n 32° 2014 numero newsletter

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Numero 32°/2014
Tumori professionali da esposizione a radiazioni solari (U.V.)
Il recente riconoscimento dell’origine professionale di un caso di melanoma in
escavatorista ottenuto dalla sede INCA di Pesaro che si aggiunge a quelli ottenuti da altre
sedi in Umbria, Puglia ecc conferma che alcune categorie professionali sono esposte in
maniera significativamente superiore a quelle della popolazione generale.
L’emissione solare comprende luce, calore e radiazione UV” e la regione dell’UV copre il
range di lunghezza d’onda tra 100 e 400 nm ed è divisa nelle tre bande: UVA (315-400
nm), UVB (280-315 nm) e UVC (100-280 nm).
La pericolosità dei raggi UV, intesa come capacità di penetrazione, per l’uomo aumenta al
diminuire della lunghezza d’onda e, di conseguenza, all’aumentare della frequenza. Inoltre
può variare per altri fattori, come l’ambiente, la quota di lavoro o fattori individuali.
Vari studi hanno evidenziato che la radiazione solare ultravioletta è causa di danni alla
pelle, danni acuti e cronici reversibili e non reversibili” (fotoinvecchiamento, comparsa di
precancerosi e tumori cutanei, problemi agli occhi, ...)1.
Per definire i soggetti potenzialmente esposti appare opportuno riprendere alcuni dati di
letteratura:
1) in montagna la neve riflette più dell'80% dei raggi UV
2) il 60% delle radiazioni si concentra tra le 10 del mattino e le 2 del pomeriggio;
3) oltre il 90% dei raggi UV attraversa le nuvole;
4) l'intensità dei raggi, salendo di altitudine, aumenta del 4% ogni 300 metri;
5) chi lavora al chiuso ha un'esposizione alle radiazioni UV pari al 10-20% di chi lavora
all'aria aperta;
6) l'ombra può ridurre di oltre il 50% le radiazioni;
7) la sabbia chiara riflette più del 15% dei raggi;
8) nell'acqua a mezzo metro di profondità, la radiazione UV a ridotta solo del 40%
rispetto alla superficie.
1
Oltre al sole vi sono altre fonti di emissione di radiazioni UV quali la saldatura ad arco, le lampade
germicide, lampade attiniche, apparecchiature per la fototerapia ecc.
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L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato la radiazione
solare come cancerogeno certo per l’uomo già nel 1992, in quanto causa di melanoma
maligno e di tumori della pelle non melanocitici.
Nel 2009 il gruppo di lavoro della IARC sulla base di nuovi dati valuta nuovamente la
cancerogenicità delle radiazioni ionizzanti e definisce la radiazione solare ultravioletta
come “cancerogeno certo” di classe 1.
In particolare i tumori della pelle che possono essere provocati dalle radiazioni UV sono:
i melanomi: il melanoma maligno della cute è molto comune tra la popolazione bianca
che vive in clima soleggiati, è stata osservata una rapida crescita per incidenza e mortalità.
Il rapporto far radiazioni solari e melanoma appare complesso. Diversi studi mostrano un
aumento significativo del rischio di melanoma fra le professioni che comportano una
esposizione intermittente ed intensiva agli UV. Negli ultimi 30 anni l’incidenza del
melanoma è andata aumentando in tutti i paesi sviluppati. La maggiore incidenza è stata
registrata in Australia con 40 casi ogni 100.000 abitanti.
i tumori non melanocitici (NMSC): sono i tumori più comuni e più frequenti nell’adulto
Due sono le forme principali: il carcinoma basocellulare (BCC) e il carcinoma
squamocellulare (SCC). I più frequenti sono i BCC, gli SCC rappresentano il 20%. In base
alle stime un uomo su 9 ed una donna su 35 si ammalerà di NMSC nel corso della vita. Lo
studio multicentrico condotto nell’Europa del Sud “Helios” ha evidenziato come fattore di
rischio per il BCC l’esposizione intensa agli UV. Infine nel caso dei carcinomi
spinocellulari il rapporto con le radiazioni UV è ancora più certo come pure assolutamente
certa è la correlazione con l’esposizione professionale prolungata e cronica agli UV.
Di questi tumori si stima che ogni anno in Italia ne vengano diagnosticati circa 32.000 tra
gli uomini e 26.000 tra le donne”. E le forme di gran lunga più frequenti sono quelle
basocellulari (BCC) che hanno una prognosi molto buona, mentre quelle squamocellulari
(SCC), con maggior aggressività almeno locale, rappresentano circa il 20%.
Si tratta di tumori che compaiono prevalentemente nell’età adulta, in entrambi i sessi, ma
con una maggiore frequenza tra gli uomini. In base a tali stime, 1 uomo ogni 9 e una
donna ogni 35 avrà una diagnosi di tumore epiteliale della cute nel corso della vita (dalla
nascita agli 85 anni)”.
E se il rischio di morire per questi tumori è estremamente basso, data l’elevata frequenza
di queste lesioni, il loro trattamento, solitamente chirurgico e locale, rappresenta
comunque un carico rilevante per il sistema sanitario.
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Inoltre se i NMSC sono i tumori della pelle che sono stati associati al lavoro all’aperto per
esposizione alla radiazione ultravioletta (UV) solare, in Italia si stima che siano almeno
circa 700.000 i lavoratori che possono essere esposti a questo cancerogeno.
Numerosi studi condotti in diverse parti del mondo hanno messo in relazione il lavoro
outdoor e l’aumento di tumori della pelle non melanocitici. I lavoratori outdoor possono
avere un’esposizione cronica in alcune sedi del corpo mentre in altre è intermittente.
Alcuni recenti studi hanno anche stimato l’esposizione cumulativa ed il rischio di SCC
osservando rischi maggiori tra chi ha avuto una attività con esposizione definita alta o
moderata od una occupazione outdoor durante l’estate negli ultimi 25 anni.
Recenti meta-analisi degli studi epidemiologici su rischio di NMSC e lavoro all' aperto
mostrano un OR complessivo di 1.77 per gli SCC (Intervallo di confidenza al 95% 1.402.22) un OR complessivo di 1.43 per i BCC (Intervallo di confidenza al 95% 1.23-1.66).
(Bauer et al. 2011; Schmitt et al. 2011)
Ulteriormente elementi alla nostra attività di tutela possono essere tratti dai risultati del
Piano Mirato della Regione Toscana relativo ai lavoratori outdoor. I comparti oggetto
dell’ indagine sono stati: agricoltura, edilizia, pesca ed estrazione del marmo.
Riguardo alla valutazione dell’esposizione, in aggiunta ai dati riportati nella parte inziale,
l’indagine toscana segnala che:
- per quanto riguarda la valutazione dell’esposizione, l’albedo (la frazione di radiazione
incidente che viene riflessa) del marmo è risultata intorno al 40-50%, mentre quello del
cemento di circa il 20%. Questo implica che le superfici del marmo e del cemento
contribuiscono in modo rilevante ad accrescere la radiazione UV solare soprattutto su
superfici verticali come il viso o il tronco di una persona;
- in una situazione tipo cantiere edile i dati raccolti all'inizio di Agosto in giornata di cielo
sereno indicano irradianze di 36.7 SED (Dose Eritemale Standard, un’esposizione radiante
efficace di 100 J/m2), dose tipica per le nostre latitudini e per il periodo. Calcolando che la
dose di radiazione UV biologicamente efficace (RUVbe) ricevuta dalle varie superfici di
una persona possa oscillare tra il 27 e 54% di quella incidente è tuttavia evidente che si
supera il limite ICNIRP per le 8 ore giornaliere, pari a 30 Jm-2 (0.3 SED);
- nelle cave di marmo nel periodo Maggio-Agosto si misurano valori di RUVbe superiori
del 20-25% rispetto ad un'area rurale in pianura. Tale aumento può arrivare a valori del 5070% quando si considerino le porzioni verticali del corpo di una persona; ciò soprattutto in
relazione all'altitudine e per l'alta albedo ambientale. Nei mesi di Marzo e Settembre la
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RUVbe che arriva giornalmente su una superficie verticale esposta al sole in tale ambiente
è paragonabile a quella che arriva sulla stessa superficie in piena estate in ambiente rurale;
- per quanto riguarda le misure personali, si rileva che in agricoltura dati ottenuti indicano
che questi agricoltori sono esposti ad alte dosi di radiazione UV solare, in particolare i
valori tipici di MED (Minima Dose Eritemale, l’esposizione radiante che produrrà un
eritema appena avvertibile sulla pelle non esposta precedentemente di un certo individuo,
per un individuo caucasico debolmente pigmentato, sono superati dai 6 alle 30 volte già
dal mese di aprile;
- nella pesca, i dati indicano che questi lavoratori sono esposti a dosi elevate di radiazione
solare ultravioletta: i valori tipici di MED per un individuo caucasico debolmente
pigmentato sono superati dai 6 alle 30 volte già dal mese di marzo. Le dosi di radiazione
UV solare assorbite dalle superfici fotoesposte dei pescatori variano sulla base della
tipologia del peschereccio e della disponibilità di tende ed aree ombreggiate di lavoro. In
particolare a bordo dei pescherecci di minore stazza la carenza di aree di lavoro
ombreggiate fa sì che, per quanto la durata delle lavorazioni sia inferiore, le dosi di
radiazione UV assorbite dai lavoratori risultino dello stesso ordine di grandezza o
addirittura superiori a quelle di chi lavora a bordo di pescherecci di stazza maggiore,
nonostante la durata delle lavorazioni sia inferiore.
Nell’indagine condotta nell’ambito del già citato Piano Mirato toscano si rileva che spesso
il lavoro outdoor si svolge anche nelle fasce orarie con indice di UV più alto e che diversi
soggetti usano lavorare all’aperto a torso nudo (9,6% durante la mattina e 14,1% nel
pomeriggio) o con la canottiera (il 16,9% am e il 15,3% pm). Si rileva poi che in
agricoltura i dati ottenuti indicano che questi lavoratori sono esposti ad alte dosi di
radiazione UV solare, in particolare i valori tipici di MED (Dose Minima per l’Eritema)
per un individuo caucasico debolmente pigmentato sono superati dalle 6 alle 30 volte già
dal mese di aprile. Nella pesca i dati indicano esposizione di questi lavoratori a dosi
elevate di radiazione solare ultravioletta: i valori tipici di MED per un individuo caucasico
debolmente pigmentato sono superati dalle 6 alle 30 volte già dal mese di marzo.
Nella valutazione dell’esposizione a radiazione UV solare in un contesto lavorativo si
deve quindi tenere conto anche di fattori individuali”.
Chi sono i lavoratori a rischio?
Sulla base della nostra casistica di Patronato, che trova riscontro nei dati di letteratura, è
possibile definire le popolazioni a rischio professionale per le diverse forme melanocitiche
e non-melanocitiche.:
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 Marittimi e pescatori
 agricoltori,
 operai edili,

cavatori,
 maestri di sci,
 guide alpine
 bagnini”.
 addetti su piattaforme petrolifere,
 addetti edilizia stradale,
 lavoratori di cave e miniere a cielo aperto
 giardinieri,

vivaisti,
 operatori ecologici,

parcheggiatori.
Recenti studi hanno, poi, dimostrato che i piloti di aerei ed il personale di cabina sono
professionalmente esposti a livelli elevati di radiazioni cosmiche e di UV rispetto alla
popolazione generale. Sul recente numero di JAMA Dermatology è stata pubblicata una
meta-analisi condotta dal gruppo di ricerca dell’Università di San Francisco coordinato
dalla dermatologa Martina Ortiz-Urda. Sono stati presi in considerazione gli studi che
hanno registrato un rapporto standardizzato di incidenza (SIR) o di mortalità (SMR) per
melanoma. Sono strati arruolati nella analisi 19 studi con più di 266.431 partecipanti
totali. Il rischio di sviluppare un melanoma era di 2,2 volte maggiore per i piloti e di 2,09
per gli altri membri dell’equipaggio.
Secondo i ricercatori i responsabili di questo aumento sarebbero gli ultravioletti di tipo A
infatti ben il 54% di essi riesce ad attraversare la plastica dei finestrini mentre solo l’ 1%
degli UVB riesce ad attraversarli. A 9000 metri l’altitudine l’intensità degli UVA sarebbe il
doppio di quella registrata al suolo.
Per completezza riportiamo anche uno schema tratto da una recente pubblicazione
dell’ISPESL (oggi INAIL) che così definisce chi sono i lavoratori outdoor.
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Ricordiamo, infine, che il Decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale 27
Aprile 2004 smi inserisce i tumori cutanei nella lista delle malattie professionali con
obbligo di denuncia.
In particolare nella Lista I delle malattie ad elevata probabilità di origine lavorativa sono
inserite:
Gruppo 5: –malattie della pelle
Gruppo 6 – tumori cutanei ( cheratosi attiniche ed epiteliomi in sedi fotoesposte in
relazione alla radiazione solare)
Inoltre il D.M. 9 aprile 2008 Nuove Tabelle delle Malattie Professionali nell’ Industria
e
nell’Agricoltura
contempla
tra
le
malattie
professionali
quanto
segue:
n°84: malattie causate dalle radiazioni UV. Malattie causate dalle radiazioni UV comprese
le radiazioni solari (cheratosi attiniche, epiteliomi cutanei delle sediattiniche, epiteliomi
cutanei delle sedi fotoesposte).
Esplicitando quanto segue:” “Lavorazioni che espongono alle radiazioni UV. Lavorazioni
che espongono alle radiazioni solari presso stabilimenti balneari, a bordo di navi, in
cantieri
di
edilizia
stradale,
in
cave
e
miniere
a
cielo
aperto”.
Per quanto riguarda l’agricoltura, la Tabella Malattie Professionali nell’ Agricoltura al
punto 19 include : Malattie Causate da Radiazioni Solari (cheratosi attiniche, epiteliomi
cutanei delle sedi fotoesposte).
Tutta la documentazione citata può essere richiesta alla Consulenza MedicoLegale
Nazionale
via
e-mail
all’indirizzo
[email protected],
[email protected]
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