Caterina de Medici – I Medici, una regina al potere Il terzo romanzo della trilogia sui Medici è centrato sulla figura di Caterina de Medici (1519-1589), sposa di Enrico II (1519-1559) di Francia, figlio di Francesco I. Il bisnonno paterno di Caterina de Medici era Lorenzo Il Magnifico. Il romanzo di Matteo Strukul su Caterina de Medici, come i precedenti su Cosimo de Medici e Lorenzo il Magnifico, è molto curato nelle sue fonti storiche, con solo qualche lieve e ininfluente digressione per esigenze drammaturgiche. I Medici – Una regina al potere, copertina romanzo di Matteo Strukul La narrazione di I Medici – Una regina al potere si svolge interamente in Francia; essa parte dal momento in cui il fratello maggiore di Enrico, Francesco, delfino di Francia, viene trovato morto dopo aver bevuto acqua ghiacciata durante un incontro sportivo con il conte di Montecuccoli, poi accusato di averlo avvelenato. Enrico, come il defunto fratello, portava nel cuore la ferita del tradimento prodottasi a seguito della decisione del padre di lasciare i due figli, ancora ragazzi, in ostaggio dell’imperatore d’Asburgo a Madrid, per poter far ritorno in Francia; tre anni di prigionia a causa di un tradimento paterno lasciarono segni nel carattere del futuro re di Francia. Enrico II, infatti, fu uomo fragile di carattere e ombroso, manovrato dalla sua ambiziosa amante Diana de Poitiers, di vent’anni più anziana di lui e della stessa Caterina; pur tuttavia fu guerriero valoroso, quasi a voler sfidare con ciò le sue ombre. Caterina de Medici, dipinto di Francois Clouet, 1555 Caterina de Medici governò la Francia per circa trent’anni, in un arco temporale dominato dalle guerre di religione che, pertanto, rappresentano lo sfondo storico della narrazione. La chiesa cattolica e quella protestante alimentarono nel Cinquecento, in tutta Europa, gli istinti più bassi e vili, trasformando gli uomini in fanatici, in belve assetate di sangue, dove anche i fratelli erano pronti a farsi a pezzi quando divisi da credo religioso e le donne venivano bruciate nelle pubbliche piazze quando giudicate eretiche. Al culmine degli orrori delle guerre di religione c’è la strage della notte di San Bartolomeo a Parigi (1572). Caterina de Medici fu donna molto intelligente ed equilibrata che seppe ben gestire rapporti di corte e di potere, oltre a far buon viso a cattiva sorte a Diana de Poitiers, amante ufficiale del re consorte, donna ambiziosa e senza scrupoli, molto influente e fervente cattolica. Diana convinse Enrico II a mettere ripetutamente incinta Caterina (prima di rado frequentava il suo letto), al solo scopo di tenerla lontano dai luoghi di comando e, quindi, agire e manipolare indisturbata. Caterina ebbe il primo figlio dopo undici anni dal matrimonio con Enrico II, ma poi ne sfornò uno dopo l’altro fino a dieci. Durante la sua vita a corte si circondò di astrologi, in particolare risalta nel romanzo la figura di Michel de Nostredamus, medico affascinante dedito alle arti occulte e le cui famose profezie trovarono spazio nella letteratura dell’epoca. Caterina si servì dei suoi servigi e delle sue profezie con lo scopo di prepararsi a contrastare ogni eventualità nefasta, ringraziandolo per averla messa in guardia. I figli di Caterina ed Enrico furono cagionevoli di salute e morirono giovani, ma giovani venivano sposati per creare alleanze, prima che fosse troppo tardi; è il caso di Francesco II, il primogenito, che sposò Maria Stuarda, regina di Scozia, all’età di quattordici anni, Maria ne aveva sedici. Il matrimonio fu, addirittura, combinato quando Federico aveva solo quattro anni; Maria venne educata presso la corte francese e crebbe con le sorelle di Federico, Elisabetta, Claudia e Margot. Caterina de Medici in abiti vedovili e i figli, 1561 circa Il regno di Francia, durante la guida di Enrico II e non solo, fu oggetto di cospirazioni e congiure volute da Francesco di Guisa, duca e condottiero francese, fanatico religioso e promotore delle guerre contro i protestanti. La sua influenza sulle politiche del regno fu notevole grazie alle sue vittorie sul campo contro i nemici imperiali, ma anche grazie alle trame dell’amante del re e alle continue gravidanze di Caterina che la tenevano lontana dalla politica. Enrico II fece promulgare degli editti contro i protestanti e la libertà di culto che prevedevano anche la loro morte, esacerbando gli animi e portando la Francia verso le guerre di religione; alla sua morte, a nulla valse l’editto – ormai tardivo – del figlio e successore Francesco II che, su consiglio di Caterina, regina madre, intendeva riportare la pace interna al regno. Ai tumulti della popolazione si aggiunse la cospirazione ordita da Luigi e Antonio di Borbone con l’intenzione di riprendersi il trono di Francia che ritenevano usurpato dal troppo potere dei Guisa. I Borbone, ramo cadetto dell’antichissima dinastia dei Capetingi – come i Valois di cui faceva parte Enrico II – sono una delle più importanti ed antiche case regnanti d’Europa e suoi membri reggono tuttora i troni di Spagna e Lussemburgo. Enrico di Borbone succederà ad Enrico III, figlio di Enrico II e di Caterina de’ Medici ed ultimo re della dinastia Valois. Grande risalto viene dato agli orrori del fanatismo religioso, alimentate dalla durezza usata dai capi militari del re nel reprimere i riformati che, anziché essere un deterrente, aveva finito per fomentare un fanatismo, da entrambe le parti, difficile da estirpare. Caterina de Medici, per salvare il regno ed i figli, aveva finito per cospirare a sua volta contro i capi ugonotti e, per impedire, vendette si fece promotrice delle epurazioni che sfociarono negli orrori della notte di San Bartolomeo. Il massacro di San Bartolomeo (dettaglio) dipinto di Dubois, 1576 circa Dal romanzo di Matteo Strukul escono due ritratti di Caterina de Medici: prima e dopo la morte dell’amato marito e re Enrico II. Prima della morte di Enrico II, Caterina era una figura di secondo, anzi terzo, piano alla corte di Francia, lontana dalle stanze del potere e dedita ad organizzare feste mondane e a partorire figli. Dopo la morte di Enrico II, Caterina diventa molto influente nelle scelte politiche, prima come reggente dei figli minorenni, poi come indispensabile consigliera; le sue iniziative politiche furono governate dall’unica scelta di proteggere i figli e la corona dei Valois. Dopo la morte di Enrico III, ultimo re della dinastia Valois, divenne re di Francia Enrico IV di Borbone, già Enrico III di Navarra, consorte di Margherita (Margot), figlia di Caterina de’ Medici ed Enrico II di Valois; Enrico di Borbone dovette convertirsi alla religione cattolica per sopravvivere dopo la strage degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo. Cinzia Malaguti Leggi anche: I Medici – Una dinastia al potere, sull’ascesa dei Medici e sulla figura di Cosimo il Vecchio I Medici – Un uomo al potere, sulla figura di Lorenzo il Magnifico Successe a Place Concorde, Parigi de la Era il 16 ottobre 1793 quando Maria Antonietta d’Asburgo, regina di Francia, venne decapitata in Place de la Révolution, oggi Place de la Concorde; a gennaio dello stesso anno era stato ghigliottinato il marito re Luigi XVI. Dove ieri dominava un patibolo, oggi dominano un obelisco e due imponenti fontane con statue. Place de la Concorde, la seconda piazza più grande di Francia dopo Place des Quinconces di Bordeaux, fu progettata a metà del XVIII secolo per ospitare una monumentale statua equestre di Luigi XV, ma dopo l‘insurrezione popolare del 10 agosto 1792 che portò alla caduta della monarchia, divenne luogo delle esecuzioni della giustizia rivoluzionaria. Place de la Revolution, patibolo con ghigliottina (1793) Nel 1793 (a quel tempo era Place de la Révolution) fu lo scenario delle esecuzioni con la ghigliottina di Luigi XVI e di Maria Antonietta d’Asburgo. La regina Maria Antonietta era odiata dal popolo francese, più del marito Luigi XVI che ritenevano da lei manovrato. Maria Antonietta era donna dedita al lusso e agli sprechi e il suo atteggiamento altero, unito alla provenienza asburgica, la fecero un bersaglio dei rivoluzionari. Dopo la cattura e un periodo di severa prigionia nel Palazzo della Conciergerie, divenuto prigione politica, Maria Antonietta fu processata dal Tribunale rivoluzionario e condannata a morte. I capi d’accusa furono istigazione al tradimento di Luigi XVI quando aveva cercato di lasciare la Francia (la fuga di Varennes, nel giugno del 1791), avere cospirato con i nemici della Francia (gli austriaci) e aver sperperato soldi pubblici, oltre ad essersi sempre opposta a misure rivoluzionarie. Insomma, fu giudicata la nemica numero uno del popolo che acclamò ripetutamente “Viva la Repubblica. Viva la libertà!” dopo che il boia mostrò al pubblico la testa della regina decapitata. Place de la (Révolution) Concorde con il patibolo nel 1793 In Place de la Concorde, al posto del patibolo, oggi domina un obelisco egizio di Luxor, risalente al XIII secolo a.C. con geroglifici che narrano la storia di Ramses II. La bella piazza ottagonale, testimone di oltre due secoli di storia francese, è – inoltre – abbellita da due imponenti fontane e da statue rappresentanti ciascuna una città francese. Place de la Concorde ex Place de la Révolution, Parigi Place de la Concorde si trova nel cuore di Parigi, affacciata sulla Senna e ai piedi degli Champs-Elysées. Quando andrete a Parigi e metterete i piedi e lo sguardo in Place de la Concorde, potrete immaginarvi in un’altra epoca, ascoltare i clamori della folla ed il furore rivoluzionario contro una donna ritenuta il flagello e la sanguisuga dei francesi. Cinzia Malaguti Leggi anche: Viaggiare: ritorno a Parigi Bibliografia: Storica NG nr. 95, 2017 A. Fraser, Maria Antonietta. La solitudine di una regina, Milano, Mondadori, 2004 E. Lever, Maria Antonietta. L’ultima regina, Milano, Rizzoli, 2001 S. Zweig, Maria Antonietta, Roma, Castelvecchi, 2013 I Medici, un uomo al potere I Medici, un uomo al potere è il secondo romanzo della trilogia sui Medici, la potente e influente famiglia fiorentina del Rinascimento italiano. Dopo aver narrato l’ascesa dei Medici con Cosimo in I Medici – una dinastia al potere, Matteo Strukul ci racconta qui le gesta di Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo e figlio di Piero, sempre in maniera impeccabile e affascinante e con fedeltà storica, tranne qualche peccato veniale necessario all’andamento romanzato. Tra i protagonisti di questo interessante romanzo storico c’è anche Leonardo da Vinci che lavorò a lungo per casa Medici. Statua di Lorenzo il Magnifico di Gaetano Grazzini, Loggiato degli Uffizi, Firenze Lorenzo il Magnifico assunse la guida politica della Repubblica di Firenze, appena ventenne, alla morte del padre Piero, nel 1469. Seguendo gli insegnamenti del nonno Cosimo e del padre Piero, Lorenzo era convinto che il futuro di Firenze fosse nella pace e nella prosperità, nell’arte e nella letteratura, non certo nel conflitto, ma purtroppo guerre e conflitti segnarono, volente o nolente, il suo governo. I Medici, un uomo al potere racconta le lotte di potere in seno alla Repubblica di Firenze, le congiure contro i Medici, ma anche l’amore di Lorenzo per Lucrezia Donati ed il matrimonio di convenienza, voluto dai genitori, con la nobile romana Clarice Orsini. Si narra della religiosità di Clarice e delle sue frustrazioni per non riuscire ad avere l’amore di Lorenzo, al quale però diede ben dieci figli. Si narra, altresì, del genio di Leonardo e delle sue invenzioni. Clarice Orsini, moglie di Lorenzo il Magnifico I Medici, un uomo al potere racconta, infatti, anche del rapporto di amicizia di Leonardo da Vinci e Lorenzo il Magnifico, ma soprattutto descrive l’uomo Leonardo, amante della libertà e dell’amore per la conoscenza, gli unici due sentimenti che Leonardo intendeva proteggere nella propria vita. Il genio di Leonardo riempie il romanzo, ed il periodo storico, di quella bellezza che pare compensare i tanti eventi cruenti che Firenze visse in quel periodo. Leonardo da Vinci, statua nel piazzale degli Uffizi, Firenze I Medici, un uomo al potere descrive principalmente la figura di Lorenzo il Magnifico, il suo pragmatismo, unito ad un incredibile fiuto politico e ad uno spregiudicato uso del potere. Lorenzo, consapevole dell’importanza e della forza del consenso popolare, non esitò ad aprire Palazzo Medici non solo ad intellettuali ed artisti, ma anche ai meno abbienti e alle persone semplici, dando loro consigli e protezione, oltre all’eventuale denaro di cui abbisognavano; come gli aveva detto il nonno Cosimo, con il popolo e la plebe dalla propria parte, i Medici non avrebbero mai potuto perdere; Leonardo ed il fratello Giuliano stabilirono così dei giorni durante i quali uomini e donne di qualsiasi estrazione sociale poterono fargli visita e raccontargli le loro difficoltà quotidiane, aiutandoli ad affrontarle, anche a costo di elargire del denaro, alimentandone così il consenso; bene fecero perché l’appoggio popolare fu decisivo durante la congiura dei Pazzi. Stemma Casa Medici, sei palle in campo oro di cui quella superiore armata giglio francese Il periodo della storia dei Medici che fece capo a Lorenzo il Magnifico fu segnato da diversi avvenimenti, ben raccontati nel romanzo: la sottomissione di Volterra con il sangue e la violenza, le trame ambizione e sanguinarie di Girolamo Riario, nipote del papa Sisto IV sfrenato nepotista, e del nobile fiorentino Francesco de Pazzi, l’alleanza antipapale voluta da Lorenzo con la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano, l’assassinio del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Grande spazio narrativo viene lasciato ad uno dei principali eventi che caratterizzò il governo di Lorenzo il Magnifico, la congiura dei Pazzi, ordita con il beneplacido papale per ridurre il potere mediceo con l’uccisione di Lorenzo e Giuliano; ne vengono raccontate le fasi preparatorie e lo svolgimento nella Cattedrale di Santa Maria in Fiore il giorno di Pasqua, l’assassinio di Giuliano de’ Medici ed il ferimento di Lorenzo; ne viene raccontato il fallimento grazie all’organizzazione bislacca dei congiuranti ed il sostegno popolare ai Medici; vengono raccontate le azioni ritorsive violente dei partigiani medicei e la caccia ai nemici dei Medici, veri o presunti, che gettarono Firenze nell’anarchia per diversi giorni. Ritratto di Giuliano de’ Medici, Sandro Botticelli Per finire questa recensione che è anche racconto di un periodo storico importante del Rinascimento italiano, vi lascio una delle affermazioni messe in bocca nel romanzo a Leonardo da Vinci e che, indubbiamente, rispecchiano quello che è stato il suo pensiero: “Niente è paragonabile alla natura. Credo che dovremmo solo abbandonarci a essa e provare a replicarne segreti e formule, per essere felici.” Buona lettura! Cinzia Malaguti Leggi anche: I Medici, una dinastia al potere su Esperienziando Vitae Il Palazzo Praga Wallenstein a Il Palazzo Wallenstein si trova nel centro di Praga e fu fatto costruire nel 1623 da Albrecht von Wallenstein, condottiero boemo e generalissimo degli Asburgo, opportunistica anima protestante convertita al cattolicesimo, ma sempre propensa alla pace di compromesso tra le religioni; la costruzione del suo imponente palazzo durò sette anni, consentendogli di viverci solamente per poco tempo, a causa di un complotto. Albrecht von Wallenstein in una stampa d’epoca La Boemia, di cui era capitale Praga, faceva parte del Sacro Romano Impero ed era un Regno governato, sin dal 1526, dalla casa d’Asburgo, fervidamente cattolici in un territorio dove la nobiltà era per lo più protestante così come gli stati nordici confinanti (Danimarca e Svezia). Le micce religiose furono tante, pertanto fu una benedizione per gli Asburgo la possibilità di utilizzare un abile condottiero e stratega militare qual’era Albrecht von Wallenstein. Albrecht von Wallenstein fu un nobile protestante che, nel 1606-1607, si convertì al cattolicesimo, la confessione religiosa sostenuta con intransigenza dagli Asburgo. La sua scelta gli permise di diventare il generalissimo dell’esercito imperiale, protagonista di diverse battaglie vittoriose durante la Guerra dei Trent’anni, come quella di Lutzen contro l’esercito svedese. Battaglia di Lutzen, Guerra dei Trent’Anni, fase svedese, dipinto di Carl Wahlbom Albrecht von Wallenstein si convertì al cattolicesimo per opportunismo, ma egli fu quello che oggi chiameremmo un laico; egli mantenne alle sue dipendenze molti protestanti e fu favorevole ad una pace di compromesso tra cattolici e protestanti; la sua posizione non piacque ai cattolici più oltranzisti che poco si fidavano di lui ed anche con l’imperatore i contrasti non mancarono, al punto da essere sospettato di tradimento ed essere rimosso dai suoi incarichi militari. Nell’atmosfera inquieta di quel periodo storico l’ex generalissimo fu vittima di un complotto organizzato da Ottavio Piccolomini d’Aragona e assassinato nel febbraio del 1634. Albrecth von Wallenstein abitò, pertanto, nel suo imponente palazzo solo per quattro anni. Palazzo Wallenstein, Praga Il Palazzo Wallenstein di Praga è oggi sede del Senato ceco, ma è visitabile, quando non ci sono le sedute parlamentari. Realizzata e decorata da maestranze italiane ed olandesi, l’ex residenza del condottiero imperiale convertito al cattolicesimo si compone di un’ala principale lunga 60 metri, sulla cui facciata si aprono tre file di finestre identiche. Visitabili sono la sala principale, sul cui soffitto troneggia un affresco con Wallenstein raffigurato come il Dio Marte alla guida di un carro trainato da quattro cavalli, la Camera delle Udienze che è un piccolo ambiente circolare decorato da stucchi barocchi e la cappella in cui ammirare scene tratte dalla leggenda di San Venceslao. La residenza, sfarzosa ed imponente, s’inserisce in uno splendido giardino, dotato di una grotta artificiale, una fontana, una galleria di statue bronzee ed un variopinto parterre fiorito; il giardino è aperto al pubblico solamente durante il periodo estivo. Giardini del Palazzo Wallenstein, Praga Praga è una città meravigliosa e di attrazioni turistiche ne ha tante, una di queste è il Palazzo Wallenstein. Per la tua visita leggi anche Repubblica Ceca: il fascino di Praga. Cinzia Malaguti Bibliografia: Storica NG nr. 95, 2017 G. Mann, Wallenstein, Firenze, Sansoni, 1981 C. V. Wedgwood, La Guerra dei Trent’Anni, Milano, Mondadori, 1998 Kyoto antica capitale imperiale giapponese Era l’anno 795 quando l’imperatore Kammu trasferì la capitale a Heiankyo, l’attuale Kyoto, per sfuggire all’influenza culturale cinese e far nascere uno stile giapponese che, con varie evoluzioni, da allora costituisce il cuore della cultura nipponica. E’ eredità di quell’epoca il tempio buddista Kiyomizu-dera, Patrimonio dell’Umanità Unesco e candidato a divenire una delle sette meraviglie del mondo. Kyoto, Kiyomizu-dera tempio buddista Quando la corte imperiale venne trasferita a Kyoto, era suddivisa in nove ceti, a loro volta oggetto di ulteriori suddivisioni, per un totale di trenta tipi di cortigiani; per accedere a questo sistema era necessario superare degli esami ufficiali oppure essere di “buona famiglia”. Era un mondo chiuso e cerimonioso quello di corte, completamente dedito all’arte e ad uno stile di vita molto raffinato. Illustrazione romanzo classico giapponese “Genji scritto vissuta heian monogatari” da cortigiana nel periodo Viene denominato periodo Heian (età classica) quella fase della storia giapponese, durata quattrocento anni, quando Kyoto divenne capitale nel 795 e fino alla salita al potere dei Minamoto nel 1185; durante questi quattrocento anni, il Giappone sviluppò le arti: dell’abbigliamento, sempre più raffinato ed elegante, della scrittura, con la comparsa dei sistemi sillabici rappresentati da logogrammi e l’abbandono del sistema di ideogrammi derivato dal cinese, delle sostanze aromatiche, oggetto di veri e propri concorsi e personalizzanti, dell’architettura spirituale e religiosa, con templi di una bellezza straordinaria come quelli di Kiyomizudera, di Byodo-in, di Daigo-Ji, Patrimonio dell’Umanità Unesco. Moronobu Hishikawa, giapponese arte Con la salita al potere dei Minamoto, ebbe inizio il cosiddetto periodo Kamakura (età medievale), caratterizzato dall’apogeo dei samurai e della casta dei guerrieri, che durò per sette secoli, fino al 1868. In quel periodo, l’imperatore perse il suo potere a beneficio dei capi militari, gli shogun, cosicché la bellezza, l’arte e l’eleganza vennero messe all’angolo dalla spada. Fiori di ciliegio al Palazzo Imperiale di Tokyo La cultura del periodo Heian è rimasta nell’immaginario giapponese tramandata attraverso i secoli ed il concetto di bellezza giapponese ne è un fulgido esempio. Per i giapponesi la bellezza è effimera, fragile, ma proprio per questo meravigliosa; il simbolo della bellezza fugace, della fragilità, ma anche della rinascita, è il fiore del ciliegio che dura solamente qualche giorno ed in onore del quale e di tutto ciò che rappresenta, ogni anno, si tiene la festa di Hanami. Tutte le primavere i giapponesi si radunano sotto gli alberi di ciliegio per ammirarne la fioritura, una tradizione che risale all’imperatore Saga (786-842), la cui corte si riuniva sotto i ciliegi del palazzo imperiale. Castello di Himeji, Giappone Per andare in Giappone, scegliete il periodo che va da inizio aprile fino a metà maggio, a seconda della zona ed i luoghi più rinomati per la celebrazione dell’hanami che sono: il Parco Maruyama a Kyoto, il Parco di Ueno a Tokyo, il Castello di Himeji, il Castello di Hirosaki, quest’ultimo circondato da 5.000 ciliegi ospita la festa dei ciliegi in fiore dal 23 aprile al 5 maggio. Buone visite! Cinzia Malaguti Bibliografia: I. Seco Serra, Il Giappone imperiale, su Storica NG N. 95 S. Murasaki, Diario di Murasaki Shikibu, Venezia, Marsilio, 2016 I Medici, potere una dinastia al I Medici – una dinastia al potere è il primo romanzo di una triologia che racconta l’ascesa di una delle famiglie più influenti del Rinascimento: i Medici. L’autore Matteo Strukul si concede solo poche e marginali libertà narrative rispetto alle fonti storiche, riportando i fatti e gli avvenimenti realmente accaduti e scegliendo quelli che rispondono meglio alla trama di un romanzo avvincente. Ritratto di Cosimo il Vecchio, Pontormo Il primo romanzo della trilogia è dedicato alla figura di Cosimo il Vecchio (Firenze 1389-Careggi 1464). Cosimo fu l’erede del Banco Medici dopo la morte del padre Giovanni che l’aveva fondato nel 1397. Giovanni, figlio di un venditore di lana del Mugello, fu il capostipite della famiglia di banchieri fiorentini, amata dal popolo e invidiata da altri nobili, primo fra tutti Rinaldo degli Albizzi. Albizzi, uomo ambizioso e spietato, fu uno dei maggiori avversari di Cosimo. Cosimo aveva un fratello minore, Lorenzo, a cui era molto legato e su cui poté sempre contare; Cosimo era più riflessivo ed analitico, mentre Lorenzo era più rapido ed irruente, insieme si compensavano. Durante la gestione di Cosimo, la famiglia Medici arrivò a gestire imponenti ricchezze, ma impiegò le eccedenze, rispetto ad una decorosa vita agiata, per abbellire la città di Firenze ed ascoltare le istanze del popolo, per quanto possibile. Fu Cosimo ad incaricare Filippo Brunelleschi della costruzione della famosa cupola della Cattedrale di Santa Maria in Fiore a Firenze. Le difficoltà che dovette gestire Cosimo furono molte; era il periodo della Repubblica di Firenze, retta da una oligarchia di nobili fiorentini spesso in conflitto tra di loro e sui quali Cosimo cercò di esercitare una qualche influenza politica, ma con molti problemi ed invidie. Cosimo non utilizzò mai le sue ricchezze per costruire ville principesche, mantenendosi sempre ad un livello di palazzi grandi ma sobri, esternamente modesti, probabilmente anche per non suscitare troppe invidie da parte degli altri nobili. Stemma dei Medici ai tempi di Cosimo il Vecchio Del periodo di vita di Cosimo, il romanzo di Strukul, racconta diversi avvenimenti: la morte del padre Giovanni e quello della madre Piccarda, il suo mecenatismo culturale e artistico, il finanziamento della costruzione della cupola della Cattedrale di Santa Maria in Fiore, l’incarico a Filippo Brunelleschi, la peste a Firenze, l’assedio di Lucca e l’accordo con Francesco Sforza, l’accusa di tirannia e l’esilio a Venezia, il ritorno a Firenze e la sua accresciuta influenza politica, l’esilio del suo più acerrimo nemico Rinaldo degli Albizzi, l’alleanza di Firenze con Venezia contro Milano governata da Filippo Maria Visconti, le trame dell’Albizzi per spingere il Duca di Milano ad attaccare Firenze e riprendersi la città, il sostegno di Cosimo a Francesco Sforza affinché cacci il Visconti e gli subentri, il concilio ecumenico voluto a Firenze, la formazione della lega antiviscontea, l’alleanza papale, la battaglia di Anghiari, la morte del fratello Lorenzo, la pace a Firenze. Copertina del romanzo di Matteo Strukul, I Medici – una dinastia al potere Il secondo romanzo della trilogia è dedicato alla figura di Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo e figlio di Piero. Il terzo romanzo sarà, infine, dedicato a Caterina de’ Medici, regina di Francia. Firenze, Palazzo Medici Riccardi, antica residenza fiorentina dei Medici La fiction televisiva ripercorre sostanzialmente lo stesso periodo della vita di Cosimo, ma lo fa prendendosi alcune libertà, dettate – io credo – da esigenze di audience e di spettacolo. Vediamo le principali differenze tra il romanzofatti storici e la fiction. L’amore per la moglie Contessina è nel romanzo fuori discussione, anzi direi esaltato e reciproco, diversamente da quello narrato nella fiction dove quel matrimonio è indicato come non voluto da Cosimo, ma dal padre per ragioni d’interesse (la variante è stata fatta probabilmente per non rendere la serie televisiva troppo mielosa). Un’altra grossa differenza riguarda Lorenzo, il fratello di Cosimo, che nella realtà storica, durante i fatti narrati, era sposato con Ginevra Cavalcanti ed aveva due figli, mentre nella fiction è un innamorato deluso, anche qui gli sceneggiatori si sono presi una libertà dettata da esigenze di spettacolo. Nel romanzo non c’è traccia dell’amante schiava veneziana che gli diede un figlio illegittimo, narrazione presente invece nella fiction. Il romanzo fa un’ampia descrizione della battaglia di Anghiari che segnò la vittoria della lega antiviscontea e consolidò il potere dei Medici, assente nella fiction. La fiction sui Medici, nella foto gli attori che interpretano Giovanni, Cosimo e Lorenzo I Medici – una dinastia al potere è un ottimo e affascinante romanzo storico, perché straordinaria ed affascinante è la storia della famiglia Medici. Villa medicea di Careggi, una delle più antiche ville dei Medici, ora Patrimonio Umanità Unesco Le ville ed i giardini medicei in Toscana riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco. Cinzia Malaguti sono