezzo di mercato. Infatti, dalla fig. 1 si evince che:
— se un’impresa concorrenziale decidesse di fissare un prezzo superiore al prezzo di mercato (P > P*), le sue
vendite si azzererebbero in quanto i consumatori trovandosi di fronte a una miriade di imprese, che producono
lo stesso bene, preferirebbero inevitabilmente quelle che praticano i prezzi più bassi;
— se vendesse al prezzo di mercato (P* = P’) potrebbe vendere una qualsiasi quantità di output compresa tra 0
e la domanda complessiva Q*;
— se vendesse al di sotto del prezzo di mercato (P’ < P’) potrebbe acquisire l’intera domanda di mercato (infatti,
per valori di P inferiori a P*, la curva di domanda per l’impresa coincide con la curva di domanda complessiva)
e, tuttavia, non avrebbe una capacità produttiva tale da soddisfarla.
P
Domanda
di mercato
P*
Domanda
per l’impresa
378
0
Q*
Q
Fig. 1 - Curve di domanda dell’impresa e di mercato
In concorrenza perfetta l’impresa si trova a fronteggiare una domanda infinitamente elastica rispetto al prezzo (è
parallela all’asse delle ascisse) e non ha, dunque, alcun margine di manovra su quest’ultimo. Infatti, la fig. 1 mostra che la curva di domanda per l’impresa concorrenziale assume un’inclinazione massima e corrisponde
a una retta orizzontale la cui altezza è pari al prezzo di mercato P*.
2.1L’equilibrio nel breve periodo
Se il prezzo è un elemento dato e non modificabile, la principale decisione che l’impresa
deve assumere è quella relativa al livello ottimale di produzione. Siamo già in grado di risolvere questo problema, in quanto abbiamo visto (cfr. Cap. 3 par. 2.3) che la curva di offerta di un’impresa concorrenziale coincide con il tratto crescente della curva del costo marginale situato al di sopra della curva del costo medio.
Il punto di intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta ci indica il livello ottimale di output:
P
CM
Cma
Offerta
CM
Domanda
P*
0
Q*
Q
Fig. 2 - La massimizzazione del profitto
Quindi, in regime di concorrenza perfetta l’impresa massimizza i propri profitti producendo quella quantità di output (Q*) in corrispondenza della quale il costo marginale è uguale al prezzo di mercato.
Cma = P* massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta
2.2 L’equilibrio nel lungo periodo
Abbiamo appena visto che un settore perfettamente concorrenziale è caratterizzato dalla
presenza di molte imprese di piccole dimensioni che utilizzano la stessa tecnologia e producono lo stesso prodotto. L’utilizzo di una tecnologia comune fa sì che tutte le imprese si
trovino di fronte alla medesima curva dei costi e, volendo massimizzare il proprio profitto,
effettuino la stessa scelta circa il livello di produzione ottimale.
Il settore, dunque, è composto da una molteplicità di aziende gemelle che producono le stesse quantità di output e si ripartiscono in modo equo la domanda complessiva.
Quella che abbiamo appena scattato è, tuttavia, una fotografia statica di un settore perfettamente concorrenziale.
È, infatti, evidente che, in presenza di profitti conseguiti dalle imprese esistenti, nuove imprese saranno incentivate a entrare nel settore. L’immissione di dosi massicce di nuovo output determinerà, nel lungo periodo, una riduzione del prezzo di mercato e, quindi, dei profitti. Quando il prezzo di mercato sarà sceso al di sotto del punto di minimo della curva del costo medio
(Cmin), le imprese produrranno in perdita e saranno incentivate a uscire dal settore. L’uscita di
queste imprese innescherà un procedimento opposto e il prezzo di mercato ricomincerà a salire.
In sintesi:
— se P* > Cmin ⇒ Profitti ⇒ Incentivi a entrare ⇒ Aumento dell’output ⇒ Diminuzione di P*
— se P* < Cmin ⇒ Perdite ⇒ Incentivi a uscire ⇒ Riduzione dell’output ⇒ Aumento di P*
La configurazione di un mercato perfettamente concorrenziale è, dunque, particolarmente dinamica in quanto contraddistinta da un continuo movimento di imprese in entrata e in
uscita e da un conseguente continuo aggiustamento del prezzo di mercato su valori che si
aggirano intorno al costo medio minimo. Nel lungo periodo, il prezzo di mercato finisce
Capitolo 6
Forme di mercato ed equilibrio dell’impresa
Cma
379
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione III: La produzione - Prezzi e mercati
380
con il coincidere con il costo medio minimo e le imprese, pertanto, realizzano profitti tendenzialmente nulli.
P* = Cmin equilibrio di lungo periodo
3. Il monopolio
Si dice monopolio quel mercato in cui tutta l’offerta di un dato bene o servizio è concentrata
nelle mani di una sola impresa, mentre la domanda è frazionata fra numerosi compratori.
Le cause che danno origine al regime di monopolio sono naturali o legali:
— monopolio naturale: quando il modo più conveniente per produrre una qualsiasi quantità di output è quello di affidarne la produzione ad un’unica impresa (è il caso di quasi
tutte le aziende di pubblici servizi);
— monopolio legale: si ha quando con una disposizione di legge la produzione e l’offerta
di un bene o di un servizio vengono attribuite in esclusiva allo Stato o ad altro ente.
Un esempio di monopoli statali è costituito dai tabacchi. I brevetti, invece, costituiscono
un esempio di monopolio legale privato.
Per definizione, l’impresa monopolista è l’unico offerente di un prodotto. La curva di
domanda del mercato che l’impresa monopolista deve fronteggiare, quindi, è la curva di domanda del mercato che ha inclinazione negativa e ciò perché il mercato è disposto ad assorbire una produzione via via maggiore solo al decrescere del prezzo. Il monopolista, dunque, data una certa curva di domanda, potrà scegliere o la quantità da produrre o il prezzo
da praticare. Il monopolista preferirà determinare la quantità che massimizza il profitto e
venderla, poi, al prezzo corrispondente, data la curva di domanda del mercato.
3.1L’equilibrio del monopolista
Il livello ottimale di produzione sarà quello che assicura l’uguaglianza fra costo e ricavo marginali.
Infatti, è evidente che fin quando una nuova unità di prodotto comporta un ricavo marginale maggiore del costo
marginale, l’aumento della produzione consente un aumento del profitto totale dell’impresa monopolista. Nel momento in cui ricavo marginale e costo marginale sono uguali, invece, il profitto totale è stazionario. Se, in seguito
ad una ulteriore espansione della produzione, il costo marginale diventasse superiore al ricavo marginale, ogni
nuova unità prodotta sarebbe venduta in perdita.
Individuato il livello ottimale, risulterà determinato anche il prezzo di vendita, data la curva di domanda del mercato.
La razionalità di tale scelta è confermata dalla figura 3:
C, R, P
D
P
P1
D
Cma
M
B
C
E
CM
RM = D
Rma
O
Q
Q1
Fig. 3 - L’equilibrio del monopolista
Q
4. La concorrenza imperfetta: la concorrenza monopolistica e l’oligopolio
È possibile pensare alla concorrenza monopolistica ed all’oligopolio come a casi intermedi tra la concorrenza perfetta ed il monopolio. Infatti, se il criterio in base al quale è possibile distinguere le diverse forme di mercato è rappresentato dal numero di imprese con potere di mercato, osserviamo che:
— in concorrenza perfetta nessuna impresa ha potere di mercato, nel monopolio una
sola impresa ha tutto il potere di mercato;
— nell’oligopolio e nella concorrenza monopolistica il potere di mercato è ripartito fra
alcune imprese.
In questo senso, le due forme vengono a volte accomunate sotto il termine di concorrenza imperfetta.
4.1 La concorrenza monopolistica
Nella sua formulazione tradizionale, la concorrenza perfetta è una forma di mercato irrealistica. Il sistema produttivo reale è molto diverso in quanto, anche se la domanda di un bene
o di un servizio è frazionata fra molti consumatori e l’offerta è sostenuta da numerose imprese, le merci offerte non sono omogenee. Ciascuna impresa produce, infatti, beni che
sono differenti. Tali differenziazioni possono riguardare le caratteristiche fisiche dei prodotti, la loro confezione, le condizioni di vendita e così via.
Tale forma di mercato viene comunemente detta concorrenza imperfetta o concorrenza monopolistica poiché essa è un modello intermedio fra quello concorrenziale e quello monopolistico.
Come in monopolio, ogni impresa si trova di fronte a una curva di domanda negativamente inclinata e gode, dunque, di un certo potere di mercato, potendo fissare il proprio prezzo invece di
accettare passivamente un prezzo di mercato. Tale potere deriva dal fatto che ciascuna impresa
produce un bene differenziato rispetto alle altre e, quindi, percepito come unico dai consumatori.
Capitolo 6
Forme di mercato ed equilibrio dell’impresa
L’esistenza di un monopolio non è vantaggiosa per i consumatori poiché il monopolista, non trovando concorrenza da parte di altri produttori, avrà la possibilità di offrire quantità di merce minori rispetto a quelle offerte dalle
imprese in concorrenza perfetta e di praticare prezzi più alti.
Il grafico ci permette, infatti, di confrontare la posizione di equilibrio del monopolista con quella dell’insieme di tutte
le imprese in concorrenza perfetta. In quest’ultimo caso l’equilibrio si sarebbe stabilito nel punto B (dove il costo marginale taglia la domanda), in corrispondenza del prezzo P1 e della quantità Q1. Risulta evidente come il monopolista
produca una quantità Q inferiore rispetto a quella prodotta da un settore di concorrenza perfetta, ma ad un prezzo superiore. Inoltre, il monopolista si assicura un extra profitto (rendita del monopolista) uguale alla differenza tra il prezzo
che esso adotta ed il costo medio (segmento MC). Nella figura tale extra profitto è evidenziato dall’area ombreggiata.
L’esistenza del monopolio, pertanto, non è vantaggiosa per i consumatori, che vedono la quantità di prodotto a loro
disposizione ridotta, in corrispondenza di prezzi più alti.
In determinate circostanze, il monopolista può sfruttare ancora meglio la sua posizione di predominio sul mercato e
ottenere un profitto maggiore chiedendo prezzi diversi ad acquirenti diversi. In questo caso egli attua una politica di
discriminazione dei prezzi: uno stesso prodotto viene venduto a prezzi diversi e la differenza di prezzo non è giustificata
da differenti costi di produzione. Non sempre però essa è possibile, in quanto occorre che si verifichino certe condizioni.
Il venditore deve essere in grado di suddividere gli acquirenti in gruppi diversi, in base al prezzo che essi sono disposti a pagare per l’output che gli viene offerto. In genere, questa segmentazione del mercato è resa possibile dal
fatto che la domanda di ciascun gruppo ha un’elasticità diversa. Le aziende erogatrici di energia elettrica, ad esempio,
segmentano il loro mercato in base all’uso cui l’energia è destinata, distinguendo tra illuminazione e riscaldamento.
Inoltre, il primo acquirente non deve poter rivendere il bene o il servizio offertogli. È facile capire il perché. Se gli
acquirenti potessero rivendere il prodotto acquistato a consumatori disposti a pagarlo di più, essi entrerebbero
in concorrenza con il monopolista nei segmenti di mercato in cui il prezzo è più elevato; tale concorrenza farebbe
scendere il prezzo, cosicché la politica di discriminazione di prezzo del monopolista fallirebbe. Da ciò si intuisce
che tale discriminazione viene praticata soprattutto nelle industrie di servizi (come ad esempio trasporti), perchè
questi ultimi difficilmente possono essere rivenduti.
381
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione IX: L’attività finanziaria pubblica
Capitolo
572
12
Le imposte dirette
Sezione Prima
L’IRPEF
1. L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF)
L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) è disciplinata dal D.P.R. 22 dicembre
1986, n. 917 (Testo Unico delle imposte sui redditi - TUIR).
Presupposto dell’imposta, in base all’art. 1 del TUIR, è il possesso di redditi, in denaro o in
natura, rientranti in una delle categorie stabilite dalla legge (vedi par. 2).
Per possesso non si intende la materiale disponibilità, ma la vera e propria titolarità giuridica del reddito.
Il periodo d’imposta preso in esame ai fini IRPEF è l’anno solare: ad ogni anno corrisponde
un’obbligazione tributaria autonoma.
Soggetti passivi del tributo sono le persone fisiche, residenti e non, nel territorio, dello Stato.
L’imposta, infatti, si applica:
— alle persone fisiche residenti nel territorio dello Stato su tutti i redditi posseduti. Sono
considerati residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente ed emigrati in Stati o territori a regime fiscale privilegiato;
— alle persone fisiche non residenti nel territorio dello Stato sui soli redditi prodotti
nello Stato.
L’art. 2 del TUIR stabilisce che ai fini delle imposte dirette, si considerano residenti le persone che per la maggior
parte del periodo d’imposta:
— sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente;
— hanno il domicilio in Italia, ai sensi dell’art. 43 c.c.;
— hanno la residenza ai sensi dell’art. 43 c.c., nel territorio dello Stato.
Non è, quindi, la cittadinanza del contribuente, bensì la sua residenza a determinare la sfera di applicazione dell’imposta, la quale riguarda tutti i redditi comunque prodotti nel territorio dello Stato, per i non residenti.
La base imponibile, e cioè la somma alla quale andranno applicate le aliquote per determinare l’imposta dovuta, è costituita per i residenti da tutti i redditi posseduti al netto degli
oneri deducibili indicati nell’articolo 10 e per i non residenti dai soli redditi prodotti ­­­nel territorio dello Stato.
Sono esclusi dall’ammontare imponibile i redditi soggetti a tassazione separata, elencati in
modo tassativo all’art. 17 del TUIR, a meno che il contribuente non abbia optato, con riferimento a tali redditi, per la tassazione in modo ordinario.
Non concorrono in ogni caso alla formazione della base imponibile (art. 17, co. 3):
— i redditi esenti dall’imposta, soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o ad imposta
sostitutiva;
— gli assegni periodici destinati al mantenimento dei figli, spettanti al coniuge in conseguenza di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli
effetti civili del matrimonio, nella misura risultante da provvedimenti dell’autorità giudiziaria;
— gli assegni familiari, l’assegno per il nucleo familiare e gli emolumenti per carichi di famiglia erogati nei casi consentiti dalla legge;
— la maggiorazione sociale dei trattamenti pensionistici prevista dall’art. 1 della L. 544/88;
— le somme corrisposte a titolo di borsa di studio dal governo italiano a cittadini stranieri in
forza di accordi e intese internazionali.
2. Il reddito complessivo e le singole categorie di reddito
2.1 Il reddito complessivo
Il reddito complessivo si determina (art. 8) sommando i redditi di ogni categoria che concorrono a formarlo e sottraendo le perdite derivanti dall’esercizio di imprese commerciali minori e dall’esercizio di arti e professioni.
Non concorrono a formare il reddito complessivo dei percepienti le somme corrisposte a titolo di compenso per lavoro prestato o opera svolta dall’imprenditore, dal coniuge, dai figli affidati o affiliati nonché dai familiari partecipanti all’impresa familiare, non ammessi in
deduzione dal reddito d’impresa.
Diversamente, le perdite derivanti dall’esercizio di imprese commerciali e quelle derivanti dalla partecipazione in
società di persone in contabilità ordinaria sono computate in diminuzione dei relativi redditi conseguiti nei periodi d’imposta e per la differenza nei successivi periodi d’imposta, ma non oltre il quinto, per l’intero importo che
trova capienza in essi.
L’art. 6 del TUIR distingue sei categorie di reddito:
— cat. A, redditi fondiari;
— cat. B, redditi di capitale;
— cat. C, redditi di lavoro dipendente;
— cat. D, redditi di lavoro autonomo;
— cat. E, redditi di impresa;
— cat. F, redditi diversi.
Sono considerati redditi di impresa i redditi delle società in nome collettivo o delle società in
accomandita semplice, da qualsiasi fonte provengano e qualunque sia il loro oggetto sociale.
2.3 I redditi fondiari
Sono fondiari i redditi inerenti ai terreni ed ai fabbricati, situati nel territorio dello Stato,
che sono o devono essere iscritti con attribuzione di rendita nel catasto dei terreni o nel catasto edilizio.
Tali redditi concorrono, indipendentemente dalla percezione, a formare il reddito del contribuente che ne ha il possesso a titolo di proprietà o di altro diritto reale.
Terreni e fabbricati producono redditi fondiari solo se sono suscettibili di produrre reddito autonomo, altrimenti costituiscono componenti di altro apparato produttivo e concorrono alla
determinazione di un reddito di diversa natura (spesso reddito di impresa).
I redditi fondiari possono essere di tre specie:
— il reddito dominicale: è costituito dal reddito medio ordinario che deriva dal possesso
di terreni idonei alla produzione agricola; esso, in pratica, è il reddito derivante dalla terra al suo stato naturale e dai capitali in essa stabilmente investiti. Si determina mediante l’applicazione delle tariffe d’estimo stabilite dalla legge catastale per ciascuna qualità
e classe di terreno;
— il reddito agrario: è costituito dal reddito medio ordinario imputabile al capitale d’esercizio ed al lavoro di organizzazione impiegati nello svolgimento di attività agricole. An-
Capitolo 12
Le imposte dirette
2.2 Le singole categorie di reddito
573
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento - Libro II: discipline economiche
Sezione IX: L’attività finanziaria pubblica
574
che il reddito agrario è calcolato applicando le tariffe d’estimo fissate nella legge catastale e sottoposte a revisione periodica;
— il reddito dei fabbricati: è costituito dal reddito medio ordinario ritraibile da ciascuna
unità immobiliare urbana.
Diversa è la disciplina che regola i criteri di determinazione del reddito delle unità locate e di quelle non locate.
Per le prime (unità locate) il reddito è costituito dal canone di locazione ridotto del 5% se tale importo è superiore alla rendita catastale rivalutata. Tale riduzione è elevata al 25% per le unità locate in regimi vincolistici e per
quelle site a Venezia, Giudecca, Murano e Burano.
Il decreto sul federalismo municipale (D.Lgs. 23/2011) ha introdotto la possibilità, a decorrere dal 2011, di applicare un’imposta sostitutiva all’IRPEF sui redditi da locazione di immobili (cd. cedolare secca).
L’opzione per l’applicazione del regime della cedolare può essere esercitata dal locatore, persona fisica, proprietario o titolare di diritto reale di godimento di unità immobiliari abitative locate.
Sono previste due distinte aliquote a seconda della tipologia di locazione: 21% sui contratti a canone di mercato e
15% per quelli a canone concordato. Tuttavia per il quadriennio 2014-2017 l’art. 9 del D.Lgs. 47/2014 ha stabilito che l’aliquota per i contratti a canone concordato è del 10%.
La cedolare secca sostituisce per tutti i contratti:
— l’IRPEF e le relative addizionali nei periodi d’imposta ricadenti nell’opzione;
— l’imposta di registro e di bollo dovute sul contratto di locazione nonché sulla risoluzione o sulle proroghe dello
stesso.
Per le unità non locate possedute in aggiunta a quelle adibite ad abitazione principale o all’esercizio di arte, professione o impresa, utilizzata dal possessore o dai suoi familiari come residenza secondaria o tenuta a disposizione, è prevista una maggiorazione del reddito nella misura di un terzo della rendita catastale rivalutata.
Per quanto riguarda le unità immobiliari adibite ad abitazione principale, è stabilita la deduzione dal reddito complessivo della rendita dell’abitazione principale e delle relative pertinenze, rapportata alla quota e al periodo di possesso nell’anno, per cui esse di fatto non vanno ad incrementare la base imponibile dell’imposta.
Per abitazione principale si intende quella in cui dimorano abitualmente la persona fisica
che la possiede o i suoi familiari.
2.4I redditi di capitale
Il legislatore non ha fornito una definizione dei redditi di capitale ma si è limitato ad elencare nell’art. 44 del TUIR le tipologie reddituali ricadenti in tale categoria. I caratteri di tali
redditi possono così sintetizzarsi:
— si tratta di proventi, in denaro o in natura, derivanti dall’impiego di denaro od altri beni;
— non sono percepiti nell’esercizio di attività di impresa (altrimenti sarebbero componenti
di reddito d’impresa);
— sono generalmente tassati alla fonte, ossia è il soggetto che li eroga ad effettuare una ritenuta (a titolo definitivo o di acconto) o ad assoggettarli ad imposta sostitutiva.
I redditi di capitale sono tassati in base al principio di imputazione per cassa: essi sono,
infatti, parte del reddito complessivo del periodo d’imposta in cui sono stati percepiti, senza alcuna deduzione.
Dal 1° luglio 2014 l’aliquota applicabile alle ritenute e alle imposte sostitutive sui redditi
di capitale realizzati da persone fisiche, società semplici, enti non commerciali e dai trust
è pari al 26%.
Continua ad applicarsi l’aliquota del 12,50% per i titoli di Stato equiparati e alcune altre
categorie.
La tassazione dei redditi da capitale si differenzia in base al tipo di reddito e alla natura del
soggetto percettore.
Per quanto riguarda, invece, gli utili da partecipazioni qualificate in società o altri soggetti IRES è previsto che
concorrono solo parzialmente al reddito imponibile del socio quando non sono soggetti ad un prelievo alla fonte
a titolo definitivo. Più precisamente essi concorrono nella misura del 49,72% del loro ammontare che va indicato nella dichiarazione dei redditi. Gli altri tipi di partecipazioni (non qualificate) percepiti da persone fisiche sono
integralmente imponibili, assoggettati a ritenuta d’imposta del 26%.
È reddito di lavoro dipendente quello che deriva da rapporti aventi per oggetto la prestazione di lavoro, con qualsiasi qualifica, alle dipendenze e sotto la direzione di altri, compreso
il lavoro a domicilio quando è considerato dipendente secondo le norme della legislazione
sul lavoro (art. 49 TUIR).
Ai sensi dell’art. 51 del TUIR, tale reddito è costituito da tutte le somme e i valori in genere,
a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, in relazione al rapporto di lavoro, anche
sotto forma di erogazioni liberali.
Costituiscono reddito di lavoro dipendente anche le pensioni di ogni genere, gli assegni ad
esse equiparati e le somme di rivalutazione monetaria dei crediti di lavoro.
Sono assimilati a questo reddito altri tipi di compensi non derivanti da vero e proprio lavoro subordinato come ad es.: le somme e i valori e qualunque titolo percepito in relazione
a rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, le remunerazioni dei sacerdoti etc.
I redditi vengono tassati mediante ritenuta alla fonte operata dal datore di lavoro, il quale
funge da sostituto d’imposta. La trattenuta viene versata all’erario. Con questo sistema, l’imposta dovuta dal lavoratore dipendente-contribuente affluisce rapidamente alle casse dello
Stato, con l’enorme vantaggio di rendere minima l’evasione fiscale.
Per le amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, è previsto il procedimento della «ritenuta diretta in acconto». Tali amministrazioni, infatti, effettuano sui compensi dovuti ai loro dipendenti una ritenuta in acconto dell’imposta dovuta dai percettori del
reddito, secondo lo stesso meccanismo della ritenuta alla fonte.
La ritenuta diretta diverge da quella alla fonte perché non vi è un «sostituto d’imposta», cioè
un datore di lavoro che si sostituisce al lavoratore ed anticipa il tributo allo Stato: è lo Stato
stesso che effettua direttamente il prelievo.
Il sostituto d’imposta è tenuto, altresì, a rilasciare al lavoratore, entro il 28 febbraio dell’anno successivo a quello
in cui i redditi vengono corrisposti (ovvero entro 12 giorni dalla richiesta degli stessi in caso di interruzione del
rapporto di lavoro), una certificazione unica (cd. CU), anche ai fini dei contributi INPS o dovuti ad altri enti o casse previdenziali, attestante l’ammontare complessivo dei redditi corrisposti nel corso dell’anno precedente, l’ammontare delle ritenute operate, delle detrazioni d’imposta effettuate, dei contributi previdenziali e assistenziali,
nonché di altri dati stabiliti con provvedimento di approvazione dello schema di certificazione. Dal 2015 rientrano
nel CU oltre ai redditi di lavoro dipendente anche alcune categorie di redditi di lavoro autonomo e redditi diversi.
2.6 I redditi di lavoro autonomo
È tale il reddito che deriva dall’esercizio di arti o professioni. Per arti o professioni si intende l’esercizio abituale, anche se non esclusivo, di attività di lavoro autonomo diversa da quella d’impresa, anche se esercitata in forma di associazione priva di personalità giuridica (art. 53 TUIR).
Tali redditi sono caratterizzati da alcuni elementi distintivi comuni:
— l’esercizio di attività per professione abituale;
— l’esercizio di attività diverse da quelle di impresa;
— mancanza di vincolo di subordinazione.
Sono assimilati ai redditi di lavoro autonomo altre fattispecie reddituali non riconducibili alla definizione appena data (es. i redditi derivanti dall’utilizzazione economica, da parte
dell’autore o inventore, di opere dell’ingegno, di brevetti industriali etc.).
L’art. 54 TUIR prevede distinti criteri di determinazione, a seconda che si tratti di reddito
derivante dall’esercizio di arti e professioni o di redditi assimilati.
Capitolo 12
Le imposte dirette
2.5 I redditi di lavoro dipendente
575
Parte
II
competenze e strumenti
pedagogico-didattici
Espansione Web
Indicazioni nazionali e Linee guida per le discipline relative alla classe di
concorso A46
Capitolo
1
Sviluppo cognitivo, affettivo e sociale
1. Concetto e storia della psicologia dello sviluppo
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
1.1Definizioni di base
608
La psicologia dello sviluppo si occupa dei processi evolutivi, dei comportamenti e delle funzioni psicologiche che appartengono all’individuo lungo tutto l’arco di vita. Durante il ciclo
vitale l’individuo è costretto a fronteggiare esperienze che richiedono risposte molto spesso nuove: in tal senso, l’organismo è in costante adattamento all’ambiente.
Tale adattamento, ovvero l’insieme dei processi di elaborazione messi in atto e la valutazione di queste nuove risposte, è un processo complesso e richiede l’interazione di più sistemi che in un lavoro sinergico si organizzano per la costruzione di almeno quattro sotto-processi
specifici:
— processi fisiologici;
— processi comportamentali;
— processi emotivi;
— processi cognitivi.
Ciclicamente, l’individuo si trova a dover rendere stabile il proprio adattamento all’ambiente: si tratta di sviluppare non solo estemporanee risposte nuove, ma opinioni, capacità e sentimenti costanti, oltre che mai visti prima, ovvero punti stabili che contribuiscano
a definirne la personalità. Ciò significa che l’individuo è posto di fronte a veri e propri passaggi evolutivi che non può non affrontare nel percorso dalla vita intrauterina e lungo tutta la sua esistenza.
L’ambito dei processi di adattamento e sviluppo costituisce un terreno utile e necessario di
indagine per la psicologia. Sia i processi di adattamento che le transizioni evolutive spesso
sono passaggi critici per il soggetto, che può sviluppare una sofferenza psicologica con diversi gradi di complessità. Di quest’ultimo ambito si occupa la psicologia clinica.
1.2Modelli teorici e clinici
Tra i modelli teorico-clinici principalmente utilizzati troviamo il modello cognitivo-costruttivista. Questo sistema teorico ed applicativo considera l’uomo nella sua complessità
e multidimensionalità e ne valuta sia i comportamenti espliciti che i processi motivazionali
e conoscitivi (linguaggio, immaginazione, emozione ecc.). Si tratta di un modello che intende l’apprendimento come un processo dinamico, che procede non per accumulazione di conoscenze da parte dell’allievo ma, al contrario, con la sua partecipazione attiva e costante.
I costruttivisti sostengono che l’essere umano costruisce in modo attivo la sua conoscenza.
Il sapere non è più inteso come un insieme di nozioni statiche e oggettive, ma un processo
dinamico e in continua evoluzione.
Nel corso del processo di formazione, l’individuo acquisisce abilità e conoscenze mediante
l’interazione con gli altri e con la situazione educativa, mettendo in campo le sue esperienze precedenti e il suo modo di rappresentarsi la realtà esterna.
I maggiori esponenti di questo indirizzo, seppur con diverse declinazioni e al confine con altri orientamenti come il costuttivismo culturale (di Vygotskij) e il sociocostruttivismo, sono
Jean Piaget, Lev Vygotskij e Jerome Bruner, ai quali va riconosciuto il merito di aver ap-
Capitolo 1
Sviluppo cognitivo, affettivo e sociale
portato contributi fondamentali alle teorie dell’apprendimento, tanto da essere considerati tra i maggiori studiosi di psicologia dello sviluppo del Novecento.
Nelle teorie stadiali di psicologi dello sviluppo quale Jean Piaget ed Erik Erikson è possibile estrapolare, tra i vari passaggi evolutivi, almeno cinque momenti durante i quali lo
sviluppo è fortemente critico:
a) infanzia;
b) fanciullezza;
c) adolescenza;
d) età adulta;
e) tarda età.
Ciascuno di questi momenti presenta specifiche difficoltà a proprio carico, di seguito specificate.
— Durante l’infanzia (0-2 anni), ad esempio, il processo di adattamento nel bambino è costantemente «attivo» (le nozioni da apprendere sono innumerevoli e l’interazione con
l’ambiente è naturalmente regolata da diversi compiti evolutivi, tra cui: esplorazione,
emozione, gratificazione, percezione degli effetti delle proprie azioni sul mondo e il controllo). Studiosi come John Bowlby e Donald Winnicott considerano la prima infanzia
un periodo cruciale per lo sviluppo di una fiducia di base in sé stessi e negli altri. Si tratta di una fase di fondamentale importanza per lo sviluppo della capacità di agire con efficienza, oltre che per la possibilità di costruire un atteggiamento di fiducia e concretezza.
Il fallimento dei compiti evolutivi in questa fase si manifesterà nell’adulto o già nel bambino in molteplici forme: ritardo nello sviluppo cognitivo, sentimenti di dubbio, vergogna o inferiorità; sentimenti di ambivalenza verso di sé e gli altri; modalità emotive rigide e comportamenti nevrotici.
— Nel corso della fanciullezza (fino agli undici anni circa) ritroviamo alcuni elementi
dell’infanzia, ai quali si aggiungono nuovi compiti che richiedono ulteriori esperienze
di apprendimento e nuove abilità. In questa fase il bambino è messo di fronte alla possibilità, soprattutto attraverso il gioco, di compiere delle scelte e prendere l’iniziativa.
Sviluppa interesse per le relazioni interpersonali; si libera progressivamente del «pensiero egocentrico» (Piaget); riconosce i propri sentimenti; si impegna in diversi ruoli sociali; comincia a percepire l’incremento della complessità del Sé; si sviluppa, a meno di
profondi blocchi evolutivi, la capacità di pensare in modo logico e sistematico (genesi del senso di autonomia e del «confronto» con l’esterno).
—Molti autori (tra cui principalmente Erik Erikson) concordano nell’attribuire al periodo dell’adolescenza il compito evolutivo della formazione di un’identità stabile. Si intuiscono la complessità e la delicatezza di questa fase, che costituisce un supporto decisivo per la costruzione di una stabilità psichica profonda per l’individuo.
— Il compito evolutivo fondamentale dell’età adulta consiste, al polo positivo, nella percezione della propria generatività (nozione ancora eriksoniana), che riguarda problemi relativi al senso di sé e degli scopi della propria vita. Al polo negativo, si tratta di una
fase in cui, come è noto, le problematiche psicosociali spesso assumono un potere soverchiante, destabilizzando l’individuo fino a generare confusioni bloccanti o esiti psicopatologici.
— La tarda età è caratterizzata da mutamenti fisiologici e sociali che impongono all’individuo una nuova serie di adattamenti. Alcuni studiosi individuano in questa fase il compito evolutivo di costruire una piena accettazione di sé, valorizzando la dimensione temporale della memoria autobiografica (cioè della narrazione di sé) e il proprio vissuto.
609
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
2. Piaget e lo sviluppo mentale del bambino
610
L’opera di J. Piaget fornisce un preciso schema della progressiva evoluzione psicologica del
bambino e dunque merita una più approfondita trattazione.
Nello studiare lo sviluppo mentale e conoscitivo del bambino Piaget avanza due ipotesi:
a) l’intelligenza conferisce all’organismo la possibilità di adattarsi all’ambiente;
b) il pensiero del bambino è in gran parte caratterizzato dall’egocentrismo.
A suo parere i comportamenti intelligenti sono influenzati da due processi fondamentali:
1. l’assimilazione, ossia il processo in virtù del quale i dati ricavati dall’esperienza vengono incorporati in schemi mentali preesistenti, senza che avvenga alcuna modificazione
di questi ultimi;
2. l’adattamento, cioè il processo per cui i nuovi dati incorporati modificano gli schemi
preesistenti, adattandoli alle nuove esigenze della realtà.
L’intelligenza, quindi, è una forma di adattamento dell’organismo all’ambiente, basata sul
dinamico equilibrio fra i due processi appena descritti.
Ogni attività mentale, secondo Piaget, presuppone una maturazione neuro-biologica che
ne orienta lo sviluppo, il quale, a sua volta, non può essere ridotto esclusivamente all’influenza di fattori esterni (sociali e culturali) sul bambino, come invece sostenevano, più o
meno contemporaneamente a Piaget, gli esponenti del comportamentismo. In altre parole,
lo sviluppo deve tener conto anche ― e soprattutto ― dell’esistenza di un livello genetico
alla base delle formazioni cognitive. L’ipotesi fondamentale di Piaget è infatti che ci sia
un «parallelismo tra i progressi compiuti, l’organizzazione razionale e logica della conoscenza, e i corrispettivi processi psicologici formativi».
Lo sviluppo nasce così da un’interazione assai complessa e stratificata tra individuo e ambiente, da non intendersi soltanto come ambiente socio-culturale: la mente stessa è come
un organismo vivente che, entrando in rapporto con l’esterno, si accresce e si sviluppa.
In tal senso, secondo Piaget, i fattori generali dello sviluppo sono:
— la maturazione del sistema nervoso;
— l’interazione con l’ambiente biologico e, più limitatamente, con quello sociale, storico,
culturale;
— l’integrazione adattiva attraverso cui il bambino “autoregola” progressivamente il proprio sviluppo.­
La teoria piagetiana distingue quattro stadi principali nell’evoluzione del bambino, che
vanno dalla nascita all’adolescenza.
1) Stadio senso-motorio (da 0 a 2 anni). In questa fase il bambino non riesce a distinguere tra sé stesso e l’ambiente, né tra gli oggetti e le azioni che esercita su di essi. Conosce il
mondo attraverso l’intelligenza senso-motoria, che gli permette di intervenire sulle cose,
percepire gli effetti dell’azione e tornare ad agire. Appena il bambino verifica il successo di
un’azione, tende a ripeterla. Il risultato ottenuto per caso la prima volta diventa uno schema d’azione, che viene riprodotto attivamente in seguito. Soltanto verso la fine di questo
periodo il bambino acquisisce completamente il concetto di “permanenza” dell’oggetto:
un oggetto continua ad esistere anche quando non è percettivamente presente. Si tratta
di una conquista che Piaget considera il fondamento della capacità di rappresentazione
mentale: il bambino non apprende più per tentativi ed errori, ma è finalmente in grado
di rappresentarsi, di immaginare mentalmente le operazioni da compiere.
2) Stadio pre-operatorio (dai 2 ai 6-7 anni). Mentre nel primo periodo l’intelligenza ha
carattere sensoriale e motorio, ossia si manifesta con azioni ed è legata al dato percet-
3) Stadio delle operazioni concrete (dai 7 ai 12 anni). Questo periodo è segnato dalla
comparsa delle operazioni, cioè dalla capacità di immaginare trasformazioni della realtà e perciò di compiere manipolazioni mentali delle cose in base a determinate regole.
Il bambino comprende i meccanismi dell’addizione, della sottrazione, della moltiplicazione, della divisione, dell’ordinamento in serie, della reversibilità. Matura anche la logica delle classificazione e, in particolare, l’acquisizione del principio d’inclusione, secondo cui esistono categorie più piccole comprese in altre più ampie.
4) Stadio delle operazioni formali (dai 12 ai 15 anni). In questa fase il pensiero del preadolescente è in grado finalmente di staccarsi dal dato concreto per operare su ricordi, immagini mentali, idee e concetti astratti. Egli effettua confronti fra concetti, ragiona per ipotesi e immagina nuove situazioni per comprendere meglio gli eventi reali. Il
ragionamento si fa progressivamente complesso e il pensiero diventa formale. Il ragazzo avverte il gusto della discussione animata su problemi astratti ed esercita le proprie
capacità logiche e critiche, mostrando un notevole grado di concentrazione su problemi
astratti. Il ragionamento si avvale ora del procedimento deduttivo, che consiste nel partire da una relazione già nota fra due proposizioni per individuare la verità o falsità della prima di esse e affermare con certezza la verità o falsità della seconda. Il pensiero del
preadolescente acquista sempre maggior rigore, per cui egli è in grado di ripetere alcune dimostrazioni scientifiche ed esperimenti, partendo dalle medesime premesse; in tal
modo potrà confermarne o smentirne la validità.
La ricaduta delle teorie di Piaget sulle scienze dell’educazione è stata di notevole rilievo; il
punto più problematico della sua concezione rispetto alle applicazioni educative è la tesi
(a suo dire abbondantemente dimostrata a livello sperimentale, ma sulla quale ancora oggi
non c’è accordo tra gli studiosi) secondo cui i tempi e la successione delle fasi di sviluppo psicologico sono sostanzialmente immodificabili, togliendo così rilevanza ed efficacia all’intervento dell’ambiente, che non può cambiare né accelerare questi aspetti. Da questa prospettiva la dimensione educativa potrebbe dunque creare soltanto le condizioni più
adatte per lo sviluppo cognitivo, senza mai orientarlo, però, in maniera determinante.
3. Istruzione e cultura dell’educazione per Bruner
Nella teoria dello psicologo statunitense Jerome Seymour Bruner (New York, 1° ottobre
1915) lo sviluppo cognitivo non si realizza, al contrario di ciò che sostiene Piaget, attraverso
una sequenza fissa di stadi, in quanto l’intelligenza sarebbe definibile, piuttosto, come capacità di mettere in atto una serie di strategie e procedure utili per risolvere problemi, analizzare
le informazioni e codificarle. Sotto questo profilo Bruner attribuisce grande importanza alla
situazione e al contesto in cui si affrontano i problemi (ossia ai fattori sociali), ma anche alle
spinte motivazionali (fattori individuali). Lo sviluppo cognitivo è il passaggio da sistemi poveri a sistemi sempre più ricchi ed efficaci nell’elaborazione delle informazioni. Tale passaggio avviene attraverso tre forme di rappresentazione: l’azione, l’immagine e il linguaggio.
Capitolo 1
Sviluppo cognitivo, affettivo e sociale
tivo del momento, in questa fase lo sviluppo intellettivo trae impulso dalla capacità del
soggetto di svincolarsi dall’apparenza dei fenomeni. Fino ad ora l’azione era puramente concreta e momentanea; in questo periodo essa viene interiorizzata: il bambino ne
conserva una traccia nella mente. Egli acquisisce la capacità di rappresentazione, cioè di
riprodurre mentalmente un oggetto o un avvenimento con le medesime caratteristiche
spazio-temporali con cui è stato percepito la prima volta. In questo stadio, però, il bambino mostra un’intelligenza ancora rigida, incapace di tener conto del punto di vista altrui (egocentrismo), di separare le cause dagli effetti (finalismo), di distinguere l’animato dall’inanimato (animismo).
611
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
612
A differenza della successione stadiale di Piaget, le tre forme di rappresentazione di Bruner
non costituiscono una sequenza fissa, in cui l’una scompare e l’altra appare, ma tutte coesistono, conservando la propria autonomia. Tutti i processi mentali hanno un fondamento sociale (evidente, in tal senso, la volontà di Bruner di “correggere” la visione biologista
di Piaget): la struttura della conoscenza umana è influenzata dalla cultura attraverso
i suoi simboli e le sue convenzioni. In ogni fase di sviluppo l’attività è guidata sia da scopi individuali che dal bisogno di relazioni sociali. L’influenza sociale determina e diffonde i
concetti e le categorie che, condivisi da una determinata cultura e approvati dai suoi membri, vengono facilmente appresi e rappresentati nella mente di ogni individuo. La cultura si
riflette così nella vita mentale del soggetto e l’intelligenza, a sua volta, costituisce l’interiorizzazione degli strumenti di una cultura.
Su queste basi Bruner considera l’apprendimento come un processo attivo, in cui il soggetto costruisce nuove idee o concetti a partire dalle proprie conoscenze passate e presenti. Gli strumenti che permettono all’individuo di crescere all’interno di una cultura vengono
forniti dal sistema stesso a cui egli appartiene: in tal modo la cultura da un lato rappresenta l’articolata rete di influenze e di input che consentono lo sviluppo mentale del bambino,
dall’altro gli fornisce anche l’insieme degli strumenti e dei contenuti, indirizzando i suoi apprendimenti e la costruzione della sua concezione del mondo. In definitiva, l’apprendimento e il pensiero sono collocati in un certo contesto culturale e si sviluppano sempre a partire dall’uso delle risorse culturali disponibili.
La vita mentale va dunque considerata come un processo intimamente dinamico e comunicativo, che si sviluppa con l’aiuto di codici culturali, tradizioni, relazioni sociali, e le strutture stesse della conoscenza individuale si delineano, nel tempo, all’interno di contesti specifici. L’apprendimento si produce nell’ambito di una varietà di pratiche socialmente e culturalmente determinate (leggere, scrivere, eseguire operazioni aritmetiche, insegnare, lavorare etc.) e si configura come un fenomeno sociale in cui intervengono molti elementi diversi, ma tutti ugualmente attivi: il linguaggio, le strumentazioni, le immagini, i ruoli sociali, i sistemi di giudizio, le regole e gli stili di vita e così via. In conclusione: l’educazione non
ha luogo solo nelle aule scolastiche, ma anche, e in pari grado, nelle famiglie, per la strada, nei luoghi di lavoro, cioè ovunque vi sia un incontro e un confronto fra soggetti diversi.
4. Maturazione biologica e apprendimento
Il bambino si modifica incessantemente fin dalla fase del suo concepimento. Alcune trasformazioni riguardanti sia la struttura fisica che il modo di comportarsi dipendono strettamente ed unicamente dal processo di crescita (maturazione biologica). Un bambino di
3-4 anni, ad esempio, solo in virtù del suo sviluppo fisico, riesce ad afferrare facilmente un
oggetto posto su un tavolo che appena pochi mesi prima non riusciva a prendere, perché
non era ancora sufficientemente alto.
Nella maggior parte dei casi, però, le modificazioni del comportamento sono la conseguenza di una serie di tentativi che man mano diventano sempre più riusciti, ovvero conseguono da esperienze ripetute, come accade, ad esempio, quando il bambino impara a camminare o a parlare. Ovviamente, affinché il bambino possa imparare a camminare o a parlare,
è necessario che il livello di maturazione della struttura ossea e muscolare, nel primo caso,
e delle corde vocali e dell’apparato fonatorio in genere, nel secondo caso, sia adeguato alle
esigenze della deambulazione e della emissione di suoni articolati. Anche questo, però, non
è ancora sufficiente: infatti, se un bimbo non compie tentativi reiterati, magari aiutato anche dai genitori, non diventerà capace di camminare, così come, allo stesso modo, non apprenderà mai a parlare se non sarà stato immesso in un ambiente di parlanti, cioè se non
avrà sentito parlare intorno a sé.
5. Lo sviluppo psicologico in età scolare
Il periodo evolutivo tra i sei e i dodici anni viene indicato come lo stadio della fanciullezza
o, secondo la terminologia della psicoanalisi, periodo di latenza. Esso è caratterizzato dalla
diminuzione della psicosessualità infantile che ha perduto il suo ruolo determinante a causa del superamento, da parte del bambino, delle situazioni complessuali del periodo antecedente (complesso edipico), coincidente con l’apparente cessazione delle pulsioni nei confronti del genitore dello stesso sesso, che non assumono forme evidenti di comportamento,
ma si presentano in maniera sublimata, in accordo con le norme imposte dalle nuove forme
di socializzazione (in concomitanza, cioè, con l’ingresso nella scuola). In pratica il bambino,
in questa fase del suo sviluppo, si convince dell’inutilità della competizione con il genitore
dello stesso sesso e, inibendo ogni pulsione, rimanda la soddisfazione del bisogno di un af-
Capitolo 1
Sviluppo cognitivo, affettivo e sociale
È dunque possibile definire l’apprendimento come un cambiamento delle attitudini e
delle capacità umane che non si può attribuire semplicemente al processo di crescita.
Questo cambiamento si manifesta come modifica del comportamento, al punto che l’apprendimento può essere verificato solo dopo aver confrontato le prestazioni di cui era capace un
individuo, prima di essere posto in una “situazione di apprendimento”, con il comportamento e le prestazioni che l’individuo stesso può eseguire dopo il periodo di apprendimento.
Tuttavia, bisogna riconoscere che non sempre la prova di un apprendimento è facilmente
osservabile; infatti, la modifica del comportamento a seguito di un apprendimento si manifesta chiaramente solo quando il soggetto ha imparato a fare qualcosa che prima non sapeva fare. Non vi è dubbio che l’esperienza diretta sia la prima ed insostituibile fonte di apprendimento: in un certo senso, i nostri primi insegnanti sono i nostri sensi, le nostre mani,
i nostri piedi. C’è dunque da meravigliarsi che una così evidente verità sia riuscita ad informare la prassi scolastica solo con notevole ritardo.
A partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento ha avuto larga diffusione, nelle istituzioni educative di numerosi Paesi, un insieme di metodologie d’insegnamento (di derivazione americana) secondo cui l’educazione deve essere attiva: l’educatore deve rendersi conto che il bambino è un essere vivo e perciò intensamente coinvolto nel processo formativo; nell’educarlo
si tratta di dirigere questa sua naturale tendenza all’attività spontanea, senza soffocarla ma
senza neppure lasciarla in balia di sé stessa. Fu il pedagogista svizzero Adolphe Ferrière
(1879-1960), per il quale la scuola deve tendere essenzialmente alla liberazione dell’uomo,
il primo apostolo della scuola attiva, la quale, considerata inizialmente come una reazione
al formalismo della scuola antica, mise in primo piano il valore dell’attività spontanea, personale e produttiva dell’allievo, da considerare non più come un “adulto incompleto”, bensì
come un essere sui generis dotato di slancio vitale. Pur differenziandosi per le diverse concezioni dell’uomo a cui si ispirò, l’attivismo affermò il primato dell’educazione sull’istruzione, ma ebbe soprattutto il merito di porre a fondamento della pedagogia lo studio psicologico del fanciullo, da considerare nei suoi bisogni e nei suoi interessi, nella sua spontaneità, nella sua natura evolutiva.
Fra le innovazioni di maggior rilievo che la pedagogia dell’attivismo, intesa nel suo giusto
significato, contribuì ad introdurre nella scuola sono da annoverare tutte le metodologie
volte a promuovere negli allievi un apprendimento autonomo, con particolare riferimento
alla cosiddetta metodologia della ricerca. Questa, infatti, costituisce certamente un positivo itinerario di apprendimento, soprattutto perché impegna personalmente e direttamente l’alunno dall’individuazione del problema alla formulazione dell’ipotesi fino alla soluzione, ma anche per la gratificazione che l’alunno stesso trae dalla propria attività nel momento in cui si rende conto di essere riuscito, con le sue forze, a dare una convincente risposta
al problema che aveva acceso il suo interesse iniziale.
613
9
Metodologie didattiche per l’insegnamento
del diritto e dell’economia
Sezione Prima
Il Diritto
1. Diritto e diritti
Il termine diritto presenta un’ambivalenza semantica in molte lingue: droit, derecho, recht,
pravo indicano sia il diritto soggettivo, quello cioè che ogni essere rivendica per sé nei rapporti con la società e con gli altri essere umani, sia il diritto oggettivo, cioè l’insieme delle
norme che impongono obblighi o divieti.
Soltanto l’inglese, unica fra le lingue europee, opera una distinzione lessicale indicando con
right il diritto soggettivo e con law quello oggettivo.
L’esistenza di un solo termine per indicare i due aspetti distinti del diritto fa sì che questo vocabolo evochi immediatamente l’insieme delle norme che limitano la nostra libertà e non ciò che
fa parte del nostro comportamento quotidiano. Pensiamo al diritto come ad una sovrastruttura
artificiale e prescrittiva dimenticando che compiamo un atto giuridico ogniqualvolta eseguiamo azioni per noi assolutamente naturali come effettuare un acquisto o fermarsi al semaforo.
Nell’insegnamento del diritto, dunque, occorre imparare da subito a non cadere nelle
trappole dell’ambiguità terminologica a cui esso si presta, ma, andando oltre, è necessario far capire che quelle che si andranno a studiare sono «le regole del gioco», quelle che
caratterizzano la vita del cittadino in ogni momento della sua giornata e che stabiliscono le coordinate per una convivenza tranquilla ed ordinata, limitativa senza dubbio delle singole libertà individuali, ma proprio per questo tale da consentire ad ogni uomo di
agire senza danneggiare gli altri in un generale contesto di cooperazione per la realizzazione dei fini comuni.
2. L’approccio didattico al diritto e le indicazioni metodologiche ministeriali
Se nel passato la scuola è stata soprattutto, se non esclusivamente, trasmissione di conoscenze consolidate e sostanzialmente statiche, oggi, nella prospettiva di un globale riordino
del sistema scolastico occorre affiancare alla trasmissione di dati, il metodo, la sollecitazione delle capacità critiche, lo stimolo alla ricerca e all’approfondimento, coniugando quanto
più possibile il momento cognitivo con quello operativo e di indagine.
I nuovi programmi introdotti nell’istruzione tecnica e professionale hanno sottolineato la
centralità dell’insegnamento delle discipline giuridiche e dei relativi contenuti culturali e
formativi, sancendo l’obbligatorietà di tale disciplina, in uno con l’economia, nel primo biennio comune. In questa ottica è necessario, pur nel rispetto della peculiarità delle singole discipline, fornire le basi per individuare i momenti di continuità fra economia e diritto, avendo cura durante il corso di studi di favorire lezioni contestualizzate.
Il diritto (e con esso l’economia), dunque, partecipa a pieno titolo all’obiettivo fondamentale di garantire una condizione formativa generale dell’uomo, del cittadino e del lavoratore.
In particolare, secondo le indicazioni ministeriali per gli istituti tecnici e professionali, il corso di diritto
(e di economia) per il biennio comune persegue l’obiettivo di far acquisire allo studente la capacità di:
— collocare l’esperienza personale in un sistema di regole fondato sul reciproco riconoscimento
dei diritti garantiti dalla Costituzione, a tutela della persona, della collettività e dell’ambiente;
Capitolo 9
Metodologie didattiche per l’insegnamento del diritto e dell’economia
Capitolo
741
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
742
— riconoscere le caratteristiche essenziali del sistema socio-economico per orientarsi nel
tessuto produttivo del territorio.
Dunque, dall’analisi delle finalità è evidente che l’insegnamento delle discipline giuridiche è
fondamentale negli istituti secondari superiori ad indirizzo tecnico e professionale per i contenuti specifici della disciplina rappresentati dalle informazioni sulle forme e sulle caratteristiche principali della vita sociale e politica del Paese, sia sotto l’aspetto teorico che pratico.
Tale insegnamento deve essere svolto, da un lato, attraverso l’analisi delle norme astrattamente poste dal legislatore e, dall’altro, attraverso il confronto di queste ultime con i comportamenti e le aspettative dei cittadini, dei professionisti e degli operatori del diritto.
L’introduzione di tale insegnamento nel biennio comune risponde ad un’esigenza di formazione del cittadino in quanto tale contribuendo, con le altre discipline curricolari, alla formazione della coscienza morale e sociale dell’adolescente, educandolo al rispetto degli altri e
stimolando in lui il senso civico e la responsabilità sociale.
Sarà poi nel secondo biennio e nel quinto anno che lo studente acquisterà del diritto un
visione più strettamente professionale, attraverso lo studio della legislazione di settore (diritto della navigazione per i tecnologici ad indirizzo logistica, diritto sanitario per i professionali socio-sanitari etc.) in modo da individuare le norme che disciplinano l’uso degli strumenti tecnici appresi in altri settori di studio.
La scienza giuridica nel secondo biennio e quinto anno, dunque, partendo dalla consapevolezza che l’accesso all’esercizio delle singole professionalità ha come suo passaggio obbligato l’apprendimento del diritto, si pone quale chiave di volta fra le conoscenze tecniche
del settore e l’uso legittimo che di tali conoscenze è possibile fare.
3. Gli obiettivi formativi
Dalle indicazioni metodologiche appena descritte ricaviamo che l’insegnamento del diritto ha valore soprattutto nel rapporto con il controllo del comportamento umano e dei fenomeni sociali. Inquadrata nell’ottica delle problematiche sociali, questa disciplina stimola
nell’allievo la riflessione sui fatti per confrontarli e ricavarne delle regole, e lo indirizza allo
sviluppo delle capacità critiche che permettono alla persona di darsi dei criteri di condotta, di comprendere la funzione delle norme come regole che consentono un corretto svolgersi della vita sociale, definendo il rapporto intercorrente tra libertà individuale ed esigenze della comunità.
Pur nel rispetto delle peculiarità delle singole esperienze didattiche e delle diverse esigenze
che emergono in ogni corpo classe, favorite dalla crescente autonomia disciplinare, gli obiettivi terminali, in quanto di portata generale, sono individuabili già nell’ambito della programmazione ministeriale, e, in particolare, nelle Linee guida degli istituti tecnici e professionali.
4. La didattica per percorsi autoconsistenti applicata al diritto
La conoscenza delle Linee guida è, senza dubbio, requisito essenziale per ogni docente, anche se, il più delle volte, chi non ha ancora dimestichezza con il mondo della scuola commette l’errore di considerare prioritario il contenuto disciplinare rispetto alla metodologia
di insegnamento.
In realtà ciò che conta non è tanto fornire le nozioni e le competenze quanto le modalità
con cui queste sono offerte al corpo classe: in pratica, accanto al cosa si insegna, conta anche
il come si insegna, dato che le indicazioni disciplinari non si riducono ad un’elencazione di
nozioni da acquisire ma sono il frutto di un’interazione di contenuti, strategie metodologiche, tecniche di accertamento e di verifica delle competenze acquisite, individuazione dei
debiti formativi e recupero.
5. La situazione di partenza
La situazione di partenza comprende le caratteristiche psicologiche, sociali e culturali di ciascun alunno e del corpo classe nel suo complesso. Mai come per l’insegnamento del diritto, in considerazione delle sue valenze socio-educative, il docente deve valutare la situazione di partenza per capire fin dove i discenti abbiano fatto proprio il concetto di «rispetto delle regole».
All’inizio dell’attività di programmazione, pertanto, l’insegnante effettuerà, in collaborazione con gli altri docenti, l’analisi della situazione di partenza, individuando la sussistenza o
meno dei prerequisiti generali indispensabili all’apprendimento del diritto.
I principali prerequisiti generali sono:
— pensiero logico concreto ed astratto;
— senso critico;
— comprensione della lettura;
— etimologia (capacità di comprendere il significato delle parole);
— capacità di immedesimazione;
— tolleranza sociale.
In funzione dei risultati raggiunti da tale primitiva verifica, il docente deve calibrare gli interventi didattici e formativi nei confronti del corpo classe.
6. Metodi e strumenti
I prerequisiti vanno valutati anche sul piano dei contenuti: ciò sarà possibile misurando la
continuità scolastica dei discenti fra scuole secondarie di I° e II° grado e singole classi degli istituti secondari superiori.
Lo stesso discorso va fatto per le singole lezioni inserite in un programma di studi. È stato puntualmente sottolineato che se il programma può essere definito una sequenza rigida di indicazioni ritenute valide per tutti gli allievi, la programmazione costituisce un’interpretazione dello stesso.
Come per gli altri insegnamenti, anche per il diritto la programmazione didattica avrà spazio per interventi di recupero da individuare verificando, prima dell’ingresso in ogni sin-
Capitolo 9
Metodologie didattiche per l’insegnamento del diritto e dell’economia
A tali obiettivi si presta la didattica per percorsi autoconsistenti di cui si è detto ampiamente nei capitoli precedenti.
In sostanza si tratta di organizzare il processo di apprendimento in percorsi autoconsistenti che raccolgono intere branche della disciplina (diritto civile, commerciale, pubblico, legislazione di settore) o porzioni autonome di contenuti disciplinari, a loro volta organizzati in lezioni, poste in modo da superare la tradizionale sequenzialità e in grado di garantire un consistente grado di autosufficienza. La singola lezione individua un argomento, ne
circoscrive l’area di intervento e organizza l’attività didattica in vista del conseguimento di
uno o più obiettivi formativi ed operativi (conoscenze e abilità).
Prendendo in esame le Linee guida vigenti si nota con immediatezza che questa metodologia si struttura come un percorso a tappe in cui ogni argomento, individuato come oggetto
di lezione, assurge al ruolo di singolo obiettivo formativo che, se raggiunto, consente di integrarsi e correlarsi ad un complesso armonico di conoscenze ed abilità.
La lezione è dunque un’esperienza di apprendimento che consiste nella traduzione pratico-operativa degli obiettivi educativi. Ogni lezione è costituita da un argomento esposto in
modo organico e suddiviso nei suoi elementi costitutivi disposti in sequenza, corredato di
esempi, approfondimenti, differenze con istituti similari, spunti interdisciplinari, spunti di
attualità, documentazioni, letture, schemi riepilogativi, esercizi.
743
Test
1
I caratteri generali
dell’ordinamento giuridico
1) Quali sono le caratteristiche delle norme giuridiche?
Parte III: la prova scritta
Libro I: discipline giuridiche
Le norme giuridiche sono precetti o divieti imposti dallo Stato o altro ente dotato del potere coercitivo e accompagnati dalla minaccia dell’irrogazione di una sanzione (pena, ammenda, multa, sanzione amministrativa) in caso di inosservanza. In ciò consiste la coercibilità, imperatività
o coattività, carattere esclusivo della norma giuridica che connota l’ordinamento giuridico differenziandolo da altri ordinamenti (religioso, sportivo etc. dove le sanzioni sono prevalentemente
di tipo ultraterreno o si limitano a comminare la sola espulsione dal gruppo sociale).
Negli ordinamenti giuridici complessi come quelli contemporanei, tuttavia, non ogni singola
norma può identificarsi in un comando o in un divieto o farsi accompagnare da una sanzione.
Le norme giuridiche sono, inoltre, astratte e generali in quanto si rivolgono ad un numero indeterminato di destinatari e sono suscettibili di regolare un numero indefinito di casi. Ciò significa che tali norme disciplinano fattispecie astrattamente previste, e non già situazioni concrete.
766
2) Che cosa si intende per ordinamento giuridico?
I gruppi sociali organizzati sono composti da una pluralità di persone e presentano un sistema
di regole che ne disciplinano la vita di relazione (normazione).
Tali regole devono essere prodotte da un potere sovrano e istituzionalizzato che assicuri l’effettiva realizzazione degli scopi comuni (organizzazione) e che abbia capacità di coazione (attraverso l’irrogazione di sanzioni in caso di trasgressione); inoltre, tale potere deve giovarsi della
reale adesione dei componenti del gruppo ed essere da questi ultimi riconosciuto quale autorità sovraordinata, non derivata, finalizzata al perseguimento dell’interesse generale (effettività).
Se esistono tutti questi presupposti le suddette regole sono dette «norme giuridiche» e concorrono alla costituzione del relativo ordinamento. Più precisamente, si definisce ordinamento giuridico (o diritto oggettivo) il sistema di norme giuridiche che disciplina la vita di relazione di un gruppo sociale stabile (altrimenti detto comunità).
3) Quali sono gli elementi costitutivi della norma giuridica?
La norma giuridica, in quanto regola di comportamento obbligatoria per tutti i consociati, è composta da due elementi:
— il precetto: cioè il comando in essa contenuto, con cui si impone al suddito (cittadino, straniero presente sul territorio, persona giuridica etc.) un certo comportamento che può essere positivo (es.: paga il debito) o negativo (non rubare);
— la sanzione: cioè la minaccia di una punizione (pena detentiva, sanzione pecuniaria etc.)
come reazione da parte dell’ordinamento in caso di inosservanza del precetto.
Si noti che nell’evoluzione degli ordinamenti giuridici le norme talvolta non comminano una
sanzione, ma prevedono la corresponsione di un premio a determinate condizioni (es.: sconti
di pena ai «pentiti», riduzioni fiscali e/o altre facilitazioni per i soggetti che operino determinate assunzioni: donne, persone diversamente abili etc.). Pertanto oggi è venuto meno il binomio
tradizionale precetto-sanzione.
4) In che modo vengono risolti i conflitti fra norme poste da fonti collocate sullo
stesso piano?
In un ordinamento giuridico pluralista come quello italiano, la eterogeneità delle fonti del diritto e la molteplicità dei relativi livelli di produzione (sovranazionale, nazionale, regionale etc.)
rendono altamente probabile che una stessa fattispecie sia disciplinata in modo confliggente da
In base a quanto previsto dall’art. 15 disp. prel. c.c. l’abrogazione può essere:
— espressa, quando è lo stesso legislatore a disporlo;
— tacita, quando la disciplina successiva è incompatibile con la precedente o regola in modo
diverso la l’intera materia, per cui non è possibile la vigenza di entrambe le disposizioni.
L’abrogazione può essere disposta anche mediante referendum ed in questo caso sarà sempre
espressa. Vanno, inoltre, ricordate le ipotesi delle cd. leggi a termine, le quali prevedono esse
stesse la durata della loro efficacia (ad es. il decreto-legge non può avere efficacia superiore ai
60 gg.) e delle cd. leggi eccezionali, emanate solo per un certo periodo o in particolari circostanze (ad es. le leggi emanate durante il periodo di guerra, venute meno con la fine della guerra).
Differente dall’abrogazione è la disapplicazione che avviene ad opera della Corte costituzionale quando dichiara l’illegittimità costituzionale di una legge.
5) Cosa si intende per fonti rinforzate?
Si definiscono «rinforzate» quelle fonti la cui emanazione richiede un procedimento aggravato.
L’art. 132, co. 1, Cost., ad esempio, prevede che il procedimento di formazione delle leggi costituzionali che dispongono la fusione o la creazione di nuove Regioni sia aggravato in quanto, oltre alla «normale procedura», richiede che sia accompagnato anche dalla preventiva richiesta di
un determinato numero di Consigli comunali, dal parere dei Consigli regionali interessati e dal
referendum delle popolazioni interessate.
Per le fonti rinforzate, dunque, non è sufficiente il normale iter legislativo previsto perché la legge sia approvata.
I normali requisiti richiesti dalla Costituzione, dunque, sono necessari, ma non sufficienti a che il
nuovo testo legislativo entri in vigore, in quanto in questo caso il costituente richiede anche (tra
l’altro) il preventivo consenso delle popolazioni interessate dalla modifica territoriale.
Le fonti rinforzate rientrano nella più generale categoria delle fonti atipiche, differenziandosi
dal tipo quanto alla forma.
Le leggi atipiche in senso stretto sono, invece, quelle che godono di una forza attiva o passiva diversa dal tipo cui appartengono. Le leggi di bilancio, ad esempio, godono di una forza attiva depotenziata rispetto al tipo della legge ordinaria, in quanto non possono stabilire nuovi tributi o
nuove spese ex art. 81 Cost.
6) Può il Governo esercitare la funzione legislativa?
La funzione legislativa, in base all’art. 70 Cost. e nel rispetto del principio di separazione dei poteri, è attribuita al Parlamento. Esistono, tuttavia, delle circostanze che possono giustificare
l’emanazione di atti normativi di rango primario anche da parte del Governo. È il caso di
materie che richiedono una specializzazione tecnica e un insieme di conoscenze specialistiche
Test 1
I caratteri generali dell’ordinamento giuridico
norme poste da fonti diverse, da fonti appartenenti allo stesso tipo ma emanate in momenti e
con modalità diverse.
Tuttavia, l’esigenza di certezza del diritto impone che eventuali antinomie, cioè contrasti tra le
fonti, siano risolte attraverso l’applicazione di una serie di criteri generali che consentano di individuare l’unica ed effettiva norma da applicare al caso concreto.
Quando due norme confliggenti sono poste da fonti dello stesso tipo (ad esempio, due leggi o
due regolamenti), il criterio applicato per eliminare le antinomie è quello cronologico, in base
al quale non si applica (perché si ritiene abrogata) la norma precedente, ma quella successiva
(principio lex posterior derogat legi priori).
Il criterio cronologico non trova, tuttavia, applicazione quando la norma precedente abbia carattere speciale o eccezionale, a meno che, interpretando la legge generale e la volontà ad essa
sottesa, l’interprete non ritenga che essa non tolleri alcuna disciplina diversa, sia essa precedente o successiva.
Si definisce abrogazione quel fenomeno giuridico in base al quale una norma o una disposizione viene revocata per porre fine alla sua vigenza, nonché circoscrivere nel tempo la sua efficacia
e la sua applicabilità.
767
che i parlamentari non posseggono, oppure situazioni che vanno fronteggiate con una tempestività che un’Assemblea come il Parlamento non è in grado di assicurare.
Tali circostanze sono disciplinate dagli artt. 76 e 77 Cost. In base al primo, l’esercizio della funzione legislativa può essere delegato al Governo, purché ciò avvenga con legge e nel rispetto
di alcune precise condizioni; in base al secondo, invece, il Governo può, di sua iniziativa e sotto la
propria responsabilità, fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza mediante provvedimenti provvisori con forza di legge, che vanno necessariamente convertiti in legge pena la
perdita della loro efficacia sin dall’inizio.
Tratto comune agli atti aventi forza di legge è, dunque, la capacità di abrogare norme di legge e
di resistere all’abrogazione da parte di fonti di rango inferiore (cd. forza di legge).
Parte III: la prova scritta
Libro I: discipline giuridiche
7) In cosa consiste il fenomeno della reiterazione dei decreti legge?
768
Nel corso degli anni Novanta, in presenza di maggioranze parlamentari divise al proprio interno
e tali da non poter esprimere una chiara volontà dell’assemblea, il Governo ha fatto un uso abnorme e distorto del decreto-legge, trasformandolo in uno strumento per forzare le Camere ad
approvare in termini brevi proprie proposte che, se presentate secondo l’iter ordinario, avrebbero rischiato di essere affossate. Quando la conversione non interveniva nei 60 giorni, si è andata
inoltre affermando una disdicevole prassi in base alla quale il Governo provvedeva a presentare
un nuovo decreto-legge dal contenuto in tutto o in gran parte identico a quello non convertito.
Ciò ha dato vita al fenomeno della reiterazione dei decreti-legge, che, di fatto, espropriava il Parlamento della funzione legislativa per un certo periodo di tempo.
Tale espediente ha raggiunto ben presto dimensioni preoccupanti, dando vita a catene di dieci-quindici provvedimenti consecutivi che disciplinavano «provvisoriamente» una determinata materia per
un periodo di tempo assai lungo (anche uno o due anni), abusando nello spirito e nella lettera dell’istituto della decretazione d’urgenza, trasformando di fatto il carattere di eccezionalità del decreto e violando il principio di certezza del diritto (garantito, invece, dalla legge posta in essere dal Parlamento).
In questo modo si lasciavano nella incertezza gli operatori del diritto, sia sulla durata nel tempo
delle norme reiterate che sulla effettiva conversione dell’ultimo dei decreti reiterati.
8) Quali sono i rapporti fra fonti dell’Unione europea e fonti interne?
L’Italia nel 1951 aderisce alla CECA, nel 1957 alla CEE e alla CEEA (anche nota come EURATOM)
e successivamente all’Unione europea, il cui ordinamento è costituito sia dai trattati istitutivi,
che rappresentato fonti primarie, che dalle norme prodotte dalle istituzioni dell’Unione europea, qualificabili come fonti derivate.
Nell’ambito delle fonti derivate si collocano i regolamenti dell’Unione europea, che hanno portata generale e carattere obbligatorio in tutti i loro elementi, e le direttive, che vincolano lo Stato membro quanto ai risultati da raggiungere, lasciandolo libero quanto alla forma normativa e
ai mezzi con cui realizzarli.
Si ricordino, infine, le decisioni, anch’esse obbligatorie ma di portata individuale, cioè indirizzate a destinatari precisi (singoli Stati membri o persone fisiche o giuridiche) che acquistano efficacia con la semplice notifica ai destinatari.
Le fonti dell’Unione europea sono in grado di dispiegare i propri effetti anche nell’ordinamento
nazionale di ciascuno degli Stati membri, e ciò, per la teoria generale del diritto, è possibile solo
in quanto una norma di rango costituzionale lo autorizzi.
Tale norma è rappresentata in Italia dall’art. 11 Cost., che consente limitazioni di sovranità, quale certamente è il riconoscimento dell’efficacia di fonti esterne nell’ordinamento nazionale, in
condizioni di parità con gli altri Stati qualora le stesse siano necessarie alla creazione e allo sviluppo di un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.
9) Sono ammissibili deroghe al principio di irretroattività delle leggi?
L’articolo 11 delle disposizioni preliminari al Codice civile sancisce un principio fondamentale:
«la legge non dispone che per l’avvenire», ossia la legge non si riferisce a rapporti verificatisi nel
tempo precedente la sua emanazione.
Il principio di irretroattività, rispondente ad un’elementare esigenza di certezza del diritto, è
tuttavia derogabile in via eccezionale in quanto:
—
—
—
—
il legislatore può ritenere opportuno estendere gli effetti di una legge anche al passato;
sono retroattive le leggi penali più favorevoli al reo;
sono retroattive le leggi di interpretazione autentica;
sono retroattive le leggi di ordine pubblico che tutelano i fondamentali interessi dello Stato.
10) Con riguardo all’efficacia nello spazio delle norme giuridiche, quali criteri prevede l’ordinamento italiano per risolvere i contrasti tra diritto italiano e straniero?
— la nazionalità del soggetto (legge delle persone), che trova applicazione nelle materie che riguardano lo stato e la capacità delle persone, rapporti personali e patrimoniali tra coniugi e
rapporti genitori-figli, istituti di protezione degli incapaci, successioni a causa di morte e donazioni;
— il luogo in cui si trova il bene (legge del luogo), che opera come criterio di collegamento nei
conflitti relativi al possesso, alla proprietà, ai diritti sulle cose, ovvero il luogo dove l’atto è
compiuto, per le obbligazioni di fonte non contrattuale;
— la volontà delle parti (legge adottata), criterio adottato per le obbligazioni contrattuali.
La legge straniera non si applica quando i suoi effetti sono contrari all’ordine pubblico; con tale
espressione si fa riferimento a quei principi fondamentali di carattere etico-sociale che sono alla
base dell’ordinamento giuridico italiano ed hanno perciò un carattere di inderogabilità.
11) Cosa si intende per rapporto giuridico?
Per comprendere in una definizione tutti i rapporti giuridici, anche quelli non caratterizzati da
una posizione di diritto-dovere (come il rapporto di coniugio, di parentela, di filiazione), si può
affermare che è rapporto giuridico ogni relazione interpersonale regolata dal diritto. Può dirsi tuttavia che — nella sua forma più semplice — il rapporto giuridico è la relazione fra il titolare di
un interesse giuridicamente protetto (soggetto attivo del rapporto) e chi è tenuto a realizzare o rispettare quell’ interesse (soggetto passivo del rapporto).
Come esempi più comuni possono addursi il rapporto tra il creditore ed il debitore di una somma di danaro, nonché il rapporto fra il proprietario di un bene e tutti gli altri componenti della
collettività che devono astenersi dall’impedire il pacifico esercizio del diritto di proprietà.
12) Quando si verifica la nascita del rapporto giuridico?
La nascita del rapporto giuridico si ha quando il rapporto si costituisce e il titolare acquista il diritto.
Tale acquisto, in particolare, può essere:
— a titolo originario: se il diritto sorge a favore di un soggetto senza essere stato trasmesso da
un precedente titolare (es.: il pescatore acquista a titolo originario i pesci caduti nella rete);
— a titolo derivativo: se il diritto viene trasmesso da un soggetto (autore o dante causa) ad altro (successore o avente causa).
Si ha, in questo caso, un fenomeno di successione che, a sua volta, può essere:
— a titolo universale: se il soggetto subentra complessivamente in tutti i rapporti di un’altra persona (es.: successione mortis causa);
— a titolo particolare: se, invece, il soggetto subentra solo in determinati rapporti (es.: compravendita, ove l’acquirente subentra nel diritto di proprietà del precedente titolare).
È importante notare, a questo proposito, come il titolo d’acquisto originario non comporta necessariamente che il diritto sulla cosa sorga per la prima volta in capo al soggetto attivo: l’originarietà del titolo si sostanzia nella sola mancanza di trasmissione da un soggetto ad un altro. Si
pensi, difatti, all’usucapione, che è modo d’acquisto a titolo originario dei diritti reali in seguito
Test 1
I caratteri generali dell’ordinamento giuridico
Il nostro ordinamento, per risolvere il contrasto tra diritto italiano e straniero e identificare la
legislazione applicabile, prevede tre criteri di collegamento:
769
Parte
IV
La lezione simulata
Capitolo
1
La lezione simulata
come prova di concorso
1. La prova orale nel concorso a cattedre 2012
Parte IV:
La lezione simulata
Nel precedente concorso, bandito con D.DG. 24 settembre 2012, n. 82 era previsto l’accesso alle prove orali per i candidati che avessero superato le prove scritte (o scritto–grafiche)
e le eventuali prove pratiche e di laboratorio.
La prova orale era articolata in due parti:
a) una lezione simulata, della durata di 30 minuti, su una traccia estratta dal candidato 24
ore prima della data programmata per la sua prova orale. A tal fine la commissione predisponeva un numero di tracce pari a tre volte il numero dei candidati;
b) in un colloquio immediatamente successivo, della durata massima di 30 minuti, nel corso del quale approfondire i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche della lezione.
958
Per la lezione simulata i 30 minuti previsti avevano il significato di un vincolo temporale intrinseco alla modalità
di svolgimento della lezione. Non erano dunque né un tempo massimo, né un tempo minimo ma un tempo da rispettare. Ciò vuol dire che le commissioni hanno valutato anche la capacità del candidato di riuscire a regolare i
tempi della sua presentazione.
Per il colloquio successivo, invece, il candidato aveva un vincolo massimo di 30 minuti e quindi l’intero colloquio
poteva svolgersi anche in un tempo inferiore.
La prova orale, distinta per ciascuna classe di concorso, aveva per oggetto le discipline di
insegnamento ed era volta a valutare: la padronanza delle discipline e soprattutto la capacità di trasmissione delle stesse.
Durante la lezione simulata si è anche accertata la conoscenza, da parte del candidato, delle
tecnologie informatiche, sia implicitamente (come nel caso in cui in il candidato, nell’esposizione della lezione simulata, avesse presentato la lezione in PowerPoint dimostrando così
di sapersi servire del PC o della LIM), sia esplicitamente, con domande mirate a verificare il
possesso di tali competenze (facendo ad esempio utilizzare concretamente il PC per acquisire informazioni o per sviluppare materiali didattici).
2. Che cosa è una lezione simulata
La lezione simulata è un modello di prova concorsuale non nuovo nelle selezioni degli aspiranti docenti: essa viene utilizzata anche come prova finale dei TFA.
La prova consiste in una simulazione di una lezione: con essa gli esaminatori valutano non
tanto le competenze disciplinari del candidato quanto le sue capacità didattiche, le competenze seppure elementari di pedagogia, oltre che le sue conoscenze della normativa scolastica da applicare. Si tratta di una prova in cui, cioè, si fondono aspetti disciplinari, psicopedagogici e giuridici.
Nel precedente concorso a cattedre, in particolare, le tracce predisposte dalle commissioni
erano formulate in modo tale che il candidato potesse dimostrare le seguenti competenze:
a) padronanza delle discipline di insegnamento;
b) capacità di comunicazione; l’insegnamento è una forma di comunicazione in cui è fondamentale catturare e mantenere l’attenzione dell’allievo/destinatario;
c) capacità di progettazione didattica anche con riferimento alle TIC e agli alunni con bisogni educativi speciali. Nella lezione simulata l’aspirante docente doveva dunque dimo-
strare di saper strutturare una lezione inquadrandola all’interno di una programmazione didattica e facendo riferimento ai bisogni specifici dei componenti di una ipotetica
classe.
Anche nella formulazione delle tracce, risultava chiaramente che la lezione simulata non serviva per esporre un argomento “come se ci si rivolgesse a degli studenti”, la qual cosa sarebbe risultata anche artificiosa, ma doveva servire per consentire al candidato di dimostrare di
essere in grado di progettare un’attività didattica reale, esplicitandone gli elementi essenziali:
— l’argomento prescelto;
— l’ordine o l’indirizzo scolastico;
— l’età degli alunni;
— la durata della lezione;
— gli strumenti e i materiali previsti anche con riferimento a tecnologie avanzate e alla presenza eventuale di alunni con bisogni educativi speciali.
Nel precedente concorso a cattedre la valutazione finale della commissione era legata a determinati parametri differenti da Regione in Regione. Queste, infatti, hanno elaborato delle griglie di valutazione diverse prendendo anche talvolta in considerazione parametri differenti.
In generale, però, le commissioni hanno fatto riferimento ad alcuni criteri generali che è importante
conoscere anche per elaborare una lezione simulata efficace in vista delle prove di concorso 2015.
Qui di seguito riassumiamo alcuni punti tratti dalle varie griglie di valutazione del precedente concorso, che in sede di costruzione di una lezione simulata è bene tener presente, in
quanto sicuramente saranno oggetto di valutazione in sede di esame.
• Criteri di valutazione di una lezione simulata
— Padronanza dei contenuti della disciplina di insegnamento, anche in funzione multi e interdisciplinare
— Capacità di trasmissione delle discipline di insegnamento, attraverso un’esposizione organica ed esauriente
— Capacità di progettazione didattica e organizzativa, ossia capacità di pianificare e realizzare un percorso di insegnamento/apprendimento adatto ai bisogni specifici degli alunni e della classe
— Conoscenza delle metodologie tipiche disciplinari, delle strategie didattiche, degli strumenti digitali e interattivi nell’ottica dell’inclusione e della personalizzazione dell’offerta formativa
— Padronanza delle problematiche relative alla valutazione con riferimento alle rilevazioni nazionali e internazionali
— Conoscenze pedagogico-didattiche e di legislazione scolastica
— Competenze comunicazionali tese a motivare e suscitare interesse e curiosità nella classe, e in particolare la capacità di stabilire una relazione con gli alunni, attraverso gli strumenti comunicativi: approccio relazionale verbale e non; approccio comunicativo di tipo
empatico (soprattutto nelle classi con studenti più piccoli), fluidità espositiva; pertinenza lessicale; capacità di analisi, sintesi e interazione
— Originalità e creatività dell’impianto espositivo/comunicativo
— Conoscenze e competenze nell’ambito della didattica personalizzata (BES, DSA, multiculturalità)
— Capacità nell’uso delle tecnologie informatiche in chiave didattica
— Conoscenza dei compiti inerenti al profilo professionale docente che caratterizzano le attività individuali, collegiali e orientate alla pianificazione/erogazione dell’offerta formativa.
Capitolo 1
La lezione simulata come prova di concorso
3. I criteri di Valutazione della lezione simulata
959
Si riporta di seguito un esempio di griglia di valutazione del concorso 2012 relativa alla
classe di concorso A019 (attuale A46).
Ufficio Scolastico Regionale per la toscana
Concorso a posti e cattedre per titoli ed esami
D.D.G. n. 82 del 24-9-2012
Determinazione dei criteri per la valutazione della prova orale relativa
griglia valutazione prova orale e calcolo del punteggio
classe di concorso A019
Nome del candidato/a .......................................................................... Firenze, .................. 2014
Lingua straniera scelta .................................................... , ............... Classe di concorso A019
Durante la prova, ciascun candidato avrà a disposizione una Lim e una postazione Pc. Ciascun candidato prenda visione dell’allegato 3 del bando dal titolo PROVE DI ESAME E RELATIVI PROGRAMMI e Awertenze generali.
Parte IV:
La lezione simulata
INDICATORI
960
1 - Padronanza e
conoscenza delle
discipline di insegnamento
DESCRITTORI
PUNTI
Eccellente padronanza dei contenuti disciplinari presentati con ampio respiro culturale, con eccellente rielaborazione personale e critica, supportati da eccellenti capacitˆ di collegamento anche in prospettiva interdisciplinare
13
Conoscenza organica e approfondita dei contenuti disciplinari sostenuta da un’ottima rielaborazione personale e critica
11
Padronanza organica e approfondita dei contenuti disciplinari sostenuta da un’ottima rielaborazione personale e critica delle tematiche proposte e richieste anche in prospettiva interdisciplinare
12
Buone conoscenze disciplinari sostenute da una buona rielaborazione personale e critica delle tematiche richieste
10
Conoscenze complete usate in maniera consapevole e approfondita
Conoscenze complete ma non approfondite e adeguatamente rielaborate
Conoscenze di base prive di adeguata rielaborazione
Conoscenze superficiali e frammentarie
Conoscenza limitata e superficiale dei contenuti disciplinari
Conoscenze sommarie esposte meccanicamente e in forma mnemonica
Conoscenze vaghe, confuse e disorganiche
Conoscenze gravemente lacunose
Conoscenza dei contenuti disciplinari episodica e quasi nulla
Conoscenze assenti e quindi non valutabili
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
Punti
prova
Parte IV:
La lezione simulata
Fasi della lezione
978
Verifiche finali
Altri punti (eventuali)
Illustrare qui la struttura della lezione che dovrebbe prevedere:
— fase iniziale: per esempio si introduce l’argomento alla classe con l’ausilio di una
mappa concettuale; si espongono gli obiettivi da conseguire; si effettua una verifica dei prerequisiti (soprattutto se si tratta di lezione da presentare a una prima
classe del ciclo di studi);
— nucleo della lezione: è il corpo della lezione, quello in cui si espongono i contenuti. In questa sede si può proporre un’articolazione dei contenuti, specificando il ricorso ad esempi, letture, interazione e discussione con gli studenti, ripetizione degli elementi chiave (si possono individuare delle parole chiave da scrivere o far scrivere alla lavagna), utilizzo delle risorse didattiche, indicazione specifica delle metodologie didattiche applicate ai contenuti ecc.
L’articolazione dei contenuti deve essere coerente, sequenziale e adatta alla classe di riferimento. Attenzione al lessico troppo tecnico: se da una parte, trattandosi di una prova di un concorso, è necessario mostrare di sapere, dall’altra verrà valutato anche il lessico usato dall’aspirante docente nel rivolgersi alla classe, quindi non deve essere troppo tecnico;
— fase di chiusura: in genere in questa fase si procede a un riepilogo di quanto fin lì
illustrato, all’assegno dei compiti a casa, alla verifica degli obiettivi, magari anche
attraverso l’analisi di un caso in gruppi (cooperative learning).
Attenzione: sviluppare questa scansione in fasi tenendo conto della durata complessiva della lezione che si è individuata prima. “Durata” e “Fasi della lezione” devono essere coerenti. Nella scansione delle fasi tener presente che più complesso è l’argomento,
più ridotti saranno i tempi di ascolto e di attenzione degli studenti. Il ritmo della lezione dovrà essere modulato anche sui tempi di apprendimento dei ragazzi.
Attenzione anche che questa parte sia coerente con i punti della sezione “Metodo” e
“Sussidi didattici”.
Anche se in una classe reale le verifiche finali vengono fatte non alla fine di ogni lezione ma dopo la chiusura di un macro argomento (quindi al termine di più lezioni), nella
nostra lezione simulata sarà utile illustrare, anche con esempi concreti, il sistema di verifiche dell’apprendimento che si vuole applicare: verifiche non strutturate (temi, elaborati di varia tipologia, problemi, esercizi di matematica, costruzione di mappe concettuali, interrogazioni, prove orali di varia tipologia); verifiche strutturate (test a risposta multipla, vero/falso, corrispondenze ecc.); verifiche semistrutturate (riassunti, saggi brevi, domande a risposta aperta). (Per avere un quadro delle tipologie di verifica vedi Parte II).
Illustrare qui:
— Attività da intraprendere nel caso in cui, all’esito della verifica, risulti che gli obiettivi non sono stati raggiunti (recupero del debito formativo).
— Strategie didattiche mirate all’eccellenza con piani individuali per alunni.
— Strategie didattiche specifiche nel caso di alunni con BES, DSA, stranieri ecc. con
individuazione degli obiettivi formativi personalizzati (OFP).
Parte
Capitolo
4
IV
La lezione simulata
lezione simulata di economia
IL FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA ECONOMICO:
I SOGGETTI, IL MERCATO E LO SCAMBIO
Destinatari: II biennio degli Istituti tecnici - settore economico.
Supponiamo di rivolgerci ad una classe di 25 alunni, uno dei quali appartenente all’area
BES, nello specifico un alunno con un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) in quanto disgrafico.
— verifica dei prerequisiti e introduzione dell’argomento (1 h);
— lezione frontale (2 h);
— riepilogo e verifica degli obiettivi (1 h).
Obiettivi formativi
Conoscenze
— Comprendere i meccanismi di funzionamento di un sistema economico.
— Sapere che cos’è il mercato e quali sono i soggetti economici che lo compongono.
Competenze/Abilità
— Capire che cosa spinge i soggetti economici a scambiarsi beni e servizi.
—Essere in grado di costruire la curva di domanda e la curva di offerta del mercato e di interpretarne il significato.
PREREQUISITi
— Conoscere l’oggetto di studio dell’economia.
— Sapere che cos’è un sistema economico.
— Conoscere i diversi tipi di sistema economico e comprendere il ruolo svolto dallo Stato.
OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (OSA)
Conoscenze
— Capire che cos’è un soggetto economico.
— Riconoscere le diverse tipologie di soggetti economici che operano nel mercato.
— Comprendere i meccanismi che inducono i soggetti economici ad effettuare lo scambio.
— Capire come varia la domanda e l’offerta di un bene al variare del suo prezzo.
— Comprendere la legge della domanda e dell’offerta.
— Capire in quali condizioni si realizza l’equilibrio del mercato.
Capitolo 4
lezione simulata di economia
Durata: 4 ore, da utilizzare per:
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