SCUDO CARABINIERI
(Ente morale a tutela dei doveri e dei diritti dei Carabinieri)
Il sacco di Roma
Tito Livio racconta in uno dei suoi 142 libri della storia di Roma “Ab Urbe condita” che i Galli scesero nel 390 a.C.
verso l’Italia centrale e occuparono Roma saccheggiandola. Il fatto si ripeté con Alarico, re dei Visigoti, nel 410 d.C. e
nel 1527 d.C. con i Lanzichenecchi che, su ordine dell’imperatore Carlo V, invasero la città eterna devastandola,
portando anche la peste. Gli antichi Romani, dopo la prima invasione dei Galli del 390 a.C., giurarono che mai e poi mai
Roma sarebbe stata invasa. Per oltre 1000 anni, grazie alla potenza romana e delle sue legioni, Roma non subì più alcuna
occupazione. I Romani avevano capito che se Roma fosse stata forte e i suoi cittadini avessero avuto alto il senso dello
Stato, nessuno si sarebbe mai permesso di distruggere la sua civiltà e il suo benessere. Quando Roma china il capo ed è
in balia di una classe dirigente politica scellerata, incapace, titubante, confusa e contraddittoria, allora tutto precipita.
Il Questore di Roma, dopo le devastazioni dei tifosi olandesi, nuovi lanzichenecchi, ha detto: “Meglio i disordini che i
morti”. Il Sindaco Marino ha incalzato: “Meglio i monumenti che i morti”, preoccupandosi di chiedere, come un
mendicante, i danni all’Olanda. Noi dello SCUDO, che difendiamo i doveri e i diritti dei Carabinieri e dei Cittadini, che
condividono i loro valori, facciamo un’altra analisi. Napoleone Bonaparte vinse a Marengo, ma perse a Waterloo. Come
poté accadere ciò? Eppure in tutte e due le battaglie rispettò i sacri principi della guerra: massa, manovra, sicurezza e
sorpresa. Perse a Waterloo, perché i suoi soldati, molto motivati e determinati a Marengo, in cui erano animati dai
principi della Rivoluzione francese, 15 anni dopo erano sfiduciati, dopo tanti anni di guerre, talora inutili e che non
avrebbero portato alcun benessere a loro e alle loro famiglie, ma soprattutto stanchi di seguire il loro imperatore in
avventure che soddisfacevano solo la sua ambizione personale. A Roma è successo quello che è successo, non perché gli
uomini non erano in numero sufficiente per fronteggiare i teppisti olandesi, o perché non sono stati ben comandati dai
funzionari di polizia (che in verità di impiego di uomini in ordine pubblico ne masticano poco), ma perché sono stanchi e
sfiduciati per essere continuamente vilipesi, umiliati, offesi, processati per un nonnulla, indicati al pubblico ludibrio.
Hanno ormai le scatole piene di un regime politico che in questi anni li ha fatti apparire come violenti e antidemocratici.
Non parliamo poi di molti magistrati che hanno il rinvio a giudizio facile nei confronti degli appartenenti alle forze
dell’ordine, anche quando si mettono le dita nel naso, oppure usano la voce vibrante contro i manifestanti. Questi
magistrati, che definisco anti-Stato, preferiscono la scena del violento NO TAV che offende a brutto muso il
carabiniere, che in silenzio e senza muovere un dito, inghiotte tutto, alle sacrosante cariche di polizia per disperdere
facinorosi che non manifestano per rivendicare i loro giusti diritti, ma solo per distruggere tutto ciò che capita loro a
tiro. Questo regime politico ha dato un encomio al carabiniere. Sarebbe stato molto meglio prendere quel lestofante e
buttarlo in galera. Ma così si ragiona a certi livelli e taluni vertici delle forze dell’ordine partecipano al banchetto della
distruzione dell’Italia e dei suoi valori, senza pensare che così si sprofonda nel baratro. Per cui Questore e Sindaco di
Roma: “Mettetevi l’animo in pace. Non vi giustificate per non aver difeso Roma da un nuovo sacco. La colpa non è vostra.
Da almeno 50 anni le forze di polizia vengono intimidite, per cui quando un violento, sia costui teppista, mafioso,
camorrista, delinquente di strada, politico corrotto, viola le leggi e le regole dello Stato, cominciano a girare la testa
dall’altra parte. E la legalità diventa solo un argomento da trattare in ipocriti convegni”. Ci vuole un capo del governo
che dica a tutti questi cialtroni, propalatori della cultura del permissivismo e del lassismo, che è giunta l’ora di dire
“basta” e di ridare fiducia ad uomini che ogni giorno, per strada e in ogni periferia di città o in sperdute località
d’Italia, continuano nonostante tutto a fare il proprio dovere, perché la loro coscienza glielo impone.
E NULL’ALTRO!
Palermo, 22 febbraio 20
Il Presidente Antonio Pappalardo
SCUDO Carabinieri, Corso Vittorio Emanuele II, 154
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