museo civico e diocesano “la castellina” di norcia approfondimenti

MUSEO CIVICO E DIOCESANO “LA CASTELLINA” DI NORCIA
APPROFONDIMENTI
Il Museo Civico e Diocesano di Norcia è situato all’interno della Castellina, residenza fortificata
dei governatori apostolici che vi amministravano la giustizia per conto dello stato pontificio. La
Castellina fu edificata per volontà di Papa Giulio III per garantire alla Chiesa un maggiore controllo
sul repubblicano Comune di Norcia e dei territori periferici, perciò fu realizzata a scopo difensivo
principalmente tra il 1554 e 1630. La struttura si presenta come una fortezza, compatta e bassa, con
quattro bastioni angolari, muniti di feritoie per il tiro. Del progetto fu incaricato Jacopo Barozzi da
Vignola. Attraverso un elegante portale bugnato e un controportale si accede ad una corte porticata,
su cui si affacciano un portico ad archi su pilastri al piano terra, e un loggiato con pilastrini e
architrave in legno al primo piano. Dalla corte si aprivano le cancellerie civile e criminale, le
scuderie, i quartieri della guarnigione e le carceri, mentre al piano superiore si trovava la residenza
del governatore. Quando nel 1569 venne istituita la Prefettura della montagna la Castellina ne
divenne la naturale sede. Restaurata nel XVIII secolo a seguito dei frequenti terremoti, a partire dal
1860 divenne sede degli uffici del Comune fino a quando nel 1967 si trasformò in sede del museo.
Oltre all’interessante museo che ospita, la Castellina, è importante dal punto di vista architettonico.
Visitare il museo vuol dire anche ammirare il suo contenitore, una possente e compatta rocca dalla
forma quadrilatera.
La prima sezione del museo esposta a piano terra è dedicata alla Collezione Massenzi, frutto di una
generosa donazione fatta nel 2002 al Comune di Norcia dal Cavalier Evelino Massenzi, venuto a
mancare nel 2011 all'età di 105 anni ed originario della città. La collezione esposta è composta da
un centinaio di reperti bronzei e vasi etruschi, greci e in minor misura magnogreci, databili dal IX
secolo all’età romana. Sedici teche raccontano la storia della ceramografia etrusca dall’epoca
orientalizzante all’ellenismo, con l’edizione di pregevoli materiali greci d’importazione, come
anfore in bucchero (definito l’argento dei poveri), vasi attici a figure nere e rosse, skyphos, crateri
riccamente decorati. La collezione comprende anche altre opere di età medievale a carattere sacro,
come una statua in terracotta policroma, che sembra essere la Vergine Annunciata realizzata nel
1410 da Jacopo della Quercia.
Al piano superiore la Castellina ospita dal 2003 una mostra archeologica permanente "Partire per
l’aldilà", con esposte alcune delle tombe di epoca ellenistica e dei relativi corredi, di notevole
interesse storico, nelle tipologie “a fossa”, “a cassone” e “a camera”, rinvenute nella frazione di
Popoli e nelle località intorno a Norcia di Colle dell’Annunziata (necropoli degli impianti sportivi) e
Opaco (necropoli del caseificio). I ricchi corredi tombali sono databili tra il III e il I secolo a. C. e
provengono dalle necropoli tardo repubblicane e romane dell’antica Nursia.
Proseguendo si entra nel vivo della collezione del Museo Civico e Diocesano, che riunisce le opere
d’arte e la suppellettile liturgica di provenienza locale, di proprietà ecclesiastica o comunale,
databili tra XII e XVIII secolo. Riportiamo di seguito alcune delle opere più importanti. La Croce
azzurra, attribuita ad un maestro spoletino degli inizi del XIII secolo e proveniente dalla chiesa del
cimitero di Roccatamburo, deve il suo nome alla particolarissima gamma cromatica dei lilla e degli
azzurri che la caratterizza. Il Cristo crocifisso o Croce dipinta, in legno, risale al 1242. Proveniente
dalla chiesa di Sant’Antonio di Campi Basso, piccolo centro del territorio nursino, è opera di Petrus
Pictor. La Deposizione dalla Croce (terzo quarto del XIII secolo), è un gruppo ligneo di bottega
umbra, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Annunziata a Roccatamburo, che ha la particolarità
di essere l’unico gruppo di Deposizione conservatosi integralmente in Umbria. Un altro gruppo
scultoreo è quello della Madonna con Bambino entro edicola, San Giovanni Battista, San Giovanni
Evangelista, Maria Vergine annunciata e Angelo annunciante con motivi decorativi vegetali,
realizzati nel 1469 da Duknovic Ivan, ovvero Giovanni Dalmata. Il gruppo scultoreo in marmo a
rilievo, per la precisione realizzato in pietra caciolfa, faceva parte dell’arredo dell’altare della
"Madonna della Palla" nella Chiesa di S. Giovanni. Di notevole pregio La Vergine Annunciata con
relativo Angelo Annunciante, due statue in terracotta invetriata realizzate intorno al 1510, e
attribuite a Luca Bartolomeo della Robbia (1475-1548), provenienti dalla chiesa dell’Annunziata
appartenente all’ex convento dei Minori osservanti, demaniato nel 1866 e quindi adibito ad
Ospedale civico. Luca Bartolomeo Della Robbia, detto Luca il Giovane, nacque a Firenze il 25
agosto 1475, sesto figlio dello scultore Andrea di Marco e di Giovanna Paoli. Fu battezzato col
nome dello zio paterno, il celebre scultore Luca, che nell'abitazione dei Della Robbia in via Guelfa
aveva impiantato una stimata e redditizia bottega di terrecotte invetriate ove, anche Luca il giovane,
con il padre ed almeno quattro dei fratelli, sarà a lungo attivo. Inizialmente collaborò con i fratelli
alle più impegnative imprese paterne toscane. Secondo il Vasari "fu molto diligente negl'invetriati"
e sembra davvero che in quest'arte sia stato il più abile dei figli di Andrea, divenendone già prima
della fine del secolo il principale collaboratore. Sembra che la sua specialità fosse quella degli
invetriati decorativi - fregi, pavimenti, stemmi - dove esprimeva appunto un'elegante "diligenza".
Ma a Luca il Giovane non dovevano mancare le doti figurative, tanto che numerose sono le statue e
le pale da lui realizzate per conto del padre durante i primi decenni del Cinquecento. Della stessa
provenienza delle sculture robbiane presenti al museo della Castellina è anche un dipinto
raffigurante una Madonna con il Bambino e santi dell’Ordine francescano, del 1525 circa, attribuito
ad Antonio da Faenza. Il dipinto rappresenta una Madonna in trono tra santa Chiara, San Francesco
d'Assisi, San Bonaventura, Sant'Antonio da Padova, San Ludovico di Tolosa e San Luigi IX. Nella
predella sottostante troviamo dipinta in tre scomparti: l’Annunciazione e Cristo in pietà. Liberi
Antonio, detto Antonio da Faenza, era un pittore e architetto probabilmente originario di Faenza,
attivo nella prima metà del XVI secolo nell'Italia centrale. Sono pochissime le notizie su questo
artista. Dalla Emilia-Romagna si sposterà nelle Marche, dove lavorerà per circa quindici anni, e da
qui in Umbria, per questo è presente anche a Norcia. L’esposizione prosegue con una scultura lignea
degli inizi del XV secolo, raffigurante Santa Giuliana, di anonimo scultore umbro, proveniente
dalla Chiesa di Santa Giuliana di San Pellegrino. Tra le opere vi è anche un Bossolo, cioè una
cassetta usata per l'elezione delle magistrature cittadine, con effigiati Santa Scolastica e san
Benedetto da Norcia, della metà del XV secolo, in legno policromo, di bottega umbra. Attribuito a
Francesco Botticini è San Francesco d'Assisi rappresentato in gloria all’interno di una mandorla con
le tre virtù francescane della Povertà, Castità e Obbedienza in alto, e in basso la raffigurazione dei
vizi, l'Avarizia, la Lussuria e la Superbia. L’opera è del 1480 circa, e proviene dalla Chiesa di San
Francesco. Madonna con Bambino in gloria e santi, è una pala d'altare eseguita nel 1547, da alcuni
critici attribuita a Girolamo e Vincenzo Sparapane da Norcia, secondo altri attribuibile ad anonimo
umbro del sec. XVI. L’opera proviene dall'altare maggiore della Chiesa della Madonna del Rosario.
Il Circuito Museale Urbano di Norcia comprende oltre alla Castellina, anche l’antico Criptoportico
romano di Porta Ascolana, con reperti dal IX al III secolo a.C. che testimoniano la presenza a
Norcia di un villaggio e di necropoli sabine; epigrafi latine e lo stesso criptoportico, visitabile
all`interno della mostra, documentano il municipio di età romana.