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Thomas Dixon
Scienza e religione
Traduzione di Fjodor Ardizzoia
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A Emma Dixon
Thomas Dixon
Scienza e religione
Progetto grafico: studiofluo srl
Impaginazione: adfarmandchicas
Redazione: Simona Miola
Coordinamento produttivo: Enrico Casadei
Thomas Dixon
Science and Religion
A Very Short Introduction
© Thomas Dixon 2008
Science and Religion. A Very Short Introduction
was originally published in english in 2008.
This translation is published by arrangement
with Oxford University Press.
Science and Religion. A Very Short Introduction
è stato pubblicato in inglese nel 2008.
Questa traduzione è pubblicata in accordo
con la Oxford University Press.
© 2009 Codice edizioni, Torino
Tutti i diritti sono riservati
ISBN 978-88-7578-139-2
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Indice
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Prefazione
Ringraziamenti
Capitolo 1
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Qual è la vera natura del dibattito fra scienza e religione?
Capitolo 2
17
Galileo e la filosofia della scienza
Capitolo 3
31
Dio agisce in natura?
Capitolo 4
47
Darwin e l’evoluzione
Capitolo 5
63
Creazionismo e Disegno intelligente
Capitolo 6
81
99
105
Mente e morale
Note
Letture consigliate e sitografia
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Prefazione
I libri che trattano di scienza e religione di norma possono essere divisi in due grandi categorie: i libri che cercano di persuadere della
plausibilità della religione e i libri che cercano di fare il contrario.
Questo volume non ricade in nessuno dei due gruppi. Il suo obiettivo è quello di offrire su questo argomento una panoramica che sia
il più possibile onesta. La polemica appassionata che spesso nasce su
questo dibattito è indice dell’intensità con cui le persone si identificano nelle proprie convinzioni sulla natura e su Dio, siano esse religiose o meno. Le origini e le funzioni di tali convinzioni sono l’oggetto di questo libro.
Negli ultimi anni l’argomento “scienza e religione” è diventato
quasi sinonimo, soprattutto negli Stati Uniti, di dibattito sulla teoria
dell’evoluzione, e per questo motivo a quest’ultima sono dedicati
due dei sei capitoli che compongono il libro. La moderna discussione che negli Stati Uniti vede contrapposti l’evoluzionismo e il “Disegno intelligente” illustra in modo particolarmente chiaro in che
modo le storie sul conflitto o sull’armonia fra scienza e religione possano essere usate nelle campagne politiche; in questo caso, relative al
controllo dell’istruzione e all’interpretazione del Primo emendamento della Costituzione americana.
Nozioni storiche su personaggi famosi, in particolare Galileo Galilei e Charles Darwin; concetti filosofici su miracoli, leggi della natura
e conoscenza scientifica; discussioni sulle implicazioni religiose e morali della scienza moderna, dalla meccanica quantistica alle neuroscienze: tutto questo è parte del moderno dibattito scienza-religione e
verrà preso in esame qui.
Non rientra tra gli obiettivi di questo libro il tentativo di persuadere la gente a smettere di essere in disaccordo sulla scienza e sulla religione. Piuttosto, la mia speranza è solo di riuscire ad aiutare la gente
a essere in disaccordo in modo bene informato.
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Ringraziamenti
Ho imparato a conoscere questo affascinante argomento da studente, grazie alle letture di Fraser Watts su teologia e scienza all’università di Cambridge e al classico di John Hedley Brooke, Science and
Religion: Some Historical Perspectives (Cambridge, 1991). In seguito,
dopo il diploma universitario, ebbi come insegnanti all’università di
Londra e a Cambridge alcuni importanti storici e filosofi della scienza, fra cui Janet Browne, Hasok Chang, Rob Iliffe, Peter Lipton, Jim
Moore e Jim Secord. Sono in debito con ciascuno di loro e con
l’ambiente di ricerca, stimolante e positivo, che ho trovato a Cambridge, sia al Department for the History and Philosophy of Science,
sia alla Faculty of Divinity. Sono grato anche del sostegno ricevuto
dai colleghi, in anni più recenti, a Lancaster e a Londra. Vorrei in
particolar modo citare Stephen Pumfrey e Angus Winchester della
Lancaster University, e Geoffrey Cantor per il suo aiuto nell’organizzazione, in quella sede, di una conferenza intitolata «Science and
Religion: Historical and Contemporary Perspectives» nel luglio del
2007 e organizzata per il pensionamento di John Hedley Brooke.
Ho imparato moltissimo dai relatori di quella conferenza. Più di recente, ho beneficiato dell’assistenza e dell’incoraggiamento dei miei
colleghi del Queen Mary, University of London, e in particolare di
Virginia Davis, Colin Jones, Miri Rubin, Yossef Rapoport, Rhodri
Hayward, Joel Isaac e Tristram Hunt. Elimie Savage-Smith e Salman Hameed mi hanno fatto da guide nello studio dei rapporti fra
Islam e scienza. Alla Oxford University Press, Marsha Filion, Andrea
Keegan e James Thompson mi hanno assistito durante il processo di
scrittura con pazienza, capacità ed entusiasmo. Fiona Orbell si è occupata delle immagini e dei permessi necessari alla loro riproduzione
con grande rapidità ed efficienza, Mentre Alyson Silverwood ha assicurato che la redazione del testo fosse della miglior qualità. Un ringraziamento speciale va agli amici che hanno dedicato il loro tempo
e la loro pazienza alla lettura delle bozze di questo libro, dandomi
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consigli su come migliorarlo, e in particolare ricordo Emily Butterworth, Noam Friedlander, James Humphreys, Finola Lang, Dan
Neidle, Trevor Sather, Léon Turner e soprattutto Giles Shilson. La
mia più grande riconoscenza va alla mia famiglia. Il libro è dedicato
a mia sorella Emma, che mi spinse a diventare un accademico, e non
un avvocato.
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Capitolo 1
Qual è la vera natura del dibattito
fra scienza e religione?
Il 22 giugno del 1633, a Roma, il Tribunale dell’Inquisizione dichiarò un anziano signore colpevole di essersi reso «veementemente sospetto d’eresia, cioè d’aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria
alle Sacre e divine Scritture»1. La dottrina in questione è che «il Sole
sia centro della Terra e che non si muova da oriente ad occidente, e
che la Terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un’opinione dopo esser stata dichiarata
e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura»2. Il colpevole era il settantenne filosofo fiorentino Galileo Galilei, che fu condannato al
carcere (punizione poi commutata in detenzione domiciliare) e a recitare sette salmi penitenziali ogni settimana per i tre anni a seguire,
quali «penitenze salutari»3. Questo includeva la ripetizione settimanale di un verso particolarmente adatto alla situazione, contenuto nel
Salmo 102 e rivolto a Dio: «Anticamente tu hai stabilito che la terra e
i cieli sono opera delle tue mani»4. Inginocchiato davanti agli «Eminentissimi e Reverendissimi Cardinalii», Galileo accettò la propria
sentenza, giurò completa fedeltà alla Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, e dichiarò di rinnegare e detestare gli «errori e le eresie» di
cui era stato sospettato; ovvero, di credere in un cosmo eliocentrico
e nel movimento della Terra.
Sorprende poco che l’umiliazione da parte dell’Inquisizione del
pensatore scientifico più celebrato dell’epoca, con il pretesto che le
sue idee sull’astronomia fossero in contraddizione con la Bibbia,
venisse considerata da qualcuno come prova evidente di un conflitto inevitabile fra scienza e religione. Il moderno scontro fra evoluzionisti e creazionisti sembra aver svelato un antagonismo di vecchia data, benché questa volta sia la scienza, più che la Chiesa, in
posizione di predominio. L’agnostico d’epoca vittoriana Thomas
Huxley espresse quest’idea con parole molto dure nella propria recensione dell’Origine delle specie di Darwin (1859). Scrisse infatti: «I
teologi ormai estinti si sono adagiati sull’idea che la culla di ogni
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scienza sia la stessa dei serpenti strangolati da Ercole nella propria;
la storia registra che ogni qual volta scienza e ortodossia sono state
messe a confronto in condizioni paritarie, quest’ultima si sia dovuta
ritirare, piegata e sanguinante, se non del tutto annichilita; repressa,
se non stroncata»5.
L’immagine del conflitto ha attratto anche alcuni credenti, che la
usano per dipingere se stessi come membri di una fazione in armi,
minoritaria ma nel giusto, che combatte eroicamente per proteggere
la propria fede dalle opprimenti e intolleranti forze della scienza e
del materialismo.
Benché l’idea di una guerra fra scienza e religione sia molto diffusa e popolare, alcune recenti pubblicazioni accademiche sull’argomento sono state dedicate essenzialmente a smantellare l’idea di un
conflitto inevitabile. Come vedremo, ci sono buone ragioni storiche
per respingere il concetto di conflitto puro e semplice. Dal processo
a Galileo nella Roma del Seicento, fino alle moderne battaglie americane sull’ultima forma di antievoluzionismo, nota con il nome di
“Disegno intelligente”, c’è stato molto di più nel rapporto fra scienza e religione di quanto sia stato dato a vedere, e senz’altro più che
un semplice conflitto. Alcuni pionieri della scienza moderna, come
Isaac Newton e Robert Boyle, consideravano il proprio lavoro parte
di una sfida religiosa volta a comprendere ciò che Dio aveva creato.
Anche Galileo pensava che scienza e religione potessero coesistere
armoniosamente. L’obiettivo di un dialogo costruttivo e cooperativo fra scienza e religione è condiviso da molti ebrei, cristiani e musulmani nel mondo d’oggi. L’idea che punti di vista religiosi e scientifici debbano inevitabilmente entrare in collisione è contraddetta
anche dal grande numero di scienziati religiosi che continuano a ritenere le proprie ricerche un complemento, e non una sfida, alla
propria fede; fra di essi il fisico teorico John Polkinghorne, l’ex direttore dello Human Genome Project Francis S. Collins e l’astronomo Owen Gingerich, per citarne solo alcuni.
Questo significa che possiamo dimenticare il conflitto? Assolutamente no. L’unica cosa che dobbiamo evitare è un’idea troppo
ristretta delle tipologie di conflitto fra scienza e religione cui ci si
potrebbe aspettare di assistere. La storia non vede sempre contrapposti un eroico e lungimirante scienziato che si scontra con una
Chiesa fanatica e reazionaria. Il fanatismo, così come la lungimiranza, è condiviso da entrambe le parti, allo stesso modo della ricerca
della comprensione, dell’amore per la verità, dell’uso della retorica
Qual è la vera natura del dibattito fra scienza e religione?
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e dei compromessi pasticciati con il potere dello Stato. Individui,
idee e istituzioni possono entrare in conflitto e lo fanno, così come
possono convivere in armonia, in un continuum infinito di combinazioni diverse.
Il grande storico della scienza e della religione John Hedley
Brooke scrive che lo studio approfondito della storia «ha rivelato una
relazione così straordinariamente ricca e complessa fra scienza e religione nel passato che è difficile sostenere tesi generaliste. La vera lezione che se ne ricava è la complessità». Parte di quella complessità
storica sarà esaminata nei prossimi capitoli. Di sicuro non c’è stato
un rapporto unico e immutato fra le due entità chiamate “scienza” e
“religione”. Ci sono, tuttavia, alcune questioni filosofiche e politiche di base che spesso ricorrono in questo contesto: quali sono le
fonti di conoscenza più autorevoli? Qual è la realtà più fondamentale? Che tipo di creature sono gli esseri umani? Qual è la giusta forma
di relazione fra Chiesa e Stato? Chi dovrebbe avere il controllo dell’istruzione? Sacre Scritture o natura possono essere considerate guide etiche affidabili?
I dibattiti su scienza e religione sono, all’apparenza, incentrati
sulla compatibilità o sull’incompatibilità intellettuale di particolari
convinzioni religiose e particolari aspetti della conoscenza scientifica. La fede nella vita dopo la morte è in conflitto con le scoperte
delle moderne neuroscienze? La fede nella Bibbia è incompatibile
con la convinzione che gli umani e gli scimpanzé si siano evoluti da
un antenato comune? La fede nei miracoli è in conflitto con il mondo rigidamente governato dalle leggi che la fisica ha svelato? O, al
contrario, la fede nel libero arbitrio e nell’azione divina può essere
sostenuta e supportata dalle teorie della meccanica quantistica? Una
delle risposte alla domanda che apre questo capitolo (qual è la vera
natura del dibattito fra scienza e religione?) è che il dibattito verte su
questi problemi di compatibilità intellettuale.
Ciò che vorrei enfatizzare in modo particolare in questo volume
è, però, il fatto che queste sfide contemporanee fra le idee sono la
punta visibile di strutture molto più ampie e profonde. Lo scopo di
questo libro è quello di esaminare a livello storico il percorso che ci
ha portati alle attuali posizioni su scienza e religione, di esplorare filosoficamente quali preconcetti sulla conoscenza sono coinvolti e di
riflettere sulle questioni politiche ed etiche che spesso sottendono a
tali dibattiti intellettuali. Nel resto di questo capitolo indicherò i tipi
di domande che penso dovremmo porci su scienza e religione, inte-
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se sia come fonte di convinzioni personali, sia come entità sociali e
politiche, e introdurrò brevemente l’argomento “scienza e religione” come campo di studio accademico.
L’incontro con la natura
La conoscenza scientifica si basa sull’osservazione della natura. Ma
osservare la natura non è semplice, né è un’attività solitaria come si
potrebbe credere. Prendiamo, per esempio, la Luna. Quando guardiamo il cielo in una notte serena, che cosa vediamo? Vediamo la
Luna e le stelle. Ma che cosa osserviamo in realtà? Una moltitudine
di piccole luci brillanti e un oggetto circolare più grande di colore
biancastro. Se non avessimo ricevuto alcuna nozione di tipo scientifico, che cosa penseremmo che sia quell’oggetto bianco? È un disco
piatto, come una gigantesca aspirina? O è una sfera? E in quest’ultimo caso, perché ne vediamo sempre la stessa faccia? E perché cambia forma, da sottile falce a disco pieno, per poi assottigliarsi di nuovo? È forse un oggetto come la Terra? E in tal caso, quanto è grande? E quanto è lontano? È abitato? O è un equivalente notturno e
più piccolo del Sole? Magari è una delle piccole luci brillanti, ma
più grande o più vicina? E a prescindere da questo, come e perché si
muove nel cielo in quel modo? C’è qualcos’altro che la spinge? È
attaccato a un invisibile meccanismo di qualche genere? È un essere
soprannaturale?
Ora, se siete bene informati sulla scienza moderna, saprete che la
Luna è un grande satellite roccioso e sferico, che compie un’orbita
completa intorno alla Terra in un mese circa e che impiega lo stesso
tempo a ruotare sul proprio asse (e questo spiega perché ne vediamo
sempre la stessa faccia). Le diverse posizioni relative di Sole, Terra e
Luna spiegano anche perché la Luna abbia delle “fasi”, che, in un
dato momento, ci fanno vedere l’intera superficie o solo una piccola falce della metà visibile del satellite. Potreste anche sapere che tutti i corpi fisici sono attratti l’uno verso l’altro grazie a una forza gravitazionale che è proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza fra di essi, e che
questo spiega il movimento regolare della Luna intorno alla Terra e
della Terra intorno al Sole. Probabilmente saprete anche che le piccole luci brillanti nel cielo notturno sono stelle, simili al nostro Sole,
che quelle visibili a occhio nudo sono lontane migliaia di anni luce e
Qual è la vera natura del dibattito fra scienza e religione?
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che quelle osservabili con i telescopi distano milioni o addirittura
miliardi di anni luce; per questo, osservare il cielo notturno significa
osservare il lontano passato dell’universo. Ma tutto quello che potete sapere non l’avete scoperto attraverso l’osservazione: vi è stato
detto. Magari l’avete imparato dai vostri genitori, da un insegnante
di scienze, da un programma televisivo o, ancora, da un’enciclopedia online. Anche gli astronomi professionisti, in genere, non hanno verificato l’esattezza di ciascuna delle affermazioni fatte in questo
paragrafo attraverso l’osservazione empirica diretta. La ragione non
sta nel fatto che gli astronomi siano pigri o incompetenti, ma semplicemente nel fatto che possono fare affidamento sulla massa di osservazioni autorevoli e di ragionamenti teorici della comunità scientifica che, nell’arco di vari secoli, ha stabilito questi fatti come verità
fisiche di base. Il punto è che, mentre è senz’altro vero che la conoscenza scientifica si fonda sulle osservazioni del mondo naturale, essa
richiede molto di più del semplice puntare i propri organi di senso
nella giusta direzione. In quanto individui, anche se siamo scienziati,
solo una piccolissima parte di quanto sappiamo è basata direttamente sulle nostre osservazioni. E anche allora, quelle osservazioni acquistano un senso solo all’interno di una struttura complessa di fatti e
teorie preesistenti, che sono stati accumulati e sviluppati nel corso
dei secoli. Quel che sappiamo sulla Luna e sulle stelle deriva da una
lunga e complessa storia culturale (una piccola parte della quale è descritta nel Capitolo 2), che media fra la luce del cielo notturno e i
nostri pensieri sull’astronomia e sulla cosmologia. Di tale storia fa
parte la vittoria delle idee di Galileo sulla vecchia teoria geocentrica,
ottenuta anche grazie all’astronomia di Copernico e al telescopio inventato all’inizio del XVII secolo, così come le leggi sul movimento e
sulla gravitazione di Newton, diffuse nel corso dello stesso secolo.
Ne fanno parte anche gli sviluppi più recenti della fisica e della cosmologia, come pure lo sviluppo degli importantissimi meccanismi
sociali e politici che consentono e controllano la diffusione della conoscenza scientifica fra gli individui, attraverso i libri e la scuola.
Dovremmo anche notare, fra l’altro, che ciò che la scienza spesso
si prefigge di dimostrare è che le cose non sono così come sembrano: le apparenze possono ingannare. La Terra sotto i nostri piedi ci
pare solida e stabile, e il Sole e le altre stelle sembrano muoversi intorno a noi. Eppure la scienza ha dimostrato che, nonostante i nostri sensi indichino il contrario, la Terra non solo ruota su se stessa,
ma gira anche intorno al Sole a velocità altissima. In effetti, uno dei
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personaggi del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo
(1632) esprime la sua ammirazione proprio per questa capacità, che
ebbero persone come Aristarco e Copernico, di credere nel sistema
eliocentrico prima dell’avvento del telescopio: «Né posso a bastanza
ammirare l’eminenza dell’ingegno di quelli che l’hanno ricevuta e
stimata vera, ed hanno con la vivacità dell’intelletto loro fatto forza
tale a i proprii sensi, che abbiano possuto antepor quello che il discorso gli dettava, a quello che le sensate esperienze gli mostravano
apertissimamente in contrario»6. In tempi più recenti, tanto la biologia dell’evoluzione quanto la meccanica quantistica hanno richiesto in modo analogo di credere le cose meno plausibili: che condividiamo un antenato con conigli e carote, per esempio, ma anche che
le più piccole componenti della materia sono contemporaneamente
onde e particelle. Talvolta si dice che la scienza sia solo una sistematizzazione delle osservazioni empiriche, o che non sia altro che
un’attenta applicazione del buon senso. Tuttavia ha anche l’ambizione e il potenziale per dimostrare che i nostri sensi ci ingannano e
che le nostre intuizioni più basilari possono mandarci fuori strada.
Ma quando guardiamo il cielo notturno, magari non pensiamo
affatto all’astronomia e alla cosmologia. Probabilmente siamo colti
da una sensazione di potenza della natura, pensiamo alla bellezza e
alla grandezza del cielo, alla vastità dello spazio e del tempo e al fatto
che siamo piccolissimi e insignificanti. Potrebbe persino essere un’esperienza religiosa, che rinforza la sensazione di timore davanti alla
forza di Dio e all’immensità e complessità del creato, riportando alla
mente le parole del Salmo 19: «I cieli raccontano la gloria di Dio e il
firmamento dichiara l’opera delle sue mani»7.
Una risposta così emotiva e religiosa al cielo notturno sarebbe
comunque, in ogni dettaglio, mediata storicamente e culturalmente, così come la percezione della Luna e delle stelle in termini di cosmologia moderna. Senza qualche tipo di educazione alla religione
non saremmo capaci di citare la Bibbia, e probabilmente non saremmo neanche in grado di formulare un concetto evoluto di Dio.
Le esperienze religiose individuali, così come le moderne osservazioni scientifiche, sono rese possibili da lunghi processi di cooperazione fra gli uomini, in una ricerca condivisa della comprensione.
Nel caso della religione, ciò che interviene fra la luce che colpisce la
nostra retina e i nostri pensieri sulla gloria di Dio è la lunga storia di
un particolare testo sacro, nonché la sua lettura e interpretazione da
parte di tutta una serie di comunità umane. E, come per la scienza,
Qual è la vera natura del dibattito fra scienza e religione?
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una delle lezioni che si apprendono grazie a questa attività comune
è che le cose non sono come sembrano. Gli insegnanti di religione,
così come quelli di materie scientifiche, cercano di dimostrare ai
propri allievi che c’è un mondo invisibile dietro a quello che osserviamo, un mondo che potrebbe sconvolgere le intuizioni e le convinzioni più radicate.