Io lavoratore precario licenziato per avere osato

“Io lavoratore precario licenziato
per avere osato chiedere i miei
diritti”. Giovedì Giornata nazionale
della precarietà.
Varese, 10 maggio 2012- Lui si chiama Michele Giuliola varesino di 38 anni,
laureato in Lettere Antiche ma di mestiere…precario navigato con lavori anche
umili alle spalle, come ad esempio magazziniere, nonostante un titolo di
studio difficile e impegnativo da conseguire.
Francesco Vazzana, Michele Giuliola, Franco
Stasi
Michele è uno dei tantissimi giovani e meno giovani che qualche lavoretto lo
trovano pure, però con tipologie contrattuali assurde ( in Italia ne esistono
ben 46!): come cocopro, a partita iva, di inserimento, a chiamata a tempo
determinato o indeterminato con obbligo risposta e via di questo passo.
Insomma il precariato che avanza e per quasi tutti loro senza nessuna
speranza di avere un posto di lavoro sicuro. Lo stesso che possa garantire
loro se non un futuro almeno una certa stabilità economica, magari occupando
una posizione funzionale compatibile con il loro titolo di studio o che
rifletta almeno le loro capacità lavorative. Tutto questo con gran parte
delle aziende, esercizi commerciali o pmi sparse sul territorio, che
sfruttano questa situazione esclusivamente a loro vantaggio, mentre ai
lavoratori non rimane che accontentarsi senza replicare, ritrovandosi spesso
anche senza i dovuti contributi.
Michele però un bel giorno si è ribellato a questo sistema “ Lavoravo da
qualche anno al Cepu di Varese come collaboratore e con un tipo di rapporto
contrattuale di tipo subordinato: paga media 1200 euro più qualche extra per
delle lezioni impartite ad hoc. Tutto pareva funzionare, possedevo un badge
ecc..Dopo 4 anni è scoppiato il caso quando ho iniziato ad informarmi sui
miei diritti come prevedeva il contratto: ferie retribuite (mai viste),
maturazione del tfr così come sapere quali e quanti fossero le trattenute per
fini pensionistici, insomma il giusto. A quel punto mi sono sentito dire che
come Cocopro praticamente non avevo diritto a nulla di tutto questo e la
busta paga prevedeva solo un pagamento al lordo. Così mi sono rivolto alla
Cgil che ha valutato attentamente il caso, aiutandomi fin da subito. Da
maggio 2010 non ho più un lavoro stabile, mentre con il Cepu naturalmente
sono in causa. Giusto per campare ora ho trovato lavoro come magazziniere e
francamente, se mi assumessero a tempo indeterminato, accetterei subito
indipendentemente dal mio titolo di studio”.
Insomma nulla di nuovo all’orizzonte e purtroppo casi come quello di Michele
sono a centinaia. Per questo la Cgil Lombardia ha deciso di non lasciarli
soli, organizzando una serie di iniziative importanti, presentate oggi dalla
Cgil varesina alla presenza del segretario generale Franco Stasi, di
Francesco Vazzana e dello stesso Michele Giuliola (in rappresentanza di tutti
i lavoratori precari), per sottolineare questo male endemico qual è la
precarietà lavorativa in Italia.
Domani ad esempio a si terrà la “Giornata nazionale della precarietà”, con
un presidio organizzato davanti alla sede della Regione Lombardia (dalle 9.30
alle 11.30). Tutti a Roma invece il 2 giugno, Festa del Lavoro, giornata
scelta non a caso da Cgil. Cisl e Uil, che hanno deciso di manifestare
appunto contro questo sistema e per sensibilizzare il Governo perché trovi
adeguate soluzioni alla reale riforma del lavoro, affrontando temi come la
precarietà così come gli esodati.
“Come si è visto anche recentemente le risposte del ministro Fornero si sono
dimostrate insufficienti, con dati che non dicono il vero per quanto attiene
il numero reale degli esodati (65.000 per il Governo, in realtà molti di
più), basti pensare che solo 2000 di essi sono presenti nella nostra
provincia.” Così Stasi che aggiunge “ Non potevamo non reagire a tutto
questo, saranno 60 le iniziative totali organizzate in Italia e nelle
prossime settimane e continueremo fino a quando non si trovino delle vie
accettabili per tutti i lavoratori precari”. Costanza che in diversi casi
viene premiata; come dimostra la recente sentenza del Tribunale di Novara che
ha condannato l’amministrazione scolastica di quella città, per non avere
assunto come da contratto 91 lavoratori a termine.
“Certo – come evidenzia ancora Michele Giuliola- per combattere tali fenomeni
ci vorrebbe maggiore coscienza collettiva rispetto alla gravità del problema
e non ritrovarsi soli, eccetto un collega anche lui oramai ex Cepu, come
appunto accaduto al sottoscritto. Ecco, la vera delusione è forse questa:
sentirsi isolati e non lottare invece tutti insieme per i nostri diritti”.
E Michele ha ragione da vendere: di fronte a questa triste realtà siamo tutti
un po’ codardi e forse anche un po’ menefreghisti.
Gianni Beraldo
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