La Repubblica Democratica del Congo in Lacrime

La Repubblica Democratica del Congo in Lacrime !!!
Ancora una volta il popolo congolese in lacrime, ancora morti e sempre morti.
Nel momento in cui la Repubblica Democratica del Congo festeggia le sue 50 candeline, il
cinquantesimo anniversario della sua indipendenza, 50 anni di traversie politiche,
economiche e sociali,
…
anni nel corso dei quali migliaia di compatrioti sono morti senza speranza di vedere un
domani migliore per il loro paese, la cosa a cui aspira tutto un popolo,
all’indomani del cinquantenario dell’indipendenza che suscitava la speranza di vedere un
paese migliore che nel passato, la speranza generata dai tanti discorsi e messaggi riferiti
dagli organi d’informazione, tra i quali quello del Presidente della Repubblica nel suo
discorso alla Nazione del 30 giugno 2010, il messaggio del FMI e della Banca Mondiale
che annullavano il debito della RD del Congo per oltre il 90%, i messaggi dei responsabili
politici, ecc.
Il popolo congolese non si aspettava ancora di piangere o di vedere altri morti sul territorio
nazionale. Molti si chiedono quando finirà.
Appena tre giorni dopo le celebrazioni del 30 giugno, verso sera, a Sangé, 80 km a sud di
Bukavu e a 20 dalla città di Uvira, un’autocisterna piena di carburante proveniente dalla
Tanzania, si rovescia con tutto il suo carico di carburante che cola a terra. La popolazione
dei dintorni, povera in maggioranza, crede alla manna caduta dal cielo e in tanti accorrono
con un recipiente per procurarsi un po’ di carburante da vendere per guadagnarsi il pane
dei giorni a venire, ma la manna si trasforma in un macabro calvario, quando, secondo
alcune testimonianze, una persona si avvicina con una lampada a petrolio per meglio
raccogliete il carburante.
Questa lampada ha scatenato l’esplosione. Il risultato, case bruciate (molte case costruite
con la terra e col tetto di paglia), molti beni materiali ed esseri umani carbonizzati, molte
vittime che si trovavano stipate in piccole sale cinematografiche intente a seguire i quarti
di finale della coppa del mondo di calcio non hanno avuto la possibilità di uscirne e sono
state avvolte dal fuoco che si diffondeva dovunque.
Sangé, un piccolo paese privo di corrente elettrica e di acqua, situato sulla strada che
collega Bukavu con Uvira non aveva nessun servizio di pronto soccorso, né di
antincendio. Questo servizio non esiste nemmeno a Bukavu e, se esiste, lo è solo di
nome, perché non è dato vedere né nel capoluogo del Sud-Kivu, Bukavu, né a Uvira
nessun veicolo antincendio. La popolazione si è trovata sola in questo in questo triste
dilemma, salvare coloro che stavano per finire carbonizzati o salvare se stessi. La scelta
era difficile. Attualmente questa zona è l’ombra di se stessa, i superstiti hanno perduto
tutto (vestiti, case, fratelli, genitori, amici, …). La vita si è fermata a Sangé, nessuno fa
nulla, nessuno grida, nessuno piange, la gente osserva i soccorritori, le autorità, i visitatori
che che vengono da ogni parte per solidarizzare. i morti sono stati seppelliti in gruppi di tre
persone per ogni fossa. Più di 242 morti sepolti, corpi nerissimi carbonizzati, talora si
vedono solo gli scheletri. 218 morti sono stati sepolti lo stesso giorno della sepoltura
ufficiale, il 4 luglio 2010. E più di un centinaio di vittime si trovavano nei diversi ospedali.
Attualmente il bilancio ufficiale è di 242 morti, ma è un bilancio che può aggravarsi da un
momento all’altro. A Bukavu, nei due grandi ospedali, quello di Panzi e quello di General,
ci sono decine di superstiti ustionati, e disgraziatamente fra loro ci sono quelli che stanno
per soccombere, altri vengono curati, ma i responsabili degli ospedali lamentano l’assenza
di farmaci essenziali, mentre alcuni pazienti e malati si lamentano per l’assenza di cibo.
Le autorità in collaborazione con la MONUC (Missione ONU in Congo) e con la Croce
Rossa si sono occupati all’indomani del dramma per evacuare gli ammalati in ospedali di
Bukavu e di Goma per mezzo degli elicotteri della MONUC, a Uvira e Lemera con veicoli e
ambulanze delle Organizzazioni Internazionali, ecc.
Pensando a ciò che succede da oltre un decennio, viene da chiedersi se Dio non abbia
abbandonato i Congolesi, in particolare la popolazione dell’Est.
Questa è una fra le tante domande che si pone questa gente e delle malelingue possono
anche giungere a quella conclusione, altri si chiedono se per l’Est della RDC non sia
giunta la fine del mondo, l’apocalisse.
Ma i drammi dell’Est della RD del Congo non sono certo finiti. Fino a quando
persisteranno la situazione di estrema povertà e la disuguaglianza tra le classi sociali i
disastri saranno sempre in agguato.
In allegato troverete delle foto che dicono molto di più di quanto non vi abbia riferito.
Padjos (Pierre Lokeka)